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ha ritirato il decreto ed iniziato un nuovo esame dei criteri e della qualità dei parametri adottati per ripartire i fondi, inviando il 31 luglio 2001 al Parlamento, dopo sette mesi dall'inizio dell'anno e con la stagione estiva ormai abbondantemente iniziata, un secondo schema di decreto che presenta differenze sostanziali rispetto al precedente in quanto contempla una nuova voce «Trasferimento agli Enti Parco per azioni nazionali» pari a lire 7.035.146.100, ricavata sottraendo risorse assegnate nel primo schema all'Istituto Centrale per la Ricerca sull'Ambiente Marino (- 1,9 miliardi), alle Riserve Naturali dello Stato (- 1,3 miliardi), al Parco Nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise (- 1,3 miliardi circa), al Parco Nazionale del Gran Paradiso (- 1 miliardo), alla stabilizzazione dei L.S.U. nei Parchi del Gran Sasso, Majella, Vesuvio, Cilento e Gargano (- 548 milioni circa), al Parco Nazionale delle Dolomiti Bellunesi (- 600 milioni), ai Parchi Nazionali del Gran Sasso e Monti della Laga, della Majella, della Val Grande e del Vesuvio;
punto di vista dello sviluppo e non soltanto dei vincoli -:
sequestro del cantiere in precedenza non autorizzato, permangono nel sottosuolo centinaia di traverse ferroviarie (classificate dal ministero dell'ambiente come «rifiuti speciali»), a non più di trenta metri dalla battigia, lì trasportate dalla Ditta Mollo per lavori riguardanti uno stabilimento balneare;
la legge n. 388 del 2000 (finanziaria 2001), sul capitolo 2001 della tabella 18 del bilancio di previsione dello Stato ha stanziato 121 miliardi, per l'anno in corso, come contributo ordinario per enti, istituti, associazioni, fondazioni ed altri organismi che si occupano di conservazione della natura e gestione di aree naturali protette mentre l'articolo 145, comma 51, ha previsto l'istituzione di un apposito fondo di 20 miliardi di lire per ciascun anno del triennio 2001-2003 per favorire gli investimenti nei parchi nazionali;
un primo schema di decreto del ministero dell'ambiente e della tutela del territorio è stato inviato al Parlamento per l'espressione del parere il 21 marzo 2001 ma, essendo stato poi sciolto il Parlamento, solo la Camera dei deputati ha espresso un parere positivo e senza voti contrari, mentre il Senato non ha espresso alcun parere; considerando comunque espresso il parere, il Ministro ha inviato il provvedimento alla Corte dei conti per consentire agli organismi beneficiari dei contributi di disporne «in tempo utile per ridurre al minimo il periodo nel quale l'amministrazione deve ricorrere ad anticipazione pro-rata, in modo da consentire agli enti parco di perseguire il loro processo di pianificazione dei singoli programmi di attività», come recita la relazione di accompagnamento del primo schema di decreto di ripartizione;
nonostante l'approssimarsi della stagione turistica estiva il ministero dell'ambiente e della tutela del territorio non ha ritenuto di attendere la fine dell'esame da parte della Corte dei conti e, prendendo a pretesto l'insediamento del nuovo Parlamento,
a giudizio degli interpellanti la voce «Trasferimento agli Enti Parco per azioni nazionali», assente nella prima versione del decreto, non risponde a criteri di trasparenza giacché, contrariamente agli altri finanziamenti erogati ai parchi nazionali, non viene assegnata in base ai criteri elencati nelle premesse ma viene erogata in modo non verificabile; la sua riproposizione vanifica la previsione dei nuovi criteri di attribuzione dei finanziamenti, basati sulla valutazione del costo di funzionamento e del potenziale di spesa per investimenti, novità introdotta dal Parlamento nel parere espresso sulla ripartizione dei fondi per l'anno 2000;
risulta immotivata la necessità di creare, alla fine dell'anno di esercizio, una voce di spesa di emergenza «cui ricorrere per le azioni che si rendessero possibili nel corso dell'anno 2001 nell'ambito del sistema nazionale delle Aree protette», giacché a pochi mesi dalla fine del 2001 le uniche «azioni possibili nell'ambito del sistema nazionale delle Aree protette» sono quelle che i Parchi hanno da tempo progettato ma non ancora realizzato per il ritardo dell'erogazione dei finanziamenti nell'anno in corso da parte del Ministero;
al momento attuale, a pochi mesi dalla fine dell'anno di esercizio, gli organismi di gestione dei parchi nazionali del nostro Paese non conoscono con certezza l'importo del contributo finanziario ordinario spettante, circostanza che impedisce loro di assolvere con efficacia ai compiti istituzionali; nonostante questo ritardo, imputabile al Ministero, nell'erogazione dei fondi abbia prodotto danni all'erario per gli interessi passivi pagati dagli Enti Parco alle banche per anticipazioni finanziarie ed abbia frenato la programmazione delle attività istituzionali estive ed autunnali, il Ministero dell'ambiente continua a stigmatizzare difetti di funzionamento e incapacità di spesa dei finanziamenti da parte degli enti gestori dei Parchi Nazionali;
in particolare durante l'audizione sugli orientamenti programmatici del suo dicastero tenutasi il 12 luglio 2001 alla Camera, il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio ha dichiarato: «La politica delle aree protette fin qui seguita non è pienamente soddisfacente. A fronte di un notevole aumento della superficie protetta sta una situazione di gestioni balbettanti o assolutamente assenti, di parchi istituiti e non costituiti, di scarsa efficacia dell'attività. In questi pochi giorni che sono al ministero ho ricevuto molti colleghi parlamentari che sono venuti a lamentarsi perché i parchi sono stati istituiti ma hanno solo vincoli e non la possibilità di sviluppo relativa. L'area complessivamente salvaguardata del nostro paese, a mio avviso deve ancora aumentare, ma molto di più deve aumentare l'efficacia operativa degli enti locali che la gestiscono. ...Ritengo che la scelta fatta dai miei predecessori di coinvolgere gli enti locali sia da confermare, anzi da proseguire ed ampliare, dando gli strumenti per far decollare i parchi, anche dal
quali ragioni abbiano spinto il ministero dell'ambiente e della tutela del territorio a ritirare il primo schema di decreto e a ripresentare un secondo schema il 31 luglio 2001, ovvero fuori tempo massimo per l'espressione del parere del Parlamento prima della pausa estiva dei lavori parlamentari, compromettendo così non solo la programmazione estiva ma anche quella autunnale delle attività istituzionali, negando agli enti di gestione dei parchi nazionali il principale «strumento per far decollare i parchi, anche dal punto di vista dello sviluppo e non soltanto dei vincoli», contribuendo in primo luogo a impedire che la politica di sviluppo ecocompatibile e di conservazione della natura nei parchi nazionali raggiunga i risultati soddisfacenti che il Ministro, per primo, auspica esponendo gli orientamenti programmatici del suo dicastero e proclamando la necessità di aumentare l'efficacia operativa degli enti locali che gestiscono le aree naturali protette;
come siano stati spesi i 9.109.289.617 di lire previsti dalla voce «Trasferimenti agli Enti Parco per azioni nazionali» nell'anno 2000 e se lo Stato abbia acquistato l'isola di Budelli, come espressamente indicato nel parere espresso sul decreto di ripartizione dei fondi per l'anno 2000 dalla Commissione ambiente della Camera il 23 febbraio 2000;
come sia stato impiegato finora l'apposito fondo di 20 miliardi di lire per ciascun anno del triennio 2001-2003 per favorire gli investimenti nei parchi nazionali previsto dall'articolo 145, comma 51, della legge finanziaria 2001.
(2-00056)
«Pecoraro Scanio, Lion, Pappaterra, Boato».
almeno quattromila cisterne sono costrette a passare ogni anno sulla strada statale 51 e tra i paesini della valle Lapisina perché l'autostrada A27 è loro vietata;
venerdì 17 agosto 2001 nel comune di Vittorio Veneto sulla strada statale 51 in località Fadalto una autocisterna che trasportava benzina, dopo aver urtato la massicciata stradale, ha provocato un incendio che ha distrutto cinque case, provocando una ventina di feriti di cui alcuni con gravi ustioni;
il tratto Vittorio Veneto Fadalto della strada statale 51 in passato ha già conosciuto numerosi, anche se non così disastrosi, incidenti sempre con automezzi di trasporto di liquidi infiammabili;
il traffico di questo tratto di strada statale, particolarmente tortuoso, è sovraccaricato a causa del divieto di transito per le autocisterne nel tratto parallelo della A27, dovuto al fatto che l'autostrada è priva di scarichi di sicurezza per cui lo sversamento di liquidi inquinanti potrebbe causare danni inestimabili all'ambiente, soprattutto alle riserve idriche dell'intera area trevigiana -:
quali iniziative il ministro intenda prendere nei confronti della Società Autostrade spa affinché questa anacronistica e riscontrata pericolosa situazione abbia termine.
(3-00206)
in località Marianna di Pietrabianca (in territorio del comune di Bonifati-Cosenza) esistono fondati dubbi che, malgrado diverse diffide o ispezioni in loco della Stazione dei carabinieri di Cittadella del Capo Bonifati (Consenza), dei vigili del fuoco del Comune di Bonifati, dell'Ufficio Circondariale Marittimo di Cetraro (Cosenza), della soprintendenza ai beni artistici e storici di Cosenza e il relativo
in aperto spregio al decreto dei ministeri pubblica istruzione e Marina mercantile del 26 marzo 1970 (Dichiarazione di notevole interesse pubblico della fascia litorale di Bonifati), sulle scogliere di «Santa Maria» negli anni sono stati installati stabilimenti balneari con chioschi in cemento ed attrezzature sportive sempre con basamento in cemento inamovibili e altre diverse costruzioni in cemento (torri, garage vari, gru eccetera);
nell'inverno 2001 una porzione consistente delle suddette scogliere di «Santa Maria» è crollata in mare;
in spregio alle leggi dello Stato, su tutto il litorale di Bonifati sono permanentemente chiusi al transito pedonale numerosi accessi al mare -:
quali iniziative urgenti intenda intraprendere per far ripristinare lo stato dei luoghi e far rimuovere divieti che all'interrogante appaiono illegali.
(4-00680)
la legge n. 36 del 2001 tende a proteggere la salute pubblica dal rischio e dal danno da inquinamento elettromagnetico;
la corrente elettrica è dovuta al trasferimento di elettroni che sono particelle cariche elettricamente;
questo trasferimento crea, in successione, campi elettrici e magnetici, causando inquinamento elettromagnetico;
pertanto, la causa dell'inquinamento, comunque, non è rimossa;
adottando come una unità di trasporto energetico il fotone (quanto di energia) - che è una particella priva di massa e di carica elettrica - si eviterebbero emanazioni di campi elettromagnetici ed implicanze dovute a forze gravitazionali;
un settore operativo ed applicativo è il trasporto di energia a mezzo di fotoni con guide d'onda a fibre ottiche;
sistemi elettronici possono commistarsi con sistemi fotonici e viceversa, sviluppando un processo di collaborazione ai fini dei risultati da conseguire;
un primo passo lungo la ricerca della possibile conversione energetica, da fotonica ad elettronica e viceversa, potrebbe essere il trasferimento di energia con fluenza fotonica - fotodotti -, rispettando l'attuale distribuzione di energia con fluenza elettronica nei centri abitati, nei servizi pubblici e nelle utenze private, in attesa di un auspicata avanzata dell'ingegneria fotonica;
il Governo Amato accoglieva la raccomandazione dell'interrogante perché si avviassero programmi di ricerca in questo campo -:
se sia loro intendimento promuovere programmi di ricerca, già da altri intrapresi su materiali ottici non lineari, nonché di ricerca e studio su progetti di dispositivi di conversione energetica da fluenza elettronica a fluenza fotonica e viceversa.
(4-00687)
in comune di Bulciago (Lecco) è esplosa una questione ambientale di particolare rilevanza, in relazione all'area ex-«Salvit», azienda che per decenni ha prodotto l'amianto con cui furono edificate centinaia di scuole e di edifici pubblici e che, ora, si è trasformata in un'autentica bomba ecologica di 4.500 metri quadrati;
da anni si tenta di bonificare l'area, atteso che gli stessi capannoni, dismessi sin dal 1993, sono in amianto e tecnicamente non appare agevole evitare la dispersione delle polveri;
gli amministratori comunali vivono con preoccupazione il problema, soprattutto dopo che l'Asl di Lecco ha bloccato l'acquisto dell'area per una serie di problemi legati al risanamento;
almeno cinque operai sarebbero morti di cancro in rapporto causale con l'amianto (cfr. dispaccio Agi 18 settembre 2001 h. 8,48) -:
se non ritenga di dover intervenire per favorire, di concerto con l'autorità comunale di Bulciago (Lecco), la bonifica dell'area ex-«Salvit».
(4-00692)