TESTI ALLEGATI ALL'ORDINE DEL GIORNO
della seduta n. 527 di Mercoledì 13 ottobre 2004

INTERROGAZIONI A RISPOSTA IMMEDIATA

BUEMI. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
da un articolo apparso sul quotidiano La Stampa del 29 settembre 2004 si apprende la tristissima vicenda di Luca, un bimbo di 8 anni di Settimo Torinese affetto da panencefalite subacuta sclerosante, una rara malattia che costituisce una complicazione del morbillo, contro il quale il bimbo non era stato vaccinato;
ad oggi, per quanto ne sappiamo, non esistono cure contro questa malattia, dal momento che, a causa della sua rarità, le case farmaceutiche non hanno interesse ad investire in medicine per pochissimi e, allo stesso tempo, non esistono specialisti, perché ai convegni non si parla quasi mai di queste patologie e non c'è sufficiente letteratura, né tantomeno esperienza clinica in materia;
come denuncia la professoressa Carla Zotti, docente di igiene all'Università di Torino, le credenze popolari (per cui la malattia è «da fare») condizionano ancora molto le famiglie, che vengono lasciate sole di fronte alla scelta di vaccinare o meno i propri figli e, poco o male informate sulle conseguenze della loro scelta, spesso decidono per il «no»;
il vaccino contro il morbillo, infatti, fa parte dei cosiddetti «raccomandati» (insieme a quelli contro la pertosse e la rosolia), mentre obbligatori, per ora, sono solo quelli contro la difterite, il tetano, la polio e l'epatite B, con il rischio (denunciato dal dottor Nico Sciolla, segretario della Federazione dei medici pediatri) che, entro il 2006, scompaia l'obbligatorietà anche per questi ultimi e si compia, quindi, un pericoloso passo indietro nella lotta a queste gravi malattie;
il Piemonte registra nel 2003 un incremento dei casi di morbillo notificati (876 rispetto ai 364 del 2002), ma la situazione è ancor più drammatica in regioni come la Puglia e la Campania, dove i casi denunciati sono stati migliaia;
per anni, infatti, le vaccinazioni sono state gestite quasi esclusivamente dalla sanità pubblica (con poco coinvolgimento, quindi, dei pediatri di famiglia), con il raggiungimento dell'80 per cento delle vaccinazioni effettuate, contro quel 95 per cento che rappresenta la soglia di sicurezza (raggiunta a tutt'oggi in Europa solo da Paesi quali la Finlandia, la Spagna e la Francia);
in questa situazione la devolution rappresenta un ulteriore motivo di preoccupazione, dal momento che le regioni si dovranno confrontare anche con il problema di una campagna di vaccinazione, che, per trasformarsi in una vera cultura della vaccinazione, non può fare distinguo fra vaccini più urgenti e meno urgenti -:
quali provvedimenti il Governo intenda adottare per garantire maggiore attenzione al problema della ricerca, prevenzione e cura di malattie come quelle del piccolo di Settimo Torinese, assurdamente e ingiustamente abbandonato (come molti altri, d'altronde) ad un destino di solitudine e probabile morte per l'assenza di medicinali che possano aiutarlo, e in che modo pensi di adoperarsi perché l'immunità cresca alla soglia di sicurezza del 95 per cento e si realizzi così in Italia quell'obiettivo che l'Europa si è posta per il 2007, ossia l'eliminazione dei casi autoctoni di morbillo.
(3-03816)
(12 ottobre 2004)

DI VIRGILIO. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
come ogni anno si annuncia un'epidemia influenzale per i prossimi mesi invernali e, secondo alcuni osservatori, c'è anche il rischio, sia pure abbastanza remoto, di un'estensione sull'uomo dell'influenza aviaria che si è sviluppata in Asia orientale;
è, quindi, opportuno favorire anche quest'anno un'ampia campagna per la vaccinazione, non solo dei soggetti più a rischio -:
come valuti i pericoli potenziali insiti nell'epidemia influenzale aviaria e come si stia organizzando la campagna per la vaccinazione di massa nei confronti del virus influenzale.
(3-03817)
(12 ottobre 2004)

CÈ, GUIDO GIUSEPPE ROSSI, DARIO GALLI, LUCIANO DUSSIN, BALLAMAN, BIANCHI CLERICI, BRICOLO, CAPARINI, DIDONÈ, GUIDO DUSSIN, ERCOLE, FONTANINI, GIBELLI, GIANCARLO GIORGETTI, LUSSANA, FRANCESCA MARTINI, PAGLIARINI, PAROLO, POLLEDRI, RIZZI, RODEGHIERO, SERGIO ROSSI, STUCCHI e VASCON. - Al Ministro delle comunicazioni. - Per sapere - premesso che:
la Rai svolge l'attività di riscossione del canone in base ad un accordo con l'agenzia delle entrate, che scadrà, unicamente alla convenzione per lo svolgimento del servizio pubblico radiotelevisivo, della quale il canone costituisce corrispettivo, nell'anno 2014;
secondo quanto chiarito dalla Corte di cassazione fin dal 1992, e poi autorevolmente sancito dalla Corte costituzionale nel 2002, il canone ha natura tributaria, qualificandosi come imposta di scopo sul possesso degli apparecchi televisivi;
al 31 dicembre del 2003 gli abbonamenti in Italia ammontavano a 16 milioni 122 mila circa: un numero enorme e di difficile gestione;
per quanto riguarda l'evasione, va in primo luogo osservato che tale fenomeno in Italia è di gran lunga più diffuso che nel resto d'Europa e, secondo le stime dell'Istat, riguarda circa cinque milioni di famiglie, vale a dire il 23 per cento del totale;
il tentativo di far emergere fenomeni d'evasione segue diverse procedure: in primo luogo, vi è la segnalazione epistolare ai soggetti che si suppongono possibili evasori. Tale invio di corrispondenza presso le abitazioni di coloro che non risultano sottoscrittori è svolto con forme intimidatorie, richiamando il rischio di un intervento della guardia di finanza, ed è spesso ripetuto in materia molesta più volte nel corso dell'anno, avendo spesso per destinatari cittadini che non posseggono l'apparecchio televisivo o che sono conviventi, essendo magari titolari della casa o intestatari dell'utenza telefonica, con il soggetto titolare dell'abbonamento;
in secondo luogo, vi sono le visite di agenti, che impropriamente si autodefiniscono «ispettori». Si tratta di circa 140 soggetti legati alla Rai da rapporto di agenzia. Costoro, come testimoniato da numerose denunce, si presentano con atteggiamento intimidatorio presso le case di cittadini che non risultano abbonati, facendo sottoscrivere impropri impegni a pagare e, in alcuni casi, spaventano le persone da cui si recano - magari cittadini anziani, di modesta istruzione e che non hanno mai avuto a che fare con autorità di polizia o della finanza - fino al punto da indurle a sottoscrivere abbonamenti per apparecchi inesistenti;
la Rai è poi reticente, e ciò in contrasto con la legge, sulle modalità per la disdetta dell'abbonamento e sembra, anzi, spesso porre in essere comportamenti ostruzionistici nei confronti dei soggetti che inviano una disdetta, come dimostra la comunicazione che la Sat invia loro, dichiarando che la dismissione non è valida se non viene restituito entro quindici giorni un questionario, non previsto dalla legge, nel quale dichiarino di aver ceduto o rottamato gli apparecchi televisivi in proprio possesso e di non possederne più alcuno;
ancora più grave è la formulazione della dichiarazione integrativa della richiesta di suggellamento, nella quale si chiede l'autorizzazione all'accesso in casa della guardia di finanza, e ciò in contrasto con il principio costituzionale della necessità di un provvedimento giudiziario motivato per poter accedere all'abitazione di un privato cittadino, nonché una dichiarazione su tutte le residenze o dimore proprie o di un componente di un nucleo familiare, dichiarazione anche questa fortemente lesiva della privacy;
in base alla legge n. 112 del 2004, la prima tranche di privatizzazione della Rai è in agenda per il 2005 ed è in corso la fusione tra Rai s.p.a. e Rai Holding;
in base al regio decreto-legge 21 febbraio 1938, n. 246, il riferimento agli apparecchi «adattabili» alla ricezione da sempre è stato interpretato nelle sentenze della Corte costituzionale come conferma del fatto che il canone fosse tassa, in relazione al presupposto del «dominio dell'etere» della Tv di Stato. Il comma 2 dell'articolo 1 sancisce che è sufficiente la presenza di un impianto aereo per fare supporre l'utenza di un apparecchio radioricevente, mentre la presenza di più soggetti privati dovrebbe indurre a far sì che il canone si possa attivare dietro esplicita richiesta dell'utente, ovviamente lasciando in vigore il pagamento della tassa sulla concessione governativa -:
se il Ministro interrogato non intenda proporre la modifica del regio decreto-legge 21 febbraio 1938, n. 246, che istituisce il canone di abbonamento, al fine di cancellare quello che impropriamente è definito canone Rai.
(3-03818)
(12 ottobre 2004)

GIULIETTI, AGOSTINI, BOGI, CALZOLAIO, INNOCENTI, MAGNOLFI, MONTECCHI, NICOLA ROSSI, RUZZANTE, AMICI, BIELLI, CALDAROLA, COLUCCINI, LEONI, MARAN, MARONE, MONTECCHI, SABATTINI, SODA, BUFFO, PANATTONI e MELANDRI - Al Ministro delle comunicazioni. - Per sapere - premesso che:
la legge 20 luglio 2004, n. 215, contiene nome in materia di risoluzione dei conflitti di interesse;
all'articolo 1, nell'individuare l'ambito soggettivo di applicazione, fa riferimento espresso al Presidente del Consiglio dei ministri, accanto ad altri membri del Governo;
l'articolo 7 definisce le competenze dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni in materia di conflitto di interessi: competenze nell'accertamento e, ove ricorrano i presupposti, nell'irrogazione delle sanzioni previste in caso di violazioni delle prescrizioni della legge in oggetto;
si delinea a prima vista un conflitto di merito con la legge n. 249 del 1997, istitutiva dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, nella parte in cui (articolo 1, n. 3) si disciplina la procedura di nomina del presidente della stessa, attribuendone la competenza sostanziale al Presidente del Consiglio dei ministri;
il conflitto di merito tra le due norme appare insanabile, fino a produrre la sostanziale inapplicabilità della legge n. 215 del 2004, ove non si intervenga sui criteri di nomina del presidente dell'Autorità per le comunicazioni, togliendo ogni ruolo, nella sostanza e nella forma, ai soggetti destinatari delle norme sul conflitto di interessi, in primo luogo al Presidente del Consiglio dei ministri -:
se non intenda attivarsi per superare il palese conflitto di interessi, promuovendo una norma che rimuova questo, ora insanabile, contrasto normativo.
(3-03819)
(12 ottobre 2004)

D'AGRÒ. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
nei giorni scorsi un ragazzo di venticinque anni è morto cadendo da un viadotto della A27 nei pressi di Vittorio Veneto, mentre tentava di attraversare lo spartitraffico per soccorrere un automobilista in difficoltà sulla carreggiata opposta;
il giovane, non appena si è accorto di un'auto che stava per prendere fuoco sull'altra parte della strada, ha superato il guardrail per prestare soccorso, senza, però, rendersi conto che tra le due carreggiate vi era il vuoto;
in un recente passato analoghe azioni si sono trasformate in tragedia per evidenti carenze di sicurezza;
lo stesso guardrail nelle strade ed autostrade italiane diventa in molti casi da mezzo di difesa della vita umana una micidiale arma letale -:
se intenda intervenire presso l'Anas affinché si attivi perché la Società autostrade provveda a dotarsi di una politica non solo di espansione viaria, ma anche di sicurezza della rete esistente.
(3-03820)
(12 ottobre 2004)

PATARINO, ANEDDA, ASCIERTO, LA GRUA, GERACI, AIRAGHI, RAISI, CORONELLA, SAIA, BORNACIN, RICCIO, LA STARZA, MEROI, DELMASTRO DELLE VEDOVE, GAMBA, MIGLIORI, PEZZELLA, GHIGLIA, ARRIGHI, ONNIS, COLA, CRISTALDI, MACERATINI, FRANZ, CASTELLANI, LANDI di CHIAVENNA, ANTONIO PEPE, ANGELA NAPOLI, LAMORTE, CARUSO, BELLOTTI, CANELLI, CARRARA, ALBONI, AMORUSO, ARMANI, BENEDETTI VALENTINI, BOCCHINO, BRIGUGLIO, BUONTEMPO, BUTTI, CANNELLA, CARDIELLO, CATANOSO, CIRIELLI, GIORGIO CONTE, GIULIO CONTI, FASANO, FATUZZO, FIORI, FOTI, FRAGALÀ, GALLO, ALBERTO GIORGETTI, GIRONDA VERALDI, LA RUSSA, LANDOLFI, LEO, LISI, LO PRESTI, LOSURDO, MAGGI, MALGIERI, GIANNI MANCUSO, LUIGI MARTINI, MAZZOCCHI, MENIA, MESSA, NESPOLI, PAOLONE, PORCU, RAMPONI, RONCHI, ROSITANI, SAGLIA, GARNERO SANTANCHÈ, SCALIA, SELVA, STRANO, TAGLIALATELA, TRANTINO, VILLANI MIGLIETTA, ZACCHEO e ZACCHERA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
da notizie di stampa si apprende che l'ultimo allarme sul filone dell'eversione interna arriva attraverso gli uffici del Sisde, nella persona del capo dipartimento analisi dell'intelligence civile, dottor Alfredo Mantice, che, nel corso di un convegno tenuto nei primi giorni del mese di ottobre 2004 in Sicilia, ha ampliato, con nuovi ed inquietanti particolari, le scarne indicazioni fornite dai servizi segreti nella relazione al Parlamento dell'estate 2004, affermando testualmente che «oggi in Italia esistono energie eversive molto organizzate e radicate, soprattutto nell'asse pedemontano tra Milano e Torino sono presenti vecchi militanti del partito armato che stanno facendo campagna di reclutamento in alcuni centri sociali particolarmente effervescenti....siamo molto preoccupati per la penetrazione di questi elementi nel mondo del lavoro...»;
il funzionario dei servizi segreti si dice «molto preoccupato» per la penetrazione di questi elementi nel mondo del lavoro, spiegando, in particolare, che «si stanno superando le barriere ideologiche, che hanno sempre separato il mondo anarchico dal mondo marxista-leninista»;
le parole del capo dipartimento mettono a nudo una realtà secondo la quale «gli ex» dell'eversione rossa potrebbero approfittare delle controversie sindacali per rilanciare l'attacco, che non si limiterebbe solo alle scritte crudeli sui muri o ai toni violenti urlati nei megafoni durante i cortei o alle insegne offensive e ingiuriose dei loro locali contro le forze dell'ordine, ma avrebbero l'obiettivo di fare esplodere quelle che loro chiamano «polveriere sociali»;
sempre secondo notizie di stampa, diversi enti pubblici finanzierebbero, a vario titolo, alcuni centri sociali e il primo firmatario del presente atto di sindacato ispettivo già nella seduta n. 392 della Camera dei deputati del 20 novembre 2003, allarmato dalla pericolosità di certi locali all'interno di alcuni centri sociali, inoltrava al Ministro interrogato e al Ministro della giustizia un'interrogazione a risposta scritta (n. 4-08125) -:
se le dichiarazioni del dottor Mantice sui presunti rapporti tra alcuni centri sociali ed organizzazioni eversive siano fondate e, in caso affermativo, se intenda adottare immediati e adeguati provvedimenti per stroncare il fenomeno, che, ove sottovalutato, potrebbe entrare in una fase senza ritorno, innescando una nuova spirale di violenza e di terrore, che arrecherebbe danni incalcolabili all'intera nazione.
(3-03821)
(12 ottobre 2004)

SQUEGLIA e COLASIO. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
la legge-quadro per l'assistenza, l'integrazione sociale e i diritti delle persone handicappate (legge 5 febbraio 1992, n. 104) tutela i soggetti disabili e garantisce loro il diritto allo studio, alla crescita educativa e all'integrazione;
una sentenza del 2004 del giudice del lavoro di Roma sancisce che all'alunno disabile non solo deve essere garantito il sostegno, ma per tante ore quante ore sono previste dall'ordine di scuola che il soggetto frequenta;
la legge n. 104 del 1992, soprattutto in quest'anno scolastico, è stata apertamente violata in molte regioni d'Italia;
le direzioni regionali, infatti, attraverso i centri servizi amministrativi (Csa), hanno, in maniera immotivata ed illegittima, operato tagli sui posti di sostegno deliberati e riconosciuti dai gruppi di lavoro sull'handicap esistenti in ogni singola istituzione scolastica, unitamente all'equipe multidisciplinare dell'azienda sanitaria locale, unico soggetto titolato a stabilire la gravità della patologia dell'alunno disabile;
i cosiddetti gruppi provinciali, senza alcuna conoscenza dei casi esaminati, hanno posto in discussione anche le diagnosi dell'azienda sanitaria locale e le conclusioni dei gruppi di lavoro sull'handicap di scuola, operando tagli per rientrare nei limiti di spesa, disposti dall'alto e in astratto, senza tener in alcun conto delle esigenze di fatto, con una visione del problema dell'integrazione degli alunni disabili improntata alla perversa logica del risparmio e dei tagli a tutti i costi;
i tagli alle classi ed ai posti di sostegno hanno determinato anche il superaffollamento delle aule, in palese contrasto con le norme sulla sicurezza;
il decreto ministeriale n. 141 del 3 giugno 1999 fissa il tetto di un alunno disabile per classe composta da 20 alunni e, comunque, non superiore a 25. A causa dei tagli, in numerose scuole, non essendovi un organico sufficiente, si sono dovuti inserire in una stessa classe due e anche tre soggetti in situazione di handicap, con evidente nocumento del diritto di crescita e all'integrazione e del diritto allo studio di tutti;
soprattutto in Campania, questi tagli sono stati pesantissimi. Rispetto alle richieste motivate e documentate delle scuole si sono avuti tagli di 340 posti a Caserta, 256 a Salerno, 80 ad Avellino e 30 a Benevento;
i mezzi di informazione hanno raccolto le voci di rabbia e di disperazione che da più parti si sono levate da parte di genitori, i cui figli disabili sono stati privati di un loro sacrosanto diritto. Numerose sono le denunce che le famiglie colpite stanno inoltrando alla magistratura penale -:
con quali iniziative e con quali risorse si intenda intervenire per garantire il diritto allo studio a tutti gli studenti disabili, in particolare nella regione Campania, dove più forti sono stati i tagli dei posti di sostegno.
(3-03822)
(12 ottobre 2004)

TITTI DE SIMONE. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
la legge n. 53 del 2003 prevede la generalizzazione dell'offerta formativa della scuola dell'infanzia;
gradualmente, in forma di sperimentazione, ma compatibilmente con la disponibilità dei posti e delle risorse finanziarie dei comuni, in rapporto all'introduzione di nuove professionalità e modalità organizzative, possono iscriversi alla scuole per l'infanzia anche i bambini e le bambine che compiono i tre anni entro il 28 febbraio 2004;
nonostante le numerose apparizioni e la gran quantità di parole spese dal Ministro interrogato sull'anticipo - peraltro fortemente criticato da pedagogisti, docenti e esperti - e sulla generalizzazione della scuola dell'infanzia, il Paese mostra una realtà molto diversa e disagiata, in cui le liste d'attesa sono aumentate, in cui non riescono a fruire della scuola dell'infanzia neanche i bambini a partire dai tre anni, in cui comuni, nei quali sono pronte le strutture, i locali e le attrezzature didattiche, non possono essere attivate nuove scuole dell'infanzia, perché non autorizzate dal ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca e perché non vengono da questo nominati i docenti;
l'avvio dell'anno scolastico 2004-2005 sta rendendo visibile a tutti, prima, tra gli altri, ai genitori e alle famiglie, i limiti della politica di tagli di risorse e di investimenti in un settore così determinante e importante, come quello dell'istruzione: solo per citarne alcuni, si ricordino i disagi delle liste d'attesa, classi superaffollate, supplenti annuali per coprire posti che potrebbero essere di ruolo, riduzione del tempo scuola dalla scuola per l'infanzia alle superiori, numero insegnanti di sostegno ridotto, con conseguente minor disponibilità oraria di quelli in servizio per ciascun bambino o bambina diversamente abile;
interrogato in materia di liste d'attesa, il ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca non trova altra risposta che quella di ricordare che comunque la scuola dell'infanzia non è scuola dell'obbligo, in totale contrapposizione con le numerose e costose campagne medianiche, tese a convincere la popolazione della sussistenza di una generalizzazione dell'offerta formativa della scuola dell'infanzia;
si ritiene di estrema gravità, in quanto rischia di intervenire con toni vagamente ricattatori nell'ambito di una negoziazione sindacale, che il ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca leghi strettamente il possibile intervento in materia di liste d'attesa e di autorizzazione di nuove sezioni di scuola per l'infanzia alla conclusione della contrattazione in corso con le forze sindacali, in materia di sperimentazione delle nuove figure professionali riferite all'attuazione degli anticipi;
si parla in realtà della totale mancanza di volontà da parte del ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca di attivare i posti necessari ai bambini e alle bambine, che non si avvarrebbero dell'anticipo e che, di conseguenza, non avrebbero nulla a che fare con la definizione delle nuove e sperimentali figure professionali;
porre il problema dell'espansione del servizio strettamente correlato a quello degli anticipi è, di fatto, mistificatorio, essendo le due cose totalmente separate e richiedendo interventi di natura totalmente diversa;
le associazioni degli enti locali hanno più volte fatto presente che non ci sono finanziamenti sufficienti per la generalizzazione della scuole dell'infanzia ed è, di conseguenza, difficile immaginare che ci possano essere per gli anticipi: ad oggi le somme stanziate non coprono neppure le esigenze di organico e men che meno potrebbero coprire le esigenze derivanti dai nuovi oneri per le strutture e i servizi di supporto;
secondo l'interrogante, risulta troppo facile per il Governo scaricare la responsabilità della mancata attivazione di scuole dell'infanzia e della presenza di lunghe liste d'attesa per i bambini dai tre ai cinque anni alle difficoltà delle negoziazioni tra sindacati e Aran -:
se non ritenga di doversi attivare perché siano predisposte le necessarie risorse, umane e finanziarie per dare attuazione, innanzitutto, al principio della generalizzazione dell'offerta della scuola dell'infanzia, a partire dai bambini e dalle bambine dai tre ai cinque anni, separando l'ambito delle dotazioni organiche della scuola dalla sperimentazione e dalla definizione di nuove figure professionali legate all'introduzione dell'anticipo.
(3-03823)
(12 ottobre 2004)