Onorevoli Colleghi! - La Giunta riferisce su una richiesta di deliberazione in materia di insindacabilità concernente il deputato Gianfranco Miccichè, con riferimento ad un procedimento penale pendente nei suoi confronti presso il tribunale di Monza (proc. n. 1064/99 RGNR). Il procedimento trae origine da una querela sporta dal dottor Francesco Aiello, sindaco di Vittoria in provincia di Ragusa. Quest'ultimo si è doluto di alcune affermazioni riportate sul quotidiano «la Repubblica» il 17 gennaio 1999 in un articolo dal titolo: «Lotta alla mafia, denuncio l'ipocrisia della sinistra». Per come risulta dal capo d'imputazione, tra le affermazioni ritenute lesive figurano le seguenti: «Confido nel fatto che la Commissione Antimafia, a Vittoria, faccia chiarezza ed accerti se corrisponde al vero l'ipotesi autorevole di chi teme che lì viga l'equazione "sinistra uguale mafia"».
Tali affermazioni sono parte di un articolo-lettera pubblicato sulla Repubblica del 17 gennaio 1999, il cui testo è utile riportare per intero. «UΠOKPITEΣ è la parola greca che, dal primitivo significato di "attore", ha dato origine a quella, con ben altro significato, di "ipocrita". Ma mentre il teatro era ed è assolutamente vero e senza inganno, poiché dichiaratamente finto, l'ipocrisia - invece - è quell'attività che nasconde il reale pensiero di un individuo che si propone, così, di ottenere un risultato a lui favorevole. È una sorta di truffa morale. Essa passa dal necrologio in memoria di un defunto eccellente di cui non si aveva né stima né affetto, ma da cui, partecipando al dolore dei familiari, si trae un beneficio sociale, all'inchino nei confronti di un potente che si disprezza, alle pressioni antimafiose. Sì, oltre alle pressioni mafiose, esistono quelle antimafiose ed ipocrite. Si tratta di quelle attività forzate che, sull'onda di uno sdegno pubblico, spingono i furbi in agguato a sposare una causa in modo da orientarla in loro favore. Qualche esempio. Perché tutte le intimidazioni subite dai sindaci (o altro) di sinistra vengono immediatamente ricondotte, in Sicilia, alla matrice mafiosa? Non è mai accaduto che essi potessero essere rimasti vittima di una odiosità personale, non mafiosa, o di vendette di carattere non istituzionale. E però, se un amministratore del centrodestra si è trovato, come è spesso accaduto, a costituire obiettivo di minacce e danneggiamenti gravi e ripetuti, nessuno si è preoccupato di predisporre protezione o, almeno, fiaccolate "oceaniche". Tranne i suoi più vicini. La pressione antimafiosa non scatta nel centrodestra, ma solo a sinistra: e lì le istituzioni corrono, le televisioni [...]. E ancora, a Caccamo. Sull'uccisione dell'ex consigliere provinciale e sindacalista Mico Geraci sì è scatenata la caccia al tesoro. I soliti di sinistra invece mettono le mani sulle spoglie del coraggioso Geraci e, con in testa il deputato del collegio, l'ulivista Lumia, hanno "preso passaggio" sul carro funebre con spietata ipocrisia. Ecco, quindi, che scompare dalla vita di Mico Geraci la solidarietà elettorale da lui più volte espressa in favore di forze diverse da quelle che oggi si esibiscono in sua memoria: ecco che viene artatamente taciuta quella solidarietà concreta espressa alla sua famiglia Geraci (quella del Presidente della Provincia, Musotto, che ha già espletato tutto quanto di suo compito per l'assunzione del figlio di Mico nell'amministrazione provinciale); ecco che viene sdegnosamente rifiutata la proposta da me avanzata di far partecipare alle prossime elezioni a sindaco un unico, comune candidato per evitare che la mafia possa schierarsi e poi chiedere il conto al malcapitato eletto con i suoi voti. "L'antimafia appartiene solo a noi" affermano ipocritamente da sinistra anche contro ogni palese verità contraria: proprio come anche alcune istituzioni ben sanno essere avvenuto a Vittoria. Là da anni le amministrazioni di sinistra creano imbarazzo per le loro palpabili collusioni. Lì, ipocritamente, il discusso sindaco pidiessino riceve il disinvolto plauso da parte delle istituzioni a lui politicamente vicine. Confido nel fatto che la Commissione antimafia, a Vittoria, faccia chiarezza ed accerti se corrisponde al vero l'ipotesi autorevole di chi teme che lì viga l'equazione "sinistra uguale mafia". Le pressioni antimafiose, giacché spostano l'attenzione sul piano della vanità carrieristica e disperdono energie, favoriscono la mafia, ne divengono, per cinismo, supporto. Altra cosa è l'antimafia vera. La quale, innanzitutto, passa da una strada ineludibile: la via della Verità».
La Giunta ha esaminato il caso nelle sedute del 14 e 21 gennaio 2004. Nel corso dell'esame è emerso che le frasi contestate all'onorevole Miccichè, per quel che qui rileva e similmente a quanto la Giunta stessa ha deliberato nel precedente caso del doc. IV-quater, n. 25 di questa legislatura, costituiscono espressione dell'esercizio della sua funzione in quanto manifestazione di una dialettica politica, attinente a temi di oggettivo rilievo pubblico, riconducibile all'attività di un deputato che al tempo dei fatti faceva parte della Commissione parlamentare d'inchiesta sulla mafia.
Per questi motivi, la Giunta all'unanimità ha deliberato nel senso che i fatti per i quali è in corso il procedimento rientrano nell'ambito d'applicazione dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione.
Aurelio GIRONDA VERALDI, relatore
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