Commissioni Riunite V e VI - Resoconto di giovedì 17 novembre 2005


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SEDE REFERENTE

Giovedì 17 novembre 2005. - Presidenza del presidente della V Commissione Giancarlo GIORGETTI. - Interviene il sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze Maria Teresa Armosino.

La seduta comincia alle 15.15.

Decreto-legge 203/05: Misure di contrasto all'evasione fiscale e disposizioni urgenti in materia tributaria e finanziaria.
C. 6176 Governo, approvato dal Senato.
(Seguito dell'esame e rinvio).

Le Commissioni proseguono l'esame del provvedimento, rinviato, da ultimo, nella seduta del 16 novembre 2005.

Mario LETTIERI (MARGH-U) ribadisce le osservazioni già formulate circa il carattere eterogeneo del provvedimento, il quale comprende il contenuto di vari decreti-legge non convertiti.
Osserva inoltre come la manovra finanziaria del Governo si caratterizzi nel complesso per le significative riduzioni delle risorse trasferite agli enti locali, ritenendo pertanto che la disposizione contenuta nell'articolo 1, volta ad attribuire ai comuni una partecipazione ai maggiori accertamenti fiscali effettuati, costituisca un tentativo di nascondere parzialmente tale atteggiamento del Governo, gravemente lesivo dell'autonomia di tali enti. A tale proposito rileva come la stessa Associazione nazionale dei comuni d'Italia abbia evidenziato come tali enti non dispongano delle risorse umane e strumentali per cooperare efficacemente nelle operazioni di accertamento tributario, considerando quindi opportuno sopprimere tale disposizione, che appare ispirata a finalità puramente propagandistiche.
Sottolinea altresì le perplessità su molti punti qualificanti del provvedimento espresse da esponenti della maggioranza, richiamando a tale riguardo i rilievi formulati dal deputato Leo su talune disposizioni di natura fiscale.
Sotto questo profilo osserva come la previsione che estende a 20 anni il periodo di ammortamento dell'avviamento aumenti di fatto gli oneri a carico delle imprese, in evidente contrasto con l'enfasi posta dalla maggioranza sulla necessità di sostenere le attività produttive, rilevando come la modesta riduzione del cosiddetto


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cuneo fiscale sul costo del lavoro proposta dal Governo appaia ispirata a proposte, ben più organiche ed incisive, avanzate dall'opposizione per superare la grave situazione di crisi in cui versano le imprese italiane.
In tale contesto rileva peraltro la scarsa sensibilità dimostrata da molti imprenditori, i quali non si preoccupino di perseguire effettivamente la finalità sociale dell'attività economica prevista dall'articolo 41 della Costituzione, lamentando in merito le iniziative tese, in nome della ricerca esasperata del profitto, a delocalizzare le attività produttive in Paesi nei quali le condizioni di lavoro sono estremamente precarie e dove si registrano fenomeni di sfruttamento del lavoro, anche minorile. Esprime a tale riguardo l'auspicio che il Ministro del Lavoro e il Ministro delle Attività produttive organizzino al più presto iniziative finalizzate ad individuare rimedi ad un fenomeno che ormai interessa ogni parte d'Italia, dalle regioni del Nord-Est alla Basilicata, sottolineando in particolarmente la situazione dell'Italia meridionale, la cui struttura produttiva risulta estremamente fragile.
Sempre in merito alle tematiche fiscali, considera necessario unificare i termini di durata di possesso delle partecipazione ai fini dell'applicazione della disciplina fiscale sulle plusvalenze e sulle minusvalenze.
Con riferimento alla questione dell'esenzione dall'ICI degli immobili utilizzati per finalità sociali, non considera produttivo attardarsi in contrapposizioni ideologiche frontali su tale materia, specie in considerazione dei risvolti di carattere religioso che può avere tale questione, rilevando tuttavia la necessità di chiarire il problema segnalato dall'ANCI circa gli effetti finanziari sui comuni di tale disposizione, essendo discutibile l'affermazione, contenuta nella relazione tecnica, circa la neutralità finanziaria della disposizione. Sottolinea infatti, diversamente da quanto affermato dal Governo, come alcune Amministrazioni comunali abbiano regolarmente riscosso l'ICI sugli immobili ora esentati, invitando pertanto l'Esecutivo a svolgere i necessari approfondimenti in merito.
Richiama quindi l'intervento formulato nel corso della seduta di ieri dal deputato Visco, del quale sottolinea la grande competenza tecnica, dimostrata anche in veste di Ministro dell'Economia e delle finanze, sottolineando come il Governo ponga in essere, mediante operazioni di vero e proprio illusionismo finanziario, interventi che concentrano i benefici fiscali su specifiche categorie di soggetti, aggravando invece l'imposizione sulla maggior parte dei contribuenti.
Ricorda, al riguardo, la vicenda della riduzione delle aliquote IRPEF, sottolineando come soltanto i contribuenti che dichiarino redditi per più di 70.000 euro annui abbiano avvertito i benefici di tale misura, evidenziando invece l'obbligo morale di venire incontro alle esigenze delle categorie più povere e disagiate del Paese, in particolare delle famiglie.
Stigmatizza quindi le disposizioni del decreto-legge riguardanti l'ANAS, Sviluppo Italia e la nuova società Riscossione Spa, esprimendo il timore che la riforma del sistema della riscossione dei tributi proposta dal Governo comporti un'incontrollata proliferazione di società operanti in tale ambito e dei relativi organi di amministrazione e controllo, determinando in tal modo gravi conseguenze per la finanza pubblica.
In tale contesto segnala al Governo la necessità di verificare le situazioni di cumulo di cariche ed incarichi in capo ad alcuni dirigenti pubblici, osservando come tale fenomeno determini, da un lato, inefficienze amministrative, non potendo lo stesso soggetto svolgere tanti e diversificati compiti, consentendo, dall'altro, a detti soggetti di godere di emolumenti esorbitanti, in alcuni casi superiori ad 1 milione di euro l'anno.
Ritiene inoltre necessario introdurre forme di controllo sull'attività della medesima società Riscossione Spa, che risultano nel testo in esame assolutamente carenti, al fine di garantire il perseguimento dei delicati fini di carattere pubblicistico


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affidati a tale società ed alle sue controllate. Stigmatizza quindi l'indirizzo della maggioranza e del Governo, che mira a frammentare il Paese, rendendo impossibile un ordinato funzionamento della macchina dello Stato, e costituendo in ogni ambito vere e proprie strutture feudali.
Considera quindi molto preoccupanti le disposizioni in materia di ANAS contenute nel decreto - legge, evidenziando come tale ente costituisca da molti anni una sacca di inefficienza amministrativa, e come la costituzione di società alle quali esso potrà cedere proprie articolazioni o infrastrutture determini un'ulteriore perdita di trasparenza. Rileva inoltre come la sottoposizione a pedaggio di strade di proprietà pubblica sia destinata a produrre gravi effetti sui cittadini, determinando aggravi di costo a carico della finanza pubblica nel caso in cui siano stabiliti pedaggi virtuali.
In tale contesto ritiene infondata la scelta del Governo di privilegiare la costruzione del ponte sullo stretto di Messina, soprattutto ove si considerino le gravi carenze infrastrutturali del Mezzogiorno d'Italia, che peraltro riguardano anche molte realtà del Nord Italia.
Per quanto riguarda i temi del contrasto all'evasione fiscale, sottolinea come detta finalità sia stata costantemente indicata tra gli obiettivi di tutti i Governi susseguitisi degli ultimi decenni, senza peraltro giungere a risultati concreti. Al riguardo ritiene necessario che il Governo fornisca indirizzi univoci alle strutture istituzionalmente incaricate di operare in tale campo, concentrando in particolare i controlli su taluni settori particolarmente a rischio, quali le società quotate in borsa, nonché i soggetti impegnati in spericolate operazioni finanziarie, recentemente oggetto delle cronache.
Ritiene infine necessario che il Governo chiarisca l'assetto proprietario delle società per la cartolarizzazione degli immobili pubblici SCIP 1, 2 e 3, e se risulti il coinvolgimento in esse di alcuni noti soggetti imprenditoriali, quali il gruppo Caltagirone e il gruppo Pirelli, ritenendo a tale riguardo opportuno sapere se i giganteschi utili derivanti da tali operazioni siano stati correttamente soggetti a tassazione.

Giorgio BENVENUTO (DS-U), sottolinea come il provvedimento si inquadri in uno scenario di politica economica molto critico per il Paese, il quale appare in ritardo nell'agganciare la flebile ripresa in atto in Europa.
In tale contesto il Governo dimostra di non avere il pieno controllo dei conti pubblici e di non disporre di una politica economica e fiscale in grado di cogliere le opportunità esistenti.
Il provvedimento, approvato al Senato con il voto di fiducia, non rimuove le problematiche esistenti e non appare in grado di superare il progressivo impoverimento dei redditi di lavoro e, più in generale, del ceto medio, nonché la profonda crisi nella quale versa il settore manifatturiero.
Al contrario, la politica fiscale e creditizia perseguita finora dal Governo ha danneggiato le piccole e medie imprese, ed in particolare, il settore delle industrie manifatturiere.
Passando ad esaminare taluni aspetti del decreto-legge, rileva come esso, al di là degli obiettivi ambiziosi indicati dal titolo del provvedimento, risulti eterogeneo e disorganico, contenendo interventi normativi assai disparati che, in molti casi, appaiono molto discutibili.
In particolare, cita l'ulteriore finanziamento della norma, contenuta nella legge finanziaria per il 2005, che dispone erogazioni finanziarie a pioggia in favore di una miriade di piccoli interventi a carattere localistico, che sottraggono risorse preziose, più opportunamente utilizzabili ad altri fini.
In tale contesto richiama la disposizione che prevede una proroga dei termini per il prelievo venatorio degli ungulati, sottolineando come non si vedano le ragioni per i quali una norma di tale natura debba trovare posto in un provvedimento d'urgenza finalizzato ad intervenire sulla finanza pubblica.


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Per quanto riguarda l'articolo 1, che contiene misure per il rafforzamento della lotta all'evasione fiscale, auspica che il Governo non muti ulteriormente il proprio orientamento in materia, esprimendo a questo riguardo il timore che l'Esecutivo, magari sulla spinta di iniziative parlamentari in materia, reintroduca, nell'ambito del disegno di legge finanziaria, misure più o meno mascherate di condono fiscale, che si porrebbero in palese contraddizione con l'intendimento di rafforzare la lotta all'evasione. In tale campo ritiene importante rafforzare i raccordi tra amministrazione finanziaria ed enti locali, sottolineando come, sotto questo profilo, il meccanismo previsto dal decreto-legge risulti ancora piuttosto vago ed impreciso, non chiarendo le questioni relative all'accesso alle banche dati tributarie e mancando forme di collaborazione più strette con il sistema del credito.
Nel medesimo ambito di questioni considera opportuno affrontare anche la questione relativa al graduale affidamento ai comuni delle funzioni catastali, che, sebbene da tempo previsto nell'ordinamento, non è stato ancora attuato, superando le problematiche esistenti e venendo incontro alle richieste di molti comuni che sono certamente in grado di svolgere efficacemente tali compiti.
Per quanto riguarda le tematiche relative alla dismissione del patrimonio immobiliare pubblico, dà atto al sottosegretario Armosino dell'impegno profuso per risolvere talune gravi vicende emerse in tale settore, inserendo una norma che esclude dalle procedure di vendita alcuni immobili la cui dismissione aveva dato luogo a gravi irregolarità. Sottolinea, peraltro, come, in taluni casi, le indicazioni fornite dal Governo in risposta ai numerosi atti di sindacato ispettivo presentati da esponenti di gruppi di opposizione in merito risultino assolutamente inaccettabili, giungendo a giustificare la mancata qualificazione come gli immobili di pregio di edifici di grande valore architettonico ubicate in zone centralissime della città di Roma quali Piazza Cavour e Piazza Adriana.
Esprime inoltre perplessità sulle disposizioni del decreto-legge che consentono all'amministrazione finanziaria di effettuare controlli ancor prima della scadenza del termine per la presentazione delle dichiarazioni.
Stigmatizza altresì la mancanza di una complessiva politica del personale dell'Amministrazione finanziaria, evidenziando come le disposizioni che prevedono ulteriori assunzioni presso l'Agenzia delle entrate e la Guardia di finanza non siano di per sé sufficienti a dotare tali organi degli strumenti necessari a svolgere in modo sempre più efficace le relative funzioni. In tale contesto il Governo dovrebbe risolvere il problema relativo al personale dell'Agenzia del demanio, il quale, sebbene abbia nel 90 per cento dei casi optato per il transito nei ruoli dell'Amministrazione finanziaria, non ha ancora trovato una collocazione definitiva.
Esprime una valutazione positiva sulle disposizioni relative alle garanzie per il personale delle società concessionarie della riscossione oggetto della riforma disposta dall'articolo 3, ritenendo tuttavia che sia possibile prevedere anche un utilizzo di tali soggetti per il rafforzamento della lotta all'evasione.
Invita quindi il Governo a dedicare maggiore attenzione a talune scelte gestionali interne del Ministero dell'economia, sottolineando la paradossale vicenda delle recenti nomine al SECIT, nel cui ambito si è proceduto a nominare soggetti del tutto privi dei titoli accademici e professionali adeguati allo svolgimento delle particolari funzioni assegnate a tale Servizio. Analogamente, considera inaccettabile il cumulo di numerosi incarichi in capo ad alti dirigenti dell'Agenzia delle entrate, nonché il fatto che ai componenti del Consiglio di amministrazione della costituenda società Riscossione Spa sia riconosciuto, senza alcuna giustificazione, il medesimo trattamento economico del Direttore generale dell'INPS.
Più in generale, ritiene che le misure per la riforma del sistema della riscossione dei tributi costituiscano certamente un passo avanti positivo per assicurare una


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maggiore efficienza di tale settore, i cui risultati sono stati finora molto al di sotto delle attese. In particolare, considera condivisibile l'aggregazione della riscossione dei tributi e di quella dei contributi previdenziali, che consentirà una razionalizzazione di tali attività. Ricorda, a questo proposito, le risoluzioni approvate in merito dalla Commissione finanze, sottolineando altresì la necessità di coinvolgere maggiormente i comuni, suggerendo a tale riguardo l'opportunità di prevedere una rappresentanza di tali enti nell'ambito della Riscossione Spa.
Esprime tuttavia perplessità rispetto all'ulteriore proroga dei termini per la sanatoria delle irregolarità commesse dai concessionari, nonché sul meccanismo di nomina dei commissari degli attuali concessionari, che potrebbe determinare fenomeni clientelari. Evidenzia inoltre come il nuovo meccanismo ipotizzato, la cui entrata in vigore risulta eccessivamente procrastinata, appaia sotto certi aspetti eccessivamente sbilanciato in favore delle banche, alle quali sarà consentito di concentrare l'attività sui tributi di più facile esazione, ottenendo pertanto maggiori utili, e lasciando invece ai soggetti pubblici il compito di svolgere le riscossioni più gravose.
Considera altresì positivamente le disposizioni dell'articolo 13, che consentono, finalmente, di risolvere molte delle problematiche della giustizia tributaria, sulle quali egli stesso aveva presentato una specifica proposta di legge, rilevando peraltro l'esigenza di affrontare anche la questione relativa della collocazione all'interno dell'Amministrazione finanziaria del personale addetto alle Commissioni tributarie.
Per quanto riguarda l'articolo 5-bis, recante modifiche al regime fiscale dell'ammortamento dell'avviamento, sottolinea come l'applicazione di tale disposizione anche alle quote di ammortamento in essere possa determinare gravi difficoltà soprattutto per le piccole e medie imprese.
Per quanto concerne l'articolo 6, recante inasprimenti della disciplina fiscale delle banche ed assicurazioni, non ritiene di esprimere alcun rilievo sul merito della modifica proposta, che appare giustificata in ragione del positivo andamento di tali settori, rilevando tuttavia la necessità che il Governo svolga un'azione più decisa onde evitare che tali aggravi di imposizione si scarichino indirettamente sui risparmiatori e sugli assicurati, attraverso un incremento delle tariffe dei prezzi dei servizi che è stato del resto già preannunciato dagli organismi di rappresentanza di tali operatori. In tale contesto ritiene altresì necessario introdurre un maggiore livello di concorrenza nel settore, stigmatizzando la sudditanza del Governo in particolare nei confronti del settore assicurativo, ampiamente testimoniata dalle divisioni all'interno della maggioranza emerse con riferimento alla riforma della disciplina sul TFR, denunciate dallo stesso Ministro del lavoro.
Con riferimento alle disposizioni relative all'ampliamento dei soggetti abilitati alla compilazione dei modelli 730, ritiene necessario completare il processo di superamento delle privative ancora esistenti in materia, non comprendendo, in tale ottica, le ragioni per le quali si è ritenuto di escludere da tali attività i revisori dei conti. Rileva inoltre come le modifiche apportate al Senato non tengano pienamente conto della disciplina vigente e della realtà del settore, in quanto il mancato riconoscimento ai CAF degli emolumenti per la compilazione degli stessi modelli 730 indurrà tali soggetti a privilegiare la compilazione dei modelli UNICO, determinando in tal modo conseguenze negative per la stessa Amministrazione finanziaria.
In merito al comma 2-bis dell'articolo 7, relativo all'esenzione dall'ICI degli immobili degli enti non commerciali, evidenzia la diversità dell'approccio seguito rispetto a tali temi dai governi di centrosinistra, i quali hanno mantenuto un atteggiamento scevro da ogni intento propagandistico, realizzando importanti riforme, quali l'esenzione della prima casa dall'imposizione IRPEF, laddove l'attuale Governo ha inteso invece introdurre una norma di esenzione che appare orientata per lo più a finalità elettoralistiche, determinando


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inoltre minori entrate per gli enti locali non considerate dalla relazione tecnica. Al contrario, l'intervento normativo avrebbe dovuto essere realizzato con un approccio più equilibrato e realistico, distinguendo meglio le attività il cui svolgimento comporta l'applicazione dell'esenzione ed evitando contrapposizioni ideologiche che non hanno alcuna ragion d'essere.

Alfiero GRANDI (DS-U) stigmatizza il metodo seguito dal Governo, il quale, dopo aver posto la fiducia sul provvedimento al Senato, appare intenzionato a seguire la stessa procedura anche alla Camera, impedendo di fatto qualsiasi intervento teso a migliorare un testo che reputa gravemente deficitario.
Osserva inoltre come in alcuni casi il decreto-legge operi una nuova legificazione di materie per le quali sarebbe stato più opportuno intervenire tramite strumenti di normazione secondaria.
Più in generale, sottolinea la grave crisi della finanza pubblica e dell'economia italiana, rilevando come il provvedimento faccia seguito agli allarmi lanciati dagli organismi internazionali ed alla recente ispezione degli esperti del Fondo monetario internazionale, i quali hanno mosso rilievi critici relativamente alle dimensioni e alle caratteristiche del debito pubblico italiano, nonché alle dimensioni sempre più marcate del disavanzo annuale.
Evidenzia come il decreto in esame sia finalizzato a far rientrare il deficit di bilancio entro il limite del 3,8 per cento del PIL, rilevando tuttavia come tale obiettivo non potrà essere raggiunto, nonostante le ulteriori misure che il Ministero dell'economia e delle finanze si appresterebbe ad introdurre nella manovra, costringendo pertanto il Governo a realizzare ulteriori interventi di cosmesi contabile sui saldi di finanza pubblica, tramite meccanismi che consentano di occultare temporaneamente partite debitorie che comunque prima o poi verranno alla luce, traslando in tal modo verso il futuro i costi della sua inadeguata politica economica.
Passando ad analizzare taluni aspetti del provvedimento, evidenzia il valore puramente cosmetico dell'articolo 1, le cui autentiche finalità sono invece legate ai pesanti tagli finanziari inflitti alle amministrazioni periferiche dalla manovra. Ritiene che la questione della cooperazione tra livello centrale e livelli periferici ai fini della lotta all'evasione fiscale debba invece essere affrontata in termini più seri e strutturati, istituendo un tavolo permanente di confronto che veda la partecipazione anche della Guardia di finanza e dell'Agenzia delle entrate.
Per quanto riguarda la riforma della riscossione dei tributi e l'istituzione della società Riscossione Spa prevista dall'articolo 3, osserva come il Governo di centrodestra si sia impegnato in un'interessante operazione di ristatalizzazione che non ha precedenti in Europa.
Condivide la previsione, di cui ai commi 15 e 16, di norme di garanzia in favore dei lavoratori delle società concessionarie della riscossione dell'articolo 3 del provvedimento, rilevando tuttavia come esse si limitino a dare attuazione alle previsioni della disciplina comunitaria in materia, e concordando altresì con le osservazioni del deputato Lettieri circa il rischio di forti incrementi di spesa, di natura essenzialmente clientelare, che possono derivare dal proliferare di società connesse a tale nuova società.
Per quanto riguarda le modifiche al regime di tassazione delle partecipazioni, rileva come la riduzione dell'ambito di esenzione attualmente prevista non costituisca in realtà un inasprimento particolarmente gravoso della tassazione su tali redditi, laddove si consideri le dimensioni delle plusvalenze realizzate in occasione di grandi operazioni speculative sempre più spesso al centro delle cronache.
Con riferimento alla questione relativa all'esenzione dell'ICI degli immobili degli enti non commerciali che svolgono determinati tipi di attività, rileva come la norma non possa essere considerata meramente interpretativa, e come sia pertanto


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necessario individuare meccanismi volti ad indennizzare i comuni per le minori entrate derivanti.

Ettore ROMOLI (FI) considera infondate le critiche avanzate da alcuni deputati di opposizione circa la eterogeneità di contenuto del provvedimento, rilevando come essa sia stata determinata esclusivamente dalla necessità di far salve norme caratterizzate da grande urgenza, contenute in decreti-legge la cui conversione è stata resa impossibile dall'atteggiamento ostruzionistico dei gruppi di opposizione.
Rileva inoltre come quello dell'eterogeneità dei decreti sia un problema antico, rispetto al quale la prassi seguita dall'attuale maggioranza non si discosta da quella seguita dai precedenti Governi, contro la quale peraltro egli stesso si era a suo tempo pronunciato in varie occasioni.
Passando ad esaminare il contenuto del provvedimento, rileva come l'articolo 1 coinvolga maggiormente le amministrazioni locali nell'attività di accertamento dei tributi, realizzando un importante passo avanti in questo campo, ribaltando un'impostazione assai risalente, secondo la quale si riteneva poco opportuno affidare alle amministrazioni locali le attività di accertamento, considerandole eccessivamente vicine al contribuente e inevitabilmente esposte a favorirlo o a danneggiarlo.
Per quanto riguarda la riforma del settore della riscossione operata dall'articolo 3, rileva come la scarsa efficienza dell'attuale sistema sia universalmente riconosciuta, e come pertanto un intervento al riguardo sia assolutamente necessario, pur riconoscendo l'opportunità di apportare ulteriori modifiche ad alcune della nuove previsioni, in particolare per quanto riguarda l'assorbimento dei dipendenti delle società di riscossione da parte della società Riscossione Spa prevista dal comma 16.
Sotto altro profilo ritiene necessario rivedere alcuni aspetti delle disposizioni relative al regime fiscale dei contratti di leasing e dell'ammortamento dell'avviamento, osservando peraltro come tali previsioni affrontino questioni caratterizzate da un elevato gradi di tecnicità.
Contesta inoltre l'affermazione secondo cui il Governo realizzerebbe operazioni di illusionismo finanziario, rivendicando al contrario la correttezza concettuale di un'operazione finalizzata a ridurre le aliquote con contestuale ampliamento della base imponibile, e ricordando, altresì, che interventi di messa a punto della normativa fiscale sono stati costantemente realizzati in occasione delle manovre finanziarie di fine anno.
Per quanto riguarda le osservazioni del deputato Benvenuto circa l'opportunità di estendere anche ai revisori dei conti la possibilità di compilare i modelli 730, ritiene che tale estensione non risponda agli interessi dei cittadini, in quanto le competenze dei revisori dei conti non attengono a tale settore dell'ordinamento tributario, stigmatizzando a tale riguardo le reiterate pressioni lobbistiche portate avanti da alcune categorie, che rischiano di determinare una caduta di livello dei servizi forniti ai cittadini.
Con riferimento alla questione relativa all'esenzione dall'ICI degli immobili degli enti non commerciali, ritiene che occorra garantire in questo campo assoluta parità di trattamento tra i soggetti interessati, sottolineando come la norma di cui all'articolo 7, comma 2-bis, escluda ogni forma di discriminazione, e possa pertanto essere pienamente condivisa.

Gianpietro SCHERINI (FI), rileva come il provvedimento in esame costituisca parte integrante della manovra di finanza pubblica per il 2006, rappresentandone una sorta di parziale anticipazione, con l'effetto positivo anticipare molti effetti della manovra al 1o ottobre, vale a dire tre mesi prima dell'entrata in vigore della legge finanziaria per il 2006.
L'insieme delle misure che compongono la manovra di finanza pubblica per il 2006 è diretta a correggere l'andamento tendenziale del disavanzo pubblico, facendolo rientrare, per il 2005 e per il 2006, entro i limiti massimi concordati con le istituzioni


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europee, ai fini del rientro graduale entro il parametri di Maastricht del 3 per cento del rapporto tra deficit e PIL.
Gli interventi contenuti nel provvedimento in esame, così come quelle previste dal disegno di legge finanziaria, hanno dunque carattere virtuoso, in quanto sono indirizzate a perseguire l'obiettivo del riequilibrio della finanza pubblica, evitando di ricorrere, come ha fatto ampiamente il centrosinistra, ad inasprimenti fiscali, ma a misure dirette a contenere gli sprechi e le dispersioni di risorse, nonché a combattere l'elusione e l'erosione fiscale delle basi imponibili.
Ritiene, pertanto, che il decreto-legge rientri chiaramente in quell'azione di buon Governo e di buona amministrazione sviluppata lungo tutto l'arco della Legislatura dalla maggioranza.
Le misure salienti, come ha ricordato il relatore, che compongono questo provvedimento, che si è notevolmente arricchito ed ampliato nel corso della discussione presso l'altro ramo del Parlamento, sono in particolare volte a combattere l'evasione fiscale, sia attraverso la partecipazione dei comuni all'attività accertativi, la quale viene incentivata riconoscendo a tali enti una quota del 30 per cento dalle maggiori riscossioni, sia mediante il rafforzamento dell'azione dell'Agenzia delle entrate, dall'Agenzia delle dogane e dalla Guardia di Finanza.
Secondo la relazione tecnica i primi due articoli del provvedimento consentiranno maggiori entrate per 3 miliardi di euro nel 2006 e di 4,6 miliardi di euro nel 2007 e nel 2008.
Sottolinea quindi il grande impatto innovativo costituito dalla riforma del settore della riscossione dei tributi e della disciplina della giustizia tributaria.
Sotto il primo profilo è soppresso, a partire dal 1o ottobre 2006, il sistema di affidamento in concessione del servizio nazionale della riscossione, prevedendosi la costituzione della società Riscossione Spa, partecipata al 51 per cento dall'Agenzia delle entrate ed al 49 per cento dall'INPS.
Tale nuova società avrà la funzione di effettuare la riscossione mediante ruolo delle imposte erariali, superando in tal modo completamente l'attuale sistema di concessione, che si è dimostrato farraginoso, costoso, scarsamente, dando inoltre luogo, in taluni casi, comportamenti distorti.
Queste misure comporteranno, secondo la relazione tecnica, maggiori entrate pari a 386 milioni di euro nel 2006, a 600 milioni nel 2007 ed a 950 milioni a partire dal 2008.
Altre misure varie riguardano le plusvalenze finanziarie delle società, le imprese di assicurazione e la svalutazione dei crediti delle banche, le quali comporteranno un ulteriore maggior gettito pari a circa un miliardo di euro l'anno.
Tra le modifiche introdotte dal Senato nel testo segnala inoltre le misure relative all'indeducibilità delle minusvalenze, all'incentivazione dell'utilizzo del GPL e del metano per autotrazione, all'asseverazione degli studi di settore, al miglioramento dell'efficienza delle pubbliche amministrazioni.
Incisivi interventi sono altresì previsti per quanto riguarda il drastico contenimento delle spese dello Stato e degli Enti non territoriali relativamente all'anno 2005, che comporterà una riduzione di 300 milioni di euro delle spese per consumi intermedi e di 1,6 miliardi di euro delle spese in conto capitale.
Considera altresì significative le disposizioni in materia aeroportuale, nonché gli interventi infrastrutturali in favore della ricerca e dell'occupazione.
Evidenzia quindi come il provvedimento appaia nel suo complesso perfettamente conforme alla logica ispiratrice dell'azione di politica economica e finanziaria portata avanti dal secondo e terzo Governo Berlusconi, evitando l'introduzione di nuove tasse ed utilizzando il contenimento della spesa ed il contrasto all'evasione e all'elusione fiscale quali strumenti per conseguire, in termini equi e duraturi, l'obiettivo di mantenere e salvaguardare l'equilibrio finanziario dello Stato.


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Sottolinea infatti come, nell'attuale fase economica, caratterizzata finalmente dall'avvio della ripresa economica, soprattutto nel fondamentale settore dell'industria manifatturiera, il ricorso ad inasprimenti fiscali per perseguire il riequilibrio della finanza pubblica, avrebbero sicuramente pregiudicato sul nascere tale ripresa, ritenendo quindi tecnicamente assai appropriata la scelta, operata dal Governo con il decreto-legge in esame, di coniugare il rigore finanziario con il sostegno della ripresa produttiva.

Antonio PEPE (AN), relatore, concorda con taluni rilievi espressi dal deputato Grandi circa alcuni eccessi di legificazione contenuti nel provvedimento, rilevando tuttavia come tale problematica affligga da molto tempo l'ordinamento italiano e non sia certo imputabile esclusivamente al decreto legge in esame.
Non comprende invece le critiche espresse da tutti i deputati di gruppi di opposizione intervenuti nel dibattito rispetto alle disposizioni dell'articolo 1, relativo al coinvolgimento dei comuni nella lotta all'evasione fiscale, sottolineando come ogni intervento volto a rafforzare gli strumenti di contrasto all'evasione debba essere salutato positivamente, e rilevando come la norma introduca, per la prima volta, un'incentivazione economica in favore dei comuni volta a favorire la maggiore partecipazione di tali soggetti. Rileva, inoltre, come la disposizione debba essere letta in combinato disposto con le previsioni dell'articolo 2, il quale contiene misure di potenziamento dell'Agenzia delle entrate, dell'Agenzia delle dogane e della Guardia di finanza, e come la sua efficacia potrà essere valutata appieno solo alla luce della concreta attuazione del disposto normativo.
Per quanto riguarda le critiche espresse dal deputato Benvenuto circa le norme del medesimo articolo 2 che consentono all'amministrazione finanziaria di effettuare controlli sui versamenti di imposta anche prima della scadenza dei termini per la presentazione delle relative dichiarazioni, sottolinea come tale possibilità sia circoscritta all'ipotesi in cui si evidenzi un pericolo per la riscossione, non attribuendosi pertanto un potere discrezionale all'amministrazione.
Con riferimento ai rilievi relativi all'articolo 7, comma 2 bis, concernente l'esenzione ICI per gli immobili per gli enti non commerciali, sottolinea come tale previsione abbia carattere generale, non esponendosi pertanto ai rilievi di costituzionalità che erano stati espressi con riferimento ad un'analoga disposizione contenuta nel decreto-legge n. 163 del 2005, non convertito, la quale circoscriveva l'ambito di applicazione dell'esenzione ai soli immobili degli enti ecclesiastici. Inoltre, l'attuale formulazione della norma si limita sostanzialmente a chiarire, con un intervento interpretativo, quanto già previsto dall'articolo 7, comma 1, lettera i) del decreto legislativo n. 504 del 1992, il quale, peraltro, è stato per lo più interpretato nel senso indicato dalla disposizione, escludendo da tale imposta gli immobili degli enti non commerciali. In tale contesto, non ritiene che la disposizione possa comportare significativi effetti di minor gettito per gli enti locali.
Per quanta le osservazioni del deputato Visco circa una presunta contraddizione tra gli impegni assunti dal Governo e dalla maggioranza all'inizio della legislatura per una riduzione della pressione fiscale ed i comportamenti concretamente assunti in materia, dalla quale sarebbe derivato un aumento della pressione fiscale, rileva come i dati a disposizione, elaborati dall'ISTAT e dalla Banca d'Italia, e dunque assolutamente non discutibili, smentiscano tale critica.
La pressione fiscale, infatti, risultava pari al 44,5 per cento del PIL nel 1997, per ridursi al 42,9 nel 1998, al 42,4 nel 2000, al 41,9 nel 2002 e al 41,7 nel 2004. L'unica eccezione rispetto alla tendenza di una progressiva seppure contenuta riduzione della pressione fiscale si è registrata nel 2003, quando la pressione fiscale ha raggiunto il livello del 42,6 per cento.
A tale riguardo ritiene inoltre politicamente significativo il parziale spostamento del carico tributario dalla tassazione diretta


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a quella indiretta, testimoniato dal fatto che tra il 1997 e il 2004 le imposte dirette si sono ridotte dal 16 per cento al 13,6 per cento del PIL, mentre quelle indirette sono passate dal 12,4 al 14,4, consentendo in tal modo l'Italia di allinearsi progressivamente agli altri Paesi europei.
Con riferimento alle considerazioni svolte dallo stesso deputato Visco circa l'istituzione dell'IRES, la quale, a giudizio di quest'ultimo, si sarebbe dimostrata una riforma sbagliata, generando confusione e incertezze, nonché una caduta del gettito non preventivata alla quale il Governo ha dovuto porre rimedio con gli interventi correttivi contenuti nel provvedimento in esame, rileva anche in questo caso come i dati a disposizione smentiscano tale affermazione.
Infatti, se è vero che nel 2004 gli incassi dell'IRES si sono ridotti del 3,3 per cento, con una contrazione che in valore assoluto risulta pari a un miliardo di euro rispetto a quelli relativi all'IRPEG del 2003, ciò si è determinato per effetto della diminuzione dei versamenti a titolo di acconto. Si tratta, quindi, di una riduzione derivante da scelte assunte in piena consapevolezza, in quanto riconducibili alla riduzione dell'aliquota dell'imposta, passata, rispettivamente, nei periodi di imposta 2003 e 2004, dal 36 al 34 per cento e dal 34 al 33 per cento.
Gli interventi previsti dal provvedimento in esame rispondono invece ad una diversa finalità, essendo volti, per un verso, ad assicurare entrate aggiuntive utili ai fini del conseguimento dei saldi stabiliti, in presenza di uno scostamento determinatosi in corso d'anno, e, per altro verso, a correggere sotto alcuni specifici profili la disciplina IRES, in modo da evitare arbitraggi o comportamenti elusivi.

Il sottosegretario Maria Teresa ARMOSINO, replicando, nel condividere le considerazioni del relatore Antonio Pepe, fornisce alle Commissioni alcuni elementi di chiarimento con riferimento al contenuto delle disposizioni del decreto, per quel che attiene i profili di quantificazione degli oneri e di copertura evidenziati anche nella documentazione appositamente predisposta dagli uffici della Camera. In particolare, precisa che l'importo pro capite considerato ai fini della quantificazione degli oneri per l'assunzione del personale presso le Agenzia delle entrate di cui all'articolo 2 comma 2 è pari ad euro 34.750 sia per il 2006 che per il 2007. La differenza rilevata per il 2006 è dovuta al numero di unità che nella relazione tecnica è indicato in via di approssimazione in 1.200 ma che in realtà risulta pari, come comunicato dalla stessa Agenzia, a 1.125 unità e rileva quindi che gli oneri derivanti dall'espletamento delle procedure concorsuali non sono stati considerati nella relazione tecnica in quanto a tali spese si farà fronte con gli ordinari stanziamenti bilancio. Con riferimento invece ai commi 6 e 7 dell'articolo 2, osserva che l'incremento dell'impiego di personale della guardia di finanza per le finalità del provvedimento non comporta nuovi o maggiori oneri in quanto per i corpi della Guardia di finanza viene autorizzato un monte ore complessivo di lavoro straordinario che non può essere superato e per il quale è previsto un apposito stanziamento. Inoltre il provvedimento ha stanziato apposite risorse da destinare alle assunzioni da parte dell'amministrazione dei Ministeri dell'economia e delle finanze, di cui fa parte anche il corpo della guardia di finanza. Osserva infine che vi è una coincidenza temporale tra il maggiore impegno richiesto al personale, nel triennio 2005-2007 e le finalità che il corpo è tenuto a perseguire dall'entrata in vigore del provvedimento e fino al 31 dicembre 2007. Con riferimento ai commi 13 e 36 dell'articolo 3, segnala che l'abrogazione dell'obbligo di restituzione delle somme anticipate all'erario dai concessionari in base all'obbligo del «non riscosso come riscosso», disposta dal comma 36, determina un risparmio di 86 milioni di euro a decorrere dal 2006 che risulta considerato tra le risorse utilizzate a copertura nell'articolo 12 del provvedimento. D'altro canto, la disposizione di cui al comma 13 del medesimo articolo, prevede a decorrere


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dal 2008 la restituzione delle somme anticipate all'erario in forza dell'obbligo del «non riscosso come riscosso» a decorrere dal 2008. Da ciò discende una spesa di 86 milioni di euro a decorrere dal 2008. Pertanto si realizza di fatto un differimento di due anni della spesa, che produce un risparmio di 86 milioni di euro per il 2006 e il 2007. Osserva poi che la soppressione dei versamenti a titolo di anticipazione delle riscossioni di cui all'articolo 3, comma 28, è necessaria al fine di evitare un aumento del debito pubblico dell'ordine dello 0,4 per cento del PIL. Rileva tra l'altro che tale versamento viene riclassificato da EUROSTAT, secondo i criteri SEC 95, come operazione di anticipazione finanziaria, comportando pertanto un aumento, per gli anni 2003 e 2004 del debito pubblico e del fabbisogno delle pubbliche amministrazioni, senza produrre alcun beneficio in termini di indebitamento netto. Pertanto la norma proposta comporta per il bilancio dello Stato il venir meno di un introito da classificare, ai sensi della legge n. 97 del 1997, quale operazione di ricorso al mercato, e quindi non necessita di coperture. Fa poi presente che l'esclusione dei crediti del settore agricolo dalla cartolarizzazione dei crediti contribuitivi disposta dall'articolo 3, commi 42-quinquies e 42-sexies opera con riferimento ai crediti previdenziali che matureranno dal primo gennaio 2006 al 31 dicembre 2008. Con riferimento poi al differimento del termine dei canoni demaniali marittimi di cui all'articolo 3-ter conferma che l'applicazione della rivalutazione decorrerà dal 1 gennaio 2004 anche in presenza della proroga. Con riferimento ai contributi quindicennali concessi alla regione Sicilia in base ai commi 3-bis e 3-ter dell'articolo 5 rileva che essi non incidono sul rispetto del patto di stabilità interno che infatti incide esclusivamente sulla spesa. Osserva poi che le disposizioni di cui all'articolo 6-ter in materia di ANAS hanno natura programmatica e non determinano di per sé effetti finanziari sul bilancio dello Stato. Inoltre precisa che non vi è alcun obbligo di indennizzo in quanto attiene la cartolarizzazione degli immobili SCIP derivante dall'estensione di benefici in materia di cartolarizzazione di immobili di cui all'articolo 7-bis in quanto gli immobili erano stati trasferiti alla suddetta società di cartolarizzazione assumendo il loro prezzo di vendita in base alle previsioni dell'articolo 3 del decreto-legge n. 351 del 2001. Gli affitti non pagati, comunque di competenza degli enti previdenziali originari proprietari, determinano uno stato di incedibilità a danno della SCIP. Gli immobili sono infatti occupati ma i relativi conduttori sono inibiti dagli acquisti. Il permanere di tale situazione determinerebbe l'esigenza per la SCIP di vendere l'immobile come abusivamente occupato con la conseguenza di ridurre ulteriormente il prezzo di vendita conseguibile. Con riferimento all'istituzione del fondo di garanzia per l'accesso al credito delle imprese che conferiscono il TFR a forme pensionistiche complementari, di cui all'articolo 8, rappresenta che la modulazione degli oneri assume carattere di prudenzialità, tenuto conto dei tempi di accertamento dei casi di insolvenza e dei flussi di riferimento. In particolare la relazione tecnica sconta una modulazione che prevede l'erogazione degli oneri per garanzia in un dato anno in misura pari ad una quota relativa all'11 per cento dei flussi di TFR versati alla previdenza complementare nell'anno stesso con completamento della restante quota già nell'anno successivo. Per quel che concerne il successivo comma 2 fa presente che la quantificazione delle minori entrate contributive risulta coerente e proporzionale al flusso di TFR previsto come versamento nei vari anni alla previdenza complementare e che, pertanto, l'imputazione degli oneri per il primo anno di applicazione è conseguente alla predetta stima, non dovendosi operare alcuna abbattimento al 50 per cento. Con riferimento alla proroga dell'entrata a regime della tessera sanitaria di cui all'articolo 8 comma 3, fa presente che sussistono le necessarie risorse finanziarie per farvi fronte in quanto il comma 12 dell'articolo 50 del decreto-legge n. 269 del 2003 autorizza la spesa di


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50 milioni di euro annui a decorrere dall'anno 2003. In relazione poi alla sospensione dei termini disposti dall'articolo 8, comma 3-bis, rileva che l'autorizzazione di spesa è parametrata agli oneri connessi alla proroga del versamento dei contributi previdenziali, mentre le minori entrate fiscali si realizzeranno a prescindere dall'esistenza di un'autorizzazione di spesa. Fa presente poi che la proroga dei trattamenti di Cassa di integrazione disposta dall'articolo 8, comma 3-ter prevista per l'anno 2006, in via di continuità con quello relativo all'anno 2005, risulta quantificato in 25 milioni di euro. Evidenzia poi, che l'articolo 8-bis, che reca un contributo annuo per la proroga dei contratti a tempo determinato, individua nella somma dei 18 milioni di euro un limite invalicabile di spese e pertanto l'onere complessivo non potrà in ogni caso eccedere tale limite. Sottolinea poi che le disposizioni di cui all'articolo 9 in materia di finanziamenti dei contratti del personale del servizio sanitario nazionale non introducono nuovi oneri a carico dei bilanci regionali, ma risultano dirette a rendere più efficaci gli strumenti di programmazione della spesa già introdotti con la legge finanziaria per l'anno 2005. Fa presente quindi che la stima dei risparmi derivanti dal trasferimento all'INPS di competenza di invalidità civile disposto dai commi da 1 a 6 dell'articolo 10 rappresenta una valutazione basata su criteri prudenziali. Tali criteri derivano dalla valutazione del sicuro miglioramento dell'efficienza e dell'efficacia dell'azione amministrativa a seguito della integrazione delle attuali strutture amministrative con l'esperienza, le professionalità e l'infrastruttura tecnologica dell'INPS e della più efficace presenza di giudizio derivante dall'esplicita previsione della presenza nelle sedi giudicanti dei dipendenti dell'INPS. Con riferimento ai commi da 2 a 4 dell'articolo 10-bis, osserva che il numero dei segretari comunali attualmente in disponibilità appare sufficientemente ampio da assicurare l'operatività della norma. In merito alle risorse finanziarie sottolinea che queste sono rinvenibili nel fondo istituito dall'articolo 20 del decreto del Presidente della Repubblica del n. 465 del 1997. Conferma quindi la congruità della clausola di invarianza di cui ai commi 6 e 7 dell'articolo 10-bis. Conferma poi la idoneità della clausola di salvaguardia di cui all'articolo 11 per quel che concerne l'attuazione delle misure in materia di totalizzazione dei periodi assicurativi, nel presupposto che l'eventuale ricorso al fondo per l'occupazione risulti limitato al solo periodo necessario all'emanazione dei provvedimenti correttivi. In ordine agli effetti indicati sull'indebitamento e sul fabbisogno derivanti dagli interventi di quell'articolo 11-bis, fa presente che per la loro valutazione si è tenuto conto del diverso grado di spendibilità delle risorse autorizzate. La quantificazione dell'onere derivante dalla stabilizzazione del personale dell'ente parco nazionale d'Abruzzo di cui all'articolo 11-quaterdecies, per un importo di 2,5 milioni di euro, è stata ricavata considerando 71 unità di personale ed una retribuzione media unitaria complessiva di euro 33.800. Al riguardo, osserva che il fondo di cui all'articolo 1, comma 96, della legge n. 311 del 2004 è stato utilizzato completamente per l'anno 2005, mentre la dotazione del fondo risulta pari per l'anno 2006 a 40 milioni di euro e a 120 milioni di euro a decorrere dal 2007. Conferma infine che l'estensione delle quote tariffarie postali a favore delle associazione per la ricerca oncologica disposta dall'articolo 11-quaterdecies, comma 21, avverrà nei limiti degli stanziamenti previsti. Si sofferma infine sulla esenzione ICI disposta dall'articolo 7, comma 2-bis, confermandone la natura meramente interpretativa. La disposizione quindi non fa che ribadire l'esenzione soggettiva dall'ICI per tutti gli immobili posseduti da enti non commerciali destinati esclusivamente ad attività assistenziali, previdenziali, sanitarie, didattiche, ricettive, culturali, ricreative e sportive, nonché alle attività di religione e di culto, indipendentemente dalla natura commerciale o meno dell'attività effettivamente esercitata in tali immobili, in conformità a quanto previsto dal Concordato.


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Invita al riguardo i componenti della Commissione che si sono soffermati sulla esigenza di provvedere alla copertura finanziaria della disposizione ad indicare con esattezza quali comuni abbiano provveduto ad iscrivere nei loro bilanci entrate ICI derivanti dagli immobili riconducibili alla fattispecie richiamata dalla disposizione, posto che al Governo non risultano simili casi. Per quanto concerne, invece, il comma 42-quater dell'articolo 3, il quale stabilisce la non debenza degli oneri di riscossione nelle procedure di transazione, fa presente che in caso contrario sarebbero dovuti dei compensi pur in assenza di attività effettivamente svolte.

Giancarlo GIORGETTI, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, dichiara concluso l'esame preliminare, rinviando il seguito dell'esame alla seduta di martedì prossimo.

La seduta termina alle 17.10.