Onorevoli Colleghi! - La Giunta riferisce su una richiesta di deliberazione avanzata in data 16 luglio 2004 dal difensore dell'onorevole Bossi, deputato all'epoca dei fatti, relativamente a un processo civile pendente innanzi al tribunale di Padova. L'azione è stata intentata dallo stesso onorevole Bossi per frasi pretesamente offensive rivoltegli da Fabrizio Comencini, il quale poi, costituendosi nel giudizio, ha proposto contestuale domanda riconvenzionale.
Il procedimento inerisce alla controversia nata in ragione delle affermazioni dell'ex segretario della «Liga Veneta» Fabrizio Comencini, il quale avrebbe offeso con una serie di dichiarazioni l'onorevole Bossi a causa delle sue scelte politico-parlamentari e di alleanza elettorale. Come accennato, per tali affermazioni l'onorevole Bossi ha citato in giudizio il Comencini, il quale lo ha riconvenuto per le sue reazioni polemiche, mosse dalla sede del congresso della Lega Nord di Bassano del Grappa nell'ottobre 1998 e riportate su vari quotidiani (Giornale di Venezia, Padania e Gazzettino). Per comodità i testi integrali dell'atto di citazione e dell'azione riconvenzionale s'intendono qui riportati per intero.
Il Comencini si duole di asserite ingiurie legate ai suoi rapporti politici con l'onorevole Berlusconi e con il presidente della Giunta regionale veneta, Galan. Il Bossi infatti avrebbe affermato: «Sputategli in un occhio...traditori, moscerini, pagnottari, poltronisti: uno che ha spaccato prima il Msi e poi la Lega: la rottura ce l'ha nel Dna...siamo uomini, non siamo Comencini, ...ombra cinese del puparo di Arcore...passategli sopra».
La Giunta ha esaminato il caso nelle sedute dell'11 e 17 novembre, 14 dicembre 2004 e 16 febbraio 2005. Nel corso dell'esame, svolto anche sugli atti nel frattempo pervenuti dall'autorità giudiziaria ex articolo 3, comma 4, della legge n. 140 del 2003, la Giunta ha acquisito una lettera di Fabrizio Comencini il quale ha fatto presente che a seguito delle frasi pronunciate nei suoi confronti la Digos di Verona aveva disposto misure di «vigilanza e protezione generica».
Ad avviso della maggioranza dei componenti intervenuti sul punto, le espressioni adoperate da Umberto Bossi non sono commendevoli per un parlamentare, il quale dovrebbe invece attenersi a canoni lessicali più appropriati. Non di meno è apparso difficile negare la natura squisitamente politico-parlamentare della vicenda: per un verso il Comencini ha attribuito al Bossi in varie interviste giornalistiche comportamenti e strategie parlamentari non coerenti (con riferimento, per esempio, al voto della Lega Nord sulla richiesta di arresto dell'onorevole Previti) e, per l'altro, il Bossi gli ha replicato, invitando la platea del congresso del suo partito a diffidare di lui a motivo della sua scarsa rettitudine e affidabilità politica. In buona sostanza, la controversia consiste in una delle numerose polemiche politiche di cui la Giunta si è occupata in questi anni. Non si è ritenuto pertanto di potercisi discostare dall'orientamento consolidato per cui le esigenze della comunicazione contemporanea portano persone impegnate nell'agone politico ad avere un'esposizione mediatica alta e a confrontarsi con toni anche aspri. Se tutto ciò non fosse ricompreso nelle facoltà connesse con l'esercizio del mandato parlamentare, ben scarsa e recessiva sarebbe la portata dell'istituto dell'insindacabilità parlamentare.
Per questi motivi la Giunta, a maggioranza, ha deliberato di proporre all'Assemblea di dichiarare che i fatti oggetto del procedimento concernono opinioni espresse da un membro del Parlamento nell'esercizio delle sue funzioni.
Erminia MAZZONI, relatore
![]() |