Doc. IV, n. 16-A





Onorevoli Colleghi! - 1. Premessa. La Giunta riferisce su una richiesta di autorizzazione a eseguire la misura cautelare della custodia in carcere nei confronti del deputato Remo Di Giandomenico nell'ambito del procedimento penale n. 1485/03 RGNR - n. 506/04 RG GIP pendente presso il tribunale di Larino. La domanda è corredata di un insieme di allegati voluminoso, dal quale si è ritenuto di estrapolare gli elementi più importanti.
Si tratta di un procedimento penale a carico di diversi soggetti nel quale si indaga per diversi capi d'imputazione, tra cui la violazione della legge n. 194 del 1978 sull'interruzione volontaria della gravidanza, l'associazione per delinquere, la corruzione propria continuata e aggravata, il concorso in abuso d'ufficio e in concussione, la violazione delle norme contro il riciclaggio e il concorso nella violazione delle disposizioni sull'immigrazione.
L'ipotesi accusatoria consiste in un vasto circuito illecito che ruoterebbe intorno alla ASL 4 - Basso Molise-Termoli e in particolare alla dottoressa Patrizia Di Palma, figlia dell'ex primario di ostetricia e ginecologia Vito Di Palma e moglie del deputato Di Giandomenico.

2. Quadro generale. In questa sede è necessario dare un sintetico quadro degli elementi portati dalla pubblica accusa a carico della De Palma, giacché all'on. Di Giandomenico si contesta essenzialmente di essere con lei avvinto in un'associazione per delinquere e di essere suo concorrente in numerosi reati-scopo.
Gli atti pervenuti consistono essenzialmente nella proposizione di un'informativa dei Carabinieri basata su sommarie informazioni testimoniali, su acquisizioni documentali e su intercettazioni ambientali. Da essi risulterebbe che Patrizia De Palma si sarebbe sostanzialmente imposta come primario di ostetricia e ginecologia nell'ospedale di Termoli successivamente al pensionamento del padre e in danno del dottor Arnaldo Picucci, con procedure non trasparenti.
Già nota agli uffici giudiziari per essere stata condannata (con sentenza passata in giudicato il 31 gennaio 1991) per il reato di alterazione di stato per avere concorso nella falsa attestazione della paternità di un neonato e per essere stata nel 1996 oggetto di un'indagine amministrativa interna alla ASL 4 - Basso Molise disposta dall'assessorato alla sanità in seguito alla denuncia sporta da un'assistente medico, secondo l'accusa, la De Palma avrebbe ordito un progetto volto a ottenere l'allontanamento del Picucci dalla struttura sanitaria e poi il trasferimento coatto del dottor Bernardino Molinari dall'ospedale di Termoli a quello di Larino.
Più in particolare, il direttore generale dell'ASL, alla fine dell'agosto 2002, disponeva - secondo l'accusa - il trasferimento del Picucci presso l'ospedale di Larino e affidava l'incarico di primario alla De Palma.
Su ricorso immediato del Picucci, il giudice del lavoro del tribunale di Larino disponeva il suo reintegro con provvedimento del 28 gennaio 2003, cui veniva data attuazione dall'ospedale solo il successivo 4 marzo 2003, con conseguente trasferimento della De Palma all'ospedale di Larino.
La dottoressa De Palma, tuttavia, il 10 marzo 2003 avrebbe fatto ingresso nell'ospedale di Termoli e (aiutata dal fratello Nicola, persona estranea all'ospedale) minacciato fisicamente sia il Picucci, che fuggiva, sia il Molinari, che ricorreva poi alle cure del pronto soccorso. Dopo tali cure, il Molinari riprendeva servizio e le visite previste, ma la De Palma - nella stessa mattinata - sarebbe tornata ad aggredirlo, colpendolo al volto, ragione per cui il dottor Molinari riportava una prognosi di trenta giorni.
Quello descritto sarebbe, secondo l'accusa, l'episodio iniziale di un complesso e articolato moto di aggressione e conquista egemonica della De Palma nell'ospedale di Termoli, giacché il Picucci ha finito per ritirarsi dalla scena e successivamente il Molinari è stato trasferito a Larino (per tali episodi nel procedimento in corso viene contestata alla De Palma e al direttore generale della ASL Mario Verrecchia la concussione e alla De Palma e al di lei fratello la violenza a pubblico ufficiale).
La De Palma sarebbe riuscita pertanto a costruire un vero e proprio assetto di potere in virtù del quale avrebbe poi praticato una serie cospicua di illeciti, i più importanti tra i quali possono sintetizzarsi come segue.
A) La violazione della legge n. 194 del 1978. La De Palma, avrebbe praticato - secondo alcune deposizioni testimoniali in istruttoria - aborti su donne consenzienti al di fuori delle prescrizioni della legge sull'interruzione volontaria della gravidanza. Questo filone di attività, peraltro, avrebbe ricompreso anche il dirottamento presso il suo studio privato di utenza rivoltasi alla struttura pubblica e di apparecchiature di proprietà dell'ospedale pubblico (profili per cui si procede contro la De Palma anche per peculato).
B) I reati contro la pubblica amministrazione. Una volta assicuratasi il controllo del reparto di ostetricia e ginecologia, la De Palma, in concorso con il marito, avrebbe edificato, secondo gli inquirenti, un sistema di intimidazione verso i dipendenti e aspiranti tali dell'ospedale che non condividevano i suoi metodi (v. capo 26, pag. 23 dello stampato) e di corruttela con le imprese fornitrici delle amministrazioni molisane (v. capi 16 e 17, pag. 19 dello stampato) o di costrizione e abuso nei confronti di terzi (v. capi 19, 27, 38 e 40, pagg. 20, 23, 27 e 28 dello stampato). Più in particolare, la De Palma, nell'intento di accrescere la propria posizione di potere e di fruire di vantaggi indebiti, ha fatto si che nell'ospedale fosse inserito personale di fiducia, come per esempio tale Michele La Medica di San Severo (FG), Maria Laura Tartaglia (la quale finirà anch'ella indagata per concorso in abuso d'ufficio, peculato, truffa e violazione della legge n. 194 del 1978) e Mariella Manna. Gli episodi che appaiono più significativi tra quelli contestati sono relativi, per un verso al conferimento alle società Formedical SAS e Meditec SRL di commesse di intermediazione per l'acquisto di attrezzature e di materiale sanitario a fronte di danaro e pagamenti di viaggi e soggiorni all'estero (v. pag. 277 e seguenti dello stampato); e per l'altro alla stipula di appalti con l'impresa di tale Esterino Policella, anch'egli tra gli indagati, in cambio dell'assunzione di manodopera indicata dai coniugi Di Giandomenico-De Palma. Si noti anche l'accusa di cui al menzionato capo 40, secondo cui, in concorso con il direttore generale Verrecchia e altri, i coniugi avrebbero pilotato l'adesione della ASL 4 - Basso Molise all'associazione CESAD, la quale ha per scopo la ricerca nel campo della medicina in generale e dello studio dei tumori e delle patologie connesse agli organi femminili in particolare. Posto che tale oggetto sociale era già obiettivo del progetto Mimosa, deliberato dalla Regione Molise nel 1999, l'adesione all'associazione CESAD si palesa, secondo gli inquirenti, totalmente illegittima e inutile e in realtà finalizzata a giustificare il finanziamento da parte del comune di Termoli (la cui giunta è guidata dal Di Giandomenico) di 360.000 euro tra il 2003 e il 2004.
C) Segue: episodio dell'acquisto dell'ecografo. Secondo l'ipotesi accusatoria, uno degli episodi più gravi di malversazione sarebbe consistito nell'alterazione dell'esito di un appalto per l'acquisto di ecografi per l'ospedale di Termoli. Inizialmente indetta una gara per l'acquisto di due macchine, secondo l'accusa, i coniugi avrebbero fatto in modo che ne fosse acquistato uno solo con caratteristiche più sofisticate che poi sarebbe stato sottratto e ritrovato a seguito di una perquisizione presso lo studio privato della dottoressa De Palma a San Severo (FG).
D) Le pressioni contro il presidente della Regione. Secondo gli inquirenti, i coniugi Di Giandomenico-De Palma, in concorso con Antonio Di Paola, funzionario della ASL 4 - Basso Molise responsabile del settore invalidità civile, avrebbero minacciato il presidente della giunta regionale Iorio di dirottare i voti da loro controllati su una candidatura avversa se questi non avesse acconsentito alla nomina del Di Paola a responsabile del distretto di Larino, circostanza che sarebbe tornata utile ai due sia per indebolire il Molinari colà trasferito, sia per allargare la loro sfera d'influenza (su questo episodio si tornerà infra).
Quanto all'on. Di Giandomenico, peraltro, egli è accusato anche di due fattispecie per le quali non è accusata la moglie: una dichiarazione mendace in violazione della legge n. 197 del 1991 in materia di lotta al riciclaggio e una condotta concussoria (richiesta di tangenti) in danno di imprenditori di fuori regione in relazione alla costruzione di un impianto di incenerimento di rifiuti.

3. Metodo dell'esame. Com'è noto, l'articolo 68, secondo comma, della Costituzione non detta criteri sulla base dei quali le Camere debbano o meno accordare o negare le autorizzazioni richieste ad atti restrittivi di parlamentari. È altrettanto noto che la prassi consolidata è nel senso che tale criterio debba rinvenirsi nel fumus persecutionis, vale a dire nella verifica di un eventuale intento persecutorio del potere giudiziario nei confronti del legislativo desumibile dalla richiesta, vuoi per manifesta volontà soggettiva dell'autorità giudiziaria, vuoi per palesi e oggettivi vizi del procedimento. In questo senso i precedenti specifici di questa legislatura possono rinvenirsi nei casi Sanza e Luongo (Doc. IV, n. 5) e Blasi (Doc. IV, n. 11), entrambi provenienti dalla procura di Potenza e per i quali all'unanimità la Giunta ritenne sussistenti evidenti falle investigative e motivazionali e propose il diniego dell'autorizzazione.
Peraltro, storicamente, la Camera ha generalmente sempre respinto le richieste di custodia in carcere a meno che non si trattasse di reati di sangue. Le uniche concessioni sono infatti quelle per i deputati Moranino (I e II legislatura), Saccucci (VI legislatura), Abbatangelo e Negri (IX legislatura).
La Giunta ha esaminato il caso nella seduta del 22 febbraio 2006 (al cui resoconto comunque si rinvia), ascoltando l'interessato, il quale ha altresì depositato una memoria con allegata documentazione. Questo materiale, unitamente - come è ovvio - a tutto l'incartamento pervenuto dal tribunale di Larino, è sempre rimasto a disposizione dei componenti.

4. L'asserita concussione in danno del Presidente della Giunta regionale. Occorre ora soffermarsi sul profilo particolare attinente la pretesa concussione in danno del presidente della regione, Michele Iorio.
Secondo l'accusa, nel 2004 la De Palma e l'on. Di Giandomenico avrebbero cercato di indurre o costringere Michele Iorio a nominare, d'intesa con il direttore generale Verrecchia (nel frattempo divenuto «avversario» dei coniugi), Antonio Di Paola a responsabile del distretto di Larino. L'indebita pressione (come accennato) sarebbe avvenuta facendo balenare al presidente della regione l'ipotesi di sottrargli in futuro l'appoggio elettorale del pacchetto di voti riconducibile al sodalizio De Palma-Di Giandomenico-Di Paola, paradossalmente dirottandolo sul consigliere regionale di Rifondazione Comunista. Questa accusa appare francamente stravagante: nella dialettica politica ed elettorale da sempre esistono scambi, favori, mediazioni di ogni genere che non necessariamente costituiscono un illecito penale. Le trattative sulle alleanze e sulla composizione degli schieramenti di per sé non possono considerarsi corrotte o concussorie, tanto più quando si parla di nomine dei vertici della sanità regionale che spettano proprio agli organi di vertice dell'ente territoriale. Se le relative scelte sono corrette o meno non spetta certo al giudice penale sindacare, ma eventualmente al TAR e in definitiva agli elettori.

5. I contenuti della memoria difensiva dell'onorevole Di Giandomenico. In data 21 febbraio 2006, il deputato interessato ha depositato una memoria articolata con la quale risponde a numerosi degli addebiti mossigli e della quale si offre di seguito una sintesi.
Quanto alla pretesa concussione del Presidente della regione, l'on. Di Giandomenico fa presente che il dottor Di Paola non è stato destinato a Larino bensì a Santa Croce di Magliano.
Circa i rilievi di aver inserito tra il personale della ASL 4 Basso Molise, l'on. Di Giandomenico ha esibito una certificazione del commissario straordinario dalla quale risulta che solo la dottoressa Tartaglia e la signora Manna avrebbero prestato nel corso del 2004 servizio presso la predetta struttura sanitaria, mentre invece le ostetriche Giovanditti e Verrone e il La Medica non vi hanno mai prestato servizio.
Quanto ai rapporti con l'imprenditore Esterino Policella, l'on. Di Giandomenico ha esibito una certificazione del segretario generale del comune di Termoli da cui risulta che il Policella non ha in essere rapporti d'appalto con il predetto comune; e una certificazione del commissario straordinario della ASL da cui analogamente non risultano rapporti d'appalto dal 2002 ad oggi con il medesimo Policella.
Quanto a eventuali tangenti da lui richieste per la realizzazione di un inceneritore, l'on. Di Giandomenico ha affermato che il piano provinciale dei rifiuti non prevederebbe la realizzazione di inceneritori a Termoli.
Circa la prestazione del servizio pasti per i bambini della colonia, l'on. Di Giandomenico ha sostenuto che tale servizio è stato offerto gratuitamente dalla società Tre Stelle RR Puglia gratuitamente per i bambini di San Giuliano, paese colpito dal sisma del 2002.
Con riferimento all'accusa di aver sostenuto il progetto Cesad, l'on. Di Giandomenico ha fatto presente per un verso che il finanziamento del comune non è stato di 360 mila euro bensì di soli 45 mila, ma anche per l'altro che la Cesad e il Progetto Mimosa avevano obiettivi diversi.
Quanto ai rapporti con la Formedical, l'on. Di Giandomenico - in sintesi - ha riconosciuto di essersi interessato ai prezzi degli ecografi e di aver incontrato in una circostanza un rappresentante della Formedical ma di aver poi interrotto ogni rapporto con lui quando ha appreso dell'esorbitante costo del macchinario (200 mila euro). Inoltre, secondo l'interessato la ricostruzione fatta nell'ordinanza di custodia cautelare (pagg. 308-318 dello stampato) sarebbe del tutto contraddittoria giacché a fronte dell'enunciato per cui vi sarebbero stati più incontri, in realtà se ne acclara uno solo che non ha il significato illecito che gli inquirenti intendono attribuirgli.
Quanto ancora al trasferimento di danaro all'estero da parte della dottoressa De Palma, l'on. Di Giandomenico ha precisato che quest'ultima aveva inteso acquistare una multiproprietà gestita dalla catena alberghiera Marriott che le potesse consentire soggiorni nelle varie parti del mondo in cui si trovano le varie strutture ricettive. Secondo l'on. Di Giandomenico, la De Palma avrebbe quindi chiesto un prestito a Esterino Policella che avrebbe poi restituito con la vendita di una casa di proprietà di San Severo o con la cessione di una villa pervenutale in donazione dai genitori nel 1968. Secondo l'on. Di Giandomenico comunque il trasferimento della somma negli USA sarebbe del tutto regolare. Circa poi l'asserito favoritismo nei confronti del Policella e di tale Oronzo Vergallo, colonnello dei Carabinieri, consistito nell'aver rilasciato a costoro licenze edilizie, l'onorevole Di Giandomenico ha fatto presente che gli immobili di cui si tratterebbe non sono stati oggetto di alcun provvedimento da parte del comune di Termoli e uno di questi sarebbe addirittura adibito a scuola e dimora di suore.
Quanto infine all'assunzione di personale domestico extra-comunitario clandestino, l'onorevole Di Giandomenico ha rifiutato decisamente l'accusa, sottolineando di non conoscere il Ciro di cui si parla nel provvedimento custodiale.

6. L'audizione dell'interessato. Remo Di Giandomenico, nel rimettersi per i dettagli della vicenda che lo riguarda alla memoria depositata, nella seduta del 22 febbraio 2006, ha precisato che gli elementi a suo carico consistono essenzialmente in riferimenti alla sua persona contenuti in intercettazioni ambientali. Considera che se gli inquirenti avessero intercettato metà della popolazione di Termoli, avrebbero certamente acquisito ulteriori notizie sulla sua persona. Nel far riferimento al capo 26 del provvedimento cautelare si è sorpreso che il dono di un pareo e di un gel possano essere considerate utilità rilevanti ai fini della concussione. Ha precisato che al centro unico di prenotazioni non è mai stato destinata una persona dal nome La Medica e che Luca Cordero di Montezemolo non ha mai fatto doni all'ospedale di Termoli. Se fosse stato convocato, avrebbe potuto rendere un interrogatorio chiarificatore. Sta vivendo con orrore un episodio di persecuzione e comprende meglio le reazioni estreme che a tale condizione possono conseguire come nel caso del sindaco di Roccaraso. Ha sostenuto che se sua moglie ha sbagliato, è giusto che paghi, ma ha tenuto a sottolineare che si tratta di una professionista, laureata e specializzatasi nelle università di Padova e Siena, che ha lavorato a New York e in Polonia, nonché a Milano con il professor Veronesi. Quanto alla vicenda che l'ha opposta al Picucci, ha fatto presente che quest'ultimo non ha mai avuto la titolarità del primariato di Termoli, ma solo a Larino, giacché quella di Termoli fu oggetto di un regolare concorso, il cui bando fu emanato da una regione governata dal centro-sinistra e da nessuno impugnato.
Ha precisato che la custodia in carcere è stata confermata in sede di riesame per la dott.ssa De Palma e per Esterio Policella, mentre per le altre persone attinte dalla misura restrittiva carceraria sono stati concessi gli arresti domiciliari. Tiene ad aggiungere che sulla vicenda che ha opposto la dott.ssa De Palma al dott. Picucci, il giudice del lavoro si è pronunciato nuovamente nell'agosto 2004, dando ragione alla prima. La De Palma ha peraltro sporto per i medesimi fatti del 10 marzo 2003 una denuncia nei confronti del dott. Molinari, di cui stranamente manca ogni traccia nello stampato che ha potuto consultare.

7. Conclusioni. La maggioranza degli intervenuti ha ritenuto la richiesta di arresto avanzata dalla procura di Larino connotata da fumus persecutionis, specie in rapporto all'attualità delle esigenze cautelari. Va dato atto all'on. Di Giandomenico di avere offerto, con la sua memoria, concreti elementi di contestazione nei confronti delle accuse che meglio svilupperà nelle sedi proprie tenuto conto che l'indagine prosegue. Il che, ovviamente, va riferito solo nella misura in cui si affievolisce la esigenza custodiale.
Per questi motivi la Giunta a maggioranza ha deliberato di proporre all'Assemblea di denegare l'autorizzazione richiesta.

Vincenzo SINISCALCHI, relatore.


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