Doc. IV-quater, n. 119





Onorevoli Colleghi! - La Giunta riferisce su una richiesta di deliberazione avanzata in data 14 luglio 2005 da Umberto Bossi, deputato all'epoca dei fatti, concernente un procedimento penale pendente nei suoi confronti presso la procura della Repubblica presso il tribunale di Monza (il n. 712/04 RG Mod. 21). Il procedimento trae origine dalla querela sporta dal quotidiano L'Adige di Trento, nelle persone del dottor Paolo Grezzi, quale direttore responsabile del quotidiano e del dottor Luciano Paris, quale amministratore delegato della Società Editrice - Stampatrice S.I.E. Spa, a seguito di dichiarazioni - da questi ritenute offensive - riportate nell'articolo dal titolo «Bossi salva la piena autonomia delle Regioni a statuto speciale», pubblicato dal quotidiano La Padania del 20 ottobre 2003.
Per come risulta dal capo d'imputazione, l'on. Bossi avrebbe affermato: «Capisco che siamo in campagna elettorale ma le scorrettezze non le accetto. L'Adige, probabilmente tirando la volata al candidato presidente del centrosinistra in Trentino, Dellai, ha falsificato platealmente le mie parole», accusando falsamente il quotidiano L'Adige di aver riportato in maniera distorta le parole da lui pronunciate nel suo comizio tenuto in Trento il 18 ottobre 2003.
Inoltre, in riferimento sempre allo stesso comizio, l'on. Umberto Bossi avrebbe affermato: «In questi giorni sulle prime pagine de L'Adige, quotidiano indipendente (ma nessuno ci crede) del Trentino Alto Adige, campeggiano titoloni in cui si sprecano insulti nei confronti del leader della Lega Nord» e ancora «È evidente che L'Adige ha deciso di scendere in campo per le elezioni regionali che si svolgeranno domenica, vuole tirare la volata al candidato del centrosinistra Lorenzo Dellai e sta incredibilmente falsificando la realtà, che cosa ben diversa da quella da loro raccontata», in un articolo dal titolo «Lega, baluardo delle libertà regionali» comparso nel quotidiano La Padania del 22 ottobre 2003.
La Giunta ha esaminato il caso nelle sedute del 21 settembre, 5, 12 e 19 ottobre e 22 novembre 2005.
La convinzione maggioritaria emersa durante l'esame è che sussista un chiaro nesso tra le frasi di cui il Bossi è chiamato a rispondere e il suo mandato parlamentare. Nel comizio elettorale di cui l'Adige aveva dato notizia infatti il leader della Lega Nord aveva richiamato le lotte parlamentari condotte dal suo partito per una più mancata autonomia delle regioni. Fin troppo evidente è il riferimento alla modifica della parte II della Costituzione (la cosiddetta «devolution»), il cui esame parlamentare era in corso al momento delle dichiarazioni. La polemica scaturita successivamente è dunque un'evidente derivazione di tale rivendicazione e quindi può essere ricondotta pienamente all'alveo descritto dall'articolo 3, comma 1, della legge n. 140 del 2003. Del resto, tra le dichiarazioni per cui il Bossi è chiamato a rispondere figurano anche le testuali parole: «Io ho detto [...] di fare un manifesto che spieghi ai trentini che sono io che ho accettato un emendamento che permette direttamente alle regioni a statuto speciale di intervenire con parere vincolante tra la prima e la seconda lettura allorché ci saranno da discutere, approvare e votare i nuovi statuti del Trentino e delle altre regioni a statuto speciale». Se non ha questa frase un nesso con le funzioni parlamentari non si capirebbe quale possa averne.
Per questi motivi la Giunta, a maggioranza, ha deliberato di proporre all'Assemblea di dichiarare che i fatti oggetto del procedimento concernono opinioni espresse da un membro del Parlamento nell'esercizio delle sue funzioni.

Sergio COLA, relatore per la maggioranza


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