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PDL 5281

XIV LEGISLATURA

CAMERA DEI DEPUTATI

   N. 5281



 

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PROPOSTA DI LEGGE

d'iniziativa dei deputati

SGOBIO, DILIBERTO, ARMANDO COSSUTTA, PISTONE, BELLILLO, MAURA COSSUTTA

Disposizioni per la tutela del personale militare italiano impegnato in zone dove è stata riscontrata la presenza di uranio impoverito e che ha contratto infermità

Presentata il 21 settembre 2004


      

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Onorevoli Colleghi! - L'uranio impoverito, depleted uranium (adoperato per fare i proiettili e per rinforzare le corazze dei carri armati, degli aerei, degli elicotteri e delle navi) è un metallo molto tossico e radioattivo che, una volta impiegato, rimane nell'ambiente per un prolungato periodo di tempo, causando una contaminazione persistente del suolo e delle acque. Sia in ambito civile e sia, soprattutto, in ambito militare, almeno fino a qualche decennio fa, era un nemico invisibile, che nessuno conosceva, e da cui nessuno poteva difendersi, perché non aveva i mezzi e gli strumenti per farlo.
      Come riporta il ben documentato sito INTERNET «www.uranioimpoverito.it» nella guerra del Golfo, secondo l'Army Environmental Policy Institute, «nel corso delle operazioni "Desert Storm" e "Desert Shield", sono state adoperate più di 940 mila pallottole da 30 millimetri appesantite con uranio e più di 14 mila proiettili di grande calibro». Tali armi sono state utilizzate senza alcuna preoccupazione per la salute umana e per l'ambiente: una quantità variabile tra le 300 e le 800 tonnellate di particelle e di polveri di uranio è stata quindi dispersa sul suolo e nelle acque del Kuwait, dell'Arabia Saudita e dell'Iraq, coinvolgendo centinaia di migliaia di persone, sia civili che militari, potenzialmente investite da questa esposizione, con conseguenze che sarà possibile
 

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valutare, in tutta la loro gravità, solo fra qualche decina di anni. E pensare che queste armi sono state usate dagli americani anche in Bosnia e nel Kossovo! Dei quasi 700 mila soldati americani che hanno prestato servizio nel Golfo, ad oggi, più di 90 mila hanno accusato problemi medici (disfunzioni respiratorie, epatiche e renali, perdita di memoria, mal di testa, febbre, bassa pressione sanguigna) e in molti casi, dopo il conflitto, sono stati riportati difetti neonatali nei loro figli. Gli stessi civili che vivono o lavorano vicino a impianti di costruzione e di stoccaggio o a siti di sperimentazione (tipo: basi e arsenali di armi all'uranio) sono stati esposti a questo materiale, che ha un tempo di dimezzamento di 4,4 miliardi di anni.
      Anche per quanto riguarda i militari italiani, che hanno partecipato a missioni all'estero in zone dove è stata riscontrata la presenza di uranio, oramai quotidianamente assistiamo ad una conta triste e terribile. L'ultima vittima da uranio è deceduta due mesi fa e porta il nome di Luca Sepe, caporalmaggiore dell'esercito: è morto il 13 luglio scorso, nella sala di rianimazione dell'ospedale Cardarelli di Napoli, dove era ricoverato da tempo, dopo aver contratto il linfoma di Hodgkin al rientro dalla missione nei Balcani nel 2001. Sepe è morto esattamente un mese dopo i militari Cesare Boscaino, reduce dalla guerra del Golfo e dall'operazione Arcobaleno, e Fabrizio Venarubea, appartenente al 9o reggimento alpini de L'Aquila, colpito tre anni fa da un linfoma non di Hodgkin, impegnato in missioni in Albania e in Kossovo. Una sequela penosa, una «staffetta» tremenda, una catena insopportabile, che ora con il decesso di Luca Sepe si compone già di ventotto tragici anelli. E accanto ai morti, da quando lo scandalo dell'uranio è esploso, sarebbero centinaia i militari con malattie «sospette». Proprio mentre si avvicina il «via libera» del Senato della Repubblica alla istituzione della Commissione di inchiesta in materia di uranio, il 21 settembre scorso l'Unione nazionale Arma dei carabinieri ha portato allo scoperto il nuovo caso di un militare affetto da linfoma di Hodgkin dopo essere stato in missione in Kosovo e in Bosnia. Si tratta di Ciro Nastri, 28 anni, di Sant'Antonio Abate (Napoli), carabiniere scelto del battaglione mobile di Laives. Da un mese e mezzo il carabiniere napoletano è sottoposto a sedute di chemioterapia. Il tipo di linfoma di Hodgkin che ha contratto, secondo i medici del Policlinico di Napoli è «ad alto grado di malignità». All'ospedale militare gli hanno concesso una licenza per malattia di novanta giorni. Allo scadere della licenza, gli verrà dimezzato lo stipendio. Dopo un anno scatterà la riforma dal servizio, senza diritto alla pensione, perché non avrà maturato il minimo richiesto di quattordici anni di servizio. Questa condizione è vissuta da tutti i colleghi che, come il carabiniere scelto Nastri, si sono ammalati e che ora rischiano di essere «abbandonati» dallo Stato. La proposta di legge in oggetto tende a sanare una tale ingiustizia e si preoccupa di colmare una lacuna legislativa, che va ad aggiungere rabbia e angoscia al già forte dolore umano.
      Il riconoscimento della causa di servizio per i militari morti o ammalatisi a seguito dell'esposizione all'uranio impoverito sarebbe una prima vittoria: lo chiedono coloro che soffrono di patologie tumorali contratte in missioni lontano dall'Italia e coloro i quali, magari, si sono ammalati, mentre pattugliavano un'area contaminata nei poligoni militari di casa nostra, dove, negli ultimi dieci anni, sarebbero stati sperimentati ordigni per conto della NATO.
 

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PROPOSTA DI LEGGE

Art. 1.

      1. Al personale militare italiano impegnato in zone dove è stata riscontrata la presenza di uranio impoverito e che ha contratto infermità, in particolare di natura tumorale, a prescindere dall'intervallo di tempo intercorso tra il periodo di esposizione e la data di insorgenza della patologia riscontrata, sono immediatamente riconosciute l'invalidità al 100 per cento, con tutti i benefici conseguenti previsti dalle disposizioni legislative vigenti in materia, nonché la causa di servizio, ai sensi del regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 29 ottobre 2001, n. 461.
      2. Nei confronti del personale di cui al comma 1, divenuto permanentemente inabile al servizio incondizionato ovvero giudicato assolutamente inidoneo ai servizi di istituto per le infermità contratte, ovvero, se deceduto, al coniuge e ai figli superstiti, o ai fratelli germani conviventi e a carico, qualora unici superstiti, sono estesi i benefìci di cui all'articolo 1, comma 2, della legge 23 novembre 1998, n. 407, come modificato dall'articolo 2 della legge 17 agosto 1999, n. 288.

Art. 2.

      1. All'onere derivante dall'attuazione della presente legge, valutato in 5 milioni di euro annui a decorrere dall'anno 2004, si provvede mediante corrispondente riduzione dello stanziamento iscritto, ai fini del bilancio triennale 2004-2006, nell'ambito dell'unità previsionale di base di parte corrente «Fondo speciale» dello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze per l'anno 2004, allo scopo parzialmente utilizzando l'accantonamento relativo al medesimo Ministero.
      2. Il Ministro dell'economia e delle finanze è autorizzato ad apportare, con propri decreti, le occorrenti variazioni di bilancio.


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