Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 395 del 3/12/2003
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(Esposizione della bandiera italiana e di quella dell'Unione europea all'esterno degli edifici ove esercitano le relative funzioni i consigli comunali - n. 3-02878)

PRESIDENTE. L'onorevole Bocchino ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02878 (vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 8). Le ricordo che ha un minuto a sua disposizione.

ITALO BOCCHINO. Signor Presidente, onorevole ministro, stiamo sottoponendo una questione che riteniamo grave. Il 7 novembre del 2003, a latere di una conferenza stampa per celebrare la caduta del muro di Berlino, due esponenti di Alleanza nazionale, l'eurodeputato Roberta Angelilli e il presidente del partito di Livorno Marcella Amadio, sono state spintonate e allontanate con violenza dai vigili urbani della casa comunale dove cercavano di ripristinare l'esposizione della bandiera tricolore e della bandiera europea. Il comune di Livorno, infatti, dà una interpretazione restrittiva della norma, sostenendo che la bandiera tricolore e la bandiera europea vanno esposte esclusivamente durante le adunanze del consiglio comunale. C'è stata una colluttazione con il ricorso all'intervento dei sanitari e una prognosi di sette giorni per le due esponenti politiche.
Noi chiediamo al Governo chiarezza sull'interpretazione della normativa, visto che la legge in un altro caso chiarisce anche che l'esposizione deve esserci sempre durante le funzioni e le attività degli uffici pubblici, che nella casa comunale sono aperti anche in orari diversi dalle adunanze dei consigli comunali. Inoltre, chiediamo, se possibile, anche un giudizio sul comportamento delle autorità amministrative del comune di Livorno.

PRESIDENTE. Il ministro per i rapporti con il Parlamento, onorevole Giovanardi, ha facoltà di rispondere.

CARLO GIOVANARDI, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, non c'è dubbio che il legislatore nazionale ha sottolineato con forza la volontà di rendere più visibili i simboli nazionali, quindi la bandiera tricolore, la bandiera europea e, naturalmente, nel caso di comuni, anche il gonfalone del singolo comune, con una serie di norme che impongono la loro esposizione, sulla quale nei mesi scorsi sono nate polemiche sul fatto che alcuni comuni sostituivano la bandiera italiana dai pennoni dei municipi, per esempio, con la bandiera della pace. È chiaro che si trattava di un atteggiamento, anche se penalmente non perseguibile, contrario alla lettera e allo


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spirito della legge, perché sugli edifici pubblici devono essere esposti la bandiera italiana, la bandiera europea e il gonfalone del comune, della provincia o della regione e non ci possono essere altre bandiere sostitutive di quelle che la legge prevede.
Quindi, lo spirito della legge e del legislatore è quello di rendere il più possibile visibile e il più possibilmente partecipato il simbolo dell'unità nazionale. Certamente, il Governo si rammarica che, invece, la bandiera italiana e la bandiera europea siano stati oggetto di discussione e anche di questioni che a questo punto vengono rimesse alla valutazione dell'autorità giudiziaria. Infatti, vi è anche una querela che è stata avanzata da un europarlamentare per il comportamento che quest'ultimo ha lamentato nei confronti di dipendenti del comune di Livorno i quali, secondo la querela, sarebbero arrivati anche allo scontro fisico con l'europarlamentare: in ogni caso, questo è un aspetto che, naturalmente, va lasciato al giudizio della magistratura.
Quello che il Governo ribadisce con forza - e credo di interpretare un sentimento che arriva anche dalle più alte istituzioni dello Stato - è che negli edifici pubblici, in tutti gli ambiti di territorio che rappresentano un'Italia che è fatta di Stato, è fatta di regioni, è fatta di province ed è fatta di comuni, l'esposizione dell'emblema nazionale è un segnale di unità. Esso è un segnale importante che non può essere ristretto soltanto al dovere del rispetto del minimo che la legge impone per l'esposizione, ma credo che rappresenti un sentimento talmente diffuso da indurre anche gli amministratori di tutti i comuni italiani, come avviene alla Camera dei deputati e come avviene al Quirinale, ad esporre il simbolo della nostra unità nazionale tutte le volte che questo sia possibile perché questo, appunto, rappresenta un segno di unità del nostro popolo.

PRESIDENTE. L'onorevole Bocchino ha facoltà di replicare.

ITALO BOCCHINO. Signor Presidente, vorrei ringraziare il ministro Giovanardi ed il Governo per la sensibilità mostrata nei confronti dell'argomento in esame, tanto più che, da alcune settimane, dopo i tragici fatti di Nassiriya, l'Italia si è stretta intorno al valore dell'identità e dell'unità nazionale, riconoscendo, con maggior forza ed attaccamento, anche il valore simbolico della bandiera tricolore.
Credo, tuttavia, ministro, che vi sia bisogno anche di un passo chiaro dal punto di vista interpretativo rispetto alla questione normativa. Secondo le disposizioni di una norma esistente, i consigli comunali devono esporre la bandiera durante le adunanze; un'altra norma prevede, inoltre, l'esposizione della bandiera durante l'orario di apertura degli uffici e, spesso, la casa comunale è, contemporaneamente, sia un luogo in cui sono aperti gli uffici pubblici, sia un luogo dove si ospitano le adunanze dei consigli comunale.
Pertanto, sarebbe, forse, opportuna una certa interpretazione del combinato disposto delle due norme che oggi regolano l'utilizzo e l'esposizione della bandiera tricolore e della bandiera europea affinché venga fatta chiarezza e, come lei ha affermato, non si utilizzino restrittivamente le previsioni del disposto normativo; occorre, infatti, estenderle quanto più possibile per favorire anche il valore simbolico della nostra bandiera tricolore.
Occorre, a questo punto, censurare fortemente il comportamento dell'amministrazione comunale di Livorno la quale, cercando nelle pieghe della norma un'interpretazione restrittiva, di fatto, ha voluto negare il valore simbolico della nostra bandiera nazionale.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.
Sospendo brevemente la seduta.

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