Onorevoli Colleghi! - La Giunta riferisce su una richiesta di deliberazione in materia di insindacabilità concernente il deputato Vittorio SGARBI con riferimento ad un procedimento penale pendente nei suoi confronti presso il tribunale di Bergamo in seguito ad una querela sporta dal dottor Antonio Di Pietro.
Il procedimento trae origine dalla trasmissione «Sgarbi quotidiani» del 15 novembre 1997, occasione nella quale l'onorevole Sgarbi, per come le dichiarazioni gli vengono attribuite nel capo d'imputazione, ebbe ad affermare - tra l'altro - «Ora io posso dirvi questo. Di Pietro è laureato, ma è ignorante lo stesso. Come centinaia di laureati. Posso dirlo? Non conosce la grammatica, non conosce la sintassi, e me l'ha perfino scritto lui. Ho una lettera di Di Pietro, mirabile lettera di Di Pietro, che vi leggerò: "Se io sono difettoso nella forma, spero di imparare qualcosa da lei", così mi scrisse. E adesso si offende perché io dico "documenti"? Si offende per questo? È laureato, due lauree, tre lauree, ma non conosce la grammatica. D'altra parte le vedete come sono le università? Assassini, criminali, e ci sono anche quelli che non sanno la grammatica. Ora, per quello che mi riguarda, Di Pietro dovrebbe ripetere anche la quinta elementare, la prima media, la seconda media, la terza media, io lo boccerei sempre; è laureato, benissimo. È laureato, quattro lauree, è più che laureato, però come laureato non fa onore alla sua laurea. Posso dirlo? Mi vuol querelare? Querelami. Un laureato che ha fatto il concorso, che fa il magistrato, e che non conosce la sintassi. Posso dirlo? Ecco, aspetto la querela, leggo: "Io non tengo peli sulla lingua" dichiara. Niente matita rossa, bocciato in terza elementare. Per quello che mi riguarda dovrebbe ripetere anche la prima elementare la prima elementare, seconda elementare, tutto da ripetere. Chi lo ha promosso è corrotto. Ma guarda un po', non lui chi lo ha promosso, quel delinquente di professore che non l'ha bocciato è un corrotto, mi denunci. Tutti i professori che hanno promosso Di Pietro in prima elementare, seconda elementare, terza elementare, quarta elementare, quinta elementare andrebbero arrestati loro, come Gorrini, perché sono corrotti. Non da Di Pietro, corrotti dal mal costume dominante, che si promuovono anche gli ignoranti. Vi piace. Vi piace, aspetto la querela. Posso dirlo? Posso dire che Di Pietro non conosce la grammatica? L'ha detto lui stesso, peccato non avere il testo qua, maledizione, ce l'abbiamo la lettera di Di Pietro? Ve la leggerò un altro giorno. Ammissione, ammissione, confessione di Di Pietro. "Io, dice, non ho una grande forma", d'accordo, il professore, il presidente della commissione d'esame di maturità che lo ha promosso è un criminale, il professore che lo ha promosso è un criminale; il professore che gli ha fatto gli esami di diritto costituzionale è ignorante come una capra! Il professore, la commissione di laurea è un'associazione per delinquere, tutta. Lui innocente, ignaro, non sapeva niente, loro un gruppo di criminali pronti a promuovere qualcuno che andava bocciato in quinta elementare. Non se ne sono accorti. Impossibile, se non se ne sono accorti, ignoranti anche loro. E il professore del professore che ha promosso Di Pietro è un criminale. Il professore che ha dato la laurea al presidente della commissione degli esami di maturità, della quinta elementare, della terza media e anche dell'esame di laurea è un corrotto, il professore del professore del professore che ha laureato Di Pietro è un mafioso, ecco. Mi pare evidente, è una catena. Cioè tu sei così in mala fede che di fronte a uno che non conosce la grammatica... Perché in qualunque momento poteva essere fermato. "Troppo tardi - dice - non riusciamo a fermare D'Alema, Berlusconi, devono fare le riforme". Fanno le riforme per bloccare Di Pietro ne hanno inventata un'altra: il semipresidenzialismo fragile. Per fermare Di Pietro facciamo il turno doppio e poi il maggioritario tutto insieme, tutto un pasticcio, per fermare Di Pietro, per la paura. Bastava che uno, che so, avrà fatto lo scientifico, l'istituto tecnico, cosa avrà fatto? Non so il perito aziendale... al secondo anno dicesse: scusi, venga qua, Tonino, venga, ci scriva qui l'esempio di una preposizione articolata. Quello scriveva e a casa bocciato. Bastava fosse fermato lì. No, per fermarlo dovevano fare tre Camere, per fermarlo dovevano fare il turno triplo, per fermarlo dovevano fare qualunque cosa, bastava che ci fosse un professore onesto, uno solo onesto, uno solo, che gli dicesse: scusi, ma, Tiziano, Tiziano chi era? Lui avrebbe risposto: Tiziano il mio compagno di banco. Più o meno, immagino avrebbe risposto così. E Vittore Carpaccio? Carpaccio? "Che domanda, e che ci azzecca Vittore Carpaccio? Che ci azzecca Vittore Carpaccio"... avrebbe risposto. Presumo io, presumo. Quindi bastava a fermarlo un piccolo professore dell'istituto tecnico. Adesso tutte le Camere, tutti i partiti, PDS, AN, Fini, tutti insieme, e anche il professore Elia, l'idea di Elia, se due Camere sono troppe, perché non farne tre? Ecco che fanno in Parlamento. Alla bicamerale fanno questo: deputati da 630 a 400, però i rimanenti li mettiamo in una terza camera. "Alcuni parlamentari mi prendono in giro, mi prendono in giro, dice Di Pietro, alcuni parlamentari proprio a me mi prendono in giro e preparano un colpo di spugna su Mani Pulite". Di Pietro ha detto che alcuni parlamentari lo prendono in giro? E allora eliminiamoli, togliamoli, hanno disturbato Di Pietro. La Bicamerale è subito pronta, però facciamo una terza camera, facciamone una terza per quelli cattivi, ecco Elia, ecco perché c'è Elia, per fare la terza camera, per prendere per il culo Di Pietro, poverino, che occorre fermare in qualunque modo. Bastava fermarlo in tempo, bastava fermarlo lì, lì, lì, sui verbi intransitivi, bastava fermarlo lì sul complemento di specificazione, bastava dirgli facci un esempio di dativo ed è lì che lui inventò molto tardi la dazione».
Per tali affermazioni, il deputato Sgarbi è stato querelato dal dottor Di Pietro e rinviato a giudizio dal giudice delle indagini preliminari.
In generale occorre premettere che la Giunta si è trovata a decidere della presente questione nella perdurante mancanza della normativa primaria di attuazione dell'articolo 68 della Costituzione. A tal proposito, per quanto concerne l'insindacabilità delle opinioni espresse, si ritiene che l'attuale assetto politico-istituzionale e le concrete modalità di esercizio della funzione rendono imprescindibile la considerazione dell'esposizione sui mass-media dell'operato del parlamentare. È assodato sia nella letteratura politologica sia - più semplicemente - nell'osservazione della realtà che vi è un nesso inscindibile tra lo svolgimento di quelle attività di denuncia, propaganda, contatto con l'elettorato e opinion making sui giornali e sulla televisione da un lato e l'operato parlamentare che si concreta in atti tipici della funzione, come l'iniziativa legislativa, il sindacato ispettivo e la più generale partecipazione ai lavori delle Camere, dall'altro.
In questo quadro, la veste di membro del Parlamento appare connotare l'interezza della vita pubblica dell'eletto, sicché in generale si dovrebbe presumere che tutto quel che egli dice nel contesto politico ricada nell'esercizio delle sue funzioni. Tale presunzione deve certamente ammettere la prova contraria, ma gli elementi di tale prova devono essere precisi e concludenti e devono condurre a escludere con sicurezza che il parlamentare abbia pronunciato le frasi oggetto di procedimento giudiziario come homo publicus.
Se i suesposti concetti fossero trasfusi in una legge attuativa del precetto costituzionale, il lavoro della Giunta sarebbe più agevole.
La Giunta ha esaminato la presente questione nelle sedute del 19 e del 25 settembre 2001.
Dall'analisi dei fatti, è apparso alla maggior parte dei componenti la Giunta espressisi sul punto che le affermazioni dell'onorevole Sgarbi si inseriscono nel contesto della perdurante polemica politica nel nostro Paese inerente al modo di procedere della magistratura e in particolare nella forte critica politica manifestata dal deputato Sgarbi nei confronti dell'operato di taluni magistrati, critica che in molte precedenti occasioni l'Assemblea ha ritenuto insindacabili ai sensi dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione (si vedano per esempio - tra i più recenti - i doc. IV-quater nn. 155, 157, 161, 162, 168 e 170 della XIII legislatura).
Più in particolare, in questa circostanza, occorre tener presente, che le affermazioni riportate inerivano al modo di esprimersi del dottor Di Pietro, profilo che - nel quadro di una assai spinta esposizione mediatica di questi - ha contribuito a renderlo noto. Si pensi alla famosa espressione «Che c'azzecca?», entrata sostanzialmente nel frasario di molti. Il deputato Sgarbi, nella trasmissione considerata, mirava a sottolineare che un magistrato molto impegnato nel cercare di dare di sé l'immagine del moralizzatore e dell'uomo di legge e ordine, in realtà appare maneggiare con una qualche difficoltà le regole della lingua italiana. Si tratta pertanto di riflessioni critiche rivolte a una persona che ha esercitato per lungo tempo rilevanti funzioni pubbliche - prima in magistratura e poi in Parlamento - condite peraltro da una buona dose di ironia, piuttosto che di elementi offensivi veri e propri.
Per il complesso delle ragioni sopra evidenziate la Giunta, a maggioranza, propone all'Assemblea di dichiarare che i fatti per i quali è in corso il procedimento concernono opinioni espresse da un membro del Parlamento nell'esercizio delle sue funzioni.
Aurelio GIRONDA VERALDI, relatore
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