Interrogazione n. 5-00023 Alboni: Infezione verificatasi tra gli alunni di una scuola di Solaro (Milano).
Si risponde all'interrogazione parlamentare in esame, sulla base degli elementi trasmessi dalle competenti Autorità sanitarie della Regione Lombardia, per il tramite del locale Commissariato del Governo.
In data 28 maggio 2001, il Servizio di Igiene degli Alimenti e della Nutrizione dell'ASL Provincia di Milano 1, tramite il proprio ufficio di Garbagnate Milanese, veniva informato, dal Comune e dalla Direzione dell'Istituto Statale Comprensivo di Solaro (Milano), dei numerosi casi di gastroenterite verificatisi nei giorni 25 e 26 maggio tra gli alunni frequentanti le scuole del Comune di Solaro.
Una prima indagine, immediatamente attivata, permetteva di accertate che:
1) tra venerdì 25 e sabato 26 maggio 2001, 25 bambini con sintomatologia gastroenterica (vomito, diarrea, dolori addominali e febbre) si erano rivolti al Pronto Soccorso del Presidio Ospedaliero «G. Salvini» di Garbagnate Milanese, con conseguente ricovero di 2 dei pazienti presso l'unità Operativa di Pediatria;
2) almeno altri 30 bambini erano stati accompagnati, negli stessi giorni e con analoga sintomatologia, presso il Pronto Soccorso dell'Ospedale di Saronno, che aveva conseguentemente ricoverato 4 bambini nel proprio reparto di Pediatria;
3) nessuno dei due presidi ospedalieri aveva provveduto a notificare immediatamente l'accaduto al «Sistema di pronta disponibilità e guardia igienica» del Dipartimento di Prevenzione dell'ASL Provincia di Milano 1;
4) al momento dell'attivazione dell'indagine, solo un bambino, tra quelli ricoverati, si trovava ancora in ospedale, pur essendo in via di dimissione in quanto la sintomatologia era praticamente già conclusa.
Gli accertamenti diagnostici, in particolare le analisi coprologiche, eseguiti presso i citati presidi ospedalieri hanno dato esito negativo.
Va però ricordato che gli accertamenti di natura coprologica eseguiti presso gli ospedali, di fatto, non includono la natura specifica di clostridi, bacilli o listerie, che pure sono da porre in diagnosi differenziale, nel caso in esame.
L'elemento anamnestico accomunante i casi, veniva identificato nella gita al Parco delle Groane, organizzata nella giornata del 24 maggio per 1160 alunni del plesso scolastico di Solaro, in collaborazione con la Direzione di quest'ultimo.
Nel corso della gita erano stati distribuiti ai partecipanti, a cura della «Cooperativa Koinè» di Milano, organizzatrice della manifestazione, alimenti (yogurt, acqua minerale, succhi di frutta, panini al salame, alla coppa e al formaggio taleggio), messi a disposizione dalla Cooperativa «Il Sentiero» di Cesate e preparati dalla Cooperativa «Le ali del sogno», operante presso la stessa sede di Cesate.
Alla preparazione dei cibi e dei panini, somministrati per il pranzo di mezzogiorno, erano stati adibiti ospiti della comunità residente presso quest'ultima cooperativa, che vi avevano provveduto in prima mattinata.
I cibi erano stati quindi recapitati, mediante furgone frigorifero, alla sede del Parco, verso le ore 10,00 dello stesso giorno.
I panini, avvolti in tovaglioli (se con affettato) o in pellicola da cucina (se al formaggio), erano stati conservati a temperatura ambiente, sotto un gazebo, fino al momento della loro somministrazione avvenuta tra le 11,30 e le 12,00.
Succhi di frutta, acqua e yogurt, invece, erano stati tenuti, fino alla somministrazione, a bordo del furgone refrigerato.
Il pane utilizzato per i panini era stato fornito da un panificio di Rodero (Como), che l'aveva recapitato a Cesate alle 7.30 circa della mattina.
La sintomatologia accusata nei casi rilevati era iniziata dalle 10 alle 72 ore dopo l'assunzione degli alimenti sospetti, consistenti, come ricordato poc'anzi, in affettati, formaggi e yogurt prodotti con metodi «biologici», di cui però solo in minima parte è stato possibile reperire residui presso la cooperativa fornitrice del pasto.
È stata anche presa in considerazione l'ipotesi che all'origine dell'evento vi fosse qualche trattamento con pesticidi o altri fitofarmaci, eseguito nelle aree dove si è snodata la gita guidata al parco: tale causa è stata però esclusa, sia per assenza di riscontri oggettivi sul campo sia per la dichiarazione (confermata anche dall'esperienza passata) che l'Ente Parco non utilizza tali prodotti, per scelta connaturata ai propri fini istituzionali.
Il Servizio di Igiene degli Alimenti e della Nutrizione dell'ASL Provincia di Milano 1 ha provveduto a completare le indagini epidemiologiche, cointeressando anche l'ASL di Varese e l'Ospedale di Saronno, per l'eventuale ricerca di casi sul proprio territorio confinante con il Comune di Solaro.
Anche ai medici di base ed ai pediatri di libera scelta del territorio dell'ASL Provincia di Milano 1, è stato chiesto di segnalare tempestivamente l'eventuale accertamento di nuovi casi (che non si sono registrati).
È stato attivato anche il Servizio di Igiene degli Alimenti di Origine Animale dell'ASL Provincia di Milano 1, per l'estensione delle indagini verso le sedi di produzione dei salumi e dei formaggi somministrati nel pasto oggetto di indagine.
Solo nei giorni successivi, all'episodio e direttamente dalle famiglie dei bambini che avevano partecipato alla gita ed al pasto sopra descritti, si è potuto accertare che il numero di coloro che avevano accusato sintomi per natura e tempi riferibili all'evento, (comprendendo quelli che non avevano fatto ricorso alle strutture ospedaliere e, in vari casi, neppure al proprio medico curante), rappresentavano gran parte dei 306 alunni e 35 insegnanti risultati assenti da scuola nelle giornate tra venerdì 25 e lunedì 28 maggio 2001.
Pertanto, sono state contattate telefonicamente (ove rintracciabili) le insegnanti e le famiglie dei bambini risultati assenti da scuola nelle giornate indicate, allo scopo di fornire loro adeguate informazioni sulle misure cautelative da assumere anche nei riguardi dei possibili portatori asintomatici (in quanto anche le salmonelle rientravano nel dubbio eziologico).
Dal personale addetto alla preparazione dei panini si è appreso, inoltre, che almeno 7 di loro, avendo consumato gli stessi alimenti, avevano accusato disturbi sovrapponibili, per tempi e natura, a quelli presentati dai bambini.
Presso il Laboratorio di Sanità Pubblica del Dipartimento di Prevenzione dell'ASL Provincia di Milano 1, sono state compiute le analisi ufficiali sui residui dei pochi alimenti, in qualche modo correlati all'episodio, che è stato possibile reperire e campionare, nel corso di un accertamento ispettivo presso la Cooperativa fornitrice del pasto oggetto di esame.
Nel corso del sopralluogo, sono stati effettuati anche alcuni campionamenti ambientali volti a ricercare l'eventuale presenza di agenti patogeni sugli strumenti o sulle superfici di lavoro e di stoccaggio dei cibi, che in qualche modo potrebbero aver costituito la via di contaminazione degli alimenti preparati, e/o di diffusione tra essi, dei germi responsabili dell'episodio epidermico.
Tutte queste indagini laboratoristiche hanno dato esito negativo per il riscontro di patogeni o loro tossine.
In effetti, la listeria innocua isolata da uno degli alimenti può solo testimoniare la potenziale vulnerabilità del prodotto, a quelle modalità di conservazione, anche nei confronti di altre specie patogene, per altro non rilevate.
Le coproculture che è stato possibile effettuare, a cura del Laboratorio di Sanità Pubblica del Dipartimento di Prevenzione dell'ASL Provincia di Milano 1, su un piccolo gruppo di bambini che hanno consumato il pasto del 24 maggio e sul personale adibito alla preparazione dei panini distribuiti in tale occasione, hanno riscontrato una salmonella (tuttora in corso di tipizzazione) in un bambino portatore asintomatico, la cui sporadicità non può, certo, farla ritenere significativa, nonché 4 casi (1 addetto e 3 bambini) positivi per la presenza di spore di Clostridium perfrigens: si tratta di un reperto non sufficiente a confermare tale ipotesi eziologica per l'evento epidemico, ma che ne supporta il forte sospetto.
Gli accertamenti compiuti dai Servizi Veterinari dell'ASL Provincia di Milano 1, sia presso gli impianti di Cesate che, in collaborazione con le altre ASL interessate, presso gli stabilimenti produttivi e di stagionatura di salumi e formaggio, non hanno evidenziato rilievi utili a precisare l'origine della presunta contaminazione microbica causa dell'episodio segnalato nell'interrogazione parlamentare in esame.
La mancanza di elementi confermanti la natura dell'agente eziologico e la fase di lavorazione in cui tali agenti sono stati messi in grado di determinare l'evento epidemico, non consente di individuare responsabilità oggettive a carico di uno o più soggetti coinvolti nella produzione, preparazione e somministrazione dei cibi in questione.
L'ipotesi più attendibile potrebbe essere quella di una concatenazione di comportamenti non del tutto corretti durante la manipolazione, sia nelle fasi di preparazione dei panini, sia nelle successive fasi di confezionamento e distribuzione che, in presenza anche di una limitata quantità di prodotto (salumi o formaggi) contaminata da patogeni (forse Clostridium perfrigens), dato l'alto numero di pezzi da preparare in poco tempo, abbiano favorito la disseminazione di tali agenti a molti dei panini.
La successiva permanenza a temperatura ambiente potrebbe aver facilitato, almeno in parte, l'ulteriore moltiplicazione dei germi presenti sui cibi in attesa di essere consumati: una simile dinamica, però, non può essere certamente provata in modo assoluto.
Per migliorare l'efficienza degli interventi, di fronte ad analoghe, eventuali situazioni future, il «SIAN» (Servizio di Igiene degli Alimenti e della Nutrizione) dell'ASL Provincia di Milano 1 è intervenuto presso le Direzioni Sanitarie ospedaliere, raccomandando un più tempestivo allertamento dello stesso Servizio, anche attraverso l'attivazione del sistema dipartimentale di pronta disponibilità notturna e festiva.
Detto Servizio, inoltre, si è reso disponibile ad incontri con i medici di Pronto Soccorso e di reparto solitamente interessati alla valutazione diagnostica di sindromi gastroenteriche ascrivibili al consumo di alimenti contaminati da patogeni, tossine o altre sostanze tossiche.
Allo stesso modo, si stanno predisponendo azioni informative e di maggiore sensibilizzazione dei medici di base, dei pediatri di libera scelta e dei servizi di continuità assistenziale, che possono fungere da sensibili attivatori del «SIAN», aumentandone la possibilità di precisare l'effettiva origine degli episodi di questo tipo.
L'Assessorato regionale alla Sanità, infine, ha inteso segnalare, relativamente all'episodio in questione, la fattiva collaborazione prestata dalle Autorità comunali e scolastiche e dalla Direzione del Parco delle Groane, nonché quella offerta dalle stesse Cooperative coinvolte come possibili responsabili dell'accaduto.
Interrogazione n. 5-00619 Perrotta: Mancata evasione di pratiche da parte del Dipartimento Professioni sanitarie, Ufficio III, del Ministero della salute.
La situazione denunciata nell'interrogazione parlamentare in esame si riferisce ad un periodo antecedente alla riorganizzazione della Direzione Generale delle Professioni Sanitarie.
Infatti, in seguito al riordino del Ministero della salute, intervenuto con il Decreto del Presidente della Repubblica 7 dicembre 2000, n. 435, e con il Decreto Ministeriale 17 maggio 2001, l'Ufficio III, che in passato si occupava della questione oggetto dell'interrogazione, è stato suddiviso in più Uffici.
Per quanto riguarda, in particolare, il settore del riconoscimento dei titoli, si informa che esso è stato ripartito tra gli Uffici IV e V, aventi competenza, rispettivamente, per le professioni sanitarie con lauree specialistiche e per le altre professioni sanitarie e socio-sanitarie e che il relativo incarico dirigenziale è stato conferito a due dirigenti medici provenienti da altre Direzioni Generali di questo Dicastero.
Interrogazione n. 5-00615 Maura Cossutta: Applicazione della legge n. 91 del 1999 in materia di prelievi e trapianti di organi e tessuti.
Ringrazio l'onorevole Cossutta per questa interrogazione.
Lei saprà sicuramente che, pur in ruoli diversi sin dal 1994 ho denunciato, chiedendo la massima trasparenza, i rischi di trapianti illegali di organi, che pur non possibili in Italia vedeva transitare vittime di questo ignobile traffico (soprattutto bambini) da paesi poveri a quelli più ricchi ove si può comprare tutto, anche la salute!
Non posso non rilevare che in una contrapposizione politica spinta all'eccesso mi fu difficile in quel periodo affermare, in merito alle mie competenze, linee per un contrasto forte a questo ignobile traffico.
Se, fortunatamente, negli anni in Italia ha visto scemare questo rischio, nel mondo tale turpe mercato non solo esiste, ma in alcune regioni del pianeta causa guerre, povertà, delinquenza organizzata, il problema ed è lungi dall'essere eradicato.
Fortunatamente nel nostro paese la trasparenza è assicurata dal sistema, che Lei ben conosce, ma per coerenza del mio diritto dovere di risposta richiamerò.
In premessa non posso negare che alcuni principi che mi permetterò di leggere possono risultare in qualche modo penalizzanti individui che soffrono così tanto, soprattutto nelle regioni più in difficoltà.
Ma risulta evidente che le inadeguatezze decennali del passato non possono essere risolte in pochi mesi.
La gestione delle liste di attesa e l'assegnazione dell'organo per il trapianto di rene da donatore cadavere, sono regolate da «Linee Guida» definite dal Centro Nazionale per i Trapianti e dalla Consulta Nazionale per i Trapianti, con la collaborazione dell'Associazione Nazionale Emodializzati (ANED).
Dallo scorso 31 gennaio queste Linee Guida sono divenute oggetto di un accordo interregionale, approvato recentemente anche dalla Conferenza per i rapporti Stato-Regioni.
Composizione delle liste di attesa
1. Ogni paziente può iscriversi nelle liste di attesa di un Centro Trapianti della regione di residenza e di un altro Centro Trapianti del territorio nazionale, di sua libera scelta. Se la regione di residenza effettua un numero di donazioni inferiore a 5 donatori per milione di abitanti, il paziente può iscriversi, oltre che nel Centro dell'area di residenza, in 2 altri centri di sua scelta (tre iscrizioni complessive).
2. L'insieme delle liste dei centri trapianto di una regione o di una aggregazione interregionale costituisce la lista di attesa della regione o dell'aggregazione interregionale.
3. L'iscrizione nelle liste di attesa viene effettuata dai centri di trapianto nel rispetto delle indicazioni del Centro regionale o interregionale.
4. Indicativamente la lista di attesa di ciascun centro trapianti dovrebbe essere inferiore al quintuplo del numero dei trapianti effettuati per anno. Annualmente ogni centro di trapianto definisce il tetto massimo di pazienti iscrivibili in accordo con il proprio Centro regionale o interregionale.
5. I pazienti residenti hanno il diritto di iscriversi in ogni caso nelle liste regionali o dell'aggregazione interregionale; si raccomanda che i pazienti non residenti non superino il 50 per cento del totale dei pazienti iscritti. Se le iscrizioni di pazienti non residenti superano il 50 per cento dei pazienti iscritti il centro trapianto, il centro regionale o il centro interregionale sono autorizzati a non accettare l'iscrizione di pazienti non residenti.
6. Al paziente che chiede l'iscrizione in lista il Centro Trapianti fornisce le indicazioni e la modulistica necessarie per presentare la domanda tramite il nefrologo o il Centro Dialisi. Entro 30 giorni dalla richiesta il paziente riceve la comunicazione della data della visita per l'inserimento oppure la richiesta di completare la documentazione.
7. La data della visita viene fissata entro 60 giorni dal ricevimento della documentazione. Il Centro Trapianti informa per iscritto il paziente dell'avvenuto inserimento in lista, o delle ragioni del non inserimento entro 60 giorni dalla esecuzione della visita; contestualmente invia copia della documentazione al Centro Regionale o Interregionale.
8. Le liste di attesa vengono periodicamente revisionate dai centri di trapianto che comunicano al paziente e al nefrologo curante eventuali sospensioni o cancellazioni; contestualmente è inviata copia della comunicazione al Centro Regionale o Interregionale.
9. Ogni centro trapianti fornisce al paziente una carta di servizi che riporti:
a) i criteri di iscrizione del centro;
b) le cadenze e il protocollo dei controlli per rimanere in lista attiva;
c) i criteri adottati per l'assegnazione dei reni;
d) il numero globale di pazienti in lista;
e) il tempo medio di inserimento in lista attiva;
f) il tempo medio di attesa pretrapianto;
g) la percentuale di soddisfacimento del bisogno;
h) il numero dei donatori utilizzati nell'ambito regionale nell'ultimo anno e la media dei donatori disponibili per anno;
i) il numero di trapianti da donatore cadavere effettuati nell'ultimo anno e la media degli ultimi 5 anni;
j) il numero dei trapianti da vivente effettuati nell'ultimo anno e la media negli ultimi 5 anni;
k) i risultati ad 1 e 5 anni in termini di sopravvivenza dell'organo e del paziente, sia per i pazienti trapiantati da donatore vivente, sia per quelli trapiantati da donatore cadavere;
l) l'operatività del centro in termini di mesi/anno, precisando eventuali periodi di chiusura;
m) dove è possibile ottenere ulteriori informazioni.
10. Il Centro Nazionale fornisce su richiesta:
a) la situazione dell'attività dei singoli Centri di trapianto;
b) i risultati delle verifiche e controlli sull'attuazione delle linee guida;
c) le modalità per ottenere ulteriori informazioni.
11. Le iscrizioni alle liste di attesa in essere al 31 dicembre 2000 non vengono in ogni caso cancellate;
12. I pazienti più difficilmente trapiantabili (per esempio: iperimmuni, secondi trapianti, pazienti con antigeni rari, pazienti in emergenza per accessi vascolari, eccetera) vengono inclusi in protocolli selezionati concordati tra il CNT ed i Centri interregionali di riferimento. I criteri di inserimento dei pazienti, i criteri di attuazione dei protocolli, le modalità di assegnazione e di resa degli organi assegnati attraverso tali protocolli saranno formalizzati entro il mese di marzo 2001 e soggetti a verifiche annuali.
13. I centri trapianto e i centri dialisi informano entro 3 giorni il centro regionale o interregionale sulle variazioni nella composizione delle liste per quanto riguarda i nuovi inserimenti e le cancellazioni. Questo a sua volta inserisce tale variazione nel sistema informatico nazionale dei trapianti. I Centri trapianti informano con comunicazione scritta, contestualmente inviata, in copia al Centro regionale o Interregionale, il paziente o il nefrologo curante dell'eventuale sospensione o cancellazione dalla lista motivandone la ragione.
14. I Centri regionali ad ogni variazione (inserimento/cancellazione) dei pazienti pediatrici in lista di attesa, trasmettono la relativa documentazione al proprio Centro Interregionale di Riferimento. Il Centro Interregionale provvede alla trasmissione della variazione al Centro Nazionale Trapianti, che, a sua volta, provvede all'aggiornamento della lista nazionale pediatrica e alla sua ridistribuzione ai Centri Interregionali.
La situazione nazionale delle liste di attesa vede, al 31 dicembre 2000, 6858 pazienti in lista, rispetto ad un totale di 1447 trapianti di rene effettuati nell'anno 2001.
D'altra, parte, al di là del fattore statistico, hanno importanza nella scelta del candidato diversi fattori: innanzitutto la compatibilità immunologica con il donatore; il match di età tra donatore e ricevente; le condizioni cliniche del candidato; il regolare invio dei campioni di siero del ricevente per la valutazione dello stato immunologico e della compatibilità con il donatore ed altri parametri che oggettivamente rendono la gestione delle liste di attesa, assolutamente peculiare rispetto ad una lista per altre prestazioni clinico-terapeutiche.
Tutto questo è regolato dalle linee guida.
Criteri di assegnazione
1. A ciascun centro regionale o interregionale vene consentito l'impiego di un proprio algoritmo di assegnazione.
2. I criteri di assegnazione, pur potendo essere diversi tra le varie regioni o aggregazioni interregionali, si riferiscono a principi comuni, condivisi e scientificamente validi, trasparenti e documentabili ad ogni interessato che ne faccia richiesta, tramite il CNT che sorveglia la corretta applicazione. Ciascun centro regionale o interregionale consente al Centro Nazionale la verifica dell'applicazione dell'algoritmo prescelto.
3. L'assegnazione di reni prelevati da donatore pediatrico viene effettuata dal CIR (Centro interregionale) nella cui area è stato segnalato il donatore. L'assegnazione di questi organi avviene a livello nazionale in base alla lista unica nazionale della quale ogni CIR riceve l'aggiornamento.
4. Se la compatibilità lo consente, i pazienti provenienti da regioni prive di centro trapianti ricevono preferenzialmente i reni provenienti dalla regione di residenza; in alternativa viene costruito un sistema di crediti; in ogni caso, al fine di non penalizzare l'attività di recepimento in tali regioni, viene rispettato il bilancio tra organi procurati o pazienti trapiantati.
È evidente che il quadro, pur nella specifica complessità, è caratterizzato da una normativa basata sui principi di efficacia, trasparenza ed equità.
All'interno di questo quadro è possibile che un centro trapianti abbia dichiarato ad un paziente un periodo di attesa per essere inserito in lista. Si tratta di una dichiarazione corretta perché evidentemente quel centro aveva un numero di pazienti in lista superiore di 5 volte il numero dei trapianti effettuati per anno e, l'inserimento di nuovi pazienti provenienti da altre regioni avrebbe ulteriormente aggravato una lista già troppo numerosa.
L'unico modo per risolvere questo problema è l'incremento delle donazioni in quelle regioni che sono in maggiore difficoltà.
Ciò è legato esclusivamente a politiche di organizzazione e programmazione regionali, grazie alle quali il numero dei
trapianti in Italia è complessivamente in progressivo incremento dal 1992 ed ha raggiunto ormai le medie europee.
Parallelamente va riconosciuta al sistema nazionale dei trapianti una elevata qualità dimostrata dai dati diffusi dal Ministero della salute nello scorso mese di gennaio.
Dall'inizio del Suo funzionamento il Centro Nazionale trapianti sta inoltre svolgendo un ruolo di indirizzo e di supporto anche a singoli pazienti, indirizzandoli verso quei centri dove, in base al numero di organi disponibili ed alla numerosità delle liste, la probabilità di trapianto è più elevata e in tempi mediamente più brevi.
È innegabile che il problema della carenza di organi sia dovuto all'organizzazione del Sistema Sanitario a livello regionale.
Gli indici di statistica sanitaria dicono con chiarezza che quanto più il Sistema Sanitario è sviluppato e robusto nella sua rete operativa, tanto più vi sono segnalazioni di donazioni.
Ciò dipende in particolare dal grado di operatività delle strutture di emergenza e dalle unità di cura del neuroleso, ma più in generale dalle azioni politico-amministrative che le Regioni devono intraprendere per dare una risposta sanitaria efficace e adeguata alle necessità.
È evidente che codesto ministero, come ha già sottolineato nel PSN triennale e in tutte le altre occasioni concrete in un rapporto stretto con le regioni, si sta mobilitando per rimuovere le deficienze strutturali del passato che sono state troppo poco messe in luce da troppi politici nonostante le costanti sollecitazioni dell'ANED e di altre associazioni, per evitare discriminazioni non dovute a volontà o a scelte localistiche, ma a carenza di strutture e, soprattutto il ministero ed il Governo e i sottoscritti a titolo personale, si stanno movendo affinché ogni regione abbia un proprio centro di trapianti di eccellenza, soprattutto al sud, non solo per evitare le attese, come già detto, ma per un altro fatto importante che l'interrogante non ha messo in luce e mi permetto di aggiungere: oltre all'atto chirurgico del trapianto, colui che ha ricevuto uno o più organi, vive un periodo nel quale necessita certo di riabilitazione medica, ma altrettanto di quella psicologica che non può essere gestita solo in ambiente ospedaliero, ma soprattutto con un contatto costante con l'ambiente familiare, quindi accanto ad ogni azione che tenda a promuovere le donazioni è essenziale evitare i viaggi della speranza, non solo per il costo e le sofferenze che esso rappresenta ma perché scientificamente si è riscontrato che quanto più il trapianto avviene al proprio contesto di vita, tanto più gli effetti positivi del trapianto sono certi e rapidi.
Interrogazione n. 5-00764 Stagno d'Alcontres: Carenza del farmaco Ferlixit.
In relazione ai quesiti posti dall'onorevole interrogante, si espongono i seguenti elementi di risposta.
Il problema della carenza della specialità medicinale «Ferlixit», che è l'unico prodotto a base di ferro per uso endovenoso commercializzato in Italia, è all'attenzione del Ministero della salute, che sta monitorando la situazione e valuta eventuali soluzioni, nel rispetto della procedura prevista dal decreto ministeriale 11 novembre 2001, recante la definizione delle procedure da applicarsi in caso, di temporanea carenza sul mercato di specialità medicinali.
In particolare, nel corso dell'azione di monitoraggio, l'azienda produttrice ha comunicato, quali elementi giustificativi della suddetta carenza, una improvvisa mancata fornitura del principio attivo, alcune sopravvenute difficoltà tecniche dovute all'alto peso molecolare del principio attivo, un alto numero di richiami di lotti nel corso del 2001 nonché una incapacità di produrre più di un certo numero di lotti a settimana.
Recentemente, la ditta medesima ha comunicato di avere in corso la valutazione della possibilità di registrare un sito alternativo di produzione del principio attivo.
La stessa ha, inoltre, assicurato di aver posto in essere tutte le iniziative atte a superare al più presto l'attuale situazione di emergenza.
Il Ministero della salute, dal canto suo, si riserva di adottare le opportune iniziative sostitutive previste dall'articolo 4, comma 4, del citato decreto ministeriale 11 maggio 2001, ove non si ripristinasse una situazione di regolare fornitura del «Ferxilit» da parte dell'azienda produttrice.