Incontro presso la prefettura di Salerno
in ordine ai provvedimenti adottati per fronteggiare l'emergenza rifiuti.

(I lavori iniziano alle ore 9).

Massimo SCALIA, Presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta – Ricordo che nel dicembre scorso si è svolta presso la sede della Commissione l’audizione dei rappresentanti della struttura commissariale per l’emergenza rifiuti in Campania: furono spiegate in quell’occasione le ragioni che avevano determinato l’emergenza, con il successivo commissariamento.

Nel corso dell’audizione fu fatto presente il ruolo fondamentale, per il superamento dell’emergenza, di alcuni impianti molto soft, cioè separatori validi per i rifiuti solidi urbani che avrebbero consentito la separazione della parte secca da quella umida; inoltre, riguardo alle cave abusive, si parlò di una ricopertura che può essere fatta nel rispetto dei parametri proposti dalle norme vigenti con un impasto di secco e di triturato, cui si aggiunge il terriccio che emerge dalla separazione della parte umida. Poi, dall’emergenza si è passati all’emergenza dell’emergenza, con provvedimenti della magistratura riguardanti sia la discarica di Tufino, nella provincia di Napoli, che quella di Parapoti: le due discariche sono state chiuse prima di quanto fosse previsto, forse di quanto si fosse sperato.

Essendo le discariche, purtroppo, l’unico sistema capace di fronteggiare in Campania l’emergenza rifiuti, la chiusura delle discariche prima citate per una ventina di giorni ha significato un totale di circa 60 mila tonnellate. Nell’incontro che la Commissione ha avuto pochi giorni fa presso la prefettura di Napoli è stato spiegato che, su un totale di circa 110 mila tonnellate di rifiuti, 50 mila erano state stoccate in maniera più o meno accettabile, 12 mila trasportate fuori regione nelle discariche dell’Umbria e dell’Emilia Romagna, mentre le altre 50 mila erano in attesa di una sistemazione.

Nella situazione che ho adesso richiamato, diviene fondamentale la costruzione di nuovi impianti: ho già avuto un incontro informale con il presidente della regione Campania, e con il commissariato di Governo, i quali hanno assicurato che gli impianti per la produzione di cdr e di combustibile da rifiuti saranno in esercizio alle date previste. Il primo entrerà in esercizio entro il 30 giugno, gli altri entro il 30 luglio e l’ultimo entro il 31 ottobre, se ricordo esattamente le date fornite. Questo riguarda l’area napoletana.

Salerno è in una situazione, se possibile, ancora più critica. La discarica di Parapoti è chiusa e non ci sono prospettive valide a brevissimo termine: da un lato, si rischia di trasformare l’emergenza rifiuti in emergenza sanitaria, dall’altro, credo non si possa continuare ad ascoltare scusanti come quelle formulate a Napoli, quando si dice che le "ecoballe" scoppiano. E’ possibile che le "ecoballe" scoppino solo in Campania? Può anche essere che a Frattamaggiore le "ecoballe" abbiano avuto una cattiva tenuta, però le "ecoballe" si fanno in tutto il mondo e non scoppiano.

Cito il caso di Striano, in provincia di Napoli. Lì si vuole fare uno stoccaggio provvisorio della durata di circa trenta giorni , lo stoccaggio è fatto con le "ecoballe" che hanno il vantaggio di eliminare gli odori, ma il ruolo centrale è rivestito dagli impianti di vagliatura e di separazione, che consentono una gestione molto più rispondente ai criteri di salvaguardia dell’ambiente e della salute della popolazione. Sembra francamente inaccettabile che popolazioni ed amministratori locali si sollevino di fronte agli impianti di vagliatura, mentre per moltissimi anni hanno convissuto con aree industriali fortemente inquinanti. Otto anni fa, quando fu reso noto il rapporto del Ministero dell’ambiente sugli impianti ad alto rischio industriale ex DPR n. 175 del 1988, furono presentate numerose interrogazioni parlamentari, con conferenze stampa e notevole clamore dei media, ma nessuno battè ciglio, a parte poche associazioni ambientaliste, sulle drammatiche stime di morti e feriti che si potevano desumere da quel rapporto, in particolare proprio per la Campania, nel caso di incidente rilevante.

Ora non si vuole neanche l’impianto di vagliatura, cioè un nastro trasportatore, per di più proposto in aree industriali: temo che in tal modo si possa trasformare l’emergenza rifiuti in emergenza sanitaria, anche perché in questo gioco rientrano alcune ditte che sono oggetto delle indagini dell’autorità giudiziaria, responsabili fra l’altro dello sversamento in discariche pubbliche di rifiuti non solo solidi urbani ma anche pericolosi; i comuni, a parte ogni altra considerazione, sono stati anche truffati, poiché lo smaltimento presso le discariche è avvenuto con notevoli guadagni illeciti. E’ stata anche avanzata l’ipotesi, purtroppo assai fondata, che alcune di queste ditte si stiano attrezzando per gestire gli impianti di vagliatura, pur non avendo ancora richiesto l’autorizzazione alla struttura commissariale. Se è così, si può dire che lo Stato in questo caso perde e perde molto.

Quindi, il quadro complessivo è questo e non è certo rassicurante. Alcune settimane fa, si è ipotizzato di mettere insieme tutte le istituzioni che si occupano del ciclo dei rifiuti - commissariato di Governo, province, nucleo operativo ecologico dei carabinieri, Arpa Campania ed altri – per una sorta di conferenza dei servizi per una condivisione delle responsabilità. Sarebbe quindi possibile delegare un commissario ad acta per la localizzazione degli impianti, che sono impianti di modestissimo impatto ambientale, che non hanno alcuna alternativa se non quella dell’emergenza sanitaria o delle ditte colluse con la camorra, che si presentino con argomenti convincenti alle amministrazioni comunali, ai prefetti o alla struttura commissariale.

Avviandomi alla conclusione, emerge dall’incontro di alcuni giorni fa a Napoli, una volontà molto determinata del commissario di Governo di portare a compimento gli impianti previsti con la scansione temporale di cui parlavo in precedenza. In Campania non tutte le province sono nella stessa situazione: nel casertano, nell’avellinese e del beneventano non dico che tutto sia stato risolto, però non ci sono crisi in atto, non c’è nulla di paragonabile a quello che succede a Napoli, ma anche di più a Salerno. Non sono gli impianti di vagliatura a dover preoccupare i cittadini e gli amministratori locali, avendo essi subìto ben altri affronti sia dal punto di vista ambientale che da quello della salute. Si può certamente discutere sulle aree in cui installare gli impianti, ma poiché si consuma si producono certamente rifiuti, e quindi esiste anche un problema "morale": i rifiuti si possono portare, fino ad un certo punto, in Umbria ed in Emilia Romagna, ma non è pensabile che ciò possa accadere all’infinito.

A Napoli, ad essere ottimisti, forse ci sono le premesse per uscire dall’emergenza nell’arco di quattro o cinque mesi, forse anche prima. A Salerno i tempi sono invece difficilmente quantificabili.

Invito il dottor Laudanna a prendere la parola: non per formalità, lo ringrazio per l’ospitalità e per la volontà di rendere utile quest’incontro.

 

ENRICO LAUDANNA, Prefetto di Salerno – Do il benvenuto al Presidente Scalia ed ai rappresentanti della Commissione d’inchiesta: considero un privilegio avervi tra noi e ringrazio anche i signori magistrati che hanno voluto partecipare. Non ruberò molto tempo.

Prendo le mosse dall’audizione svoltasi presso la Commissione a Roma il 12 dicembre scorso e dal documento da me consegnato in quell’occasione, che ripropongo questa mattina come base di partenza delle nostre valutazioni. Il 12 dicembre 2000 eravamo in una fase molto diversa, sia sul piano normativo che su quello dell’assetto territoriale: fase diversa, anche se allora si coglievano alcuni sintomi inquietanti, successivamente puntualmente realizzati. La "demonizzazione" degli impianti di qualsivoglia tipologia, allora già in corso, si è poi consolidata: questa è la vera chiave di lettura di tutto quello che è successo nel territorio della provincia di Salerno. Non è stato mai possibile individuare le localizzazioni, neanche in prospettiva, perché qualunque cosa avesse a che fare con i rifiuti è stata sempre percepita dalle collettività locali – per centomila motivazioni, che possono avere rilievo storico, diciamo didascalico, ma che in questa sede non rilevano – in maniera negativa, con una totale mancanza di collaborazione psicologica, collettiva, sociale, con il "rifiuto del rifiuto", non rendendo possibile quindi alcuna localizzazione.

La provincia di Salerno è l’unica in cui a tutt’oggi non è stato ancora individuato il sito per l’impianto di cdr, cioè l’evoluzione "civile" del trattamento dei rifiuti, con il superamento dell’era delle discariche e con un utilizzo in positivo dei rifiuti, rifiuti come risorsa, come occupazione, come produzione di energia. A tutt’oggi la possibilità di localizzare in provincia di Salerno gli impianti, pur necessari, di cdr è affidata ad una commissione di tecnici nominati dal presidente della regione Campania, il quale nel tentativo di superare particolarismi locali ha affidato a professionisti di riconosciuta fama il compito di monitorare il territorio per giungere alla formulazione di precise indicazioni.

Ciò naturalmente non significherà non avere reazioni da parte della popolazione, ma renderà possibile dimostrare l’oggettività del criterio di scelta: bisogna accettare che chi produce rifiuti – circa un Kg al giorno per ogni cittadino – non può poi esimersi dal concorrere anche a definire il relativo sistema di smaltimento. Le discariche avevano comunque una vita breve, poiché quelle comprensoriali che a metà dicembre 2000 erano ancora in vita erano destinate a "morire" nelle settimane successive.

Preciso che per alcune discariche, ad esempio Parapoti, nel frattempo è intervenuta una modifica normativa, essendo stata emanata l’ordinanza del 22 dicembre 2000 che ha prorogato fino al dicembre 2002 l’emergenza per la regione Campania, consentendo ai prefetti delle singole province di concorrere al meccanismo della gestione emergenziale a fianco del presidente della giunta regionale e del prefetto di Napoli delegato; in particolare, i prefetti delle singole province sono incaricati di realizzare nei rispettivi territori le modalità della vagliatura del secco dall’umido, della stabilizzazione dell’umido, nonché dello stoccaggio del secco: tutto ciò vuol dire anzitutto pervenire alla localizzazione e quindi torniamo al problema fondamentale nella provincia di Salerno, in cui si rifiutano anche gli impianti di vagliatura con dinieghi francamente poco comprensibili.

 

MASSIMO SCALIA, Presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta - Per quanto riguarda la Campania siamo passati dai 21 termodistruttori, di cui si parlava alcuni anni fa, ai 5 termodistruttori del "piano Rastrelli", poi ,dopo un dibattito che ha coinvolto direttamente anche la Commissione, si è giunti ad un’ipotesi di 2 termodistruttori: ora, l’unico di cui si parla è quello localizzato ad Acerra. Il principio generale è che, se tutti sono d’accordo, si può anche spostare la localizzazione da un posto all’altro, ma quando si è deciso si deve mantenere la decisione.

Per quanto riguarda gli impianti di cdr, essi sono finalizzati a produrre un combustibile per un termodistruttore, ma non è detto che il termodistruttore debba essere situato nella stessa area dell’impianto di cdr. Devo sottolineare che, anche nell’area napoletana, non si può parlare di situazione omogenea: vi sono infatti comuni in cui la raccolta differenziata supera il venti per cento, percentuale che sembra di un’area del nord. Ci sono quindi anche cose positive in una regione sotto pressione per l’emergenza rifiuti.

Ora c’è bisogno degli impianti di vagliatura; capisco che il cdr può essere sospettato di portarsi dietro anche il termodistruttore. Gli impianti di cdr, a dire la verità, saranno non più di cinque; lo smaltimento del secco può avvenire in tanti modi! Posso capire la situazione di ipersensibilità da parte delle popolazioni, ma ciò non vale per gli impianti di vagliatura: anzi, a tale proposito, avverto che giovedì prossimo una delegazione della Commissione si recherà a Messina per verificare il funzionamento di un impianto di ossidodistruzione.

 

ROBERTO NAPOLI, Senatore, componente della Commissione parlamentare d’inchiesta – Ricordo che il mio intervento in Senato è stato accolto…………

 

MASSIMO SCALIA, Presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta – Ho fatto cenno all’impianto di ossidodistruzione per dire che si devono comprendere completamente le potenzialità delle tecnologie disponibili: ora abbiamo la crisi della "mucca pazza", però non credo che l’ossidodistruzione possa rispondere in toto alle necessità di cui abbiamo finora parlato. Se i sindaci non si sforzano per incrementare la raccolta differenziata, non fanno l’accordo con il Conai per il riciclaggio di carta, alluminio e vetro, poi si arriva a situazioni paradossali: è questa la mia filosofia.

 

ENRICO LAUDANNA, Prefetto di Salerno – Condivido la sua filosofia, Presidente Scalia.

 

MASSIMO SCALIA, Presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta – Esamineremo l’impianto di cdr in seguito, ora possiamo risolvere l’emergenza con gli impianti di vagliatura: una volta fornita tutta l’informazione dovuta ed esperite tutte le strade possibili ed immaginabili, si sceglie un’area industriale, e la si sceglie con una seria indagine tecnica, esente da sospetti di "municipalismo" o peggio, si definisce l’impianto di vagliatura e poi, anche con sindaci o popolazioni contrari, si procede. Non è ammissibile in casi del genere l’eccesso di sensibilità!

Per quanto riguarda i commissari ad acta, vorrei capire come essi dovrebbero procedere, anche considerando le determinazioni della commissione tecnica istituita dal presidente della giunta regionale.

 

ENRICO LAUDANNA, Prefetto di Salerno – Con la vagliatura, la stabilizzazione dell’umido, lo stoccaggio del secco, si è inteso procedere con una fase intermedia tra la discarica e l’impianto di cdr, ma non si è fatto in tempo a permettere alla collettività di effettuare un salto di qualità, "culturale", poiché la gente vede il compattatore che scarica i sacchetti e si interessa fino ad un certo punto di cosa possa succedere a questi sacchetti; non vogliono neanche il compattatore in zone in cui c’è sempre qualcosa, di archeologico, di paesaggistico, di industriale o di agricolo; non siamo nello stato americano del Nevada, quindi c’è sempre un lembo di terra in cui l’uomo ha cercato di creare.

 

MASSIMO SCALIA, Presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta – Ho visto aree industriali spesso non particolarmente ben tenute………..

 

ROBERTO NAPOLI, Senatore, componente della Commissione parlamentare d’inchiesta – Vorrei dire al dottor Laudanna che, quando una persona viene sottoposta ad un intervento chirurgico, si ha l’abitudine di dirle esattamente quello che verrà fatto. Non è possibile continuare a non capire che esiste una distanza abissale tra i "palazzi" ed il popolo: nessuno immagina di utilizzare un video in una piazza, nessuno immagina di portare la gente con il pulman a vedere che cosa sia il nastro trasportatore, nessuno immagina di fare ciò che abbiamo visto in Paesi esteri, cioè un po’ di informazione preliminare nei confronti di piccole comunità che vengono "caricate" emotivamente da una stampa che ha un’enorme responsabilità: ritengo che questo sia un modo semplicemente vergognoso di affrontare le problematiche sul tappeto. Ha ragione il Presidente Scalia, se non lo affrontano le istituzioni, il problema va in mano ai casalesi, o come si chiamano in altre aree.

Quindi, o rompiamo questo meccanismo infernale della disinformazione e si ha il coraggio di dire di chi sono i soldi e facciamo vedere con un video il nastro trasportatore, oppure ci stiamo prendendo in giro. L’altra mattina sono stato lì, ho parlato tre ore con i cittadini, li ho ascoltati. Dopo averli ascoltati, ho spiegato quello che manca, una campagna seria di informazione sul problema, con una stampa che ha responsabilità enormi, perché invece di spiegare non fa altro che intervistare l’ultimo cittadino che abita lì per enfatizzare in una maniera incredibile il tutto; a ciò si aggiunge un problema di ordine pubblico, da considerare attentamente, quindi mi sono trovato lì con 200 poliziotti e sembrava si dovesse fare chissà che cosa. Noi dobbiamo invece raffreddare tutto, avere il coraggio di dire "da questo momento si ricomincia daccapo con l’informazione".

Sapete cosa dicono i sindaci? Ma perché non portate nella sala municipale - con tutti i mezzi che ha il Parlamento, il Ministero dell’ambiente, le associazioni ambientaliste – una serie di pannelli esplicativi e poi con il pulman le persone a vedere gli impianti? Continuiamo a parlare di cose sulle quali si è innestato un meccanismo inaudito di "rifiuto del rifiuto": dobbiamo rompere questo meccanismo infernale e raffreddare tutto ripartendo dall’informazione. Ci sono giornalisti che non sanno quello di cui parlano, non hanno mai visitato un impianto di cdr, non sanno cosa sia un impianto di vagliatura e "scribacchiano" sui loro giornali cose incredibili.

Quando la Commissione si è recata in Spagna ed in Francia è stato detto che la gente è stata informata delle caratteristiche dell’impianto nucleare molto tempo prima, con visite dirette, con i video, eccetera. Non ci si può poi meravigliare che, di fronte alla debolezza delle istituzioni, entri in gioco la malavita dicendo "la soluzione ve la do io"; gli insegnanti mi dicono "io non ho conoscenze dirette", però mandateci qualcosa di visivo che ci faccia capire esattamente il problema, possiamo sensibilizzare gli alunni……..E’ possibile che con tutti i mezzi del Ministero dell’ambiente non si possa disporre di una strumentazione idonea? Questi sono i veri problemi da risolvere.

 

MASSIMO SCALIA, Presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta – C’è un problema in più, poiché sull’attitudine dei media non possiamo fare pressoché nulla, se non produrre, come si suggerisce, informazione. Se questa è la situazione, indubbiamente bisogna pensare ad apportare sensibili modifiche ai comportamenti finora adottati.

 

ENRICO LAUDANNA, Prefetto di Salerno – Preciso che, in mezzo alle emergenze, si è innestata la chiusura, anticipata di qualche ora, della discarica di Parapoti, che si sarebbe dovuta protrarre fino al 31 gennaio o alternativamente fino al riempimento di altri 33 mila metri cubi di materiale: quando la magistratura ha disposto il sequestro per una gestione non adeguata si era giunti quasi al limite dei 33 mila metri cubi, quindi si sarebbe verificato il giorno dopo lo stesso problema che conosciamo, non essendo disponibili strumenti alternativi; già quando ho disposto la proroga della discarica di Parapoti di un mese, vi sono state sollevazioni di piazza, talmente significative che si sono anche avuti alcuni feriti.

 

MASSIMO SCALIA, Presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta – La discarica di Parapoti è difficilmente confrontabile con altre situazioni simili, anche sulla base delle argomentazioni formulate alla Commissione da comitati cittadini e da rappresentanti parlamentari e locali, i quali hanno fra l’altro fatto presenti le motivazioni di malessere profondo della popolazione.

 

ENRICO LAUDANNA, Prefetto di Salerno – Ho nominato i commissari ad acta, ai quali ho concesso poche ore per individuare i siti. Essi sono stati scelti fra coloro che tecnicamente conoscevano perfettamente la situazione ed avevano le capacità per giungere in breve ad un risultato; i tre siti per la vagliatura sono stati individuati, hanno richiesto approfondimenti tecnici perché la valutazione di massima dei commissari ad acta era riferita alla localizzazione, quindi altro discorso era garantire che l’ambiente, che la sanità fossero rispettati fino in fondo, poiché le deroghe procedurali sono una cosa, le ordinanze, il rigore dell’ordinamento per la tutela dell’ambiente e della sanità pubblica è un’altra cosa. Quindi, abbiamo dovuto acquisire nel più breve tempo possibile le certificazioni, i pareri e le attestazioni degli organismi preposti alla sanità pubblica………

 

MASSIMO SCALIA, Presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta – Forse è opportuna una migliore specificazione dell’attività svolta dai commissari ad acta in ordine all’individuazione dei tre siti.

 

ENRICO LAUDANNA, Prefetto di Salerno – L’acquisizione dei documenti ha richiesto ovviamente del tempo e quindi dall’individuazione iniziale è intercorso circa un mese per acquisire anche la documentazione per il sito di Palomonte: è noto che i progetti devono essere realizzati da un soggetto individuato dall’ordinanza, quindi un soggetto pubblico. Anche lì ci sono state difficoltà, superate le quali sono stati acquisiti gli ultimi documenti mercoledì scorso ed il giorno dopo ho emesso l’ordinanza con la quale autorizzo la realizzazione del sito di vagliatura di Palomonte. Prima di sottoscriverla, ho convocato per l’ennesima volta il sindaco di Palomonte ed i rappresentanti dei comitati cittadini, i quali hanno, per un verso, accolto la decisione con grande dignità; dall’altro verso, hanno però immediatamente fatto presente (cosa che faranno probabilmente anche questa mattina) la loro assoluta indisponibilità a che il loro territorio venisse "violato". Ripeto, sull’onda di quella "demonizzazione" ormai irreversibile, per quanto deprecabile, ogni cittadino si ritiene ferito dalla scelta del proprio territorio quale sede di un’attività di gestione dei rifiuti.

 

MASSIMO SCALIA, Presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta – Anche facendo riferimento a quanto diceva poco fa il senatore Napoli, ricordo che in alcune regioni meridionali il commissariamento è stato disposto sette anni fa, mentre in altre più di recente; se le emergenze più acute sono state superate a Caserta, cioè nel cuore del "regno" dei casalesi, ad Avellino, a Benevento, non si vede perché non possano essere superate in altre province, magari adottando quegli accorgimenti, relativi ad una maggiore informazione, che varrebbero a scongiurare il protrarsi dell’emergenza.

 

ROBERTO NAPOLI, Senatore, componente della Commissione parlamentare d’inchiesta – Bisogna considerare che se vicino casa c’è un’azienda con lavorazioni che tutti sanno nocive, che magari io come medico del lavoro ho definito suscettibili di generare neoplasie, è comprensibile la resistenza della popolazione e non credo che sia sufficiente l’informazione per superare le resistenze.

 

GIOVANNI IULIANO, Senatore, componente della Commissione parlamentare d’inchiesta – Fermo restando che quello che dice il collega Napoli è da tutti riconosciuto, è certamente necessario informare e quindi cercare di eliminare le paure della gente. Del resto, nessuno sarà capace di ammettere che con lavorazioni di materiali cancerogeni si va ad inquinare un ambiente che era pulito; le lavorazioni cancerogene costituiscono un elemento ulteriore di preoccupazione e di allarme. Quanto poi agli impianti di vagliatura o di altro tipo……………

 

MASSIMO SCALIA, Presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta – Esiste purtroppo, storicamente stratificata, la convivenza con un rischio che si finge di ignorare. Si deve però dire che una cosa sono le lavorazioni che presentano rischi cancerogeni, un’altra gli impianti che servono a smaltire i rifiuti prodotti proprio in quel territorio.

 

ROBERTO NAPOLI, Senatore, componente della Commissione parlamentare d’inchiesta – Il problema è che, quando già ci sono le lavorazioni che presentano rischi cancerogeni, la gente difficilmente vuole avere vicino casa anche impianti che si occupano del trattamento dei rifiuti.

 

MASSIMO SCALIA, Presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta – La differenza fondamentale è che nella localizzazione, ad esempio, della fabbrica delle vernici la gente può non essere stata coinvolta, mentre nel caso dei rifiuti, o smetto di mangiare, di vestirmi, di vivere, di produrre rifiuti, oppure dovrò pur sistemarli da qualche parte.

 

ROBERTO NAPOLI, Senatore, componente della Commissione parlamentare d’inchiesta – La gente ha paura, non è che non si preoccupa, si preoccupa eccome! E dice "ci mettiamo pure questo?".

 

MASSIMO SCALIA, Presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta – Ecco, "pure questo" è una cosa ad impatto ambientale molto basso, per di più con una forte motivazione sociale; altrimenti, insisto, non si dovrebbe mangiare, vestirsi, non si dovrebbe insomma consumare più niente.

 

ENRICO LAUDANNA, Prefetto di Salerno – Vorrei completare il ragionamento in precedenza sviluppato. Sulle scelte in materia non ho fatto sconti, nonostante le emergenze e le urgenze: le procedure sono state molto accelerate, però mi è sembrato di poter dare alla collettività la garanzia assoluta che non sarebbero state violate le norme connesse alla tutela dell’ambiente ed alla sanità pubblica. Ciò spiega i tempi occorsi per completare l’iter procedurale.

Resta certamente il problema molto grave del rifiuto indifferenziato che marcisce lungo le strade, mentre per gli impianti di vagliatura già autorizzati ci vuole un po’ di tempo, qualche giorno. Vi sono 1.100 tonnellate giornaliere che sono comunque per strada: sono gestite sotto la responsabilità dei sindaci con il ricorso all’articolo 13 del "decreto Ronchi", oppure sono trasportate con un apposito piano di smaltimento presso altre regioni. Questi sono palliativi e non risolvono certo il problema: quindi occorre trovare un nuovo bacino ed occorre riversare in qualche discarica il quantitativo in questione per avviare a regime il sistema. Infatti il presidente della provincia, ai sensi del predetto articolo 13, ha individuato un sito in località Macchia Soprana, nel comune di Serre in provincia di Salerno, e con un’ordinanza emessa ieri ha avviato i lavori per la sua utilizzazione come stoccaggio dei rifiuti indifferenziati giacenti nel territorio provinciale.

Esiste quindi questo sbocco a breve e non so se il sito potrà essere utilizzato come discarica del secco, perché anche il secco deve essere messo da qualche parte. Sui giornali di oggi si legge con insistenza una nuova attenzione riguardo alla discarica di Parapoti, essendo essa considerata una risorsa ove venissero meno le condizioni che hanno determinato il sequestro: su Parapoti esiste una valutazione svolta dal gruppo tecnico di lavoro, quello incaricato di sondare lo stato di salute e la capacità residua delle discariche. Poiché c’è la possibilità dei prefetti di utilizzare le discariche oltre i limiti inizialmente consentiti, con qualche aggiustamento si potrebbe andare avanti per qualche mese: esistono però problemi di ordine pubblico certamente rilevanti che impongono un’attenta riflessione.

 

MASSIMO SCALIA, Presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta – Riguardo alle "ecoballe", ricordo che compattano e riducono di quasi la metà il volume del tal quale e quindi, soprattutto nella stagione estiva, riescono a ridurre notevolmente le conseguenze negative, anche in termini di odori. Prego il dottor Apicella di prendere la parola.

 

LUIGI APICELLA, Procuratore distrettuale antimafia di Salerno – C’è un progetto redatto dall’ufficio tecnico della provincia, che ha già avuto l’approvazione dell’Anpa e dell’Asl e che si prospetta idoneo a configurare un conferimento di rifiuti tale da non provocare danni all’ambiente, con il rispetto delle normative vigenti. Mi pare che i lavori inizino ora e la decisione è stata adottata dal presidente della provincia anche con l’assenso del presidente della regione, del prefetto di Napoli e del prefetto di Salerno.

Gli organi istituzionali hanno preso atto che la situazione è assolutamente insostenibile: lungo la costa, nel cilento, nell’agro nocerino-sarnese, anche in previsione dei mesi estivi, si rischia di incrementare la fase dell’emergenza. In questo momento non si può più guardare per il sottile, pur dovendo naturalmente rispettare le normative, e quindi la decisione assunta con ordinanza dal presidente della provincia, ai sensi dell’articolo 13 del "decreto Ronchi", ha avuto l’assenso anche del prefetto di Napoli, del presidente della regione e del prefetto di Salerno per competenza territoriale.

 

ROBERTO NAPOLI, Senatore, componente della Commissione parlamentare d’inchiesta – Non si deve dimenticare che, quando i sindaci riconoscono l’utilità di un impianto di smaltimento, spesso subiscono attacchi violenti; il sindaco di Palomonte è persona per bene e non vorrebbe subire accuse ingiustificate.

 

MASSIMO SCALIA, Presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta – Poiché mi rendo conto del momento di grande tensione, un’iniziativa del commissario di Governo, magari per mezzo della prefettura, che dia informazioni ai cittadini per mezzo di appositi manifesti potrebbe rivelarsi opportuna; si potrebbero anche organizzare visite guidate degli studenti e dei comitati cittadini per rendersi conto delle caratteristiche del nastro trasportatore.

 

LUIGI APICELLA, Procuratore distrettuale antimafia di Salerno – Forse in questa fase, per favorire la soluzione dei problemi sul tappeto, sfugge una cosa essenziale: lo studio del territorio si rende necessario per verificare tutte le possibilità connesse alle condizioni atmosferiche ed all’impatto ambientale al fine………….

 

MASSIMO SCALIA, Presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta – Mi scusi, dottor Apicella, la regione Campania è commissariata da circa sette anni ed in questo periodo alcune cose sono state fatte: ricordo, ad esempio, che in Commissione il dottor Todisco ci fece vedere il piano relativo alla Campania, con la definizione di tutti gli assetti sismo-idrogeologici, elementi fondamentali per una conoscenza approfondita del territorio. Tali mappe sicuramente possono essere ancora utilizzate, ma è ora necessario procedere alla realizzazione degli impianti.

 

LUIGI APICELLA, Procuratore distrettuale antimafia di Salerno – Lo studio approfondito del territorio consente anche di fornire ai cittadini una migliore informazione, ad esempio rilevando che tra i siti scelti deve essere compreso anche un termodistruttore. In ordine all’impianto di Parapoti, si è proceduto alla chiusura perché vi erano indagini della magistratura sull’inquinamento da esso determinato per cui……………

 

MASSIMO SCALIA, Presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta – Mi scusi, per curiosità, qual è l’ipotesi di reato per cui avete chiuso l’impianto?

 

LUIGI APICELLA, Procuratore distrettuale antimafia di Salerno – Inquinamento delle acque. Abbiamo verificato alcuni valori della falda acquifera ed abbiamo chiesto il sequestro che il gip ci ha………….

 

MASSIMO SCALIA, Presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta – Ricorda i valori inquinanti di riferimento?

 

LUIGI APICELLA, Procuratore distrettuale antimafia di Salerno – Voglio ricordare al Presidente Scalia che è il sostituto procuratore della Repubblica di Salerno, dottor Angelo Frattini, ad essersi occupato da tempo della materia: è stato anche ascoltato in Commissione, se ben ricordo circa due anni fa.

 

MASSIMO SCALIA, Presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta – Sì, è stato ascoltato dalla Commissione.

 

PAOLO RUSSO, Deputato, componente della Commissione parlamentare d’inchiesta – Si può ricordare che la valutazione è derivata dall’inquinamento della falda acquifera e dalla presenza in essa di inquinanti estranei ai rifiuti urbani.

 

LUIGI APICELLA, Procuratore distrettuale antimafia di Salerno – Non ho il quadro completo; comunque, in ogni caso, a noi è interessato il dato finale, vale a dire il problema dell’inquinamento delle acque derivante da sostanze presenti nei rifiuti.

 

MASSIMO SCALIA, Presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta – Il problema attiene però anche ad un’altra fattispecie. Ad esempio, se negli inquinanti trovati a Tufino sono presenti anche altre sostanze, ad esempio determinati metalli, abbiamo la certezza che nella discarica controllata sono stati sversati non solo rifiuti solidi urbani, ma anche rifiuti industriali che non vi potevano essere sversati, e che il comune ha pagato………..

 

LUIGI APICELLA, Procuratore distrettuale antimafia di Salerno – C’è una causa ed un effetto: la discarica di Parapoti è oggetto di un’indagine che riguarda anche problemi di carattere penale, attinenti alla gestione.

 

MASSIMO SCALIA, Presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta – Lei, dottor Apicella, ha ricordato che il dottor Frattini si è occupato della materia: i nostri consulenti magistrati si metteranno in contatto con lui per la documentazione.

 

LUIGI APICELLA, Procuratore distrettuale antimafia di Salerno – Con riferimento alla discarica di Parapoti, ritengo si debbano sempre fare i conti con i problemi dell’inquinamento che può derivare dagli impianti, da collegare con le problematiche relative all’impatto ambientale. Quanto all’inserimento delle organizzazioni criminali, posso dire che, riguardo alla procura di Salerno, anche in considerazione dell’operato delle forze di polizia, non vi sono segnali di inserimento dei clan camorristici nella gestione dei rifiuti. E’ chiaro che, se non interviene lo Stato, la camorra può gestire in qualche modo la fase attuale, per tentare il "fai da te": possono, in particolare, intervenire ditte collegate con i predetti clan.

 

MASSIMO SCALIA, Presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta – La ringrazio, dottor Apicella.

 

GIANCARLO RUSSO, Sostituto procuratore della Repubblica di Nocera Inferiore – Intendo fornire indicazioni di massima sulle problematiche generali. Le situazioni di emergenza, con molti soldi e possibilità di finanziamenti, al di là dei bilanci dei comuni, sono i punti di riferimento ed i presupposti perché si possa ritenere che l’attività illecita o della criminalità organizzata possa avere "l’acquolina in bocca" di fronte ad una situazione che permette ai comuni di spendere senza "lacciuoli". Ritengo quindi che l’osservatorio della procura, dal punto di vista investigativo e non, sia il luogo ottimale per verificare se aziende o interessi più o meno direttamente collegati alla camorra possano in qualche modo intervenire.

Preciso che, anche riguardo a Sarno, vi sono indagini della direzione distrettuale antimafia e credo che vi sia una criticità anche in riferimento ai sostanziosi finanziamenti finora deliberati. Allo stato, non abbiamo indagini in corso sul punto specifico ed abbiamo ritenuto, di fronte all’emergenza rifiuti, di avviare un’indagine esplorativa per andare a vedere cosa stesse succedendo.

L’indagine esplorativa intende rispondere, in primo luogo, alla domanda di giustizia dei cittadini: la magistratura deve verificare se i sindaci si siano attivati, come si siano attivati di fronte all’emergenza, e solo in seguito la valutazione del materiale raccolto potrà consentire di appurare eventuali responsabilità; ad esempio, responsabilità delle autorità sanitarie. Il problema è essere in grado di accertare responsabilità precise.

 

PAOLO RUSSO, Deputato, componente della Commissione parlamentare d’inchiesta – Mi scusi, dottor Russo, quindi la valutazione che state facendo, di fronte all’emergenza, è rinvenire le ragioni che l’hanno determinata.

 

MASSIMO SCALIA, Presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta – Si deve anche ricordare che i provvedimenti di commissariamento sono adottati a seguito di una dichiarazione di emergenza formulata a livello regionale.

 

GIANCARLO RUSSO, Sostituto procuratore della Repubblica di Nocera Inferiore – Abbiamo il compito di verificare se vi sia qualche persona indagabile; anche in quest’ottica, è chiaro che non andiamo alla ricerca di colpevoli, magari eccellenti, a tutti i costi, ma il nostro, anche nell’emergenza, rimane un ruolo di tutela della legalità, sia pure soltanto in materia ambientale.

 

MASSIMO SCALIA, Presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta – L’ottica dovrebbe essere che, nell’attivazione dei poteri e delle deroghe, le competenze ………

 

GIANCARLO RUSSO, Sostituto procuratore della Repubblica di Nocera Inferiore – Infatti, nell’individuazione dei siti, quali sono i reati che possono concretizzarsi? I siti sono pubblici o privati? Se sono siti privati, si può accendere una lampadina su come siano stati individuati, con il pericolo di qualche corruzione; andiamo a vedere, dal punto di vista della scelta, come essa sia avvenuta e se vi sia stato qualche interessamento di collusione. E’ chiaro che io non posso configurare una discarica abusiva: anche l’articolo 13 del "decreto Ronchi" prevede che un’ordinanza deve avere un limite temporale e soprattutto deve garantire il rispetto di certi parametri. Il sito è stato scelto senza che siano stati commessi reati? Viene gestito nel modo ottimale dal punto di vista igienico-sanitario?

In questo contesto vi sono stati alcuni tentativi di condizionare gli organi inquirenti. Per quanto riguarda Sarno, vennero da me il commissario straordinario ed il capo dell’ufficio tecnico, ai quali feci capire che, in riferimento alla consulenza fatta per il procedimento in sede penale, l’area era pericolosa ed era pericoloso lavorarci. Hanno rinunciato, però Sarno ha avuto una serie di problemi che si sono spostati in due o tre posti diversi, individuati i siti di stoccaggio, e quindi la cava posta sotto sequestro non è stata toccata.

E’ chiaro che il nostro campanello d’allarme suona ed è già suonato quando ci rendiamo conto che i siti individuati sono privati. C’è anche tutto il discorso dell’affidamento dei lavori e del trasporto di rifiuti nell’emergenza. Per quanto riguarda il comune di Pagani, c’è un’ordinanza che affida ed ha affidato, nei giorni successivi alla chiusura delle discariche, alla ditta titolare di una cava abusiva il trasporto dei rifiuti che bisognava, per motivi di emergenza igienico-sanitaria, eliminare.

E’ chiaro che nella fase dell’emergenza non è facile, pur mettendo insieme i dati, capire fino a che punto vi sia un comportamento illecito. E’ anche vero che talvolta vi sono soggetti che, per vari versanti e vari elementi, sono stati indagati per comportamenti collusivi. Vi è una serie di elementi preoccupanti, però da sviluppare. Quindi posso dire che in questi giorni stiamo seguendo una fase di indagine allo stato iniziale, possiamo immaginare che vi sia interesse ad avvicinare le ditte utilizzate dai comuni per gestire la raccolta soprattutto nella fase emergenziale ottenendo o comunque imponendo lavoro e forniture per le imprese collegate o colluse.

 

MASSIMO SCALIA, Presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta – Ci stupiremmo del contrario: si tratta di capire bene quali siano le modalità delle indagini e degli accertamenti. Sono presenti società colluse con la camorra………

 

GIANCARLO RUSSO, Sostituto procuratore della Repubblica di Nocera Inferiore – Abbiamo iniziato ad accendere i riflettori, ma abbiamo già qualche interessante spunto investigativo, tuttavia ancora da sviluppare compiutamente.

 

PAOLO RUSSO, Deputato, componente della Commissione parlamentare d’inchiesta – Voglio ricordare, a questo proposito, che i veicoli utilizzati per lo stoccaggio sono concessi in affitto a 300 mila lire giornaliere. Si verifica anche che vi è una quantità talmente grande di rifiuti da far supporre che qualcosa proviene anche da territori extra regionali, anche rifiuti pericolosi provenienti da siti industriali, da Paesi dell’est, con la presenza di percolato derivante da metalli pesanti. Si tratta anche di capire se tali metalli pesanti fossero presenti anche nella discarica di Parapoti.

Inoltre, a seguito di un’indagine del Noe dei carabinieri, sono state ipotizzate responsabilità anche di rappresentanti del consorzio per lo stoccaggio di rifiuti, con il risultato che da una settimana…………

 

GIANCARLO RUSSO, Sostituto procuratore della Repubblica di Nocera Inferiore – Non sapevo di questa indagine del Noe.

 

ROBERTO NAPOLI, Senatore, componente della Commissione parlamentare d’inchiesta – Le risulta che il fratello del tenente del Noe abbia un sito di compostaggio?

 

GIOVANNI IULIANO, Senatore, componente della Commissione parlamentare d’inchiesta – A me non risulta, anche se sarebbe assolutamente legittimo; però, in un clima di sospetti…………Siamo tutti sotto una lente di ingrandimento, per cui, se ciò fosse, sarebbe ravvisabile un’incompatibilità.

 

GIANCARLO RUSSO, Sostituto procuratore della Repubblica di Nocera Inferiore – Per la verità, sto indagando.

 

PAOLO RUSSO, Deputato, componente della Commissione parlamentare d’inchiesta – In riferimento a Castel San Giorgio, mi sembra vi sia un provvedimento della struttura commissariale……….Nell’area si dovrebbero trasferire i detriti, ma anche l’impianto di vagliatura: del vincolo non si dà atto, come non si dà atto del vincolo ambientale conseguente ad un sequestro della magistratura.

 

GIANCARLO RUSSO, Sostituto procuratore della Repubblica di Nocera Inferiore – Quelli ipotizzati sono alcuni degli spunti sotto la nostra considerazione.

 

PAOLO RUSSO, Deputato, componente della Commissione parlamentare d’inchiesta – Penso al povero sindaco di un piccolo paese, in una fase emergenziale in cui è ravvisabile un grande impegno anche dello Stato, in presenza di sette anni di commissariamento: si giunge quindi al punto che l’emergenza non basta più, si determina l’emergenza nell’emergenza, il povero sindaco di questo non ha responsabilità, individua un sito per cercare di risolvere il proprio problema, con gli strumenti, con le convinzione, con la pressione popolare che ha, con le condizioni sociali che si determinano. Sicuramente risolve un problema di ordine ambientale, viceversa i siti………….. Voglio dire quindi che si deve valutare il male minore rispetto a quanto accade, ovviamente tenendo presenti tutti gli elementi sul tappeto. Ci sono quindi i sindaci che lasciano i rifiuti per strada, i sindaci che tentano di individuare alcuni siti alla meglio, i sindaci che sono fortunati o più bravi e riescono a creare condizioni di maggiore consenso individuando siti che non determinano la ribellione della popolazione.

 

GIANCARLO RUSSO, Sostituto procuratore della Repubblica di Nocera Inferiore – Parlavo di spunti investigativi perché questo è il mio mestiere, ben conoscendo gli interessi che ci sono; se vi sono soggetti nel registro degli indagati, allora le indagini seguiranno il loro corso ma con estrema determinazione ed equilibrio da parte nostra, con la doverosa consapevolezza di non potere criminalizzare condotte necessitate e sostanzialmente incolpevoli.

Per quel che riguarda le reti fognarie, sono stati tutti indagati, poi obiettivamente e serenamente prosciolti.

Un’ultimissima cosa: quanto alle nostre indagini, vi sono interessi economici che vanno ad essere colpiti, però credo che l’azione dell’autorità giudiziaria possa avere un effetto persuasivo per la soluzione dei problemi, anche se questa finalità è soltanto indiretta rispetto al compito istituzionale primario di accertare e reprimere condotte personali.

 

MASSIMO SCALIA, Presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta – Si cercava di capire se un tale Marrazzo avesse lamentato episodi estorsivi.

 

GIANCARLO RUSSO, Sostituto procuratore della Repubblica di Nocera Inferiore – Vi sono alcuni episodi, non so se in essi sia implicato o meno lo stesso Marrazzo; nella lettera egli diceva "ho trasportato i rifiuti, adesso dove li metto? ". Per quanto riguarda l’appalto per la fornitura di cemento per la ditta di Firenze che sta costruendo il depuratore, credo a Nocera, siamo in una fase in cui non sono stati instaurati procedimenti, però vi sono elementi che ci fanno ritenere che l’interesse della criminalità locale organizzata e non si dirigerà quasi sicuramente verso queste tradizionali fonti di reddito.

 

MASSIMO SCALIA, Presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta –Scusi, vorrei ricordare che nei giorni scorsi abbiamo avuto presso la prefettura di Napoli un incontro con alcuni magistrati della procura distrettuale antimafia, in cui è emersa la necessità di avviare uno stretto coordinamento in una fase di tale delicatezza.

 

GIOVANNI IULIANO, Senatore, componente della Commissione parlamentare d’inchiesta – A Salerno vi sono stati diversi episodi, ad esempio è stato incendiato un escavatore di una ditta operante nel settore.

 

ROBERTO NAPOLI, Senatore, componente della Commissione parlamentare d’inchiesta - Vi sono anche precedenti di frodi, ad opera di ditte interessate allo svolgimento dei lavori sull’autostrada Salerno-Reggio Calabria.

 

PAOLO RUSSO, Deputato, componente della Commissione parlamentare d’inchiesta – Nel caso specifico dei rifiuti, ricordo un episodio di qualche giorno fa relativo ad un escavatore di una ditta vicino Serra: so che la denuncia è stata inoltrata, ma non ho notizia del seguito delle indagini.

 

MASSIMO SCALIA, Presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta –Come diceva l’onorevole Paolo Russo, è scontato che vi sia una presenza di comportamenti illeciti, si tratta solo di vedere se si riesce a dimostrarla giudizialmente.

 

GIANCARLO RUSSO, Sostituto procuratore della Repubblica di Nocera Inferiore – Noi svolgiamo indagini mentre il reato si sta svolgendo: sarebbe utile per le procure avere un rapporto stabile di collaborazione con le altre autorità, per disporre in tempo reale di notizie sui provvedimenti amministrativi, sulle ordinanze adottate, per capire ciò che si sta muovendo, quali siano i parametri di riferimento, in modo che sia reso più agevole anche il coordinamento fra le procure e la direzione distrettuale antimafia.

 

ENRICO LAUDANNA , Prefetto di Salerno – Comunico che, nonostante avesse dato in un primo momento la sua disponibilità, il presidente della provincia di Napoli non sarà presente a causa della concomitanza con altri impegni istituzionali.

 

MASSIMO SCALIA, Presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta –D’accordo. Do la parola al presidente della provincia di Salerno.

 

ALFONSO ANDRIA, Presidente della provincia di Salerno – Ringrazio la Commissione dell’invito e mi limiterò a fornire qualche informazione supplementare a quanto già detto dal signor prefetto sui provvedimenti adottati nelle ultime ore, nella considerazione che vi è un'assoluta sintonia tra prefettura, provincia ed enti locali nel tentativo di fornire una risposta al problema, ormai arrivato a livelli intollerabili; devo però anche dire che questo tentativo da parte della provincia è in atto non da oggi, cioè creare una migliore consapevolezza della classe dirigente locale rispetto alla complessa questione del ciclo dei rifiuti.

All’indomani delle elezioni del 1995, non essendo stati costituiti i consorzi di bacino, la provincia iniziò a convocare i sindaci per, in qualche modo, anticipare gli scenari successivi: a settembre-ottobre 1995 si sarebbe dato luogo, come in effetti avvenne, alla "provincializzazione" dei rifiuti.

 

MASSIMO SCALIA, Presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta –Provincializzazione dei rifiuti perché anche nella regione Campania vi era una ripartizione su base provinciale.

 

PAOLO RUSSO, Deputato, componente della Commissione parlamentare d’inchiesta – Il riferimento è alla legge della regione Campania n.10 del 1993: in essa vi è ciò che il presidente Andria sta dicendo in ordine alla formazione dei consorzi di bacino, alla responsabilità delle province ed al numero dei comuni che debbono far parte di ogni singolo consorzio.

 

ALFONSO ANDRIA, Presidente della provincia di Salerno – Fino agli ultimi mesi del 1995, la provincia di Salerno per la gran parte conferiva i propri rifiuti in altri territori. Successivamente è stata iniziata un’attività di sensibilizzazione degli amministratori locali per giungere ad una considerazione diversa del tema dei rifiuti: rifiuto come risorsa, necessità della raccolta differenziata, forme di sperimentazione, convezione con i consorzi di bacino.

Devo dire che vi è stata una buona reazione da parte di alcuni bacini, che però rappresentano aree della provincia, non dico marginali, ma un po’ residuali rispetto alla massa complessiva di conferimento dei rifiuti: ad esempio, il consorzio Salerno 4 all’estremo sud della provincia, il Cilento, ha dato prova di una buona reattività; più recentemente, quando ci siamo avvicinati all’emergenza dell’emergenza, abbiamo cominciato a capire che qualcosa doveva essere modificata. La provincia ha compiuto mille tentativi per far passare nell’opinione pubblica anche l’idea del termovalorizzatore e poi del cdr, concorrendo all’indicazione di alcuni siti in alternativa a quello originariamente previsto, poi scartato dal piano di emergenza della regione.

Se oggi già vi fossero impianti di cdr in costruzione, sicuramente vi sarebbe una risposta diversa della popolazione: purtroppo, ad oggi, non è stato localizzato l’impianto di cdr!

Ritengo che l’università di Salerno sia il giusto referente per pervenire alla localizzazione, con un gruppo di esperti coordinati dal preside della facoltà di ingegneria. Ricordo che il 31 agosto scorso ho promosso una riunione presso la sede della provincia, in cui è stata indicata, tra le strade possibili, l'apertura di nuove discariche ovvero l’ampliamento di quelle già esistenti: vi è stata però una solenne bocciatura di questa ipotesi dal commissariato per l’emergenza discariche. Oggi stiamo facendo esattamente questo: stiamo aprendo delle discariche, con la differenza che le apre il presidente della provincia. Quella di Serra era una discarica comunale ……

 

MASSIMO SCALIA, Presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta – Controllata!

 

ALFONSO ANDRIA, Presidente della provincia di Salerno – Sì, controllata. C’è un impianto chiuso un anno e mezzo fa a seguito di un controllo della provincia, che in una prima fase notò una gestione non del tutto esemplare, essendoci dei problemi di percolato; subito dopo ne fu ordinata la chiusura.

La struttura commissariale facente capo al presidente della regione 20-25 giorni or sono ha ripreso l’ipotesi di Serra, ci ha chiesto di esaminarla e noi l’abbiamo fatto con i nostri tecnici; abbiamo presentato, d’accordo con la struttura commissariale, un progetto per l’ampliamento di questa discarica. Quando ieri mattina ho adottato l'ordinanza, che peraltro prevede il concerto con il presidente della regione, il prefetto di Napoli e quello di Salerno, ho fatto riferimento al preventivo assenso con gli organismi citati.

 

PAOLO RUSSO, Deputato, componente della Commissione parlamentare d’inchiesta – Il sindaco non è compreso tra le istituzioni!

 

ALFONSO ANDRIA, Presidente della provincia di Salerno – Come presidente della provincia, ho cercato di tenere fuori il sindaco, che stranamente ha accettato il procedimento adottato, contribuendo anche a creare un certo consenso sul territorio o per lo meno a contenerlo. Questa mattina, alle ore 9, sono iniziati i lavori.

 

ROBERTO NAPOLI, Senatore, componente della Commissione parlamentare d’inchiesta – Ho personalmente fornito a quel sindaco il filmato del TG1 concesso dalla RAI, che è stato fatto vedere in piazza ai cittadini.

 

GIOVANNI IULIANO, Senatore, componente della Commissione parlamentare d’inchiesta – In effetti, signor prefetto, tutto ciò è servito a chiarire le idee.

 

PAOLO RUSSO, Deputato, componente della Commissione parlamentare d’inchiesta – Quanto tempo occorre per i lavori?

 

ALFONSO ANDRIA, Presidente della provincia di Salerno – Si lavora in progressione, in successione; via via che si comincia ad allargare, a ricoprire ed impermeabilizzare, inizia il conferimento dei rifiuti.

 

PAOLO RUSSO, Deputato, componente della Commissione parlamentare d’inchiesta – Quando comincerete?

 

ALFONSO ANDRIA, Presidente della provincia di Salerno – Fra tre o quattro giorni.

 

GIOVANNI IULIANO, Senatore, componente della Commissione parlamentare d’inchiesta – I conferimenti quali consorzi riguarderanno?

 

ALFONSO ANDRIA, Presidente della provincia di Salerno – Certamente non i consorzi 3 o 4, che in questo momento hanno una relativa autosufficienza; sicuramente i consorzi 1 e 2, compresa quindi la città di Salerno.

 

GIOVANNI IULIANO, Senatore, componente della Commissione parlamentare d’inchiesta – Quanti mesi potrebbe durare?

 

ALFONSO ANDRIA, Presidente della provincia di Salerno – Circa quaranta giorni.

 

MASSIMO SCALIA, Presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta – Se voi oggi aveste le ecoballe o l’impianto di vagliatura, la capacità di ricezione della discarica aumenterebbe moltissimo.

 

ALFONSO ANDRIA, Presidente della provincia di Salerno – Il problema è che stiamo affrontando l’emergenza dell’emergenza, poi questo impianto potrebbe entrare a far parte di un sistema integrato.

 

MASSIMO SCALIA, Presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta – Mi chiedo perché non si approfitti per mettere accanto alla discarica un impianto di vagliatura: si potrebbe anche cogliere l’occasione per il risanamento delle numerose cave abusive sparse sul territorio.

 

ROBERTO NAPOLI, Senatore, componente della Commissione parlamentare d’inchiesta – Ce ne sono tante di cave abusive!

 

ALFONSO ANDRIA, Presidente della provincia di Salerno – Vi è un’iniziativa da parte del prefetto di Salerno, attraverso i commissari ad acta, per la localizzazione dei siti destinati agli impianti di vagliatura.

 

GIOVANNI IULIANO, Senatore, componente della Commissione parlamentare d’inchiesta – Credo che, in ordine agli impianti di vagliatura, con il solo ampliamento della discarica qui individuata non si fa fronte all’emergenza dell’emergenza: si ipotizzano anche altre soluzioni?

 

ALFONSO ANDRIA, Presidente della provincia di Salerno – In questo momento non vedo altre soluzioni, a parte l’ipotesi di un’eventuale riutilizzazione, almeno parzialmente, delle discariche di Parapoti e Montecorvino Pugliano.

 

MASSIMO SCALIA, Presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta – Tale ipotesi non sembra praticabile, come risulta anche dagli incontri avuti dalla Commissione con esponenti locali: sembra complicato riutilizzare la discarica di Parapoti, ad esempio, poiché c’è una forte tensione della popolazione, contraria a ciò.

 

ALFONSO ANDRIA, Presidente della provincia di Salerno – Si tratta di 1100 tonnellate giornaliere, con una vagliatura ed una parte secca ancora da definire.

 

MASSIMO SCALIA, Presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta – Mi scusi, questa vagliatura, qualora entrasse in esercizio, quale quantità riguarderebbe?

 

ALFONSO ANDRIA, Presidente della provincia di Salerno – Il totale di 1100 tonnellate.

 

PAOLO RUSSO, Deputato, componente della Commissione parlamentare d’inchiesta – Si possono fare solo delle previsioni sul trattamento della parte secca. Abbiamo sempre detto che il sistema della vagliatura non avrebbe esaurito il problema dei rifiuti. In riferimento a quanto diceva il senatore Napoli, la preoccupazione della popolazione è motivata dal fatto che, non essendovi un piano completamente definito, un impianto di vagliatura diventa in condizioni di emergenza un impianto di stoccaggio di ecoballe.

 

ENRICO LAUDANNA , Prefetto di Salerno – Sappiamo che dei sette impianti di cdr della regione Campania tre o addirittura quattro, nei prossimi due o tre mesi, dovrebbero essere in grado di funzionare. Si tratta anche di considerare i rapporti fra gli impianti di vagliatura, quelli di cdr e quelli di termovalorizzazione.

 

ALFONSO ANDRIA, Presidente della provincia di Salerno – Per quanto riguarda Giffoni, vi sono state tre candidature consecutive. Era comprensoriale il terreno offerto dal comune, perché a suo tempo il prefetto di Napoli delegato lo espropriò; l’accertamento dell’Arpac e della asl, nell’istruttoria tecnico-amministrativa seguente all’individuazione del sito, ha dato esito negativo. Poi gli esperti nominati dal presidente Bassolino hanno ritenuto il terreno instabile; oltre tutto vi è anche una difficoltà oggettiva relativa al dissesto idrogeologico. Anche a Palomonte abbiamo dovuto procedere all’occupazione di urgenza per un anno, perché anche lì era stato messo a disposizione un terreno da espropriare. Quindi, si tratta di fare un secondo decreto, da me adottato nel caso di Palomonte.

 

MASSIMO SCALIA, Presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta – Sui tempi quali sono le previsioni? Il sistema dei tre siti per la vagliatura dovrebbe andare in esercizio verso la fine del mese?

 

ALFONSO ANDRIA, Presidente della provincia di Salerno – Questo non lo so, Presidente Scalia, sul piano tecnico non ho elementi precisi: si dicono cose contraddittorie giorno dopo giorno.

 

MASSIMO SCALIA, Presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta – I commissari ad acta devono formulare le loro proposte entro quali tempi?

 

ALFONSO ANDRIA, Presidente della provincia di Salerno – Hanno il mandato dell’individuazione. Orientativamente, entro un mese dovrebbe iniziare il funzionamento degli impianti, a regime ridotto. Per completare il sistema almeno della vagliatura, vi sarà bisogno di un ulteriore trasporto fuori provincia o di un appoggio presso altri impianti, oppure anche di stabilire un'ulteriore linea di vagliatura in un'altra area.

 

MASSIMO SCALIA, Presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta – Non mi sembra realistico pensare ad una soluzione con il trasporto fuori provincia. Sarebbe forse meglio definire i compiti dei commissari ad acta con maggiore precisione.

 

ENRICO LAUDANNA , Prefetto di Salerno – Signor Presidente, desidero precisare che l’ambito di competenza dei commissari ad acta è contenuto nel terzo comma dell’articolo 5 dell’ordinanza n. 3100: essi collaborano con il prefetto della provincia di Salerno per l’intero ciclo della realizzazione degli impianti di vagliatura, di stabilizzazione dell’umido e dello stoccaggio del secco.

E’ quindi rimessa alla valutazione tecnica esclusiva dei commissari ad acta l’individuazione, nonché il suggerimento ed anche la predisposizione dei meccanismi complessivi: se essi mi dicono che a Palomonte si può fare tutto, mi sta bene, se mi dicono che non si può fare tutto, devo convenire.

L’attività dei commissari ad acta è continuativa ed in questo momento sono in azione: a Palomonte e Giffoni, ad esempio, si deve tener conto di esigenze talvolta contrastanti.

 

MASSIMO SCALIA, Presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta – Il problema è di avere tanti siti quanti bastano, secondo le previsioni tecniche: da 1100 tonnellate giornaliere si passa alle 700 tonnellate giornaliere smaltibili con gli impianti realizzati. Sarà cura del prefetto far sì che i commissari ad acta rispondano con precise proposte, in modo che alla fine sia possibile smaltire tutte le 1100 tonnellate.

 

ENRICO LAUDANNA , Prefetto di Salerno – Vorrei aggiungere che i commissari ad acta devono essere messi nella condizione di compiere l’intero ciclo: io lo ricordo spesso anche in modo formale, inviando loro una documentazione rilevante al fine di integrare il sistema. Ricordo però che l’ordinanza n. 3100 contiene una norma integrata dalla successiva ordinanza n. 3104, che prevede una chiusura complessiva del sistema: cioè, se tutto questo non riesce, si trasferisce al prefetto di Napoli il potere di agire in proprio per individuare i siti. Quindi, il sistema in ogni caso si chiuderà. Stiamo cercando di chiuderlo con i commissari ad acta.

 

PAOLO RUSSO, Deputato, componente della Commissione parlamentare d’inchiesta – Ho capito, da quanto detto finora, che il tutto funzionerà in tempi un po’ più diradati.

 

ALFONSO ANDRIA, Presidente della provincia di Salerno – Ribadisco quanto già detto, nell’incontro presso la prefettura di Napoli con il presidente della regione, circa la mia disponibilità a procedere anche sulle ipotesi finora delineate. Preciso che le reazioni della popolazione si sono verificate dappertutto: a Montecorvino in modo particolarmente eclatante, con conseguenze olfattive e di qualità della vita complessiva che si possono immaginare. Vi sono state reazioni della popolazione dove gli impianti non esistevano e per questa sola ragione della popolazione è stata cambiata la localizzazione. Oggi non è più il momento delle reazioni. Stiamo procedendo nella ricerca di qualche altro sito.

 

MASSIMO SCALIA, Presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta – Supponendo che questa fase dell’emergenza nell’emergenza abbia qualche esito, il materiale secco accumulato può avere almeno due destinazioni: triturato e destinato al riempimento delle cave, oppure avviato all’impianto di cdr.

E’ strano che, avendo Salerno anche un’area industriale, non si riesca a trovare in essa un modesto capannone per un modesto impianto di vagliatura: dico questo perché, se tutti i comuni cercano di risolvere i loro problemi di rifiuti nel territorio di un altro comune, andiamo male; se poi il comune capoluogo è quello che produce la maggiore quantità di rifiuti, la situazione è ancora più critica. Come mai per il territorio del comune di Salerno non abbiamo sentito finora nessuna proposta per un impianto intercomunale?

 

PAOLO RUSSO, Deputato, componente della Commissione parlamentare d’inchiesta – Posso discutere solo delle cose che so. Ho sempre partecipato agli incontri in materia, tentando di costruire soluzioni precise. Quando nel 1995 – 1996 ci siamo trovati a parlare per la prima volta di termodistruttori, si diceva "troviamo le discariche" e Salerno rispondeva attraverso il sindaco in una riunione ufficiale "nel mio territorio non c’è una discarica, però essendoci un’area industriale si potrebbe allocare un termodistruttore". Successivamente vi furono ipotesi diverse. Nel giugno 2000 è emersa nuovamente questa disponibilità del comune di Salerno, manifestata anche con interventi sulla stampa da due assessori comunali; a distanza di qualche giorno, la disponibilità è stata ritirata. Resta il fatto che, essendo una città di 200 mila abitanti circa, è giusto che Salerno si faccia carico di questo impianto nella zona industriale. Questo è il quadro.

Preciso che, in tale contesto, in questa sala si è svolto un incontro piuttosto duro sull’argomento, con la partecipazione anche del senatore Napoli. Considerando la storia degli ultimi trent’anni riguardo al ciclo dei rifiuti nella provincia di Salerno, non ci si può meravigliare se vi siano comuni che dicono "basta". Certo, il problema va posto sul piano politico, poiché se il capoluogo produce il venti per cento del totale dei rifiuti deve anche ospitare impianti sul proprio territorio; si deve anche ricordare che la raccolta differenziata nel comune di Salerno è tra le più basse della provincia.

Mi sembra che il presidente della provincia abbia fornito elementi di riflessione da condividere pienamente: se vogliamo superare questa fase, si deve procedere con l’informazione e la corresponsabilità, non potendosi immaginare istituzioni che non concorrano alla responsabilità di una scelta, soprattutto se producono una notevole quantità di rifiuti.

 

MASSIMO SCALIA, Presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta – Può essere sicuramente richiesta al presidente della provincia o al prefetto di predisporre una maggiore informazione in materia. Quanto alla condivisione delle responsabilità, ritengo, insieme al collega Napoli, che non sembra attuato il principio di cui parlava alcuni giorni fa a Napoli il commissario Bassolino, cioè che nelle scelte si deve far riferimento sempre a criteri di oggettività tecnica. Si tratta di perseguire un risultato di equità nella ripartizione dei carichi territoriali: essendo il capoluogo di provincia il maggiore produttore di rifiuti, esso si deve candidare per individuare aree idonee per la localizzazione degli impianti.

Tutti devono dare il buon esempio. Tutti devono essere impegnati in questa vicenda: ne va anche dell’immagine della regione Campania. Mi pare che nella provincia di Napoli qualcosa si stia muovendo, nella provincia di Salerno no: il comune capoluogo si mostra rispetto alla mappa della programmazione degli impianti come una sorta di "patata bianca". Tali riflessioni saranno contenute anche nella relazione finale che la Commissione predisporrà per il Parlamento, nella parte relativa alla Campania.

 

ALFONSO ANDRIA, Presidente della provincia di Salerno –Vorrei aggiungere una cosa: ha ragione il senatore Napoli quando dice che per troppi anni una parte del territorio ha accusato una sofferenza prolungata, aggravata e continuata. E’ una verità inconfutabile, come si fa a dargli torto? Il Presidente Scalia ha una certa cognizione del nostro territorio e quindi lo invito a riflettere sulla condizione che noi viviamo nella provincia di Salerno: al nord vi è una notevolissima densità demografica con il disordine urbanistico, con l’aggravamento dovuto al dissesto idrogeologico. Quanto ai parchi, 80 comuni su 158 fanno parte del parco nazionale del Cilento: come si fa a localizzare un qualunque tipo di impianto nell’area del parco? Si avrebbe sicuramente una reazione della popolazione. Poi ci sono i parchi regionali, che almeno sulla carta esistono, pur se non costituiti.

Il fatto è che, pur nella drammaticità dell’emergenza, la provincia di Salerno ha tantissime potenzialità, qualcuna fortunatamente anche sfruttata, che verrebbero però sicuramente pregiudicate da impianti di questo tipo.

 

ROBERTO NAPOLI, Senatore, componente della Commissione parlamentare d’inchiesta – E’ stata bonificata la discarica di Battipaglia?

 

ALFONSO ANDRIA, Presidente della provincia di Salerno – I lavori sono iniziati.

 

ROBERTO NAPOLI, Senatore, componente della Commissione parlamentare d’inchiesta – Ricordo al Presidente Scalia che nel sopralluogo del 1997 svolto dalla Commissione mostrai la situazione della discarica di Battipaglia. Ritengo che l’approccio sia sbagliato: si deve recuperare il consenso fornendo le giuste informazioni su cosa sia un impianto e quali siano le conseguenze della sua entrata in funzione.

 

MASSIMO SCALIA, Presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta –E’ singolare che vengano espresse solo certe disponibilità riguardo alle aree industriali, però si deve ricordare che per fare un impianto bastano poche migliaia di metri quadri.

Incontriamo ora i sindaci di alcuni dei comuni prima citati ed i rappresentanti dei comitati cittadini. Faccio presente che l’incontro odierno fa seguito ad altri incontri dedicati ad altre aree della regione, anche se si deve riconoscere che la situazione presenta caratteristiche più preoccupanti nelle province di Napoli e di Salerno che non nelle altre province campane. Si deve anche ricordare che la provincia di Napoli ha già messo in moto un meccanismo volto a superare la fase più critica: alcuni giorni fa a Napoli abbiamo saputo che il commissario di Governo si è impegnato a che aree ferroviarie ed industriali siano destinate a stoccaggi provvisori. Nella provincia di Salerno la situazione è peggiore, nel senso che, dopo varie vicende, è stata individuata l’area di ampliamento di una discarica esistente ed i commissari ad acta hanno individuato tre siti per gli impianti di vagliatura, che sembrerebbero essere disponibili per le prossime settimane.

La situazione in ogni caso vede un forte sbilancio tra la produzione dei rifiuti nella provincia di Salerno e la capacità di smaltimento e stoccaggio: in questo quadro la "patata bollente" è un po’ nelle mani dei sindaci e qui si rivela necessario definire un programma di informazione, soprattutto per gli impianti di vagliatura che sono a bassissimo impatto ambientale, con un livello di interferenza con la popolazione vicino a zero.

 

SERGIO PARISI, Sindaco di Palomonte – Devo dire che per la situazione finora rappresentata non ho avuto un’informazione preventiva: il problema è proprio questo, la mancanza di informazione in materia. La popolazione si ribella, anche a seguito delle voci sui possibili effetti sulla salute pubblica, anche se il prefetto più di una volta ha cercato di ovviare a questa disinformazione.

 

MASSIMO SCALIA, Presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta – A parte il discorso sulle conseguenze sanitarie, non sarebbe opportuno far vedere come gli impianti sono costruiti, trattandosi di rifiuti urbani? Com’è possibile che i rifiuti urbani trattati correttamente con gli impianti di vagliatura producano tumori? Se tali rifiuti sono situati lungo le strade, fanno bene alla salute?

 

PAOLO RUSSO, Deputato, componente della Commissione parlamentare d’inchiesta – Presidente Scalia, il sindaco Parisi sta esprimendo valutazioni riguardanti la mancata informazione preventiva della popolazione: è chiaro che su ciò si innestano eventuali spiacevoli speculazioni, anche di natura politica.

 

MASSIMO SCALIA, Presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta – L’informazione deve essere fornita, non apprezzo i parlamentari che rivolgono interrogazioni al Governo per generare un allarmismo del tutto infondato: non posso pensare che i rifiuti messi in un impianto di vagliatura generino tumori, mentre se sono tal quali non fanno male! Ci deve essere un minimo di fiducia nelle capacità intellettuali di un popolazione antica e ricca di cultura millenaria come quella salernitana.

 

SERGIO PARISI, Sindaco di Palomonte – Volevo dire proprio questo: di fronte ad una situazione oggettiva, la popolazione del mio comune fa presente il desiderio di non sopportare ulteriori carichi per lo smaltimento dei rifiuti.

 

MASSIMO SCALIA, Presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta – Scusi, sindaco Parisi, Lei è stato eletto con la legge maggioritaria?

 

SERGIO PARISI, Sindaco di Palomonte – Sì. Palomonte è una realtà atipica rispetto all’area salernitana, con abitazioni sparse per le campagne. L’informazione deve essere fatta in una certa maniera, perché altrimenti la popolazione non risulta disponibile a soluzioni di mediazione.

 

ENRICO LAUDANNA , Prefetto di Salerno – Tengo a precisare che l’impianto di vagliatura è temporaneo, circa un anno.

 

GIOVANNI QUARANTA, Rappresentante del comitato cittadino di Palomonte – Quindi l’impianto durerebbe un anno e poi si chiude?

 

PAOLO RUSSO, Deputato, componente della Commissione parlamentare d’inchiesta – Se non si proroga, dura un anno.

 

ENRICO LAUDANNA , Prefetto di Salerno – La vita mi ha insegnato a non fornire mai date precise.

 

PAOLO RUSSO, Deputato, componente della Commissione parlamentare d’inchiesta – Credo che il vero problema sia l’assoluta incredibilità che le istituzioni, i sindaci, i consiglieri provinciali e regionali, i parlamentari, non hanno mai offerto alcuna certezza riguardo ai tempi, alle soluzioni praticabili ed agli impegni da assumere.

 

GIOVANNI QUARANTA, Rappresentante del comitato cittadino di Palomonte – Chiedo cortesemente di conoscere ulteriori elementi riguardo l’area industriale di Palomonte, assolutamente atipica.

 

ROBERTO NAPOLI, Senatore, componente della Commissione parlamentare d’inchiesta – Abbiamo sempre saputo che i rifiuti solidi urbani, se trattati opportunamente, producono ricchezza ed occupazione; trattandosi di un’area industriale del tutto atipica, situata nel centro abitato, si disse che essa potè nascere solo perché destinata ad una produzione di tipo alimentare. Le imprese che si sarebbero dovute collocare nell’area erano produttrici di alimenti (sei), di farmaci (una) e le altre due compatibili con il contesto. Se altrove i rifiuti possono produrre ricchezza, in quell’area abbiamo stimato che vi sarà una perdita di 500 posti di lavoro, l’abbiamo detto, scritto e documentato. Ricordo anche che una di queste imprese, che attualmente dà lavoro a 60 operai, ha fatto con soldi propri un capannone che costa un miliardo e mezzo: se si ha l’intenzione di andar via, non si fanno questi investimenti!

Sicuramente c’è stato un difetto di informazione, cui si aggiungono le preoccupazioni, a nostro avviso fondatissime, per il mantenimento dei posti di lavoro, oltre che per la salute. Nell’area si è già avviato da tempo un discorso relativo alla raccolta differenziata, con proposte volte a migliorare la situazione attuale. Del resto, le statistiche della regione dicono che si tratta di un’area che produce il minor peso pro-capite di spazzatura giornaliera: ciò significa che già esiste, almeno in alcuni comuni, un certo livello di raccolta differenziata.

 

SERGIO PARISI, Sindaco di Palomonte – Devo dire che la collaborazione dei cittadini, dal contadino alla massaia, già permette di effettuare una sorta di compostaggio con il riutilizzo di alcuni rifiuti; vi sono poi dei raccoglitori per la raccolta differenziata, anche se siamo agli inizi e stiamo sensibilizzando la popolazione.

 

ROBERTO NAPOLI, Senatore, componente della Commissione parlamentare d’inchiesta – Vorrei aggiungere una cosa importante: se quel difetto di informazione iniziale venisse meno, probabilmente molti ostacoli potrebbero essere superati. Non si tratta di evitare a Palomonte l’impianto, ma di scegliere un luogo più idoneo: probabilmente costruire un capannone costerebbe, secondo me, meno che distruggere un impianto preesistente.

 

MASSIMO SCALIA, Presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta

In passato sono stati fatti investimenti "a pioggia", con la creazione di capannoni che poi non sono stati utilizzati; capisco le ragioni imprenditoriali, ma purtroppo sono stati spesi denari pubblici per promuovere un’attività che avrebbe dovuto dare occupazione, cosa poi non avvenuta.

 

ROBERTO NAPOLI, Senatore, componente della Commissione parlamentare d’inchiesta – Forse mi sono spiegato male. Sto dicendo che si distruggerebbero almeno 500 posti di lavoro. Il capannone di cui si parlava prima è parzialmente attrezzato per ospitare un’attività di impresa; ora invece ci viene detto che il capannone non sembra idoneo.

 

MASSIMO SCALIA, Presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta – I posti di lavoro di cui si teme la perdita non sono quelli di un’attività già avviata, ma sono relativi a ditte operanti nell’area le quali si vedrebbero danneggiate, da che cosa? Dai fumi che emanano dal capannone? Lo stesso ragionamento ci è stato fatto nella zona di produzione del prosciutto di Parma, per la discarica di Monte Ardone: si tratta però di un prodotto conosciuto in tutto il mondo.

In questo caso, anche se la localizzazione può essere discutibile, non mi sembra opportuno mettere sul piatto della bilancia la questione dei 500 posti di lavoro in meno.

 

ROBERTO NAPOLI, Senatore, componente della Commissione parlamentare d’inchiesta – Lei, Presidente, si rende conto che un’individuazione più sbagliata sul piano operativo non ci sarebbe potuta essere, anche perché i camion devono passare attraverso gli edifici abitativi. Posso dire che la popolazione comincia ad essere stanca della situazione.

Vorrei sottolineare che sono stato, nella mia veste di componente della Commissione d’inchiesta, a Palomonte con i sindaci della zona, con gli operatori di polizia, per esaminare le possibili soluzioni. Purtroppo, fra qualche minuto dovrò partire per Roma: dobbiamo approvare al Senato questo pomeriggio il "pacchetto sicurezza", quindi non potrò continuare nelle prossime ore a stare con voi. Ribadisco che non si può istituire un impianto a ridosso delle case e con aziende alimentari che si trovano ad una distanza di venti metri. Anche il sindaco dice: siamo disponibili a trovare insieme una soluzione, vi diamo la disponibilità di altre aree. Vorrei che rimanesse agli atti che vi sono altri siti industriali nella nostra provincia che stranamente non vengono inseriti nell’elenco.

 

MASSIMO SCALIA, Presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta – Senatore Napoli, faccia qualche nome.

 

ROBERTO NAPOLI, Senatore, componente della Commissione parlamentare d’inchiesta – Ad esempio, a venticinque chilometri ci sarebbe Buccino.

 

ENRICO LAUDANNA, Prefetto di Salerno – Posso spiegare in quale modo i commissari ad acta, ai quali è stato affidato un incarico essenzialmente tecnico, abbiano individuato il sito di Palomonte rispetto ad altri siti alternativi. Anzitutto, occorre tenere presente che l’ufficio del commissario di Governo ha predisposto alcune linee guida, cioè ha fatto realizzare uno schema per orientare in modo uniforme ed oggettivo i criteri di scelta di coloro che a vario titolo sono inseriti nel procedimento che porta poi alle decisioni riguardanti la vagliatura; posso anche produrre tali linee guida alla Commissione.

Sulla base di queste linee guida, ho chiesto ai commissari ad acta di dirmi in base a quali criteri specifici di tipo comparativo avessero scelto Palomonte rispetto ad un altro dei 158 siti presenti nella nostra provincia. I commissari ad acta mi rispondono: "in riferimento alla sua nota, le facciamo presente che con nostra relazione del 31 gennaio scorso abbiamo indicato i criteri generali e di riferimento adottati per la localizzazione dei siti di vagliatura; è stato adottato come criterio di riferimento la localizzazione degli impianti nell’ambito delle aree di pertinenza delle discariche comprensoriali, o in via subordinata nelle aree industriali o in quelle già utilizzate come tali; sulla base di tali criteri sono state valutate le proposte già formulate dai consorzi prima della nomina. Per quanto attiene ai criteri utilizzati per scegliere sul piano comparativo l’area di Palomonte, le rappresentiamo che, nell’ambito dei lotti resi disponibili dall’Asi Salerno, sono stati prescelti quelli nei quali esistevano capannoni al fine di realizzare impianti su aree coperte, anche in relazione alla possibile eccessiva produzione di percolato in caso di pioggia. La scelta pertanto si riduceva a due lotti nell’area industriale di Buccino ed un lotto nell’area industriale di Palomonte. Delle superfici coperte disponibili a Buccino, l’una risultava di dimensioni insufficienti (metri quadrati 3833), l’altra eccessivamente grande; mentre la superficie disponibile a Palomonte risultava di dimensioni adeguate all’attività da svolgere".

 

ROBERTO NAPOLI, Senatore, componente della Commissione parlamentare d’inchiesta – Novemila metri quadrati. Una volta per tutte, come Commissione d’inchiesta dobbiamo esaminare la questione a fondo.

 

ENRICO LAUDANNA, Prefetto di Salerno – Senatore Napoli, gli unici lotti disponibili sono quelli indicati nella lettera dell’Asi Salerno.

 

ROBERTO NAPOLI, Senatore, componente della Commissione parlamentare d’inchiesta – Questa mattina sto dicendo cose, mi dispiace dirlo, di una grande delicatezza. Vi sono decisioni che vengono adottate e noi, come Commissione, vogliamo capire fino a che punto ciò avvenga con grande correttezza. Viene ipotizzato un impianto da situare a ridosso delle case, vi rendete conto? In un territorio dove per oltre trent’anni sempre gli stessi comuni hanno ricevuto i rifiuti di tutta la provincia, si va ad ipotizzare la vagliatura, la discarica: è davvero una cosa inaccettabile!

 

SERGIO PARISI, Sindaco di Palomonte – Vi è anche la preoccupazione, nel mio territorio, riguardante il problema della sicurezza: infatti arriverebbero moltissimi camion ed a Palomonte non c’è una stazione dei carabinieri; vi è poi il problema della carenza di personale in seno alla polizia municipale.

Lasciamo alla Commissione una documentazione da noi predisposta in materia.

 

MASSIMO SCALIA, Presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta

La ringrazio, avvocato Parisi. Ora possiamo passare all’ingegner Buonomo, commissario ad acta.

Non vogliamo utilizzare tutte le sue competenze e la sua memoria storica. Per quanto riguarda la localizzazione di Palomonte, ci sono state fatte presenti alcune controindicazioni, anche rispetto ad altre aree. In particolare, il senatore Napoli, componente della Commissione, ha fatto presente che nel procedimento di individuazione dei siti si è partiti da un’indicazione dell’Asi Salerno. Mi chiedo: vi sono anche altri siti disponibili? Ad esempio, è emerso che potrebbe esserci anche l’area di Buccino.

La Commissione deve avere dati precisi, anche se i pareri in materia dovrebbero sempre tenere conto dell’aspetto squisitamente tecnico. C’è il sospetto che l’Asi Salerno, nella sua indicazione, sia stata "sparagnina", nel senso che non ha citato neanche un’area compresa nel territorio del comune di Salerno, che pure è il maggiore produttore di rifiuti dell’intera provincia.

 

ATTILIO BUONOMO, Commissario ad acta per l’emergenza rifiuti – E’ opportuno fare una precisazione: se l’Asi Salerno abbia altri capannoni non resi disponibili, non lo so. Posso dire che, su nove aree industriali disponibili, è stata fatta una disamina di carattere tecnico e sono rimaste le aree di Palomonte e di Buccino, con le relative superfici coperte.

Per quanto riguarda il discorso del capannone, in effetti non esistono macchinari al suo interno, ma soltanto intramezzature facilmente smontabili.

 

MASSIMO SCALIA, Presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta – Sempre mancanza di informazione!

 

ATTILIO BUONOMO, Commissario ad acta per l’emergenza rifiuti – In effetti esiste la grossa "bretella" per l’accesso, con uno svincolo sulla stessa "bretella", quindi il problema del centro abitato in pratica non esiste; sono esattamente due chilometri, con una strada di un’ampiezza notevole. La strada non passa attraverso le abitazioni, anche perché il paese originario sorge a quattro chilometri dall’area industriale. La strada ha una larghezza fino a quattro o cinque corsie.

 

SERGIO PARISI, Sindaco di Palomonte – La strada, come riferisce l’ingegner Buonomo, serve insieme l’insediamento abitativo e l’area industriale; con la traversa poi si accede al sito.

 

MASSIMO SCALIA, Presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta – Ci è stato detto che a Buccino la situazione appare più favorevole alla realizzazione dell’impianto. L’ingegner Buonomo dice che nel capannone prescelto non vi sono macchinari, mentre da altri è stato detto che all’interno vi sono frigoriferi, macchine ed altro.

 

ENRICO LAUDANNA, Prefetto di Salerno – Il nostro programma è stato messo a punto relativamente agli impianti di Giffoni, Palomonte ed Ogliastro: orientativamente, 600 tonnellate a Giffoni, 500 tonnellate ad Ogliastro e 500 tonnellate a Palomonte. Queste quantità, in caso di disservizio, potrebbero essere redistribuite. Sono previste due linee a Giffoni, due linee a Palomonte e due linee ad Ogliastro.

 

ALFONSO ANDRIA, Presidente della provincia di Salerno – A Palomonte non sembrava che il sindaco avesse inteso questo.

 

MASSIMO SCALIA, Presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta – In effetti, l’area di Palomonte è fortemente interessata alla soluzione delle problematiche sul tappeto: ci vuole decisamente una migliore informazione pubblica.

 

ENRICO LAUDANNA, Prefetto di Salerno – Ho fatto vedere il progetto agli enti locali interessati, spiegando che cosa fosse un impianto di vagliatura. Mi sembra più semplice il trattamento del materiale vagliato rispetto al materiale tal quale; il programma prevedeva il trasporto fuori regione sia del vagliato che dell’umido, non essendovi spazi per la giacenza in sito.

 

ALFONSO ANDRIA, Presidente della provincia di Salerno – Faccio presente che non c’è, in effetti, una lettera dell’Asi Salerno con un’indicazione di carattere formale, ma una generica disponibilità, manifestata con lettera del 16 gennaio scorso, a formulare un orientamento in merito alla localizzazione dei siti di vagliatura.

 

ENRICO LAUDANNA, Prefetto di Salerno – Posso consegnare alla segreteria della Commissione il resoconto del verbale della successiva seduta del 24 gennaio, in cui vengono meglio specificati gli orientamenti in precedenza citati.

Consegno anche le linee guida predisposte dalla regione per stabilire i criteri di orientamento nella localizzazione dei siti.

 

MASSIMO SCALIA, Presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta

Invito il senatore Iuliano, come autorevole componente della Commissione per di più esperto dei problemi dell’area salernitana, a procedere ad alcuni sopralluoghi nelle aree industriali di Palomonte e di Buccino, citate in precedenza.

Fra Palomonte e Buccino la scelta dei commissari ad acta è caduta su Palomonte soprattutto perché il capannone industriale già disponibile si presenta di dimensioni più adeguate, ma il problema delle maggiori dimensioni del capannone di Buccino può del tutto agevolmente essere risolto parzializzando i volumi da porre in depressione come lo stesso ingegner Buonomo ha convenuto. Ritengo quindi che, ove le altre caratteristiche del sito lo consentano, e mi riferisco in particolare alla distanza dalle abitazioni e all’accessibilità al sito da parte di mezzi pesanti, anche il sito di Buccino possa essere annoverato tra quelli da considerare per gli impianti di cdr programmati per la regione, tenendo conto che per la provincia di Salerno si è ancora in attesa delle indicazioni in merito. Va da sé poi che, almeno da un punto di vista generale, è più che ragionevole ritenere che, viste le dimensioni del capannone di Buccino, e verificate le caratteristiche del sito, all’eventuale impianto cdr possa essere associato, per la separazione dei rifiuti in situ della frazione secca, un impianto di vagliatura.

Ringrazio il presidente Andria, il prefetto Laudanna e l’ingegner Buonomo.

Passiamo ora ad ascoltare i sindaci di Visciano, Casamarciano e Comiziano, nella provincia di Napoli: li invito ad esporre succintamente la situazione relativa ai territori dei rispettivi comuni.

PELLEGRINO GAMBARDELLA, Sindaco di Visciano – Il territorio del mio comune è vicino a Tufino ed è servito da una sola strada provinciale, non più larga di cinque metri. Abbiamo presentato un esposto alla procura della Repubblica, perché riteniamo che vi sia una devastazione ambientale a causa della presenza nella zona di due discariche; inoltre riteniamo che i lavori ad esse relativi non siano stati fatti nel modo dovuto, mentre appare decisamente criticabile la gestione degli impianti.

Il sito è invivibile ed è sufficiente passare nei pressi per capire la ragione: il territorio è molto piccolo e su di esso insistono le discariche nonché una cava attiva, che determina fra l’altro gravi difficoltà di respirazione per il materiale vagante nell’aria; inoltre è in attività nella zona una grande allevamento di polli, oggetto a varie riprese dell’attenzione delle autorità sanitarie in quanto inquinante.

Con queste premesse, non è facile accettare l’ipotesi della costruzione di un impianto di cdr: si è andati ben oltre i limiti di legge riguardo la capienza e l’inquinamento relativi alle discariche. Crediamo fermamente che non sia giusto dare al nostro territorio anche un impianto di cdr, non perché esso sia inquinante: crediamo invece che sia necessario procedere alla messa in sicurezza, anzi alla bonifica di tutto il territorio. Nelle discariche, come è stato detto a più riprese dai giornali, vi sono anche rifiuti tossici provenienti da altre regioni.

 

PAOLO RUSSO, Deputato, componente della Commissione parlamentare d’inchiesta – Vi sono anche rifiuti provenienti da scarti industriali. Voi fate la raccolta differenziata?

 

PELLEGRINO GAMBARDELLA, Sindaco di Visciano – Il mio comune, insieme ad altri nove comuni, ha definito un piano per la raccolta differenziata: raggiungiamo circa il 40 – 50 per cento, anche se negli ultimi mesi, a causa della situazione emergenziale, tale percentuale non è stata raggiunta . Vi sono i relativi siti di stoccaggio, che hanno ricevuto tutte le necessarie autorizzazioni. Sottolineo anche la questione della salute della popolazione, anche in relazione al possibile inquinamento delle falde acquifere.

 

PAOLO RUSSO, Deputato, componente della Commissione parlamentare d’inchiesta – Vi sono analisi effettuate dagli organismi sanitari locali?

 

PELLEGRINO GAMBARDELLA, Sindaco di Visciano – Alcuni di noi sono medici di base e conoscono bene la realtà sanitaria; vi sono poi indagini effettuate dalle asl, con patologie dermatologiche e polmonari; non è invece possibile fornire ipotesi precise sull’incremento delle neoplasie, essendo trascorso poco tempo dall’inizio dei fenomeni di inquinamento. Un altro fenomeno che attesta l’inquinamento riguarda la progressiva desertificazione del terreno: la flora scompare e questo è attestato anche dal legname risultante dal taglio degli alberi, che appare sempre più spesso marcio per la mancanza di sali minerali di nutrimento.

 

GIOVANNI IULIANO, Senatore, componente della Commissione parlamentare d’inchiesta – Lei ha parlato anche di una cava: è ancora attiva?

 

PELLEGRINO GAMBARDELLA, Sindaco di Visciano – Sì, è attiva.

 

GIOVANNI CAVACCINI, Sindaco di Casamarciano - Esiste per la cava un’autorizzazione regionale risalente al 1991, quindi vi è ancora una notevole capacità estrattiva, e l’autorizzazione è in vigore fino al 2006. La cava si trova a cavallo dei territori di Casamarciano e Tufino, a ridosso delle abitazioni della frazione Schiava. Il nostro esposto alla procura di Nola si basa sul fatto che la valutazione di impatto ambientale, espressa sui dati in possesso all’inizio dello sfruttamento della zona, non può essere la stessa sei anni dopo, con due discariche utilizzate oltre la loro capienza e con una cava calcarea in piena attività.

 

MASSIMO SCALIA, Presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta – Quali sono i limiti contenuti nell’autorizzazione regionale riguardo all’utilizzo della cava? Sono stati già superati?

 

GIOVANNI CAVACCINI, Sindaco di Casamarciano – No, i limiti non sono stati ancora superati. So che i gestori della cava hanno acquistato in un’altra area 150 ettari di terreno, evidentemente con l’intenzione di proseguire l’attività estrattiva anche dopo il 2006. Le nostre considerazioni si basano anche su rilievi aerofotogrammetrici da noi promossi per confutare le conclusioni cui era giunta la prefettura, che aveva in precedenza disposto rilievi analoghi per la mappatura del territorio.

 

MASSIMO SCALIA, Presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta – Quali sono i controlli effettuati sulla cava?

 

GIOVANNI CAVACCINI, Sindaco di Casamarciano – E’ la regione ad effettuare i controlli con la polizia mineraria; poi vi sono i controlli effettuati dall’Arpa Campania. Oltre il problema delle polveri, esiste anche il discorso relativo alle mine, che determinano un notevolissimo scuotimento dei manufatti. Anzi, ricordo che per un certo periodo la cava è stata chiusa.

La cava si trova a cento metri dalla discarica Paenzano 2, per la quale è stata disposta una sopraelevazione di circa 37 metri. Ripeto, la situazione attuale è completamente diversa da quella presente nel momento in cui è stata formulata la valutazione di impatto ambientale. Quindi, ricapitolando, discarica Paenzano 1, a cento metri discarica Paenzano 2, a cento metri cava: in più a cento metri della Paenzano 1 si vorrebbe mettere l’impianto di cdr. Questo è il quadro.

 

MASSIMO SCALIA, Presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta – Non ho capito se a Paenzano 1 siano stati messi i captatori del biogas.

 

GIOVANNI CAVACCINI, Sindaco di Casamarciano – I captatori del biogas sono stati installati dopo la costruzione della discarica.

 

PAOLO RUSSO, Deputato, componente della Commissione parlamentare d’inchiesta – Lamentele dei sindaci e delle popolazioni, inquinamento del territorio e delle falde acquifere, necessità di messa in sicurezza e di bonifica, emergenza sanitaria e ambientale, ventilato impianto di cdr: questi sono alcuni degli elementi emersi finora, che fanno pensare che l’area a nord di Napoli non goda dell’equa ripartizione dei carichi più volte formulata come principio nelle soluzioni ipotizzate per uscire dall’emergenza.

Ricordo anche che i comuni dell’area si sono sforzati per raggiungere percentuali molto alte di raccolta differenziata, raggiungendo in taluni casi anche il 50 per cento. Rilevo poi che il sindaco di Tufino ha emesso un’ordinanza per sconsigliare l’utilizzo delle falde acquifere prospicienti la discarica.

 

LIVIO ALFIERI, Sindaco di Comiziano – Mi permetto di produrre due ritagli di giornale del 28 e 29 marzo 1979, da cui risulta la presenza di una nube tossica sul territorio e l’esplosione a Tufino di una cava sotterranea. Non sono solo le due discariche di Paenzano 1 e Paenzano 2, ma nell’area vi sono molte altre cave ricoperte con materiali di dubbia provenienza, probabilmente tossici.

 

GIOVANNI IULIANO, Senatore, componente della Commissione parlamentare d’inchiesta - Queste cave sono private?

 

LIVIO ALFIERI, Sindaco di Comiziano – Sì; si può quindi dire che a Tufino (da "tufo") e zone limitrofe si configura un vero e proprio disastro ambientale. Del resto, la buona volontà di questi comuni si vede anche dal fatto che, nell’attuale situazione di emergenza, tutto è stato smaltito nell’ambito dei propri territori. Non possiamo andare avanti in questo modo. La storia di questi ultimi anni dimostra che deve essere avviata al più presto un’opera profonda di bonifica.

L’episodio verificatosi alcuni mesi fa, che ha visto alcuni lavoratori impegnati nella costruzione dell’impianto di cdr sentirsi male, dimostra che l’inquinamento totale ha raggiunto livelli veramente impressionanti: quest’area non può sopportare anche un impianto di cdr.

 

MASSIMO SCALIA, Presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta – Da tutta la vicenda discende il fatto che i comuni appaiono truffati dalle ditte che hanno effettuato gli smaltimenti: la presenza di cromo, che forse ha determinato i malori dei lavoratori citati, dimostra che sono stati sversati rifiuti tossici e non rifiuti urbani. Quindi, sono stati immessi nella discarica rifiuti non previsti dalle autorizzazioni rilasciate. Diversa è la questione della fuoriuscita del biogas, dipendente probabilmente dall’imperfetta costruzione dell’impianto.

 

LIVIO ALFIERI, Sindaco di Comiziano – Presidente Scalia, abbiamo soltanto una strada e lì dobbiamo passare. Il puzzo è insopportabile ed anche i nostri vestiti sono impregnati del cattivo odore.
Un altro piccolo problema: noi viviamo anche di minime autonomie, ad esempio a Visciano c’è un santuario che determina un certo flusso di turismo religioso, abbastanza consistente, che dalla sera alla mattina è stato praticamente annullato.

 

MASSIMO SCALIA, Presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta – Capisco benissimo le vostre lamentele e preoccupazioni. Però qui il problema è limitare fortemente e possibilmente annullare le esalazioni.

 

PAOLO RUSSO, Deputato, componente della Commissione parlamentare d’inchiesta – Non sono, Presidente Scalia, solo le esalazioni, si tratta di capire se l’impatto ambientale di questi siti abbia superato l’accettabilità.

 

MASSIMO SCALIA, Presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta – Riguardo alle esalazioni, invito i sindaci ad interessare le competenti autorità che si occupano di ambiente, in particolare asl ed Arpa Campania, per migliorare sensibilmente l’accettabilità delle emissioni di biogas.

 

GIOVANNI CAVACCINI, Sindaco di Casamarciano – Fra tutte queste preoccupazioni, ritengo che quella più grande riguardi la presenza di rifiuti tossici nelle discariche: deve essere quindi avviata al più presto un’opera attenta di bonifica, lo ripeto con tutte le mie forze. Dopo tutto ciò, non si può ricevere come ricompensa la costruzione di un bell’impianto di cdr, anche se potrebbe permettere alcuni posti di lavoro in più. Il nostro territorio deve riacquistare la sua bellezza e la sua fruibilità, era il "polmone verde" di Nola, ora è diventato una "schifezza".

 

MASSIMO SCALIA, Presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta

Esprimo un cordiale ringraziamento a tutti gli intervenuti, nonché al prefetto di Salerno che ci ha gentilmente ospitati.

(I lavori terminano alle ore 14,30).