XIV Commissione - Marted́ 28 settembre 2004


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ALLEGATO

Relazione annuale al Parlamento sulla partecipazione dell'Italia all'Unione Europea (Anno 2003).

RELAZIONE APPROVATA DALLA COMMISSIONE

L'esame della relazione sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea costituisce uno dei principali strumenti a disposizione del Parlamento sia per intervenire nella cosiddetta fase ascendente del processo decisionale comunitario sia per acquisire «a consuntivo» elementi di informazione e valutazione sulle posizioni assunte e gli obiettivi conseguiti dal Governo nelle competenti sedi europee.
Il documento riveste quindi una particolare importanza in quanto permette, per un verso, di realizzare un raccordo tra Parlamento e Governo nella definizione degli orientamenti e delle posizioni che il nostro Paese dovrà assumere per partecipare in modo efficace e coerente alle varie fasi di elaborazione delle decisioni comunitarie, per l'altro, le informazioni contenute in esso consentono al Parlamento di tener conto dei provvedimenti e degli orientamenti assunti o in corso di esame a livello europeo, prevenendo l'insorgere di contrasti tra la normativa nazionale e quella comunitaria.
La relazione per il 2003 illustra in modo puntuale e articolato l'attività svolta nei vari settori di azione dell'Unione, e fornisce inoltre ulteriori e più approfondite informazioni su alcune tematiche di cruciale rilevanza con le quali l'Italia si è confrontata nel corso del semestre di Presidenza.
Sussistono però alcuni elementi di criticità, in parte attinenti alle procedure di esame della relazione, in parte al contenuto e ai criteri di redazione della medesima, che possono pregiudicare l'efficacia e l'utilità complessive dello strumento.
In primo luogo, il documento viene sottoposto all'esame della Commissione a lunga distanza dalla sua iniziale e tempestiva presentazione al Parlamento, il 30 gennaio 2004, per cui molte delle indicazioni e degli orientamenti suggeriti sono legati a situazioni in parte già superate. Tale ritardo è stato dovuto, come ricordato anche dal Ministro Buttiglione, al fatto che il testo è stato esaminato, unitamente al disegno di legge comunitaria 2004, in prima lettura dal Senato ed è stato quindi trasmesso alla Camera soltanto nel corso del mese di luglio.
Alla luce di questo rischio di obsolescenza occorre forse avviare una attenta riflessione sull'opportunità dell'esame congiunto della relazione e della «Comunitaria», attualmente previsto dai regolamenti di Camera e Senato, in quanto ciò può costituire ostacolo per il tempestivo ed efficace esame della relazione annuale da parte di uno dei due rami del Parlamento.
Una seconda notazione critica nasce dalla constatazione che il documento svolge un rendiconto molto ampio e dettagliato delle attività svolte dal Governo nel corso della Presidenza italiana dell'Unione - secondo semestre 2003 -, ma soltanto rispetto ad alcune delle tematiche affrontate indica gli orientamenti per l'anno in corso.
La mancata previsione dei suddetti orientamenti, come rilevato anche da altri colleghi nel corso dell'esame presso la Commissione XIV e presso altre Commissioni, pregiudica in misura significativa la possibilità del Parlamento di intervenire efficacemente nella cosiddetta fase ascendente del processo decisionale comunitario.


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Risulta dunque necessario che le prossime relazioni siano pienamente conformi al dettato dell'articolo 7, comma 2, della Legge La Pergola.
Un terzo rilievo attiene alla redazione della stessa, che appare, soprattutto in alcune parti, predisposta secondo criteri non omogenei ed organici. È auspicabile quindi che in futuro sia assicurato un adeguato coordinamento tra i diversi uffici competenti anche in sede di stesura del documento, al fine di agevolarne l'esame.
Dopo tali osservazioni preliminari, è necessario fare alcune considerazioni con riferimento ai singoli temi affrontati. Non appare opportuno, in questa sede, riportare dati dettagliati, che sono stati esaminati ampiamente da ciascuna Commissione per le parti di sua competenza, ma piuttosto porre l'attenzione - tenendo conto di quanto emerso nel corso del dibattito nelle varie Commissioni - su alcuni settori di intervento e questioni che, per la loro portata generale o per l'interesse che rivestono per il nostro Paese, richiedono una specifica attenzione.

Il nuovo Trattato costituzionale.

Grande rilevanza riveste, anzitutto, il nuovo Trattato costituzionale, elaborato dalla Conferenza intergovernativa e definitivamente approvato nello scorso mese di giugno.
La positiva conclusione del processo di riforma dell'Unione europea è dovuta anche all'impegno del Governo italiano nella difficile opera di mediazione sui temi più controversi. In particolare, il lavoro svolto dalla Presidenza italiana nel corso del secondo semestre del 2003 - dettagliatamente documentato nella relazione - è stato, come riconosciuto da tutti i partner europei e dalla stessa Presidenza irlandese, prezioso e decisivo al fine di raggiungere soluzioni adeguate sugli aspetti più problematici.
Non condivisibile appare pertanto il giudizio critico, espresso da alcuni deputati nel corso dell'esame in Commissione, sulla conduzione della CIG da parte della Presidenza italiana. Il mancato perfezionamento dell'accordo nel dicembre 2003 non è stato, infatti, determinato da carenze della Presidenza ma dall'irrigidimento di alcuni Paesi, quali la Spagna e la Polonia, sui criteri di calcolo della maggioranza qualificata.
Uno dei maggiori meriti della Presidenza italiana è stato anzi proprio quello di non accettare, pur di fregiarsi di un successo apparente, compromessi di basso profilo che avrebbero pregiudicato la credibilità e l'utilità della Costituzione.
Il Trattato approvato a giugno, pur non del tutto soddisfacente rispetto agli auspici, costituisce comunque un risultato di importanza storica nel processo di integrazione europea, soprattutto in termini di semplificazione e trasparenza del quadro istituzionale e delle procedure decisionali.
Assume pertanto un carattere di assoluta priorità per il futuro dell'Europa allargata la rapida ratifica da parte degli Stati membri del nuovo Trattato, la cui firma solenne è prevista a Roma per il prossimo 29 ottobre.

L'allargamento.

Il 2003 ha rappresentato un anno decisivo per il processo che ha condotto al recente allargamento dell'Unione europea, con la firma del Trattato di adesione ad Atene. Non si può infatti dimenticare che l'allargamento, per il numero dei paesi coinvolti, ben dieci, per le conseguenze che avrà in termini economici, politici e giudiziari, nonché per le scelte istituzionali che ha comportato, rappresenta senza dubbio un passaggio fondamentale della storia d'Europa in quanto ne ha sancito la riunificazione.
Il processo dovrà essere ora completato con l'adesione dei Paesi candidati.
Per quanto concerne la Romania e la Bulgaria, durante il semestre di Presidenza italiana sono stati riscontrati significativi progressi nel processo negoziale di adesione dei due paesi, e il Governo ha ribadito per l'anno in corso tutto l'impegno da parte dell'Italia al sostegno di tali


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candidature, con l'obiettivo di giungere alla chiusura dei negoziati entro la fine dell'anno.
Per quanto riguarda invece la Turchia, che presenta sicuramente i profili di maggiore delicatezza, si è in attesa del parere della Commissione sull'apertura dei negoziati, sulla base del quale il Consiglio europeo di dicembre valuterà se il paese soddisfa i criteri di Copenaghen. In caso positivo, l'Unione europea avvierà i negoziati per l'adesione.

Le nuove prospettive finanziarie.

Prima di passare ad esaminare le specifiche politiche dell'Unione, appare opportuno svolgere alcune brevi considerazioni sulla definizione del nuovo quadro finanziario dell'Unione per il periodo 2007-2013, che sostituirà le prospettive finanziarie 2000-2006 attualmente in vigore. Di tale tema peraltro la relazione non dà conto essendosi la discussione sviluppata essenzialmente a partire da febbraio 2004.
È evidente che la definizione delle grandi categorie di spesa dell'UE e dei relativi stanziamenti condizionerà non soltanto gli obiettivi e gli strumenti dell'azione europea nelle singole politiche, ma inciderà più in generale sullo sviluppo stesso del processo di integrazione europea complessivamente considerato.
La Commissione europea ha presentato nello scorso febbraio una comunicazione sul quadro finanziario 2007-2013 e il 14 luglio un primo pacchetto di proposte legislative attuative del medesimo, tra cui quelle concernenti la riforma della politica di coesione.
La definizione del nuovo quadro finanziario appare, come sottolineato dal Ministro Frattini nel corso della sua audizione sul tema lo scorso 15 settembre presso le Commissioni riunite V e XIV, complessa e delicata, alla luce della forte contrapposizione degli interessi in gioco e del tentativo di alcuni Stati membri di ridurre le dimensioni del bilancio dell'Unione proprio al momento dell'allargamento.
È pertanto importante costituire uno stretto raccordo tra Parlamento e Governo al fine di assicurare una partecipazione attiva dell'Italia alla fase di esame di tali iniziative, di cui la Commissione auspica l'approvazione definitiva entro la fine del 2005.
In particolare, come rilevato anche nel parere della Commissione bilancio, è necessario che il Governo adotti, nell'ambito del negoziato, iniziative idonee ad evitare che la determinazione delle risorse di cui potrà disporre il bilancio comunitario si traduca in un aggravio a carico del bilancio dello Stato italiano, sostenendo a tal fine le proposte miranti ad introdurre sistemi generalizzati di correzione a vantaggio dei maggiori contributori netti, come l'Italia. L'azione del Governo dovrebbe inoltre promuovere un'equilibrata distribuzione delle risorse disponibili tra le diverse voci del bilancio comunitario, in modo da assicurare alle politiche di coesione finanziamenti di entità adeguata.

Coesione.

Il 14 luglio 2004 la Commissione europea, come già accennato, ha presentato un pacchetto di cinque proposte legislative relative alla riforma della politica di coesione comunitaria. Tali proposte sono state elaborate sulla base degli elementi emersi dal dibattito avviato nel corso del semestre di Presidenza italiana, di cui la relazione annuale dà ampiamente conto, nonché delle linee di riforma già individuate nella Terza relazione sulla coesione economica e sociale presentata nel febbraio scorso.
Nel loro complesso tali proposte, come sottolineato dal Ministro Frattini nel corso della citata audizione del 15 settembre 2004, rispondono ad un approccio equilibrato, coniugando il necessario rigore finanziario con l'obiettivo di mantenere, dopo l'allargamento, un livello adeguato di risorse per il sostegno alle Regioni in ritardo di sviluppo.
In particolare, la Commissione intende focalizzare gli interventi strutturali su un


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numero più limitato di priorità rispetto al periodo di programmazione precedente, individuando tre nuovi obiettivi: convergenza, competitività e occupazione regionale e cooperazione territoriale.
Nell'ambito del nuovo quadro normativo, sono contemplate alcune misure intese ad assicurare in via transitoria la possibilità di accedere al contributo dei fondi strutturali per alcune Regioni, tra cui quelle italiane, attualmente rientranti nell'obiettivo 1, ma che a causa dell'effetto statistico conseguente all'allargamento perderebbero l'accesso ad ogni sostegno.
Quest'ultimo aspetto, che assume un evidente rilievo per il nostro Paese, non risulta peraltro definito nel dettaglio dalla citate proposte ed è rimesso alla negoziazione tra gli Stati membri che sarà evidentemente influenzata in misura determinante dalle decisioni relative al nuovo quadro finanziario. Non è pertanto chiaro quali Regioni italiane saranno ammesse al suddetto sostegno transitorio.
È quindi necessario che il Governo favorisca un'individuazione dell'ambito di applicazione del sostegno transitorio a titolo del nuovo obiettivo «convergenza» (corrispondente all'attuale obiettivo 1) tale da comprendere, nella misura più ampia possibile, le aree sottoutilizzate del Paese, incluse quelle ad effetto statistico.

La Strategia di Lisbona.

La relazione annuale riserva a giusto titolo una particolare attenzione all'attuazione della Strategia di Lisbona, che costituisce il quadro generale nel cui ambito dovranno svilupparsi alcune delle principali politiche dell'Unione nei prossimi anni.
Tale Strategia mira infatti a rendere, entro il 2010, l'economia europea più dinamica, flessibile e competitiva, aperta alla ricerca e alla tecnologia e capace di offrire ai cittadini europei nuovi e migliori posti di lavoro.
La realizzazione di tale obiettivo richiede pertanto la combinazione secondo un indirizzo coerente di interventi riconducibili al mercato interno e alla concorrenza, al coordinamento delle politiche economiche e dell'occupazione, alla politica delle imprese, alla ricerca e sviluppo tecnologico, alle telecomunicazioni, ai trasporti e all'energia, alla società dell'informazione.
A tal fine, l'Italia, nel 2003, ha ulteriormente promosso l'introduzione di strumenti ed ambiti di intervento funzionali al raggiungimento degli obiettivi di Lisbona, in particolare mediante l'approvazione formale dell'Iniziativa per la crescita e di un programma di avvio rapido (cosiddetto quick start), contenente 56 progetti, realizzabili in due o tre anni, nei settori dei trasporti, dell'energia e della ricerca.
Il nostro Paese ha sostenuto inoltre anche nell'anno in corso le iniziative intese a rilanciare la Strategia, in particolare nell'ambito del Consiglio europeo di Bruxelles del 25 e 26 marzo 2004, che ha evidenziato la necessità di accelerare il ritmo delle riforme a livello di Stati membri, di superare il deficit di livello del recepimento nel diritto nazionale delle misure convenute e di completare il programma legislativo derivante dall'agenda di Lisbona.
È opportuno ricordare che il successivo Consiglio europeo di Bruxelles del 17-18 giugno 2004 ha invitato il Consiglio e gli Stati membri, al fine di recuperare il ritardo che si registra nella realizzazione della suddetta strategia, a proseguire rapidamente i lavori su alcuni aspetti specifici, quali, tra gli altri, il miglioramento della regolamentazione nell'Unione europea, l'elaborazione di una proposta di direttiva quadro sui servizi di interesse generale, l'esame del Libro bianco sui servizi di interesse generale (COM(2004)374), l'incentivazione della mobilità dei ricercatori, il riesame della strategia per lo sviluppo sostenibile, l'avanzamento dei lavori sulla strategia per la riduzione delle emissioni e sulla promozione delle tecnologie ambientali.
È importante, alla luce di tali raccomandazioni, che il nostro Paese continui a


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dare il suo contributo al fine di assicurare il pieno ed effettivo conseguimento degli obiettivi di Lisbona, sia adottando nell'ordinamento interno tutte le misure necessarie, sia attraverso un contributo attivo all'elaborazione delle richiamate iniziative a livello europeo.

Unione economica e monetaria.

Nel corso del dibattito in XIV Commissione è stata evidenziata l'assenza nella relazione di specifici riferimenti ai più recenti sviluppi in materia di unione economica e monetaria, segnatamente con riferimento all'applicazione e alla riforma del Patto di Stabilità. Va sottolineato che gli eventi più rilevanti si sono registrati nel corso del 2004. In particolare, va ricordata la sentenza della Corte di Giustizia dello scorso 13 luglio sulle decisioni del Consiglio Ecofin, invero assunte nel mese di novembre 2003, in merito alla procedura per disavanzi eccessivi nei confronti di Francia e Germania nonché alle proposte della Commissione sulla riforma del Patto.
Le complesse argomentazioni giuridiche sottese alla pronuncia della Corte e le relative conseguenze non possono, in questa sede, essere esaminate in dettaglio. Va invece sottolineata l'importanza delle proposte di riforma della Commissione che, nel complesso, appaiono equilibrate e pragmatiche, prospettando un'applicazione del Patto rigorosa ma attenta anche alle esigenze di crescita dell'economia europea.
Alla luce delle riflessioni precedentemente svolte con riferimento agli obiettivi di crescita della Strategia di Lisbona, è auspicabile che il nostro Paese sostenga, nelle competenti sedi comunitarie, tutte le iniziative volte a consentire l'applicazione delle regole del Patto di stabilità e crescita in termini tali da creare uno stretto raccordo con gli obiettivi dell'agenda di Lisbona e da favorire gli interventi a sostegno della crescita, con particolare riferimento alla spesa per infrastrutture e a quella per ricerca e sviluppo.

Mercato interno.

La relazione annuale evidenzia i numerosi progressi compiuti nel 2003, nei settori riconducibili al mercato interno, con particolare riferimento alla qualità della regolamentazione comunitaria in materia e al suo recepimento a livello nazionale, agli appalti pubblici, ai servizi finanziari.
È tuttavia innegabile l'esistenza di forti ostacoli di carattere tecnico ed economico al funzionamento del mercato unico che si ripercuotono anche sulla realizzazione degli obiettivi contemplati dalla Strategia di Lisbona. A tal proposito nel maggio 2003, la Commissione europea ha pubblicato un piano triennale volto al miglioramento della competitività e del funzionamento del mercato interno che fissa alcune priorità tra cui la realizzazione della libera circolazione dei servizi, la rimozione degli ostacoli al commercio dei beni, la creazione di uno spazio più favorevole alle imprese.
In tale contesto, è necessario che il nostro Paese continui, anzitutto, a sostenere nelle competenti sedi europee le iniziative volte a semplificare l'ambiente regolamentare in cui operano le imprese, per ridurre costi e oneri che pregiudicano la competitività del sistema produttivo europeo rispetto a quelli dei principali competitor e alla liberalizzazione delle professioni e dei servizi, in particolare dei settori del gas e dell'energia elettrica, al fine di pervenire in tempi brevi alla completa apertura dei mercati, garantendo piena trasparenza e condizioni di reciprocità nei diversi paesi.

Politica fiscale.

La politica fiscale costituisce uno dei fattori chiave e, al tempo stesso, uno degli aspetti più controversi ai fini dello sviluppo dell'integrazione europea, come dimostra il mantenimento nel nuovo Trattato costituzionale della regola del voto all'unanimità per le decisioni in materia.


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Soprattutto nei Paesi che hanno adottato la moneta unica, eliminando i costi e il rischio di cambio, infatti, i progressi dell'armonizzazione dell'imposizione diretta appaiono indispensabili al fine di prevenire fenomeni di concorrenza fiscale dannosa, i quali finiscono per colpire i fattori meno mobili della produzione e, quindi, i redditi da lavoro dipendente.
Dalla relazione annuale emerge come il Governo abbia condotto con equilibrio il delicato dibattito in materia, favorendo la conclusione di un significativo accordo politico sul cosiddetto pacchetto fiscale, il quale comprende una prima serie di misure relative alla fiscalità del risparmio e alla concorrenza fiscale sleale.
Appare tuttavia evidente, come sottolineato nel parere della Commissione finanze, la necessità di giungere ad una maggiore omogeneità dei sistemi fiscali degli Stati membri, in particolare per quanto concerne l'armonizzazione delle basi imponibili. Con l'allargamento dell'Unione europea hanno assunto carattere prioritario i temi relativi alla tassazione delle imprese, data la presenza di regimi fiscali estremamente favorevoli nei nuovi Stati membri che potrebbero determinare fenomeni distorsivi per il funzionamento del mercato interno.
In merito la Commissione europea ha presentato di recente due documenti che prevedono un'armonizzazione quanto meno delle basi imponibili del reddito di impresa per le società con attività transnazionale. Alcuni Paesi, tra cui la Germania, avrebbero addirittura proposto, al fine di difendere il proprio sistema imprenditoriale, l'introduzione di aliquote minime per impedire fenomeni di concorrenza fiscale dannosa soprattutto da parte dei nuovi Stati aderenti.
Il nostro Paese, facendo registrare un carico fiscale sulle imprese elevato rispetto alla media dell'Unione a 25, ha tutto l'interesse a favorire questo processo di coordinamento.
Appare pertanto opportuno che il Governo sostenga le iniziative volte ad una maggiore armonizzazione dei sistemi fiscali, in particolare al fine di facilitare quanto meno il raggiungimento di un coordinamento delle basi imponibili della tassazione sul reddito d'impresa.

Servizi finanziari e diritto societario.

Il documento evidenzia i progressi compiuti, nell'attuazione delle misure previste dal Piano d'azione per i servizi finanziari, inteso alla creazione entro il 2005 di un mercato finanziario unico nell'Unione europea nonché l'avvio dell'esame delle misure previste per l'ammodernamento del diritto societario.
È auspicabile che il Governo continui ad adoperarsi per favorire una rapida adozione delle iniziative previste dal Piano di azione, soprattutto per porre rimedio ad alcune delle cause dei recenti scandali che hanno sconvolto i mercati finanziari. In tale contesto, riveste particolare importanza la proposta di direttiva sulla revisione legale dei conti, che consentirebbe di prevenire i conflitti di interesse in materia e di eliminare alcune delle lacune normative evidenziate dalle vicende degli ultimi anni.

Ricerca.

La relazione annuale contiene un ampio resoconto delle importanti proposte assunte, nel corso del 2003, al fine di sviluppare uno Spazio europeo per la ricerca e l'innovazione nell'ambito dell'Unione europea.
La ricerca e le nuove tecnologie svolgono, come già accennato, un ruolo centrale nella realizzazione degli obiettivi di Lisbona.
È pertanto necessario, ai fini dello sviluppo e della competitività del sistema economico e produttivo europeo, che il Governo sostenga tutte le iniziative intese a promuovere un incremento del volume degli investimenti in ricerca e innovazione, tenendo conto in particolare della specificità del sistema delle piccole e medie imprese.


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Ambiente.

Dal testo in esame emerge la forte attenzione riservata dalla Presidenza italiana agli interventi in materia ambientale, con particolare riferimento alla dimensione ambientale della Strategia di Lisbona nonché alla promozione a livello internazionale dei meccanismi del Protocollo di Kyoto e al rafforzamento della cooperazione scientifica e tecnologica con gli Stati Uniti e la Russia.
Appare pienamente condivisibile l'impegno del Governo a favorire l'adozione della proposta di direttiva sullo scambio di quote di emissione dei gas a effetto serra nella Comunità, delle proposte di atti normativi sulle sostanze chimiche, nonché della proposta di direttiva sulla qualità delle acque di balneazione.
Particolare rilievo assumono sotto il profilo ambientale gli interventi relativi al «pacchetto nucleare», comprendente misure relative al commercio del materiale nucleare, nonché norme sulla sicurezza, sullo smantellamento delle infrastrutture e sui rifiuti nucleari.
A tale riguardo si auspica la prosecuzione del lavoro del Governo italiano per definire una normativa comunitaria in tale materia che individui, tra l'altro, un sito unico europeo dei rifiuti radioattivi.

Trasporti, telecomunicazioni e reti transeuropee.

Il documento sottolinea che nel corso del 2003 il Governo italiano ha rivestito un ruolo propulsivo per l'avanzamento di alcune importanti iniziative in materia di trasporti terrestri, ferroviari, marittimi ed aerei.
Anche con riferimento alle telecomunicazioni, la relazione elenca le numerose iniziative assunte durante lo scorso anno, tra le quali lo sviluppo dei sistemi di terza generazione 3G e la convergenza tra tali sistemi e la televisione digitale, gli interventi per la promozione della diffusione delle infrastrutture di rete a banda larga, la transizione dalla trasmissione radiotelevisiva analogica a quella digitale e l'istituzione dell'Agenzia europea per la sicurezza delle reti elettroniche e dell'informazione.
Va inoltre segnalato il contributo dato dal Governo italiano al conseguimento dell'accordo relativo alla revisione delle reti transeuropee di trasporto, poi perfezionato, nell'aprile 2004, con la definitiva adozione delle proposte legislative in materia.
Una particolare attenzione nel corso del semestre di Presidenza è stata altresì dedicata alla sicurezza stradale, in particolare per quanto riguarda il nuovo programma di azione per il periodo 2003-2010.
È evidente a tal riguardo la necessità che il Governo italiano sostenga con determinazione tutti gli strumenti e le iniziative volti al raggiungimento degli obiettivi fissati nel Programma di azione che attribuisce ai singoli Stati membri un ruolo decisivo nell'attuazione di misure finalizzate all'effettiva riduzione del numero delle vittime.

Agricoltura.

Il testo in esame sottolinea l'impegno della Presidenza italiana in materia di riforma per i cosiddetti settori dell'agricoltura mediterranea, vale a dire il tabacco, l'olio di oliva, il cotone, il luppolo e lo zucchero, intese ad estendere il nuovo modello di sostegno agricolo introdotto con la riforma della politica agricola comune approvata nel 2003.
Tale impegno è continuato anche nell'anno in corso, come testimoniato dal fatto che i regolamenti inerenti alla riforma dei settori del tabacco, olio di oliva, cotone e luppolo, approvati nell'aprile 2004, tengono adeguatamente conto delle esigenze dei produttori italiani nei rispettivi settori.
Assume ora carattere prioritario la discussione delle proposte legislative sui nuovi strumenti finanziari per l'agricoltura e per la pesca presentate dalla Commissione lo scorso 14 luglio in relazione al nuovo quadro finanziario 2007-2013.


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È auspicabile che la posizione del Governo in merito, anche per quanto attiene alla definizione degli stanziamenti, si ponga in sinergia con il negoziato riguardante la più ampia riforma in materia di politica di coesione.

PESC-PESD.

La relazione annuale evidenzia come l'Italia nell'anno 2003 abbia partecipato attivamente allo sviluppo della politica estera e di sicurezza comune.
Va ricordata, con riferimento alla PESD ed in particolare ai rapporti UE/NATO, l'approvazione da parte del Consiglio europeo di Bruxelles del 12-13 dicembre 2003 del documento «Difesa europea: consultazione NATO/UE, pianificazione e operazioni» presentato dalla Presidenza italiana. Il documento prevede la creazione di una cellula permanente di pianificazione dell'UE presso il Comando supremo delle Forze alleate in Europa (SHAPE), così da migliorare la preparazione delle operazioni UE mediante l'impiego di risorse NATO.
Sempre con riferimento alla politica di difesa comune appare inoltre opportuno segnalare, per la sua rilevanza, la decisione del Consiglio Affari Generali del 17-18 maggio 2004 di istituire, entro il 2007, una forza di pronto intervento, aperta all'apporto di tutti gli Stati membri.
Va ribadita infine l'opportunità che il nostro Paese continui a sostenere, come confermato dal Ministro Frattini nel corso dell'audizione del 27 agosto scorso presso la Commissione esteri, il rafforzamento del ruolo dell'Unione europea in seno all'Organizzazione delle Nazioni Unite, anche per quanto attiene alla riforma del Consiglio di sicurezza.

Giustizia e affari interni.

Nel corso del 2003 l'Unione ha concentrato i suoi sforzi, anche in relazione all'allargamento, per la creazione di uno spazio comune di libertà, sicurezza e giustizia.
Il documento rileva che l'azione del Governo è volta a seguire anche per il 2004 le direttrici che hanno caratterizzato il suo semestre di Presidenza, ponendo particolare attenzione a temi quali: lo sviluppo di una politica bilanciata tra una corretta e sempre più integrata gestione dell'immigrazione regolare ed un rinnovato impegno nella lotta all'immigrazione clandestina ed irregolare ed ai traffici criminali ad essa sottesi; la gestione condivisa delle frontiere esterne europee anche in considerazione dell'allargamento e del conseguente spostamento dei confini; l'incremento della collaborazione con i paesi terzi di origine e di transito dei flussi migratori; la lotta alle organizzazioni criminali transnazionali e al terrorismo in ogni sua forma; il rilancio del ruolo di Europol anche sotto il profilo operativo; il proseguimento della cooperazione in materia giudiziaria. In particolare l'Italia, per quanto concerne l'immigrazione, ha adottato nel corso del 2003 un approccio volto da una parte alla corretta gestione dell'immigrazione legale e dall'altro alla lotta all'immigrazione clandestina.
È importante che il Governo italiano sostenga l'inclusione di questi obiettivi nell'ambito delle priorità dell'Unione relative allo spazio di libertà, sicurezza e giustizia per i prossimi 5 o 7 anni che saranno adottate dal Consiglio europeo del 5 novembre prossimo.
Siamo peraltro certi che questi problemi saranno maggiormente sviluppati e approfonditi in sede europea anche grazie al contributo del professor Rocco Buttiglione, da poco nominato Commissario europeo per la giustizia, libertà e sicurezza. A tal proposito il nostro Ministro per le politiche comunitarie ha recentemente affermato: «per far fronte al problema dell'immigrazione e del terrorismo e per dare risposte veramente soddisfacenti agli europei, occorre che i commissari UE lavorino con un approccio integrato, e non in modo isolato ciascuno nell'ambito delle proprie competenze. E spero inoltre in una giustizia più rapida ed


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efficace, perché proprio la paura per la lentezza della giustizia rallenta gli investimenti esteri in Europa".

Conclusioni.

In conclusione, si ribadisce il pieno apprezzamento per le posizioni assunte e gli obiettivi raggiunti dal nostro Paese nella partecipazione all'attività dell'Unione europea nel 2003, con particolare riferimento al semestre di Presidenza.
D'altra parte, è auspicabile che le prossime relazioni contengano maggiori e più puntuali elementi in merito agli orientamenti del Governo per l'anno in corso.
L'esame del documento nelle singole Commissioni ha infatti evidenziato una attenzione forte e prevalente per le questioni attinenti alla definizione della posizione del nostro Paese con riferimento allo sviluppo di specifiche politiche o di provvedimenti.
Ulteriori suggerimenti e indicazioni che emergeranno nel corso del dibattito anche in Assemblea potranno essere utili al fine di pervenire alla predisposizione di un atto di indirizzo che possa rappresentare la più larga condivisione possibile della Camera dei Deputati nella definizione della posizione dell'Italia con riferimento alle politiche dell'Unione europea.