Doc. IV-quater, n. 88





Onorevoli Colleghi! - La Giunta riferisce su una richiesta di deliberazione in materia di insindacabilità concernente il deputato Vittorio SGARBI con riferimento ad un procedimento penale pendente nei suoi confronti presso il tribunale di Brescia (proc. n. 1838/99 RGNR).
I fatti all'origine della vicenda consistono nelle dichiarazioni rese dal deputato nel corso della trasmissione televisiva «Sgarbi quotidiani» del 1o aprile 1999 in relazione alla vicenda di un procedimento penale a carico di una cittadina somala, incriminata per sottrazione di minori. Nella trasmissione l'onorevole Vittorio Sgarbi affermò tra l'altro «I PM, i nostri PM inquisirebbero pure Leonardo e Caravaggio, e ho detto meglio Michelangelo, Caravaggio fu in qualche modo inquisito perché assassino, quindi Michelangelo. Michelangelo poteva essere inquisito perché era checca, nessuno è perfetto, però. Leggiamo cos'è il sopratitolo». Intervista con Vittorio Sgarbi sul caso della donna somala. «I magistrati italiani hanno una percezione diversa della realtà». Ho detto questo. Poi leggiamo come l'ho detto nel dettaglio. «È un problema di alterazione dello sguardo. Se una sente quella frase, quella non è mica da querela. Eh, no è questa la frase. Prego, sì, i magistrati hanno una percezione della realtà. Io dicevo questo anche, voglio scusarmi, perché un'amica di Ferrara avvocatessa, della Rota, che non è più Sacra Romana Rota ma è Rota che si chiama Martinelli, mi aveva detto, io avevo dei compagni di scuola, che sono diventati magistrati, erano già un po' strani, diventati magistrati hanno assunto un atteggiamento, un delirio di onnipotenza, lo diceva lei, io ricordandomi questa cosa l'ho tradotta in: i magistrati hanno una percezione diversa della realtà. Vale un miliardo questa frase, se il mio assistente di studio, in realtà mi riferivo al dottor Galanti, vede Sharifa con un bambino, crede che siano mamma e figlio, quella è la frase. La Boccassini invece ha pensato che Sharifa fosse una mercante di minori, il sospetto prima di tutto. Ecco, questa è la frase, questa frase vale un miliardo. Non so se avete capito. È un problema di alterazione dello sguardo. Sì i magistrati hanno una percezione diversa della realtà. Se il mio assistente di studio vede Sharifa con un bambino crede che siano mamma e figlio. Come sono. La Boccassini invece ha pensato che Sharifa fosse una mercante di minori. Un miliardo. C'è scritto così. Ora una cosa deve dire. La ragione per cui la signora Boccassini chiede un miliardo è perché quello che abbiamo detto, fatto quell'intervista e altre cose, rappresentano un concerto di tutti, quindi anche io faccio parte del concerto, forti del possesso di uno strumento, io poi ero l'intervistato speciale, che come il quotidiano può essere diabolico nel doloso disegno di distruggere una persona. Eh, la somala, e Sharifa non è stata distrutta? Settantacinquemila lire al giorno, io non lo so. Quindi cosa devo dirvi, cari ragazzi? Non parlate più, perché si ha il coraggio di fare querele a uno che è intervistato su un giornale per aver detto: c'è un'alterazione dello sguardo. C'è un'alterazione dello sguardo. Questo è il clima in cui viviamo. È un problema di alterazione dello sguardo, i magistrati hanno una percezione diversa della realtà. Cioè, puoi dire questo, anzi non puoi dirlo, perché ti querelano, il che vuol dire che devi pagare degli avvocati, rischi di essere condannato. In compenso accede questo, grazie all'azione dei magistrati: dimenticata da quattro mesi, si impicca cella la donna, gravemente esaurita, necessitava di cure psichiatriche, ma finì in carcere senza poter vedere il figlioletto. Non ha resistito a quattro mesi di cella di isolamento nel carcere di Arezzo, quattro mesi in cella di isolamento, dove era stata rinchiusa dopo una notte di escandescenze e il 26 gennaio si è impiccata». Questo, però, questa non è una cosa grave. Alterazione dello sguardo è un delitto per cui io, cosa devo dire?
Il deputato Sgarbi ha chiesto che la Camera si pronunciasse sui fatti già nella scorsa legislatura. La Giunta esaminò la domanda nella seduta dell'8 febbraio 2001 e a maggioranza deliberò per l'insindacabilità. La proposta (il doc. IV-quater n. 172), tuttavia, non fu mai esaminato dall'Assemblea per il sopravvenuto scioglimento delle Camere. La richiesta è stata pertanto rassegnata alla Giunta in questa legislatura.
La Giunta ha esaminato il caso nella seduta del 17 settembre 2003 e il Presidente Siniscalchi ha precisato il senso della votazione anche nella seduta del 19 novembre 2003 facendo presente che il capo d'imputazione elevato a carico del deputato Sgarbi nel procedimento in esame è il seguente: «del delitto previsto e punito dagli articolo 595 c.p., 13 (aggravante di aver attribuito fatti determinati) e 21 della legge 8 febbraio 1948, n. 47, perché, nel corso della trasmissione televisiva "Sgarbi Quotidiani" andata in onda in data 1o aprile 1999, alle ore 13,30 diffusa dalla emittente televisiva denominata "Canale 5", offendeva la reputazione della dottoressa Boccassini Ilda, magistrato della procura della Repubblica presso il tribunale di Milano, affermando tra l'altro: "occorrerà querelare anche lei, io spero che il Giornale la quereli perché ciò che dice la Boccassini è altrettanto insultante di quello che lei ritiene di aver letto come insultante su di sé, se il mio assistente di studio vede Sharifa con un bambino crede che siano mamma e figlio, la Boccassini invece ha pensato che Sharifa fosse una mercante di minori. Il sospetto prima di tutto. Non so se avete capito: è un problema di alterazione dello sguardo. Sì, i magistrati hanno una percezione diversa dalla realtà. Se il mio assistente di studio vede Sharifa con un bambino crede che siano mamma e figlio - come sono -, la Boccassini invece ha pensato che Sharifa fosse una mercante di minori", in Segrate (MI) il 1o aprile 1999. Querela presentata dalla persona offesa in data 20 maggio 1999».
Nel frattempo anche il giudice del tribunale penale di Brescia, ai sensi dell'articolo 3, comma 4, della legge n. 140 del 2003, ha ritenuto di trasmettere gli atti alla Camera dei deputati ai fini di una deliberazione. I componenti hanno preso atto dei documenti presentati.
Dall'analisi dei fatti, è apparso alla maggior parte dei componenti la Giunta espressisi sul punto che le affermazioni dell'onorevole Sgarbi potessero essere ricondotte all'alveo della prerogativa di cui all'articolo 68, primo comma, della Costituzione. Infatti esse avevano come oggetto un preteso errore giudiziario che ha portato all'emanazione di un provvedimento restrittivo nei confronti di una cittadina somala di nome Sharifa. Il deputato Sgarbi ha stigmatizzato un atto giudiziario, che egli considerava ingiusto nel merito ed errato nella forma e ha affermato che - a suo avviso - il primo pensiero dell'ufficio della pubblica accusa fosse quello di dover ricercare i responsabili di un reato anziché quello di accertare serenamente dei fatti che le persone comuni avrebbero invece collocato in un ambito di normalità familiare.
Il dibattito sulla giustizia e sugli esiti effettivi dei procedimenti giudiziari era al tempo sempre attuale e pertanto sembra alla maggioranza della Giunta che le affermazioni di cui il deputato Sgarbi è chiamato a rispondere pertengano all'esercizio delle sue funzioni parlamentari.
Per tali motivi a maggioranza la Giunta propone che l'Assemblea deliberi nel senso dell'insindacabilità.

Erminia MAZZONI, relatore.


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