V Commissione - Resoconto di giovedì 1° dicembre 2005


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ATTI DEL GOVERNO

Giovedì 1o dicembre 2005. - Presidenza del Presidente Giancarlo GIORGETTI. - Interviene il viceministro per l'economia e le finanze Giuseppe Vegas.

La seduta comincia alle 9.

Schema di decreto legislativo recante istituzione della scuola superiore della magistratura, nuove norme in tema di tirocinio e formazione degli uditori giudiziari, nonché nuove norme in tema di aggiornamento professionale e formazione dei magistrati, in attuazione della delega di cui agli articoli 1, comma 1, lettera b) e 2, comma 2, della legge 25 luglio 2005, n. 150.
Atto n. 544
(Seguito dell'esame, ai sensi dell'articolo 143, comma 4, del regolamento, e conclusione- Parere favorevole con condizioni)

La Commissione prosegue l'esame dello Schema di decreto all'ordine del giorno, rinviato nella seduta del 17 novembre 2005.

Giancarlo GIORGETTI, presidente relatore, alla luce degli elementi di chiarimento forniti nella seduta di ieri, formula la seguente proposta di parere:

«La V Commissione Bilancio, tesoro e programmazione,
esaminato lo schema di decreto legislativo recante istituzione della scuola superiore della magistratura, nuove norme in tema di tirocinio e formazione degli uditori giudiziari, nonché nuove norme in tema di aggiornamento professionale e formazione dei magistrati, in attuazione della delega di cui agli articoli 1, comma 1, lettera b) e 2, comma 2, della legge 25 luglio 2005, n. 150 (atto n. 544),
esprime

PARERE FAVOREVOLE

con le seguenti condizioni:
all'articolo 1, comma 4, dopo le parole: «si avvale di personale» inserire le seguenti: «che alla data di entrata in vigore del presente decreto risulti».
all'articolo 37, sostituire il comma 2 con il seguente:
«All'attuazione delle disposizioni dell'articolo 1, comma 4, si provvede con le risorse umane del Ministero della giustizia, senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica».

La Commissione approva la proposta di parere.

Schema di decreto legislativo recante disciplina della composizione, delle competenze e della durata in carica dei consigli giudiziari ed istituzione del consiglio direttivo della Corte di cassazione, in attuazione della delega di cui agli articoli 1, comma 1,


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lettera c), e 2, comma 3, della legge 25 luglio 2005, n. 150.
Atto n. 545
(Seguito dell'esame, ai sensi dell'articolo 143, comma 4, del regolamento, e conclusione - Parere favorevole con condizione).

La Commissione prosegue l'esame dello Schema di decreto all'ordine del giorno, rinviato nella seduta del 17 novembre 2005.

Giancarlo GIORGETTI, presidente relatore, alla luce degli elementi di chiarimento forniti dal rappresentante del Governo nella seduta di ieri, formula la seguente proposta di parere:

«La V Commissione Bilancio, tesoro e programmazione,
esaminato lo schema di decreto legislativo recante disciplina della composizione, delle competenze e della durata in carica dei consigli giudiziari ed istituzione del consiglio direttivo della Corte di cassazione, in attuazione della delega di cui agli articoli 1, comma 1, lettera c), e 2, comma 3, della legge 25 luglio 2005, n. 150 (atto n. 545);
preso atto dei chiarimenti del Governo in base ai quali, in conformità a quanto indicato nella relazione tecnica, le disposizioni di cui agli articoli 6, comma 1, e 14, comma 1, comportano oneri che non possono essere configurati in termini di limite massimo di spesa,
esprime

PARERE FAVOREVOLE

con la seguente condizione:
sostituire l'articolo 17, con il seguente:
«Art. 17. - 1. Agli oneri derivanti dall'attuazione dell'articolo 6, comma 1, valutati in 8.522 euro per l'anno 2005 e in 17.044 euro a decorrere dall'anno 2006 e dall'articolo 14, comma 1, valutati in 295.409 euro per l'anno 2005 e in 590.818 euro a decorrere dall'anno 2006 si provvede a valere delle risorse previste dall'articolo 2, comma 38, della legge 25 luglio 2005, n. 150.
2. Il Ministro dell'economia e delle finanze provvede al monitoraggio degli oneri derivanti dall'applicazione del presente articolo, anche ai fini dell'applicazione dell'articolo 11-ter, comma 7, della legge 5 agosto 1978, n. 468, e successive modificazioni, e trasmette alle Camere, corredati da apposite relazioni, gli eventuali decreti emanati ai sensi dell'articolo 7, secondo comma, n. 2), della citata legge n. 468 del 1978».

La Commissione approva la proposta di parere.

Schema di decreto legislativo recante disciplina del conferimento degli incarichi direttivi giudicanti e requirenti di legittimità, nonché degli incarichi direttivi giudicanti e requirenti di primo e secondo grado nel periodo antecedente all'entrata in vigore delle disposizioni di cui all'articolo 2, comma 1, lettera h), numero 17) e lettera i), numero 6), della legge 25 luglio 2005, n. 150, in attuazione della delega di cui all'articolo 2, comma 10, della medesima legge.
Atto n. 546
(Seguito dell'esame, ai sensi dell'articolo 143, comma 4, del regolamento, e conclusione - Parere favorevole con osservazioni e/o condizioni/contrario).

La Commissione prosegue l'esame dello Schema di decreto all'ordine del giorno, rinviato nella seduta del 17 novembre 2005.

Giancarlo GIORGETTI, presidente relatore, alla luce degli elementi di chiarimento forniti nella seduta di ieri, formula la seguente proposta di parere:

«La V Commissione Bilancio, tesoro e programmazione,
esaminato lo schema di decreto legislativo recante disciplina del conferimento


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degli incarichi direttivi giudicanti e requirenti di legittimità, nonché degli incarichi direttivi giudicanti e requirenti di primo e secondo grado nel periodo antecedente all'entrata in vigore delle disposizioni di cui all'articolo 2, comma 1, lettera h), numero 17) e lettera i), numero 6), della legge 25 luglio 2005, n. 150, in attuazione della delega di cui all'articolo 2, comma 10, della medesima legge (atto n. 546),
esprime

PARERE FAVOREVOLE

con la seguente condizione:
sostituire l'articolo 5, con il seguente:
«Art. 5. - 1. Per l'attuazione degli articoli 2, comma 1 e 3, comma 1, è autorizzata la spesa massima di 9.750.000 euro per l'anno 2005 e di 8.000.000 euro a decorrere dall'anno 2006. Al relativo onere si provvede a valere delle risorse previste dall'articolo 2, comma 40, della legge 25 luglio 2005, n. 150».

La Commissione approva la proposta di parere.

Schema di decreto legislativo recante modifica dell'organico della Corte di cassazione e della disciplina relativa ai magistrati di merito applicati presso la stessa, in attuazione della delega di cui agli articoli 1, comma 1, lettera e), e 2, comma 5, della legge 25 luglio 2005, n. 150.
Atto n. 547
(Seguito dell'esame, ai sensi dell'articolo 143, comma 4, del regolamento, e conclusione - Parere favorevole con condizione)

La Commissione prosegue l'esame dello Schema di decreto all'ordine del giorno, rinviato nella seduta del 17 novembre 2005.

Giancarlo GIORGETTI, presidente relatore, alla luce degli elementi di chiarimento forniti dal rappresentante del Governo nella seduta di ieri, formula la seguente proposta di parere:

«La V Commissione Bilancio, tesoro e programmazione,
esaminato lo schema di decreto legislativo recante modifica dell'organico della Corte di cassazione e della disciplina relativa ai magistrati di merito applicati presso la stessa, in attuazione della delega di cui agli articoli 1, comma 1, lettera e), e 2, comma 5, della legge 25 luglio 2005, n. 150 (atto n. 547),
esprime

PARERE FAVOREVOLE

con la seguente condizione:
sostituire l'articolo 7 con il seguente:
«Art. 7. - 1. Per l'attuazione dell'articolo 1, comma 1, è autorizzata la spesa massima di 629.000 euro per l'anno 2005 e di 1.258.000 euro a decorrere dall'anno 2006. Al relativo onere si provvede a valere delle risorse previste dall'articolo 2, comma 39, della legge 25 luglio 2005, n. 150».

La Commissione approva la proposta di parere.

La seduta termina alle 9.20.

SEDE REFERENTE

Giovedì 1o dicembre 2005. - Presidenza del presidente Giancarlo GIORGETTI - Interviene il ministro dello sviluppo e della coesione territoriale Gianfranco Miccichè e il viceministro dell'economia e delle finanze Giuseppe Vegas.

La seduta comincia alle 9.20.

Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge finanziaria 2006).
C. 6177 Governo, approvato dal Senato.


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Bilancio di previsione dello Stato per l'anno 2006 e bilancio pluriennale 2006-2008.
C. 6178 Governo, e relative note di variazione C. 6178-bis e C. 6178-ter, approvato dal Senato.
(Seguito dell'esame congiunto e rinvio).

La Commissione prosegue l'esame congiunto, rinviato, da ultimo, nella seduta pomeridiana di ieri.

Giancarlo GIORGETTI, presidente, ringrazia il ministro Miccichè per la sua partecipazione ai lavori della Commissione che consentirà un confronto sulla materia di sua competenza nell'ambito dell'esame dei documenti di bilancio.

Il ministro Gianfranco MICCICHÈ osserva preliminarmente che la legge finanziaria per il 2006 persegue l'obiettivo del consolidamento del FAS (fondo aree sottoutilizzate), che ha già dato buona prova di funzionamento. Ricorda l'impegno assunto già a partire dal 2002, con la condivisione delle categorie e delle parti sociali, di assegnare un volume di risorse aggiuntive al FAS, che il prossimo anno dovrà crescere in misura non inferiore allo 0,6 del prodotto interno lordo. Per quest'anno sono a disposizione 8,5 miliardi di euro aggiuntivi e, come prassi, sono state assegnate risorse per gli anni fino al 2008-2009 in un'ottica di continuità dei finanziamenti per il quadriennio successivo all'esercizio in corso. Si tratta in particolare di 8 miliardi di euro per il 2006, 6,130 per il 2007 e 10,630 per il 2008, a cui vanno aggiunti 160 milioni di euro da destinarsi alle aree sottosviluppate ai fini della ricerca applicata, destinati al Ministero dell'università e della ricerca. Sono state confermate le regole di funzionamento del FAS, in quanto la nuova legge finanziaria non presenta rilevanti novità, ma assicura certezza e continuità mantenendo ferme le regole già sperimentate in materia di allocazione delle risorse, di cooperazione tra Stato e regione nei procedimenti decisionali, di meccanismi di premialità, di monitoraggio sull'efficacia della spesa, di processi per l'accelerazione della spesa in conto capitale e di criterio territoriale nel riparto delle risorse. In quest'ambito, il decreto-legge sulla competitività ha completato gli strumenti di incentivazione prevedendo norme sulla fiscalità di vantaggio nel Mezzogiorno. Per quanto concerne il credito di imposta, si è cercato di assicurare certezze nell'utilizzazione delle risorse. Con riferimento al bonus per l'occupazione, ricorda che si potrà ottenerlo prima dell'assunzione dei nuovi dipendenti: con la vigente disciplina esso costituisce un premio che viene riscosso successivamente al momento dell'assunzione, mentre, con la riforma proposta, che viene incontro alle osservazioni da più parti mosse, è stato anticipato, al fine di produrre un maggiore incentivo all'assunzione. Ricorda altresì la possibilità del Comitato interministeriale per la programmazione economica di finanziare ristrutturazioni di imprese nelle filiere agro-alimentari ubicate nelle zone meridionali. Preannuncia quindi la presentazione da parte del Governo di ulteriori misure finalizzate all'accelerazione degli investimenti, in particolare sarà previsto un premio ai comuni che accelereranno i procedimenti diretti a produrre investimenti nel settore idrico. Da ultimo comunica che, a seguito di un accordo internazionale con gli Stati Uniti d'America, sarà istituito un centro per le ricerche da ubicarsi nel Mezzogiorno, al quale saranno destinati circa 100 milioni di euro che saranno probabilmente stornati dal FAS.

Antonio BOCCIA (MARGH-U), dato atto al ministro Miccichè della sua disponibilità al confronto con la Commissione, rileva innanzitutto che, nel corso della legislatura, il confronto tra maggioranza ed opposizione sulle questioni di politica economica si è fondato principalmente sulla veridicità dei dati forniti dal Governo, anziché sulle linee strategiche della politica economica nazionale. In proposito, ritiene invece che il confronto con il Governo debba assumere caratteri costruttivi, al fine di produrre effetti vantaggiosi per il paese ed in tale ambito intende offrire il proprio contributo. Ricorda


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quindi che le programmazioni pluriennali elaborate nel corso della legislatura hanno avuto la caratteristica costante di produrre una esposizione lieve sul primo anno ed una più incidente sugli anni a venire, producendo così una traslazione di risorse tale da non giovare ad assicurare un riequilibrio tra le diverse zone del paese che pure il ministro Tremonti aveva posto all'inizio della legislatura come obiettivo principale da perseguire. Osserva infatti come tutti gli obiettivi diretti ad assicurare una crescita delle regioni meridionali del paese non sono stati conseguiti neppure a livello tendenziale, aspetto questo che ha concretamente inciso sul mancato riequilibrio, delle cui ragioni chiede conto al ministro Miccichè. Per quanto concerne la questione dell'addizionalità, riconosce preliminarmente che neanche il centrosinistra, nella legislatura in cui ha governato, ha prodotto politiche virtuose, anche se si tratta di uno dei principali doveri a livello comunitario. In particolare, non si è mai riusciti a fare in modo che i fondi strutturali fossero effettivamente aggiuntivi. Rileva peraltro come, nel periodo intorno al 2001-2002, il tasso di crescita del prodotto interno lordo nelle zone meridionali fosse risultato maggiore rispetto al centro-nord del paese, e si fosse così avviato un tendenziale processo di riequilibrio, che invece negli ultimi anni è tornato a peggiorare. Considerato che il Governo ha sempre pubblicizzato la riuscita di tutti i provvedimenti adottati in materia politico-economica, invita quindi il rappresentante del Governo a chiarire le ragioni di tale tendenza negativa della crescita del prodotto interno lordo nelle zone meridionali. Rilevato quindi come nell'intervento del ministro Miccichè non siano stati indicati interventi strutturali a favore del Mezzogiorno, propone di inserire all'interno della manovra economica in esame misure strategiche e di maggiore efficacia per riavviare il processo di crescita nelle aree meridionali del paese. Sottolinea infine come, qualora il centrosinistra dovesse vincere le prossime elezioni politiche, la questione meridionale sarà posta al centro delle strategie politico-economiche della nuova legislatura.

Gerardo BIANCO (MARGH-U) ricorda che il ministro Tremonti ha affermato in più occasioni, ed anche nel suo ultimo libro, la inutilità delle manovre di bilancio e osserva che questo suo convincimento risulta evidente anche all'interno della legge finanziaria in esame, che presenta un approccio ricco di sfiducia per quanto concerne la sua efficacia. Conseguentemente la stessa questione meridionale risulta affrontata solo marginalmente, come si evince dall'analisi della pur esauriente relazione. In sostanza, in questa manovra finanziaria la questione della crescita del Mezzogiorno viene ignorata, a parte alcuni interventi marginali. Condividendo le affermazioni del deputato Boccia, denuncia la mancanza di una visione strategica generale per il Mezzogiorno che si inserisca nello sviluppo complessivo del Paese, dove si presenta una situazione in continuo peggioramento soprattutto sotto il profilo delle condizioni di vita. Ricorda quindi come le politiche economiche degli anni Sessanta e Settanta si caratterizzassero per forti investimenti nel Mezzogiorno, che poi producevano effetti benefici per tutto il resto del paese. Illustra quindi i dati relativi alla situazione economica delle zone meridionali che presentano una situazione di evidente arretratezza rispetto alle altre regioni, non solo sotto il profilo del reddito medio familiare e dei consumi, ma anche sotto quello dell'occupazione. Per quanto riguarda quest'ultimo aspetto, negli anni tra il 1995 e il 2000 l'occupazione aveva segnato una crescita maggiore nel Mezzogiorno rispetto al resto del Paese, mentre la tendenza di questi ultimi anni è stata regressiva, evidenziando un sostanziale fallimento delle politiche economiche governative dovuto all'assenza di una strategia complessiva per le zone meridionali. Ritiene inutile a questo riguardo cercare mercati aperti all'esterno se prima non si cerca di allargare i mercati interni. Rileva poi che le politiche governative di questi anni hanno impedito alla riforma federalista, realizzata


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dal centrosinistra, di produrre effetti benefici sul Mezzogiorno. Si sofferma infine sul provvedimento contenuto nella legge finanziaria per il 2006 che prevede l'istituzione della Banca del Sud. Ritiene che la relativa dotazione sia eccessivamente esigua rispetto alle effettive esigenze, denunciandone la logica illusionistica e ricordando che tale misura è stata criticata anche dal Governatore della Banca d'Italia e dal presidente della Confindustria. Conclude ribadendo la necessità di perseguire politiche di riequilibrio tra le diverse zone del Paese.

Arnaldo MARIOTTI (DS-U) ricorda che, nel corso della discussione, il deputato Ventura ha evidenziato come il costo delle manovre di questa legislatura ammonti complessivamente a 90 miliardi di euro. In tale ambito, la conseguenza per il Mezzogiorno, in un periodo di bassa crescita dell'economia generale, è stata l'aumento del divario rispetto al resto del Paese per quanto riguarda il reddito, il prodotto interno lordo e la disoccupazione. A questo proposito, ricorda che l'Istat ha segnalato la riapertura di un fronte interno di emigrazione dal sud al nord che deve essere frenato. Osserva poi che, a causa dei tagli agli enti locali sui tetti di spesa, si è prodotto l'effetto per cui i fondi aggiuntivi per il Mezzogiorno, rispetto agli stanziamenti ordinari, si concretizzano in termini negativi. Rileva pertanto una diminuzione dei finanziamenti per il Mezzogiorno, ritenendo invece essenziale che le risorse annunciate in favore delle aree più povere del paese siano concretamente reperite.

Il ministro Gianfranco MICCICHÈ, nel rispondere agli onorevoli Bianco e Boccia non può che constatare come i loro interventi dimostrino che ormai la campagna elettorale è avviata. Non giudica corrispondente a verità, in particolare, la descrizione compiuta della situazione meridionale. In proposito ricorda che, in base ai dati ISTAT, negli ultimi anni sono state le regioni meridionali a recare il maggior contributo alla crescita del PIL nazionale, a testimonianza di un'economia che presenta notevoli segni di vitalità. Sempre nelle regioni meridionali vi è stato un aumento dell'occupazione e della spesa per consumi finali. Ciò non significa sostenere che sono stati superati i gravi problemi strutturali delle regioni meridionali, ma vi sono stati, negli ultimi anni notevoli miglioramenti. Tra i progressi compiuti nell'attuale legislatura, ricorda l'avvio delle opere infrastrutturali, superando in questo settore la totale assenza di progettazione che ha caratterizzato il periodo precedente: ciò è testimoniato dall'aumento dei bandi di gara ANAS. La situazione non risulta altrettanto incoraggiante per quel che riguarda gli investimenti delle ferrovie: anche in questo settore però l'importo dei bandi pubblicati è passato da 123 milioni di euro a 904 milioni di euro.
Contesta poi la veridicità dei dati SVIMEZ richiamati dall'onorevole Bianco: le previsioni della SVIMEZ sono infatti state regolarmente smentite dai fatti negli ultimi anni e rileva che ormai il livello qualitativo delle ricerche dell'Istituto non risulta pari alla sua fama. Rileva poi che l'attuale maggioranza non ha compiuto rivoluzioni nelle politiche per il sostegno al Mezzogiorno, ma ha compiuto alcune correzioni di rotta che hanno consentito il conseguimento dei notevoli risultati conseguiti sopra richiamati. In particolare, ricorda la creazione del fondo unico per le aree sottoutilizzate che ha consentito di evitare la dispersione delle risorse, l'introduzione di meccanismi di premialità e la scelta di privilegiare gli interventi destinati all'infrastrutturazione ed ai servizi, piuttosto che l'erogazione degli incentivi e i trasferimenti. In questo quadro si colloca anche l'abolizione del credito d'imposta concesso nella scorsa legislatura, che non aveva sortito i risultati sperati. Con riferimento alla critica ripetutamente rivolta al Governo di allocare le risorse per il Sud al terzo anno del triennio finanziario, rileva che in realtà si tratta di una prassi già introdotta nella scorsa legislatura. In particolare, l'ultima legge finanziaria della


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precedente legislatura stanziava risorse consistenti per il 2003, ultimo anno del triennio finanziario 2001-2003.

Gianfranco MORGANDO (MARGH-U) rileva la differenza tra stanziare risorse nell'ultimo anno del triennio e modulare gli interventi nella tabella F allegata al disegno di legge finanziaria in modo da rinviare tutto al quarto anno ed ai successivi.

Il ministro Gianfranco MICCICHÈ rileva che l'allocazione delle risorse tra i diversi anni del triennio finanziario ha sempre inteso corrispondere alle esigenze reali. Consiglia infine all'onorevole Bianco e a tutti i componenti della Commissione, con riferimento alla citazione compiuta dall'onorevole Bianco del saggio recentemente pubblicato dal ministro Tremonti, la lettura del libro di Nicola Rossi, autorevole esponente dell'opposizione: le politiche che vengono proposte per il Sud crebbero sei ostacoli allo sviluppo del Mezzogiorno. Basti ricordare che l'on. Rossi sostiene che al Sud sono destinate risorse in maniera eccessiva.

Lello DI GIOIA (Misto-La rosa nel pugno), nel ringraziare preliminarmente il presidente Giorgetti per l'opportunità data alla Commissione di discutere in ordine ai problemi fondamentali del paese, anche con la partecipazione di rappresentanti del Governo, ricorda come già nella seduta di ieri la Commissione si sia avvalsa dell'intervento del ministro Maroni. Quanto al ministro oggi presente, ritiene che l'affidamento allo stesso di rilevanti responsabilità istituzionali non sia stata una fortuna per il paese, ed in particolare per il mezzogiorno. Nel merito dell'intervento svolto dal Ministro, rileva come, ove si dovesse dar fede a quanto da egli sostenuto, si dovrebbe affermare che il Mezzogiorno d'Italia sta vivendo una fase positiva; tuttavia, nella convinzione che il mezzogiorno rappresenti una risorsa fondamentale per l'intera nazione e per l'Europa, ritiene che quanto fatto non sia sufficiente a garantire ad un suo adeguato sviluppo. Ritiene inoltre che i dati ISTAT di cui il ministro ha dato conto siano parziali e utilizzati in modo meramente strumentale alla campagna elettorale. Con riferimento alle tematiche della crescita economica delle piccole e medie imprese operanti nel sud, del sostegno alla ricerca e, più in generale, dello sviluppo produttivo, ritiene che i dati ISTAT debbano essere valutati anche alla luce dei dati elaborati da altri istituti di ricerca, dai quali emerge chiaramente come si stia assistendo ad un incremento della povertà, soprattutto nel mezzogiorno. Particolarmente problematico appare l'avvio di un serio processo volto a fornire il sud delle infrastrutture necessarie: deve in proposito ricordarsi la difficoltà che ha l'ANAS nel bandire i bandi di gara e nell'avviare i cantieri, cui si aggiunge il grave danno subito dalle imprese locali appaltanti per effetto del dilazionarsi dei termini di pagamento da parte del committente. Analoghe difficoltà si riscontrano in materia di porti, aeroporti e logistica in generale. Concludendo, invita quindi il Ministro a fornire chiarimenti in ordine alla portata del concetto di «fiscalità di vantaggio» e, in particolare, su come tali interventi si inseriscano in un programma coerente con gli indirizzi europei.

Mario LETTIERI (MARGH-U), ritenendo poco corretta l'arringa svolta dal ministro nei confronti dell'attendibilità dei dati forniti dalla SVIMEZ nonché nei confronti delle opinioni espresse dal deputato Nicola Rossi, ritiene opportuno fornire chiarimenti in ordine a quanto sostenuto da quest'ultimo nel libro di recente pubblicazione. In particolare, reputa che la questione affrontata da Rossi non coinvolga considerazioni attinenti esclusivamente a stanziamenti di fondi, ma investa un problema di tipo culturale e di efficienza del mezzogiorno, la cui responsabilità andrebbe a suo avviso imputata anche alla classe dirigente locale. Senza porre in discussione l'attendibilità dei dati forniti dall'ISTAT e di cui il Ministro ha dato conto, ritiene tuttavia che non possa attribuirsi valore eccessivo alle stime che evidenziano una crescita molto lieve dello


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sviluppo - pari allo 0,1 per cento -, quando, contestualmente, si assiste ad un calo pari all'11 per cento dei consumi alimentari delle famiglie e ad una crescente emigrazione dei giovani del meridione. Al riguardo, ritiene che l'attuale Governo non abbia destinato adeguate risorse aggiuntive al mezzogiorno d'Italia e che all'aumento dei contratti di concessione di appalti non abbia fatto seguito l'avvio delle opere progettate. Appare invece indispensabile colmare le lacune esistenti nel sistema delle infrastrutture, che amplificano le difficoltà economiche del sud. Con riferimento a quanto detto dal Ministro a proposito delle disposizioni che presumibilmente saranno contenute nel maxiemendamento che sarà presentato dal Governo, che dovrebbero incrementare la capienza dei fondi strutturali destinati al meridione, auspica che tali misure vengano effettivamente adottate. Quanto alle norme contenute nel disegno di legge finanziaria in materia di distretti industriali, ritiene che esse siano di contenuto evanescente e che destinino fondi inadeguati allo sviluppo di nuove forme di aggregazione di imprese, con l'unico plausibile effetto di potenziare i distretti industriali già operanti in Lombardia ed in Sicilia. Quanto alla istituenda Banca del Sud, ritiene che i fondi stanziati a tal fine siano inadeguati e che la sua costituzione non tenga conto della storia della Cassa per il Mezzogiorno. A suo avviso, infatti, interventi in materia creditizia per il meridione presupporrebbero serie strategie elaborate dalle autorità preposte, mediante l'adozione di misure che inibiscano alle banche di limitare i finanziamenti rivolti al Mezzogiorno. Da ultimo, ritiene scarsamente condivisibile la mancata utilizzazione del credito d'imposta, quale misura per sostenere gli interventi nel meridione, tanto più ove si consideri che la cosiddetta legge Tremonti-bis ha agevolato soprattutto il settentrione del paese.

Lorenzo RIA (MARGH-U) pur dando atto al Ministro di aver seguito nel suo intervento un approccio di tipo pragmatico, ritiene che l'intero dibattito in corso sia influenzato dall'imminente campagna elettorale, a causa della quale esponenti della coalizione di maggioranza rilevano la presenza di segnali positivi di ripresa, mentre i rappresentanti del centrosinistra considerano la ripresa lenta e comunque inadeguata. A suo avviso, si tratta invece di assumere quale dato di partenza il rilievo che una famiglia su quattro, nel Mezzogiorno d'Italia, si trova al di sotto della soglia di povertà. Muovendo da tale dato, è necessario individuare le misure più idonee al rilancio produttivo del sud. Gli strumenti a tal fine introdotti nella scorsa legislatura, quali il credito d'imposta ed il prestito d'onore, hanno subito, nella loro applicazione, un brusco arresto che ha prodotto gravi danni alla crescita degli investimenti. Richiamando l'intervento del deputato Lettieri in materia di distretti industriali, invita il rappresentante del Governo a chiarire come si intenda strutturarli e, in particolare, a precisare quali possano essere i rapporti tra le imprese legate da vincoli di filiera produttiva. In proposito, rileva inoltre l'insufficienza dello stanziamento, pari a soli 50 milioni di euro, destinato a tale finalità e osserva che esso si rivela tanto più inadeguato ove si consideri che i distretti attualmente riconosciuti ammontano a ben 198 e che ad essi sono equiparate, da molti provvedimenti regionali, aggregazioni di imprese di carattere locale. Con riguardo alla regione da cui proviene, la Puglia, denuncia la forte crisi del sistema tessile e manifatturiero e ricorda che proposte volte a favorirne lo sviluppo, sostenute da intese bipartisan e con l'appoggio dei sindacati, non sono mai state valutate favorevolmente dal Governo. Ritiene quindi necessario valorizzare gli aspetti innovativi capaci di rilanciare il settore produttivo delle regioni meridionali, individuando chiare priorità di intervento. Reputa infine poco opportuna la presenza, nei provvedimenti che compongono la manovra di bilancio, di disposizioni di carattere microsettoriale, come quelle che contemplano, nell'ambito delle categorie svantaggiate, i soli lavoratori socialmente utili operanti nel comune di Catania e forse, ove il maxiemendamento


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che il Governo presenterà dovesse disporre in tal senso, anche nel comune di Messina. Tali disposizioni andrebbero infatti estese, in una prospettiva occupazionale, a tutti i comuni e province rientranti nell'ambito delle regioni dell'obiettivo1.

Il ministro Gianfranco MICCICHÈ, replicando ai quesiti posti dai deputati intervenuti, ritiene in primo luogo opportuno fornire taluni chiarimenti in ordine alla cosiddetta fiscalità di vantaggio. Al riguardo, dopo aver precisato che lascerà agli atti dei lavori della Commissione il carteggio avviato tra il Governo italiano e i competenti organi comunitari, fa presente che, pur non avendo il nostro paese avanzato la richiesta di introdurre una fiscalità di vantaggio in termini generali, si è fatto però promotore di iniziative volte ad applicare tali misure all'IRAP. Tuttavia, atteso che la stessa compatibilità comunitaria dell'IRAP è attualmente all'esame della Corte di giustizia europea, a fronte del carteggio avviato a decorrere dal 20 aprile tra il Governo e la Commissione europea, l'istruttoria in tale sede non si è ancora conclusa. Sul fronte delle misure adottate in ambito interno, ricorda come, in occasione dell'approvazione della legge n. 80 del 2005 e poi con l'approvazione del decreto fiscale, siano stati destinati 400 milioni di euro per gli interventi sull'IRAP. Con riferimento ai possibili esiti dell'istruttoria che si sta svolgendo in sede europea, auspica che la stessa possa risolversi con l'accoglimento delle proposte avanzate dal Governo italiano e che le problematiche connesse alla fiscalità di vantaggio non siano incluse nel novero delle questioni finanziarie. Fa tuttavia presente di nutrire talune preoccupazioni al riguardo anche in quanto, a suo avviso, l'Unione europea sta attraversando una fase caratterizzata dalla scarsa coesione interna e dall'accentuarsi dei nazionalismi dei singoli paesi membri. Appare inoltre poco opportuna la decisione, che sembra essere stata adottata dalla presidenza inglese, di ridurre fortemente gli stanziamenti destinati alla coesione sociale. Tali misure, che, allo stato, non dovrebbero colpire il nostro paese, appaiono comunque poco opportune in quanto danneggerebbero quasi esclusivamente i nuovi paesi membri. Quanto ai chiarimenti richiesti in merito alla disciplina dei distretti industriali, ritiene poco esatta l'affermazione che tali misure sarebbero volte a favorire principalmente i distretti operanti in Sicilia, poiché, stando ai dati a sua disposizione, in Sicilia opererebbe un solo distretto tecnologico. Precisando comunque come tale materia rientri nelle competenze di altri dicasteri e facendo presente che, al riguardo, non è in possesso di sufficienti informazioni, non esclude l'opportunità di segnalare, nelle sedi a ciò deputate, le perplessità rappresentate circa la reale portata innovativa della disciplina introdotta in materia di distretti, anche al fine di comprendere se essa sia in grado di favorire la costituzione di nuove aggregazioni. Fornisce quindi taluni chiarimenti sulla questione inerente la istituzione della Banca del Sud che, ricorda, aver inizialmente avversato. In proposito precisa come lo stanziamento previsto per la sua istituzione non debba essere considerato insufficiente, in quanto destinato non a formare il capitale sociale della banca stessa, che sarà costituito da fondi di provenienza pubblica o privata, ma a coprire le spese di organizzazione. L'idea di istituire una Banca per il Sud, ove essa sia capace di operare per lo sviluppo del meridione, senza perseguire interessi di carattere localistico e clientelare, appare condivisibile: sembra tuttavia necessario che la banca istituenda persegua effettivamente tali scopi, discostandosi dunque dalle esperienze del passato.

Giancarlo GIORGETTI, presidente, ringrazia il ministro Miccichè per la sua partecipazione al dibattito; sospende quindi brevemente la seduta, avvertendo che alla ripresa si svolgeranno la replica del relatore e del Governo.

La seduta, sospesa alle 11.20, è ripresa alle 11.40.

Giancarlo GIORGETTI, presidente, avverte che, non essendo ancora disponibile


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il fascicolo a stampa degli emendamenti, a causa all'elevato numero degli stessi, non è in grado di indicare esattamente quando la presidenza potrà procedere alla comunicazione relativa alle proposte emendative inammissibili. Ritiene, infatti, inopportuno procedere alla comunicazione prima che i deputati abbiano a disposizione il fascicolo degli emendamenti.

Gerardo BIANCO (MARGH-U), considerato che la discussione sulla manovra di finanza pubblica si basa sui dati forniti da istituti come l'ISTAT e la SVIMEZ, invita la presidenza a programmare l'audizione dei predetti enti, al fine di acquisire al dibattito dati che siano aggiornati, certi e incontrovertibili. Per quanto riguarda gli emendamenti, invece, ritiene che la loro stampa potrebbe anche essere sospesa, dato che, alla luce dei presumibili orientamenti del Governo, essi non hanno rilievo per il seguito dell'esame.

Giovanni RUSSO SPENA (RC) invita la presidenza a rinviare a lunedì 5 dicembre la comunicazione relativa alle inammissibilità degli emendamenti, così che i gruppi e i singoli deputati non restino nell'incertezza riguardo ai tempi delle diverse fasi dei lavori e possano organizzarsi al meglio ai fini dell'eventuale appello sugli emendamenti dichiarati inammissibili e ai fini della segnalazione degli emendamenti da porre comunque in votazione. Fa presente che, tra l'altro, alcuni deputati sono impegnati, tra oggi e domani, con i lavori delle Commissioni bicamerali.

Michele VENTURA (DS-U) si associa alla richiesta del deputato Russo Spena di rinviare a lunedì 5 dicembre la comunicazione relativa alle inammissibilità, osservando che la Commissione potrebbe modificare il precedente orientamento e procedere nell'esame degli emendamenti anche nelle giornate di giovedì 8 e venerdì 9 dicembre.

Gianfranco MORGANDO (MARGH-U) dichiara la disponibilità del suo gruppo ad organizzare i lavori nel modo proposto dai deputati Russo Spena e Ventura.

Giancarlo GIORGETTI, presidente, considerato che nel pomeriggio di oggi dovrebbe essere pronto il fascicolo a stampa degli emendamenti, ritiene che, dopo le repliche del relatore e del Governo, si possa sospendere la seduta rinviando al pomeriggio la comunicazione relativa agli emendamenti inammissibili. In questo modo, sarebbe possibile fissare per la giornata di domani il termine per la presentazione dei ricorsi e la comunicazione sui relativi esiti, per procedere quindi alle votazioni nella prossima settimana sulla base delle segnalazioni dei gruppi.

Daniela GARNERO SANTANCHÈ (AN), relatore per il disegno di legge finanziaria, intervenendo in sede di replica, nel ringraziare i colleghi intervenuti nel corso dell'esame preliminare, osserva che la qualità del dibattito svolto conferma la vitalità del Parlamento che costituisce una sede imprescindibile di discussione e di confronto, tanto più necessaria in un Paese che presenta forti differenze al suo interno ed una forte presenza degli interessi organizzati, che qualche volta assumono carattere di vero e proprio corporativismo. Rileva che ancora una volta l'esame del disegno di legge finanziaria ha costituito la sede idonea per discutere sui diversi problemi che riguardano l'andamento dell'economia e la politica economica, intrecciando le valutazioni di carattere generale con un giudizio sulle singole disposizioni. Ciò non toglie che è auspicabile che nella prossima legislatura si possa riprendere il discorso che avevamo avviato proprio in questa Commissione, ma che purtroppo non è giunto a risultati positivi, sulla eventuale riforma delle procedure di bilancio. È infatti innegabile che la finanziaria sia sovraccaricata di un eccesso di decisioni e rischia di essere percepita, in primo luogo dai parlamentari, ma anche dagli interessi organizzati, come l'unica occasione utile per risolvere i più vari problemi. Ringrazia in particolare


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l'onorevole Visco che ha avuto la cortesia di leggere con attenzione la mia relazione e che ha espresso con toni pacati e, come al solito, con ragionamenti estremamente interessanti alcune critiche. Nel convenire sul fatto che la sensazione generale è che una governance dell'economia internazionale non esista, rileva che risulta evidente che sarebbe indispensabile ritrovare gli strumenti necessari a prevenire l'eventualità di gravi crisi, come quella del 1929, che l'onorevole Visco ha evocato. Ritiene tuttavia che non si presentino condizioni analoghe a quelle del '29, non fosse altro per il fatto che non ha precedenti nella storia contemporanea il caso di un ciclo di crescita così lungo come quello che stanno registrando gli Stati Uniti. Ciononostante un ruolo più attivo da parte dell'Europa potrebbe sicuramente concorrere, per la posizione strategica che il nostro continente ricopre e per la sua collocazione di confine con l'Oriente e di tradizionale amicizia con gli Stati Uniti, a ritrovare le condizioni per un andamento meno convulso e imprevedibile delle variabili economiche. Con rammarico, rileva tuttavia che allo stato non sembrano sussistere le condizioni per uno scatto di orgoglio dell'Europa. Le difficoltà che l'UEM sta attraversando non derivano peraltro, dall'insufficiente ambizione o dalla scarsa qualità delle classi dirigenti europee. Vi sono in realtà oggettivi impedimenti e difficoltà che inducono i governi europei a far prevalere i loro interessi nazionali rispetto ad una prospettiva di una più stretta integrazione e di una maggiore disponibilità per quanto riguarda la definizione del quadro finanziario dell'Europa. Questi impedimenti consistono proprio nella difficoltà che vivono i maggiori paesi europei nel rapportarsi con interlocutori che si muovono ad una velocità nettamente superiore e che, per così dire, sono assai più spregiudicati, perché hanno meno regole e tutele, e meno rigorosi. Ciò vale evidentemente, in primo luogo, per paesi come la Cina ma, in parte, anche per gli Stati Uniti che, come ha ricordato l'onorevole Visco, possono finanziare il loro sviluppo, non soltanto grazie ad un prodigioso aumento della produttività, ma anche attraverso un consistente indebitamento oltre che ad un forte deficit pubbilco. Va pure detto che non convince la tesi di chi, come spesso fa l'opposizione nel nostro Paese, si limita a ribadire la necessità di una politica finanziaria virtuosa per accusare coloro i quali hanno proposto di aggiornare e modificare il Patto di stabilità di scarso senso di responsabilità. La storia dimostra che il rigore finanziario è proclamato soprattutto da chi sta all'opposizione e che quando si è al governo è più forte la tentazione di assecondare interessi e richieste, anche legittime. Ricorda in proposito l'esempio dell'eliminazione del ticket dell'ultima finanziaria della precedente legislatura. Rileva anche la difficoltà di ridurre i privilegi e tentare di realizzare una politica efficace di controllo della spesa pubblica. Conviene con alcuni colleghi sul fatto che gli strumenti che sono stati posti in essere in questa legislatura appaiono troppo brutali e che alcuni interventi vanno meglio calibrati. È tuttavia un fatto che questo Paese, forse più di altri, si connota per un elevatissimo livello di spirito corporativo per cui non vi è categoria che non reagisca e non trovi un'attenzione nelle sedi istituzionali appena si cerca di intaccare posizioni acquisite. Per questo motivo, non condivide l'ironia di chi, come la collega Pennacchi giudica gli interventi sulle auto blu o sulle consulenze come velleitarie e demagogiche. In tale ottica si dichiara disponibile a valutare positivamente tutti gli emendamenti che rafforzino ulteriormente i presidi volti al contenimento della spesa. Si augura che questo possa essere il punto condiviso da tutti noi. Rileva che la difficoltà che accomuna l'economia continentale sta proprio nel fatto che l'Europa ha scelto di porsi precisi vincoli che in pratica le precludono la possibilità di realizzare una efficace politica di sostegno della domanda nelle fasi di caduta del ciclo senza tuttavia disporre della possibilità e in parte anche del coraggio di assumere quelle decisioni radicali che si imporrebbero per una riforma efficace della spesa


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pubblica e per recuperare spazi di manovra paragonabili a quelli di cui dispongono gli Stati Uniti. In proposito rivolge tre precise domande ai colleghi dell'opposizione, che evocano più Europa e un maggiore impegno europeista da parte del Governo italiano. In primo luogo si interroga in ordine alla capacità dell'opposizione di assumere quelle decisioni e di porre in essere quelle politiche che le istituzioni comunitarie suggeriscono per quanto concerne la maggiore flessibilità nel mercato del lavoro e la riforma del sistema previdenziale pubblico. Chiede poi se l'opposizione avrebbe il coraggio di perseguire una politica di reale contenimento della spesa sanitaria, tenuto conto dell'invecchiamento della popolazione e del costo crescente delle tecnologie sanitarie e se avrebbe il coraggio e la volontà politica di realizzare un programma di coerente liberalizzazione dei mercati e di recupero di efficienza della burocrazia pubblica, anche a costo di uno scontro con le organizzazioni sindacali. Osserva che, alla luce della passata esperienza di governo del centrosinistra, la risposta deve essere negativa ai tre quesiti. Con riferimento al rilievo del collega Visco in ordine al fatto che il Governo finalmente avrebbe preso atto della situazione e del deterioramento delle condizioni della finanza pubblica, abbandonando il suo programma elettorale e in particolare l'obiettivo di una riduzione della pressione fiscale per cominciare ad affrontare i nodi strutturali dell'economia italiana e della finanza pubblica, a partire dalla riduzione del cuneo fiscale, ed alle analoghe considerazioni della collega Pennacchi, rileva di non poter escludere che qualcuna delle misure poste in essere da questo Governo e da questa maggioranza non abbia rilevato l'efficacia che le si è intesa attribuire, forse anche per un'erronea valutazione dal punto di vista della tempistica, così come per un'insufficiente analisi sull'evoluzione degli scenari internazionali. che ha indotto a sottovalutare l'impatto della accelerazione del processo di globalizzazione cui ha fatto riferimento nella mia relazione. Anche ammettendo questo errore, resta tuttavia il fatto che questa maggioranza è convinta della bontà di una politica diretta a perseguire l'obiettivo di una progressiva riduzione della pressione fiscale e, contemporaneamente, di una progressiva riduzione della spesa pubblica. Queste considerazioni valgono anche con riferimento alle obiezioni che ha espresso l'onorevole Stradiotto in ordine alla presunta inopportunità di una politica volta a contenere l'andamento della spesa degli enti locali. In sostanza, l'onorevole Stradiotto ha proposto la tesi per cui il Patto di stabilità interno debba essere costruito assumendo come parametro di riferimento i saldi e non la spesa. Qui sta la differenza fondamentale fra maggioranza e opposizione. La maggioranza non ritiene che si possa giustificare la tesi per cui la spesa pubblica debba inevitabilmente variare soltanto in aumento e non possa invece ridursi. Qui non si tratta tanto di rilevare l'opportunità di calibrare meglio le regole sul Patto di stabilità interno previste dal disegno di legge finanziaria al nostro esame, introducendo alcuni elementi di flessibilità e ragionevoli modifiche che, tra le altre cose, consentano agli enti virtuosi di disporre di spazi di intervento più ampi per il finanziamento di spese di investimento. Il tema è piuttosto quello per cui non si può accettare passivamente secondo la quale la spesa pubblica, sia a livello centrale che a livello locale, debba necessariamente crescere, quasi che vi sia una tendenza inerziale alla quale non si possa resistere. Concorda quindi con il giudizio per cui la previsione di limiti uniformi indistintamente per tutti gli enti non tiene conto degli sforzi compiuti da alcuni per risanare le proprie finanze e non responsabilizza adeguatamente gli amministratori locali. Ciononostante, non si può pensare che lo Stato debba farsi carico, inevitabilmente ricorrendo alla fiscalità generale delle richieste di costanti incrementi dei trasferimenti. Un'ulteriore considerazione per quanto concerne la riduzione della pressione fiscale che si sarebbe realizzata già nella precedente legislatura e la tesi sostenuta dall'onorevole Visco per cui il riequilibro fra imposizione diretta ed indiretta


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non sarebbe in realtà un risultato rivendicabile dall'attuale governo e dalla maggioranza. Quanto alla prima questione, si limita a rilevare che è più facile procedere ad una riduzione della pressione fiscale quanto il tasso di crescita dell'economia è più elevato e soprattutto in presenza di un impetuoso sviluppo dei mercati finanziari come è quello che si è determinato nello scorso decennio. Quanto alla seconda questione rileva una contraddizione nelle considerazioni dell'onorevole Visco, laddove lui stesso ha affermato che al di là di un'apparente riduzione della tassazione questo Governo avrebbe aumentato le imposte meno visibili e meno percepibili dall'opinione pubblica, quali le imposte sul bollo e sul registro. In questo modo, l'onorevole Visco ha convenuto sul fatto che il Governo ha inteso spostare parte del carico tributario dalla tassazione diretta a quella indiretta. Ricorda poi che il collega Maurandi ha contestato l'assenza di strumenti, anche di politica fiscale, idonei a sostenere lo sviluppo. Le sembra che proprio la parziale riduzione del carico fiscale, a partire dall'IRAP sul fattore lavoro, sia stata uno degli strumenti più forti che il Governo ha messo in campo, pur nei ristretti margini di intervento a disposizione, a sostegno di una ripresa dell'economia che deve passare necessariamente anche per una crescita della domanda. L'onorevole Duilio si è chiesto a questo proposito se il Governo e la maggioranza ancora credano che si possa uscire dalla crisi affidandosi ad un politica della domanda. In proposito, rileva che l'esperienza degli altri paesi sviluppati, a cominciare dagli Stati Uniti, dimostra che non vi possono essere tassi elevati di crescita del PIL senza una forte domanda interna. Risulta peraltro evidente che con la concorrenza di paesi come Cina e India, nei prossimi anni sarà difficile sperare di affidare alla domanda estera la speranza di una netta inversione di tendenza del ciclo. Ovviamente, occorre intervenire anche sulla politica dell'offerta, facendo il possibile per consentire al sistema produttivo di mantenere e rafforzare la propria capacità competitività, soprattutto nei comparti a più elevato valore aggiunto. Rispetto alle affermazioni dei sostenitori di radicali ed immediate liberalizzazioni, rileva che ciò potrebbe esporre le riprese operanti nel comparto dei servizi, a partire da quelle dei servizi pubblici, all'impatto della concorrenza straniera che probabilmente le vedrebbe soccombere. Giudica poi molto interessanti i suggerimenti del collega Ventura il quale ha rilevato che nonostante le dimensioni progressivamente crescenti delle manovre poste in essere in questa legislatura, non si sia determinato un miglioramento delle condizioni macroeconomiche mentre si sarebbe prodotto un peggioramento dello stato della finanza pubblica. L'onorevole Ventura ne ha tratto la deduzione che gli interventi posti in essere non hanno affrontato i nodi strutturali dell'economia italiana e della sua competitività. Anche in questo chiede al collega Ventura se ritiene che nella legislatura precedente siano state poste in essere politiche di carattere strategico idonee a risolvere quei problemi strutturali. In particolare, osserva che ben difficilmente l'attuale opposizione avrebbe saputo gestire una riforma della previdenza, come quella che è stata realizzata, o una riforma del mercato del lavoro che ha avuto il pregio di adeguare il quadro normativo alle effettive condizioni. Accoglie pienamente i suggerimenti dell'onorevole Ventura sulla necessità di rafforzare le misure già previste nel disegno di legge finanziaria a sostegno del sistema produttivo in una prospettiva di politica industriale. In questo senso, come relatore si dichiara disponibile a recepire tutti i suggerimenti che potranno pervenire per un potenziamento delle misure a favore dei distretti. Condivide appieno anche le considerazioni per quanto riguarda la necessità di puntare sul turismo, il cui rafforzamento non richiede investimenti tecnologici particolari ma semplicemente la modernizzazione dell'offerta alberghiera e delle strutture ricettive, ivi compresi i porti turistici. Risulta veramente paradossale che l'Italia, il paese innegabilmente il più ricco di attrattive naturali e culturali, non riesca ad attrarre una quota di turismo


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internazionale adeguato alle sue potenzialità. Anche in questo caso, sono disponibile ad accogliere tutti i suggerimenti concreti e praticabili che si potranno trovare negli emendamenti presentati, sempre in una logica di compatibilità finanziaria. Ribadisce, da ultimo, quanto ha avuto modo di affermare nella relazione introduttiva, sulla necessità di assumere la recente sentenza della Corte costituzionale per quanto riguarda il Patto di stabilità interno e di individuare le soluzioni possibili per rispondere alle difficoltà manifestate dall'ANAS e le Ferrovie. Nel concludere conferma quindi la propria disponibilità al più ampio confronto.

Ettore PERETTI (UDC), relatore per il disegno di legge di bilancio, intervenendo in sede di replica, osserva che nel corso dell'esame sono state mosse alla politica del Governo le accuse di essere responsabile di un deterioramento dei conti pubblici, di aver tagliato in maniera indiscriminata la spesa sociale e di non avere una politica per lo sviluppo. Rileva che la realtà dei fatti smentisce simili affermazioni. Il rapporto deficit-PIL si è mantenuto per tutti gli anni della legislatura, fatta eccezione per il 2005, intorno al 3 per cento del PIL ed il rapporto debito-PIL si è ridotto dal 110 al 106 per cento nel 2004. Si tratta di risultati non trascurabili in considerazione del fatto che negli ultimi anni si è registrato un drastico ridimensionamento della crescita economica. Conviene sul punto che la gestione del bilancio presenti notevoli difficoltà: in particolare, il bilancio statale presenta un'eccessiva rigidità. Rileva poi che nel corso della legislatura sono stati posti in essere interventi volti a rafforzare le tutele sociali. In particolare, è stata estesa la no tax area, aumentate le pensioni minime, aumentate le riduzioni fiscali per i carichi di famiglia. Come possibili ulteriori linee di intervento indica il potenziamento della lotta all'evasione fiscale e l'introduzione di meccanismi premiali per migliorare l'efficacia e l'efficienza della pubblica amministrazione. Sottolinea infine con favore la disponibilità del Governo ad introdurre modifiche nel testo del disegno di legge finanziaria per quel che concerne il patto di stabilità interno.

Il viceministro Giuseppe VEGAS, intervenendo in sede di replica, ringrazia quanti hanno offerto il proprio contributo al dibattito. Rilevato che i deputati dei gruppi di opposizione hanno criticato la politica economica portata avanti dal Governo nel corso della legislatura, sostenendo che si sarebbe trattato di «finanza allegra» e che non avrebbe portato risultati in termini di sviluppo e crescita, coglie l'occasione per riflettere sugli strumenti di cui dispone oggi un singolo paese per governare l'economia. Osserva che, se la legge finanziaria e quella di bilancio sono senza dubbio strumenti indispensabili per l'ordinata gestione dei conti pubblici, è vero anche che la loro efficacia come strumenti di politica economica è oggi inferiore rispetto al passato. In un sistema di economia aperta e globalizzata, infatti, l'intervento legislativo del singolo paese ha effetti necessariamente modesti e non è in grado di incidere in modo significativo sui trend internazionali o di invertirli. Deve inoltre tenersi conto dell'emergenza di circostanze nuove nel quadro dell'economia mondiale, quali il terrorismo internazionale, che ha indirettamente provocato un rialzo del prezzo delle materie prime, e l'ingresso nel mercato di competitori nuovi come l'India e la Cina, che, tra l'altro, hanno provocato, con la loro domanda energetica, un rialzo del prezzo del petrolio. Deve altresì tenersi conto del fatto che l'introduzione della moneta unica europea ha reso necessaria in Europa una politica dei tassi di interesse all'insegna dell'inflation targeting, al fine di sostenere l'euro al suo debutto e negli anni successivi per consentirne l'affermazione. Questo, insieme con la mancata affermazione di politiche della concorrenza ed il forte protezionismo sociale dei paesi dell'Unione europea, non ha giovato all'economia nella difficile contingenza degli ultimi anni. Il sostegno all'euro ed il rilancio dell'economia sono, infatti, obiettivi incompatibili. In definitiva, ritiene si sia


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formato un intreccio di circostanze che l'intervento del singolo paese non è in grado di superare. Ciò premesso, rivendica a merito del Governo l'aver cercato di correggere il trend. Ammette l'aumento della spesa corrente, ma sottolinea l'aumento della componente rappresentata dalla spesa sociale e di sostegno al reddito, rilevando che, se il Governo non fosse intervenuto in tal senso, le conseguenze della crisi sarebbero state sentite in modo ancora più acuto dalle fasce deboli e i consumi sarebbero calati più di quanto sia accaduto. Aggiunge che in Germania la competitività è stata forse salvaguardata, ma al prezzo di una grave ricaduta in termini di occupazione e di consumi interni. In Italia, per contro, il tasso di disoccupazione è diminuito, lo sviluppo non ha mai assunto valori negativi ed i consumi sono in ripresa: in definitiva, tre dei classici obiettivi di politica economica sono stati conseguiti. Richiamato quindi l'intervento del deputato Pennacchi - secondo cui il Governo avrebbe circoscritto l'area di intervento dello Stato a detrimento dello Stato sociale e, in sostanza, avrebbe tolto ai meno abbienti per dare ai ricchi, - ribadisce che la spesa sociale è, al contrario, cresciuta. Fornisce quindi i dati relativi alla crescita della spesa sanitaria, di quella previdenziale e di quella previdenziale e assistenziale non pensionistica. Aggiunge che forse alcune voci di spesa corrente sono state eccessive, ma ciò si è reso necessario per sostenere le fasce deboli della popolazione in una fase difficile. Nega poi che sia necessaria la ulteriore manovra correttiva cui ha fatto ieri riferimento il deputato Visco. Reputa invece necessario prestare attenzione all'andamento della spesa sanitaria, sociale e previdenziale, e ritiene si dovrebbe prendere in considerazione la possibilità di ripristinare alcuni controlli della Corte dei conti sui centri di spesa decentrati. Al deputato Stradiotto e a quanti altri hanno domandato come mai il Governo imponga agli enti locali un tetto di spesa anziché un obiettivo in termini di saldi, come fa l'Unione europea con l'Italia, risponde che, considerato l'andamento storico della spesa degli enti locali, ragionare in termini di saldi è rischioso. L'obiettivo di saldo può essere infatti raggiunto in modi diversi e con effetti diversi, mentre il Governo intende ridurre, in rapporto al PIL, la spesa corrente, per liberare risorse da destinare allo sviluppo; l'obiettivo di saldo, invece, può essere raggiunto anche attraverso l'aumento dell'imposizione fiscale, che riduce il reddito disponibile e quindi i consumi delle famiglie. A quanti poi sostengono che la diminuzione della pressione fiscale non è stata efficace per rilanciare i consumi, risponde che è però servita a migliorare la qualità della vita di molti cittadini, soprattutto di quelli appartenenti alle fasce più disagiate, che hanno beneficiato dell'estensione della no tax area. Sottolinea poi che il finanziamento per il Servizio sanitario nazionale è costantemente cresciuto nel corso della legislatura, anche per adeguarsi alla nuova composizione demografica del paese, che ha visto innalzarsi l'età media della popolazione ed aumentare di conseguenza il consumo di prestazioni sanitarie, nonché per il miglioramento delle tecniche terapeutiche ed il conseguente innalzamento dei costi. Al fine di mantenere la spesa sanitaria sotto controllo, il Governo ha stabilito il principio in base al quale alle quote aggiuntive di concorso statale al finanziamento della sanità accedono solo le regioni che adottino determinate misure di risanamento dei bilanci e contenimento della spesa o di miglioramento della qualità delle prestazioni, per esempio attraverso la riduzione delle liste di attesa, come previsto anche dal disegno di legge finanziaria in esame. Relativamente ai 2 miliardi di finanziamento statale aggiuntivo ai 91 miliardi del Fondo sanitario nazionale, precisa che il Governo aveva inizialmente intenzione di destinarli principalmente alle regioni in difficoltà - vale a dire a quelle che non hanno avuto accesso alle quote di finanziamento statale aggiuntivo a causa del mancato adempimento degli obblighi che costituiscono condizione per l'accesso, - ma le regioni stesse si sono opposte obiettando che in questo modo sarebbero state premiate le


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regioni inadempienti e sarebbe stato quindi vanificato il meccanismo premiale sopra ricordato. Il Governo ha quindi deciso di ripartire i 2 miliardi in base al criterio della quota capitaria, in modo da contemperare l'esigenza di premiare le regioni che rispettano gli impegni e gli obblighi per il risanamento e il controllo della spesa con l'esigenza di non penalizzare ulteriormente le regioni in difficoltà. Si dice peraltro convinto che la sperequazione tra le regioni sia dipesa in gran parte dalla mancata attuazione del decreto legislativo n. 56 del 2000. Al riguardo, fa presente che sarebbe opportuno prorogare fino all'attuazione dell'articolo 119 della Costituzione l'attuazione del decreto-legislativo n. 56. Con riferimento, poi, alla recente sentenza della Corte costituzionale sul tetto di spesa per gli enti locali, ritiene che essa non impedisca allo Stato di stabilire obiettivi di spesa, limitandosi ad esigere che lo Stato non si ingerisca nel dettaglio delle decisioni di spesa degli enti locali. Al riguardo, premesso che il Governo si riserva di riconsiderare alla luce della giurisprudenza costituzionale le misure previste dal disegno di legge finanziaria in materia di spesa degli enti locali, richiama l'attenzione sul fatto che la limitazione del condizionamento statale implica di necessità un allargamento della responsabilità degli enti locali, i quali, nell'esercizio della loro autonomia decisionale, dovranno e potranno scegliere se ridurre la spesa sociale ovvero quella corrente, per esempio quella per le consulenze esterne, di cui si è molto discusso in passato. Personalmente, ritiene che i comuni italiani abbiano ampi margini per ridurre la spesa di funzionamento senza intaccare quella sociale, considerato che - in base a dati riferiti dall'opposizione stessa - la spesa media di funzionamento dei comuni italiani si attesta al 33 per cento circa della loro spesa complessiva. In conclusione, pur sottolineando la disponibilità del Governo a valutare le proposte di miglioramento del disegno di legge finanziaria, esprime l'auspicio che anche la Camera, come già il Senato, accolga la manovra delineata dal Governo senza stravolgerla. Evidenzia che si tratta di una manovra di rigore: una manovra che non indulge sugli aspetti prociclici né si conforma al modello della tradizionale manovra da ciclo elettorale. Infine, premesso che le critiche costruttive sono bene accette, auspica una maggiore coerenza da parte del Parlamento, rilevando la contraddittorietà insita nel fatto di sostenere da una parte che la spesa in determinati settori dovrebbe essere maggiore e dall'altra che non vengono sufficientemente salvaguardati i saldi complessivi e il rigore dei conti.

Gianfranco MORGANDO (MARGH-U) rileva che il viceministro Vegas non ha fornito risposta sulle cinque questioni da lui poste nella precedente seduta.

Giancarlo GIORGETTI, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia il seguito dell'esame alla seduta pomeridiana, quando sarà reso noto l'elenco degli emendamenti dichiarati inammissibili.

La seduta termina alle 13.15.

COMITATO PERMANENTE PER LA VERIFICA DEGLI ANDAMENTI DELLA FINANZA TERRITORIALE

Giovedì 1o dicembre 2005. - Presidenza del presidente Marco STRADIOTTO.

La seduta comincia alle 17.35.

Comunicazioni del presidente.

Marco STRADIOTTO, presidente, deposita la documentazione elaborata come conclusione del ciclo di audizioni informali che il Comitato ha svolto nei mesi passati (vedi allegato 1). Rileva che dal quadro delineato emerge che la spesa corrente dei comuni è cresciuta negli ultimi anni meno dell'inflazione, mentre si è avuto un aumento delle spese in conto


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capitale. Tale ultimo dato non deve essere tuttavia registrato negativamente in quanto significa che i comuni hanno effettuato consistenti investimenti in grado di sostenere lo sviluppo economico. Per quel che concerne le province invece la spesa è aumentata più del tasso d'inflazione. Rileva tuttavia, che tale aumento di spesa può essere imputato alle nuove competenze trasferite alle province. Tra l'altro il monitoraggio effettuato sull'applicazione del patto di stabilità dimostra che le spese per beni e servizi sono diminuite mentre sono aumentate quelle per investimenti, confermando una riqualificazione della spesa degli enti territoriali.

La seduta termina alle 17.45.

SEDE REFERENTE

Giovedì 1o dicembre 2005. - Presidenza del presidente Giancarlo GIORGETTI. - Interviene il viceministro dell'economia e delle finanze Giuseppe Vegas.

La seduta comincia alle 17.45.

Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge finanziaria 2006).
C. 6177 Governo, approvato dal Senato.

Bilancio di previsione dello Stato per l'anno 2006 e bilancio pluriennale 2006-2008.
C. 6178 Governo, e relative note di variazione C. 6178-bis e C. 6178-ter, approvato dal Senato.
(Seguito dell'esame congiunto e rinvio).

La Commissione prosegue l'esame congiunto, rinviato, da ultimo, nella seduta pomeridiana di ieri.

Giancarlo GIORGETTI, presidente, avverte che risultano presentate e riferibili al testo 4668 proposte emendative, che sono disponibili, oltre che nei fascicoli stampati in distribuzione anche sul sito Internet della Camera. Avverte quindi che gli emendamenti giudicati inammissibili risultano 2155. Gli emendamenti dichiarati inammissibili sono stati suddivisi per estraneità di materia (vedi allegato 2), per carenza di compensazione (vedi allegato 3) e per inidoneità della copertura (vedi allegato 4) in tre differenti elenchi, che sono in distribuzione.
Con riferimento ai criteri adottati ai fini della valutazione di ammissibilità, ricorda preliminarmente che, per quanto concerne i profili di compensazione, si è concordemente stabilito di applicare la regola per cui gli emendamenti onerosi devono recare nel testo la relativa copertura finanziaria, integralmente formulata e riferita espressamente alle disposizioni proposte. Fa presente che l'applicazione di questa regola discende dalla constatazione per cui la copertura costituisce parte integrante dell'emendamento e consente una compiuta valutazione della portata della proposta emendativa. Ne consegue che non può essere consentita la riformulazione degli emendamenti in occasione della presentazione della richiesta di riesame del giudizio espresso. Infatti, la riformulazione dell'emendamento, anche se limitata alla sola parte compensativa, prefigurerebbe la presentazione di un nuovo emendamento, il che non è possibile, una volta scaduto il termine di presentazione.
Rileva, più in generale, che per quanto concerne il vincolo della compensatività, ai fini della valutazione delle proposte emendative, si è assunto il principio, affermato ai commi 5 e 6 dell'articolo 11 della legge n. 468 del 1978, che prevede il divieto di peggiorare il risultato corrente dell'anno precedente nonché i saldi fissati per il triennio di riferimento dal DPEF, come approvato dalle Camere mediante le risoluzioni previste dai rispettivi regolamenti. In applicazione di tale principio, sono stati ammessi soltanto gli emendamenti compensativi, intendendosi per tali gli emendamenti che garantiscono effetti finanziari almeno equivalenti a quelli del testo che si intende modificare, ovvero emendamenti volti ad introdurre riduzioni di spesa o aumenti di entrate.
Osserva che, ai fini dell'ammissibilità, gli effetti finanziari compensativi connessi alle singole proposte emendative devono


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risultare tali da assicurare contestualmente il rispetto delle misure del saldo netto da finanziare, dell'indebitamento netto della pubblica amministrazione e del fabbisogno del settore statale. Gli effetti compensativi devono presentare durata almeno pari a quella delle disposizioni onerose cui si riferiscono. Precisa che gli oneri di parte corrente devono essere compensati con risorse aventi la medesima natura contabile, al fine di evitare un peggioramento del risparmio pubblico. Ciò implica, a titolo di esempio, che non possono essere utilizzate a copertura di spese correnti entrate derivanti da dismissioni.
Ricorda, inoltre, che i limiti di impegno possono essere finanziati soltanto a valere su risorse destinate a medesime finalità ovvero mediante entrate correnti, purché di durata pari a quella del limite di impegno. Nel valutare la compensatività degli emendamenti, sono stati quindi considerati inammissibili gli emendamenti privi di compensazione, la cui compensazione risulti insufficiente rispetto agli oneri, in base agli elementi disponibili, ovvero che rechino compensazioni manifestamente inidonee sul piano formale. A quest'ultimo riguardo, rileva che sono stati considerati inammissibili per compensazione inidonea gli emendamenti che utilizzano a fini di copertura gli accantonamenti del fondo speciale di parte corrente del Ministero degli esteri per finalità difformi rispetto all'adempimento degli obblighi internazionali, in quanto tale utilizzo risulta precluso dalla vigente disciplina contabile [articolo 11-ter, comma 1, lettera a)] della legge n. 468 del 1978. Sono stati, inoltre, ritenuti inammissibili gli emendamenti volti ad aggiungere voci di spesa alla Tabella C, che non siano presenti nella Tabella C allegata alla legge n. 488 del 1999 (legge finanziaria per l'anno 2000) ovvero che non trovino fondamento nell'esplicito rinvio, da parte di leggi successive, alla Tabella medesima. Sono invece ammissibili emendamenti volti ad utilizzare a copertura importi determinati dalla tabella C, con riferimento a singole voci, purché la riduzione sia contenuta entro una misura ragionevole e sostenibile, ma non anche emendamenti la cui copertura consiste in tagli trasversali e uniformi, alla luce del chiarimento fornito dal Governo per cui non sono sostenibili ipotesi di riduzioni indiscriminate e lineari di tutte le voci indicate in questa tabella.
Fa presente che non sono stati ritenuti ammissibili gli emendamenti volti ad aggiungere voci di spesa alla tabella D che intendano finanziare per un solo anno spese di conto capitale, nel caso in cui il bilancio riferito all'esercizio in via di conclusione non preveda un corrispondente stanziamento in termini di competenza. Non sono stati parimenti ritenuti ammissibili gli emendamenti volti ad aggiungere voci di spesa alla tabella diretti a rifinanziare per più annualità interventi di conto capitale, nel caso in cui tali interventi non siano compresi nell'allegato 1 alla legge n. 488 del 1999 (legge finanziaria per l'anno 2000), o nel caso in cui leggi successive, nel prevedere interventi di sostegno all'economia classificati tra le spese in conto capitale, non facciano rinvio alla tabella medesima. Avverte che lo stesso rigore è stato assunto per quanto attiene alla verifica del contenuto proprio della legge finanziaria, come definito dall'articolo 11 della legge n. 468 del 1978 e successive modificazioni e integrazioni. Al riguardo, sottolinea che, ovviamente, non possono ritenersi ammissibili proposte emendative la cui materia non sia riconducibile al contenuto tipico della legge finanziaria per il solo fatto che disposizioni di analogo contenuto erano state inserite in precedenti leggi finanziarie.
Alla luce dei criteri precedentemente indicati in via generale, segnala che non sono stati giudicati ammissibili gli emendamenti recanti deleghe legislative ovvero disposizioni di carattere ordinamentale o organizzatorio prive di effetti finanziari o che non abbiano un rilevante contenuto di miglioramento dei saldi, gli emendamenti che rechino aumenti di spesa o diminuzioni di entrata, anche se provvisti di idonea compensazione, che non siano direttamente finalizzati al sostegno o al rilancio dell'economia, gli emendamenti


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recanti norme di carattere localistico o microsettoriale. Sono invece state ritenute ammissibili la proposte emendative recanti misure di sostegno del reddito, purché per la loro entità risultino direttamente funzionali al sostegno o al rilancio dell'economia e suscettibili di incidere sulle grandezze del reddito nazionale. In particolare, sono stati dichiarati ammissibili gli interventi di sostegno al sistema produttivo, purché riferiti ad interi comparti ovvero a promuovere la ricerca e l'ammodernamento tecnologico. Sono invece stati giudicati inammissibili quelli rivolti a fronteggiare situazioni localizzate nel territorio ovvero settori estremamente circoscritti di limitato impatto sull'economia nazionale.
Con riferimento ai criteri adottati con riferimento alle diverse materie, precisa, per quanto concerne gli interventi in materia di calamità naturali, sono ammissibili tutti gli interventi che facciano riferimento a calamità, che siano state riconosciute da specifiche ordinanze di protezione civile, a prescindere dall'entità e dalla dimensione dell'evento calamitoso. Sono poi state ritenute ammissibili le proposte emendative volte a prevedere la realizzazione di opere infrastrutturali, anche se riferite ad ambiti territorialmente definiti, purché gli interventi risultino inseriti nell'ambito di programmi generali rilevanti a livello nazionale quali quelli compresi nel programma delle infrastrutture strategiche di cui alla legge n. 443 del 2001. Precisa che sono, inoltre, stati dichiarati ammissibili gli emendamenti volti alla realizzazione di interventi, che interessino il territorio di più regioni o la cui realizzazione sia intesa a collegare il territorio nazionale a quello di Stati esteri, nonché gli emendamenti volti all'istituzione di Fondi di carattere nazionale la cui ripartizione sia affidata a successivi provvedimenti sulla base di apposite procedure.
Per quanto concerne gli emendamenti in materia fiscale, rileva che sono stati considerati ammissibili, a norma dell'articolo 11, comma 3, lettera b), della legge 5 agosto 1978, n. 468, esclusivamente gli emendamenti recanti variazioni delle aliquote, delle detrazioni e degli scaglioni ovvero altre misure, incidenti sulla determinazione del quantum della prestazione tributaria, attinenti a imposte, tasse, canoni, tariffe e contributi in vigore, dirette ad assicurare l'effettiva acquisizione di maggior gettito.
Osserva che non sono state ammesse le proposte emendative incidenti su aspetti di carattere ordinamentale, in mancanza di effetti finanziari rilevanti e quantitativamente determinabili.
Per quanto riguarda la materia del pubblico impiego, precisa che sono stati considerati ammissibili gli emendamenti che sostituiscono integralmente il meccanismo di blocco delle assunzioni, in quanto riconducibili a proposte alternative di politica economica. Sono stati, inoltre, considerati ammissibili gli emendamenti, che introducono ulteriori deroghe al blocco delle assunzioni, a condizione che concorrano sia l'elemento dimensionale, per cui non deve trattarsi di interventi aventi carattere microsettoriale, sia quello della particolare rilevanza strategica del settore considerato ai fini dello sviluppo del paese. In questa prospettiva sono stati considerati ammissibili gli emendamenti finalizzati al reclutamento di personale nei settori della formazione e della ricerca, ovvero per funzioni dall'esercizio delle quali possa derivare un aumento delle entrate attraverso il recupero di base imponibile fiscale o contributiva. Analoghi criteri sono stati seguiti anche per quanto riguarda la proroga di contratti a tempo determinato.
Quanto al settore delle attività produttive, segnala che sono stati considerati estranei gli emendamenti che prevedono la determinazione in via legislativa di misure ordinamentali incidenti su aspetti rimessi al mercato oltre che, ovviamente, quelli di carattere microsettoriale o localistico. Sono invece stati considerati ammissibili gli emendamenti che provvedono ad una rideterminazione dei criteri generali del settore e, in particolare, le disposizioni in materia di concessioni ovvero di gestione delle partecipazioni pubbliche, ivi comprese le eventuali dismissioni di cespiti pubblici.


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Con riferimento agli interventi di sostegno nel campo dell'agricoltura e della pesca, rileva che sono stati ritenuti ammissibili gli interventi di sostegno di interi comparti a carattere nazionale e di grande impatto economico-produttivo. Non sono stati ritenuti ammissibili gli interventi di sostegno di singole produzioni di limitato rilievo economico, di singole produzioni colpite da fitopatie o zoonosi o infezioni di limitata portata territoriale o di produzioni di limitate aree territoriali.
Fa presente che gli emendamenti comportanti nuove spese o maggiori oneri nei settori della ricerca e dell'università e della scuola, quando non localistici o microsettoriali, sono stati considerati ammissibili in quanto gli investimenti in questi settori contribuiscono allo sviluppo, ovvero come interventi direttamente finalizzati al sostegno delle famiglie. Sono stati, infine, considerati ammissibili gli emendamenti volti ad introdurre modifiche al decreto-legge n. 203 del 2005, in ragione del suo contenuto di provvedimento collegato alla manovra di bilancio, purché, ovviamente, venga assicurato il rispetto degli stessi limiti di contenuto e la necessità di idonea compensazione previsti per le proposte emendative riferite al disegno di legge finanziaria.
Avverte che entro le ore 12 di domani potranno essere presentate le richieste di riesame delle proposte emendative dichiarate inammissibili; invita, in proposito, a corredare le richieste di apposita motivazione, al fine di fornire un supporto nella riconsiderazione del giudizio di inammissibilità. Segnala che la presidenza comunicherà l'esito del riesame alle ore 18.30 di domani. Entro la giornata di domani dovranno inoltre pervenire alla Presidenza le segnalazioni dei gruppi in ordine alle proposte emendative da porre in votazione, entro i contingenti già stabiliti per ciascun gruppo. Conferma che le votazioni si svolgeranno nelle giornate di lunedì, martedì e mercoledì della prossima settimana, in modo da garantire che la Commissione abbia a disposizione lo stesso tempo avuto negli scorsi anni. A tale riguardo, segnala al relatore e al Governo che, qualora intendano presentare nuove proposte emendative, tali proposte dovrebbero essere presentate al più presto, al fine di garantire tempi adeguati per la presentazione dei subemendamenti. Nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia il seguito dell'esame ad altra seduta.

La seduta termina alle 18.

INTERROGAZIONI A RISPOSTA IMMEDIATA

Giovedì 1o dicembre 2005. - Presidenza del presidente Giancarlo GIORGETTI. - Interviene il sottosegretario di Stato per i rapporti con il Parlamento Gianfranco Conte.

La seduta comincia alle 18.

Giancarlo GIORGETTI, presidente, ricorda che, ai sensi dell'articolo 135-ter, comma 5, del regolamento, la pubblicità delle sedute per lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata è assicurata anche tramite la trasmissione attraverso l'impianto televisivo a circuito chiuso. Dispone, pertanto, l'attivazione del circuito.

5-04989 Saglia e Gamba: Acquisizione da parte della provincia di Milano di una quota azionaria Milano-Serravalle.

Pierfrancesco Emilio Romano GAMBA (AN), nell'illustrare l'interrogazione in titolo, ricorda che l'acquisto di un'ulteriore quota del patrimonio azionario della Società Milano-Serravalle suscita numerose perplessità, sia in considerazione del fatto che la Provincia già deteneva la quota di controllo della società, sia per il prezzo delle azioni, eccessivamente alto rispetto a quello stimato solo pochi mesi prima.

Il sottosegretario Gianfranco CONTE risponde all'interrogazione in titolo nei termini riportati in allegato (vedi allegato 5).


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Pierfrancesco Emilio Romano GAMBA (AN), replicando, si dichiara soddisfatto. Rileva che i dati forniti potranno risultare utili ai fini di una valutazione complessiva della vicenda.

5-04988 Giudice: Disponibilità dei fondi di cui agli articoli 54 e 55 della legge n. 289 del 2002.

Gaspare GIUDICE, rinuncia ad illustrare l'interrogazione in titolo.

Il sottosegretario Gianfranco CONTE risponde all'interrogazione in titolo nei termini riportati in allegato (vedi allegato 6).

Gaspare GIUDICE (FI) nel replicare, si dichiara insoddisfatto. Ricorda che gli enti hanno iscritto nei propri bilanci le risorse che sono state tagliate con il decreto-legge n. 168 ed hanno effettuato, sulla base di quelle risorse degli impegni di spesa. Conseguentemente si trovano ora a causa dell'operato del Governo, che giudica illegittimo, a fronteggiare una situazione di indebitamento. Ritiene pertanto opportuno che la Commissione si pronunci in materia.

Giancarlo GIORGETTI, presidente, rileva la necessità di intervenire sulla materia ed osserva che la problematica potrebbe essere presa in considerazione anche nel corso dell'esame del disegno di legge finanziaria. Dichiara quindi concluso lo svolgimento delle interrogazioni all'ordine del giorno.

La seduta termina alle 18.15.

AVVERTENZA

Il seguente punto all'ordine del giorno non è stato trattato:

Schema di decreto del Presidente del Consiglio dei ministri concernente ripartizione della quota dell'otto per mille dell'IRPEF devoluta alla diretta gestione statale per il 2005.
Atto n. 549.