VII Commissione - Resoconto di marted́ 3 maggio 2005


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SEDE REFERENTE

Martedì 3 maggio 2005. - Presidenza del presidente Ferdinando ADORNATO. - Interviene il viceministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca Giovanni Ricevuto.

La seduta comincia alle 11.15.

Stato giuridico dei docenti universitari.
Nuovo testo C. 4735-743-772-778-980-1144-1280-1337-1363-1751-1979-2018-2087-2469-2612-2647-3022-3246-3277-3625-3626-3747-3762-3815-38994260-4545-4762-4901-A, C. 5762 Caminiti e petizioni nn. 576 e 955.
(Seguito dell'esame e rinvio).

La Commissione prosegue l'esame, rinviato da ultimo, il 14 aprile 2005.

Ferdinando ADORNATO, presidente, dopo aver rivolto al nuovo viceministro Giovanni Ricevuto un saluto e un augurio a nome di tutta la Commissione, sottolinea la necessità che la Commissione organizzi


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i propri lavori sul provvedimento in oggetto, procedendo alla fissazione di un termine per la presentazione di emendamenti.

Giovanna GRIGNAFFINI (DS-U) ritiene che, prima di procedere alla fissazione di un termine per gli emendamenti, il relatore e il Governo debbano chiarire la portata delle modifiche che intendono proporre nel seguito dell'esame, anche in relazione della costituzione del nuovo Governo.

Mario PEPE (FI), relatore, sottolinea che, in questa fase, la Commissione è chiamata a proseguire la discussione sugli esiti delle audizioni informali svolte sul nuovo testo in esame, e ritiene pertanto che si debba procedere, secondo le modalità ordinarie, alla tempestiva fissazione di un termine per la presentazione di emendamenti.

Ferdinando ADORNATO, presidente, in relazione alle considerazioni del deputato Grignaffini, evidenzia che - in base alle informazioni in suo possesso - il Governo e la maggioranza non interebbero proporre modifiche tali da comportare una nuova radicale rivisitazione del testo base da ultimo adottato. Ritiene pertanto che non vi sia la necessità di individuare, per l'esame delle proposte emendative, modalità procedurali differenti da quelle ordinarie.

Franca BIMBI (MARGH-U), nel ricordare che nella precedente seduta il relatore ha evidenziato come la questione centrale sottesa al testo in esame, su cui concentrare maggiormente l'attenzione, al fine di porvi adeguata soluzione, sia rappresentata dall'istituzione del ruolo di un terzo livello della docenza universitaria, come peraltro sottolineato nel corso delle audizioni tenutesi negli scorsi mesi, invita il relatore e il rappresentante del Governo a indicare con chiarezza le eventuali proposte emendative che intendono presentare al riguardo, al fine di evitare il ripetersi della situazione verificatasi in precedenza, allorquando sensibili modifiche al provvedimento in titolo sono state presentate secondo modalità temporali che non hanno consentito alla Commissione di esercitare adeguatamente le funzioni ad essa proprie.
Esprime la convinzione che l'esplicita e univoca indicazione di eventuali modifiche da apportare al testo in esame da parte del relatore e del Governo possa costituire una valida base per l'instaurazione di un costruttivo ed efficace confronto tra le forze politiche e per l'individuazione di auspicabili punti di convergenza che consentano un miglioramento dei punti nodali del medesimo.

Il viceministro Giovanni RICEVUTO, dopo aver rivolto un saluto e un ringraziamento alla Commissione, assicura innanzitutto il rinnovato impegno del Governo a portare avanti la riforma del reclutamento e dello stato giuridico dei professori universitari, la cui definizione appare improcrastinabile. Ritiene infatti di dover sottolineare la consapevolezza, che si è ormai raggiunta, della necessità dell'intervento, nell'ottica del miglioramento del sistema universitario, perché esso possa affrontare la sfida della competizione a livello europeo e internazionale.
Sottolinea quindi che la materia è complessa e delicata e di conseguenza il percorso verso l'individuazione di un nuovo modello quanto più possibile adeguato è stato difficile, fatto di confronto e di approfondimenti. Il lungo dibattito svoltosi in Commissione, le attività conoscitive condotte dalla medesima, che hanno investito in particolare gli organismi elettivi e di rappresentanza del mondo accademico e le categorie interessate, hanno consentito di mettere a fuoco le problematiche e di ricercare soluzioni il più possibile condivise.
Ricorda quindi che, come già evidenziato in questa sede dal Ministro Moratti, sono state sciolte le questioni pregiudiziali poste dalla Commissione così come dalle rappresentanze istituzionali delle università. Erano state infatti espresse forti perplessità circa un intervento di riforma


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dello stato giuridico dei professori universitari qualora fosse stato mantenuto il blocco delle assunzioni e non vi fossero state risorse aggiuntive al Fondo per il finanziamento ordinario delle università. La legge finanziaria per il 2005 ha chiarito che gli atenei possono provvedere al reclutamento del proprio personale, superando il blocco delle assunzioni, e ha stanziato risorse aggiuntive incrementando il Fondo di finanziamento ordinario delle università.
Osserva poi come la Commissione si sia finora resa interprete delle indicazioni emerse dal dibattito, cercando di coniugare esigenze specifiche con lo spirito di fondo della riforma, impostazione condivisa dal Governo, che si è reso disponibile ad introdurre al testo le modifiche proposte dalla Commissione volte: a limitare lo strumento della delega al Governo alla sola disciplina del reclutamento, mentre per la disciplina dello stato giuridico si è deciso di utilizzare quello della legge ordinaria; a conservare la distinzione tempo pieno/tempo definito; a prevedere l'assunzione immediata a tempo determinato dei professori ordinari ed associati; ad introdurre una figura permanente dedicata alla ricerca, a tempo indeterminato, per i nuovi ricercatori che non superino il giudizio di idoneità a professore associato; ad ampliare il numero consentito degli idonei nei concorsi nazionali. La Commissione ha adottato il nuovo testo base, che recepisce le modifiche sopra descritte risolvendo gran parte delle problematiche poste.
A suo avviso, rimangono essenzialmente aperte soltanto due questioni sulle quali, come finora è avvenuto, il Governo dichiara la propria disponibilità a valutare le soluzioni proposte dalla Commissione.
La prima questione riguarda la cosiddetta idoneità aperta. Ricorda che il Governo aveva espresso una valutazione favorevole sulla scelta di eliminare la correlazione fra fabbisogno di personale e numero dei soggetti che possono conseguire l'idoneità scientifica nazionale, abolendo il limite numerico per la sola prima tornata di giudizi di idoneità. Ciò in quanto riteneva che tale scelta rappresentasse una giusta opportunità per i giovani studiosi che ad oggi non avevano conseguito l'idoneità ad associato, non avendo avuto la possibilità di concorrere in quanto non vi era stato un sufficiente numero di procedure di valutazione comparativa. Si trattava quindi di una opportunità offerta a tutti gli attuali ricercatori meritevoli, che avrebbero dovuto superare un giudizio rigoroso e non una procedura speciale agevolata. Peraltro, poiché questa scelta a giudizio delle università è difficilmente gestibile e si vuole preservarle da problematiche organizzative, il Governo dichiara la disponibilità a rivederla, prevedendo invece un significativo ampliamento della quota degli idonei per le prime tre tornate di giudizi idoneativi e una riserva a favore dei ricercatori con almeno quindici anni di anzianità di servizio.
La seconda questione riguarda l'istituzione di un terzo livello della docenza. Si è molto discusso sulla necessità che la docenza non sia limitata alla fascia dei professori ordinari e a quella degli associati. Tutte le forze politiche riconoscono il prezioso apporto fin qui dato dai ricercatori alla docenza e la necessità che anche in futuro possa esserci l'apporto continuo di giovani studiosi. Ma, come evidenziato dal viceministro Caldoro nella scorsa seduta, le opinioni divergono sul modello da adottare per l'istituzione di un terzo livello della docenza.
Il Governo esprime perplessità circa l'istituzione di un terzo livello della docenza con rapporto di lavoro a tempo indeterminato, per la rigidità del sistema che si verrebbe a creare, in contrasto con i principi di fondo della riforma, e perché in tal modo risulterebbe impossibile quel massiccio inserimento di giovani nel sistema che si ritiene assolutamente necessario, e non solo per assicurare il ricambio generazionale nelle università ma anche per le esigenze della ricerca delle imprese, del mondo produttivo e più in generale del Paese.
Conferma invece la disponibilità a prevedere l'istituzione di un terzo livello a tempo determinato, anche con contratti


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pluriennali secondo il modello europeo, essenzialmente dedicato alla ricerca, ma anche all'attività di docenza, con diritti e doveri definiti e trattamento economico adeguato, così da superare le figure precarie, in senso sia giuridico che economico, che affollano attualmente le università.
Per l'inscindibilità della docenza e della ricerca all'interno delle università, appare difficile una differenziazione dei ruoli e peraltro finora non è emerso dal dibattito.
Appare inoltre utile per la ricerca del Paese, che deve essere svolta non solo nelle università, ma anche nei centri di ricerca e nelle imprese, una formazione universitaria, finalizzata tra l'altro agli obiettivi posti dalla Unione europea, di incrementare entro il 2010 di 700 mila il numero dei ricercatori in Europa.

Giovanna GRIGNAFFINI (DS-U) ritiene che dal tenore dell'articolato intervento del viceministro emerga chiaramente la controversa strategia politica adottata dal Governo in materia universitaria, che si concretizza nel consolidamento del fenomeno del precariato. Evidenzia infatti come le preannunciate modifiche al testo in titolo non incidano e non pongano in alcun modo valida soluzione al problema della stabilizzazione della figura dei ricercatori, esprimendo la convinzione che, contrariamente a quanto dichiarato dal rappresentante del Governo, non è contemplata l'istituzione della terza fascia della docenza universitaria, ma piuttosto si introducono eterogenee figure contrattuali, istituendosi altresì la controversa figura dell'aggregato per la ricerca, che non presuppone quell'inscindibile legame tra la didattica e la ricerca, costituente, a suo giudizio, un fattore ineludibile per l'innalzamento qualitativo delle istituzioni universitarie nazionali.
Giudica inoltre puramente virtuale il riconoscimento del titolo di idoneità, a seguito della prevista tornata di giudizi bandita senza limitazione numerica, dichiarandosi convinta che tale attribuzione puramente formale non garantisca una reale valorizzazione del prezioso operato dei ricercatori italiani, cui invece dovrebbe essere invece assicurata tempestiva immissione in ruolo.
Nel ribadire notevoli perplessità in ordine alle figure contrattuali previste nel testo in esame, ritiene che in tal modo non si renda in alcun modo allettante la carriera universitaria, disincentivandosi i giovani allo svolgimento di tale preziosa attività e, contestualmente, disattendendosi i preannunciati obiettivi dell'Unione europea di garantire l'immissione di 700 mila nuovi ricercatori nelle istituzioni universitarie comunitarie.
Nel ritenere pregiudiziale al rilancio delle università nazionali la delineazione di politiche che individuino priorità e stabiliscano piani di investimento, anche valorizzando la loro autonomia, esprime conclusivamente notevoli riserve in ordine al testo in oggetto, ritenendolo inadeguato a porre valide soluzioni alle annose problematiche che investono il mondo universitario.

Giacomo BAIAMONTE (FI) dichiara di condividere l'indirizzo del Governo, emerso nel corso del dibattito, circa l'opportunità di favorire l'accesso di nuovi docenti alla fascia dei professori associati; occorre peraltro evitare il rischio di un'indiscriminata ammissione di tutti gli attuali ricercatori, considerato che purtroppo, a quanto gli risulta, in molti atenei vi sono ricercatori che da troppi anni non svolgono alcuna reale attività di ricerca. Ritiene inoltre che, nell'ambito del nuovo ordinamento, il reclutamento dei ricercatori debba avvenire, almeno nelle prime tornate, sulla base di rapporti di lavoro a tempo determinato, in modo da consentire alle università una reale valutazione della loro attitudine alla carriera accademica.
Concorda quindi con la scelta, ribadita dal Governo, di non procedere all'istituzione di una terza fascia a tempo indeterminato di docenti universitari, che determinerebbe un appiattimento verso l'alto delle figure professionali operanti nelle università e ridurrebbe in misura significativa lo stimolo ai ricercatori ad impegnarsi attivamente «fare carriera». In


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questo quadro, ritiene peraltro evidente che l'affidamento, in via ordinaria e sistematica, di attività didattiche integrative ai ricercatori costituisca un importante strumento per prepararli a divenire veri e propri professori universitari.
Sottolinea quindi che il riconoscimento dell'autonomia delle università, che deve comunque essere ribadito, non può condurre a ignorare le situazioni di vero e proprio abuso che, purtroppo, l'attuale sistema di reclutamento ha in alcuni casi prodotto.
Infine, dichiara di condividere appieno le considerazioni del viceministro in ordine alla necessità di rafforzare i rapporti di collaborazione e di integrazione tra università e mondo produttivo.

Franca BIMBI (MARGH-U), nel ritenere che le modifiche preannunciate dal viceministro siano inidonee a garantire soluzione dei punti nodali del testo in esame, esprime riserve in ordine all'impianto complessivo del medesimo, e, in particolare, sul previsto ripristino dei concorsi a livello nazionale, che risulta discutibilmente ledere l'autonomia delle istituzioni universitarie.
Notevoli perplessità suscita, a suo giudizio, anche la previsione di diverse figure contrattuali, che non garantiscono alcuna valorizzazione dei giovani, ma piuttosto ne mortificano l'operato, impedendo contestualmente una adeguata selezione meritocratica.
Osserva poi come si assista ad un reale blocco dei concorsi, considerato che la loro attivazione è subordinata all'emanazione dei relativi decreti legislativi: si è quindi di fronte a controverse misure di risparmio, che penalizzano gravemente il mondo universitario, impedendo l'ingresso di nuove leve al suo interno.
Ritiene altresì grave che non si garantisca adeguatamente importanza al principio della valutazione, che rappresenta invece un elemento fondamentale per l'accrescimento qualitativo delle istituzioni universitarie e che peraltro non si pongano le condizioni per realizzare effettivamente l'inscindibilità tra la didattica e la ricerca, che costituisce un requisito ineludibile del mondo universitario più sviluppato.
Considera inoltre puramente demagogica la preannunciata intenzione di prevedere senza limitazione numerica le prime tre tornate di giudizi di idoneità per la fascia di professori associati, ritenendo che l'acquisizione dell'idoneità non garantisca alcuna certezza giuridica ed economica agli interessati, il cui operato è destinato ad essere valutato senza che vi siano rigorosi e trasparenti criteri di giudizio.
Ribadendo infine le proprie preoccupazioni in ordine al provvedimento in oggetto, esprime la convinzione che la riforma ad esso sottesa sia inadeguata ad offrire soluzioni ai problemi del mondo universitario e a introdurre quegli elementi innovativi necessari per il suo reale rilancio e il conseguente allineamento alle istituzioni universitarie internazionali.

Il viceministro Giovanni RICEVUTO, dopo aver ribadito la piena disponibilità del Governo a individuare un punto di incontro con tutti i gruppi parlamentari, desidera precisare, in relazione ad alcune delle considerazioni del deputato Grignaffini, che - con le disposizioni dell'ultima legge finanziaria - il blocco delle assunzioni nelle università è stato effettivamente superato, benché esse siano contestualmente state subordinate ad una specifica procedura di programmazione del fabbisogno di personale. Per quanto attiene all'attuazione di tali misure, rileva che molte università hanno già proceduto alla trasmissione al Ministero degli atti di programmazione, mentre altre università devono invece ancora provvedere. Peraltro, solo le università che hanno già superato il noto «limite del 90 per cento» delle spese di personale non potranno procedere a nuove assunzioni.

Ferdinando ADORNATO, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, propone che il termine per la presentazione di emendamenti sia fissato alle ore 17 di lunedì 9 maggio 2005.


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Giovanna GRIGNAFFINI (DS-U) e Franca BIMBI (MARGH-U) chiedono di procrastinare tale termine alla giornata di martedì 10 maggio 2005.

Ferdinando ADORNATO, presidente, accogliendo tale richiesta, propone che il termine sia fissato alle ore 12 di martedì 10 maggio 2005.

La Commissione concorda.

Ferdinando ADORNATO, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia il seguito dell'esame alla seduta di domani, mercoledì 4 maggio 2005.

La seduta termina alle 12.15.

SEDE CONSULTIVA

Martedì 3 maggio 2005. - Presidenza del presidente Ferdinando ADORNATO, indi del vicepresidente Guglielmo ROSITANI.

La seduta comincia alle 13.40.

Misure contro la pedofilia.
C. 4599 Governo.
(Parere alla II Commissione).
(Esame e conclusione - Parere favorevole).

La Commissione inizia l'esame del provvedimento.

Ferdinando ADORNATO, presidente, ricorda che il provvedimento in esame è iscritto all'ordine del giorno dell'Assemblea per la giornata odierna: la Commissione deve quindi esprimere il parere nella seduta in corso.

Domenicantonio SPINA DIANA (FI), relatore, rileva che il disegno di legge in esame, anche in attuazione di quanto previsto dalla decisione quadro del Consiglio dell'Unione europea del 22 dicembre 2003, relativa alla lotta contro lo sfruttamento sessuale dei bambini e la pornografia infantile, è diretto ad adeguare il quadro legislativo vigente in materia di contrasto allo sfruttamento sessuale dei minori di fronte alla manifestazione di nuove forme ed espressioni del drammatico fenomeno della pedofilia anche a mezzo dell'utilizzo dei moderni strumenti telematici.
Fa presente che esso, oltre ad intervenire sul quadro delle sanzioni penali ed amministrative previste e sugli strumenti processuali, provvede anche ad istituire e disciplinare il Centro nazionale per il contrasto della pedopornografia sulla rete Internet, istituito presso l'organo del Ministero dell'interno, per la sicurezza e la regolarità dei servizi di telecomunicazione, al quale devono pervenire tutte le segnalazioni sui siti pedopornografici e che opera in coordinamento con altri organi e uffici istituzionali e finanziari. Il Centro ha compiti informativi nei confronti della Presidenza del Consiglio, utili alla predisposizione del Piano nazionale di contrasto e prevenzione della pedofilia.
Nel sottolineare il rilievo del testo in esame, che intende attuare gli impegni assunti in sede comunitaria e, in particolare, contemplati nella decisione quadro testé indicata, osserva che, ai fini della tutela del minore, è inasprito l'apparato sanzionatorio previsto in materia, dedicandosi altresì speciale attenzione alla commissione degli illeciti mediante l'utilizzo delle reti telematiche.
In una prospettiva più ampia di prevenzione e repressione del fenomeno in oggetto, fa presente che si prevede l'attuazione delle relative condotte criminose anche quando il materiale pornografico riguardi immagini virtuali realizzate utilizzando immagini di minori degli anni diciotto.
Rimarcato altresì il rilievo della prevista responsabilità delle persone giuridiche, considera particolarmente importante che, tra le pene accessorie comminate a coloro che sono condannati per i reati in oggetto, vi sia l'interdizione perpetua da qualunque incarico nelle scuole di ogni ordine e grado.


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Giudicato positivamente il testo in esame ed apprezzate le finalità da esso perseguite, invita la Commissione ad esprimere parere favorevole.

Emerenzio BARBIERI (UDC) dichiara la propria astensione dalla votazione della proposta di parere in esame.

Nessun altro chiedendo di intervenire, la Commissione approva la proposta di parere del relatore.

Sull'ordine dei lavori.

Guglielmo ROSITANI, presidente, propone un'inversione nell'ordine dei lavori della Commissione, nel senso di procedere prima all'esame della proposta di nomina del maestro Franco Migliacci a presidente della SIAE e poi alla trattazione dei restanti punti all'ordine del giorno, secondo l'ordine già previsto in convocazione.

La Commissione concorda.

La seduta termina alle 13.45.

ATTI DEL GOVERNO

Martedì 3 maggio 2005. - Presidenza del vicepresidente Guglielmo ROSITANI. - Intervengono il sottosegretario di Stato per i beni e le attività culturali Nicola Bono e il viceministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca Guido Possa.

La seduta comincia alle 13.45.

Proposta di nomina del maestro Franco Migliacci a presidente della SIAE.
Nomina n. 142.
(Esame e rinvio).

La Commissione inizia l'esame.

Emerenzio BARBIERI (UDC), relatore, fa presente che il parere sulla proposta di nomina in esame è stato richiesto con lettera del 12 aprile scorso, dopo che il Consiglio dei Ministri, nella riunione del 7 aprile, ha deliberato, su proposta dell'allora Ministro per i beni e le attività culturali Giuliano Urbani, di sottoporla nuovamente al parere parlamentare.
Rileva che la vicenda di questa proposta di nomina è all'attenzione del Parlamento ormai da molti mesi, e ha suscitato polemiche e quesiti - che si sono tradotti tra l'altro in numerosi atti di sindacato ispettivo, presentati presso entrambi i rami del Parlamento e cui finora il Governo non ha ancora dato risposta (in ordine cronologico: interrogazione a risposta scritta alla Camera Cardinale (Margh-U) del 14 luglio 2004 (n. 4/10492); interrogazione a risposta scritta al Senato Montagnino (Margh-U) del 14 luglio 2004 (n. 4/07067); interrogazione a risposta in Commissione alla Camera Grignaffini (DS-U) del 10 dicembre 2004 (n. 5/03763); interrogazioni a risposta scritta al Senato: Fabris (Misto-Pop-UDEUR) del 29 dicembre 2004 (n. 4/07924) e del 27 gennaio 2005 (n. 4/08013) e Luigi Bobbio (AN) del 1o febbraio 2005 (n. 4/08036); interrogazione a risposta in Commissione alla Camera Bellotti (AN) del 3 febbraio 2005 (n. 5/03909); interrogazione a risposta scritta al Senato Fabris del 15 febbraio 2005 (n. 4/08140); interpellanza alla Camera Colasio (Margh-U) del 15 marzo 2005 (n. 2/01514); interrogazione a risposta scritta al Senato Compagna (UDC) del 17 marzo 2005 (n. 4/08383); interrogazione a risposta scritta alla Camera Emerenzio Barbieri (UDC) del 22 marzo 2005 (n. 4/13533); interrogazione a risposta scritta alla Camera Caparini (LNFP) del 22 marzo 2005 (n. 4/13535); interrogazione a risposta scritta al Senato Cortiana (Verdi-Un) del 20 aprile 2004 (n. 4/08545).
Ricorda quindi i passaggi essenziali della vicenda parlamentare di questa proposta, facendo presente che, nelle sedute del 15 e 16 luglio 2003, la Commissione ha per la prima volta esaminato la proposta di nomina del maestro Migliacci, formulata dal Governo in base alla deliberazione assunta dall'Assemblea della SIAE il 26


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giugno 2003, esprimendo parere favorevole, nonostante la consapevolezza di alcune contestazioni circa la correttezza formale - e quindi la legittimità - delle deliberazioni assunte in quella riunione dell'Assemblea SIAE.
Successivamente, il Consiglio di Stato, decidendo sui ricorsi presentati in proposito, ha annullato le deliberazioni assunte in tale occasione, e quindi la nomina del maestro Migliacci a presidente della SIAE (sentenza n. 7857/2004, pubblicata il 3 dicembre 2004). Il 21 dicembre 2004, peraltro, l'Assemblea SIAE ha nuovamente deliberato la designazione di Migliacci a presidente; il Governo ha quindi riattivato la procedura di nomina, presentando alle Camere la relativa richiesta di parere il 17 gennaio 2005.
Ricorda che la Commissione ha avviato l'esame della proposta il 27 gennaio 2005 e che, peraltro, l'andamento dei lavori parlamentari ha poi impedito l'effettiva espressione del parere nei termini prescritti. Successivamente, come risulta dai comunicati della Presidenza del Consiglio dei Ministri, il 18 marzo 2005, il Ministro Urbani ha illustrato al Consiglio dei Ministri una relazione sulla SIAE, «con particolare riguardo al procedimento di nomina del Presidente designato», e un «dettagliato bilancio di quanto è risultato dalle previste attività di vigilanza». Il 7 aprile, il Consiglio dei Ministri ha quindi deliberato la «riproposizione» della nomina, «ai fini dell'acquisizione del parere delle competenti Commissioni parlamentari».
Rispetto a questo complesso iter procedurale, ritiene opportuno ricordare innanzitutto a che titolo la Commissione si trova a esaminare questa nomina.
Come è noto, le modalità di nomina del presidente della SIAE sono stabilite in primo luogo dallo Statuto della SIAE stessa, approvato con decreto ministeriale 3 dicembre 2002. In particolare, lo Statuto prevede che il presidente sia designato (con la maggioranza dei due terzi dei componenti nelle prime due votazioni e con la maggioranza assoluta dalla terza) dall'Assemblea della SIAE. Il presidente così designato è nominato «ai sensi dell'articolo 3 della legge 23 agosto 1988, n. 400» (articolo 8 dello Statuto). L'articolo 3 della legge n. 400 stabilisce che le nomine alla presidenza di enti di competenza dell'amministrazione statale siano effettuate con decreto del Presidente della Repubblica, emanato su proposta del Presidente del Consiglio dei Ministri, previa deliberazione del Consiglio dei Ministri adottata su proposta del Ministro competente.
In questo caso, il Ministro competente - certamente, almeno, al momento in cui è stata deliberata la proposta in esame - è il Ministro per i Beni e le Attività culturali, che ha negli ultimi anni esercitato la vigilanza sulla SIAE ai sensi dell'articolo 7, comma 8, del decreto legislativo n. 419 del 1999.
Alla nomina in esame sono peraltro applicabili anche le norme della legge n. 14 del 1978, che disciplina il «controllo parlamentare sulle nomine negli enti pubblici». Questa legge deve qui essere ricordata almeno con riferimento alla parte in cui prevede che «l'organo cui compete la nomina [...] può provvedere, trascorsi i termini stabiliti dai regolamenti delle due Camere, anche se non sia stato reso il parere delle Commissioni» (articolo 3 della legge citata). In mancanza del parere parlamentare, quindi, la norma consente, ma non impone, di provvedere comunque.
Segnala poi alcune novità che, in queste due ultime settimane, hanno inciso sulla situazione vigente al momento in cui la proposta di nomina in esame è stata deliberata dal Consiglio dei ministri, all'inizio di aprile. Da una parte, infatti, è entrato in carica da dieci giorni un nuovo Ministro per i beni e le attività culturali, l'onorevole Rocco Buttiglione; dall'altra, con il decreto-legge 26 aprile 2005, n. 63 (attualmente in corso di esame al Senato), è stato modificato il riparto delle competenze governative in questa materia, prevedendo sostanzialmente - per quanto qui interessa - che la vigilanza sulla SIAE sia svolta «congiuntamente» dal Ministro per i beni e le attività culturali e dal Presidente del Consiglio dei Ministri.


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Alla luce di questa situazione, prima ancora di passare ad illustrare le proprie considerazioni e proposte in ordine all'atteggiamento che la Commissione, a suo avviso, dovrebbe assumere sulla proposta di nomina in oggetto - ricordando che si è chiamati a valutare l'effettiva idoneità professionale e personale del maestro Migliacci a svolgere in modo adeguato e corretto l'importantissima funzione a cui sarebbe chiamato -, ritiene opportuno che il Governo fornisca formalmente in questa sede alcuni necessari chiarimenti preliminari. Essi riguardano, in primo luogo, le considerazioni, di carattere tecnico-normativo ed eventualmente politico, che hanno indotto il Governo a seguire la procedura sopra illustrata, con particolare riferimento alla decisione di riproporre alle Commissioni parlamentari la proposta di nomina, successivamente alla scadenza dei termini nel febbraio scorso e poi se le modifiche intervenute nella disciplina vigente a seguito dell'entrata in vigore del decreto-legge n. 63 del 2005 incidono, ad avviso del Governo, sulla procedura in corso e se l'avvicendamento alla guida del Ministero possa condurre il Governo a una riconsiderazione della nomina proposta.
Infine, crede che sarebbe molto utile alla Commissione sapere qualcosa di più sulle risultanze dell'attività di vigilanza posta in essere dal Ministero in questi ultimi mesi, anche per poter valutare su basi il più possibile oggettive l'attività del maestro Migliacci nel periodo - pur breve e discontinuo - in cui ha svolto le funzioni di presidente della SIAE.
Ritiene che le motivazioni che hanno indotto il Governo a richiedere il parere delle Commissioni parlamentari non possano che risiedere nell'importanza di un ente pubblico quale è la SIAE e nelle gravi criticità che sono emerse sulla medesima, a partire dall'attività svolta dal consiglio di amministrazione presieduto dal maestro Migliacci e alla dubbia legittimità della esecuzione data alla sentenza del Consiglio di Stato n. 7857 del 2004. Se così non fosse, non si capirebbe il motivo per il quale il Consiglio dei Ministri non ha deliberato la nomina del Presidente ma, al contrario, ha rinviato la proposta alle Commissioni parlamentari per acquisirne un parere che, evidentemente, è stato ritenuto particolarmente necessario.
Ritiene che queste circostanze, dunque, unitamente al rilievo che proprio sulla SIAE e sull'operato del consiglio di amministrazione presieduto dal maestro Migliacci sono state presentate numerose interrogazioni parlamentari ed è stato richiesto al Presidente della Commissione di promuovere un'indagine conoscitiva, impongono a questa Commissione di dover formulare il proprio parere con particolare attenzione e «oggettività».
Nel far questo, considera opportuno evidenziare che ai sensi dell'articolo 4, della legge n. 14 del 1978, «la richiesta di parere da parte del Governo deve contenere la esposizione della procedura seguita per addivenire alla indicazione della candidatura, dei motivi che la giustificano secondo criteri di capacità professionale dei candidati e degli eventuali incarichi precedentemente svolti o in corso di svolgimento, in relazione ai fini ed agli indirizzi di gestione che si intendono perseguire nell'istituto o ente pubblico».
Per quanto attiene il curriculum artistico del Maestro Migliacci, evidenzia i suoi successi professionali, ricordando al proposito in primo luogo la canzone «Nel blu dipinto di blu», cantata da Domenico Modugno, vincitrice del Festival di Sanremo nel 1958 e a lungo al primo posto nelle classifiche degli Stati Uniti, nonché le ulteriori vittorie a manifestazioni quali il Festival di Sanremo, Canzonissima, il Cantagiro, il Festivalbar. Si possono altresì ricordare, tra le sue altre canzoni di maggior successo, in collaborazione con Gianni Morandi, «Andavo a cento all'ora», «In ginocchio da te», «Fatti mandare dalla mamma», «C'era un ragazzo che come me»; con Patty Pravo «Bambola» e «Sentimento», con Edoardo De Crescenzo «Ancora», per non citare le collaborazioni ed i successi con Mina, Fred Bongusto, Rita Pavone, e, più di recente, con Scialpi, Ambra Angiolini, passando anche attraverso una memorabile collaborazione con Alberto Sordi, che cantava


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«Te c'hanno mai mandato (e va)». Migliacci ha inoltre proposto sigle televisive per bambini ancor oggi popolari, commedie musicali, collaborando anche con Ennio Morricone e l'Orchestra di Santa Cecilia ai fini della stesura del «Cantico del Giubileo», e inoltre talent-scout e produttore di Renato Zero, Gianni Morandi e Fred Bongusto, ed altri ancora. Nel 1991 fonda con Domenico Modugno e Franco Micalizzi il Sindacato nazionale autori e compositori.
Ritiene tuttavia che l'esame della Commissione non possa limitarsi agli indubbi successi artistici del Maestro Migliacci, in quanto da soli - per quanto indiscutibili - non sono sufficienti, ai sensi dell'articolo 4 prima citato, a giustificare la nomina a Presidente della SIAE.
Considera in verità opportuno porre l'attenzione sia sulla procedura che ha portato alla sua designazione da parte dell'Assemblea, sia sulle motivazioni che giustificano la nomina secondo criteri di capacità professionale dei candidati e degli eventuali incarichi precedentemente svolti o in corso di svolgimento. Come è ovvio, questa valutazione non potrà non avere a preminente oggetto l'attività già svolta dal maestro Migliacci nel periodo in cui è già stato Presidente della SIAE, ossia dall'agosto del 2003 al dicembre del 2004.
Quanto alla procedura di nomina, ritiene che non ci si possa soffermare solo su quanto deliberato dall'Assemblea - riunitasi il 21 dicembre 2004 proprio al fine di designare il Presidente ed i Consiglieri - ma che occorra interrogarsi sulla legittimità della stessa deliberazione a partire dalla regolarità della sua convocazione.
A tal riguardo, ritiene di preliminare importanza evidenziare che, all'indomani della decisione del Consiglio di Stato n. 7857 (che ha annullato, come noto, la designazione assembleare del 26 giugno 2003 e i conseguenti decreti di nomina del Presidente e dei consiglieri di amministrazione), il Ministero competente alla vigilanza sulla SIAE ha ritenuto che il Consiglio di amministrazione della SIAE, nella composizione conseguente alla sentenza, dovesse circoscrivere la propria attività all'individuazione del sostituto del Presidente, al quale dar mandato di curare gli adempimenti necessari per la sollecita convocazione dell'Assemblea e assicurare gli adempimenti demandati al Presidente, limitatamente alla gestione ordinaria della società.
Non si comprenderebbe, a suo giudizio, l'importanza di tale nota ove non si ponesse la dovuta attenzione sull'interpretazione - e conseguente esecuzione - che l'amministrazione vigilante ha dato alla decisione del Consiglio di Stato. Se quest'ultima ha annullato, in modo chiaro ed inequivocabile, l'originaria deliberazione assembleare del 26 giugno 2003 - con la quale vennero designati, come già detto, il Presidente e tutti i consiglieri di espressione assembleare - il Dipartimento per lo spettacolo, sulla base delle indicazioni dell'ufficio legislativo del Ministero, ha ritenuto, probabilmente in una logica di continuità e rispetto dell'autonomia dell'ente, ancora in carica due consiglieri «elettivi» che sono stati designati dall'Assemblea con deliberazioni successive e diverse da quella del 26 giugno 2003, ma pur sempre in sostituzione di due consiglieri designati il 26 giugno 2003, la cui nomina è stata annullata dal Consiglio di Stato.
Al riguardo, ritiene che non possa sfuggire che l'illegittimità della nomina dei Consiglieri designati il 26 giugno 2003 avrebbe dovuto forse comportare, anche a causa dell'efficacia retroattiva della sentenza di annullamento, l'illegittimità della nomina dei consiglieri nominati successivamente, ritenuti però ancora in carica. Già sotto questo profilo, non sembrano sorgere, a suo avviso, dubbi sul fatto che la nota del Ministero, pur con comprensibili positive intenzioni, potrebbe prestare il fianco a censure circa un possibile contrasto e violazione del giudicato del Consiglio di Stato. Infatti, gli unici Consiglieri di amministrazione, nei cui confronti la sentenza del Consiglio di Stato poteva non esplicare una conseguenza immediata e diretta, e che, pertanto, potevano essere considerati ancora in carica erano, con tutta probabilità, i soli consiglieri di nomina


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ministeriale in quanto la loro nomina non è stata oggetto della designazione assembleare annullata.
Tuttavia, anche tale ipotesi non è indenne da censure se non altro perché il Ministro non avrebbe mai potuto provvedere alla nomina dei tre consiglieri qualora non fosse intervenuta la designazione assembleare del 26 giugno 2003, che è stata annullata.
A ciò si aggiungano - anche alla luce delle considerazioni appena esposte - gli ulteriori profili di illegittimità cui sembra dar luogo l'invito ad individuare, tra i due consiglieri elettivi - ai sensi dell'articolo 9 dello Statuto - il sostituto del Presidente affinché provvedesse a convocare l'Assemblea per la reintegrazione del consiglio di amministrazione e per la designazione del Presidente.
Orbene, l'articolo 9 dello Statuto, però, recita: «Il presidente convoca e presiede l'assemblea e il consiglio di amministrazione e rappresenta legalmente la Società. In caso di assenza o impedimento il presidente è sostituito da un membro elettivo del consiglio di amministrazione nominato dal consiglio stesso nella prima adunanza». La sola lettura dell'articolo appena citato pone in evidenza, a suo avviso, la più che dubbia legittimità della nomina del Sostituto del Presidente e - conseguentemente - anche della convocazione dell'Assemblea.
Ritiene che non si possa, infatti, non rilevare che la nomina del sostituto del Presidente sembrerebbe ammessa solo in caso di impedimento dello stesso. È di tutta evidenza che per «impedimento» si dovrebbe intendere un fatto od una situazione giuridica sopravvenuta rispetto all'originario e legittimo atto di nomina. Nel caso in esame, l'atto di nomina del Presidente è stato annullato con effetto retroattivo e pertanto non sembra avere particolare significato parlare di «impedimento». Emerge chiaramente che la norma statutaria invocata è stata applicata senza che ne sussistessero i presupposti di legge (l'impedimento e la legittimità di un originario provvedimento di nomina del Presidente).
Se poi si considera - come illustrato prima - che anche la nomina dei due consiglieri elettivi era - ed è - da considerarsi suscettibile di annullamento per illegittimità derivata, ne deriva, a suo avviso, ancora una volta la molto probabile illegittimità della nomina del sostituto del Presidente e della convocazione dell'Assemblea dallo stesso disposta.
Ulteriore e non secondario profilo di invalidità della deliberazione assembleare del 21 dicembre 2004 è rappresentato dall'illegittima partecipazione all'Assemblea di un soggetto, la cui legittimazione a partecipare validamente ai lavori dell'Assemblea è venuta meno allorquando lo stesso ha ricoperto per alcuni mesi la carica di Consigliere di amministrazione, carica che, ai sensi dell'articolo 6 dello Statuto della SIAE, è incompatibile con quella di membro dell'Assemblea. Si noti che la medesima persona ha poi ricoperto la funzione di Consulente Personale del Presidente, incarico che gli ha consentito - in forza di delibera assunta dal consiglio di amministrazione presieduto dal Maestro Migliacci - di partecipare, pur dopo le sue formali dimissioni da consigliere, ai lavori del consiglio di amministrazione e di ricevere, al pari degli altri consiglieri, identiche indennità, a dimostrazione della sua continuità sostanziale all'esercizio delle funzioni dell'organo amministrativo.
A tal riguardo, fa presente che è copiosa la giurisprudenza amministrativa secondo la quale la partecipazione di soggetti non legittimati alle riunioni degli organi collegiali, determina per il solo fatto di avervi partecipato, l'invalidità delle deliberazioni assunte, in quanto la sola presenza è in grado di condizionare la formazione della volontà collegiale.
In definitiva, ritiene che la designazione assembleare del 21 dicembre 2004 appaia ontologicamente inficiata da molteplici profili di illegittimità tali da non poterla considerare valida. Giova ricordare che il Consiglio di Stato, con la decisione n. 7857 del 2004, ha evidenziato in modo chiaro ed inequivocabile che - poiché l'Assemblea della SIAE non è composta da ogni associato della SIAE ma è un organo rappresentativo


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degli associati composto, tra l'altro, da un numero limitato di associati - l'interesse del singolo associato della SIAE è tutelato solo attraverso il rigoroso rispetto dello Statuto che detta precise condizioni di convocazione e legittimità delle sedute degli organi sociali. Anche alla luce di questo autorevole ed opportuno ammonimento del giudice amministrativo, il pieno ed autentico rispetto per gli interessi della base associativa conduce, a suo avviso, ancora una volta a non poter ritenere validamente formata la designazione del Maestro Migliacci a Presidente della SIAE.
Per quel che concerne le motivazioni che giustificano la nomina secondo criteri di capacità professionale dei candidati e degli eventuali incarichi precedentemente svolti o in corso di svolgimento, pur se le osservazioni precedentemente svolte con riferimento all'illegittimità della designazione assembleare del 21 dicembre 2004, sono tali da potersi ritenere assorbenti e rendere superfluo valutare l'idoneità di Migliacci ad assumere la nomina di Presidente della SIAE, ritiene opportuno che la Commissione esprima i suoi rilievi al riguardo, anche alla luce delle innumerevoli criticità che sono state evidenziate all'attenzione del Parlamento con numerosi atti di sindacato ispettivo circa l'operato del Consiglio di Amministrazione presieduto dal Maestro Migliacci.
Nel far questo, considera utile sottolineare, in linea generale, come la designazione dell'Assemblea della SIAE non sia tale da far sorgere in capo all'autorità competente per la nomina, l'obbligo di provvedere comunque a nominare il soggetto designato, e che pertanto l'adozione del provvedimento di nomina non può ritenersi quale atto vincolato.
Ritiene che la valutazione dell'idoneità e dell'opportunità di nominare il Maestro Migliacci Presidente della SIAE debba essere prioritariamente condotta sulla base delle modalità con le quali lo stesso ha assolto all'incarico precedentemente ricoperto di Presidente della SIAE.
A tal proposito, nel considerare che la Commissione non possa ignorare gli elementi emersi al riguardo, osserva che dall'esame puntuale delle attività svolte dal consiglio di amministrazione presieduto dal Maestro Franco Migliacci nel periodo 2003-2004 si ravvisano, a quanto a lui risulta, numerosi e circostanziati elementi fattuali che, evidenziando le gravi criticità in cui versa la SIAE, sia sotto il profilo della incapacità strategica dei suoi organi a gestire tale ente pubblico, sia sotto quello - ancor più grave, evidente ed inammissibile - della legittimità, oltre a sconsigliare vivamente la nomina di Migliacci, sembrano addirittura tali da consigliare alle autorità vigilanti di procedere con un urgente intervento tutorio.
In sintesi, unitamente al rilievo generale che il Consiglio di amministrazione della SIAE, presieduto dal Maestro Franco Migliacci, è venuto costantemente meno, a suo avviso, al rispetto dei principi di buon andamento e imparzialità di cui all'articolo 97 della Costituzione, rileva, nello specifico, quella che gli appare la reiterata e grave violazione dell'articolo 13, comma 1, lettera a), del decreto legislativo n. 419 del 1999, avendo il consiglio di amministrazione presieduto dal maestro Franco Migliacci, a quanto a lui risulta, disatteso, con ripercussioni per la legittima, efficace ed efficiente attività dell'Ente, in modo palese ed evidente e per quasi due anni, i poteri-doveri allo stesso organo attribuiti legislativamente, consistenti nell'adozione di provvedimenti di «programmazione, indirizzo e relativo controllo strategico». Una dimostrazione evidente è costituita, a suo avviso, dalla mancata adozione del piano strategico pluriennale, nonostante le ripetute sollecitazioni formulate dal Ministero vigilante sin dal gennaio del 2004 e dal collegio dei revisori. Ciò avrebbe comportato - e comporterebbe tuttora - un evidente mancato funzionamento della società, testimoniato, ad esempio, dal fatto che il bilancio preventivo del 2005, in violazione dell'articolo 7, comma 6, del decreto legislativo n. 419 del 1999 e dell'articolo 1, comma 2, lettera g) dello Statuto, a quanto gli risulta, presenta un disavanzo nella gestione servizi pari a 4,1 milioni di euro, che le valutazioni prospettiche dell'impatto dei disavanzi dei


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fondi comportano disavanzi fuori controllo con crescita esponenziale per i quali non è stato in circa due anni adottato alcun concreto provvedimento e che non sono mai stati rinnovati i contratti collettivi con i dipendenti e i mandatari (scaduti da anni). Tale situazione, in evidente violazione, tra l'altro, degli articoli 13 e 14 dello Statuto, ha impedito stabilmente al management interno una programmazione strutturata delle attività e degli investimenti necessari per assicurare alla società il perseguimento dei propri fini istituzionali e recuperare l'equilibrio economico finanziario a tutela della base associativa che già oggi pare seriamente compromesso.
Altra dimostrazione è quella che egli ritiene la violazione dei doveri fondamentali di cui all'articolo 13, comma 1 lettera a), da parte dell'organo decisionale presieduto dal maestro Franco Migliacci, con particolare riferimento alla mancata adozione da parte del consiglio di amministrazione di qualsiasi provvedimento di sua competenza finalizzato a risolvere la questione relativa all'equilibrio economico e finanziario del fondo pensione e del fondo di solidarietà. Tale circostanza determina la persistenza di un grave e non risolto impatto economico negativo sul bilancio della SIAE, che è agevole stimare - a suo avviso -, sul piano prospettico, ad un deficit di più di 200 milioni di euro. L'inadempienza relativa al fondo solidarietà determina la persistenza, nel bilancio di SIAE, dell'onere economico (pari a circa oltre 2 milioni di euro nel solo 2003) per il ripianamento dello squilibrio finanziario che ormai da anni il Fondo genera. Tale situazione tenderà ad aggravarsi negli esercizi successivi.
Vi è poi la violazione da parte del consiglio di amministrazione presieduto dal Maestro Franco Migliacci delle disposizioni legislative (articoli 7-13 del decreto legislativo 419 del 1999, del principio di distinzione tra attività di indirizzo e attività di gestione di cui al decreto legislativo n. 165 del 2001) e statutarie (falsa applicazione articolo 7, comma 1, lettera a), degli articoli 13, 14, 15 e 22, posti a presidio della legittima ed indefettibile organizzazione e funzionamento della SIAE attraverso quella che ritiene una interpretazione non conforme della previsione statutaria relativa ai poteri del consiglio di amministrazione, giungendo a conferire vere e proprie deleghe gestionali ai consiglieri di amministrazione, oltre che ad auto-attribuirsi compiti e funzioni di chiara ed evidente natura gestionale testimoniata dalla maggioranza delle decisioni assunte che, a termini di legge, dovevano essere di competenza della struttura. Le deleghe gestionali e gli annessi incarichi operativi andrebbero dalla gestione del patrimonio finanziario di varie centinaia di milioni di euro alla politica di gestione e di assunzione del personale, alla predisposizione delle modalità, dei tempi e dei termini economici della eventuale cessazione dei «singoli rapporti» contrattuali che la SIAE intratteneva con professionisti esterni e dirigenti a tempo determinato. Ritiene che, anche laddove, per pura ipotesi di scuola, si volesse invocare (cosa che non è comunque possibile) nei confronti della SIAE, l'applicabilità integrale del diritto societario, le suddette deleghe violano anche le disposizioni del diritto societario che ammettono deleghe, solo quando previste dallo Statuto.
A tal proposito, ritiene che si debba ricordare che la legittima organizzazione dell'ente, da assicurare anche tramite una disciplina adottata nel pieno e doveroso rispetto delle disposizioni normative e statutarie vigenti oltre che da una conseguente e coerente prassi applicativa, si pone come presupposto essenziale ed indefettibile per la piena legittimità di qualsiasi attività posta in essere dall'Ente e per la tutela dell'interesse di ogni singolo associato che - come ribadito autorevolmente, tra l'altro, dal Consiglio di Stato con la sentenza n. 7857 del 2004 - si realizza attraverso il compiuto rispetto delle disposizioni normative e statutarie.
Ritiene che si sia altresì integrata violazione dell'articolo 13, comma 1, lettera f), del decreto legislativo n. 419 del 1999 e del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 9 gennaio 2001, in materia di


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determinazione dei compensi attribuendo al Presidente, ai consiglieri, ai membri dell'assemblea e ai componenti di varie commissioni somme ingenti in violazione di legge, nonché violazione del disposto dell'articolo 7, comma 6, del decreto legislativo n. 419 del 1999 - recepito dall'articolo 1, comma 2, lettera g), dello Statuto - in base al quale la SIAE deve assicurare l'equilibrio finanziario, sia con riferimento alla gestione autorale che alla gestione dei servizi, con l'approvazione del bilancio per il 2005 che presenta un disavanzo per la gestione servizi pari a 4,1 milioni di euro interamente finanziato con l'avanzo della gestione autorale: ciò, a suo giudizio, comporta, illegittimamente, che siano i diritti degli autori a sostenere evidenti problemi strutturali che non sono mai stati affrontati dal consiglio di amministrazione.
Vi sarebbe a suo avviso anche violazione dei principi di parità di trattamento di cui all'articolo 3 della Costituzione e correlativa lesione della libertà di associazione (articolo 18 della Costituzione) e del principio di libera concorrenza (articolo 41 della Costituzione), commessa con riferimento ad accordi con Associazioni di categoria (come rilevato dallo stesso Governo in occasione della risposta ad un atto di sindacato ispettivo e al quale la SIAE non ha mai posto rimedio), nonché delle disposizioni di cui alla legge n. 241 del 1990, concernenti l'accesso agli atti posti in essere dal consiglio di amministrazione, accertata dalle sentenze n. 12631 del 2004 del TAR e n. 658 del 2005 del Consiglio di Stato, poiché in particolare il consiglio di amministrazione presieduto dal Maestro Migliacci sarebbe giunto a non accogliere una richiesta di accesso e di informazioni presentata da un membro dell'assemblea, che un Presidente ed un consiglio di amministrazione trasparenti non avrebbero avuto difficoltà alcuna ad accordare.
Si sarebbe integrata inoltre violazione dell'articolo 13, comma 1, lettera i), del decreto legislativo n. 419 del 1999, degli articoli 13, 14 e 22 dello statuto e del principio di distinzione tra attività di indirizzo e attività di gestione di cui al decreto legislativo n. 165 del 2001. Il consiglio di amministrazione presieduto dal Maestro Franco Migliacci, infatti, a quanto risulta, ha attribuito incarichi remunerati ad associati e membri dell'assemblea della SIAE. Al di là della violazione del principio di distinzione tra attività di indirizzo e attività di gestione attinente al riparto delle competenze tra consiglio di amministrazione e dirigenza, ritiene che non possa tollerarsi che uno o più membri dell'assemblea abbiano ricevuto un incarico professionale proprio dal consiglio di amministrazione che loro stessi hanno contribuito ad eleggere. Orbene, l'articolo 6 dello Statuto, proprio per impedire la sovrapposizione di ruoli e funzioni tra i due organi collegiali e per garantire il supremo interesse degli associati ad un'attività trasparente ed imparziale, ha previsto chiare ipotesi di incompatibilità (peraltro palesemente violate dal consiglio di amministrazione della SIAE, come si dirà in seguito), del regolamento generale della Società e degli articoli 11 e 49 del contratto collettivo dei Dirigenti.
Oltre agli elementi puntuali e circostanziati appena illustrati, considera di non secondaria importanza la violazione, da parte del maestro Franco Migliacci, dei doveri attinenti alle funzioni di Presidente dell'assemblea e del consiglio di amministrazione, anche con particolare riferimento al mancato adempimento alle più elementari disposizioni concernenti la verifica della corretta costituzione degli organi collegiali, il corretto e legittimo svolgimento dei suoi lavori. Si pensi a mero titolo esemplificativo che per alcuni mesi il Maestro Migliacci, a quanto risulta, ha consentito ad un soggetto di cumulare - in violazione dell'articolo 6 dello Statuto - sia lo status di membro dell'Assemblea, sia quello di consigliere di amministrazione e poi di suo consulente personale con facoltà/potere di partecipare alle riunioni del consiglio di amministrazione e alla grave circostanza che, nel corso dell'Assemblea del 29 novembre 2004, ha in modo del tutto arbitrario attribuito alla volontà assembleare un apprezzamento di


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un parere reso da un consulente che avrebbe stravolto la natura giuridica della SIAE, espresso formalmente solo da due soci.
Inoltre, contrariamente a quanto scritto in un lungo articolo del numero di gennaio 2005 di «Viva Verdi» dal presidente designato Franco Migliacci, i conti economici della SIAE - frutto della gestione degli ultimi due anni - versano a suo avviso in gravissime condizioni, al punto da richiedere, per far quadrare il bilancio preventivo del 2005, ad esempio, che non venga pagato ai dipendenti l'aggiornamento Istat a causa dell'inflazione e che vengano probabilmente effettuati tagli nell'ordine di milioni di euro alle provvigioni dei Mandatari.
Ritiene poi opportuno porre l'attenzione sui seguenti dati che mostrano i gravissimi danni che l'organo amministrativo, evidentemente incapace, sta arrecando agli autori italiani, alle migliaia di lavoratori e collaboratori della SIAE e, in definitiva, alla cultura italiana.
Il settore della musica nel suo complesso - dopo il solitario brusco rallentamento del 2002 - cresce nel 2003 del 6,5 per cento in termini di diritti incassati, confermando null'altro che il trend di crescita già in atto dal 1999. Peraltro tali dati vanno valutati anche alla luce delle dinamiche inflative. Osserva poi che se nel corso del 2004 questo andamento sembra subire un drastico rallentamento, avvicinandosi in modo preoccupante allo 0 per cento, mancano all'appello svariati milioni di euro in più di diritti da ripartire che si attendevano sulla base del trend di crescita degli ultimi anni.
Rileva che la proclamata - da parte del Maestro Migliacci nel medesimo articolo a sua firma - performance della discografia per l'anno 2003 e fatta intravedere per il 2004 non è che la prosecuzione di un ritmo di crescita del 4/5 per cento annuo che si è verificato sin dal 1999 e che la quota di diritti televisivi appare gravemente in stallo da anni, a livelli inferiori rispetto ad altri grandi paesi europei.
Fa presente che la raccolta dei diritti relativi alla Classe II, ovvero ai brani musicali contenuti nelle opere cinematografiche è stagnante e che la crescita dei diritti per i supporti videografici e multimediali intercettati da parte di SIAE è sensibilmente inferiore all'effettiva crescita del mercato italiano e internazionale. In questo campo la SIAE mostra dopo circa due anni dall'insediamento del nuovo consiglio di amministrazione presieduto dal Maestro Migliacci di non aver posto le basi di un adeguato sviluppo del comparto a tutela dei diritti degli autori.
Evidenzia che il livello di diritti percepiti sotto la voce «copia privata» è ancora estremamente basso, che il 2004 appare lento e trascinato solo dalla forza di inerzia della misura normativa e che nei confronti delle altre realtà europee, la SIAE presenta un dato di raccolta dei diritti per copia privata pari a 0,10 euro per persona, circa un terzo rispetto a realtà in cui le società degli Autori sono guidate in modo competente (esempio: Francia 0,82 euro, Germania 0,29 euro, Spagna 0,28 euro). In valore assoluto, trattasi di un dato di raccolta diritti di circa 6 milioni di euro per l'Italia contro i 48 raccolti dalla Francia, i 24 dalla Germania e gli 11 della Spagna, che rappresentano importanti risorse che la SIAE mostra di non saper assicurare ai propri associati e collaboratori.
Ritiene che la più chiara evidenza del ritardo stia proprio nel dato che nelle esternazioni del candidato Presidente il cosiddetto «multimediale» apparentemente sembra il migliore della sua gestione. Ma il divario rispetto a quanto avviene in altri Paesi mostra ancora una volta, a suo avviso, che la SIAE vive di rendita e, rispetto alle analoghe società di autori, realizza le peggiori performances.
Fa presente che, anche dalla collaborazione con l'estero, emergono note altrettanto sconfortanti, nonostante alcuni ottimi risultati di vendita dei nostri grandi artisti negli ultimi anni: il 2003 e il 2004 si profilano come i peggiori degli ultimi 5 anni. La crescita del 10 per cento del primo semestre 2004, citata nell'editoriale del Presidente designato Migliacci, non è minimamente significativa, in quanto rappresenta


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solo il 30 per cento di quanto incassato nel 2003 e non è tale sicuramente da far gridare al miracolo. D'altronde ritiene che sarebbe difficile che ciò avvenisse in assenza di una politica di sviluppo e di alleanze consistente e coerente nel tempo.
Fa inoltre presente che nell'opera di contrasto della pirateria - fenomeno molto grave in Italia - le azioni coordinate tra la SIAE e le forze di polizia rimangono occasionali, frutto della capacità e buona volontà di singoli e che sul fronte dei servizi, la SIAE non è ancora uscita dalla logica dell'emergenza acuita da una inspiegabile ondivago atteggiamento da parte del Consiglio di amministrazione in carica da due anni : sono in definitiva considerati utili perché contribuiscono alla copertura dei costi - della rete territoriale in particolare - ma non derivano da una chiara scelta di posizionamento all'interno di una filiera in forte evoluzione. È fin troppo rischioso affidare all'introduzione o al ritiro di un provvedimento governativo l'equilibrio economico e finanziario della Società. Ritiene poi che si debba tener conto che nel corso del 2004 il Consiglio di Amministrazione non ha promosso alcuna azione concreta per evitare il mancato rinnovo della Convenzione con l'Inps (didetta nel giugno del 2004), oltre a mettere a rischio (tuttora non ancora evitato) anche i rapporti convenzionali con l'Erario e l'Enpals.
Anche sul fronte interno, rileva che l'organo amministrativo guidato da Migliacci si è contraddistinto per una totale inerzia, pur essendo in possesso di tutte le informazioni per affrontare il problema del fondo pensione e del fondo di solidarietà ed evitare che l'assetto economico dei due fondi possa traumatizzare la società con un vero e proprio crack finanziario, questa volta in maniera definitiva rispetto a quello che portò al commissariamento 5 anni fa. Si tratta di una emorragia di svariati milioni di euro che giorno dopo giorno vengono sottratti agli autori italiani.
Nell'osservare come l'intero 2004 sia trascorso senza che vedesse la luce un piano industriale strutturato di medio periodo, con strumenti di indirizzo e di monitoraggio dei progressi, ritiene che il primo atto di un consiglio dovrebbe essere un piano chiaro ed allo stesso tempo impegnativo per chi lo promuove, rilevando come a distanza di quasi due anni non sia stato capace di vararlo mostrando la propria inadeguatezza. Ritiene poi che l'approvazione di un piano industriale comporta che sia necessario dichiarare quali obiettivi ci si pongono per la tutela di tutti gli associati in modo da poter successivamente giudicare le azioni intraprese alla luce dei medesimi.
In conclusione, alla luce di quanto sinora esposto, invita la Commissione ad esprimere parere contrario sulla proposta di nomina in esame. Diversamente, la Commissione, a suo giudizio, si renderebbe di fatto moralmente e politicamente corresponsabile di una serie di illegittimità già compiute e di altre future che verranno inevitabilmente compiute alla luce di un eventuale viatico, ponendo, tra l'altro, le autorità vigilanti nella concreta difficoltà di vigilare sul corretto e legittimo funzionamento della SIAE. Ritiene che la Commissione, infatti, non possa dire di non sapere o di non conoscere le gravi criticità della SIAE e non possa sottrarsi al compito di contribuire a garantire la legalità ed il legittimo funzionamento della SIAE e, con esso, l'interesse generale connesso alla migliore tutela del diritto d'autore e quello degli associati della SIAE.

Guglielmo ROSITANI, presidente, in relazione all'ampiezza e alla complessità della relazione del relatore e ai tempi a disposizione della Commissione nella seduta odierna, suggerisce di rinviare a domani il seguito dell'esame della proposta in oggetto.

Giovanna GRIGNAFFINI (DS-U), nel riservarsi di intervenire nella seduta di domani nel merito delle considerazioni svolte dal relatore, ritiene peraltro necessario consentire ai deputati di esprimere preliminarmente alcune valutazioni politiche e di carattere generale. In tal senso, giudica grave l'atteggiamento assunto dal relatore e il modo in cui egli ha deciso di


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impostare il dibattito su questa proposta di nomina. A suo avviso, infatti, le presunte irregolarità denunciate dal relatore dovrebbero formare l'oggetto, piuttosto che del dibattito parlamentare, dell'attività di vigilanza cui è istituzionalmente tenuto il Ministero per i beni e le attività culturali - e, almeno a decorrere da qualche giorno, anche la Presidenza del Consiglio dei ministri. Esse, quindi, dovrebbero dare luogo alla presentazione di atti di sindacato ispettivo o anche a veri e propri esposti alla magistratura, piuttosto che essere introdotte nel dibattito parlamentare.
Osserva quindi che l'intervento del relatore si è concentrato principalmente su questioni procedurali e gestionali interne alla SIAE, con una impostazione che appare più appropriata a una seduta del consiglio di amministrazione di tale ente che alla sede parlamentare. Il compito della Commissione nella procedura di nomina è del tutto diverso da quello degli organi dell'ente, e l'introduzione nel dibattito di questioni così minute e difficilmente accertabili può a suo avviso «distorcere», in un certo senso, il dibattito parlamentare. A suo giudizio, il relatore si sta facendo portatore della posizione di una parte - peraltro minoritaria - degli associati SIAE (e che, a suo avviso, fa probabilmente capo all'attuale direttore generale Gianni Profita), posizione che invece di venire chiaramente espressa nelle sedi, interne alla SIAE stessa, che sarebbero appropriate, viene così impropriamente trasposta sul piano parlamentare, con il rischio di indurre la Commissione a entrare in gioco a favore dell'una o dell'altra delle «correnti» interne a tale ente.
Sottolinea quindi che non si dovrebbe mai dimenticare che le procedure elettive contestate dal relatore sono state le prime nella storia della SIAE, e hanno condotto all'attuazione di quel faticoso e complesso percorso di riforma dell'ente su cui tante energie parlamentari sono state spese; un percorso di riforma in cui, lo sottolinea, ha svolto un ruolo da protagonista anche l'attuale segretario generale della Presidenza del Consiglio dei ministri, professor Mauro Masi, a lungo commissario straordinario della SIAE.
Ritiene che il relatore, introducendo nel dibattito elementi su cui non è possibile una valutazione definitiva da parte della Commissione, miri in realtà a giustificare la scelta, tutta politica, di non dare seguito a quello che, a suo avviso, si configura come un atto dovuto da parte del Governo, vale a dire la nomina del presidente liberamente designato dall'Assemblea della SIAE. Da questo punto di vista, l'intervento del relatore è a suo avviso illegittimo, in quanto tende a «sviare» il dibattito parlamentare da quello che dovrebbe essere il suo oggetto appropriato.
Infine, ritiene che si debba innanzitutto chiarire, sul piano politico, la contrarietà della Commissione a qualsiasi ipotesi di commissariamento e, al contempo, la piena fiducia del Parlamento nella capacità degli organi della SIAE di svolgere adeguatamente gli importanti compiti ad essi affidati dalla legge. Le difficoltà in cui versa la SIAE - che peraltro non ritiene così drammatiche come sostenuto dal relatore - sono determinate principalmente, a suo avviso, dai ritardi con cui il Governo sta procedendo nella ricostituzione degli organi di vertice della Società, e non sono pertanto direttamente imputabili alle persone che hanno ricoperto gli incarichi negli ultimi anni.
Concludendo, ribadisce che sarebbe a suo avviso assai grave se la Commissione decidesse di contrapporsi alle scelte liberamente effettuate dall'Assemblea della SIAE, con motivazioni estranee alle competenze proprie della Commissione stessa, anche in relazione alla speciale natura della SIAE come ente pubblico a base associativa.

Gabriella CARLUCCI (FI), dopo aver chiarito che ritiene doveroso un suo intervento anche per aver già svolto, in due precedenti occasioni, l'incarico di relatore sulla proposta di nomina in oggetto, sottolinea che la sua valutazione favorevole su tale candidatura, da lei allora espressa, non è mutata.


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In relazione a quanto sostenuto dal relatore, sottolinea in primo luogo che non risulta che la SIAE presenti buchi di bilancio, e che oggi è all'esame delle commissioni parlamentari competenti la sola posizione del presidente designato dall'Assemblea, Franco Migliacci, così come previsto dalla legge.
Evidenzia quindi che, se la persona del presidente Migliacci, per qualche valido motivo, non fosse gradita alle Commissioni, il Ministro non dovrebbe far altro che chiedere all'Assemblea della SIAE di procedere alla designazione di un nuovo presidente da offrire alla valutazione politica delle Commissioni parlamentari, secondo quanto previsto dal combinato disposto dello Statuto della SIAE, del decreto legislativo n. 419 del 1999 e della legge n. 400 del 1988.
Quanto alla prospettata opportunità di procedere allo svolgimento di un'indagine consocitiva sull'argomento, si chiede cosa dovrebbe accertare tale attività conoscitiva: l'ordinamento della SIAE è stato riformato appena un anno e mezzo fa, con l'apporto decisivo dell'ultimo commissario straordinario Mauro Masi, attuale, apprezzato segretario generale della Presidenza del Consiglio.
Si chiede se si intenda arrivare al paradosso d'indagare un ente i cui organi sociali sono diretta derivazione di un lungo e proficuo lavoro, svolto da un commissario governativo. Ricorda poi che questi organi hanno finora funzionato in stretta applicazione della normativa richiamata, che il loro lavoro è stato interrotto da una sentenza del Consiglio di Stato, che sono stati nuovamente votati il 21 dicembre 2004, con la maggioranza assoluta, ed attendono solo di raggiungere la pienezza dei poteri per riavviare il normale andamento amministrativo della Società.
A proposito dei dubbi sollevati sulla legittimità del consiglio d'amministrazione della SIAE, che fonda la sua base giuridica su una interpretazione degli effetti della sentenza del Consiglio di Stato n. 7857/2004, non vi è alcuna «singolarità» nell'interpretazione di tale sentenza, poiché gli organi sociali della SIAE, hanno seguito l'iter dettato dal Ministero per i beni e le attività culturali che aveva totale vigilanza sulla SIAE. In particolare dopo la sentenza citata è stata, su disposizione del Ministero, convocata l'Assemblea dei rappresentanti degli aderenti SIAE che ha designato a larga maggioranza il presidente Franco Migliacci, e i consiglieri d'amministrazione Cecchini, Cugia e Natale. Il tutto secondo le regole della rappresentanza democratica e dell'autonomia decisionale. Questo è avvenuto quattro mesi fa.
Per quel che riguarda il bilancio preventivo della SIAE, sottolinea che esso non solo è stato approvato dall'Assemblea e dal collegio dei revisori dei conti, ma ratificato anche dal Ministero dell'economia e delle finanze, in quanto in perfetto pareggio come si conviene ad una società che non deve perseguire utili, ma operare al meglio per tutelare i diritti degli aderenti, e reimpiegare gli eventuali avanzi per migliorare i redditi (ad esempio l'abbassamento delle provvigioni).
È fondamentale inoltre ricordare che il diritto d'autore nel mondo occidentale è un diritto privato ancorché tutelato nel nostro Paese da un ente pubblico a base associativa. Diritto privato e base associativa sono due pilastri della libertà e dell'autonomia, che rischiano di venire intaccati da ingerenze «statalistiche» in un campo così delicato e prezioso come quello della proprietà intellettuale. È chiaro che autori ed editori non possono vedersi espropriati della facoltà di amministrare ciò che è loro, cioè i diritti d'autore.
Infine, per quel che riguarda quelle che sono state definite le «modalità incredibili con le quali un membro del consiglio di amministrazione annullato dal Consiglio di Stato ha gestito un enorme quantità di denaro degli autori e degli editori», ritiene di poter sostenere che non è così, in quanto il consiglio di amministrazione della SIAE, con voto unanime dei suoi nove membri (compresi i tre di nomina governativa), ha affidato in gestione la liquidità a otto diversi istituti di credito, in seguito a un indagine di mercato. La


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notizia richiamata, che è circolata insistentemente, è stata smentita innumerevoli volte dal consigliere in questione che, per lo stesso motivo, ha già presentato querela penale al CODACONS.
Ritiene poi opportuno segnalare che, in questi giorni, la FEM, che rappresenta i più importanti editori musicali italiani ed internazionali - aziende che da sole rappresentano oltre il 70 per cento del fatturato della SIAE per diritto d'autore amministrato dalla sezione Musica, con tutte le altre associazioni che rappresentano la sezione cinema, D.O.R. (TV, radio, teatro), e le associazioni di scrittori che sono rappresentate in assemblea -, ha emanato un comunicato sostenendo che senza la ratifica delle nomine e il reintegro del Consiglio di amministrazione dell'ente, gli editori musicali potrebbero scegliere di perseguire strade alternative alla SIAE, immobilizzata dal Governo, per l'attività di riscossione e ripartizione dei diritti. Anche 1'Unemia (Unione Editori Autori Musica Italiana), una delle associazioni che non hanno «vinto» le elezioni, ma che sono rappresentate ugualmente in importanti comitati della SIAE, concorda nel «difendere la SIAE (che costituisce per il suo patrimonio e per la sua capillarità territoriale, un'ambitissima preda di caccia) da attacchi bassi e denigratori che mirano a fare terra bruciata di ogni regola civile e rispettosa dei diritti degli autori ed editori».
Ricorda quindi il ricorso dei Consiglieri designati dall'assemblea contro il Ministero per i beni e le attività culturali, in persona del Ministro pro tempore, «avverso il silenzio formatosi sulla diffida notificata in data 17 marzo 2005».
Evidenzia che l'attuale consiglio di amministrazione della SIAE sta operando in composizione ridotta rispetto a quella prevista dall'articolo 6 dello Statuto che prevede la proporzione tra membri di nomina governativa e membri di nomina assembleare. La SIAE, lo ricorda, è un «ente pubblico a base associativa», preposto alla cura degli interessi economici degli associati e non di interessi relativi alla generalità dei cittadini: per questo spetta all'Assemblea votare cinque degli otto consiglieri e il presidente.
La designazione da parte dell'Assemblea è avvenuta il 21 dicembre 2004 e, a suo avviso, il Ministro avrebbe dovuto provvedere immediatamente alla ratifica delle nomine, perché questo è un atto vincolato e costituisce atto dovuto, non svolgendo il Ministro altra funzione che quella di dare esecuzione ad una scelta di competenza esclusiva dell'organo assembleare.
Evidenzia quindi che il procedimento di designazione e di nomina dei membri del consiglio di amministrazione è indipendente da quello di designazione e di nomina del presidente dell'ente, sicché la mancata nomina di quest'ultimo ai sensi dell'articolo 3 della legge n. 400 del 1988 non giustifica la mancata adozione da parte del Ministro competente del decreto di nomina dei consiglieri.
Si riserva infine di fornire, nella seduta di domani, più puntuali e complete argomentazioni in risposta alle considerazioni formulate dal relatore, anche se ritiene fin d'ora di poter affermare che non è compito della Commissione, in questa sede, giudicare la «mala gestione» - come l'ha definita il relatore - dell'amministrazione SIAE, compito che spetta semmai al Ministero per i beni e le attività culturali nella sua qualità di organo di controllo.

Paolo SANTULLI (FI), dopo aver sottolineato che molti degli atti di sindacato ispettivo presentati negli ultimi mesi sull'argomento in discussione non hanno trovato risposta, esprime l'auspicio che, in questa sede, il Governo fornisca tutti i chiarimenti necessari perché la Commissione possa esprimersi in modo adeguato su una situazione tanto complessa e delicata.

Ernesto MAGGI (AN), ritenuto che l'articolata relazione svolta dal deputato Emerenzio Barbieri debba indurre a una seria e approfondita riflessione sulla delicatezza della questione in esame, consistente nella problematica gestione della SIAE, esprime


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la convinzione - come già segnalato in una lettera indirizzata al presidente della Commissione - che sia opportuno svolgere un'apposita attività istruttoria al fine di acquisire un panorama informativo chiaro ed esauriente in ordine alla vicenda in esame.

Guglielmo ROSITANI, presidente, in relazione ad alcune delle considerazioni svolte dal deputato Grignaffini, rileva che il relatore, a suo avviso, ha svolto il proprio ruolo in modo del tutto corretto, portando all'attenzione della Commissione elementi di approfondimento e conoscenza che ben possono concorrere a formulare un giudizio sulla idoneità professionale del candidato su cui verte la discussione.

Il sottosegretario Nicola BONO, nel ringraziare il relatore per l'ampia relazione svolta, sottolinea che la complessità delle questioni in essa sollevate rende necessario un approfondimento, di cui il Governo darà conto nelle prossime sedute.

Guglielmo ROSITANI, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia il seguito dell'esame alla seduta di domani, mercoledì 4 maggio 2005.
Sospende quindi la seduta, per procedere all'avvio della discussione in sede legislativa della proposta di legge C. 4981.

La seduta, sospesa alle 14.55, è ripresa alle 15.

Schema di riparto per il 2005 della quota relativa al settore dell'istruzione dei contributi del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca a enti e organismi vari.
Atto n. 475.
(Esame e rinvio).

La Commissione inizia l'esame.

Paolo SANTULLI (FI), relatore, in considerazione dell'imminente inizio dei lavori dell'Assemblea, rinvia, ai fini dell'illustrazione dei contenuti del provvedimento in titolo, al testo scritto della propria relazione, di cui chiede la pubblicazione integrale in allegato al resoconto della seduta odierna (vedi allegato 1).

Guglielmo ROSITANI, presidente, la consente. Nessuno chiedendo di intervenire, rinvia quindi il seguito dell'esame alla seduta di domani, mercoledì 4 maggio 2005.

Relazione sulla destinazione delle disponibilità dei Fondi per l'università e la ricerca e per l'edilizia universitaria per l'anno 2005.
Atto n. 477.
(Esame e rinvio).

La Commissione inizia l'esame.

Paolo SANTULLI (FI), relatore, in considerazione dell'imminente inizio dei lavori dell'Assemblea, rinvia, ai fini dell'illustrazione dei contenuti del provvedimento in titolo, al testo scritto della propria relazione, di cui chiede la pubblicazione integrale in allegato al resoconto della seduta odierna (vedi allegato 2).

Guglielmo ROSITANI, presidente, la consente. Nessuno chiedendo di intervenire, rinvia quindi il seguito dell'esame alla seduta di domani, mercoledì 4 maggio 2005.

La seduta termina alle 15.05.

SEDE LEGISLATIVA

Martedì 3 maggio 2005. - Presidenza del vicepresidente Guglielmo ROSITANI. - Interviene il sottosegretario di Stato per i beni e le attività culturali Nicola Bono.

La seduta comincia alle 14.55.


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Salvaguardia del patrimonio culturale ebraico.
C. 4981 Di Teodoro.
(Discussione e rinvio).

La Commissione inizia la discussione.

Guglielmo ROSITANI, presidente, ricorda che la proposta di legge in titolo, già esaminata dalla Commissione in sede referente, è stata trasferita in sede legislativa dall'Assemblea nella seduta del 12 aprile 2005. Ricorda inoltre che la Commissione, nel corso dell'esame in sede referente, ha elaborato un nuovo testo della proposta di legge, su cui sono stati acquisiti i pareri favorevoli delle Commissioni I e V.
Quanto all'organizzazione dei lavori, avverte nella giornata di oggi è previsto lo svolgimento della discussione generale, con le repliche del relatore e del Governo e l'adozione del testo base, mentre la discussione dell'articolo unico e degli eventuali emendamenti ad esso riferiti dovrebbero aver luogo nella seduta di domani.
Dichiara quindi aperta la discussione sulle linee generali.

Ernesto MAGGI (AN), relatore, rinvia alla relazione svolta in sede referente per l'illustrazione del provvedimento in titolo e propone di adottare, quale base per il seguito dell'esame, il nuovo testo della proposta di legge elaborato dalla Commissione nel corso dell'esame in sede referente (vedi allegato 2).

Il sottosegretario Nicola BONO si riserva di intervenire in sede di replica.

Guglielmo ROSITANI, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, dichiara conclusa la discussione sulle linee generali.

Il sottosegretario Nicola BONO, dopo aver espresso piena condivisione in ordine all'apprezzabile iniziativa sottesa al testo in esame, sottolinea l'opportunità - peraltro segnalata nella nota con cui il ministro per i rapporti con il Parlamento ha comunicato alla Commissione l'assenso governativo al trasferimento in sede legislativa - di emendare il medesimo, al fine di assicurarne l'omogeneità con il decreto legislativo n. 42 del 2004, recante il codice dei beni culturali e del paesaggio. In particolare, occorrerebbe prevedere che le risorse destinate alla realizzazione degli interventi contemplati nel testo in titolo debbano essere assegnate secondo le procedure e le modalità previste per l'erogazione di contributi per interventi su beni culturali previste dal codice dei beni culturali e del paesaggio, di cui al decreto legislativo n. 42 del 2004.

La Commissione adotta il testo elaborato nel corso dell'esame in sede referente quale testo base per il seguito della discussione (vedi allegato 2).

Guglielmo ROSITANI, presidente, propone che il termine per la presentazione di emendamenti al testo base testé adottato sia fissato alle ore 12 di domani, mercoledì 4 maggio 2005.

La Commissione concorda.

Guglielmo ROSITANI, presidente, rinvia quindi il seguito della discussione alla seduta di domani, mercoledì 4 maggio 2005.

La seduta termina alle 15.

N.B.: Il resoconto stenografico della seduta è pubblicato in un fascicolo a parte.