Doc. IV-ter, n. 15-A




Onorevoli Colleghi! - La Giunta riferisce su una richiesta di deliberazione pervenuta in data 12 maggio 2005 dalla sezione GIP del tribunale di Milano relativamente a un processo penale pendente nei confronti del deputato Vittorio Sgarbi a seguito di querela sporta dal dottor Gian Carlo Caselli.
La querela trae origine da dichiarazioni rese dall'onorevole Sgarbi nel corso della trasmissione televisiva «Iceberg» messa in onda il 17 dicembre 2001 dall'emittente locale Telelombardia, nel corso della quale il conduttore Daniele Vimercati condusse un'intervista allo Sgarbi che nella parte conclusiva verteva sulla magistratura italiana.
Per come risulta dal capo d'imputazione, lo Sgarbi, addebitando al Caselli mancanza di autonomia e professionalità nello svolgimento delle proprie funzioni di magistrato presso la procura della Repubblica di Palermo, avrebbe affermato tra l'altro: «Caselli deve ridare allo stato i soldi, i duecento miliardi spesi per l'inchiesta Andreotti, questa cosa è gravissima e loro si sono sconfitti da soli, dimostrando che le loro inchieste erano senza fondamento»; «i magistrati hanno fatto atti criminali contro cittadini innocenti spendendo soldi nostri», «il processo Andreotti è un processo politico» «sperperano i soldi dello Stato e i soldi nostri per fare inchieste senza fondamento, inchieste sbagliate, politiche e sbagliate»; «Hanno agito per il Partito Comunista, Violante (...), Caselli, arrivato a Palermo su indicazione di Violante ha messo in atto il progetto politico Violante», «hanno eseguito un mandato politico e hanno arrestato Calogero Mannino innocente, Contrada innocente, Musotto innocente, Andreotti processato innocente, spendendo cinquecento miliardi ... li restituiscano»; «hanno liberato mafiosi e arrestato gli innocenti»; «partendo dalla sinistra che gli ha dato il potere i vari Borrelli e Caselli hanno perseguito la loro politica giudiziaria di assoluta autonomia rispetto al potere politico, l'autonomia politica per fare politica loro per essere loro gli uomini di Governo (...) questo volevano, questo era il progetto»; «Andreotti era innocente e Caselli non era innocente, perché Caselli in quel momento stava facendo un grave errore», «tutti gli innocenti in galera e i colpevoli liberi e i mafiosi e gli assassini liberi, liberi, liberi, liberi di uccidere, questa è stata la Magistratura». Sempre per come risulta dal capo d'imputazione, sarebbe arrivato a paragonare i processi promossi da Caselli, con particolare riferimento a quello contro Andreotti, a quelli delle Brigate Rosse, con riferimento specifico al caso Moro, con l'unica differenza che Caselli non disponeva della pena di morte.
La Giunta ha esaminato il caso nella seduta del 12 luglio 2005.
Le affermazioni del deputato Sgarbi sono parse inserirsi nel contesto della perdurante polemica politica nel nostro paese inerente al modo di procedere della magistratura e in particolare nella forte critica politica manifestata dal deputato Sgarbi nei confronti dell'operato di taluni magistrati, critica che ha avuto alcune precise espressioni parlamentari tipiche (si veda a esempio l'intervento dell'on. Sgarbi nella seduta del 13 aprile 1999) e che in molte precedenti occasioni l'Assemblea ha ritenuto insindacabile ai sensi dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione (si vedano per esempio tra i più recenti - i doc. IV-quater nn. 155, 157, 161, 162, 168 e 170 della XIII legislatura e n. 4 della XIV).
Del resto, la garanzia di cui all'articolo 68, primo comma, della Costituzione copre anche attività di critica e di denuncia del parlamentare relativamente a questioni all'ordine del giorno dell'attività parlamentare. Tale sicuramente era la questione della conclusione dei processi avviati con significativo clamore mediatico dalla procura diretta dal dottor Caselli e poi spesso esauritisi con altrettanto rinomate assoluzioni. In tale contesto non secondaria importanza riveste implicitamente il tema del valore delle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia nel quadro della formazione della prova. Anche tale specifico profilo è stato oggetto di esame parlamentare nell'ambito delle proposte di legge avanzate nella XIII legislatura, volte a modificare l'articolo 192 del codice di procedura penale.
Per questi motivi la Giunta, a maggioranza, propone all'Assemblea di deliberare nel senso che i fatti oggetto del procedimento concernono opinioni espresse da un membro del Parlamento nell'esercizio delle sue funzioni.

Sergio COLA, relatore.


Frontespizio