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importante studio dell'Istituto per la sintesi organica e la fotoreattività del Cnr di Bologna, pubblicato sul numero di novembre 2003 de «La chimica e l'industria», organo ufficiale della Società chimica italiana;
segreteria del ministro Carlo Giovanardi. Tecnicamente si tratta di un appunto destinato al ministro Matteoli, con il quale un funzionario suggerisce un intervento del dicastero dell'Ambiente sulla pubblica amministrazione siciliana. Il riferimento esplicito è alla distilleria Bertolino ed alla necessità di scongiurarle un danno nel caso in cui le vinacce venissero classificate come rifiuti e non come prodotti;
contenenti prescrizioni scaturenti dall'applicazione del decreto ministeriale 5 febbraio 1998» e ciò al fine di accogliere le sollecitazioni della ditta e del Presidente della Regione;
a Raibano, nel comune di Coriano è in attività un inceneritore che rientra sia nella prima classe di industrie insalubri di cui all'Art. 216 del Testo Unico delle Leggi sanitarie Regio Decreto 27 luglio 1934, n. 1265, che nell'elenco delle industrie insalubri di prima classe del decreto ministeriale 5 settembre 1994: C) ATTIVITÀ INDUSTRIALI punto 14) INCENERITORI; quale industria insalubre di prima classe dovrebbe essere «isolata nelle campagne» (T.U. leggi sanitarie Art. 216); invece si trova ai confini del centro abitato del comune di Riccione ed anche ai confini del comune di Misano ed entro i confini del comune di Coriano, in zona intensamente abitata con un numero altissimo di persone esposte al rischio inquinamento entro un raggio di poche centinaia di metri;
ora proprio a fianco di questo inceneritore discusso e discutibile, in particolare per quanto concerne la localizzazione, dovrebbe sorgere una centrale per la produzione di energia elettrica (430 Megawatt) a ciclo combinato alimentate a gas naturale, un così detto impianto «turbogas»;
benché esista un'attivissima lobby che sponsorizza questo tipo di centrali presentandole come non inquinanti, in realtà le nuove centrali a turbogas per la produzione di energia pur essendo efficienti e tecnologicamente avanzate, «sono altamente inquinanti» e «pericolose per la salute dell'uomo». Come ha dimostrato un
«una centrale a ciclo combinato a gas naturale (turbogas) da 800 Mw, - spiega Nicola Armaroli, autore della ricerca - brucia un miliardo di metri cubi di gas l'anno e produce parecchie centinaia di tonnellate di polveri fini e ultrafini, le più pericolose per la nostra salute». «Nonostante questo, - continua Armaroli - in nessuno delle decine di progetti per nuove centrali elettriche che utilizzano questa tecnologia, inclusi quelli già autorizzati dal ministero dell'ambiente, si fa menzione della produzione di questi pericolosi inquinanti»;
in particolare si sottolinea l'inopportunità di aprire centrali di questo tipo in pianura padana dove andrebbero ad aggravare una situazione già critica sul piano ambientale. La pianura padana, infatti, per le polveri fini ed ultrafini, è una delle zone più inquinate d'Europa;
in occasione della pubblicizzazione degli studi sopra richiamati Armaroli sottolineò l'inadeguatezza per la salute pubblica della legge al riguardo; infatti per ottenere l'autorizzazione per nuove centrali si richiede la stima della produzione di particolato ultragrossolano emesso direttamente dai camini (primario). «Questo approccio - dichiarò Armaroli - è idoneo a stimare le polveri da impianti a olio combustibile o carbone, ma si rivela inutile per valutare l'inquinamento da polveri di centrali a gas che producono particolato di piccola taglia» che è assolutamente il più pericoloso per la salute perché tanto più piccole sono le particelle emesse tanto più penetrano nelle vie respiratorie;
gli studi del Cnr confermano quindi le denunce che da anni erano state lanciate da associazioni ecologiste e comitati, ad esempio dal WWF di Jesi, che già in un documento del 1998 esprimevano forti preoccupazioni per la costruzione di una serie di centrali di questo tipo in provincia di Ancona;
numerosi studi condotti negli Stati Uniti sulle centrali termoelettriche a ciclo combinato alimentate a gas naturale hanno dimostrato che sono una sorgente tutt'altro che trascurabile dell'inquinamento atmosferico: ossidi di azoto, monossidi di carbonio, ossidi di zolfo, le famigerate polveri sottili eccetera coerentemente negli Usa e particolarmente in California è stata adottata una normativa scrupolosa per autorizzare questo genere d'impianti;
se in Italia venisse adottata una normativa analoga, in Pianura Padana tali impianti sarebbero interdetti, a meno che non vi fosse un sostanziale miglioramento della qualità dell'aria e il fatto è degno di riflessione -:
se non si ritenga di dover adottare iniziative normative volte ad aggiornare le procedure per la valutazione dell'impatto ambientale, adattandole alla particolare e pericolosissima natura sottile delle emissioni degli impianti «turbogas» e se non si ritenga, alla luce di quanto emerso e della prossimità dell'inceneritore, una centrale di questo tipo assolutamente inopportuna a Raibano;
se non si ritenga infine doveroso verificare la compatibilità ambientale del suddetto inceneritore.
(4-10097)
in data 31 marzo 2004, dalla Direzione Salvaguardia ambientale del Dipartimento per i Rapporti con il Parlamento, e non dal Ministero dell'ambiente, veniva inviato un appunto utilizzando il fax della
il Servizio 3 dell'Assessorato Regionale Territorio ed Ambiente della Sicilia, in data 6 aprile 2004, alla fine della Conferenza di Servizi, ha emesso il D.A. n. 368 del 6 aprile 2004 che, al contrario di quanto richiesto dalla nota inviata dalla segreteria del ministro Giovanardi, imponeva alla distilleria Bertolino di Partinico, per la ripresa della sua attività lavorativa (che era stata precedentemente sospesa e alla quale si era opposta la titolare rivolgendosi al TAR che ha respinto la richiesta di sospensiva), il rispetto di una precisa normativa tendente ad impedire l'emissione in atmosfera di produzioni incompatibili con la legislazione vigente e pericolose per la salute dei cittadini e nello specifico il non utilizzo delle vinacce esauste in quanto «rifiuti esausti» e non certo «sottoprodotti»;
le vinacce esauste, i vinaccioli e le buccette sono espressamente classificate come rifiuti dall'allegato 2 suballegato 1 del decreto ministeriale 5 febbraio 1998 in attuazione dell'articolo 31 del decreto legislativo 5 febbraio 1998, n. 97 (decreto Ronchi) e, quindi, l'attività di smaltimento da parte della distilleria Bertolino, delle vinacce esauste e delle borlande di distillazione con produzione di biogas in quantità di decine di tonnellate annue avviene senza che la ditta sia fornita, per le prime di autorizzazione della Provincia di Palermo, ai sensi degli articoli 31-33 del decreto legislativo 5 febbraio 1998, n. 97, né tantomeno per entrambe le categorie di rifiuti, delle autorizzazioni regionali di cui agli articoli 27 e 28 dello stesso decreto;
le enormi quantità di vinacce esauste accatastate nello stabilimento adiacente al centro abitato su cui insiste la distilleria, sono state trattate con materiale liquido di scarico fortemente inquinante (borlande classificate rifiuti con codice 020702), per questo motivo e per la lunga esposizione agli agenti atmosferici, il sistema vinacce più borlande ha assunto le caratteristiche di un unico rifiuto solido-liquido talmente putrescente e di natura così fortemente acida da costituire una sorta di «bomba ecologica» in centro abitato, tale da dover imporre, senza indugio, lo smaltimento in discariche per rifiuti speciali;
in data 23 aprile 2004 ha avuto luogo, presso l'Assessorato regionale al Territorio e l'Ambiente, alla presenza del titolare dell'Assessorato, Parlavecchio, una Conferenza di Servizi con lo scopo palese di far modificare, dai funzionari del Servizio 3 dell'Assessorato, il citato D.A. n. 368. Alla Conferenza non hanno partecipato tutti i servizi preposti, mentre, invece, insieme al Presidente della Regione, hanno partecipato la titolare della distilleria, i dipendenti della stessa nonché rappresentanti delle cantine vinicole soprattutto della Provincia di Trapani;
il Presidente della Regione Siciliana, onorevole Cuffaro, alla fine della Conferenza ha dichiarato, sia alla stampa (23-24 aprile) che alla emittente Jato di Partinico, «che le vinacce esauste sono rifiuti ma se impiegate come combustibile nello stesso ciclo produttivo non sono da considerarsi più tali, per cui il D.A. n. 368 del 6 aprile 2004 sulle emissioni deve essere corretto». Con ciò, di fatto, favorendo gli interessi specifici della distilleria Bertolino;
il dirigente generale dell'Assessorato regionale al Territorio e all'Ambiente, dottor Ignazio Marinese, con un vero e proprio «colpo di mano», come affermano gli ambientalisti, ha esautorato dal suo compito il dottor Gioacchino Genchi del Servizio 3, che è stato responsabile dello staff che si occupa delle emissioni in atmosfera, affidando ad un suo sostituto il compito di emettere un decreto, in data 7 maggio 2004, con il quale, di fatto, si sospende «l'efficacia del DRS n. 368 nelle parti
l'onorevole Cuffaro, nella qualità di Commissario straordinario per l'emergenza rifiuti in Sicilia, ha soltanto i poteri previsti dagli articoli 27 e 28 del decreto legislativo 22 del 1997, e cioè all'esercizio degli impianti di smaltimento e recupero dei rifiuti per cui non ha alcun potere decisionale nella modificazione del D.A. n. 368 del 2004;
lo stesso sembra interessato a sostenere, a giudizio dell'interrogante, in maniera inopportuna, le ragioni non solo della distilleria Bertolino, ma di tutte le cantine vinicole soprattutto della Provincia di Trapani -:
se non ritenga che la nota inviata dall'ufficio di segreteria dell'onorevole Giovanardi non abbia inteso esercitare una indebita pressione sul Ministro dell'ambiente al fine di dare una interpretazione del decreto legislativo 22 del 1997 favorevole alla prosecuzione dell'attività della distilleria Bertolino di Partinico, la cui titolare è stata condannata a 13 mesi con sentenza definitiva dalla Corte di cassazione per inquinamento. La Bertolino è stata anche oggetto di manifestazioni popolari, raccolta di migliaia di firme promosse dal Patto per la salute e l'ambiente di Partinico, di esposti alla Procura della Repubblica di Palermo e di interessamento della stampa nazionale;
se non ritenga che l'onorevole Cuffaro abbia adottato iniziative che esulano dal ruolo di Commissario straordinario per l'emergenza rifiuti della Regione Sicilia.
(4-10100)
il comprensorio nautico di Lignano Sabbiadoro che assieme a quello di Aprilia Marittima costituisce, oltre 5.000 posti ormeggio, il più grande polo nautico del Mediterraneo, è prossimo al collasso;
la progressiva riduzione dei fondali e la sostanziale impossibilità di interventi risolutivi sta infatti definitivamente compromettendo l'operatività di tutti i porti turistici suddetti;
sia i bacini interni alle singole marine, sia le vie d'acqua d'accesso alle stesse sono ostruiti dai sedimenti accumulatisi a causa delle piene e delle mareggiate. Gli interventi degli scorsi anni, scarsi, limitatissimi per quantità di materiale asportato e non risolutivi in quanto il materiale in eccesso non veniva asportato dalla sua sede ma solamente spostato a lato dei canali (all'interno dei quali era destinato a ricadere a causa dell'azione combinata delle correnti), non sono stati sufficienti al mantenimento di fondali minimi da garantire transito e stazionamento non solo per le imbarcazioni a vela, ma nemmeno per quelle a motore con pescaggio ridotto;
all'interno dei bacini dei porti di Marina Uno, Marina Punta Faro, Marina Punta Verde e della Darsena Demaniale, in alcuni casi le imbarcazioni poggiano direttamente sul fondo durante le fasi di bassa marea. Le autorizzazioni per lo scarico in mare dei sedimenti che costituivano l'unica modalità di dragaggio economicamente sostenibile dalle marine, anche in considerazione della assoluta non pericolosità dei sedimenti dragati, non vengono più concesse;
i due passi marittimi di accesso alla penisola: Porto Lignano e la foce del fiume Tagliamento versano in condizioni pietose. A due terzi del canale di accesso in foce al Tagliamento il fondale è di 80 cm. con medio mare, il che significa veder affiorare il fondale durante una bassa marea particolarmente cospicua;
catastrofica la situazione della Litoranea Veneta, canale che collega la laguna di Marano con il Tagliamento e con Bibione;
quella che potrebbe essere una valida alternativa ai due passi marittimi in caso di maltempo od emergenza, è abbandonata a se stessa con fondali di poche decine di centimetri;
a questa avvilente situazione si aggiunge anche il dissesto della Laguna di Marano-Grado che nonostante gli interventi promessi ed in parte anche mantenuti è ben lontana dal veder asportati quel 1.200.000 mc. di sedimenti in eccesso necessari a ripristinare un minimo di fondale funzionale alle attività diportistiche e commerciali;
la clientela, sconcertata da una situazione che si protrae da anni, senza che il problema sia affrontato con la serietà che merita, va progressivamente trasferendosi sulle coste Istriane e Dalmate con un incalcolabile danno economico e di immagine per le marine di Lignano e la Regione Friuli Venezia Giulia -:
quali iniziative di propria competenza intenda adottare affinché sia posto in essere un programma di mantenimento dei fondali dei passi marittimi volto a far sì che il dragaggio dei canali sia costante e continuo;
nella malaugurata impossibilità di ricorrere alla procedura di scarico in mare dei materiali di risulta, se non intenda predisporre finanziamenti a favore degli enti locali e/o dei privati per sostenere i costi di questi lavori di dragaggio.
(4-10108)