Onorevoli Colleghi! - La Giunta riferisce su una richiesta di deliberazione in materia di insindacabilità concernente il ministro delle comunicazioni, Maurizio Gasparri, in qualità di deputato, con riferimento ad un procedimento penale pendente nei suoi confronti presso il tribunale di Trieste in seguito ad una querela sporta dal dottor Luigi Di Maio.
Il procedimento trae origine da dichiarazioni riportate sul quotidiano Il Piccolo del 3 febbraio 2001. Secondo quanto attribuito all'onorevole Gasparri dall'articolo «AN dichiara guerra al nuovo questore», egli avrebbe affermato: «L'emergenza dei clandestini a Gorizia? Se il nuovo questore gestirà il problema immigrazione come ha fatto a Roma, allora siete nei guai. Personalmente ho presentato un 'interrogazione su Luigi Di Maio e su come accettava in modo accondiscendente ogni genere di documentazione in tema di sanatoria». E ancora: «Conoscevo la situazione, ma non credevo fosse così drammatica. Per Gorizia e l'Italia c'è un'unica soluzione: istituire il reato di immigrazione clandestina, prevedendo il giudizio per direttissima».
Per tali affermazioni, l'onorevole Gasparri è stato querelato da Luigi Di Maio. Il pubblico ministero incaricato delle indagini ha chiesto l'archiviazione. A tale richiesta si è opposto - ai sensi dell'articolo 410 del codice di procedura penale - il dottor Di Maio. Di qui la fissazione di un'udienza da parte del giudice per le indagini preliminari.
La Giunta ha esaminato il caso nella seduta del 10 ottobre 2001.
Nel corso dell'esame sono emersi con evidenza due elementi. In primo luogo, l'assenza totale di offensività delle parole del deputato Gasparri, il quale in realtà si è limitato ad esprimere un proprio giudizio sul pregresso operato del Di Maio, riferendosi esclusivamente alle modalità applicative della legislazione in materia di immigrazione adottata da quest'ultimo e all'idoneità di queste a contenere i flussi migratori in ingresso in Italia. Tale giudizio non può ritenersi sia stato espresso con una terminologia intrinsecamente offensiva.
In secondo luogo, appare chiaro che l'onorevole Gasparri è intervenuto, in qualità di membro del Parlamento, su un argomento di estrema e perdurante attualità, qual è la politica verso i fenomeni migratori, oggetto - come largamente noto - di un'aspra battaglia parlamentare nella XIII legislatura, battaglia a seguito della quale è stata approvata la legge n. 40 del 1998 (poi trasfusa nel testo unico n. 286 del medesimo anno). Peraltro, nel corso del 2000, la Camera ha esaminato - in quanto argomento calendarizzato su richiesta dell'opposizione - la proposta di legge n. 5808, primo firmatario l'onorevole Fini, volta ad apportare modifiche in senso restrittivo alla legge n. 40 predetta. Dirimente, infine, risulta la circostanza che l'onorevole Gasparri, in data 18 luglio 2000, depositò un'interrogazione a risposta orale rivolta al Presidente del consiglio e al ministro dell'interno (la n. 3-06075), proprio in materia di immigrazione, uno dei cui quesiti testualmente così recitava: «Se risponda al vero che il dottor Di Maio, responsabile dell'ufficio stranieri della questura di Roma, abbia firmato una direttiva in base alla quale debba essere concesso il permesso a tutti gli extra-comunitari che abbiano presentato domande negli ultimi anni, ivi compresi coloro che hanno visto rigettata, per mancanza di titoli, la propria documentazione».
Risulta, pertanto, incontestabile che l'esternazione dell'onorevole Gasparri oggetto del procedimento costituisce la proiezione esterna al Parlamento del contenuto di un atto tipico della funzione.
Per tali motivi, la Giunta, all'unanimità, propone all'Assemblea di deliberare nel senso che i fatti oggetto del procedimento concernono opinioni espresse da un membro del Parlamento nell'esercizio delle sue funzioni.
Sergio COLA, relatore.
![]() |