Decreto-legge 217/2001: Modificazioni al decreto legislativo 30 luglio 1999, n. 300, nonché alla legge 23 agosto 1988, n. 400, in materia di organizzazione del Governo.
C. 688 Governo.
(Parere alla I Commissione).
(Esame e conclusione - Parere favorevole con condizione e osservazioni).
La Commissione inizia l'esame del provvedimento.
Bruno TABACCI, presidente e relatore, fa presente che il decreto-legge in esame modifica parzialmente il decreto legislativo 30 luglio 1999, n. 300, nonché la legge 23
Pag. 30
agosto 1988, n. 400, in materia di organizzazione del Governo.
In particolare, gli articoli 1 e 2, ridefinendo l'elenco dei ministeri e delle relative strutture, istituiscono i due nuovi dicasteri delle comunicazioni e della sanità, ai quali sono attribuite alcune funzioni che, in base al decreto legislativo n. 300 del 1999, competevano rispettivamente al Ministero delle attività produttive ed al Ministero del lavoro. L'articolo 6 introduce poi, dopo l'articolo 32 del decreto legislativo n. 300 del 1999, gli articoli 32-bis, 32-ter, 32-quater e 32-quinquies, che contemplano le competenze del nuovo Ministero delle comunicazioni ed istituiscono l'Agenzia per le comunicazioni, con conseguente modifica delle attribuzioni dell'Agenzia per le normative ed i controlli tecnici; gli articoli 7, 8, 9, e 10 definiscono le competenze del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, con esclusione delle competenze in materia di sanità, attribuite al nuovo Ministero omonimo; l'articolo 11 aggiunge al decreto legislativo il capo X-bis e, con gli articoli 47-bis e 47-ter, istituisce il Ministero della sanità indicandone le relative aree funzionali; l'articolo 12 modifica le attribuzioni dei viceministri e l'articolo 13 detta, infine, alcune norme in materia di incarichi di collaborazione del ministro, dei viceministri e dei sottosegretari.
Per quel che riguarda più specificamente i profili di competenza della Commissione, rileva che l'articolo 3 del decreto-legge in esame sostituisce l'intero articolo 27 del decreto legislativo n. 300 del 1999, che istituiva il Ministero delle attività produttive, ridefinendo, conseguentemente, le relative competenze ed in particolare sottraendo a tale dicastero - per assegnarle al nuovo Ministero delle comunicazioni - le competenze nelle seguenti materie: poste, telecomunicazioni, editoria, produzioni multimediali, informatica, telematica, radiodiffusione sonora e televisiva, tecnologie innovative applicate al settore delle comunicazioni.
Osserva, inoltre, che, a seguito del ritaglio di competenze in favore del Ministero delle comunicazioni, scompare ogni esplicito riferimento al commercio elettronico anche se, in via interpretativa, sembra possa comunque ritenersi che tale materia continui ad essere regolata dal Ministero delle attività produttive in quanto rientrante nella più generale materia del commercio ad esso assegnata.
A suo avviso si può quindi rilevare che i compiti e le funzioni affidati al nuovo Ministero delle attività produttive sono quelli, rientranti nelle aree funzionali individuate dall'articolo 28 del decreto legislativo n. 300 del 1999, dello sviluppo del sistema produttivo e del commercio estero e dell'internazionalizzazione del sistema economico.
Per quanto riguarda poi le competenze del nuovo Ministero delle comunicazioni, queste sono definite, come ha già rilevato, dall'articolo 6 del decreto-legge in esame che introduce, dopo l'articolo 32 del decreto legislativo n. 300 del 1999, gli articoli 32-bis, 32-ter, 32-quater e 32-quinquies. Si tratta di competenze ritagliate da quelle già assegnate al Ministero delle attività produttive dall'articolo 27, comma 2, del decreto legislativo n. 300 del 1999.
In particolare, l'articolo 32-bis attribuisce al Ministero delle comunicazioni le funzioni e i compiti spettanti allo Stato in materia di poste, telecomunicazioni, editoria, produzioni multimediali, informatica, telematica, radiodiffusione sonora e televisiva, tecnologie innovative applicate al settore delle comunicazioni, con particolare riguardo all'editoria, ad eccezione delle funzioni e dei compiti in materia di giornali e di testate periodiche a contenuto politico o di partito (quest'ultima competenza rimarrebbe, pertanto, in capo al Dipartimento per l'informazione e l'editoria presso la Presidenza del Consiglio dei ministri).
Anche nel caso delle aree funzionali del Ministero delle comunicazioni le attribuzioni del nuovo Ministero sono ritagliate da quelle già assegnate al Ministero delle attività produttive con particolare riferimento al settore delle comunicazioni e delle tecnologie dell'informazione.
Al riguardo, segnala che in questo ritaglio scompare ogni riferimento allo sviluppo
Pag. 31
della società dell'informazione indicato precedentemente dall'articolo 28, comma 1, lettera c), oggi soppresso dall'articolo 4, comma 1, del decreto-legge in esame.
Per quanto attiene alle ricadute delle disposizioni contenute negli articoli 3, 4, 5, e 6 del decreto-legge in esame sul regolamento di organizzazione del Ministero delle attività produttive recentemente emanato con il decreto del Presidente della Repubblica n. 175 del 2001, osserva che risultano inapplicabili, in quanto contrastanti con la nuova normativa di rango primario, talune previsioni concernenti in particolare la definizione delle competenze del dipartimento delle reti e quella delle funzioni del dipartimento per il mercato.
In conclusione, la scelta di istituire uno specifico ministero che eserciti talune funzioni dello Stato in materia di comunicazioni, ed in particolare quelle connesse alla radiodiffusione sonora e televisiva ed all'editoria, può a suo avviso essere considerata positivamente. Pur tuttavia, non può non osservarsi che talune delle funzioni trasferite dal Ministero delle attività produttive a quello delle comunicazioni - ed in particolare quelle relative all'informatica, alla telematica e, più in generale, tutte quelle connesse all'innovazione tecnologica - riguardano specificamente il funzionamento e lo sviluppo del sistema produttivo nazionale, le cui prospettive di competitività in un mercato globalizzato sono strettamente legate alle capacità di utilizzo delle nuove tecnologie e delle loro potenzialità innovative rispetto alla gestione dei processi produttivi. Ne deriva quindi l'esigenza di prevedere una sede di indirizzo e gestione unitaria dove trovino collocazione, anche a livello di Governo, tutti i compiti e le funzioni statali in materia di politica industriale e, più in generale, di attività produttive.
Sergio GAMBINI (DS-U) evidenzia i motivi di contrarietà, di natura tanto politica quanto procedurale, nei confronti del provvedimento in esame. Sotto il primo profilo, la scelta di modificare la struttura del Governo non appare in sintonia con le posizioni assunte nel corso della campagna elettorale da parte dell'attuale maggioranza: sembra, piuttosto, che l'aumento del numero dei ministeri risponda all'esigenza di far quadrare il cerchio delle attribuzioni di incarichi.
La scelta, poi, del ricorso allo strumento del decreto-legge si presta a numerose critiche: in primo luogo, non appaiono chiari i motivi dell'urgenza e poi l'emanazione del decreto è avvenuta in modo irrituale, in quanto il Governo non aveva ancora ottenuto la fiducia delle Camere.
La decisione assunta appare in ogni caso inopportuna, intervenendo su un tema delicato che coinvolge anche la questione del conflitto d'interessi.
Notevoli perplessità, emerse anche nel corso dell'esame presso la Commissione di merito in sede referente, suscita a suo avviso l'articolo 13 del provvedimento, in materia di distacchi, che potrebbe interferire, ad esempio, con le prerogative garantite alla magistratura dall'articolo 107 della Costituzione. Più in generale, l'intero provvedimento è disseminato di imprecisioni - sulle quali sembra essersi soffermato anche il presidente nella sua relazione - che potrebbero determinare incertezze interpretative.
Ritiene che tutte le forze politiche non possano che concordare sulla necessità per il Paese di vincere la sfida della modernizzazione, obiettivo che non può prescindere da un'organizzazione della pubblica amministrazione più efficiente e meno onerosa: tale posizione, condivisa dalle forze dell'attuale maggioranza nel corso della precedente legislatura, sembra ora contraddetta dalla scelta compiuta dal Governo con il provvedimento in esame, il quale appare in conflitto anche con quei principi di federalismo che al suo gruppo stanno molto a cuore e che sembravano caldeggiati anche dalle formazioni politiche che sostengono l'attuale Governo. Ciò vale soprattutto per quanto riguarda la materia sanitaria: vi è infatti a suo avviso un evidente contrasto tra la logica della delega di funzioni alle regioni e l'istituzione del nuovo Ministero della sanità.
Pag. 32
Passando ad affrontare il tema del rapporto tra new e old economy, sostiene la necessità di una loro integrazione, ricordando che il quadro delineato nella scorsa legislatura andava in questa direzione ed affermando che rappresenta un grave errore separarle dal punto di vista della gestione ministeriale.
Ribadisce infine che le scelte compiute con il provvedimento in esame appaiono orientate essenzialmente a rispondere ad aspettative di attribuzione di incarichi. Per le ragioni esposte esprime la posizione contraria del suo gruppo.
Ruggero RUGGERI (MARGH-U) chiede chiarimenti in ordine alle attuali competenze relative ai settori farmaceutico, agroalimentare e delle assicurazioni, sottolineando l'esistenza di gravi lacune in materia di ricerca applicata.
Per quanto riguarda, poi, la necessità di ricondurre ad unità new e old economy, ricorda che le concezioni più moderne superano addirittura tale distinzione, per parlare solo di net economy, settore che appare di competenza esclusiva della Commissione attività produttive.
Alfredo VITO (FI) intende innanzitutto respingere l'ipotesi che il provvedimento in esame abbia lo scopo di «aggiustare» i problemi interni alla maggioranza. Al contrario, ricorda che, forse per la prima volta nella storia del paese, l'attuale Presidente del Consiglio ha avuto la possibilità di presentare la lista dei ministri entro poche ore dal conferimento dell'incarico, il che quindi esclude che siano state necessarie «manipolazioni» di questo tipo.
Del resto, il decreto legislativo Bassanini non era certo immodificabile, anzi, non essendo mai stato attuato, richiedeva un'attività di vaglio, che ha portato alla sua modifica, in modo assolutamente legittimo.
Respinge anche l'affermazione in base alla quale provvedimento si muoverebbe in senso contrario rispetto alla modernizzazione del paese ed all'esigenza di un'amministrazione pubblica più efficiente e meno onerosa, obiettivi sempre propugnati dal suo gruppo: nella scorsa legislatura non si erano ottenuti risultati in tal senso, nonostante il frequente ricorso alla decretazione d'urgenza ed alle deleghe al Governo.
Appare a suo avviso necessario un riequilibrio delle prestazioni sanitarie nell'ambito del paese, problema che ritiene non possa essere risolto dai presidenti delle regioni, per i divari che obiettivamente esistono tra le diverse realtà territoriali: in questa delicata materia vi sono aspetti che debbono essere affrontati a livello centrale.
Stefano SAGLIA (AN), rilevato che il provvedimento in esame si offre ad una lettura di carattere politico che non sfugge a nessuno e che è ben conosciuta anche dall'opinione pubblica, essendo stata ampiamente trattata dagli organi di stampa, ritiene che in questa sede sia più opportuno analizzare i riflessi che esso avrà sull'attività della Commissione e sui suoi rapporti con i nuovi Ministeri e con il Governo in generale.
Per quanto riguarda le questioni inerenti alla sanità, chiarisce che la sua parte politica è tuttora convinta che tale materia, nel processo devolutivo, dovrà essere affidata alle regioni: tuttavia, la cosiddetta riforma federale della precedente legislatura non ha consentito di portare a compimento un definitivo processo di decentramento nel settore, tant'è vero che si è manifestata la necessità dell'istituzione di un Ministero cui affidare la direzione della politica sanitaria.
Per quanto concerne il Ministero delle comunicazioni, ritiene che questo possa a buon diritto essere considerato di nuova istituzione, in quanto le sue competenze non sono esattamente le stesse del precedente.
Respinge a sua volta le considerazioni svolte da alcuni in merito alle motivazioni sottese alla creazione dei due nuovi Ministeri, affermando anche che appare fuori luogo ogni riferimento alla questione del conflitto di interessi. Ritiene altresì pretestuose le perplessità manifestate in ordine alla legittimità del ricorso al decreto-legge,
Pag. 33
che appare invece del tutto adeguato, considerata la necessità di completare rapidamente la composizione del Governo. Respinge, infine, le critiche collegate all'esigenza di maggiore efficienza e minore onerosità della pubblica amministrazione, in quanto ritiene che la razionalizzazione dell'impianto del Governo operata con il provvedimento in esame vada esattamente in tale direzione.
Erminio Angelo QUARTIANI (DS-U) rileva come il provvedimento in esame vada a modificare un testo normativo che aveva non solo lo scopo di rendere più efficace l'organizzazione di Governo, ma anche quello di accompagnare il processo federalista.
Osserva, inoltre, che il provvedimento non sarà esente da ricadute sulle materie di cui la Commissione dovrà occuparsi: la ridefinizione delle competenze dei Ministeri potrebbe infatti determinare la ricerca di un diverso equilibrio nell'ambito delle materie assegnate alle Commissioni parlamentari, nonché una modifica nei rapporti con il Governo e con le sue attività. Si domanda, ad esempio, chi eserciterà il controllo sulle nuove imprese della net economy.
È a suo avviso fuorviante la separazione delle comunicazioni, aspetto rilevante della cosiddetta new economy, dal più generale ambito della old economy, perché potrebbe determinare effetti negativi sulle attività produttive nel loro complesso. Ritiene, in particolare, che la separazione delle competenze in queste materie rappresenti una forzatura che provocherà disorientamento nel mercato.
Considera quanto mai intempestiva l'istituzione del Ministero della sanità, anche per i suoi riflessi sull'economia in generale: solo il ridimensionamento della struttura centrale ed il decentramento di funzioni alle regioni potranno rendere efficiente il sistema sanitario e quindi rispondere alle aspettative dei cittadini. Parallelamente, teme che il processo avviato possa comportare una nuova centralizzazione del debito del settore.
In conclusione, ritiene che si debba assumere una posizione totalmente negativa sul decreto-legge, per gli effetti che esso produrrà sulle autonomie e sul complesso dell'economia italiana.
Gianni VERNETTI (MARGH-U) esprime un giudizio fortemente negativo sul provvedimento, essendo evidente che la ratio ad esso sottesa è quella di disporre di un numero maggiore di incarichi da attribuire. L'istituzione del Ministero delle attività produttive, operata con il decreto legislativo n. 300 del 1999, nasceva dalla positiva intuizione di unificare i Ministeri dell'industria, delle comunicazioni e del commercio con l'estero, avviando un processo di unificazione delle responsabilità nei primi due settori e proiettandolo sempre più sullo scenario internazionale. Un altro aspetto importante dell'accorpamento dei primi due Ministeri era rappresentato dalla creazione del cosiddetto dipartimento delle reti. Lo scopo, insomma, era quello di fornire strutture e strumenti per rispondere alle nuove esigenze della net economy. Si rammarica che oggi questo progetto cada per esigenze di basso profilo e ribadisce, pertanto, il giudizio fortemente negativo del suo gruppo sul provvedimento in esame.
Bruno TABACCI, presidente e relatore, dopo aver ringraziato i colleghi intervenuti nel dibattito, risponde alle richieste di chiarimento avanzate dall'onorevole Ruggeri assicurando che il settore della produzione agroindustriale e quello delle assicurazioni rientrano nelle competenze proprie del Ministero della attività produttive.
Rivolgendosi poi in particolare all'onorevole Quartiani, fa presente che nella riunione della Conferenza dei presidenti di Commissione tenutasi lo scorso 26 giugno si è esaminato il problema delle competenze delle Commissioni, la cui disciplina è attualmente fissata da una circolare del Presidente della Camera del 1996, sulla quale gli appare opportuna una riflessione. Comunica di aver egli stesso, in quella sede, evidenziato la necessità di
Pag. 34
ricondurre ad unità la politica industriale, sottolineandone, ad esempio, gli indiscutibili rapporti con le misure fiscali, che spesso possono essere utilizzate come mezzo di orientamento, appunto, della politica industriale e pertanto sembrano suscettibili di coinvolgere competenze più ampie di quelle della sola Commissione finanze. Un altro settore nel quale è a suo avviso necessario precisare la distribuzione delle competenze è quello delle ex partecipazioni statali, per la parte rimasta sotto il controllo dello Stato, settore che ovviamente presenta profili tanto finanziari quanto di politica industriale. Non si tratta, quindi, a suo parere, di avanzare rivendicazioni di competenze, ma di sollecitare una lettura non solo finanziaria, ma anche industriale delle politiche inerenti a questo comparto.
Il sottosegretario Mario VALDUCCI chiarisce innanzitutto che, per quanto attiene all'istituzione del Ministero delle attività produttive, la riforma attuata con il decreto legislativo n. 300 del 1999 non rappresentava una sommatoria di funzioni, ma si poneva un obiettivo molto più avanzato. Si è tuttavia evidenziata la necessità di una serie di aggiustamenti, che potrebbero non limitarsi al provvedimento oggi all'esame della Commissione: solo dopo una prima fase di attuazione del decreto legislativo n. 300 sarà infatti possibile effettuare una compiuta valutazione del nuovo assetto organizzativo. Potrebbe infatti emergere, l'esigenza di una più specifica definizione delle competenze in materia di assicurazioni: a questo proposito, comunque, desidera chiarire che tale settore rimane di competenza del Ministero delle attività produttive, solo il trasferimento al Ministero dell'economia delle funzioni inerenti ai rapporti con l'ISVAP.
Per quanto riguarda l'industria farmaceutica, afferma che non vi sono mai stati dubbi sul fatto che essa rientri a pieno titolo nel settore industriale e quindi tra le competenze attribuite al Ministero delle attività produttive.
Bruno TABACCI, presidente e relatore, nessun altro chiedendo di parlare, formula una proposta di parere favorevole con una condizione e due osservazioni (vedi allegato 1).
Stefano SAGLIA (AN), pur condividendo la proposta di parere formulata dal presidente, ritiene opportuno sopprimere, nella formulazione della condizione, le parole «e alle scelte».
Sergio GAMBINI (DS-U) rileva che nel passaggio tra la normativa precedente e l'attuale decreto-legge è venuto meno il riferimento allo sviluppo delle società dell'informazione e si chiede se non sia opportuno farne cenno nel parere.
Bruno TABACCI, presidente e relatore, accoglie la proposta di modifica avanzata dall'onorevole Saglia, mentre per quanto riguarda il riferimento alle società dell'informazione ritiene che la materia sia strettamente connessa alle competenze del Ministero delle comunicazioni; non gli appare pertanto opportuno integrare in tal senso la proposta di parere.
Sergio GAMBINI (DS-U) ribadisce l'orientamento negativo sul decreto-legge in esame, ritenendo che le considerazioni svolte dal rappresentante del Governo non siano sufficienti a modificarla. Dichiara pertanto il voto contrario del suo gruppo.
Ruggero RUGGERI (MARGH-U) desidera sollevare nuovamente il problema della ricerca applicata, riguardo alla quale si debbono rilevare gravi lacune nella normativa, aspetto che a suo avviso andrebbe inserito tra le osservazioni di cui è corredato il parere proposto dal presidente.
Gianni VERNETTI (MARGH-U) ritiene a sua volta poco convincenti le risposte fornite dal rappresentante del Governo, per cui, nel confermare le perplessità emerse nel corso del dibattito, preannunzia che il suo gruppo non potrà che esprimere un voto contrario sulla proposta
Pag. 35
di parere: peraltro, alcune delle considerazioni in essa contenute rafforzano tale convincimento.
Bruno TABACCI, presidente e relatore, preso atto delle preoccupazioni espresse dall'onorevole Ruggeri, ritiene conclusivamente di mantenere la sua proposta di parere positivo, che non gli sembra inficiato dalla condizione e dalle osservazioni in esso contenute. Rileva peraltro che anche il decreto legislativo Bassanini, come qualunque fonte normativa, può essere modificato.
Pierfrancesco Emilio Romano GAMBA (AN) sottolinea che il decreto-legge in esame interviene a modificare un provvedimento sul quale non vi era stata affatto unanimità di consensi e che prevede rivelerà in futuro, nel corso della sua attuazione, l'esigenza di ulteriori modificazioni.
Dichiara quindi che il gruppo di Alleanza nazionale voterà a favore della proposta di parere, ritenendo che la condizione in esso contenuta non sia da intendersi come una riduzione delle competenze del Ministero delle comunicazioni, bensì come la sottolineatura dell'esigenza di una maggiore interazione tra i due Ministeri.
Luigi GASTALDI (FI), anche alla luce delle indicazioni emerse dall'intervento del rappresentante del Governo, dichiara il voto favorevole del suo gruppo sulla proposta di parere formulata, affermando altresì di condividere l'osservazione del presidente secondo cui il decreto legislativo Bassanini non è un provvedimento intoccabile, per cui ne sarà possibile anche una rivisitazione più complessiva.
La Commissione approva la proposta di parere favorevole con condizione ed osservazioni del relatore, come riformulata alla luce di talune indicazioni emerse nel corso del dibattito (vedi allegato 2).
La seduta termina alle 12.40.
UFFICIO DI PRESIDENZA INTEGRATO DAI RAPPRESENTANTI DEI GRUPPI
L'Ufficio di Presidenza si è riunito dalle 12.45 alle 12.55.