XII Commissione - Resoconto di marted́ 6 novembre 2001


Pag. 117


COMITATO RISTRETTO

Martedì 6 novembre 2001.

Asili nido.
C. 172 Burani Procaccini, C. 690 Turco e C. 891 Valpiana.

Il comitato ristretto si è riunito dalle 10.45 alle 10.55.

SEDE REFERENTE

Martedì 6 novembre 2001. - Presidenza del presidente Giuseppe PALUMBO. - Interviene il sottosegretario di Stato per la salute Cesare Cursi.

La seduta comincia alle 10.55.

Sull'ordine dei lavori.

Giuseppe PALUMBO, presidente, stante l'imminente inizio della cerimonia di commemorazione del deputato Lucio Colletti, sospende la seduta, che riprenderà al termine della commemorazione stessa.

La seduta, sospesa alle 11, è ripresa alle 11.40.

Decreto-legge 34/2001: Spesa sanitaria.
C. 1876 Governo, approvato dal Senato.
(Esame e rinvio).

La Commissione inizia l'esame del provvedimento.

Piergiorgio MASSIDDA (FI), relatore, illustra il decreto-legge in esame, che reca una serie di misure urgenti in materia di spesa sanitaria finalizzate all'attuazione dell'accordo Stato-regioni approvato l'8 agosto 2001 dalla Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome, sottolineando come il provvedimento sia volto, nell'ambito di una definizione più realistica dei finanziamenti statali destinati a tale settore e di una maggiore responsabilizzazione delle regioni, alla stabilizzazione della spesa sanitaria attraverso misure sia di contenimento sia di razionalizzazione della spesa, tenuto conto delle compatibilità di finanza pubblica nel quadro di un rinnovato patto


Pag. 118

di stabilità interno. Ricordato come al Senato siano state introdotte, attraverso un maxiemendamento del Governo, varie modifiche che hanno in parte recepito anche osservazioni provenienti dall'opposizione, sottolinea l'urgenza di procedere al più presto alla conversione in legge del decreto-legge in esame dal momento che lo stesso scade il 18 novembre.
Procede quindi all'illustrazione sintetica del contenuto dei singoli articoli del testo in esame. L'articolo 1, lasciando invariata la precedente disciplina del patto di stabilità interno, introduce il criterio ulteriore della limitazione della spesa, fissando appunto un tetto per l'incremento della spesa corrente regionale. La spesa sanitaria corrente delle regioni a statuto ordinario non è però soggetta a tali vincoli avendo quest'ultima una propria dinamica discendente appunto dall'intesa Governo-autonomie locali dell'8 agosto 2001, con la quale sono stati determinati i nuovi livelli massimi della spesa sanitaria corrente per gli anni 2002, 2003 e 2004, fermo restando che per le maggiori spese che dovessero eventualmente determinarsi la responsabilità sarà esclusivamente delle regioni (come dispone l'articolo 4 del decreto-legge in esame). Per quanto riguarda invece le regioni a statuto speciale e le province autonome di Trento e di Bolzano, le modalità con le quali tali enti adotteranno limiti all'espansione della spesa corrente e ai pagamenti per il prossimo triennio saranno stabilite nell'ambito di un concordato con il Ministero dell'economia e delle finanze.
L'articolo 2, contiene disposizioni intese a promuovere la realizzazione di economie di scala attraverso la riduzione della spesa per l'acquisto di beni e servizi ed un più accurato monitoraggio delle differenti componenti della spesa sanitaria. In particolare, per quanto concerne l'acquisto di beni e servizi, il decreto-legge in esame rende obbligatoria l'adesione da parte delle aziende sanitarie ed ospedaliere alle convenzioni già stipulate e ad altri strumenti di contenimento della spesa sanitaria approvati dal CIPE, salvo che, per singoli acquisti, non sia dimostrata la non convenienza delle condizioni poste nelle convenzioni medesime. Tale obbligo è corredato da sanzioni, disposte con legge regionale, nei confronti degli amministratori che non si adeguino alla nuova disciplina. L'articolo contiene, tra l'altro, norme volte a favorire lo sviluppo del commercio elettronico e a semplificare le procedure per l'acquisto di beni e servizi. Si prevede poi che le singole regioni attivino sistemi informatizzati volti a consentire il monitoraggio costante della spesa sanitaria, assicurando anche la tempestiva disponibilità delle informazioni a livello centrale. Ricorda quindi le disposizioni introdotte al Senato in materia di smaltimento dei rifiuti sanitari pericolosi.
Nell'illustrare l'articolo 3, che detta norme in materia di equilibrio dei presidi ospedalieri e di sperimentazioni gestionali, si sofferma sul comma 2, che stabilisce che le regioni debbano prevedere l'obbligo dell'equilibrio economico per le aziende sanitarie ed ospedaliere, nonché per le aziende ospedaliere autonome; esse devono altresì prevedere, per l'ipotesi di mancato conseguimento del medesimo equilibrio economico, gli strumenti per il ripiano, nonché le misure a carico dei direttori delle aziende. Il comma 4 riduce poi il parametro della dotazione media di posti letto per la rete ospedaliera delle regioni a statuto ordinario da 5,5 a 5 per mille abitanti, restando ferma, nell'ambito di tale percentuale, l'attribuzione di un punto, cioè, di un posto letto per mille abitanti, alla riabilitazione e alla lungodegenza post-acuzie. Si prevedono poi disposizioni per far fronte ai conseguenti esuberi di personale che saranno prioritariamente assorbiti, fra l'altro, nell'ambito delle strutture derivanti dalla riconversione di quelle dismesse.
Sottolineato come eventuali sfondamenti della spesa ricadrebbero interamente sui bilanci delle singole regioni, illustra l'articolo 4, che concerne l'accertamento degli eventuali disavanzi sanitari delle regioni e i meccanismi di intervento per il ripiano degli stessi. Si sofferma quindi sul comma 3-bis, introdotto dal Senato, che autorizza le regioni, limitatamente


Pag. 119

all'anno 2002, ad incrementare l'aliquota dell'addizionale regionale all'IRPEF e a determinare le tasse automobilistiche regionali con propri provvedimenti (da pubblicare nella Gazzetta Ufficiale, nel caso dell'incremento dell'aliquota dell'addizionale regionale all'IRPEF) in deroga ai termini e alle modalità previsti dalla legislazione vigente. Il comma aggiuntivo prevede infine che qualora la maggiorazione dell'aliquota dell'addizionale regionale all'IRPEF sia superiore allo 0,5 per cento, tale maggiorazione debba essere stabilita con legge regionale.
L'articolo 5 prevede, a decorrere dall'anno 2002, un tetto per la spesa farmaceutica: l'onere a carico del servizio sanitario nazionale per l'assistenza farmaceutica territoriale non potrà superare - a livello delle singole regioni e quindi anche nazionale - il 13 per cento della spesa sanitaria complessiva.
L'articolo 6 dispone che la Commissione unica per il farmaco individui entro 60 giorni dalla data di entrata in vigore del decreto-legge i farmaci che possono essere esclusi, totalmente o parzialmente, dal sistema di rimborso. Tale ricognizione deve essere operata nell'ambito della definizione dei livelli essenziali di assistenza (LEA), cioè dei farmaci e delle prestazioni essenziali che devono essere garantiti al cittadino. A seguito di un emendamento approvato dal Senato, i LEA devono essere stabiliti con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri entro il 30 novembre.
L'articolo 7 modifica la disciplina sui farmaci generici (cioè, non coperti da brevetto), introdotta dalla legge finanziaria per il 2001. Il comma 1 dell'articolo in questione, come modificato dal Senato, dispone, a decorrere dal 1o dicembre 2001 (anziché dal 1o novembre 2001, come previsto dal testo originario), che il rimborso dei medicinali generici in esame sia commisurato non più al prezzo medio ponderato, ma a quello più basso. Il medico, nel prescrivere un farmaco avente un prezzo superiore al suddetto minimo, può apporre sulla ricetta adeguata indicazione che precluda al farmacista la sostituzione del prodotto. Nei casi in cui il medico apponga l'indicazione suddetta, con cui ritiene il farmaco insostituibile, ovvero l'assistito rifiuti la sostituzione proposta dal farmacista, la differenza di prezzo resta a carico del paziente medesimo, con l'esclusione - per effetto di un emendamento approvato dal Senato - dei pensionati di guerra titolari di pensioni vitalizie.
L'articolo 8, modificato dal Senato, dà facoltà a regioni e a province autonome di introdurre - anche con provvedimenti amministrativi - meccanismi di erogazione diretta dei medicinali da parte delle strutture aziendali del Servizio sanitario nazionale (al di fuori, cioè, del circuito delle farmacie). In particolare la norma dispone innanzitutto la possibilità, per le regioni e le province autonome, di stipulare accordi con le associazioni sindacali delle farmacie convenzionate, pubbliche e private, per consentire la distribuzione, presso le medesime farmacie, di categorie di medicinali che richiedano un controllo ricorrente (con riferimento a questa previsione, ritiene opportuno chiarire alcuni punti, che si riserva di affrontare nel prosieguo dell'esame). Si prevede, in secondo luogo, l'erogazione diretta da parte delle aziende sanitarie dei farmaci necessari al trattamento dei pazienti in assistenza domiciliare, residenziale e semiresidenziale, e, infine, la possibilità di fornire, da parte della struttura pubblica, i farmaci relativi al primo ciclo terapeutico completo, nell'ambito del periodo immediatamente successivo alla dimissione dal ricovero ospedaliero o dalla visita specialistica ambulatoriale.
L'articolo 9, modificato dal Senato, è volto a ridurre il numero massimo di confezioni di medicinali prescrivibile, a carico del Servizio sanitario nazionale, nella singola ricetta; tale limitazione concerne alcune tipologie di farmaci destinati a malati cronici o invalidi e ad altre categorie di pazienti espressamente indicate. Il comma 1 dispone che i medicinali destinati al trattamento delle patologie suddette, non possano essere prescritti, nella singola ricetta, in numero superiore a tre pezzi, fermo restando che la prescrizione


Pag. 120

non può comunque superare i sessanta giorni di terapia. Nel comma 3 vengono previste delle eccezioni per alcune categorie di medicinali. Infine, il comma 4 detta una disposizione specifica per i farmaci analgesici oppiacei utilizzati nella terapia del dolore, per i quali è consentita la prescrizione in un'unica ricetta di un numero di confezioni sufficienti a coprire una terapia massima di trenta giorni.
L'articolo 9-bis, introdotto dal Senato, dispone l'identificazione, a partire dal 1o marzo 2001, dei farmaci di automedicazione, cioè dei cosiddetti farmaci da banco, mediante l'apposizione di un bollino che ne permetta la chiara individuazione da parte del consumatore.
L'articolo 10 prevede che il ministro per la salute, entro il 20 ottobre 2001, adotti, con le regioni interessate, una sperimentazione per l'introduzione del prezzo di rimborso di particolari categorie di farmaci in relazione a due metodiche: adozione del prezzo di riferimento dei prodotti per categorie omogenee; riduzione del rimborso in rapporto all'aumentare del fatturato del farmaco medesimo.
L'articolo 11, modificato dal Senato, concernente la percentuale di sconto a carico di farmacie, riduce il numero delle farmacie per le quali è stabilito un rimborso da parte del Servizio sanitario nazionale superiore a quello delle altre farmacie. Il correttivo introdotto dal Senato è volto a non penalizzare, nell'ambito delle farmacie rurali, quelle che svolgono effettivamente una funzione importante sul territorio.
L'articolo 11-bis, introdotto dal Senato, prevede che il ministro della salute verifichi periodicamente l'attuazione delle disposizioni previste dal decreto-legge in esame con particolare riguardo alla spesa farmaceutica.
L'articolo 12, che costituisce la norma finale del provvedimento, dispone che i principi desumibili dal decreto-legge costituiscano norme fondamentali di riforma economico-sociale della Repubblica.
Rilevato come nella sua relazione si sia limitato per il momento ad una esposizione sintetica del contenuto degli articoli del decreto-legge in esame, si riserva di affrontare più specificatamente alcune questioni, fornendo i necessari chiarimenti, dopo aver ascoltato gli interventi che saranno svolti nel corso dell'esame preliminare. Data l'urgenza del provvedimento, ritiene opportuno, a questo punto, iniziare subito la discussione.

Giuseppe PALUMBO, presidente, ricorda che la discussione generale del provvedimento in Assemblea è calendarizzata per venerdì prossimo; l'esame preliminare in Commissione dovrà pertanto concludersi nella seduta di domani, per poi procedere, nella seduta di giovedì, all'esame degli emendamenti e al conferimento del mandato al relatore a riferire in Assemblea.

Rosy BINDI (MARGH-U), intervenendo sull'ordine dei lavori, ritiene opportuno che il relatore fornisca immediatamente, prima che venga data la parola ai commissari, i chiarimenti che più volte ha dichiarato di voler esplicitare.

Piergiorgio MASSIDDA (FI), relatore, ribadisce che nella sua veste di relatore ha ritenuto di doversi in questa fase limitare ad illustrare sinteticamente il contenuto del provvedimento. Dopo aver precisato di avere su alcune questioni una posizione personale, si riserva di intervenire una volta esauriti gli interventi dei commissari.

Augusto BATTAGLIA (DS-U), intervenendo sull'ordine dei lavori, giudica anomalo il comportamento del relatore; ritiene infatti opportuno che chi interviene conosca la posizione del relatore. Pertanto, ove lo stesso ritenesse di dover esprimere su alcuni punti del provvedimento rilievi critici, sarebbe preferibile che lo facesse subito.

Piergiorgio MASSIDDA (FI), relatore, ribadisce ancora una volta che, nella sua veste istituzionale di relatore, ritiene opportuno limitarsi in questa fase alla semplice esposizione del contenuto del provvedimento, riservandosi di intervenire ul


Pag. 121

teriormente solo una volta esauriti gli interventi dei commissari, per valutare ed eventualmente tenere conto dei contributi che emergeranno nel corso del dibattito.

Rosy BINDI (MARGH-U), intervenendo sull'ordine dei lavori, ritiene indispensabile, a questo punto, prima che i commissari prendano la parola, ascoltare le dichiarazioni del rappresentante del Governo, atteso il perdurante silenzio del ministro della salute sul provvedimento in esame.

Giuseppe PALUMBO, presidente, fa presente che il rappresentante del Governo ha facoltà di intervenire quando lo ritenga opportuno.

Giuseppe FIORONI (MARGH-U), intervenendo sull'ordine dei lavori, chiede al relatore di precisare quanto meno se il suo orientamento sia favorevole o contrario al provvedimento.

Giuseppe PALUMBO, presidente, fa presente che il relatore ha già dichiarato che si riserva di intervenire in sede di replica.

Rosy BINDI (MARGH-U), nell'auspicare che il comportamento anomalo assunto dal relatore stia a significare la sua disponibilità ad accogliere i rilievi critici che emergeranno nel corso del dibattito e fermo restando che a questo punto sarebbe stato necessario, anche per consentire una discussione più serena, che il Governo prendesse la parola preliminarmente per chiarire il proprio pensiero, ricorda le modalità con cui si è svolto l'esame del provvedimento al Senato, dove il Governo ha bloccato la discussione presentando un maxiemendamento interamente sostitutivo dell'articolo 1 del disegno di legge di conversione. Ritiene eccessivamente ristretti i tempi previsti per la discussione di un provvedimento che affronta questioni particolarmente complesse, rispetto alle quali non esistono soluzioni univoche, come hanno dimostrato anche il disagio avvertito da molti colleghi della stessa maggioranza e i contrasti che si sono registrati anche all'interno della compagine di Governo.
Nel merito del provvedimento, esprime innanzitutto forti rilievi critici in ordine alla sua costituzionalità. Il decreto-legge n. 347 del 2001 è a suo avviso in contrasto con il nuovo titolo V della parte II della Costituzione, la cui validità è stata di recente confermata dai cittadini nel referendum svoltosi lo scorso 7 ottobre. Ritiene innanzitutto incostituzionale, oltre che in contrasto con la legislazione vigente, la veste giuridica dell'atto con cui - in base a quanto disposto a seguito di un emendamento approvato dal Senato - devono essere definiti i livelli essenziali di assistenza (LEA). Atteso che in base al nuovo titolo V della parte II della Costituzione, i livelli essenziali di assistenza rientrano nella competenza esclusiva dello Stato, non è possibile a suo avviso definire i LEA con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri su proposta del ministro della salute, di concerto con il ministro dell'economia e delle finanze e d'intesa con la Conferenza Stato-regioni. Sottolineata la rilevanza fondamentale che nella ridefinizione del sistema del welfare sanitario assume la definizione dei livelli essenziali di assistenza, non ritiene possibile che il Parlamento sia completamente escluso da tale processo.
In secondo luogo, il decreto-legge in esame è a suo avviso incostituzionale perché, a fronte delle tanto sbandierate aspirazioni federaliste, è eccessivamente centralista e nettamente in contrasto con quanto disposto dal nuovo titolo V della parte II della Costituzione.
Formula quindi forti rilievi critici anche dal punto di vista della politica sanitaria in quanto si modificano con decreto-legge contenuti sostanziali della riforma sanitaria. Si interviene, infatti, sul rapporto tra territorio ed ospedali, si dà avvio ad una sperimentazione gestionale selvaggia, si incomincia a scardinare il principio dell'esclusività del rapporto per gli ospedalieri prevedendo il differimento della soppressione dei rapporti di lavoro a tempo definito per la dirigenza sanitaria. Nel comma 5 dell'articolo 1, modificando


Pag. 122

sul punto il decreto legislativo 502 del 1992, come modificato dal decreto legislativo n. 229 del 1999, si stabilisce inoltre un collegamento tra i livelli essenziali di assistenza e le risorse finanziarie destinate al Servizio sanitario nazionale, prevedendo in sostanza che quest'ultimo assicuri le prestazioni sanitarie comprese nei livelli essenziali di assistenza nei limiti delle risorse finanziarie suddette. In sostanza, si interviene con decreto-legge per modificare il vigente federalismo in materia sanitaria che, attraverso appositi meccanismi quali il fondo di perequazione nazionale, era caratterizzato dal principio della solidarietà, aprendo così la strada alla modifica dei principi fondamentali del Servizio sanitario nazionale attraverso scelte rimesse alle singole regioni.
Al di là delle diverse visioni che caratterizzano il centrosinistra e il centrodestra, invita la maggioranza a difendere i principi fondamentali, da tutti condivisi, che sono alla base del Servizio sanitario nazionale, ritenendo indispensabile, a tal fine, procedere alla modifica del provvedimento in esame.
Per quanto riguarda poi gli aspetti finanziari, ricorda come il decreto-legge, in quanto volto a recepire i contenuti dell'accordo Stato-regioni dell'8 agosto 2001, sia stato presentato come un provvedimento blindato. In realtà l'accordo Stato-regioni è stato disatteso su molti aspetti attraverso le numerose modifiche introdotte dal Senato attraverso il maxiemendamento del Governo. Ritiene ancora assolutamente insufficienti le risorse stanziate per il comparto sanitario, nonostante il previsto adeguamento del Fondo sanitario, che a pieno regime arriverà comunque al 5,8 per cento del prodotto interno lordo, restando quindi sempre al di sotto della media europea, pari a circa il 6 per cento del PIL.
Sempre con riferimento agli aspetti finanziari del provvedimento, ritiene che in esso vi siano misure in larga parte inadeguate, ripetitive e inutili. Richiama al riguardo le disposizioni concernenti il pareggio del bilancio delle aziende sanitarie ed ospedaliere e la relativa responsabilità dei direttori generali, nonché le disposizioni concernenti l'acquisto di beni e servizi. Quanto alle disposizioni relative alla riduzione dello standard del numero dei posti letto per abitanti e alle lungodegenze, ritiene inutile qualsiasi intervento che non tenga conto dei tassi di ospedalizzazione, che sono in costante aumento a causa della scarsa funzionalità dei servizi territoriali.
Rileva poi come in sostanza con il provvedimento in esame si finisca con il reintrodurre i ticket (rispetto ai quali sono a suo avviso sicuramente più eque misure di fiscalità generale) sia perché si posticipa l'entrata in vigore delle misure volte all'eliminazione dei ticket sulle prestazioni specialistiche e di diagnostica, sia perché si dà la facoltà alle regioni di disporre misure di compartecipazione degli assistiti alla spesa sanitaria, peraltro senza alcun riferimento ai redditi e alla composizione delle famiglie.
Per quanto concerne il tetto per la spesa farmaceutica, pur non essendo contraria in via di principio ad una simile misura, ritiene irrealistico il tetto fissato dal Governo. Partire da una spesa farmaceutica assolutamente sottostimata equivale a suo avviso a smantellare i livelli essenziali di assistenza e a creare le condizioni per non garantire sul territorio nazionale uguali livelli di tutela per i cittadini.
Invita quindi il relatore, al di là delle divisioni tra maggioranza e opposizione, ad essere disponibile al dialogo e a trovare un punto d'incontro su alcune modifiche che sono a suo avviso indispensabili per difendere principi fondamentali del Servizio sanitario nazionale.

Giuseppe FIORONI (MARGH-U), dopo aver sottolineato il disagio della maggioranza emerso nel corso dell'esame al Senato del decreto-legge n. 347 del 2001, evidenziato anche dall'atteggiamento tenuto dal relatore nella seduta odierna, rileva come quello all'ordine del giorno sia un pessimo provvedimento e come su molti rilevi critici vi sia una sostanziale convergenza tra maggioranza ed opposizione.


Pag. 123

Si tratta in realtà di un provvedimento scritto dal Ministero del tesoro rispetto al quale vane sono risultate le proteste del ministro Sirchia, un provvedimento improntato a una logica ragionieristica in base alla quale, partendo dalle risorse disponibili, il Governo stabilirà, definendo in via amministrativa i livelli essenziali di assistenza, le prestazioni sanitarie da assicurare ai cittadini. Atteso che, a suo avviso, sarebbe più giusto parlare di livelli appropriati ed uniformi di assistenza, più che di livelli essenziali, giudica assolutamente offensiva la scelta del Governo, che è stata del resto avallata dalle regioni dietro la promessa di un incremento delle risorse stanziate dallo Stato per il comparto sanitario. Se tale promessa non sarà mantenuta, i primi servizi che salteranno saranno probabilmente quelli che prevedono un'integrazione socio-sanitaria destinati a dare assistenza a fasce di cittadini particolarmente bisognosi quali i malati di AIDS.
Osserva quindi come il provvedimento in esame tenda a sminuire il ruolo del medico di famiglia, destinato a diventare un semplice passacarte. Quanto alle disposizioni relative all'acquisto di beni e servizi, si dichiara assolutamente contrario, evidenziando il rischio che i tariffari stabiliti nelle convenzioni si traducano in costi maggiori a fronte di una qualità più scadente.
Per quanto riguarda i farmaci generici, ritiene indispensabile assicurare la bioequivalenza dei medicinali, che non è sempre facilmente determinabile. Richiama al riguardo alcune sentenze che hanno messo in discussione l'equivalenza tra l'Aulin e il corrispondente farmaco generico. Si tratta a suo avviso di una forma surrettizia di ticket che va a danno dei cittadini e soprattutto dei pazienti cronici.
Dopo aver richiamato le dichiarazioni del ministro Sirchia in ordine alla ricerca e i previsti tagli disposti in materia dal disegno di legge finanziaria, si sofferma sull'intenzione del Governo di affidare a fondazioni la gestione degli IRCCS.
Conclusivamente, ritiene che il provvedimento in esame, sulla cui approvazione a suo avviso il Governo porrà la questione di fiducia, essendo ispirato esclusivamente a una logica ragionieristica basata sul confronto tra costi e benefici, finirà con lo smantellare il Servizio sanitario nazionale solidaristico e universale.

Augusto BATTAGLIA (DS-U), nell'augurarsi che tra maggioranza ed opposizione si possa stabilire un confronto aperto e reale in vista del miglioramento del decreto-legge in esame, ricorda come al Senato la discussione sia stata accesa anche all'interno della maggioranza. Del resto, le dichiarazioni sibilline ed ermetiche del relatore evidenziano l'esistenza di perplessità anche negli esponenti del centrodestra.
Atteso che nei mesi scorsi esponenti dell'esecutivo avevano rilasciato più volte dichiarazioni ai mass media sulla spesa sanitaria, senza affrontare adeguatamente la questione in Parlamento come sarebbe stato invece naturale, bene ha fatto il Governo a riportare il dibattito sul binario istituzionale nell'ambito dell'accordo con le regioni sancito l'8 agosto scorso dalla Conferenza Stato-regioni e del patto di stabilità interno. Nel tradurre i contenuti dell'accordo nel decreto-legge in esame, il Governo ha però fatto emergere le sue reali intenzioni.
Atteso che il Servizio sanitario nazionale, pur essendo bisognoso di miglioramenti e correttivi, si colloca al secondo posto nella classifica elaborata dall'OMS, ritiene che esso vada preso a modello e non invece smantellato. Per quanto riguarda le risorse finanziarie destinate al fondo sanitario nazionale, pur valutando positivamente l'accordo dell'8 agosto scorso e gli incrementi disposti dal Governo, rileva come, stante la situazione finanziaria più favorevole, ci si sarebbe attesi uno sforzo maggiore per arrivare finalmente alla media europea del 6 per cento del prodotto interno lordo, a fronte del 5,8 per cento previsto invece nel decreto-legge in esame. Il problema dell'insufficienza delle risorse stanziate viene in realtà risolto dal Governo scaricandolo esclusivamente sulle regioni, che saranno


Pag. 124

tenute, in caso di sfondamenti, a ripianare i disavanzi ricorrendo a misure di compartecipazione alla spesa sanitaria, a variazioni dell'aliquota dell'addizionale regionale IRPEF o a riduzioni delle prestazioni erogate. Tutto ciò si tradurrà quindi in penalizzazioni per i cittadini sotto forma di ridimensionamento dei servizi erogati o di aggravamento della pressione fiscale. Verrà meno così uno dei principi cardine del nostro Servizio sanitario nazionale: l'uniformità delle prestazioni e la parità dei diritti dei cittadini.
Esprime quindi forti perplessità in ordine agli strumenti destinati a ridurre la spesa, alcuni dei quali sono a suo avviso estremamente pericolosi. Dopo aver espresso forti perplessità anche in ordine alla costituzionalità di un decreto-legge che dispone modifiche significative al sistema sanitario nazionale, si sofferma in particolare sulla disposizione concernente le sperimentazioni gestionali, che considera una deleteria operazione di privatizzazione. Richiama al riguardo anche l'annunciata intenzione del Governo di presentare un emendamento all'articolo 19 del disegno di legge finanziaria volto ad affidare a fondazioni la gestione degli istituti di ricovero e cura a carattere scientifico introducendo così un grave elemento distorsivo nel sistema della sanità pubblica.
Sempre con riferimento alle misure di contenimento della spesa, che giudica dirigistiche, evidenzia come la fissazione di tetti alla spesa o di criteri di acquisti centralizzati siano inutili e inefficaci; atteso che i livelli essenziali di assistenza non devono essere dettati solo da esigenze di carattere finanziario, quello che in realtà può essere veramente efficace è solo la responsabilizzazione dei soggetti ai fini sia del controllo della spesa che della continuità assistenziale e della presa in carico.
Osserva inoltre come nel provvedimento in esame si tenda a separare l'assistenza ospedaliera dal territorio, dimenticando che solo puntando sul potenziamento dei servizi territoriali è possibile contenere la spesa sanitaria e il ricorso al ricovero ospedaliero. Contrariamente a quanto sarebbe necessario, si sta spostando invece l'attenzione dal territorio all'ospedale, in una visione ospedalocentrica della sanità. Anche per quanto concerne la riduzione dello standard del numero di posti letto per abitanti, un intervento in materia ha senso solo se accompagnato da un corrispondente rafforzamento dei servizi territoriali.
Quanto alla spesa farmaceutica, ritiene assolutamente inefficace il tetto posto dal Governo. Stante l'attuale assestamento della spesa farmaceutica a un livello superiore in molte regioni, la scelta del Governo si tradurrà inevitabilmente in un forte appesantimento del carico fiscale sui cittadini o in una diminuzione delle prestazioni. Esprime quindi forti perplessità anche sulle disposizioni relative al criterio delle categorie terapeutiche omogenee e su quelle concernenti i farmaci da banco. Al riguardo ritiene necessaria un'attenta riflessione.
Giudica inoltre grave la sostanziale reintroduzione dei ticket, dal momento che si posticipa l'entrata in vigore delle norme che disponevano l'eliminazione dei ticket sulla diagnostica e sulla specialistica e nello stesso tempo si consente alle regioni di ricorrere all'imposizione dei ticket in caso di sfondamenti nella spesa.
Atteso che la stabilità finanziaria del sistema è condizione per mantenere in piedi il Servizio sanitario nazionale e che quindi è anche interesse dell'opposizione far quadrare i conti, rileva conclusivamente come il decreto-legge in esame introduca norme assolutamente inefficaci ai fini del contenimento della spesa. In realtà, con il provvedimento all'ordine del giorno si introducono modifiche che rappresentano un primo passo verso lo smantellamento del Servizio sanitario nazionale e verso l'introduzione di forme di privatizzazione che, come emerge anche dall'esperienza di altri Paesi, non si sono sicuramente tradotte in vantaggi per i cittadini.

Giuseppe PALUMBO, presidente, dopo aver ricordato che domani dovrà chiudersi


Pag. 125

l'esame preliminare, rinvia il seguito dell'esame ad altra seduta.

La seduta termina alle 13.40.

AVVERTENZA

I seguenti punti all'ordine del giorno non sono stati trattati:

SEDE REFERENTE

Erboristeria.
C. 278 Massidda, C. 925 Valpiana, C. 1005 Serena.

Modifica all'articolo 1 della legge 3 aprile 2001, n. 120, in materia di utilizzo dei defibrillatori semiautomatici.
C. 1179 Caminiti.

SEDE CONSULTIVA

Misure contro la violenza nello sport e il doping e istituzione del Museo dello sport.
C. 1687 Governo, approvato dal Senato.

Decreto-legge 381/2001: Disposizioni urgenti concernenti l'AGEA, l'anagrafe bovina e l'Ente irriguo umbro-toscano.
C. 1820 Governo.