Decreto-legge 294/01: Missioni internazionali di pace e programmi di sostegno delle forze di polizia albanesi.
C. 1387 Governo.
(Esame e rinvio).
Le Commissioni iniziano l'esame del provvedimento.
Luigi RAMPONI, presidente e relatore per la IV Commissione, riassume brevemente il contenuto del disegno di legge di conversione del decreto-legge 19 luglio 2001, n. 294, recante proroga della partecipazione militare italiana a missioni internazionali di pace e prosecuzione dei programmi delle forze di polizia italiane in Albania.
L'articolo 1, comma 1, del decreto proroga al 31 dicembre 2001 il termine, da ultimo fissato al 30 giugno 2001 dagli articoli 1 e 4 del decreto-legge 29 dicembre 2000, n. 393 (convertito, con modificazioni, dalla legge 28 febbraio 2001, n. 27), per la partecipazione di militari italiani alle missioni internazionali in corso nei territori della Macedonia, dell'Albania, della ex Jugoslavia, in Kosovo, a Hebron e in Etiopia ed Eritrea. Lo stesso articolo proroga fino al 31 dicembre 2001 la partecipazione del personale della polizia di Stato alle operazioni in Macedonia e Kosovo. Tale missione era stata autorizzata, fino al 30 giugno 2000, dal decreto-legge n. 1 del 2000, articolo 2 comma 2, convertito dalla legge n. 44 del 2000 e, successivamente, prorogata fino al 30 giugno 2001 dall'articolo 1, comma 1, del decreto-legge n. 393 del 2000, così come modificato dalla legge di conversione n. 27 del 2001.
La proroga dettata dall'articolo 1 riguarda, tra le altre, le missioni internazionali SFOR e MSU (missione in Bosnia e Croazia), IPTF (missione nella città di Brcko), KFOR-Joint Guardian (Kosovo - Macedonia e Albania), TIPH2 (missione a Hebron) e UNMEE (missione in Etiopia ed Eritrea).
Per quanto riguarda in particolare il numero delle presenze italiane nelle citate missioni internazionali, l'apporto di truppe
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italiane all'operazione SFOR, di stanza in Bosnia e Croazia, è costituito complessivamente da 1.326 militari, dei quali 37 ufficiali generali e superiori, 517 ufficiali inferiori e sottufficiali e 772 militari di truppa; di questi, 1.286 sono impiegati in Bosnia, mentre 40 sono dislocati in Croazia. Per quanto riguarda la MSU, il contingente dell'Arma dei carabinieri presente nei territori bosniaci è costituito da 344 unità, delle quali 28 ufficiali, 78 ispettori e 238 tra appuntati e carabinieri. Un ulteriore contingente di 269 unità, di cui 14 ufficiali, 85 ispettori e 170 tra appuntati e carabinieri partecipa all'operazione MSU/KFOR a Pristina nel Kosovo.
Circa la forza di polizia internazionale (IPTF), la presenza di personale italiano ammonta a 23 carabinieri, di cui 3 ufficiali, 10 ispettori e 10 tra appuntati e carabinieri. Quanto alla KFOR, che rappresenta lo sforzo più notevole condotto dalle Forze armate, la situazione del personale inviato è la seguente: 5.083 unità dell'esercito, 250 unità circa della marina, 500 unità dell'aeronautica, 120 unità dell'arma dei carabinieri e 6 unità del corpo della Guardia di finanza.
Quanto alla presenza nella zona di Hebron della TIPH 2, il contingente italiano è pari a 18 unità dell'Arma dei carabinieri, di cui 5 ufficiali, 11 ispettori e 2 tra appuntati e carabinieri.
Per quanto riguarda, infine, l'Etiopia e l'Eritrea, il contingente italiano risulta composto da 117 unità dell'aeronautica militare e da 40 unità dell'Arma dei carabinieri.
Per quanto concerne il regime giuridico ed economico del personale militare impegnato in ciascuna missione, i commi 2 e 3 dell'articolo 1 del decreto in esame confermano la vigenza delle disposizioni dettate dai precedenti decreti-legge in materia di missioni militari, prevedendo, tra l'altro, la corresponsione dell'indennità di missione, nella misura del 90 per cento, per tutta la durata della missione. Si deve osservare che la disciplina da applicare risulta dal richiamo di un significativo numero di disposizioni contenute in differenti provvedimenti normativi, reso necessario dalla mancanza di una legislazione di carattere generale che regoli tutti gli aspetti delle missioni dei contingenti militari all'estero. Ciò rende particolarmente complesso il compito di chi deve dare attuazione alle norme. La necessità di una disciplina organica stabilmente applicabile alle missioni è stata più volte richiamata anche nei pareri resi dal Comitato per la legislazione, in occasione dell'esame di precedenti decreti-legge sulla materia, e ha portato nella scorsa legislatura e in quella in corso alla presentazione di alcune proposte di legge in tal senso.
Il comma 4 dell'articolo 1 autorizza, inoltre, il ministro della difesa ad effettuare acquisti e lavori in economia nel limite di spesa di circa 5 miliardi di lire, anche in deroga alle norme di contabilità generale dello Stato, per l'esecuzione di opere infrastrutturali aggiuntive ed integrative e di acquisizione di apparati di comunicazione presso l'aeroporto di Dakovica in relazione alle attività aeree di competenza italiana.
L'articolo 2, comma 1 del decreto in esame autorizza la spesa di 14 miliardi e 915 milioni di lire per garantire il completamento dei programmi di ristrutturazione delle forze di polizia albanesi fino al 31 dicembre 2001. In particolare, la relazione di accompagnamento al decreto-legge ravvisa la necessità - nelle more dell'attuazione del sesto protocollo di intesa tra Italia e Albania sottoscritto il 13 febbraio 2001 - di utilizzare i predetti stanziamenti per completare i programmi di consulenza e di addestramento della polizia albanese «al fine di conferire maggiore sistematicità alla cooperazione nella lotta contro la criminalità organizzata e nel contrasto dei flussi migratori clandestini e di altri traffici illeciti». La componente navale della Guardia di finanza (53 unità) continuerà ad essere impegnata, anche nel secondo semestre del 2001, nei servizi di controllo delle coste albanesi per il contenimento ed il contrasto dei flussi migratori clandestini.
Il comma 2 dell'articolo 2 prevede che, per lo sviluppo e il completamento dei programmi a sostegno delle forze di polizia
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albanesi, continui ad applicarsi quanto disposto dagli articoli 3 e 4 della citata legge 3 agosto 1998, n. 300. Di particolare interesse la norma che autorizza le pubbliche amministrazioni a cedere a titolo gratuito alle autorità governative albanesi i mezzi dismessi dal patrimonio dello Stato, eventuali materiali di consumo connessi non altrimenti utilizzabili e il relativo supporto logistico, al fine di favorire il processo di ricostruzione sociale ed economica dell'Albania. Il coordinamento degli interventi avviene a cura del Ministero dell'interno.
Al fine di far fronte alle esigenze derivanti dalla missione ONU in Etiopia ed Eritrea, l'articolo 3 del decreto in esame autorizza la cessione a titolo gratuito di 50 autocarri leggeri ACL 75 dismessi dall'esercito italiano.
A tale proposito desta perplessità il fatto che una norma primaria che, per sua natura, dovrebbe contenere disposizioni generali e astratte, rechi una disposizione puntuale di tipo provvedimentale. Sarebbe opportuno invece prevedere, come già operato dall'articolo 3 della citata legge n. 300 del 1998, la generica possibilità di effettuare cessioni a titolo gratuito, lasciando all'autorità amministrativa la facoltà di individuare i beni oggetto della cessione.
L'articolo 4, infine, reca la copertura finanziaria delle spese derivanti dal provvedimento, che sono valutate complessivamente in 554 miliardi e 307 milioni di lire, autorizzando il ricorso al fondo di riserva per le spese impreviste per l'anno 2001.
Patrizia PAOLETTI TANGHERONI (FI), relatore per la III Commissione, osserva che le missioni e le attività che formano la materia del provvedimento d'urgenza in esame strutturano oggi - in gran parte, unitamente a quelle relative alla cooperazione allo sviluppo - il versante operativo della politica estera italiana.
In quest'ottica, il decreto-legge rappresenta una sorta di compendio della presenza italiana sulla scena internazionale; sottolinea in proposito che si tratta di una presenza impegnata sul fronte della collaborazione e della cooperazione internazionale, per il mantenimento della pace.
L'esame del provvedimento offre quindi l'occasione di compiere, mediante la ricognizione di tale presenza, una analisi delle coordinate sulle quali si muove la politica estera del nostro paese e delle finalità che essa intende perseguire. Le missioni delle quali si chiede la proroga, infatti, nascono da uno sforzo di cooperazione internazionale che si è andato rafforzando negli anni in un quadro istituzionale, che, negli ultimi tempi, si è progressivamente definito, almeno a livello europeo.
Dalle deliberazioni del Consiglio europeo di Helsinki (novembre 1999) in materia di difesa e sicurezza europea comune, attraverso quelle dei Consigli di Feira (giugno 2000, che, tra l'altro, ha portato allo sviluppo di un versante della gestione civile delle crisi) e del Vertice di Nizza (dicembre 2000), si è infatti recentemente giunti (al Consiglio di Goteborg, giugno 2001) all'approvazione del programma dell'Unione europea per la prevenzione dei conflitti violenti. Il prossimo Consiglio europeo di Laeken (che si terrà nel dicembre di quest'anno) dovrà precisare e dichiarare il ruolo dell'Unione europea nella gestione delle crisi e, a tal fine, la presidenza belga è stata invitata dal Consiglio ad includere tra le priorità del suo semestre l'elaborazione di un'identità europea in materia di sicurezza e difesa in collaborazione con l'Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza, Solana.
Bisogna dunque cominciare a pensare, politicamente, le missioni dei nostri contingenti militari e, più in generale, gli interventi di peace-keeping e di sostegno alle nuove democrazie in un contesto unitario, in cui l'interdipendenza delle sovranità non è più una prospettiva ma un dato acquisito.
A suo avviso, il quadro degli interventi considerati si muove comunque in quest'ottica. L'urgenza è una situazione tipica e talvolta inevitabile del diritto e della scena internazionale, e senz'altro talune delle missioni prorogate dal provvedimento sono nate sulla scorta dell'urgenza.
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Ma lo sforzo della politica oggi deve essere proprio quello di evitare il sorgere delle situazioni d'urgenza e occorre lavorare per costruire un sistema di relazioni internazionali dove la prevenzione delle crisi faccia premio sulla loro gestione.
Si tratta, peraltro, di una prospettiva non nuova alla politica estera italiana, le cui iniziative, come testimoniano le missioni di cui ci si sta occupando, si muovono in un contesto di responsabilità istituzionale.
In conclusione, sottolinea la necessità, peraltro già evidenziata nella scorsa legislatura dal Comitato per la legislazione e della quale ebbe a farsi carico la stessa Commissione difesa, di giungere all'approvazione di una disciplina applicabile in via generale alle missioni di contingenti militari all'estero. Ciò non solo eviterebbe, da un lato, l'emanazione di provvedimenti d'urgenza ma, dall'altro, contribuirebbe alla creazione di quel contesto istituzionale cui accennava prima, che costituisce la più importante premessa per prevenire e affrontare la gestione delle crisi che le varie situazioni possono sempre porre all'attenzione della comunità internazionale.
Il sottosegretario Salvatore CICU condivide le considerazioni svolte dai relatori ed auspica la sollecita conversione in legge del provvedimento d'urgenza. Il Governo condivide altresì l'esigenza di una normativa organica sulle missioni internazionali di pace.
Giuseppe MOLINARI (MARGH-U), nel preannunziare l'orientamento favorevole del suo gruppo sul provvedimento d'urgenza, lamenta tuttavia il ritardo con cui esso è stato emanato rispetto alla scadenza della precedente proroga, il che può causare problemi per la copertura assicurativa dei militari impegnati all'estero.
Marco MINNITI (DS-U), condividendo l'auspicio per una sollecita approvazione di una normativa organica in materia di partecipazione italiana a missioni internazionali di pace, preannunzia l'orientamento favorevole del suo gruppo nei confronti dell'esame di un provvedimento che riproduce il contenuto di precedenti decreti-legge emanati dagli Esecutivi di centrosinistra, pur stigmatizzando il ritardo con cui l'attuale Governo ha provveduto alla sua emanazione, con il rischio di privare i nostri militari della copertura assicurativa per alcuni giorni.
Esprime, infine, apprezzamento per l'operato dei contingenti militari italiani impegnati in missioni internazionali di pace.
Con l'occasione sollecita il presidente della IV Commissione a fissare la data per il seguito dell'audizione del ministro Martino presso la Commissione difesa, già rinviata in data 11 luglio 2001, sottolineando il negativo segnale politico che avrebbe un ulteriore ritardo.
Dario RIVOLTA (FI), pur condividendo le finalità del provvedimento, manifesta una riserva sull'articolo 2, chiedendo al Governo, ove non fosse stata già presentata, di predisporre la relazione sull'utilizzo dei fondi destinati al programma di collaborazione con le forze di polizia - prevista dall'articolo 1 del decreto-legge n. 239 del 2000 - prima che il provvedimento giunga all'esame dell'Assemblea. Preannunzia che l'assenza di tale relazione potrebbe anche condizionare il suo atteggiamento sul provvedimento nel suo complesso.
Luigi RAMPONI, presidente, fa presente che la materia oggetto della relazione cui fa riferimento il deputato Rivolta è di competenza del Ministero dell'interno.
Gustavo SELVA (AN) si associa alla richiesta del deputato Rivolta, ribadendo la necessità che il Governo presenti sollecitamente la relazione sull'utilizzo dei finanziamenti per il programma di sostegno delle forze di polizia albanesi. Rileva, peraltro, lo scarso impegno dimostrato dalla polizia albanese a garanzia della libertà di voto in occasione delle elezioni politiche attualmente in corso in quel paese. Esprime quindi, a nome del suo gruppo, una riserva sull'articolo 2.
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Il sottosegretario Salvatore CICU, dopo aver precisato che i militari impegnati in missioni all'estero non sono stati privi di copertura assicurativa, si impegna a sollecitare, anche presso il ministero competente, la presentazione della richiamata relazione.
Il sottosegretario Margherita BONIVER, dopo aver espresso l'auspicio di una rapida approvazione del provvedimento in esame, attesa l'importanza delle missioni di pace nell'ambito della politica estera del paese, rileva che non sussistono assolutamente le condizioni politiche per una eventuale missione in Macedonia.
Luigi RAMPONI, presidente, propone di fissare il termine per la presentazione degli emendamenti alle ore 17 di domani.
Marco MINNITI (DS-U), intervenendo sui lavori delle Commissioni, chiede che nella prossima seduta il Governo riferisca alle Commissioni sull'impegno a presentare in tempi brevi la relazione sull'utilizzo dei finanziamenti per il sostegno alle forze di polizia albanesi. Non ritiene, peraltro, possibile fissare un termine così ravvicinato per la presentazione degli emendamenti, alla luce delle riserve avanzate anche da esponenti della maggioranza sull'articolo 2 in particolare ma che potrebbero investire anche l'intero provvedimento.
Luigi RAMPONI, presidente, fa presente che si attiverà affinché il Governo fornisca quanto prima informazione sulla relazione.
Dario RIVOLTA (FI), intervenendo per una precisazione, sottolinea che le sue riserve si concentrano sull'articolo 2 del provvedimento, preannunciando la presentazione di un emendamento soppressivo, che peraltro sarebbe disposto a ritirare qualora il Governo fornisse la relazione richiesta o si impegnasse a farlo in tempi brevi.
Gustavo SELVA (AN), intervenendo come esponente del gruppo di Alleanza nazionale, dichiara di condividere le considerazioni espresse dal deputato Rivolta, pur ribadendo che le riserve avanzate non intendono mettere in discussione l'intero provvedimento, bensì il solo articolo 2. Esprime infine il pieno apprezzamento del suo gruppo per l'immenso sforzo compiuto dai militari italiani a sostegno della politica di difesa della pace.
Federico BRICOLO (LNP) fa presente che il suo gruppo condivide le osservazioni formulate con riferimento all'articolo 2 del provvedimento.
Marco MINNITI (DS-U) ribadisce che alla luce delle riserve formulate da esponenti della maggioranza sull'articolo 2 non sussistono le condizioni per procedere rapidamente all'esame degli emendamenti in assenza di un chiarimento da parte del Governo.
Roberto LAVAGNINI (FI), premesso che la relazione richiamata avrebbe dovuto essere predisposta dal precedente Governo, ritiene comunque preferibile mantenere il termine delle ore 17 di domani per la presentazione degli emendamenti, come proposto dal presidente, anche in considerazione del fatto che nella seduta di domani un rappresentante del Governo potrebbe fornire alle Commissioni riunite i chiarimenti richiesti.
Luigi RAMPONI, presidente, nel ribadire l'impegno a far sì che nella giornata di domani possa essere garantita la presenza di un rappresentante del Governo per fornire risposta alla questione sollevata, rinvia il seguito dell'esame alla seduta di domani, riservandosi altresì di differire - ove necessario - il termine per la presentazione degli emendamenti.
Ricorda peraltro che la discussione generale del provvedimento in Assemblea è calendarizzata per la seduta di lunedì 30 luglio 2001.
La seduta termina alle 14.05.