TESTI ALLEGATI ALL'ORDINE DEL GIORNO
della seduta n. 227 di Giovedì 21 novembre 2002


MOZIONI CONCERNENTI INTERVENTI SUL SISTEMA PENITENZIARIO

La Camera,
premesso che:
dal 9 settembre 2002 in oltre 100 istituti penitenziari su 205 operanti nel sistema penitenziario italiano si sono svolte - ed altre sono state annunciate - manifestazioni di protesta da parte dei detenuti, alcuni definitivamente condannati ed altri in attesa di giudizio;
le manifestazioni di protesta si sono svolte e continueranno in varie forme:
a) con il rifiuto del vitto fornito dall'amministrazione (il cosiddetto sciopero del carrello);
b) con l'interruzione delle attività scolastiche, didattiche e di formazione professionale;
c) con l'astensione dalle attività lavorative domestiche ed esterne;
d) con lo sciopero della fame e della sete;
la protesta dei detenuti, che si è svolta dovunque in forme corrette e civili, come hanno dichiarato - contrariamente alle affermazioni del Ministro della giustizia - il direttore del dipartimento di amministrazione penitenziaria e numerosi direttori di istituti penitenziari (tra gli altri, il direttore dell'istituto Pagliarelli di Palermo, il direttore di San Vittore ed il direttore di Rebibbia nuovo complesso), è stata ed è motivata dalle inumane condizioni esistenti negli istituti penitenziari a causa:
a) del sovraffollamento: sono presenti circa 56.000 detenuti a fronte di una capienza tollerabile di 43.000 persone (con un incremento di circa 2.000 persone nel periodo settembre 2001-settembre 2002);
b) dell'assistenza sanitaria pressoché inesistente, poiché il sistema non è stato ancora trasferito al servizio sanitario nazionale;
c) della difficoltà e spesso dell'impossibilità di avere contatti con i familiari;
d) delle scarse e spesso non idonee opportunità di studio e di formazione professionale;
e) della carenza del personale addetto al trattamento (meno di 600 unità su 56.000 detenuti);
f) delle opportunità di lavoro esterno pressoché inesistenti e delle scarse opportunità di lavoro domestico;
g) della difficoltà di accesso alle misure alternative;
questo stato di cose ha provocato e tuttora provoca episodi di suicidio (70 nel 2001 ed oltre 50 nei primi mesi del 2002) e centinaia di casi di autolesionismo; si registra, inoltre, un'altissima richiesta di psicofarmaci da parte di moltissimi detenuti anche non tossicodipendenti;
il Governo ed il Ministro della giustizia hanno sinora dimostrato attenzione scarsa ed inadeguata verso questa situazione ormai gravissima ed insostenibile;
infatti, le risorse contenute nella legge 23 dicembre 2000, n. 388 (finanziaria per l'anno 2001), destinate nel triennio 2002-2004 alla costruzione di nuovi istituti penitenziari, anche con la collaborazione degli enti locali ed in forma di locazione finanziaria, sono state trasferite con la legge 28 dicembre 2001, n. 488 (finanziaria per l'anno 2002 - prima del Governo Berlusconi), nel triennio 2004-2006;
non risulta esservi alcun programma di intervento finalizzato alla ristrutturazione degli istituti ancora ritenuti utilizzabili per adeguarli alle nuove disposizioni regolamentari, volte a garantire normali condizioni di vita ai detenuti e di lavoro al personale operante: polizia penitenziaria, dipendenti civili ed operatori del trattamento;
il trasferimento al servizio sanitario nazionale delle funzioni sanitarie svolte dall'amministrazione penitenziaria, previsto a partire dal 1o gennaio 2000 dal decreto legislativo 22 giugno 1999, n. 230, e prorogato al 30 giugno 2002, non è stato ancora attuato, provocando la caduta del livello di qualità dei servizi resi dal sistema sanitario interno e, in particolare, dei servizi di medicina specialistica;
la drastica riduzione delle spese sanitarie, causata dalla contrazione delle dotazioni finanziarie per l'anno 2002 prevista dalla legge 28 dicembre 2001, n. 488, ha provocato, inoltre, una riduzione dell'offerta complessiva degli standard sanitari per il servizio di guardia medica ed infermieristica, per i servizi specialistici, per i prodotti farmaceutici e per la dotazione di apparecchiature e strumenti sanitari;
la situazione del lavoro penitenziario, che occupa solo il 23 per cento della popolazione detenuta, con prevalente impiego nel cosiddetto lavoro domestico (circa 11.000 addetti su 12.500), non ha registrato variazioni di rilievo in riferimento alle risorse stanziate con la legge finanziaria per il 2002 e con il disegno di legge finanziaria e di bilancio per il 2003;
in particolare:
a) non vi è alcun programma di iniziative idonee a stimolare la presenza del mondo imprenditoriale all'interno del sistema del lavoro penitenziario e ad incrementare il numero dei detenuti lavoranti non alle dipendenze dell'amministrazione penitenziaria, in particolare dei semiliberi e dei detenuti ammessi al lavoro esterno;
b) non risultano ancora emanati i decreti ministeriali per l'attuazione della legge 22 giugno 2000, n. 193 (cosiddetta legge Smuraglia), necessari per definire le agevolazioni contributive e gli sgravi fiscali in favore di cooperative sociali e di imprese pubbliche e private che intendano assumere lavoratori detenuti o svolgere attività formative all'interno degli istituti;
c) non vi sono interventi mirati ad organizzare tramite le regioni, in ottemperanza ai compiti loro assegnati per l'assistenza post carceraria ex articolo 46 dell'ordinamento penitenziario, la costituzione di cooperative a carattere misto finalizzate ad attività di pubblica utilità;
d) non vi è un programma complessivo o di indirizzo della formazione professionale, talché vi sono condizioni di forte squilibrio tra gli istituti, con situazioni di assoluta carenza formativa in alcuni casi;
il Ministro della giustizia rifiuta di considerare la gravità di questa situazione: infatti, ha affermato, durante le sue consuete vacanze estive nella colonia penale «Is Arenas» in Sardegna, che, con l'applicazione del nuovo regolamento, gli istituti penitenziari sarebbero paragonabili ad hotel a cinque stelle, posto che i detenuti dispongono già di televisori a colori;
il Ministro della giustizia, inoltre, ritiene utopistica l'applicazione del vigente regolamento penitenziario, che, invece, è suo dovere applicare, soprattutto in riferimento alla carenza di organico del personale addetto al trattamento, e ha attribuito ai parlamentari dell'opposizione, che hanno esercitato ed esercitano il diritto-dovere di conoscenza e di controllo con le visite negli istituti, la responsabilità di avere attivato le manifestazioni iniziate nel mese di settembre 2002 e tuttora in corso in diversi istituti;

impegna il Governo:

a predisporre un programma di interventi nel sistema penitenziario coerente con le disposizioni dell'ordinamento penitenziario vigente, approntando le risorse occorrenti. Il programma dovrà necessariamente contenere:
a) l'adeguamento delle strutture esistenti alle disposizioni dell'ordinamento penitenziario, sia per gli spazi individuali che per quelli collettivi di svago, di affettività, di studio e di lavoro e per quelli riservati ai servizi sanitari ed alle attività trattamentali;
b) la predisposizione, di concerto con regioni ed enti locali, degli strumenti idonei a garantire l'assistenza post carceraria, con particolare riferimento alle opportunità di lavoro;
c) l'emanazione dei decreti attuativi della legge n. 193 del 2000 per agevolare le attività di lavoro esterno e le attività formative all'interno degli istituti;
d) la costruzione, in collaborazione con regioni ed enti locali ed utilizzando il sistema della locazione finanziaria, di nuovi istituti penitenziari in sostituzione di quelli ritenuti non più idonei;
e) il trasferimento delle funzioni sanitarie al servizio sanitario nazionale;
f) l'eliminazione delle attuali carenze di organico del corpo della polizia penitenziaria, del personale amministrativo e di quello addetto al trattamento.
(1-00118) «Finocchiaro, Fanfani, Boato, Maura Cossutta, Buemi, Cento, Pisicchio, Bonito, Carboni, Lucidi, Montecchi, Detomas».
(9 novembre 2002)

La Camera,
premesso che:
lo stato di grave sovraffollamento di gran parte delle carceri italiane, determinato anche dalla lentezza eccessiva con cui sia svolgono i processi, rende particolarmente penosa la condizione dei reclusi;
la congestione degli istituti di pena, oltre a rendere difficili le condizioni di vita dei detenuti, ostacola le attività di recupero e reinserimento sociale che, secondo la nostra Costituzione, devono essere i fini preminenti delle detenzione;
la dignità dei detenuti deve essere rispettata e il grado di civiltà di un Paese si misura dalla condizione del proprio sistema carcerario e dal rispetto dei diritti di coloro che scontano una giusta pena;
gli agenti di polizia penitenziaria sono costretti a svolgere il loro lavoro in condizioni estremamente difficili anche per l'insufficienza del loro numero;
è in corso nel Paese ed in Parlamento un dibattito tra le forze politiche sulla possibilità di adottare una misura di clemenza per i reati di minore allarme sociale;

impegna il Governo

a svolgere tutte le azioni necessarie affinché le carceri siano luoghi in cui si rispetti la dignità umana e affinché si operi per il pieno reinserimento dei detenuti nella società;
ad ampliare la capienza complessiva del sistema carcerario, anche con misure di carattere straordinario, al fine di ridurre i casi di più pesante sovraffollamento;
a rendere più netta la separazione dei detenuti in base al tipo di reato, alla condizione di attesa di giudizio, all'età, alle condizioni sanitarie ed allo stato eventuale di tossicodipendenza, al fine di poter meglio operare per il reinserimento sociale dei detenuti e per evitare che il carcere diventi una scuola del crimine;
a coprire le carenze di organico del corpo di polizia penitenziaria e di tutto il personale addetto alle carceri;
ad adottare iniziative normative volte ad ampliare, limitatamente ai reati di minore gravità e di minore allarme sociale, la possibilità di applicazione di misure alternative alla detenzione nel rispetto delle garanzie di sicurezza dei cittadini;
ad adottare iniziative normative per accelerare i tempi dei processi al fine di ridurre il numero dei detenuti sottoposti a carcerazione preventiva e per migliorare l'efficienza complessiva della giustizia.
(1-00123) «Bondi, Antonio Leone, Oricchio, Zanettin, Mormino, Russo, Tarditi, Paniz, Perlini, Palma, Saponara, Lavagnini, Pittelli, Zorzato, Crosetto, Sterpa».
(19 novembre 2002)

La Camera,
premesso che:
è lecito per lo Stato togliere a chi delinque la libertà ma non la dignità;
è necessario attualizzare il dettato costituzionale attraverso la pena detentiva in strutture, condizioni e forme che rispondano al principio della rieducazione;
occorre accrescere la vivibilità degli ambienti carcerari e garantire la tutela della salute del cittadino recluso;
il miglioramento delle condizioni della vita detentiva passa anche attraverso l'incremento delle attività trattamentali, con particolare riferimento allo sviluppo di attività lavorative all'interno delle carceri, anche in vista del reinserimento dei detenuti nella società;
il Governo, all'atto del suo insediamento, si è trovato a fronteggiare il gravissimo problema del sovraffollamento: dal 1996 al 30 giugno 2001, la popolazione carceraria è infatti passata da 48.528 a 55.261 unità. A fronte dell'aumento di 6.733 detenuti e malgrado il divario tra la capienza regolamentare e le effettive presenze, nei cinque anni di Governo dell'Ulivo sono stati realizzati sei nuovi istituti penitenziari e ne sono stati dismessi dodici;
il Governo ha introdotto un sistema di informatizzazione delle presenze in carcere che consente, oggi, attraverso la rilevazione quotidiana del numero dei presenti in istituto, una più efficace razionalizzazione degli spazi detentivi;
per il citato fine e per quello di addivenire ad un sensibile incremento della capienza regolamentare del sistema penitenziario, il Governo nel 2002 ha approntato sia singoli interventi che un piano generale di edilizia penitenziaria;
ha approvato il decreto-legge n. 201 del 2002, convertito nella legge 14 novembre 2002, n. 259, che prevede uno stanziamento di oltre 93 milioni di euro, che consentirà di ampliare il penitenziario di Milano Bollate per ulteriori 400 posti e di costruire due nuovi istituti penitenziari, con tempi di realizzazione che, grazie allo strumento della locazione finanziaria, passeranno da 10 a 4 anni;
ha emanato il decreto interministeriale per l'impiego di finanziamenti già previsti dalla legge finanziaria per il 2002, con i quali si prevede di avviare la realizzazione di nove nuovi penitenziari, di cui due - Marsala e Rieti - già nel 2002 e gli altri 7 a partire dal 2004;
ha dato inoltre impulso all'attività di risanamento del patrimonio edilizia esistente, attraverso interventi di ristrutturazione e potenziamento dei manufatti destinati ai detenuti, volti tanto al miglioramento delle condizioni di vita dei ristretti, quanto all'aumento della sicurezza interna degli istituti;
in particolare, ha avviato nel 2002 le procedure per gli interventi di miglioramento delle condizioni igienico-sanitarie e di sicurezza di istituti e servizi, nonché quelle per interventi di adeguamento di alcuni istituti al nuovo regolamento e di ampliamento delle sezioni detentive;
ha già appaltato sulla base del programma edilizio del 2001 numerosi interventi rivolti al miglioramento delle strutture di formazione e di quelle di residenza;
ha emanato i decreti di attuazione della legge 22 giugno 2000, n. 193, così detta «legge Smuraglia», e precisamente il decreto 9 novembre 2001 ed il decreto 25 febbraio 2002, rispettivamente pubblicati sulle Gazzette Ufficiali n. 119 del 23 maggio 2002 e n. 107 del 89 maggio 2002;
ha implementato il lavoro all'interno degli istituti, sollecitando il coinvolgimento di ditte esterne, tanto che al 30 giugno 2002 risultavano occupati 14.355 detenuti (contro i 12.805 rilevati alla data del 31 dicembre 2000), con un incremento percentuale di oltre il 30 per cento riguardo i detenuti che svolgono lavoro subordinato per conto di ditte esterne all'amministrazione penitenziaria, passati nell'ultimo semestre da 1.684 a 2.245 unità;
ha dato impulso alla formazione professionale, con un incremento di circa il 40 per cento dei relativi corsi, poiché nel primo semestre 2002 risultavano attivati 364 corsi rispetto ai 246 corsi del secondo semestre 2001;
è intervenuto in favore della formazione culturale negli istituti di pena con un'attività finalizzata a razionalizzare la distribuzione territoriale dei corsi di istruzione superiore e a garantire lo svolgimento di corsi di scuola dell'obbligo in tutti gli istituti penitenziari, favorendo, altresì, l'effettiva istituzione dei corsi Eda (educazione degli adulti);
ha ampliato la possibilità di istruzione universitaria, avviando le procedure per la definizione di protocolli di intesa nelle varie regioni per la realizzazione di ulteriori poli universitari;
ha istituito, con decreto ministeriale del 16 maggio 2002, una commissione mista di studio per il rinnovamento del servizio sanitario penitenziario con la finalità di rinnovare i metodi organizzativi e la qualità del servizio sanitario medesimo, tenendo conto dell'esito delle sperimentazioni, effettuate ai sensi della legge 30 novembre 1998, n. 419, e del decreto legislativo 22 giugno 1999, n. 230;
ha raggiunto risultati di tutto riguardo nel settore sanità, specie se commisurati alla situazione critica derivante dall'elevato numero di soggetti tossicodipendenti o con altre patologie. Al giugno 2002, infatti, un terzo della popolazione carceraria si dichiarava tossicodipendente o ex tossicodipendente; i pazienti affetti da Hiv sono 1.401, di cui 192 con Aids conclamato; si stimano circa 15.000 detenuti portatori di virus epatici; sempre più numerosi sono i soggetti che manifestano disagio psichico. A fronte di questo scenario, l'amministrazione penitenziaria dispone di strutture penitenziarie tutte dotate di infermeria e di 15 centri clinici;
ha dato nuovo impulso al monitoraggio degli eventi autolesionistici, che, con riguardo al numero dei suicidi, ha subito alla data del 14 novembre 2002 un significativo calo, poiché si sono registrati 49 suicidi, a fronte di 62 registratisi nel medesimo periodo dell'anno 2002, con un decremento pertanto di oltre il 20 per cento;
ha avviato un'efficace politica di cooperazione penitenziaria internazionale, considerato che il sovraffollamento degli istituti di pena deriva soprattutto dal numero di detenuti extracomunitari, che, alla data del 31 ottobre 2002, era di 17.180 unità, pari al 30,28 per cento dell'intera popolazione detenuta;
ha definito, nell'aprile 2002, con l'Albania, l'accordo aggiuntivo alla Convenzione del 10 marzo 1983 sul trasferimento delle persone condannate, prevedendo il trasferimento degli stranieri condannati con sentenza definitiva (indipendentemente dalla loro volontà) nel Paese di origine per scontarvi la pena;

impegna il Governo

a dare attuazione agli interventi di ristrutturazione, adeguamento ed implementazione dell'edilizia penitenziaria, secondo le previsioni già contenute nel programma triennale 2003-2005 presentato dal ministero della giustizia: interventi capaci di rendere più netta la separazione dei detenuti in base al tipo di reato, alla condizione di attesa di giudizio, all'età e alle condizioni sanitarie, al fine di evitare che il carcere diventi una scuola del crimine;
a procedere alla stipula di ulteriori accordi bilaterali con Paesi extracomunitari, tesi al trasferimento degli stranieri condannati con sentenza definitiva (indipendentemente dalla loro volontà) nei Paesi di origine per scontarvi la pena;
a procedere alla definizione di ulteriori protocolli di intesa con le regioni e gli enti locali, quali strumenti di integrazione interistituzionale per il miglioramento dell'assistenza post penitenziaria e per l'implementazione di interventi di politica sociale volta alla migliore reintegrazione dei condannati nel tessuto sociale e alla riduzione del fenomeno della reiterazione dei reati;
a portare sollecitamente a conoscenza del Parlamento la proposta elaborata dall'apposita commissione per la riforma della sanità penitenziaria;
a dare prosecuzione, nelle more, agli obiettivi già definiti in ordine al mantenimento di uno standard adeguato di assistenza sanitaria presso gli istituti di pena, alla realizzazione di reparti di livello intermedio per detenuti affetti da infezioni Hiv e/o sindromi correlate, all'istituzione di strutture sanitarie di primo livello e di livello intermedio per l'assistenza sanitaria di detenuti disabili non autosufficienti e l'ampliamento di quelle esistenti, al rafforzamento dell'assistenza psichiatrica in tutti gli istituti di pena, all'apertura di nuovi reparti detentivi ospedalieri;
a dare ulteriore impulso all'offerta formativa e lavorativa in favore dei detenuti, garantendo l'ampliamento dei fondi destinati agli obiettivi della «legge Smuraglia» e favorendo la definizione di protocolli di intesa con il mondo dell'imprenditoria e della cooperazione volti alla creazione di ulteriori spazi occupazionali per i soggetti in esecuzione di pena;
a stipulare ulteriori protocolli di intesa con le regioni e le università per l'istituzione di nuovi poli universitari all'interno degli istituti di pena;
a realizzare interventi concreti per garantire il rispetto della dignità del personale dell'amministrazione penitenziaria, procedendo anche alla tempestiva copertura degli organici delle varie qualifiche professionali;
a presentare in Parlamento strumenti normativi volti all'immissione degli ausiliari di leva nell'organico del corpo della polizia penitenziaria, così da addivenire, attraverso la valorizzazione dell'esperienza già acquisita dagli ausiliari stessi durante la ferma, all'integrazione dell'organico della polizia penitenziaria con meccanismi meno onerosi e più rapidi rispetto alle assunzioni in via ordinaria;
a predisporre interventi normativi volti a restituire dignità alla professionalità ed al ruolo svolto dai direttori degli istituti penitenziari, degli ospedali psichiatrici giudiziari e dei centri di servizio sociale per adulti, nonché a dare sollecita attuazione alle norme concernenti il riordino del relativo settore professionale.
(1-00125) «Cè, Lussana, Guido Giuseppe Rossi, Luciano Dussin, Ercole, Dario Galli, Fontanini, Stucchi, Polledri, Vascon, Bricolo, Bianchi Clerici, Guido Dussin, Didonè, Sergio Rossi, Pagliarini, Gibelli».
(20 novembre 2002)

La Camera,
premesso che:
le condizioni di vivibilità nelle carceri italiane sono scese sotto la soglia minima di sopportazione;
la popolazione carceraria consta di circa 56 mila detenuti, su una tollerabilità di 43 mila posti;
il personale addetto alla sorveglianza e alla sicurezza nelle carceri versa anch'esso in condizioni difficilissime per la carenza dell'organico;
tali condizioni sono note e lamentate da più anni tanto da parte della popolazione carceraria che dagli addetti ai lavori, oltreché dai direttori delle carceri stesse;
il Governo ha ereditato tale situazione ormai sull'orlo del collasso, tanto da non risultare sufficienti le misure che sono state intanto adottate, come:
a) l'introduzione del sistema di informatizzazione delle presenze in carcere, che consente la razionalizzazione degli spazi grazie alla rilevazione quotidiana del numero dei detenuti presenti in un istituto;
b) gli stanziamenti già destinati alla ristrutturazione e alla costruzione di vecchi e nuovi edifici;
c) l'attivazione delle procedure volte al miglioramento delle condizioni igienico-sanitarie e di sicurezza;
d) l'impulso dato alla formazione professionale e culturale;

impegna il Governo:

a continuare nell'opera già intrapresa di svecchiamento degli edifici degradati e di costruzione di nuovi nei tempi più brevi possibili, magari varando un piano straordinario per gli istituti di pena;
a procedere alla definizione di accordi bilaterali con i Paesi extracomunitari, affinché i detenuti possano scontare la pena nelle carceri dei loro Paesi di appartenenza;
a realizzare interventi volti a garantire il miglioramento delle condizioni di lavoro del personale dell'amministrazione penitenziaria, anche attraverso l'utilizzazione di strumenti audiovisivi ad alta tecnologia, atti a sgravare i compiti di sorveglianza degli addetti;
a proporre modifiche normative volte all'introduzione di nuove pene alternative sul modello anglosassone, tenendo in considerazione la formazione professionale dei detenuti, al fine del loro reinserimento nella società al termine dell'espiazione della pena.
(1-00126) «Ascierto, Gamba, Cannella, Giorgio Conte, Airaghi, Alboni, Butti, Saglia, Lisi, Foti».
(20 novembre 2002)



INTERPELLANZE URGENTI

A)

I sottoscritti chiedono di interpellare i Ministri del lavoro e delle politiche sociali e dell'interno, per sapere - premesso che:
i rapporti irregolari di lavoro della filiera agro-alimentare rischiano di rimanere esclusi dalla possibilità di regolarizzazione ai sensi del decreto legge n. 195 del 2002, di recente convertito in legge, sia perché i datori di lavoro del settore non sono necessariamente soggetti che esercitano «attività di impresa», come richiesto dall'articolo 1, comma 1, del citato decreto-legge, sia perché i rapporti di lavoro sono nella maggior parte di casi di natura stagionale, quindi di durata inferiore ad un anno, e pertanto non rispondono alla condizione di cui al medesimo articolo 1, comma 3, lettera a);
tale esclusione appare del tutto ingiustificata ed iniqua sulla base degli stessi principi che sembrano presiedere alla ratio della norma sulla regolarizzazione e potrà dar luogo a contenziosi in sede giurisdizionale, con ripercussioni negative nei confronti dei datori di lavoro e dei lavoratori;
appare pertanto opportuno evitare una situazione di incertezza, nonché il protrarsi del fenomeno del lavoro in nero -:
quali iniziative il Governo intenda prendere per consentire la regolarizzazione dei lavoratori extracomunitari impiegati nel settore agro-alimentare.
(2-00508) «Innocenti, Abbondanzieri, Albonetti, Bandoli, Roberto Barbieri, Benvenuto, Bersani, Bielli, Buglio, Calzolaio, Capitelli, Chiti, Cordoni, Finocchiaro, Grignaffini, Labate, Lucà, Lucidi, Lulli, Lumia, Paola Mariani, Minniti, Montecchi, Preda, Rava, Nicola Rossi, Rossiello, Sabattini, Sandri, Bova, Carli, Duca, Giacco, Grillini, Magnolfi, Mancini, Nigra, Ottone, Ruzzante, Sedioli, Tocci, Vigni, Zanotti, Folena».
(16 ottobre 2002)

B)

I sottoscritti chiedono di interpellare i Ministri del lavoro e delle politiche sociali e per la funzione pubblica, per sapere - premesso che:
è di pubblico dominio che il commissario straordinario dell'Inail ha proposto il declassamento della direzione regionale dell'istituto nel Molise;
questa attività segue a tantissime altre (poste, ferrovie, telefoni, scuole, giustizia, distretto militare e quant'altro), che via via stanno smantellando i servizi sociali in questa regione e sembrano preludere allo smantellamento e alla soppressione della stessa regione, che, in mancanza di qualsiasi autonomia, è senza dubbio destinata a vedere venir meno le ragioni che presiedettero alla sua nascita a seguito di una norma di modifica della Carta costituzionale;
questo avviene mentre si chiedono a questa regione sacrifici in favore di altre regioni in nome di una solidarietà, che appare di tutta evidenza a senso unico -:
se il Governo intenda contrastare la proposta del commissario straordinario dell'Inail e, in caso affermativo, con quali strumenti.
(2-00519) «Riccio, Di Giandomenico, Alboni, Amoruso, Armani, Ascierto, Benedetti Valentini, Bocchino, Canelli, Cardiello, Cola, Delmastro delle Vedove, Fiori, Foti, Gallo, Garnero Santanché, Ghiglia, Gironda Veraldi, La Starza, Lamorte, Maggi, Malgieri, Luigi Martini, Masini, Mazzocchi, Messa, Mussolini, Angela Napoli, Onnis, Porcu, Ronchi, Rositani, Selva, Strano, Villani Miglietta, Arrighi, Bellotti, Bornacin, Buontempo, Carrara, Caruso, Castellani, Catanoso, Cirielli, Giorgio Conte, Giulio Conti, Coronella, Degennaro, Fatuzzo, Giuseppe Gianni, Landi di Chiavenna, Anna Maria Leone, Lo Presti, Lucchese, Gianni Mancuso, Menia, Meroi, Migliori, Mongiello, Montecuollo, Naro, Paolone, Patarino, Pezzella, Raisi, Saglia, Saia, Scalia, Trantino, Tucci».
(23 ottobre 2002)

C)

I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, per sapere - premesso che:
l'indipendenza della Croce rossa italiana è stata ferita da una grave ingerenza governativa con la nomina di un commissario e di un vice commissario;
non si comprende a quale norma ordinaria possano ricollegarsi lo scioglimento degli organi della Croce rossa italiana e il predetto decreto di nomina, che, tra l'altro, è privo di motivazione;
sono stati sostituiti organi democraticamente eletti e in servizio gratuito con funzionari che saranno stipendiati;
il Governo aveva rassicurato il Parlamento quando il Ministro Sirchia, rispondendo, presso la XII Commissione (Igiene e sanità) del Senato della Repubblica, all'interrogazione n. 3-00520, in data 27 giugno 2002, dichiarò che «è già prevista una proroga automatica dell'attuale dirigenza (era il 27 giugno 2002) della Croce rossa italiana di 45 giorni ... probabile che, entro questo periodo, la situazione possa essere risolta in via definitiva, in caso contrario, è comunque consentita una proroga ulteriore. Allo stato non si vede alcuna ragione d'ipotesi di commissariamento ed è perciò ragione di soddisfazione attendersi un esito positivo e definitivo della vicenda»;
ciò è stato poi ribadito dal Sottosegretario per la salute, dottor Guidi, che, rispondendo alla interrogazione n. 5-01030, il 15 ottobre 2002, ha affermato che: «vista l'importanza che la Croce rossa italiana ha in Italia e nel mondo, questo Governo, a differenza di chi ha preferito mantenere l'ente per troppi anni in uno stato di commissariamento, senza invadenze inopportune, farà di tutto perché la Croce rossa italiana sia sempre più uno degli esempi più importanti nel settore della solidarietà sociale nel nostro Paese» -:
quale sia stato il peso delle suddette dichiarazioni di esponenti del Governo nell'organo collegiale del Consiglio dei ministri;
chi sia stato, tra i Ministri, il proponente del commissariamento della Croce rossa italiana, visto che nel comunicato della seduta del Consiglio dei ministri del 24 ottobre 2002 non è specificato;
come mai vi sia stata una successione di atti normativi che contraddice la realtà. In effetti, lo statuto dell'associazione, approvato il 5 luglio 2002, recita all'articolo 56, secondo comma: «Gli organi eletti alla data di approvazione del presente statuto restano in carica con poteri di ordinaria amministrazione sino alla costituzione dei nuovi organi» e perciò, quand'anche il decreto-legge emanato in materia fosse decaduto, non si sarebbe dovuto procedere al commissariamento, perché gli organi dell'ente, alla data del 5 luglio 2002, erano ordinariamente prorogati ai sensi delle leggi vigenti. Peraltro, il citato decreto-legge non è stato convertito per responsabilità esclusiva del Governo e della maggioranza;
quale sia il motivo che ha indotto il Governo a sciogliere gli organi della Croce rossa italiana ed a nominare una gestione commissariale.
(2-00528) «Castagnetti, Loiero, Monaco, Boccia, Burtone».
(4 novembre 2002)

D)

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere - premesso che:
il codice doganale internazionale, gestito in sede Wto dall'organizzazione mondiale doganale (Omd), prevede l'assegnazione di un codice doganale identificativo per le sementi, i derivati alimentari e le materie prime agricole;
tale sistema armonizzato interessa la gestione degli scambi commerciali internazionali ed è nato dall'esigenza di individuare in modo univoco ed agevole il complesso delle merci oggetto di negoziazione sul mercato mondiale;
il codice doganale codifica e classifica le merci attraverso una razionale valutazione delle loro caratteristiche intrinseche, con una nomenclatura comune accettata a livello internazionale, e pertanto permette il collegamento tra prodotto, tariffa e dazio;
l'assenza del codice doganale di una merce esportata, importata e trasportata non permette il collegamento tra lo stesso, la tariffa e il dazio previsti, provocando de facto l'elusione fiscale;
il codice doganale europeo, gestito dal comitato del codice doganale con sede in Lussemburgo, è disciplinato dal regolamento Cee n. 2658/87, relativo alla nomenclatura tariffaria e statistica ed alla tariffa doganale comune, successivamente modificato dai regolamenti CE 2204/99 e 1230/2001, oltre a essere disciplinato dai regolamenti comunitari relativi alla politica agricola comune;
il testo unico delle disposizioni legislative in materia doganale, approvato con decreto del Presidente della Repubblica 23 gennaio 1973, n. 43, come modificato e innovato dalla normativa comunitaria, prevede che la violazione della normativa fiscale doganale può rientrare nell'ipotesi del contrabbando doganale verso Paesi terzi, quantomeno quod poenam. Quindi, i prodotti che transitano dai Paesi terzi verso l'Unione europea, sprovvisti di codice doganale, appaiono catalogabili quali merci di contrabbando;
nessuna delle molteplici specie di organismi geneticamente modificati commercializzate dispone di un codice doganale che la possa distinguere, sul piano fiscale, da sementi o da materia prima agricola di origine naturale. Ciò in palese violazione delle disposizioni in materia doganale internazionalmente condivise -:
come il Governo intenda procedere per impedire l'esportazione, l'importazione ed il trasporto di sementi, derivati alimentari e materie prime agricole contaminati da organismi geneticamente modificati privi di codice doganale identificativo;
se il Governo intenda attivare un coordinamento delle istituzioni tecniche di controllo e di diagnostica, presenti presso i ministeri dell'economia e delle finanze, della salute e delle politiche agricole e forestali, al fine di monitorare tutti i carichi di sementi, derivati alimentari e materie prime agricole in ingresso nei porti e nei principali valichi del Paese, per accertare l'eventuale contaminazione da organismi geneticamente modificati e, se confermata questa ipotesi, disporne l'immediato respingimento ai Paesi di provenienza;
se il Governo intenda attivarsi immediatamente per chiedere al comitato del codice doganale dell'Unione europea l'assegnazione di un codice doganale di identificazione a ciascun organismo geneticamente modificato autorizzato alla commercializzazione in territorio comunitario;
se il Governo sostenga il principio di una rigorosa segregazione dei prodotti derivati da organismi geneticamente modificati da quelli naturali e consideri come strategici nella propria condotta politica il «principio di precauzione» e la libertà di scelta del consumatore, dell'agricoltore e dell'imprenditore agro-alimentare.
(2-00529) «Pecoraro Scanio, Zanella, Lion, Cento, Boato, Bulgarelli, Cima».
(5 novembre 2002)

E)

I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, per sapere - premesso che:
risulta agli interpellanti che il 16 ottobre 2002 la Commissione europea ha avviato una procedura di infrazione relativa al regolamento di semplificazione dei procedimenti di autorizzazione alla produzione, all'immissione in commercio e alla vendita di prodotti fitosanitari e relativi coadiuvanti, approvato con decreto del Presidente della Repubblica 23 aprile 2001, n. 290, con specifico riguardo agli articoli 19 e 20 (in materia di coadiuvanti di prodotti fitosanitari) e 38, comma 1 (in materia di prodotti naturali e particolari utilizzati in agricoltura biologica e biodinamica);
l'apertura della procedura di infrazione interviene quando presso il ministero delle politiche agricole e forestali è stato già raggiunto un accordo tra le parti interessate per una modifica del decreto che dovrebbe rispondere efficacemente ai rilievi sollevati dalla Commissione;
tale modifica, nell'ambito di una revisione complessiva del regolamento, sarà oggetto di ulteriore discussione presso una commissione cui sono state invitate le organizzazioni professionali e dalla quale sono state inspiegabilmente escluse le organizzazioni dell'agricoltura biologica e biodinamica, che hanno svolto parte attiva e positiva nell'opera di modifica dell'articolo 38: la prima riunione della commissione dovrebbe avere luogo il 25 novembre;
il testo concordato tra le parti, come accennato, dovrebbe superare i rilievi della Commissione europea, perché fa riferimento correttamente ai prodotti utilizzati in agricoltura biologica e biodinamica in quanto impiegati come corroboranti, protettivi, potenziatori delle difese dei vegetali e dei prodotti vegetali e/o impieghi similari e non in quanto fitofarmaci;
il nuovo testo del regolamento si pone nell'ottica della semplificazione, perseguita dall'Unione europea anche nel libro bianco sulla sicurezza alimentare -:
se non ritenga doveroso invitare le organizzazioni dell'agricoltura biologica e biodinamica a partecipare ai lavori della commissione istituita per la revisione del decreto del Presidente della Repubblica n. 290 del 2001;
quali iniziative intenda assumere per rispondere efficacemente ai rilievi della Commissione europea, anche sulla scorta del nuovo testo dell'articolo 38 del regolamento concordato tra le parti interessate.
(2-00550) «Pecoraro Scanio, Marcora, Rossiello, Albertini, Banti, Benvenuto, Giovanni Bianchi, Bimbi, Boato, Brugger, Buemi, Bulgarelli, Cento, Ceremigna, Cima, Collè, Detomas, Di Gioia, Fistarol, Frigato, Grotto, La Grua, Lion, Tonino Loddo, Melandri, Nicolosi, Pappaterra, Luigi Pepe, Siniscalchi, Widmann, Zanella, Zeller, Camo, Carbonella, Giacco, Grillini, Santino Adamo Loddo, Meduri, Panattoni, Piscitello, Pistone, Rava, Realacci, Rizzo, Rocchi, Ruggieri, Ruzzante, Santagata, Vernetti».
(19 novembre 2002)

F)

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della salute, per sapere - premesso che:
le gravi vicende accadute a Torino, relative alle valvole cardiache difettose, stanno ingenerando motivate e allarmate preoccupazioni in molti cittadini operati sia in Piemonte che in altre strutture di cardiochirurgia in Italia;
si ha notizia che anche nella struttura ospedaliera del San Camillo di Roma sono state impiantate circa un centinaio di valvole cardiache, che sono poi state ritirate dal mercato per il grave pericolo che potevano costituire per i pazienti operati;
l'associazione per i diritti dei cittadini Codici ha investito da tempo di tali problematiche il ministero della salute, che avrebbe confermato di aver disposto il ritiro dal commercio di tali valvole in data 21 gennaio 2001 e di aver incaricato i Nas di eseguire tale operazione -:
quali misure siano state poste in essere per informare tutte le regioni italiane, le aziende ospedaliere, i policlinici universitari e le strutture accreditate circa la difettosità dei suddetti presidi medico chirurgici;
quali iniziative siano state adottate o si intendano adottare per garantire la salute e la vita dei pazienti a cui sono state impiantate tali protesi cardiache;
se non ritenga di individuare, d'intesa con le competenti autorità regionali, specifiche modalità volte a garantire che i cittadini portatori delle predette protesi siano sottoposti al controllo delle loro protesi meccaniche;
se intenda avviare, attraverso una commissione d'inchiesta ministeriale, un accertamento congruo circa i dispositivi valvolari acquistati in tutte le aziende sanitarie del Paese, al fine di fornire garanzie e sicurezza non solo a tutti i cittadini già operati, ma anche a tutti coloro che sono in attesa di interventi di impianto valvolare.
(2-00531) «Labate, Violante, Turco, Fassino, Nigra, Buglio, Rava, Lucà, Dameri, Panattoni, Benvenuto, Chianale, Ruzzante, Battaglia, Tocci, Amici, Pisa, Lucidi, Leoni, Bettini, Melandri, Di Serio D'Antona».
(5 novembre 2002)

G)

I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, per sapere - premesso che:
un aspetto sicuramente rilevante, per sostenere il passaggio dal modello di leva a quello professionale delle forze armate italiane, per assicurare omogeneità ai trattamenti economici del comparto «sicurezza-difesa» e per meglio garantire la specificità del personale delle forze armate e delle forze di polizia ad ordinamento militare e civile, consiste nella modifica del vigente inquadramento stipendiale - proprio di tutto il pubblico impiego - a favore dell'adozione di un sistema basato su parametri, correlati ai gradi e alle qualifiche rivestite;
a tal fine, la legge n. 86 del 29 marzo 2001, all'articolo 7, delegava al Governo l'adozione di uno o più decreti legislativi da emanarsi entro 18 mesi dalla data di entrata in vigore della stessa legge;
tale delega è scaduta il 18 ottobre 2002, rendendo inutilizzabili i fondi stanziati al fine del suo esercizio con la legge finanziaria per il 2002 e gli ulteriori fondi previsti dal disegno di legge finanziaria al momento in discussione;
la situazione di vuoto normativo venuta con ciò a determinarsi rende prive di efficacia le dichiarazioni di impegno assunte dal Governo in sede di definizione degli accordi contrattuali sottoscritti per il comparto «sicurezza-difesa» con il Ministro della funzione pubblica;
tale comportamento non soltanto è indice di scarsa attenzione nei confronti del personale del comparto ma costituisce elemento di seria difficoltà al completamento delle riforme in atto anche sotto il profilo ordinamentale, in quanto rende improponibile anche le formulazioni di integrazioni e modifiche ai provvedimenti già emanati per il riordino delle carriere e dei profili di impiego del personale: condizione questa necessaria per realizzare un assetto stipendiale più adeguato e più razionale -:
quali siano state le ragioni che hanno impedito per ben 18 mesi l'esercizio della delega di cui all'articolo 7 della legge 29 marzo 2001, n. 86, e come si intenda porre rimedio alla situazione venuta con ciò a determinarsi.
(2-00521) «Violante, Castagnetti, Boato, Intini, Pisicchio, Brugger, Rizzo, Minniti, Bressa, Molinari, Lucidi».
(29 ottobre 2002)

H)

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro delle comunicazioni, per sapere - premesso che:
l'economia turistico-commerciale-industriale generata dalla pratica diretta ed indiretta degli sport invernali e di montagna rappresenta una percentuale importantissima del nostro prodotto interno lordo;
offre del resto ampio sostegno a questa affermazione il dato relativo alla stima del valore aggiunto prodotto nell'insieme del territorio montano, che è di per sé indicativo di quanto sostenuto. Parliamo, infatti, di quasi 165 miliardi di euro, ossia del 16,1 per cento del valore aggiunto nazionale. Se si considera che tale risultato viene raggiunto con una popolazione corrispondente al 18,7 per cento degli abitanti del Paese appare subito evidente che la montagna contribuisce alla produzione del reddito nazionale in misura decisiva;
il 54 per cento del territorio italiano è rappresentato da aree montane; 12 milioni sono le persone che vivono in aree montane; 4.202 sono comuni montani; 360 sono le comunità montane; 32 milioni sono le presenze alberghiere annuali nelle aree alpine italiane; 6 milioni sono le presenze alberghiere annuali nelle aree appenniniche; 120 milioni sono le presenze extra alberghiere nelle regioni alpine italiane; 85 milioni sono le presenze extra alberghiere nelle regioni appenniniche; 3,1 miliardi di euro è la stima del fatturato annuo del turismo montano estivo; 5,4 miliardi di euro è la stima del fatturato annuo del turismo montano invernale;
i risultati tecnici delle atlete e degli atleti azzurri impegnati nelle varie discipline degli sport invernali hanno mantenuto un livello di eccellenza tale per cui nella stagione 2001 si è raggiunto uno dei migliori risultati di sempre a livello di squadre nell'ambito delle varie coppe del mondo;
l'Italia ospiterà nel 2003 i campionati mondiali di sci nordico (Val di Fiemme) e le universiadi invernali (Tarvisio), nel 2005 i campionati mondiali di sci alpino (Bormio) e nel 2006 le olimpiadi invernali (Torino);
in relazione agli eventi citati il Governo e le amministrazioni locali interessate hanno stanziato circa 1 miliardo di euro destinati alla realizzazione e/o ammodernamento di infrastrutture funzionali ad un'adeguata organizzazione di tali eventi ed al tempo stesso al miglioramento della logistica organizzativa dei territori che ospiteranno gli eventi stessi;
le economie di una parte significativa del Paese sono fortemente influenzate in chiave industriale, commerciale e sociale dal turismo sportivo riconducibile agli sport invernali;
nell'ambito delle manifestazioni internazionali relative agli sport invernali le coppe del mondo di sci alpino, sci nordico, free style e snow board rappresentano uno straordinario volano di promozione della montagna;
unitamente ai valori economici il mondo della montagna e della neve è portatore di valori culturali ed etici che riteniamo debbano essere non solo preservati, ma soprattutto divulgati ad ampio spettro;
la Rai, nell'ambito delle funzioni riconducibili al servizio pubblico, dovrebbe farsi carico anche di dare adeguata copertura giornalistica ai grandi eventi internazionali relativi agli sport invernali;
il dato storico degli ascolti televisivi delle varie coppe del mondo trasmessi da Rai anche nella stagione 2001 è stato sempre in linea con la media di ascolto della rete e quasi sempre superiore alla media di ascolto di fascia;
non risulta che la Rai abbia acquisito i diritti radiotelevisivi delle coppe del mondo di sci alpino, sci nordico, free style e snow board;
la mancata copertura televisiva della coppa del mondo delle quattro discipline, oltre a rappresentare un inaccettabile oscuramento informativo, provocherebbe un enorme danno per i territori che di turismo, e di turismo sportivo in particolare, vivono ed al tempo stesso renderebbe meno efficace l'enorme sforzo finanziario compiuto a livello di Governo centrale e di amministrazioni locali per le infrastrutture legate ai grandi eventi di montagna;
a tali eventi si dovrebbe arrivare dopo un adeguato programma di promozione nei confronti degli sport invernali al quale anche la Rai dovrebbe partecipare -:
se non ritenga che il mancato acquisto dei diritti radiotelevisivi delle coppe del mondo di sci alpino, sci nordico, free style e snow board rappresenti da parte della Rai una violazione dell'obbligo che grava sulla concessionaria del servizio radiotelevisivo pubblico di improntare la propria gestione a criteri di efficienza.
(2-00532) «Arnoldi, Lupi, Osvaldo Napoli, Paniz, Perlini, Vitali, Marras, Rosso, Zanetta, Fontana, Jannone, Crosetto, Garagnani, Zeller, Illy, Minoli Rota, Leccisi, Lavagnini, Tanoni, Campa, Stucchi, Azzolini, Pittelli, Santulli, Zorzato, Palmieri, Caligiuri, Baldi, Lusetti, Foti, Olivieri, Ciani, Lolli, Parolo, Mantini, Santino Adamo Loddo, Moroni, Romani, Tarditi, Martinelli, Scherini, Milanato, Paroli, Caparini, Romele, de Ghislanzoni Cardoli, Jacini, Massidda, Masini, Marinello, Maninetti, Schmidt, Di Teodoro, Stradella, Carlucci, Mondello, Antonio Russo, Giudice, Lussana, Mario Pepe, Fallica, Bianchi Clerici, Milana, Bressa, Guido Giuseppe Rossi, Gibelli, Luciano Dussin, Fontanini, Didonè, Bricolo, Polledri, Rodeghiero, Rizzi, Sergio Rossi, Ercole, Pagliarini, Arrighi, Zaccheo, Bellotti, Coronella, Garnero Santanché, Caruso, Landi di Chiavenna, Gamba, Migliori, Paolone, Catanoso, Ascierto, Castellani, Scalia, Angela Napoli, Carrara, Ghiglia, Gianni Mancuso, Bornacin, Meroi, Taglialatela, Delmastro delle Vedove, Butti, Maggi, Lamorte, Zacchera, Cirielli, Rositani, Airaghi, Cristaldi, Antonio Pepe, Landolfi, Luigi Martini, Ronchi».
(6 novembre 2002)

I)

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, per sapere - premesso che:
il 23 novembre 1980 la Basilicata e la Campania furono colpite da un devastante terremoto che causò 2.735 morti, 8.000 feriti e la distruzione di interi paesi;
ricorre fra qualche giorno il ventiduesimo anniversario di quell'immensa sciagura e l'opera di ricostruzione disposta dalle leggi n. 219 del 1981 e n. 32 del 1992 non è ancora terminata;
il fabbisogno finanziario per completare la ricostruzione è stato stimato in circa 800 milioni di euro per la Basilicata e 2.200 milioni di euro per la Campania, tenendo conto dei risultati della commissione d'inchiesta insediata dal Parlamento;
la ricostruzione delle abitazioni non procede in modo omogeneo, per cui vi sono comuni che hanno giacenze di risorse assegnate presso le contabilità speciali delle tesorerie provinciali e comuni che avendo esauriti i fondi loro assegnati non possono procedere nell'opera di ricostruzione;
la regione Basilicata ha già provveduto alla destinazione ai comuni delle disponibilità finanziarie rinvenienti dal contributo con limite di impegno quindicennale erogato dallo Stato con la legge finanziaria per il 2001 e procurate con un mutuo collegato al conto speciale aperto presso l'Imi-San Paolo sul quale maturano già congrui interessi utilizzabili per l'opera di ricostruzione, mentre la regione Campania vi provvederà a breve;
non è ancora stata autorizzata dal competente ministero la contrazione dei mutui rinvenienti dalle risorse stanziate con la legge finanziaria per il 2002 e di conseguenza non sono state assegnate le risorse ai comuni per quest'anno;
risulta disponibile presso il ministero delle infrastrutture e dei trasporti un residuo di circa 45 milioni di euro che non viene ancora ripartito ai comuni;
nel disegno di legge finanziaria per il 2003, per la prima volta dopo tanti anni, il Governo non ha stanziato fondi per la ricostruzione, limitandosi a destinare una cifra irrisoria di fondi derivanti dagli interessi che maturerebbero sulle giacenze esistenti presso le tesorerie provinciali e sulle risorse derivanti dai mutui trasferendole presso la Cassa depositi e prestiti, con un'operazione di improbabile realizzazione, anche alla luce delle critiche mosse dalle amministrazioni locali,
nell'ultima legge finanziaria della scorsa legislatura con la maggioranza del centrosinistra furono destinati alla ricostruzione circa mille miliardi delle vecchie lire;
è assolutamente necessario dare continuità all'opera di ricostruzione, realizzata ormai in percentuale superiore all'80 per cento, per completarla nel corso dell'attuale legislatura -:
quando intenda procedere all'assegnazione ai comuni terremotati dei fondi residui giacenti presso il ministero delle infrastrutture e dei trasporti;
quando intenda procedere all'utilizzazione dei fondi rinvenienti dalla legge finanziaria per il 2002;
quali iniziative il Governo intenda assumere per dar seguito alle dichiarazioni fatte dal Sottosegretario per l'economie e le fnanze, senatore Giuseppe Vegas, nel corso della discussione dell'articolo ex 46, ora articolo 61, del progetto di legge finanziaria;
quali iniziative intenda assumere per assicurare le risorse finanziarie nel 2003 necessarie per dare continuità all'opera di ricostruzione;
quale sia lo stato della ricostruzione, in generale e comune per comune;
quali siano gli intendimenti complessivi del Governo per portare a termine nel corso dell'attuale legislatura l'opera di ricostruzione nelle aree della Basilicata e della Campania colpite dal sisma del 23 novembre 1980.
(2-00548) «Molinari, Annunziata, Gerardo Bianco, Boccia, De Mita, De Franciscis, Iannuzzi, Lettieri, Potenza, Squeglia, Loiero, Gambale, Volpini, Mantini, Giachetti, Villari, Vernetti, Tuccillo, Morgando, Santagata, Tanoni, Burtone, Camo, Rocchi, Rusconi, Fioroni, Fusillo, Gentiloni Silveri, Carbonella, Cardinale, Marini, Carra, Realacci, Milana, Tonino Loddo, Maccanico, Mosella, Papini, Pinza, Piscitello».
(19 novembre 2002)

L)

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della giustizia, per sapere - premesso che:
dalla fine di giugno 2001 la procura della Repubblica presso il tribunale di Bergamo è priva del procuratore, dopo la nomina del dottor Brignoli a procuratore generale presso la Corte d'appello di Trieste;
a conclusione della procedura per la nomina del nuovo procuratore della Repubblica, il plenum del Consiglio superiore della magistratura (confermando le precedenti decisioni della commissione competente) ha definitivamente deliberato, nonostante il parere contrario del Ministro della giustizia, di conferire tale incarico al dottor Adriano Galizzi, attuale presidente della sezione gip-gup del tribunale di Bergamo;
a fronte di tale decisione, il Ministro interpellato, ribadendo la propria opinione sull'inopportunità della nomina del dottor Galizzi per la contestuale presenza del fratello, dottor Paolo Maria, nel ruolo di presidente di una sezione civile, ha dichiarato ripetutamente di rifiutare la presentazione del provvedimento di nomina al Presidente della Repubblica e, nonostante recenti dichiarazioni potessero far intravedere un ripensamento, a tutt'oggi non ha assunto una decisione diversa;
quando l'organo o il soggetto che deve dare corso al procedimento non è investito di particolari poteri di rinvio o di riesame, come nel caso del Ministro della giustizia in sede di proposta, ricade su di lui il dovere di adottare l'atto di propria competenza ovvero la proposta di decreto presidenziale, a meno che il subprocedimento costituente la fase dell'iniziativa e quella della deliberazione manchi di un elemento essenziale, necessario per il perfezionamento della fattispecie procedimentale o del suo atto conclusivo;
l'elemento centrale del predetto subprocedimento è il cosiddetto concerto tra la commissione per il conferimento degli incarichi direttivi ed il Ministro di giustizia, che non assume né l'accezione di parere non vincolante del Ministro sui candidati proposti dalla commissione, né di accordo tra i due organi, consistendo invece in un confronto dialogico tra le parti, improntato alla lealtà e alla reciproca collaborazione, scevra da atteggiamenti dilatori, pretestuosi, ambigui, incongrui o insufficientemente motivati;
quando il concerto si svolge correttamente secondo i criteri sopra enunciati, il mancato raggiungimento di un accordo non può impedire l'ulteriore corso del procedimento, né può arbitrariamente ostacolare la decisione finale di spettanza del plenum e l'autonomia del Consiglio superiore della magistratura relativamente al conferimento dell'incarico direttivo;
sulla scorta di tali considerazioni la Corte costituzionale, con sentenza n. 379 del 27 luglio 1992, aveva già ritenuto che non spetta al Ministro della giustizia non dare corso alle deliberazioni del Consiglio superiore della magistratura sul conferimento degli incarichi direttivi quando, nonostante sia stata svolta un'adeguata attività di concertazione, non sia stato raggiunto un accordo in tempi ragionevoli tra commissione e Ministro sulla proposta da formulare;
nel caso di specie non sono state riscontrate anomalie nell'iter procedimentale, né è venuto meno il concerto tra la commissione per il conferimento degli incarichi direttivi ed il Ministro interpellato, sicché la firma della delibera di nomina costituisce atto dovuto;
il ritardo della nomina del procuratore della Repubblica può pregiudicare l'efficienza dell'ufficio, con riflessi sia sulla organizzazione dell'attività investigativa, che sull'attribuzione e divisione dei compiti e delle competenze tra i sostituti -:
se non ritenga urgentissimo controfirmare senza ulteriore indugio il provvedimento di nomina del dottor Adriano Galizzi quale procuratore della Repubblica presso il tribunale di Bergamo.
(2-00541) «Reduzzi, Acquarone, Annunziata, Bimbi, Bottino, Bressa, Colasio, Delbono, Duilio, Fanfani, Frigato, Iannuzzi, Ladu, Letta, Lettieri, Santino Adamo Loddo, Marcora, Mattarella, Mazzuca Poggiolini, Meduri, Merlo, Micheli, Monaco, Parisi, Pasetto, Pisicchio, Potenza, Ruggeri, Ruggieri, Ruta, Soro, Stradiotto, Banti, Giovanni Bianchi, Enzo Bianco, Ciani, Lusetti, Mantini, Rusconi, Tanoni».
(9 novembre 2002)

M)

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della giustizia, per sapere - premesso che:
è attualmente in discussione la riforma dell'articolo 41-bis, secondo comma, dell'ordinamento penitenziario;
è assolutamente indispensabile, ai fini di una qualsiasi decisione sulle modalità di applicazione del regime carcerario cosiddetto «duro», verificare quale sia stato il suo modo di utilizzazione a partire dal 1991, anno della sua entrata in vigore -:
quanti e quali siano i detenuti attualmente sottoposti a tale regime, quale sia la loro posizione giuridica, per quale reato siano stati ristretti, da quanto tempo siano sottoposti alle disposizioni di cui all'articolo 41-bis, secondo comma, dell'ordinamento penitenziario e in quali carceri siano attualmente detenuti;
quanti e quali siano stati i detenuti sottoposti a tale regime a partire dalla sua introduzione nell'ordinamento penitenziario italiano, quale fosse la loro posizione giuridica, per quale reato siano stati ristretti, per quanto tempo siano stati sottoposti alle disposizioni di cui all'articolo 41-bis, secondo comma, dell'ordinamento penitenziario e in quali carceri siano stati detenuti;
quali siano le modalità di esecuzione concreta di tale regime e in quanti casi, e per quali ragioni, vi sia stato un accoglimento, da parte della magistratura di sorveglianza, del reclamo presentato dai detenuti sottoposti al regime di cui all'articolo 41-bis, secondo comma, dell'ordinamento penitenziario.
(2-00547) «Russo Spena, Pisapia, Mascia, Cento, Zanella, Buemi, Giordano».
(19 novembre 2002)

N)

I sottoscritti chiedono di interpellare i Ministri dell'interno, della difesa e della giustizia, per sapere - premesso che:
durante la notte tra giovedì 14 e venerdì 15 novembre 2002, su iniziativa della procura di Cosenza, venivano arrestati venti giovani con simpatie no-global;
il giorno successivo, il 16 novembre 2002, sul quotidiano la Repubblica veniva pubblicata la notizia secondo la quale «il raggruppamento operazioni speciali (Ros) dell'Arma dei carabinieri sia convinto che dietro i disordini di Napoli 7 maggio 2001 e di Genova 21 luglio 2001 ci sia una associazione sovversiva» e che dopo una serie di non specificate indagini sia stato redatto un dossier «rilegato in nero di 980 pagine più 47 di indici e conclusioni» e che tale dossier sarebbe stato inviato prima alla procura di Genova, poi alla procura di Torino e successivamente a quella di Napoli, dalle quali sarebbe stato ritenuto privo di ogni interesse investigativo;
sempre secondo tale fonte giornalistica invece la procura di Cosenza, basandosi sulle notizie contenute nello stesso dossier, avrebbe richiesto l'arresto dei giovani no-global;
l'indomani il Ministro interpellato dichiarava in un comunicato stampa di seguire con grande attenzione i possibili effetti che i provvedimenti della magistratura di Cosenza avrebbero potuto determinare sull'ordine pubblico. Il Ministro interpellato dichiarava, inoltre, che, avvalendosi degli strumenti che la normativa vigente gli attribuisce, avrebbe chiesto al procuratore della Repubblica di Cosenza di fornirgli ogni utile elemento conoscitivo che emerga dall'inchiesta in corso» -:
se le notizie pubblicate sulla stampa rispondano al vero e, in tal caso, quali siano le valutazioni del Governo sulla vicenda, fermo restando - si intende - il rispetto per l'autonoma sfera di competenza del potere giudiziario.
(2-00549) «Mancini, Oliverio, Bova, Carboni, Chiti, Di Serio D'Antona, Galeazzi, Gambini, Giacco, Innocenti, Lolli, Maran, Martella, Mazzarello, Minniti, Motta, Nieddu, Ottone, Panattoni, Piglionica, Pinotti, Pollastrini, Quartiani, Rotundo, Sabattini, Sereni, Stramaccioni, Tolotti, Trupia, Zanotti, Abbondanzieri, Bettini, Carli, Cazzaro, Magnolfi, Raffaella Mariani, Petrella, Preda, Rugghia, Ruzzante, Sandi, Sasso, Sedioli, Zunino».

O)

I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri e il Ministro dell'interno, per sapere - premesso che:
nel decreto-legge n. 245 del 4 novembre 2002, recante interventi urgenti in favore delle popolazioni colpite dalle calamità naturali nelle regioni Molise e Sicilia, nonché ulteriori disposizioni in materia di protezione civile, non è stato previsto alcuno stanziamento per la provincia di Foggia, che pure è stata duramente colpita dal terremoto;
moltissimi paesi sono stati quasi del tutto distrutti e centinaia di persone sono state costrette ad abbandonare le loro case;
la drammaticità della situazione è stata, inoltre, ampiamente illustrata dallo stesso prefetto di Foggia, che ha avuto modo di riferirne a tutte le autorità competenti -:
per quale motivo, in un momento così drammatico per il Paese, non si sia ritenuto necessario dare un contributo immediato a tutte le aree colpite dal terremoto e ci si sia dimenticati, in maniera davvero inqualificabile, delle popolazioni della provincia di Foggia;
se non si ritenga necessario ed urgente rimediare ad una così grave mancanza provvedendo ad emanare un ulteriore decreto-legge che stabilisca gli stanziamenti necessari per la provincia di Foggia.
(2-00530) «Di Gioia, Boato, Intini, Boselli, Albertini, Buemi, Ceremigna, Pappaterra, Grotto, Villetti».
(5 novembre 2002)

I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, per sapere - premesso che:
come è noto, il giorno 31 ottobre 2002 un intenso sisma ha colpito diversi comuni del Molise e della Puglia, causando decine di vittime e gravi danni a persone e cose;
tale sisma ha causato ingenti danni, oltre che nella regione Molise, in diversi comuni della provincia di Foggia e, a quanto risulta all'interpellante, oltre 600 sfollati in tali comuni;
il giorno stesso il Presidente del Consiglio dei ministri emanava un proprio decreto per dichiarare lo stato di emergenza nella provincia di Campobasso, senza che vi fosse alcun accenno alla situazione dei suddetti comuni;
il 4 novembre 2002 è avvenuto un incontro tra i 14 comuni dell'area della provincia di Foggia interessata dal sisma e il viceprefetto del capoluogo dauno, nel quale è stata fatta presente la grave situazione di questi comuni, alcuni dei quali hanno subito danni paragonabili a quelli dei vicini comuni molisani;
il 5 novembre 2002 si è svolto un incontro con il prefetto di Foggia, al quale sono stati invitati 28 sindaci di altrettanti comuni della provincia, comuni che con diversa intensità sono stati interessati dal sisma;
il 4 novembre 2002 il Governo ha emanato un decreto-legge nel quale, ancora una volta, nessuna misura veniva presa per i comuni pugliesi;
nel frattempo diversi deputati, sia della maggioranza che dell'opposizione, eletti nella provincia di Foggia, con una lettera al Presidente del Consiglio dei ministri, hanno fatto presente la grave situazione di quelle aree -:
se il Governo abbia apprezzato la gravità dei danni prodotti dal terremoto nei comuni pugliesi e quali motivazioni abbiano indotto il Governo ad escludere, in due diversi e successivi atti, i comuni pugliesi dalle misure di emergenza;
se il Governo intenda procedere, con la celerità richiesta dalle circostanze del caso, ad includere suddetti comuni, o almeno quelli maggiormente colpiti, nelle misure di emergenza.
(2-00538) «Violante, Folena, Bonito».
(7 novembre 2002)

I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, per sapere - premesso che:
il 31 ottobre 2002 un terremoto di rilevante intensità ha colpito in modo disastroso la comunità di San Giuliano di Puglia, in provincia di Campobasso, causando il crollo di una scuola, la Francesco Iovine, che ha causato la morte di 26 alunni e di un'insegnante, nonché di un'abitazione dove hanno perso la vita due donne anziane;
questo tragico bilancio di vite umane si è accompagnato agli effetti devastanti sul patrimonio urbanistico e sulle attività economiche del territorio circostante;
il comune di San Giuliano di Puglia si trova in Molise ma a breve distanza dalla Puglia e segnatamente dal subappennino dauno e dalla provincia di Foggia, dove pure si sono verificati danni agli edifici ed alle attività, con un numero consistente di famiglie che sono state allontanate dalle loro abitazioni perché dichiarate inagibili;
ancora oggi continuano gli accertamenti sulle staticità degli edifici pubblici e privati;
in maniera sorprendentemente superficiale il Governo ha emanato i provvedimenti relativi alla dichiarazione dello stato di emergenza e le provvidenze per i primi interventi senza tenere in nessuna considerazione il territorio pugliese ed i comuni del subappennino dauno coinvolti nella medesima calamità -:
se intenda valutare la necessità di integrare l'ordinanza che delibera lo stato di emergenza ed il provvedimento legislativo che assicura le prime misure, tenendo conto di un'analisi meno superficiale e più tecnica, ma anche più giusta, che tenga conto degli effetti calamitosi del terremoto del 31 ottobre 2002 nei comuni limitrofi ricompresi nel territorio regionale pugliese.
(2-00542) «Castagnetti, Carbonella, Sinisi, Fusillo».
(9 novembre 2002)

P)

I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri e il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere - premesso che:
Tesa spa partecipa al 51 per cento in Tecnoborgo, società realizzatrice e gestrice dell'inceneritore della provincia di Piacenza, che smaltisce 105.000 tonnellate l'anno per una produzione energetica elettrica pari ad una potenza di 10 megawatt: già classificata in Cip 6;
Tesa spa partecipa al 51 per cento in Mipiace.com, società realizzatrice del cablaggio in fibra ottica della città di Piacenza;
Enel possiede alcune centrali che attraverso Elettroambiente spa potrebbero permettere lo smaltimento dei rifiuti speciali raccolti ed avviati allo smaltimento da Tesa;
Enel spa ha acquisito recentemente ad un prezzo notevole la Camuzzi Gazometri spa, che a sua volta, ha acquisito nel dicembre 2001 il 40 per cento delle azioni Tesa spa;
il 40 per cento delle azioni Tesa è stato acquisito per un importo pari a 59 miliardi di vecchie lire, dopo una serrata gara al rialzo (asta pubblica col sistema della candela vergine) con Asm Brescia;
dai mass media si apprende che Enel sarebbe intenzionata a fuoriuscire dal settore dello smaltimento rifiuti cedendo le azioni Tesa, avendo dato mandato alla banca d'affari Lazard di trattare la vendita delle suddette azioni;
i due consiglieri d'amministrazione designati da Camuzzi Gazometri spa in Tesa spa si sono dimessi senza motivazione alcuna dal predetto consiglio d'amministrazione;
le predette dimissioni sono state presentate contemporaneamente a quelle di altri due componenti del consiglio d'amministrazione di Tesa, contribuendo così in modo determinante a far decadere quest'ultimo;
la decadenza del consiglio di amministrazione di Tesa spa, auspicata dalla nuova giunta dell'Ulivo del comune di Piacenza, ha consentito di escludere dal consiglio di amministrazione di Tesa i rappresentanti designati dalla precedente amministrazione comunale;
appare inaudito che consiglieri designati da un azionista pubblico (qual è oggi Camuzzi a seguito della sua acquisizione da parte di Enel) si siano prestati a rassegnare le dimissioni, incuranti del fatto che detto irresponsabile gesto poteva danneggiare proprio l'azionista degli stessi che è in procinto di vendere proprie quote azionarie di Piacenza -:
se il Governo ritenga che la fuoriuscita di Enel dal settore dello smaltimento dei rifiuti possa risultare economicamente svantaggiosa, specie nel breve termine;
se non ritenga il Ministro interpellato che le dimissioni dei componenti del consiglio di amministrazione di Tesa spa, intervenute nell'imminenza dell'annunciata vendita da parte di Enel spa del relativo pacchetto azionario, possano mettere a rischio gli interessi patrimoniali dell'Enel;
quali iniziative intendano eventualmente adottare per cercare di limitare il più possibile i danni che da questo tipo di operazione potrebbero derivare.
(2-00524) «Polledri, Cè, Bricolo».
(4 novembre 2002)

Q)

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro delle politiche agricole e forestali, per sapere - premesso che:
il ministero delle politiche agricole e forestali ha inviato alla Commissione europea copia dei decreti ministeriali del 27 giugno 2002 e del 17 giugno 2002, relativi al problema del latte;
i suddetti decreti, essendo stati adottati senza una preventiva notifica alla Commissione euroepa, non sono validi secondo la giurisprudenza della Corte di Giustizia dell'Unione europea;
successivamente sono stati inviati alla Commissione europea due progetti di decreti, non ancora adottati dal Ministro;
il mancato rispetto delle procedure comunitarie sta creando «una confusione» tra gli operatori, i consumatori ed un pericoloso vuoto legislativo -:
come intenda procedere il Ministro interpellato sul problema del latte fresco, della durabilità, della provenienza, della tracciabilità, nonché sulla revoca della circolare del Ministro delle attività produttive n. 167 del 27 agosto 2001 ed in merito al ritiro del latte in commercio non conforme alla normativa.
(2-00540) «Rava, Abbondanzieri, Albonetti, Amici, Angioni, Bellini, Benvenuto, Bettini, Bolognesi, Borrelli, Caldarola, Carli, Cazzaro, Chianale, Franci, Giacco, Grillini, Lulli, Magnolfi, Mancini, Manzini, Raffaella Mariani, Petrella, Preda, Rossiello, Rugghia, Ruzzante, Sandi, Sandri, Sasso, Sedioli, Tidei, Vigni, Zunino».
(9 novembre 2002)

R)

I sottoscritti chiedono di interpellare i Ministri dell'interno, della giustizia e delle comunicazioni, per sapere - premesso che:
il Ctm Movimondo (onlus), associazione del terzo settore che gestisce senza scopo di lucro il centro di accoglienza per immigrati «Lorizzonte» di Squinzano, in provincia di Lecce, ha acquistato la televisione commerciale salentina Top video, con atto di trasferimento del 5 agosto 2002, depositato presso la camera di commercio di Lecce in data 4 settembre 2002;
il Ctm Movimondo avrebbe ricevuto per la gestione del centro d'accoglienza contributi e provvidenze da parte di enti ed istituzioni pubbliche, tra i quali figurerebbe anche il ministero dell'interno;
da calcoli approssimativi gli «aiuti» pubblici ammonterebbero, per gli ultimi anni, a circa 10 miliardi delle vecchie lire;
la vicenda del Ctm ha occupato le cronache locali ed ha assunto un grande rilievo giornalistico al pari di altrettanto «scandalosa vicenda», quella riguardante il presidente della conferenza episcopale pugliese, monsignor Ruppi, che avrebbe distratto somme destinate agli immigrati ospitati nel centro di accoglienza «Regina Pacis» di San Foca;
risulta, invece, che da tempo il centro di accoglienza «Lorizzonte» ospita un numero molto esiguo di immigrati che non giustificherebbe gli aiuti pubblici di cui attualmente gode -:
se risponda al vero che Ctm Movimondo usufruisce di fondi pubblici per lo svolgimento dell'attività di accoglienza degli immigrati, se tale attività risulti compatibile con quella di imprenditore televisivo-commerciale e, in caso di accertata incompatibilità, quali iniziative, nell'ambito delle rispettive competenze, intendano adottare;
se non risultino eccessivi i contributi statali erogati alla luce del ridotto numero di immigrati presenti nel centro di accoglienza;
se siano state avviate indagini sull'eventuale uso di fondi pubblici per finalità diverse da quelle perseguite dalle onlus.
(2-00517) «Lo Presti, Biondi, Buontempo, Carrara, Caruso, Castellani, Coronella, Ercole, Fasano, Geraci, Gibelli, Landi di Chiavenna, Landolfi, Leo, Antonio Leone, Licastro Scardino, Lorusso, Maceratini, Gianni Mancuso, Meroi, Moroni, Palmieri, Paroli, Pecorella, Antonio Pepe, Perrotta, Taormina, Baiamonte, Bellotti, Butti, Cozzi, Fatuzzo, Grillo, La Grua, Mazzoni, Menia, Migliori, Nespoli, Paolone, Patarino, Pezzella, Riccio, Saia, Scalia, Taglialatela, Francesca Martini, Gamba, Bornacin, Catanoso».
(23 ottobre 2002)

S)

I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri e il Ministro dell'interno, per sapere - premesso che:
domenica 27 ottobre 2002, grazie all'intervento dell'agente della polizia di Stato, Mario T., è stata sventata una rapina presso una sala scommesse in via Melandri a Roma;
l'agente di polizia, in quel momento fuori servizio, agendo a tutela dell'incolumità e della sicurezza dei numerosi presenti, dopo aver verificato che un suo intervento non avrebbe comportato rischio alcuno per i cittadini e dopo essersi altresì qualificato, è stato costretto a un conflitto a fuoco nel corso del quale hanno perso la vita due dei tre rapinatori;
da notizie di stampa si apprende che l'agente, il cui comportamento è stato oggetto di unanime encomio, sarebbe attualmente indagato per duplice omicidio volontario e ciò avrebbe creato sconcerto tra i colleghi del poliziotto e, in generale, tra i tutori dell'ordine, ai quali certamente sfugge il perché di una decisione che mette in discussione l'azione dell'agente, avvenuta in presenza di decine di testimoni, e che induce un senso di sfiducia in tutti gli appartenenti alle forze dell'ordine, quotidianamente impegnati, tra mille difficoltà e pericoli, a svolgere il proprio dovere -:
quali iniziative di carattere normativo intendano intraprendere per mettere al riparo i tutori dell'ordine da eventuali lesioni alla loro professionalità e immagine derivanti da legittime iniziative della magistratura che inducono però l'opinione pubblica, e più in particolare i protagonisti di azioni meritorie, a ritenere ingiusta e persecutoria un'indagine penale.
(2-00523) «Lo Presti, La Russa, Ascierto, Cannella».
(4 novembre 2002)

T)

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'interno, per sapere - premesso che:
il 2 novembre 2002 si è svolta a Roma, in piazza SS. Apostoli, una manifestazione la cui parola d'ordine era «stop immigrazione» e alla quale hanno partecipato un noto esponente della maggioranza di Governo, l'onorevole Mario Borghezio, il capo di Forza Nuova, Roberto Fiore, e circa trecento persone;
nel corso di una vera e propria adunata di nostalgici del fascismo, durante il suo comizio l'eurodeputato Mario Borghezio, come è facilmente documentabile dai resoconti apparsi su tutti i quotidiani nazionali, ha affermato: «No all'immigrazione clandestina, no all'Islam, no al mondialismo. Non ci piegheremo. C'è il pericolo di un'invasione, di più: di una colonizzazione», citando «le pretese sempre più arroganti come quella di abolire i crocefissi dalle scuole. Contro il pericolo islamico c'è una crociata da combattere se non si vuole accettare l'occupazione. Non sopporto il tentativo mondialista di imbastardire il nostro sangue, noi non lo accetteremo mai. La sfida islamica è l'occasione per una grande rinascita del nostro senso di appartenenza: il nostro sangue, la nostra storia. Da un punto di vista etico meglio essere qui che con la vecchia politica. Quella dei ladri, dei porci, dei corrotti e dei salotti di Montecitorio. Noi siamo un'altra realtà, noi siamo il popolo che non vuole l'immigrazione selvaggia»;
la copertura di parlamentari della maggioranza alla manifestazione in oggetto, in cui si inneggiava al duce, al saluto romano e si urlavano e si esponevano simboli e striscioni di stampo inequivocabilmente razzisti, xenofobi e fascisti contro gli immigrati è un fatto decisamente grave per la democrazia della Repubblica -:
se, alla luce di quanto avvenuto, non ritenga opportuno che il Governo si debba dissociare in tutte le sue espressioni da tali inqualificabili atteggiamenti, provvedendo altresì che, d'ora in poi, tali manifestazioni - i cui contenuti sono a priori facilmente identificabili - non vengano mai più autorizzate, in qualunque parte del nostro Paese, essendo tra l'altro perseguibili anche dal punto di vista penale, secondo quanto affermato dal nostro stesso dettato costituzionale.
(2-00539) «Pistone, Diliberto, Mussi, Rizzo, Pisa, Pennacchi, Franci, Giulietti, Pisapia, Tocci, Cento, Nigra, Quartiani, Benvenuto, Lucidi, Pollastrini, Maura Cossutta, Sciacca, Bielli, Nesi, Amici, Albonetti, Lulli, Nannicini, Vendola, Deiana, Titti De Simone, Bellillo, Angioni, Giacco, Carli, Zanotti, Leoni, Buffo, Sgobio, Grillini, Bindi, Fioroni, Giovanni Bianchi, Enzo Bianco, Gerardo Bianco, Banti, Armando Cossutta».
(8 novembre 2002)