Doc. IV-quater, n. 19





Onorevoli Colleghi! - 1. Premessa. - La Giunta riferisce su due richieste di deliberazione in materia di insindacabilità concernenti il deputato Vittorio SGARBI con riferimento a due procedimenti penali congiunti pendenti nei suoi confronti presso la corte d'appello di Venezia in seguito a querele sporte dal dottor Raffaele Tito.
I procedimenti traggono origine dalle puntate della trasmissione Sgarbi quotidiani del 10, 14 e 18 gennaio e 24 luglio 1997, occasioni nelle quali l'onorevole Sgarbi, per come le dichiarazioni gli vengono attribuite nei capi d'imputazione, ebbe a proferire frasi in confronto del dottor Tito, pubblico ministero presso il tribunale penale di Pordenone. Per tali affermazioni, il deputato Sgarbi è stato querelato sia dalla dottoressa Fasan (giudice per le indagini preliminari presso il medesimo tribunale) che dal dottor Tito.

2. Il precedente. - Occorre premettere al riguardo che la Giunta prima e l'Assemblea poi, nella XIII legislatura, si sono già occupate del caso con riferimento al procedimento avviato dalla dottoressa Fasan innanzi al tribunale di Treviso, pronunciandosi per l'insindacabilità. Per migliore comodità ricostruttiva della vicenda in allegato alla presente relazione si riporta il Doc. IV-quater n. 60, approvato a maggioranza dall'Assemblea il 24 febbraio 1999, cui si rinvia anche per l'indicazione precisa delle frasi attribuite allo Sgarbi.
Peraltro, a seguito della deliberazione della Camera, il tribunale di Treviso ha elevato conflitto d'attribuzioni che tuttavia la Corte costituzionale ha dichiarato - con sentenza n. 364 del 2001 - inammissibile.
Nella seduta dell'11 dicembre 2001, la Giunta delle autorizzazioni ha affrontato la questione della possibilità di pronunciarsi nuovamente sugli stessi fatti. Al riguardo, la Giunta ha ritenuto che - soprattutto alla luce della sentenza della Corte costituzionale n. 265 del 1997 - la delibera della Camera del 24 febbraio 1999 abbia riguardato un fatto parzialmente diverso, vale a dire le affermazioni rese, sia pure nelle stesse puntate di una trasmissione televisiva, ma all'indirizzo di una persona diversa e senza alcuni riferimenti rivolti precipuamente alla parte offesa del procedimento di Venezia iniziato dal dottor Tito. Pertanto le richieste di insindacabilità sollecitate sono state esaminate nella seduta del 29 gennaio 2002.
3. Le conclusioni della Giunta. - La maggioranza dei componenti la Giunta ha ritenuto validi gli argomenti addotti nel Doc. IV-quater n. 60 della XIII legislatura. E invero la «questione giustizia» era ed è all'evidenza un tema centrale del dibattito politico-parlamentare. Le dichiarazioni dell'onorevole Sgarbi si rifacevano all'interrogazione dell'onorevole Armando Veneto sul caso Agrusti, caso riconducibile alla c.d. malagiustizia, denunciata anche da autorevoli esponenti della magistratura in occasione dell'inaugurazione dell'anno giudiziario. Infine, in via di fatto, la Giunta non ha potuto far a meno di notare che lo Sgarbi non sostenuto assunti falsi, ma si è limitato a riportare quanto affermato dal marito della dottoressa Fasan, Danilo Da Re. Per il complesso delle ragioni evidenziate (vedi ancora l'allegato) la Giunta, a maggioranza, propone all'Assemblea di dichiarare che i fatti per i quali è in corso il procedimento concernono opinioni espresse da un membro del Parlamento nell'esercizio delle sue funzioni.
Erminia MAZZONI, Relatore


ALLEGATO

TESTO DEL DOC. IV-QUATER N. 60 DELLA XIII LEGISLATURA, DISCUSSO E APPROVATO DALL'ASSEMBLEA IL 24 FEBBRAIO 1999


Onorevoli Colleghi! - La Giunta riferisce su una richiesta di deliberazione in materia di insindacabilità avanzata dal deputato Vittorio Sgarbi con riferimento ad un procedimento penale attualmente pendente nei suoi confronti avanti il Tribunale di Treviso, derivante dalla riunione intervenuta all'udienza del 19 giugno 1998 di due distinti procedimenti (n. 369/97 N.R. - 13/98 R.G. + n. 1140/97 N.R. - 85/98 R.G.).
Il primo procedimento ha tratto origine da una querela presentata dalla dottoressa Anna Fasan nei confronti dell'onorevole Sgarbi per il reato di cui agli articoli 81, cpv., 595, comma 1-2-3, codice penale, 13 legge 8 febbraio 1958, n. 47 e 30, commi 4 e 5, legge 6 agosto 1990, n. 223 perché con più azioni esecutive di un medesimo disegno criminoso, nel corso delle trasmissioni televisive «SGARBI QUOTIDIANI» diffuse dalla emittente Canale 5, nelle date del 10 gennaio 1997, 14 gennaio 1997 e 18 gennaio 1997, offendeva la reputazione della stessa Fasan Anna, magistrato presso il Tribunale di Pordenone con funzioni di Giudice per le indagini preliminari, pronunciando, nel commenta il contenuto di uno scritto di Da Re Danilo, marito separato della Fasan, in cui il Da Re riferiva dei presunti rapporti intercorsi fra la Fasan ed il Pubblico Ministero presso il Tribunale di Pordenone dottor Raffaele Tito, le seguenti frasi:

Trasmissione del 10 gennaio 1997.

«Sapete che per arrestare qualcuno occorre che il Pubblico Ministero chieda al GIP, Giudice per le Indagini Preliminari, di convalidare l'arresto; ebbene, chi era il GIP che convalidava gli arresti di Raffaele Tito? Una donna. E quella donna chi era? L'amante di Tito, l'amante di Tito! Un pentito ha parlato, e chi? Non un pentito qualunque, il marito cornuto! Il marito cornuto! Vedete com'è bella la storia? "Mia moglie tornava a casa e mi diceva che...". Eccolo qua, lui bello, felice e cornuto ha deciso... risponde Raffaele Tito: "Si, ma è un uomo turbato"..., no, è sanissimo, è sano e cornuto, però ha deciso di parlare; "no, ma è alterato", come alterato? Dice: "Trovo davvero sorprendente che si dia largo spazio e tanto risalto alle parole di un uomo, il signor Danilo Da Re, per cui nutro in questo momento solo grande pena": "grande pena" perfino l'ha fatto cornuto e poi ha pure pena... ma doveva avercela prima la pena. No. Che cosa capitava? Che Raffaele Tito arrestava Agrusti, arrestava i politici, andava dalla sua amante, Giudice come lui, e diceva: "Arrestate quello che non mi piace"... e sono ancora liberi questi; arrestano della gente per niente, il professor Racinaro del PDS viene arrestato per niente, e un Magistrato che violenta la legge, che non rispetta le regole, che abusa del suo potere, - lui, sì, abusa - utilizzando un altro Magistrato, sua amante, è bello tranquillo e libero».

Trasmissione del 14 gennaio 1997.

«È molto meglio mettersi... anzi, addirittura andare a letto insieme la sera, dice "alla sera andiamo a letto, alla mattina scriviamo la sentenza". Questo viene fuori. È possibile che due che scopano facciano poi insieme le sentenze, è possibile? È possibile immaginare che quella che la sera prima ti ha amato ti dica di no? Dice: "Sì, faccio un provino con te, ma il giorno dopo ti dico di no su Agrusti; che me ne frega di Agrusti? Per il prossimo provino ti arresto quattro Agrusti, o no? È, "No, se non mi arresti Agrusti niente provino". Vi rendete conto? Cioè è possibile che due che vanno a letto insieme non siano d'accordo su una cosa di cui non gli frega nulla, anzi in cui possono dimostrarsi il reciproco amore? "Ti amo, ti arresto Agrusti... Ti amo... quello li ce lo prendiamo noi...".
"Cos'è quello? È abuso, è una collusione criminale; ma se capita nel mondo della Magistratura no, liberi, tranquilli, quello fa ancora il Magistrato, quella fa ancora la GIP, come, fa ancora la GIP? Si vuol fare l'accertamento o no? Lo sapevano tutti o no, erano amanti o no? "Annina, cipollina, piccina piccina, mi vuoi arrestare Agrusti così vado in vacanza? Mi vuoi arrestare l'Agrusti che vado in vacanza?"; questo è il dialogo verso le undici di sera, con il telegiornale del TG3. "Vieni qui. Vienimi vicino, piccolina, orsacchiotto; mi vuoi arrestare Agrusti che devo andare in vacanza?"; così viene fuori. No, non è questo? Ve la immaginate lei la mattina dopo che dice: "No, no, tu sei il Pubblico Ministero, non arresterò mai Agrusti", petto in fuori...? Eh. Petto no, il petto in fuori niente, petto in dentro; è questo che è capitato, è questo che è avvenuto, è questo che viene fuori... siamo in provincia, signore e signori... no, mica l'ho inventato io, non è mica un racconto, non è mica una sceneggiatura, non è mica un film di Germi, è quello che capita a Pordenone, è quello che è capitato.
"Ma la pressione di Tito si faceva sempre più pesante", (e contestualmente muovendo in avanti l'avambraccio con il pugno chiuso e il polso piegato verso l'alto) quello premeva, si chiama "pressione"... come premeva secondo voi Tito? Come premeva ? Dove premeva e come premeva Tito?».

Trasmissione del 18 gennaio 1997.

«Ora, si intrecciano alle vicende giudiziarie negli ultimi anni questioni più o meno scopertamente legate al sesso, a confidenze, insomma si comincia..., il primo atto sessuale osceno della storia di questa vicenda di intrecci tra politica e mafia, insomma quella cosa disgustosa...; il bacio tra Andreotti e Riina".
C'è un Pubblico Ministero, non dirò se uomo o donna, e c'è un Questore, non dirò se uomo o donna, in una città, non dirò se del Nord e del Sud, che avevano rapporti sessuali orali, nel senso che si confidavano varie cose; da lì si arriva anche ai rapporti tra un Pubblico Ministero e il suo GIP, che mette le corna al marito per andare a letto col Pubblico Ministero e lì fanno le sentenze, nel letto... (bip) (si comprende la parola sperma), le patatine fritte.., ve lo immaginate questo... bleah! Queste schifezze. No. Ci può anche essere un amore di... Io me lo immagino come può essere l'amore di un GIP, il GIP, il GIP e il P.M... che sono lì... dice "ti sei messo il preservativo?", "no, oggi non lo uso", e "hai tirato l'acqua?", tutte queste cose.., il bidet del GIP, ve lo immaginate? "Scusa cosa... com'è la sentenza?"..., tutto questo pasticcio, questa fecondazione delle carte, questa porcheria... Parlo in questo modo un po' sordido perché... immaginatevi cosa sarà stato allora il rapporto sodomitico tra Pacciani e Lotti...».

* * *

Con successiva querela la dottoressa Anna Fasan ha chiesto che si procedesse nei confronti dell'onorevole Sgarbi per il reato di cui agli articoli 595, comma 1-2-3 del codice penale, 13 legge 8 febbraio 1948, n. 47 e 30, commi 4 e 5, legge 6 agosto 1990, n. 223 perché nel corso della trasmissione televisiva «Sgarbi Quotidiani» diffusa dall'emittente Canale 5, nella data del 24 luglio 1997 offendeva la reputazione della stessa Fasan Anna, pronunciando, nel commentare la notizia apparsa sui giornali della richiesta di rinvio a giudizio avanzata nei suoi confronti al Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Treviso per i fatti di diffamazione sopra descritti, le seguenti frasi:
«... ho detto che il pubblico ministero Tito era, in sé insignificante, l'amante - perché uno può essere l'amante di chi gli pare, anche del gatto - era l'amante di un altro magistrato, non un uomo in verità, ma una donna che era però, non una donna qualunque, ma il GIP, cioè la sua GIPPA.
Vero è che il pubblico ministero Tito era l'amante del GIP, della GIPPA Fasan? Sì.
Vero che il pubblico ministero indirizzava non ad un altro possibile GIP, ma al suo GIP suo amante le richieste di arresto per i suoi indagati?
Vero è? È vero.
... allora io Tito dico, voglio arrestare per questi fatti che per me sembrano cose gravi il sindaco di Buia.
Mando la mia richiesta di arresto al GIP il quale la convalida e il sindaco Molinaro viene arrestato.
Tutto questo sarebbe regolare se il GIP fosse persona che io non conosco, persona che non ha seguito le mie indagini, persona che non ha rapporti con me, persona che non è né il mio amico né il mio amante.
No.
In questo caso io mando la mia richiesta di arresto del mio amante che è il GIP, ma prima di tutto è il mio amante, che sa benissimo quello che sto facendo, conosce le indagini mentre le sto istruendo, viene a letto con me, e in nessun modo, né prima di essere il mio amante per soggezione psicologica, perché io sono Tito, perché sono una persona che quella stima, e quindi, per stima, poi perché ha un rapporto sessuale con me, e a questo punto sulla base di questa intesa non c'è alcun dubbio, difatti non c'è stato alcun dubbio, che il sindaco di Buia sia stato arrestato.
... il pubblico ministero Tito... che sicuramente amante della sua GIPPA ha probabilmente, nell'accusa della sua denunzia, ottenuto un come dire, un favore, o una agevolazione per le sue richieste in virtù del rapporto che aveva...
Molinaro dopo questa esperienza è morto.
Cosa chiede l'un l'altro?
Mettimelo dentro, mettilo dentro, mettilo dentro, mettilo dentro e subito viene messo dentro. Viene messo dentro Agrusti, viene messo dentro Molinaro, viene messo dentro ... mettilo dentro, questo sino nel momento in cui possono finalmente parlarsi ... mettilo dentro, mettilo dentro, mettilo dentro ... mettimelo dentro lo mette ... così è avvenuto ... eccola qua ... lo testimonia il marito tradito».

* * *

La Giunta ha ascoltato, com'è prassi, l'onorevole Sgarbi, che ha inteso ribadire come la relazione tra la dottoressa Fasan ed il dottor Tito sia ormai conclamata essendo nato un figlio dalla loro relazione. Va osservato, però, che questo fatto appare irrilevante, non ponendosi in dubbio la sussistenza storica della relazione tra i due magistrati. Altra, infatti, è la questione da risolvere.
Con una sua memoria del 13 maggio 1998, l'onorevole Sgarbi ha altresì richiamato l'interrogazione parlamentare dell'onorevole Armando Veneto, in data 22 dicembre 1996, con la quale l'onorevole Veneto ha chiesto al Ministro della giustizia «se fosse a conoscenza di fatti gravissimi verificatesi presso il Tribunale di Pordenone dove un pubblico ministero, Raffaele Tito, anche in forza di stretti legami sentimentali instaurati con tale Anna Fasan, giudice delle indagini preliminari presso quel Tribunale, e con la complicità di altri magistrati, chiedeva e otteneva l'arresto di cittadini la cui posizione, indipendentemente dal merito delle accuse, veniva valutata solo ai fini della spettacolarizzazione del loro arresto».
Nell'interrogazione, in effetti, viene citata «... a mo' di esempio, la sentenza Del Fabbro, che vedeva coinvolto anche l'onorevole Agrusti, e che sarebbe stata frutto dell'accordo del dottor Tito e della dottoressa Fasan con la collaborazione del dottor Rossi, nel contesto della volontà espressa dal dottor Tito di "incastrare" l'onorevole Agrusti, arrestato nel corso del congresso nazionale del suo partito, il che - secondo il Da Re - appariva alla moglie e ai suoi amici essere importante per lo scalpore giornalistico che avrebbe suscitato».
Già il collegamento con l'interrogazione dell'onorevole Veneto sta a significare che i fatti denunciati dall'onorevole Sgarbi attengono alla funzione parlamentare e meritavano l'attenzione di questo Parlamento.
A parte ciò, non può negarsi che tra le funzioni del Parlamento vi è quella di informare il Paese dei fatti che toccano direttamente la corretta amministrazione della giustizia, nonché degli effetti sulla vita e la libertà dei cittadini che derivano da sempre possibili errori e deviazioni.
La Giunta ha ritenuto di censurare gli eccessi verbali dell'onorevole Sgarbi, ma ha anche tenuto conto del fatto che gli stessi sono connessi al mezzo di comunicazione usato. La satira, del resto, non snatura di per sé le finalità politiche di chi vuole richiamare l'attenzione su un fenomeno che appare d'interesse collettivo; anzi, la satira è uno degli strumenti più antichi e consueti nel confronto politico.
È apparsa prevalente, dunque, l'opinione secondo cui le frasi proferite dal deputato in questione - sia pure caratterizzate da uno stile particolarmente insinuante e astrattamente diffamatorio - costituiscono, tuttavia, un giudizio ed una critica di natura sostanzialmente politica su fatti e circostanze che all'epoca erano al centro dell'attenzione dell'opinione pubblica, nonché del dibattito politico-parlamentare.
Per questi motivi la Giunta, a maggioranza, ha deliberato di riferire all'Assemblea nel senso che i fatti per i quali è in corso il procedimento concernono opinioni espresse da un membro del Parlamento nell'esercizio delle sue funzioni.
Gaetano PECORELLA, Relatore.


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