Gli incontri cominciano alle 15.50.
Incontro con il Prefetto di Milano.
PRESIDENTE. Ringraziando anzitutto per lospitalità ed entrando subito in medias res, vorrei conoscere il punto di vista del prefetto Sorge, che conosce la competenza e le materie di interesse della Commissione, sulla gestione dei rifiuti a Milano, anche in considerazione del fatto che su questo specifico settore la città ha vissuto una situazione di emergenza e di commissariamento di Governo.
Ascolteremo quanto ci diranno in proposito gli amministratori regionali, provinciali e comunali, ma vorremmo che anche il prefetto ci esprimesse il suo punto di vista al riguardo, pensando non tanto ai motivi per cui Milano è andata sulle prime pagine della cronaca, quanto alla possibilità che nella gestione dei rifiuti possano esservi eventuali illeciti di carattere generale o addirittura connessi alla presenza di attività della criminalità organizzata.
ROBERTO SORGE, Prefetto di Milano. Ringrazio lei, onorevole presidente, e i componenti la Commissione anche per lattenzione dedicata ad un problema attuale non solo in Lombardia, a Milano in particolare, ma in tutto il paese.
Anche per quanto riguarda il problema dei rifiuti, Milano ha precorso i tempi, perché ricordo che scoppiò nel 1995, dopo un mese dal mio insediamento in questa sede. E vero quanto diceva Gaetano Salvemini agli inizi del secolo parlando della questione meridionale, cioè che Milano anticipa sempre i fenomeni rispetto al resto del paese ovviamente nel bene e nel male -, tantè che anche questa volta si è verificata la stessa cosa, perché il clamore che la vicenda rifiuti ha avuto nel 1995 a Milano si è poi verificato e si verificherà ancora - in altre regioni. Ciò perché il sistema di smaltimento dei rifiuti nelle discariche è ampiamente superato dai tempi. La vicenda di Milano ha avuto inizio proprio perché per lunghi anni i rifiuti della città e del suo hinterland venivano conferiti nella discarica di Cerro Maggiore, un piccolo comune del legnanese, che, dopo aver subito la raccolta dei rifiuti di Milano e del suo hinterland, a un certo punto ha protestato, anche perché destate gli abitanti erano costretti a chiudere le finestre per non essere assaliti dai nauseabondi odori che provenivano dalla discarica. La situazione aveva raggiunto limiti intollerabili, per cui vi era stata una vera e propria azione di forza che aveva portato a presidiare la discarica di Cerro Maggiore: i cittadini impedivano che gli automezzi continuassero a trasportare i rifiuti da Milano e dal suo hinterland.
In questa situazione, il Governo conferì i poteri straordinari al presidente della regione per la provincia di Milano e al sindaco di allora lonorevole Formentini per il capoluogo lombardo. Dopo molte difficoltà, una sera di fine dicembre del 1995, la situazione raggiunse limiti di intollerabilità dal punto di vista sia igienico sanitario, considerato che ormai i rifiuti si avvicinavano ai primi piani dei palazzi di alcune zone di Milano, sia di ordine pubblico. Ritenni quindi di convocare, nonostante i poteri straordinari conferiti dal Governo nazionale al presidente della regione e al sindaco, questi due soggetti istituzionali unitamente al presidente della provincia, che in materia di rifiuti ha un suo ambito di competenza, al sindaco di Cerro Maggiore e ad alcuni cittadini del comune che si erano costituiti in comitato proprio per opporsi al conferimento dei rifiuti nella discarica in questione. La riunione ebbe luogo in prefettura e alle tre del mattino tra questi soggetti istituzionali, fu raggiunta unintesa che si basava sulla chiusura della discarica di Cerro Maggiore, sullimpegno a non conferirvi ulteriori rifiuti, nonché ad avviare un programma di riqualifica della discarica stessa e ad individuare sistemi diversi per lo smaltimento dei rifiuti (impianti di termodistruzione, di compostaggio, eccetera). Fu anche avviata una campagna per la separazione del rifiuto secco da quello umido, e oggi a Milano la gran parte dei rifiuti viene già separata in casa prima di essere avviata alla raccolta e allo smaltimento.
Naturalmente, questo programma non poteva essere interamente realizzato in breve tempo, anche perché è difficile che un comune sia disposto ad accettare impianti di termodistruzione o di conversione dei rifiuti. Tuttavia, con una paziente opera portata avanti, oggi quel programma sta andando avanti ed ha già prodotto alcuni risultati. Ciò per quanto riguarda la vicenda di Cerro Maggiore e, quindi, la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti urbani a Milano.
Per ciò che attiene al contrasto allillegalità mi sono aggiornato, in previsione della visita della Commissione, chiedendo notizie agli organi che se ne occupano. Premesso che ho iniziato dalla direzione investigativa antimafia, posso dire che sono in grado di riassumere ciò che mi è stato detto e di lasciare alla Commissione, di modo che possa acquisirla agli atti, una copia dei documenti di cui sono in possesso.
La direzione investigativa antimafia ha svolto, nellanno appena concluso, unindagine delegata di polizia giudiziaria esattamente dalla procura della Repubblica di Palermo in merito ad un ipotizzato riciclaggio di proventi derivanti dal traffico illecito di sostanze tossico-nocive.
Lattività investigativa ha tratto origine dalle dichiarazioni rese presso la procura della Repubblica di Palermo da un esponente di una nota organizzazione ecologista in merito ad un traffico illecito di sostanze tossiche e radioattive da inabissare in acque internazionali, cui anche Cosa Nostra sarebbe stata interessata, operando in connessione con soggetti inseriti negli ambienti finanziari internazionali, in particolare elvetici.
In tale contesto, ricorrendo il fondato sospetto che ingenti capitali di provenienza illecita fossero stati reinvestiti in attività legate agli stessi traffici internazionali di rifiuti tossici e radioattivi, la succitata autorità giudiziaria di Palermo aprì un procedimento penale a carico di ignoti per riciclaggio ed altro, conferendo alla direzione investigativa antimafia di Milano la delega per lo sviluppo delle relative indagini.
Le risultanze investigative, pur avendo fornito una sostanziale conferma circa i collegamenti esistenti tra i personaggi sospettati, nonché sullattività svolta dalle società interessate, tutte operanti a vario titolo nel settore del trattamento e smaltimento di rifiuti tossici e nocivi, tra le quali due con sede in Lombardia, una a Milano (Celtica ambiente Srl) ed una a Bergamo (M.C.Srl) non hanno evidenziato elementi tali da comprovare un possibile coinvolgimento di Cosa Nostra nei traffici di cui trattasi, di talché lautorità giudiziaria di Palermo ha deliberato di richiedere larchiviazione del procedimento penale.
Altre notizie le ho assunte dalla Guardia di finanza, la quale mi ha comunicato che, nel decorso 1998, la tenenza di Paderno Dugnano, in provincia di Milano, ha svolto, nel particolare comparto del traffico dei rifiuti, attività di indagine estese a varie aree del territorio nazionale (Lombardia, Campania e Calabria).
Le operazioni di servizio hanno avuto a riferimento la Spa ECOBAT di Padermo Dugnano, autorizzata allo stoccaggio di rifiuto tossico nocivi. A seguito dellattivazione della tenenza di Paderno Dugnano è stata intrapresa una serie di monitoraggi e di rilevamenti fotografici di attività consistite, soprattutto, nella movimentazione, in entrata e in uscita, dai locali aziendali della citata società; nel riscontro della destinazione degli automezzi e del materiale tossico trasportato; nellidentificazione degli operatore economici interessati.
A conclusione delle risultanze la Guardia di finanza ha denunciato alla competente autorità di Monza (procura della Repubblica presso la locale pretura) sedici persone ritenute responsabili di illecito smaltimento e concorso in illecita miscelazione di rifiuto tossico-nocivi, in violazione dellarticolo 51 del cosiddetto decreto Ronchi. Lautorità giudiziaria ha emesso specifici provvedimenti di sequestro di impianti industriali, aree e rifiuti speciali a carico delle seguenti società, fra loro collegate, coinvolte nei traffici delineati: ECOBAT Spa, con sede in Paderno Dugnano; Enirisorse, con sede in Roma; Sitindustrie International Srl, con sede in Paderno Dugnano; ECODECO Srl, con sede in Giussago, provincia di Pavia; Lombardo Marta, con sede in Marcianise, provincia di Caserta; Ecolombardia 18 Srl, con sede in Giussago; ME.CA., con sede in Lamezia Terme; Sovreco Srl, con sede in Crotone.
Altre società CO.GE.S.IM Srl di Napoli, ECOSISTEM Srl di Lametia Terme, Ecologia oggi Srl di Lametia Terme sono state interessate da provvedimenti di sequestro riferiti a documentazione.
Le descritte attività, conclusesi nel mese di maggio 1998 e partecipate anche alla procura della Repubblica presso la procura di Caserta per i profili di competenza, hanno prodotto il sequestro di undici impianti industriali; di 113.700 metri cubi di rifiuti speciali tossico-nocivi; di 3.494 tonnellate di rifiuti speciali tossico nocivi e scorie pericolose.
Il Corpo forestale dello Stato, che ha una competenza specifica in questa materia, durante il 1998 ha effettuato verifiche e controlli che hanno portato alla redazione di numerosi atti di accertamento amministrativo relativi a movimenti e stoccaggi illeciti di rifiuti; la competenza alla definizione del contenzioso è dellamministrazione provinciale, che ha anche la delega al controllo.
In alcuni casi i fatti di maggiore gravità sono stati riferiti allautorità giudiziaria competente; trattasi, prevalentemente, di attivazione di discariche di rifiuti speciali non pericolosi (macerie, scarti di metalli, eccetera). Pochi i casi di rifiuti pericolosi, essenzialmente scarti di lavorazioni industriali.
Ulteriori attività di indagine in provincia di Milano sono state svolte nellinteresse di altri uffici del Corpo forestale dello Stato operanti in Lombardia o in altre regioni.
Si conclude quindi supponendo che in provincia di Milano siano ancora presenti traffici illeciti.
Questo è quanto ho potuto raccogliere da notizie e indagini da parte degli organi suddetti, mentre non risulta nulla dal Corpo dei carabinieri e dalla polizia di Stato perché non hanno una competenza specifica in materia.
PRESIDENTE. La ringrazio, signor prefetto, e la invito a lasciarci copia della documentazione che ha acquisito.
Incontro con il sostituto procuratore della Repubblica di Monza
PRESIDENTE. Dal prefetto di Milano, dottor Sorge, siamo venuti a conoscenza di un
intervento della magistratura di Monza in ordine a reati, alcuni ipotizzati, altri
consumati, nellambito dello smaltimento dei rifiuti pericolosi.
Poiché abbiamo già avuto modo di incontrarci con lei a Roma, nel corso di unaudizione della Commissione, la prego di ricapitolare brevemente le questioni che sta seguendo, ovviamente tenendo conto di eventuali argomenti riservati.
LUCIANO PADULA, Sostituto procuratore della Repubblica di Monza. Partirei dagli sviluppi più interessanti rispetto alle considerazioni svolte nel corso della precedente audizione.
Il problema fondamentale era di valutare se il mix di ebanite, che è il rifiuto oggetto dellindagine, potesse essere considerato o meno pericoloso. Rispetto a giugno, quando la tematica era ancora in fase assolutamente evolutiva, in questi mesi ci sono stati i pronunciamenti che aspettavamo: tutti concordano sul fatto che quel rifiuto è pericoloso. In particolare, sono intervenute una circolare del Ministero dellambiente, del 30 settembre, e una sentenza della Cassazione, del 4 novembre; in questi giorni, da parte del dottor Sommaruga, è stata depositata una parte della relazione, dove questo rifiuto è ritenuto pericoloso anche da un punto di vista chimico-analitico.
PRESIDENTE. Per quel che ci riguarda, abbiamo fatto pervenire una lettera al ministro dellambiente per segnalargli il caso.
LUCIANO PADULA, Sostituto procuratore della Repubblica di Monza. Il raccordo istituzionale è stato perfetto. Peraltro, anche la regione è in linea con questa interpretazione.
Mi soffermerei sul perché quel rifiuto è stato qualificato come pericoloso, a meno che non vogliate che riprenda il discorso delle condotte illecite.
PRESIDENTE. No, perché in proposito le chiederemo, anche attraverso i nostri magistrati, di portare avanti il rapporto che lei ha instaurato con la nostra Commissione. Vorremmo, quindi, che ci aggiornasse sugli ultimi sviluppi.
Abbiamo visto che alcune delle ditte indagate hanno nomi e sedi che possono configurare collegamenti con la criminalità organizzata. Vorremmo quindi capire se si tratti solo di un fumus o di un qualcosa di più di una pura coincidenza.
LUCIANO PADULA, Sostituto procuratore della Repubblica di Monza. Sono in atto dei collegamenti investigativi con la procura di Catanzaro, grazie anche allintervento della Commissione, con la procura di Milano e con la direzione investigativa antimafia di Milano. Da questo punto di vista, però, siamo ancora in una fase embrionale. Siccome non possiamo accontentarci dei precedenti di polizia, dei certificati penali, eccetera, trattandosi di unindagine articolata dobbiamo valutare se dietro ai nominativi vi sia qualcosa di diverso e di più grande. E in atto un collegamento in questo senso, anche se, come ho detto, è ancora nella fase embrionale.
PRESIDENTE. Poiché prima si è parlato di Crotone e vi è un nome che balza alla ribalta, quello della società Vrenna, che credo gestisca anche un forno per i rifiuti ospedalieri, vorremmo capire se dalle prime visure camerali e dai primi livelli di indagine possa già configurarsi una serie di elementi informativi da incasellare in un mosaico che per alcune parti è stato già costruito. Qualora ritenga che il suo intervento su questo punto debba essere riservato provvederemo a renderlo tale nei nostri documenti. Non deve darci le prove, però vorremmo capire laria che tira, se esistano o meno alcuni collegamenti. Le ho citato il nome di quella società per capire se in questa fase delle indagini vi siano già ipotesi da seguire.
LUCIANO PADULA, Sostituto procuratore della Repubblica di Monza. Ipotesi concrete non ci sono, però lesempio conferma la regola, nel senso che i Vrenna sono una famiglia di Crotone. Sono necessarie ancora delle verifiche, per cui siamo nella fase degli accertamenti. Al di là della riservatezza o meno dellesposizione, su questo punto non sono quindi in grado di dare delle risposte.
Peraltro vi è una situazione paradossale ne parlavo con il consulente che è stato in loco in quanto la discarica appare abbastanza ordinata, almeno in apparenza, cioè secondo i criteri di una corretta gestione. Ve ne è invece unaltra, alla quale non posso accedere perché non è oggetto dellindagine, che è molto peggio.
GIANPAOLO SUMMARUGA, Consulente tecnico del PM. Nel sopralluogo che abbiamo fatto a Crotone, ci hanno indirizzato nella discarica Urbani che visivamente era in degrado; diciamo che apparentemente non era gestita bene.
PRESIDENTE. Era una discarica comunale o era gestita da qualche società?
GIANPAOLO SUMMARUGA, Consulente tecnico del PM. Non lo sappiamo. A noi è stata indicata come la discarica della Sovreco, erroneamente; dopo, quando abbiamo chiesto in luogo ci hanno detto che era la discarica di Urbani; penso che sia pubblica, ma non ricordo esattamente i termini usati. Allora siamo andati allora nella vera discarica della Sovreco che, sulla base della mia esperienza, direi che è gestita in modo "pulito" ed impeccabile, dal punto di vista tecnico.
LUCA PADULA, Sostituto procuratore della Repubblica di Monza. L'indagine era partita - riassumo così brevemente anche quanto ci eravamo detti l'altra volta - dal fatto che questo rifiuto, il mix di ebanite, prodotto della frantumazione delle batterie al piombo esauste, era stato illecitamente stoccato presso alcune aree, quelle di Paderno Dugnano, in provincia di Milano, e Marcianise in provincia di Caserta. Il rifiuto è di proprietà di Enirisorse che lo aveva illecitamente stoccato, sia perché aveva superato i limiti delle autorizzazioni sia perché non aveva rispettato le prescrizioni contenute nelle autorizzazioni stesse, in particolare non aveva pavimentato l'area sottostante i cumuli. Da questo input si era arrivati poi a stabilire che vi erano state anche condotte illecite nello smaltimento, nel tentativo, appunto, di smaltire questi cumuli così abbondanti e consistenti che, non essendo stati ancora totalmente smaltiti, sono tuttora sul terreno.
L'illecito smaltimento consiste nel fatto che si è cercato di far confluire questi rifiuti in discariche che in realtà non erano compatibili con la tipologia di rifiuto; per le sue caratteristiche, infatti, tale rifiuto doveva e deve essere tuttora smaltito in discariche di tipo 2 C; viceversa, attraverso una illecita miscelazione con acqua e cemento, veniva ad essere conferito in discarica di tipo 2 B.
PRESIDENTE. Di quali impianti sta parlando?
LUCA PADULA, Sostituto procuratore della Repubblica di Monza. Sto parlando dello stoccaggio illecito intervenuto in Paderno e Marcianise e dell'illecito smaltimento avvenuto sempre sia a Paderno che a Marcianise, per poi far confluire il rifiuto nell'unica discarica di Cervesina, Pavia.
PRESIDENTE. Questa mattina, tra i vari sopralluoghi effettuati, abbiamo avuto occasione di trovarci anche a Giussago dove si trovano alcuni stabilimenti della Ecodeco; abbiamo saputo lì che la Ecodeco ricorreva alla Enirisorse di Paderno Dugnano dove, se non ho capito male, si trovava una sorta di macinatrice che doveva trattare una parte di questi rifiuti.
LUCA PADULA, Sostituto procuratore della Repubblica di Monza. Sì, li trattava e li miscelava con acqua e cemento.
PRESIDENTE. Non abbiamo capito però se qualcuno abbia mai fatto analisi o test tecnici, se qualche autorità preposta sia andata a vedere come questo tipo di lavorazioni procedessero dal punto di vista dello stare a norma. A lei risulta niente?
LUCA PADULA, Sostituto procuratore della Repubblica di Monza. Risultano evidentemente delle omissioni , per quel che ne so io da parte della provincia di Milano e quindi si procederà anche in questo senso. Sono stati già raccolti elementi a carico di funzionari della provincia per delle constatazioni non veritiere. Abbiamo poi verificato che le cose stavano diversamente da come venivano presentate.
PRESIDENTE. Diciamo che dal resoconto che abbiamo avuto questa mattina in alcuni di noi è sorto il sospetto che queste procedure così tecnologicamente semplificate difficilmente avrebbero potuto soddisfare i requisiti di legge. Quindi lei ci conferma che ci sono state delle negligenze, come minimo,
LUCA PADULA, Sostituto procuratore della Repubblica di Monza. Peraltro ammesse dagli amministratori che sono stati sentiti; poi evidentemente i siti sono stati interrotti e si procederà allo stralcio per eventuali reati di competenza. Peraltro ho cercato anche di attivare collegamenti con la procura di Milano perché so che hanno fatto qualche cosa in questa materia, ma non ho ancora avuto risposta. Potrò riferire al riguardo, se la Commissione lo riterrà, ma al momento il collegamento è aperto ma non attivato.
PRESIDENTE. In che forma si è rivolto alla procura di Milano?
LUCA PADULA, Sostituto procuratore della Repubblica di Monza. Perché, attraverso i carabinieri, ho saputo che sugli stessi accadimenti avevano svolto indagini, anche molto complesse; attraverso il numero sono risalito al procedimento ed al magistrato che aveva in carico il fascicolo e sapendo, per vie informali, che il fascicolo stesso era corposo e aperto, ho chiesto l'attivazione di un collegamento, ma sono ancora in attesa di una risposta.
PRESIDENTE. A questo proposito, senza violare alcun segreto istruttorio, vorrei pregarla di farci sapere - se non lo ricorda ora ce lo potrà comunicare in seguito - il nome del magistrato in questione in modo che la Commissione possa rapportarsi direttamente con lui e con la procura di Milano per sapere il tipo di indagine in corso.
LUCA PADULA, Sostituto procuratore della Repubblica di Monza. Certamente, presidente, al 90 per cento dovrebbe trattarsi della stessa materia.
Vi era, dicevo, questo illecito stoccaggio e questo illecito smaltimento in discarica non autorizzata. Il rifiuto era pericoloso; così è stato accertato. Sono stati fatti anche accertamenti per valutare se lo stoccaggio da un lato e l'illecito smaltimento dall'altro avessero prodotto danni alle falde acquifere rispettivamente di Paderno e Cervesina. Per quanto riguarda Cervesina, Pavia, la risposta è stata positiva, cioè favorevole dal punto di vista ambientale in quanto il consulente ha acclarato che non vi sono contaminazioni della falda sottostante e quindi non ci sono rischi per l'ambiente. Per quanto riguarda invece la falda di Paderno Dugnano, vi è qualche elemento che induce sospetti L'accertamento è ancora in corso e chiederò al consulente una qualche anticipazione. L'indagine può essere condotta o a livello di scavi o con accertamenti più profondi, attraverso piezometri. Lo scavo dà a volte risultati "approssimativi".
PRESIDENTE. Hanno un minore potere risolutivo delle analisi fatte con il piezometro.
LUCA PADULA, Sostituto procuratore della Repubblica di Monza. L'accertamento con il piezometro è molto più costoso, purtroppo per lo Stato, ma è necessario. Il consulente mi dice che collabora anche l'ASL e quindi occorre attendere ancora qualche tempo. Vorrei però pregare il consulente di riferire su come si è arrivati a provare l'illecita miscelazione. Pare in sostanza che in un primo momento il mix sia stato conferito addirittura tal quale e successivamente conferito nella discarica previa questa illecita miscelazione. In particolare il 70 per cento dei rifiuti campionati dai carotaggi non sarebbero ammissibili in discarica; 7 campioni su 10.
PRESIDENTE. Si tratta della discarica di Cervesina?
LUCA PADULA, Sostituto procuratore della Repubblica di Monza. L'unica discarica che ci interessa per il momento è questa.
PRESIDENTE. Quindi, siete andati a Cervesina e avete prelevato dei campioni
LUCA PADULA, Sostituto procuratore della Repubblica di Monza. Abbiamo fatto gli scavi e i carotaggi
PRESIDENTE. Avete prelevato dei campioni, li avete analizzati ed avete visto che le analisi davano come risposta che erano stati compiuti dei miscelamenti illeciti?
LUCA PADULA, Sostituto procuratore della Repubblica di Monza. Non solo, in un primo tempo era stato fatto un conferimento, con una probabilità vicina alla certezza, del mix di ebanite tal quale, che ha una percentuale altissima di piombo; in un secondo momento è stato conferito con questa illecita miscelazione che, dal punto di vista chimico, risulta essere un trattamento comunque insoddisfacente; era cioè comunque una inertizzazione negativa dal punto di vista ambientale: 70 per cento incompatibile con la discarica e 20 per cento assolutamente incompatibile perché era addirittura tal quale.
PRESIDENTE. La classificazione della discarica di Cervesina è
LUCA PADULA, Sostituto procuratore della Repubblica di Monza. 2D.
PRESIDENTE. E la questione dell'eluato?
LUCA PADULA, Sostituto procuratore della Repubblica di Monza. In 7 campioni su 10 è risultato superiore al limite previsto. Non so se il dottor Sommaruga voglia spiegare meglio questo aspetto.
PRESIDENTE. Si, vorrei pregare anch'io il dottor Sommaruga di specificare meglio la questione rispetto al superamento (è stato detto 10 volte) della tabella, almeno per quanto riguarda l'eluato a Cervesina.
GIANPAOLO SOMMARUGA, Consulente tecnico del PM. Cervesina è una discarica di tipo 2D, nota come 2D super in quanto può ricevere i tossico-nocivi a patto che l'eluato non superi dieci volte i limiti stabiliti dal provvedimento 319 del 1976. In questo caso, per i parametri cadmio, piombo e qualche volta rame, sette campioni su dieci hanno evidenziato un eluato non conforme, cioè dieci volte superiore. Diciamo che la verosomiglianza circa il mix di ebanite, confrontato con quello presente nei cumuli di Paderno dell'Enirisorse, è stata azzardata su due campioni, in quanto i valori del tal quale e quelli dell'eluato, in proporzione tra loro, davano gli stessi numeri dei rifiuti di mix di ebanite presi nei cumuli di Paderno Dugnano.
PRESIDENTE. Di qui la vostra deduzione, vicina alla certezza, che sia stato conferito un tal quale nella discarica di Cervesina?
GIANPAOLO SOMMARUGA, Consulente tecnico del PM. Due di questi campioni su sette, sui dieci totali campionati ed analizzati, hanno queste caratteristiche molto simili, come tal quale, come eluato e come rapporti tra di loro, a quelli attualmente ancora stoccati nei cumuli dell'ENI risorse di Paderno Dugnano.
PRESIDENTE. Questa situazione attiene, speriamo, al passato, sempre che le dichiarazioni che abbiamo ascoltato oggi all'Ecodeco, che non è l'unico ma uno dei protagonisti della vicenda, corrispondano a verità, vale a dire che le metodologie ora utilizzate facciano rientrare tutto a norma. Vi risulta un miglioramento della situazione?
GIANPAOLO SOMMARUGA, Consulente tecnico del PM. E' una fotografia dell'oggi che potrebbe essere in linea con quanto appena espresso perché tutti i campioni provenienti dalle discariche più superficiali e quindi conferiti più recentemente, risultano conformi; hanno un eluato nei limiti. Ciò è in linea con quanto appena affermato.
PRESIDENTE. Molto spesso, nonostante le indagini ed ogni attenzione, alcuni soggetti continuano tranquillamente a violare la legge. Sembrerebbe invece che, in virtù della attenzione e dei riflettori accesi sulla vicenda, si stiano ora sviluppando comportamenti conformi alla legge.
LUCA PADULA, Sostituto procuratore della Repubblica di Monza. Debbo dire in proposito che anche le società, interessate per tramite dei loro legali, hanno manifestato la massima disponibilità a collaborare per la ricerca di una soluzione. Alcune soluzioni le abbiamo trovate, ad esempio, sulla tematica del sequestro di questa discarica, che è tuttora in atto. Entro breve mi dovrò pronunciare per stabilire se sia il caso o meno di restituirla. Andrò senz'altro a dissequestrare i cumuli di Paderno perché di lì debbono essere spostati; vi è più di un sospetto che la staticità di tali cumuli in quel luogo possa essere ancora più dannosa per l'ambiente. Dobbiamo spostarli e quindi debbo dissequestrarli. Il rischio, dicevo, è che dissequestrando i cumuli e le discariche si rimettano a fare lo stesso giochetto di prima, senza che io abbia la possibilità di intervenire nuovamente. In tal senso potrebbe essere interessante un contatto con l'assessore all'ambiente della regione perché revochi l'autorizzazione. E' infatti previsto che, qualora siano state violate le prescrizioni, l'autorità amministrativa possa comunque procedere alla revoca. In tal modo io dissequestrerei la discarica, si potrebbe procedere al recupero ambientale e non sarebbero più autorizzati a svolgere quella attività.
PRESIDENTE. Sentiremo anche l'assessore regionale, ma mi pare che tutto sommato i rapporti sarebbero più utili se l'autorità preposta alle indagini potesse intervenire direttamente, evitando compartimenti stagni.
LUCA PADULA, Sostituto procuratore della Repubblica di Monza. Certo, al di là degli spunti investigativi e delle verifiche dibattimentali, eccetera, bisogna anche valutare, secondo il buon senso, le possibili soluzioni favorevoli per l'ambiente.
PRESIDENTE. E, se possibile, prevenire i reati.
LUCA PADULA, Sostituto procuratore della Repubblica di Monza. Certo, questi cumuli debbono essere spostati da quel luogo e smaltiti in qualche modo. Sono stati posti dei paletti inconfutabili sul fatto che questi rifiuti sono pericolosi. La posizione della difesa, che si era finora attestata sul fatto che si trattava di un rifiuto non pericoloso da recuperare, ormai non è più sostenibile per la serie di pronunciamenti di cui ho detto. Se il presidente ritiene, posso produrre copia alla Commissione dei relativi atti; in particolare la sentenza della Cassazione del 4 novembre scorso. In essa, riassumendo in estrema sintesi, si dice che questo rifiuto, nella sua composizione originaria, è pericoloso
PRESIDENTE. Credo che questo possa bastare. Potremo poi definire più esattamente gli atti di cui acquisire copia.
LUCA PADULA, Sostituto procuratore della Repubblica di Monza. Certamente, mi preme però sottolineare che il ministro aveva stabilito che poteva parlarsi di non pericolosità solo qualora il rifiuto avesse certe caratteristiche e fosse destinato al recupero; ora anche la Cassazione ha ripreso questo concetto dicendo in sostanza che una cosa è il mix di ebanite derivante da deposito e altra cosa è quello derivante da recupero: due concetti molto distinti. Sono stati forniti anche degli elementi per una classificazione certa di questo rifiuto che, invece, aveva fatto nascere queste problematiche proprio perché non inserito espressamente nell'allegato. Viene ad esempio stabilito che comunque dovrebbe essere qualificato come rifiuto pericoloso quello contenente piombo, cioè metallo pesante e quindi rientrante nella voce 060405. Queste sono le principali novità rispetto alla prima audizione.
PRESIDENTE. Non essendovi richieste di intervento, la ringraziamo per il contributo e l'aggiornamento recati, nonché per la documentazione che vorrà lasciare alla Commissione. Ci manterremo ovviamente in contatto per gli sviluppi della situazione.
LUCA PADULA, Sostituto procuratore della Repubblica di Monza. Vorrei fare una precisazione riferita a Giussago. Non vorrei che aveste capito che la miscelazione interveniva in Giussago.
PRESIDENTE. No, abbiamo capito bene che era l'Enirisorse che chiamava l'Ecodeco e che la macinatrice con il cemento era presso gli stabilimenti di Enirisorse a Paderno Dugnano.
MATTEO ANNUNZIATO, Maresciallo della sezione di Polizia giudiziaria della Procura della Repubblica presso la pretura circondariale di Monza. Si, presidente, ma non vi era alcuna macinazione; si limitavano a fare una strisciata di cemento per terra mischiando il rifiuto così com'era con il cemento. C'era la betoniera con il cemento ma non vi era alcuna macinazione. In un primo tempo l'Ecodeco aveva studiato il sistema di vagliatura, dopo la quale si doveva fare una certa cernita del materiale per poi procedere alla inertizzazione con il cemento; successivamente, però, questa strada è stata abbandonata e si è passati alla semplice miscelazione con la betoniera che veniva da fuori. A Giussago, quindi non veniva fatta alcuna attività ed alcuna macinazione.
PRESIDENTE. Ma rispetto a questa attività illegale e a quella che lei ha definito come una strisciata di cemento, le cose sono cambiate?
MATTEO ANNUNZIATO, Maresciallo della sezione di Polizia giudiziaria della Procura della Repubblica presso la pretura circondariale di Monza. Si, perché siamo intervenuti noi e da quel momento non è stato fatto più nulla.
PRESIDENTE. Quindi non si sono più prodotti atteggiamenti illeciti da parte di Enirisorse e Ecodeco concorrente nel sito di Paderno Dugnano?
MATTEO ANNUNZIATO, Maresciallo della sezione di Polizia giudiziaria della Procura della Repubblica presso la pretura circondariale di Monza. Né a Paderno Dugnano né a Giussago perché
PRESIDENTE. Ma a Giussago non c'è mai stato niente; non è così?
MATTEO ANNUNZIATO, Maresciallo della sezione di Polizia giudiziaria della Procura della Repubblica presso la pretura circondariale di Monza. Si, non c'è stato assolutamente nulla.
PRESIDENTE. Ringraziamo nuovamente i nostri interlocutori per il contributo arrecato.
Incontro con il dirigente del servizio rifiuti della regione Lombardia.
PRESIDENTE. Salutiamo il nostro interlocutore.
LUIGI MILLE, Dirigente del servizio rifiuti della regione Lombardia. Ringrazio la Commissione e desidero innanzitutto far presente che l'assessore cui era stato rivolto linvito, non è potuto intervenire per concomitanti ed indilazionabili impegni del suo ufficio. E' in corso tra l'altro il consiglio regionale e la presenza dei consiglieri come degli assessori è assolutamente necessaria ai fini del numero legale e per le decisioni di merito.
PRESIDENTE. Ci spiace in particolare questa assenza perché avremmo voluto chiedere informazioni direttamente attinenti alle decisioni dell'amministrazione, sulle quali forse lei, come rappresentante tecnico, potrà riferirci solo limitatamente.
Sentiremo poi gli assessori provinciale e comunale, ma per quanto riguarda la regione, vorremmo essere informati almeno su due casi: il primo riguarda la delibera regionale con cui si è localizzata una discarica nel comune di Castiglione delle Stiviere, località Pirossina; abbiamo avuto modo di incontrare ieri i sindaci ed i comitati cittadini interessati che ci hanno esposto le loro ragioni, offrendoci anche una documentazione rilevante dal punto di vista tecnico e scientifico, che fa sembrare del tutto ragionevole, almeno in prima battuta, l'atteggiamento assunto, non so se in modo unanime, ma di sicuro largamente maggioritario, dal consiglio regionale lombardo nel chiedere l'annullamento del decreto di autorizzazione e localizzazione.
Il secondo caso, rispetto al quale abbiamo appena ascoltato alcuni interventi, riguarda la vicenda Paderno Dugnano, Enirisorse, lo smaltimento del mix di ebanite derivante dalle batterie esauste, con il coinvolgimento in questo della Ecodeco che presso Paderno Dugnano avrebbe dovuto svolgere un trattamento di tali rifiuti e che invece per tutta una fase non lo ha fatto o lo ha fatto in modo tale da non rispettare la normativa vigente. Mi riferisco quindi al delicato problema e al rischio che procedendo al dissequestro della discarica di Cervesina e degli impianti, chiamiamoli così, di Paderno Dugnano, si riproduca il circuito vizioso dello smaltimento di rifiuti pericolosi in contrasto con la legge. Di qui l'esigenza di un concerto tra l'autorità giudiziaria e l'assessorato regionale, proprio per graduare e concordare tempi e modi di intervento in modo che si prosegua il trattamento corretto dei rifiuti ma si evitino al tempo stesso attività illecite.
La invitiamo a riferire, nell'ambito delle sue competenze, in particolare su questi due casi, sui quali come ho già detto - avremmo voluto una informazione anche di carattere politico, nel senso delle decisioni che l'amministrazione regionale potrà prendere.
LUIGI MILLE, Dirigente del servizio rifiuti della regione Lombardia. Di tutti e due i casi mi sono interessato in prima persona. Inizierò però dal secondo, forse meno complesso del primo.
In qualità di dirigente del servizio rifiuti e come regione siamo stati interessati da problematiche di carattere autorizzativo nel passaggio di titolarità dell'autorizzazione tra Enirisorse e ECOBAT subentrata alla prima; per la verità Enirisorse ha venduto anche un altro ramo, quello relativo all'ottone, ad una altra società che si chiama Sitindustrie. Enirisorse ha conservato a Paderno uno stoccaggio che sta però diminuendo progressivamente, relativo a mix di ebanite e metallina derivante dal recupero del piombo delle batterie e la vicenda giudiziaria ha riguardato in particolare un trattamento di inertizzazione fatto in loco da Ecodeco e non autorizzato. In pratica un trattamento sui siti di ECOBAT o Enirisorse; lo sa esattamente la Guardia di finanza; siamo stati chiamati più volte dal PM di Monza, Padula, al quale abbiamo fornito tutte le indicazioni di carattere amministrativo, normativo e tecnico. Confermo - come ho già testimoniato in pretura - che l'attività da parte di Ecodeco doveva essere autorizzata; addirittura, secondo la mia valutazione, serviva probabilmente anche la valutazione di impatto ambientale, trattandosi di impianto di trattamento di rifiuti tossici e nocivi; sapete che la VIA si riferisce ad impianti per rifiuti tossici e nocivi, non è stata ancora recepita la classificazione nuova di pericolosi e non. Per il successivo smaltimento a Cervesina è stato verificato un non rispetto delle norme; non so i dettagli perché sono tutte indagini di polizia giudiziaria, ma presumo che lo smaltimento a Cervesina non ha rispettato i limiti che il rifiuto doveva comunque avere.
PRESIDENTE. Di questo la Commissione è del tutto al corrente. Vorremmo invece conoscere gli sviluppi successivi nei termini che le ponevo rispetto al buon senso di evitare che si riproducano atteggiamenti illeciti.
LUIGI MILLE, Dirigente del servizio rifiuti della regione Lombardia. Gli sviluppi successivi sono che occorre trovare una pianificazione di più ampio respiro per lo smaltimento dei rifiuti generati dal recupero del piombo delle batterie. Ieri non a caso ho avuto un incontro il Cobat, consorzio nazionale batterie; tra le altre cose è venuta fuori la necessità che la regione si faccia promotrice della individuazione di uno o più impianti finalizzati al trattamento di questi rifiuti affinché non si verifichino più casi come quelli di Paderno Dugnano. Sono state ipotizzate due o tre possibili localizzazioni; vi sono istanze e progetti in corso ed in fase di elaborazione, di cui è a conoscenza il Cobat; c'è una volontà comune di lavorare insieme, tra regione e Cobat, per risolvere questa problematica, individuando impianti ben progettati, da sottoporre alla valutazione di impatto ambientale, per il trattamento e smaltimento di queste tipologie di rifiuti; naturalmente non più in discariche non compatibili; non più a Cervesina se non risulterà compatibile.
Devo anche dire che per la verità ieri il Cobat ci ha chiesto di fare uno sforzo come regione per individuare le possibilità di un recupero di parte di questi materiali quale miscelazione a sabbia e ghiaia per produrre conglomerato bituminoso o cementizio; stiamo attentamente valutando questa possibilità; naturalmente anche su queste tipologie di impianti di recupero finalizzati a produrre il materiale che ho detto vi sarà una istruttoria attenta e andrà comunque svolta la valutazione di impatto ambientale, ma si vuole partire con il piede giusto, con localizzazioni ben scelte e progetti studiati e, se si vuole, anche con un avvio sperimentale per verificare le risultanze dei prodotti che si ottengono dal trattamento, per procedere poi alla autorizzazione definitiva. Ci stiamo lavorando.
Rispetto a Cervesina ferma, debbo segnalare che si è avuto l'avvio di una nuova discarica di seconda categoria tipo B per rifiuti tossici e nocivi, quella della Valseco a Montichiari che ha superato la VIA ancora nel 1996. Rispetto a prima, quindi, la discarica adesso Cervesina ci serve un po meno a livello regionale, in quanto ne abbiamo unaltra per i rifiuti tossico-nocivi. In regione Lombardia ci manca una 2C, anche se abbiamo stipulato, nel corso di questanno, un protocollo di intesa abbastanza importante, con la regione Piemonte, in cui è prevista la possibilità di un coordinamento nellutilizzo degli impianti di smaltimento dei rifiuti, nonché una sorta di solidarietà nello smaltimento dei rifiuti solidi urbani. Segnalo che nel corso del 1998 la regione Lombardia ha fatto fronte allemergenza delle province di Asti e di Alessandria smaltendo nel bresciano i loro rifiuti solidi urbani tramite quel protocollo di intesa.
PRESIDENTE. Nel protocollo di intesa viene anche configurata la localizzazione per una discarica 2C, considerato che quella piemontese ormai è esaurita?
LUIGI MILLE, Dirigente del servizio rifiuti della regione Lombardia. Ci è stato detto, dalla regione Piemonte, che è in corso di studio un nuovo lotto che deve essere sottoposto al VIA per la progettazione.
PRESIDENTE. Il sito sarebbe della regione Piemonte?
LUIGI MILLE, Dirigente del servizio rifiuti della regione Lombardia. Sarebbe a Baricalla. Sono queste le notizie che abbiamo noi. Siccome la 2C non ha un grande fabbisogno di tonnellaggio, ci basterebbero le disponibilità di Baricalla, ammesso che siano quelle comunicateci dalla regione Piemonte.
Se non vi sono domande su Paderno, adesso parlerei del primo caso, cioè della discarica di Castiglione delle Stiviere per i rifiuti speciali non pericolosi. Tale discarica nasce da unistanza presentata nel 1996. Listruttoria è stata sottoposta ad un attento esame in base ai vari elaborati tecnici che erano a disposizione del comune e della provincia di Mantova. La nostra procedura prevede un parere del comitato tecnico regionale costituito da 11 esperti del settore nominati ogni cinque anni, ogni tornata di giunta. La conferenza dei servizi si è tenuta nellaprile del 1997, ma prima, come prevede la nostra legge regionale, ne è stata data comunicazione tramite la pubblicazione sul BUR, sul foglio degli annunzi legali della provincia e sullalbo pretorio del comune. Il regolamento per lo svolgimento della conferenza prevede che, oltre al comune interessato, in quanto sede della conferenza stessa, siano invitati, dopo le pubblicizzazioni di cui sopra, anche i comuni vicini o altri soggetti. Spesso, se richiesto, vengono invitati anche i comitati civici, perché possono sottolineare elementi che potrebbero sfuggire alla nostra istruttoria tecnica. Non ci è stata nessuna richiesta in quel senso e la conferenza si è svolta
PRESIDENTE. Nellincontro che abbiamo avuto ieri, invece, sia il sindaco di Medole sia altri sindaci di comuni vicini hanno lamentato il fatto di non essere stati convocati.
LUIGI MILLE, Dirigente del servizio rifiuti della regione Lombardia. La conferenza si è svolta nellaprile del 1997 e il sindaco di Medole non aveva fatto pervenire la richiesta di parteciparvi. Ha chiesto di essere sentito dopo la conferenza; lo stesso hanno fatto, tramite lettera, altri trenta o quaranta comuni del circondario. Come responsabile del procedimento ho ritenuto di mettere a disposizione dei richiedenti gli atti e di far sì che potessero presentare scritti o memorie o, addirittura, di fare osservazioni in ordine al contenuto del procedimento. Abbiamo comunicato loro le possibilità con lettera specifica. Il sindaco di Medole, che è venuto alla sede della regione per guardare gli atti, ha portato degli elaborati e sono state esaminate con particolare attenzione alcune relazioni idrogeologiche.
Dopo laprile 1997 è pervenuta una memoria, da parte del comitato civico locale, che abbiamo esaminato attentamente in quanto evidenziava due prerogative ritenute imprescindibili nel procedimento: lacquisizione di un parere del nostro servizio giuridico-legislativo in ordine alla necessità di convocare tutti i comuni nellambito di una conferenza e di un esame della situazione idrogeologica del sito da parte del nostro servizio geologico regionale. Abbiamo ottemperato ad entrambe queste esigenze e abbiamo inviato ai due servizi citati, per lacquisizione del parere, sia i nostri documenti di istruttoria sia quelli trasmessici dal comune di Medole e dal comitato civico, nonché tutte le altre osservazioni pervenuteci dopo la comunicazione di partecipazione al procedimento da parte di altri soggetti.
Avevamo prescritto che la ditta attuasse un esame della falda, e i dati prodotti sono stati esaminati dal servizio geologico. Devo dire che solo il comune di Medole si è presentato. Gli altri, anche se hanno ricevuto la comunicazione scritta
PRESIDENTE. Tutto questo attiene alla procedure di istruttoria. Vorremmo, però, che si soffermasse sugli aspetti tecnici concreti.
Abbiamo avuto modo di vedere che, collegata alla sentenza di sospensiva del TAR della delibera autorizzativa, che mi sembra essere recentissima, esiste una documentazione tecnica, molto rilevante, che, indubbiamente, porta anche noi ad interrogarci, assieme ai sindaci e allamministrazione provinciale di Mantova, sulla qualificazione tecnica del sito. Ci troviamo infatti di fronte ad una cava che è stata ampiamente utilizzata e che ha posto un problema di ripristino, ad una falda ormai nellalveo fluviale
LUIGI MILLE, Dirigente del servizio rifiuti della regione Lombardia. No, non siamo nellalveo fluviale.
PRESIDENTE. Come minimo siamo nel bacino di esondazione.
LUIGI MILLE, Dirigente del servizio rifiuti della regione Lombardia. Signor presidente, sono nato a sette, otto chilometri da quel sito, per cui lo conosco abbastanza bene: le assicuro che non è vicino a nessun alveo fluviale. Non ci sono possibilità di esondazione. Nei pressi vi è un canale irriguo
PRESIDENTE. Ciò che è certo, dalle perizie tecniche, è che lacqua è entrata nel fondo della cava. Questo è ciò che ci hanno fatto vedere. Comunque, prenderemo visione del dispositivo della sentenza del TAR.
LUIGI MILLE, Dirigente del servizio rifiuti della regione Lombardia. Quel dispositivo non è molto chiaro.
Mi consenta una premessa. A seguito della deliberazione del dicembre 1997 e della votazione del consiglio regionale, peraltro di tipo politico, che non ci ha consentito, come uffici, di arrivare subito ad una revoca dellatto, una soluzione possibile poteva essere quella di vedere in che modo lindicazione del consiglio potesse essere recepita revocando la delibera. Abbiamo avviato un procedimento di verifica interno che è tuttora in corso, in quanto stiamo cercando di acquisire gli elementi che ancora ci mancano. Molti di quelli che avete voi, a livello di relazioni e di osservazioni dei periti di parte, noi non li possediamo ancora come regione. Per la verità, abbiamo sospeso latto prima che lo facesse il TAR, proprio per non rendere possibile, al di là del sequestro della magistratura, lesecutività dei suoi contenuti.
Se lei, signor presidente, cita la perizia del perito del tribunale, noterà che si parla di presenza di acqua in un lato della cava, per cui non è chiaro se si tratti di acque di falda o di tracimazione di un canale irriguo.
PRESIDENTE. Cè unamplissima documentazione di parte, per così dire, che credo non vada sottovalutata in quanto di tutto rilievo. Esiste, inoltre, anche la documentazione derivante dalle perizie disposte dal tribunale, che non possono essere tacciate di essere di parte, dalla quale abbiamo avuto la sensazione, che andrà superata con un approfondimento, che loggettività del sito fosse estremamente discutibile. Peraltro, considerato latteggiamento trasversale del consiglio regionale lombardo, credo si debba tener conto del fatto che possono esservi motivi politici e che le popolazioni locali e gli amministratori sono contrari, ma anche del fatto che nel perdurare di questo atteggiamento da parte del consiglio regionale possa aver giocato laspetto tecnico. Siamo rimasti colpiti, da un lato, dalle istanze dei cittadini, rappresentate dai rispettivi comitati - che hanno un peso rilevante, considerato che lattuale assessore allambiente del comune di Castiglione delle Stiviere era il precedente presidente del comitato cittadino dallaltro, dal fatto che le perizie tecniche confermano le preoccupazioni dei cittadini e delle amministrazioni. Hanno un loro peso, infatti, sia quelle di parte sia quelle del tribunale.
Una discarica per rifiuti speciali come quella francamente non ha molti precedenti in Italia. Questo è ciò che balza agli occhi sulla base dellesperienza che abbiamo.
LUIGI MILLE, Dirigente del servizio rifiuti della regione Lombardia. Ieri avete visitato il sito? Se ci fosse acqua si dovrebbe vedere.
PRESIDENTE. La nebbia ha ostacolato il sopralluogo. Purtroppo o per fortuna, in questa vicenda, che ha rilievi giudiziari presso diverse magistrature, fanno testo perizie e documenti ai quali è bene fare riferimento, in quanto danno più certezza delle sensazioni derivati da una visione diretta.
LUIGI MILLE, Dirigente del servizio rifiuti della regione Lombardia. La perizia del perito di parte fa notare che non si sa con certezza da dove provenga lacqua. Ho detto prima che è stata svolta unaccurata perizia da parte del nostro servizio geologico, le cui risultanze avranno pure un valore, trattandosi di un servizio tecnico della regione che agisce al di fuori del procedimento specifico (non a caso è stato invocato dallo stesso comitato civico). Anche le perizie prodotte da questo servizio sono documenti. Il nostro perito di parte non ha rilevato nulla di irregolare, soprattutto dal punto di vista tecnico.
Vi sono sentenze contrastanti, da parte del TAR, su quanto detto, sulla necessità di convocare o meno i comuni limitrofi. Abbiamo cercato di fare in modo che la valutazione fosse accurata, accertando che la presenza di industrie agroalimentari non fosse a 100 o 200 metri ma a 700 o 800 metri.
PRESIDENTE. Non abbiamo sollevato questo argomento, che pure ha una sua importanza
LUIGI MILLE, Dirigente del servizio rifiuti della regione Lombardia. Nel comune di Montichiari la discarica di rifiuti speciali è stata ultimata e lindustria agroalimentare, posta a non più di 200-210 metri, non ha avuto nessun problema, tantè che in questi anni si è addirittura estesa e sviluppata (mi riferisco alla Ristora).
PRESIDENTE. A parte le vocazioni di certe aree, in questo caso, se vogliamo tirare in ballo le attività produttive di carattere agricolo, la valutazione negativa è compatta. Ma questo attiene a valutazioni economiche riconducibili a decisioni politiche. Da qui lesigenza di un pronunciamento dellassessore, anziché di un organismo amministrativo-tecnico. Ma è altra materia, peraltro nemmeno di competenza di questa Commissione.
Il problema vorremmo che lei lo rappresentasse allassessore, che avremo modo di ascoltare a Roma in audizione sta nel fatto che esistono perizie tecniche di parte e del tribunale, nonché una totale coesione dei cittadini con le istituzioni locali, entrambi contrari alla discarica. Si tratta di una contrarietà che non crediamo emotiva, in quanto fondata, oltretutto, su una storia ultra decennale, cioè di una precedente
LUIGI MILLE, Dirigente del servizio rifiuti della regione Lombardia. Sì ma non era localizzata in quei siti, bensì da tuttaltra parte.
PRESIDENTE. Prima ci ha parlato di Montichiari. Intendo dire, se valgono le analogie, che le popolazioni locali e i loro amministratori ci dicono che una certa area è già stata interessata da una proposta che a suo tempo fu respinta sulla base di valutazioni di carattere idrogeologico.
Di fronte ad un atteggiamento che sarebbe stolto definire emotivo, di fronte a prese di posizione degli amministratori locali, dei cittadini e degli operatori economici della zona, nonché di fronte ad una decisione del consiglio regionale lombardo, credo che lassessore regionale dovrebbe spiegare alla Commissione dinchiesta le motivazioni per cui ritiene di mantenere invece questa scelta.
LUIGI MILLE, Dirigente del servizio rifiuti della regione Lombardia. Lassessore non ritiene di mantenere questa scelta. Ho detto prima che ha attivato, tramite il direttore generale del settore, una procedura di verifica dellatto proprio per arrivare ad una proposta in merito allatto stesso, che può essere anche revocato.
Penso che possiate capire perché vogliamo seguire questo percorso per arrivare a una revoca oppure, se il procedimento di verifica andrà bene, ad una conferma. Siamo rimasti scottati da altre situazioni, nel senso che la giunta regionale, su indicazione del consiglio o su ispirazione della comunità locale compatta, è arrivata alla revoca dellatto autorizzativo di unaltra discarica. Ma adesso il TAR chiede agli amministratori regionali che hanno revocato quellatto di pagare i danni alla società che ha vinto il ricorso. Quindi non vogliamo, dal punto di vista strettamente amministrativo, che il caso si ripeta.
PRESIDENTE. Dal punto di vista strettamente amministrativo mi sembra che si tratti di due casi diversi: in un caso si trattava di un impianto che stava entrando in esercizio; in questo caso si tratta di un impianto che dovrebbe entrare in esercizio, atteso che poi lattività della cava abbia un termine certo. La magistratura è infatti intervenuta su tali attività rilevando illegalità significative.
LUIGI MILLE, Dirigente del servizio rifiuti della regione Lombardia. Ma se nella relazione del magistrato si legge che è tutto regolare per quanto riguarda lescavazione
PRESIDENTE. Cè un giudizio in corso. Credo, comunque, che qualche irregolarità sia stata riscontrata.
Lei ha potuto dirci ciò che poteva. Per quanto riguarda le valutazioni di politica di gestione del settore rifiuti, dobbiamo ascoltare lassessore alla regione.
LUIGI MILLE, Dirigente del servizio rifiuti della regione Lombardia. Ripeto, però, che il procedimento in corso può portare ad una revoca dellatto. Questa può essere la strada per recepire la posizione uniforme degli enti locali. Faccio notare che, al momento della conferenza, il comune era debolmente contrario, con un parere dellufficio tecnico favorevole; era altresì favorevole il parere degli organi tecnici della provincia. Anche adesso gli organi degli enti interessati non hanno rivisto la loro posizione. Quindi gli organi tecnici del comune, della provincia e della regione sono in consonanza.
Lascio agli atti della Commissione alcune relazioni di aggiornamento relative alla raccolta dei rifiuti urbani e dei rifiuti speciali, a proposito della quale questanno è stato abbastanza positivo, in quanto non vi è stata nessuna situazione di emergenza .
Aggiungo, signor presidente, che la documentazione della regione, che credo solo in parte sia stata messa a disposizione del perito del tribunale e del magistrato, è naturalmente a disposizione della Commissione.
PRESIDENTE. Resteremo in contatto con lassessorato per avere tutta la documentazione che riterremo utile, considerato che la Commissione dovrà procedere alla elaborazione di un documento sulla situazione della Lombardia.
Incontro con lassessore allambiente della provincia di Milano, con lassessore alle privatizzazioni e strategie di sviluppo del comune di Milano e con il direttore generale AMSA.
PRESIDENTE. Con il signor prefetto abbiamo ricapitolato la storia della gestione dei rifiuti nel comune e nella provincia di Milano dal 1995 ad oggi. In particolare, è stato evidenziato il passaggio da una gestione straordinaria, con Formigoni alla regione e Formentini al comune, a una gestione che ancora oggi ha dei problemi ma che, stando alle visite sommarie che abbiamo effettuato, per alcuni aspetti sembra stia andando a regime. Ciò vale soprattutto per i rifiuti solidi urbani, in quanto il panorama è diverso per quanto riguarda i rifiuti speciali o pericolosi. Al riguardo, anzi, le indagini della procura di Monza a proposito dello stabilimento di Paderno Dugnano, ci danno loccasione per alcune considerazioni.
Il procedimento di inertizzazione messo in atto presso lo stabilimento di Paderno Dugnano dallallora Enirisorse corrispondeva, in realtà, ad una miscelazione non consentita dalla legge. Il magistrato ci ha detto che alcuni funzionari della provincia sono oggetto di indagine: vi erano quindi verifiche che andavano fatto in loco? Cosa è successo, visto che oggi la situazione sembra avviarsi verso una condizione di normalità e di rispetto delle leggi?
Vorremmo anche capire, dopo la visita effettuata alla Maserati-bis o ex Maserati, come il sistema rifiuti dellarea milanese dovrà essere gestito nei prossimi due o tre anni. Abbiamo avuto modo di incontrarci anche con i rappresentanti della Pirelli ambiente, che ci hanno parlato del progetto CDR Pirelli, il quale, per la sua dimensione nazionale, sembra sottrarsi al circuito dei rifiuti comunale e provinciale.
GIULIO FACCHI, Assessore allambiente della provincia di Milano. Laccordo è stato firmato anche dalla provincia.
PRESIDENTE. Alla Maserati-bis ci è stato anche detto dellipotesi di conferire il secco, in tutto o in parte, nel progetto Pirelli. Iniziamo con queste domande specifiche all'assessore Facchi sulla gestione dei rifiuti a Milano; altre ne potranno poi seguire da parte dei colleghi.
GIULIO FACCHI, Assessore all'ambiente della provincia di Milano. Sulla prima questione che riguarda ECOBAT , confesso non l'assoluta ignoranza perché il problema lo conosco, anche se non ho assolutamente elementi da darvi adesso, ma proprio perché alcuni nostri funzionari sono stati indagati (e ritenevamo che la cosa fosse superata) , vorrei riservarmi di inviarvi una memoria, anche per poter MEGLIO riflettere. Sono coinvolti nostri funzionari e vorrei poter soppesare meglio gli elementi.
Sulla questione degli RSU, ho preparato una nota (che lascerò alla Commissione) che riepiloga i dati ad oggi circa il flusso dei rifiuti. E' vero che da una parte vi sono forti segnali verso una condizione che si può definire a regime, ma in realtà credo che sia giusto lanciare anche qualche campanello di allarme perché nascosta dietro a tale situazione vi è anche la possibilità di una riesplosione dell'emergenza; l'autonomia dei siti oggi è agli sgoccioli. L'unica discarica che stiamo utilizzando per il secco residuale dovrà essere chiusa entro giugno; non solo per scelta amministrativa ma per limiti di capacità. L'altra discarica di riferimento dove attualmente vengono conferiti i rifiuti che escono dall'impianto ex Maserati sta avviandosi verso la conclusione del secondo lotto, ma proprio in questi giorni sono emersi grossi problemi rispetto al terzo lotto; problemi assolutamente inaspettati di portata del terreno; è una novità assoluta che pone seriamente in crisi il futuro; ci sono dei provvedimenti assolutamente da prendere.
Sto cercando di indicare velocemente le linee che la provincia ha adottato o sta adottando rispetto all'intera partita. Un primo dato, credo piuttosto significativo, è che dalla fase di emergenza rifiuti in poi c'è stato un fortissimo sviluppo della raccolta differenziata su tutto il territorio della provincia di Milano: su 188 comuni, sono ormai circa 150 quelli che fanno la raccolta secco-umido; se analizzassimo la percentuale di raccolta differenziata di questi comuni, risulterebbe oltre il 50 per cento; mediamente il 52 per cento; se facciamo la media in tutta la provincia (i 20-30 comuni che ancora non fanno il secco-umido e il comune di Milano che fa storia a sé) arriviamo a un dato certo per il primo semestre 1998 pari al 35 per cento di raccolta differenziata. Quello riguardante il secondo semestre 1998 è ancora in elaborazione ma dovrebbe essere pari al 39 e rotti per cento. E' questo il dato più significativo; vi sono problemi per la gestione, ma
PRESIDENTE. A proposito di ex Maserati, questo dato tiene conto del fatto che lì, sulla base dei numeri e dei quantitativi stimati per gli RSU a Milano nell'ordine di 2200 tonnellate al giorno, ne trattano 1200-1300 al giorno e che si calcola che dalle 400 alle 600 tonnellate al giorno in meno siano dovute alla raccolta differenziata, il che - debbo ritenere - dia per Milano un dato che, mediato sulla provincia, in virtù di quanto diceva prima e cioè che il dato della raccolta differenziata in provincia è più alto, sarebbe pari al 35 per cento (che vedrebbe Milano nella parte bassa della media)?
GIULIO FACCHI, Assessore all'ambiente della provincia di Milano. No, rispetto a queste percentuali Milano è al 31-32 per cento per cui siamo
PRESIDENTE. Se Milano ha 1.200 tonnellate al giorno di RSU e se per l'ex Maserati si valuta che 400-600 tonnellate non arrivino in virtù della raccolta differenziata (stiamo ragionando su stime), questo significherebbe un dato del 27-28 per cento e non 35 per cento.
GIULIO FACCHI, Assessore all'ambiente della provincia di Milano. Non è così. Milano ha una raccolta complessiva di 2.200 tonnellate al cui interno vi è la raccolta differenziata. Tutto il flusso di Milano non va necessariamente nell'ex Maserati. Le 400-500 tonnellate di cui vi hanno parlato questa mattina sono la quota di rifiuti che la provincia portava all'impianto ex Maserati fino a qualche tempo fa; sostanzialmente rifiuto tal quale. Chi fa rifiuto tal quale deve passare per la selezione meccanica; chi invece non fa rifiuto tal quale, ha una via privilegiata. Circa un anno fa facemmo la scelta di distinguere bene i due flussi in modo che chi faceva la raccolta differenziata avesse canali diversi da quelli della selezione meccanica. Questo ha fatto sì che i costi della raccolta differenziata scendessero notevolmente, per cui oggi sostanzialmente il quantitativo che manca all'impianto Maserati è una parte della raccolta differenziata degli altri comuni della provincia; non solo - e questo è un dato forse più interessante - mentre su Maserati vi è ancora un flusso dalla provincia, sia pure minimo, questa operazione ha fatto sì che si chiudessero gli altri tre impianti di vagliatura meccanica distribuiti nella provincia di Milano, che non avevano tutto il processo come quello di Maserati; sono quelli cui non seguiva la vagliatura e che quindi hanno probabilmente generato tutte le note vicende degli anni precedenti circa il flusso di rifiuti sconosciuti in giro per l'Italia. In questo modo tutto quello che non è raccolta differenziata va direttamente a Maserati ed è quindi sotto controllo.
Non è che i conti non tornino
PRESIDENTE. Sulla base di quello che ci dice, il range di 400-600 tonnellate al giorno che non arrivano a Maserati sono solo una parte della raccolta differenziata della provincia. Quindi non è tutta la raccolta differenziata.
GIULIO FACCHI, Assessore all'ambiente della provincia di Milano. Tenga presente che a Milano, oltre all'impianto ex Maserati, vi sono due forni, anche se in condizione precaria.
PRESIDENTE. Si, ma nella valutazione Maserati questo era oggetto di un conteggio a parte per altre 400 tonnellate circa stimate come inviate ai forni. Ci siamo fatti dare dei pre-dati per verificarli poi con gli amministratori.
GIULIO FACCHI, Assessore all'ambiente della provincia di Milano. Una cosa che funziona da un po' di tempo é, appunto, lo scambio di informazioni e di dati con l'AMSA, il comune di Milano e gli altri organismi coinvolti.
Tornando ora al discorso generale, la raccolta differenziata è sicuramente un elemento che ha molto contribuito all'uscita dall'emergenza o per lo meno da questa prima fase di emergenza. Rimane però una grossa contraddizione: la raccolta differenziata, più che non il tal quale, ha bisogno di impianti di una certa tecnologia. L'elemento forte è che, quanto a impianti, siamo ancora quasi a zero. La prima necessità erano gli impianti di trattamento dell'umido, quindi il compostaggio. L'unico aperto in provincia di Milano è quello di Muggiano, chiuso ormai da circa un anno
PRESIDENTE. Lei parla ovviamente di compost vero perché la Maserati fa appunto quel compost da tal quale che non rispetta le specifiche del decreto attuativo
GIULIO FACCHI, Assessore all'ambiente della provincia di Milano. Parlo del compostaggio dell'umido raccolto in modo differenziato, quindi dell'umido di qualità. Non so quanto possa esservi utile, ma abbiamo fatto fare una serie di analisi sull'umido prodotto in provincia di Milano e vi è una percentuale di impurità sotto al 3 per cento; è quindi un prodotto ritenuto ottimo a tutti i livelli. Per farla breve, oggi stiamo utilizzando impianti di compostaggio tutti fuori provincia, per lo più fuori regione: il grosso va in Veneto, in alcuni impianti vicino Verona, qualcosa va in Emilia; stiamo comunque utilizzando impianti che in questo momento ci stanno accogliendo con una qualche precarietà; ad esempio in Veneto l'assessore regionale ci ha detto che si sta sviluppando la raccolta differenziata per cui man mano crescerà la raccolta dell'umido, dovrà necessariamente dare priorità negli gli impianti a quel rifiuto piuttosto che non a quello proveniente da Milano. Anche in questo caso, quindi, l'"autonomia" si sta sempre più affievolendo. Questo è il primo problema sul quale, se ritenete, potrò aggiungere qualche considerazione.
Un secondo elemento, che in qualche modo va poi a ricollegarsi alla questione dell'impianto Pirelli, che invece secondo noi ha grande valenza anche su scala provinciale, è la gestione del rifiuto residuale da raccolta differenziata. Attualmente, attraverso l'utilizzo delle risorse e delle energie che c'erano, abbiamo cercato di gestirlo con alcune discariche, quella che citavo prima (che a giugno andrà a chiusura) e un impianto (fermo da qualche mese) a Trezzo sull'Adda, cui erano appunto destinati rifiuti residuali da raccolta differenziata. Nella provincia di Milano siamo molto convinti del fatto che il rifiuto secco (o comunque residuale da raccolta differenziata) , specialmente lì dove i comuni hanno prodotto ottimi risultati, è una ottima base di partenza per un sistema industriale che sappia poi trasformarlo in combustibile; il cdr, così come considerato nel decreto Ronchi, secondo noi, deve partire proprio da questo tipo di rifiuto. La scelta che stiamo facendo - e non è solo quella dell'impianto di Pirelli - è di arrivare a definire nel prossimo mese una programmazione e quindi una revisione del piano provinciale che sia anche di stimolo ai gruppi industriali.
Il ragionamento che facciamo è sostanzialmente questo: a regime, se raggiungessimo un livello di raccolta differenziata del 50 per cento a Milano e provincia, avremmo 2.700 tonnellate al giorno di residuale da smaltire: se programmassimo oggi tutte queste 2.700 tonnellate, il che significherebbe fare termodistruttori per queste quantità perché questa è oggi l'unica strada realizzabile, non faremmo fino in fondo il nostro dovere. Il decreto Ronchi ha cercato in qualche modo di incentivare una tecnologia industriale che consideri la possibilità di creare combustibile da rifiuto, il cosiddetto cdr; gli impianti di cdr sono realizzabili addirittura attraverso procedure semplificate; se pianificassimo, dicevo, tutte le 2.700 tonnellate attraverso la termodistruzione, non avremmo più la possibilità di incentivare questa strada e di verificare se il sistema industriale sa dare una risposta da questo punto di vista.
La scelta che stiamo cercando di fare nella revisione del piano provinciale è di sottrarre a queste 2.700 tonnellate di residuale almeno una quantità di 1.000 tonnellate che si trasformino in un incentivo per quanti intendano realizzare impianti per il cdr. La condizione che poniamo di qui la nostra firma ed il fatto che siamo stati protagonisti di questo accordo con la Pirelli; anzi debbo aggiungere che la scorsa settimana abbiamo definito in regione Lombardia l'accordo con l'AITEC, l'associazione nazionale dei cementifici che si è impegnata per il periodo dal 1° marzo al 30 ottobre ad una sperimentazione a lire zero nei loro cementifici per l'utilizzo del cdr, con una percentuale sicuramente non interessante in termini di quantità in questa fase ma sicuramente interessante per gli sbocchi futuri; anche questo accordo di programma è stato promosso dalla provincia di Milano dopo una lunga serie di incontri.
La condizione che poniamo, dicevo, è che le 1.000 tonnellate ipoteticamente disponibili sul mercato devono essere destinate a quegli impianti di cdr che dimostrino di essere legati contrattualmente o quantomeno con specifiche tecniche tali che riescano poi a produrre un rifiuto da destinare agli impianti esistenti. Questa è la filosofia con la quale stiamo andando a rivedere il piano provinciale.
Vorrei però porre due o tre problemi, che stanno emergendo e creando grosse difficoltà. Innanzitutto i problemi sugli impianti di compostaggio. In provincia di Milano ne avevamo uno, quello di Muggiano; è chiuso e ci auguriamo che possa ripartire in primavera. E' comunque sicuramente una goccia nel mare. Oggi siamo arrivati ad avere almeno quattro autorizzazioni per impianti, superando tutta una serie di problemi di consenso; se non altro siamo arrivati a poter dire che teoricamente possiamo far partire i cantieri da domani. Si tratta degli impianti di Cologno Monzese, già ordinato dall'allora commissario Formigoni, ma poi riautorizzato dalla provincia perché l'ordinanza del commissario aveva dimenticato di autorizzarne l'esercizio con evidenti problemi formali; l'impianto di Albairate, quello di Lacchiarella e quello di Bellusco.
Stanno però sorgendo enormi problemi, che richiedono probabilmente riflessioni anche di tipo politico-amministrativo. Nella provincia di Milano siamo in una realtà molto urbanizzata e inevitabilmente questi impianti vengono a collocarsi vicino o relativamente vicino a centri abitati; questo significa che si devono imporre tutta una serie di prescrizioni e garanzie che probabilmente altrove non sarebbero necessarie. Inoltre, la difficoltà di consenso per tali scelte politiche ha fatto considerare questi impianti comunque di piccola taglia, a fronte però di investimenti che, proprio per la loro collocazione, sono pesanti. Per farla breve, stanno emergendo tariffe assolutamente poco interessanti o comunque molto più alte di quelle di cui ci si illudeva di avere . Questo crea oggi un grosso problema anche nei rapporti con i gruppi industriali perché se da una parte si deve incentivare un certo tipo di tecnologia dall'altra ci si trova a comprimerne la redditività, non ponendola così in concorrenza con altre forme storiche di trattamento, come la discarica. Da questo punto di vista il momento è abbastanza complicato.
Contiamo di sciogliere entro un mese tutta una serie di nodi politici, di presentare un piano provinciale che abbia poi le gambe per andare avanti; abbiamo comunque bisogno di una valvola di sfogo; le discariche entro giugno saranno chiuse e gli impianti, se va bene, partiranno tra un anno o un anno e mezzo. Occorrerà comunque trovare soluzioni intermedie che non mettano in discussione i risultati della raccolta differenziata.
Mi scuso per essere stato forse troppo lungo, ma ho cercato di rendere più completo il quadro.
PRESIDENTE. Speriamo che in qualche modo abbia affrontato anche i problemi riguardanti il comune di Milano, cosicché il dottor Porta possa ora illustrarci sinteticamente le questioni sul tappeto.
GIORGIO PORTA, Assessore alle privatizzazioni e strategie di sviluppo del comune di Milano. Vedrò di essere in qualche modo complementare all'amico Facchi. Desidero innanzitutto porgere le scuse del sindaco e del vicesindaco che purtroppo, per un disguido, sono stati avvertiti solo venerdì ed oggi a Milano, più che in altri giorni, vi è molto da fare, per cui non sono potuti intervenire e di questo - ripeto - si scusano con la Commissione.
Cercherò ora di delineare un quadro della situazione, concentrandomi soprattutto sulla strategia e le problematiche di Milano, lasciando magari, se la Commissione è d'accordo, all'ingegnere Anfossi, direttore generale dell'AMSA, di entrare più nei dettagli e nelle cifre. Ho letto i verbali di alcune delle precedenti audizioni e so che conoscete la storia del settore più di me, che vi sono arrivato più recentemente. La svolta, concettualmente condivisibile ma dal punto di vista pratico e prammatico prematura, della chiusura di Cerro e del passaggio alla raccolta differenziata spinta ha creato una situazione di criticità che fa pagare ancora oggi il risultato e la conseguenza della decisione, anche se crediamo di vedere una luce in fondo al tunnel; anzi ci sembra abbastanza vicina. Le percentuali sono impressionanti. La raccolta differenziata era pari all'8 per cento nel 1994, al 12 per cento l'anno dopo, poi al 20 per cento ed ora siamo a circa il 31,2 per cento (questa è la stima dell'ultimo mese), con la previsione di arrivare al 45 per cento dal 2001. Siamo quindi largamente avanti rispetto alle tappe ed alle scadenze previste dal decreto Ronchi.
L'attenzione del sindaco e della giunta è stata attirata dal fatto che indubbiamente la città non è pulita. Vi è una complessità di fattori, innanzitutto la raccolta differenziata che ha imposto dalla sera alla mattina il passaggio della raccolta da uno a sei sacchi. Nella città di Milano tutti i giorni vi sono i sacchi per la strada di colore diverso e tutti i giorni passano gli automezzi a prelevarli. Il primo problema che abbiamo affrontato recentemente è stato quindi quello di ridefinire un piano di raccolta dei rifiuti e spazzatura della città. Come conseguenza del fatto che la raccolta aveva richiesto moltissime forze si era ridotta la forza lavoro sulla spazzatura; il problema si stava avvitando. Dal primo di marzo partirà una nuova impostazione che vede concentrata la raccolta in tre giorni alla settimana, dalle 5-6,30 della mattina (l'ingegner Fossi potrà essere più preciso in proposito) fino alle 11, partendo dal centro ed andando verso la periferia, in direzione opposta al traffico. La notte è stata scartata per questioni ambientali, per il rumore e problemi di viabilità.
Oltre a questa impostazione logistica, l'AMSA ha deciso di rafforzare il parco macchine. Stiamo acquistando 30-40 nuovi mezzi che possano consentire di concentrare la raccolta nei tre giorni come ho detto. La raccolta ha poi una precisa articolazione, sulla quale non mi soffermerò per non annoiare la Commissione, e sulla quale, se si crede, potrò lasciare una nota illustrativa. Intendo dire che vetro, carta, rifiuti organici, plastica, cartone, legno, rifiuti pericolosi, tessili e pneumatici sono tutti gestiti ed articolati in modo diverso, più innovativo rispetto al passato, sulla base delle esperienze negative fatte in precedenza.
PRESIDENTE. In altri termini, la raccolta differenziata vede poi una destinazione del cosiddetto monomateriale di recupero e non di discarica?
GIORGIO PORTA, Assessore alle privatizzazioni e strategie di sviluppo del comune di Milano. Esatto. Il sistema comprende anche 4 riciclerie, che vorremmo rafforzare, per dare la possibilità di una raccolta di materiali che altrimenti potrebbero essere solo difficilmente raccolti.
Questa nuova impostazione ci consentirà anche di intensificare la componente spazzatura. Resta evidentemente l'aspetto più delicato ed impegnativo, quello dello smaltimento. Milano ha due impianti, quello di via Zama e Silla. Nel polo Silla è in costruzione un secondo impianto, Silla 2, di termoutilizzazione; si prevede il completamento dei lavori nel 2000 e l'avvio e l'operatività a pieno regime nel 2001.
PRESIDENTE. Si tratta dell'impianto Figgino, che verrà chiuso ed al quale subentrerà, nella stessa area, l'impianto Silla?
GIORGIO PORTA, Assessore alle privatizzazioni e strategie di sviluppo del comune di Milano. Sì.
PRESIDENTE. Ci può precisare quali sono le tecnologie utilizzate, soprattutto rispetto all'abbattimento degli inquinanti-guida?
GIORGIO PORTA, Assessore alle privatizzazioni e strategie di sviluppo del comune di Milano. Su questi aspetti potrà essere più esauriente l'ingegner Anfossi.
L'ultima caratteristica della nuova impostazione è di prevedere una pausa di riflessione per quanto riguarda il quantitativo della raccolta dell'umido. La quantità è stata assolutamente inaccettabile nel passato. L'idea di allargare ad un'altra zona prima di aver recuperato in qualità ci sembra non percorribile. Quindi per i prossimi mesi, pur mantenendo la raccolta complessiva dell'organico superiore al 32-33 per cento, la concentreremo in un'area della città e su grossi produttori di materia organica, ristoranti, parchi e giardini, eccetera.
Questa è la nuova impostazione. Il primo marzo non è lontano. Hanno lavorato molto in questi mesi. Pensiamo che tutto questo rappresenti una svolta per la raccolta cittadina.
Per quanto riguarda gli impianti, sapete che abbiamo Zama, Silla e Milano 2. L'impianto di Zama ha una potenzialità di 85 mila tonnellate anno, quello di Silla di 95 mila tonnellate anno; producono circa 58 milioni di kilowattora anno di energia.
PRESIDENTE. Producono o produrrebbero?
GIORGIO PORTA, Assessore alle privatizzazioni e strategie di sviluppo del comune di Milano. Producono. Silla 2 è in costruzione; sarà terminato nel 2000 e ci darà 900 mila tonnellate aggiuntive al giorno. Abbiamo stipulato in accordo con l'azienda elettrica milanese per la cessione di calore. Questo comporterà la riduzione di centrali termiche per 100 mila kilowat termici. L'avviamento è previsto, come dicevo, per il 2001.
Per Muggiano, come ha anticipato il dottor Facchi, prevediamo di partire a fine primavera. L'impianto ex Maserati lo conoscete già; ha svolto un ruolo complementare molto significativo ed importante, destinato ad esaurirsi. Per la gestione complessiva dei rifiuti che prevediamo di raccogliere su Milano abbiamo bisogno di un impianto in più, ancora da definire. L'assessore Facchi ha già delineato gli orientamenti che si stanno prendendo. Abbiamo un rapporto di dialogo con la provincia e la regione molto stretto; posso testimoniarlo direttamente; non so per il passato, ma è importante il fatto che oggi questo rapporto sia molto stretto, per cui vi è una progettazione geograficamente allargata.
PRESIDENTE. Questa è una notizia confortante. Visto che lei è assessore alle privatizzazioni e abbiamo sentito parlare di una ipotesi di privatizzazione dell'AMSA, vorremmo, se possibile, qualche chiarimento in proposito, con la raccomandazione, che viene sempre dalla nostra Commissione, di procedere ad un'analisi molto approfondita delle società cui si pensa per la privatizzazione perché nel database che stiamo realizzando con riferimento ai traffici illeciti vediamo ricorrere troppo di frequente gli stessi nomi (non particolarmente trasparenti) e le stesse società (non particolarmente efficienti); anzi ricorrono diversi sospetti, indagini dalla magistratura in corso, eccetera. Il processo di privatizzazione ci appare cioè molto delicato nel senso che nel momento in cui si cerca una gestione più efficiente occorre evitare che si finisca poi per incontrare soggetti con scarsa credibilità, se non addirittura atteggiamenti e comportamenti al limite o al di là della legalità.
GIORGIO PORTA, Assessore alle privatizzazioni e strategie di sviluppo del comune di Milano. Ringrazio, soprattutto, per le precisazioni che ha fatto, che condividiamo pienamente.
Quando si parla di privatizzazione si usa un termine vago, più generico e più indefinito: se dovessi raccontare ciò che facciamo per la Centrale del latte, per le farmacie, per i tram e gli autobus le proporrei sette o otto formule completamente diverse. Anche lAMSA avrà una formula diversa (uso il futuro perché per ora è nella fase di trasformazione da azienda speciale in SpA; aggiungo che tale trasformazione non avverrà prima di settembre fine di ottobre). Nel frattempo, stiamo identificando, in parallelo, il portafoglio, perché AMSA vuol dire raccolta, spazzatura, gestione, trasformazione, eccetera. Bisogna quindi considerare le componenti di business del portafoglio dellAMSA per vedere in quale sistema competitivo operano. Solo così si potrà dire che una certa attività è competitiva perché portata avanti con efficienza, efficacia e costi gestibili.
La privatizzazione la esamineremo in futuro. Ci teniamo molto al passaggio in SpA perché dà maggiore indipendenza, maggior chiarezza di conto economico alla società e di collaborazione e di estrapolazione di rami dellazienda. Però nulla accadrà, dal punto di vista della privatizzazione, prima di settembre o ottobre, mesi entro i quali speriamo di trasformare la società in SpA. Da lì inizierà un processo di privatizzazione che deve essere tutto approfondito.
PRESIDENTE. Una SpA che nella prima fase sarà, ovviamente, di proprietà comunale.
GIORGIO PORTA, Assessore alle privatizzazioni e strategie di sviluppo del comune di Milano. Nella sostanza, sarà di proprietà del comune al 100 per cento.
RUGGERO ANFOSSI, Direttore generale AMSA. Lazienda intende proseguire nella linea della raccolta differenziata, che la fa leader tra le aziende delle grandi città. Vogliamo recuperare la credibilità della nostra clientela finale, cioè dei cittadini di Milano. A tal fine è stato indispensabile varare un piano riorganizzativo, che decollerà effettivamente il 1° marzo, perché siamo convinti che, anche per la raccolta differenziata, per la quale i risultati non sono allaltezza delle nostre aspettative e di quelle del mercato degli smaltitori finali, dovremo chiedere uno sforzo ai cittadini; il piano di cui ha parlato lassessore, che partirà il 1° di marzo, comporterà limpiego, per lattività di spazzamento della città, di quasi il doppio della forza attuale. Questo è un momento significativo perché stiamo per arrivare ad un accordo sindacale che, se portato a termine nei prossimi giorni o addirittura entro questa settimana, potrà essere un vanto per la città e per le stesse organizzazioni sindacali, che non hanno dovuto far ricorso a manifestazioni che avrebbero posto in crisi la raccolta dei rifiuti.
Per quanto riguarda Milano, in particolare, va detto che non vi è altra città, non solo in Italia ma in Europa, con spazi così limitati, occupati da autovetture in transito e soprattutto in sosta che rendono più difficile lattività della nostra azienda.
PRESIDENTE. A Roma le auto in sosta in seconda, terza o quarta fila, credo che pongano qualche problema in più per lo spazzamento della città.
RUGGERO ANFOSSI, Direttore generale AMSA. In termini di superficie, però, Roma è molto più ampia di Milano; il numero delle macchine parcheggiate di notte a Roma non arriva a quello di Milano. Siamo quindi più penalizzati di Roma per quanto riguarda il numero di macchine parcheggiate per metro quadro. E purtroppo non possiamo chiedere altri spazi alla città per posizionare i cassonetti. Lazienda e il suo sistema devono quindi compiere un grande sforzo affinché ne vengano dotati i condomini. Però non è facile trovare spazi nemmeno in questi ultimi. Stiamo mediando, e mi auguro che tutto possa andare correttamente in porto nel corso del corrente anno. Pensiamo di fare una ulteriore campagna per la collocazione dei cassonetti entro la fine della primavera, dopo averne trattato il posizionamento con ciascuna amministrazione. Dopo una seconda trance in autunno, tutta Milano sarà cassonettata condominialmente. Ciò comporta lintroduzione dei mezzi citati dallassessore Porta, non solo in termini di quantità ma anche di qualità: per esempio mezzi bi-scomparto, che ottimizzano la raccolta con il trattamento contemporaneo di due linee di rifiuto e che permetteranno di liberare la città dai sacchi in strada e soprattutto di far sì che i mezzi atti alla raccolta dei rifiuti concludano il loro lavoro entro le otto.
Limpianto di Silla 2, che si insedierà in unarea contermine a quella di Silla 1, è stato individuato a seguito di un appalto-concorso. Dopo che lazienda aveva a suo tempo effettuato consulenze qualificate, è approdata ad una scelta tecnologica davanguardia e di affidabilità.
PRESIDENTE. Mi sembra che abbia una potenzialità tripla.
RUGGERO ANFOSSI, Direttore generale AMSA. Esatto, circa 900 tonnellate al giorno. Rientra in un quadro concordato e non satura, potenzialmente, il fabbisogno di trattamento a combustione del rifiuto residuale da una raccolta differenziata a spinta. Per la differenza che residua siamo sulle 500 tonnellate bisogna trovare soluzioni per portarla a CDR e per canalizzarla, quindi, tramite alcuni settori già esistenti per cui può essere bruciata da ENEL e da impianti di cementifici.
Aggiungo che limpianto Silla 2 è il gemello di quello di Brescia, che sta funzionando con risultati, in termini di emissioni, del tutto al di sopra delle aspettative. In questi giorni, in occasione di una transazione con le imprese, stiamo pensando di introdurre dei parametri premianti, a fine lavoro e in fase di avviamento, per far sì che ove i limiti di emissione siano al di sotto dei livelli di norma
PRESIDENTE. E per quanto riguarda le diossine?
RUGGERO ANFOSSI, Direttore generale AMSA. Cè un impianto di abbattimento ad ammoniaca con brevetto svedese. Limpianto è gemello di quello di Brescia.
PRESIDENTE. Si trova al di sotto di 0,1 nanogrammi?
RUGGERO ANFOSSI, Direttore generale AMSA. Non ricordo i parametri esatti. Abbiamo optato per questa tecnologia svedese, in alternativa a quella tradizionale, che ha già dato, nellimpianto di Brescia, risultati di tutta eccellenza. Pare che il fornitore sia talmente ottimista da accettare che vengano posposti, in fase di gestione dellimpianto, aspetti premianti legati proprio ad una ulteriore riduzione delle emissioni in atmosfera. Questo ci conforta molto, per cui speriamo di poter concludere laccordo in modo da essere allavanguardia anche per ciò che attiene a questo aspetto.
PRESIDENTE. Nel ringraziarvi rinnovo anche a voi linvito a farci pervenire la documentazione tecnica e di altra natura di cui disponete sulle questioni esaminate.
Incontro con i rappresentanti delle associazioni industriali.
PRESIDENTE. Saluto innanzitutto i nostri interlocutori. Stando a quanto la Commissione ha potuto constatare in questi giorni, sembra che per la partita rifiuti si cominci a vedere abbastanza bene una luce in fondo al tunnel. Proprio per ciò che riguarda gli aspetti industriali e impiantistici, al di là della "sperimentazione" milanese dellex Maserati, che peraltro ha fornito possibilità tecnologiche e una significativa presenza industriale su una partita che riguarda non meno di 1.200 tonnellate al giorno di rifiuti, abbiamo visto anche il cosiddetto sistema Ecodeco. Certo, vi sono state alcune ombre, soprattutto in passato, a proposito di vicende su cui sta indagando la magistratura, ma credo che le imprese stiano cominciando ad interessarsi in modo significativo della partita rifiuti. Intendo dire che non si considerano più solo come utenti potenziali di un servizio ma come soggetti in un settore in cui determinate attività produttive, ove gestite a norma, nel rispetto delle leggi vigenti e dellambiente, possono apportare anche un significativo contributo allinnovazione tecnologica e alla razionalizzazione del sistema rifiuti; un sistema che ha sofferto molto anche in Lombardia, dove fino a non troppo tempo fa vi era una situazione di commissariamento a livello sia della regione, sia del comune di Milano.
Vorremmo quindi conoscere le strategie imprenditoriali e di impresa delle associazioni che rappresentate in ordine a una presenza significativa in termini di incidenza e di comportamenti virtuosi. Strategie di questo tipo rientrano nelle determinazioni dellAssolombarda per il medio e breve termine?
ALBERTO MEOMARTINI, Vice presidente Assolombarda. Innanzitutto, conoscendo i limiti di tempo della Commissione, cercheremo di essere il più sintetici possibile. Cominciamo col dire che, alla luce delle conoscenze che abbiamo circa le esigenze dei nostri associati, condividiamo il riassunto che è stato fatto della situazione nella nostra provincia. Condividiamo quindi la sensazione di una diffusa attenzione ai temi connessi ai rifiuti, non solo dal punto di vista della produzione, ma anche come opportunità di sviluppo di un certo business di tecnologie.
Da questo punto di vista la realtà della nostra provincia e delle imprese associate è fatta da grandi imprese ma soprattutto da tante piccole e medie imprese. La strategia di fondo, dicevo, è quella dell'opportunità di un business. Di qui l'esigenza di una risposta chiara su questo tema. Al tempo stesso vediamo dei freni a tale attività sostanzialmente sul versante legislativo ed amministrativo. E' questo un tema orizzontale per il sistema delle imprese lombarde. Fare investimenti, sviluppare tecnologie e ricercare opportunità di business significa avere ragionevole certezza sulle norme e tempi di comportamento da parte delle amministrazioni (Parlamento ma poi anche regione e province) compatibili con tali opportunità. Il problema di un quadro normativo certo non riguarda solo la possibilità di individuare un business, ma anche l'esistenza di concorrenti è legato al quadro normativo.
In estrema sintesi, direi che il problema di fondo può essere indicato in questi termini: sulla cultura, condividiamo quanto è stato detto; sulla visione strategica mi sembra di poter dire che da parte del sistema delle imprese della provincia di Milano vi è sensibilità e valutazione della opportunità di partecipare e sviluppare tecnologie; queste opportunità sono poi viste in stretta funzione con il quadro normativo, nazionale e locale, nel senso che dicevo prima con riferimento alla esigenza che tale quadro sia coerente nei contenuti e soprattutto nei tempi.
Un altro versante, particolarmente rilevante nella nostra provincia, è quello delle aree da bonificare. Auspichiamo in proposito che il decreto attuativo del provvedimento Ronchi giunga in tempi rapidi.
PRESIDENTE. Vi sono già dei decreti attuativi che danno un quadro normativo di riferimento che direi certo; manca il decreto attuativo per i rifiuti pericolosi. Questo probabilmente riguarda però più le imprese di dimensioni più grandi. Aggiungo che anche per la recente legge, già pubblicata sulla Gazzetta ufficiale, che va sotto il nome di nuove norme in campo ambientale si è avviata la nuova partita della bonifica delle aree contaminate, partita che richiede peraltro un grandissimo impegno anche dal punto di vista delle risorse economiche. In Lombardia, nella provincia di Milano, vi sono esempi clamorosi di aree contaminate o mal gestite, connesse a ormai note truffe svolte ai danni della collettività, che hanno comportato per il solo smaltimento di rifiuti pericolosi costi pari a decine di miliardi. Anche questo campo, però, richiede competenze, tecnologie e risorse organizzative e può quindi rappresentare un potenziale interesse per il sistema delle imprese.
Per quanto riguarda gli aspetti organizzativi, proprio poco fa abbiamo ascoltato gli assessori competenti e mi sembra che vi sia una valutazione concorde circa il fatto che esista ormai un buon coordinamento in termini di iniziative e tempi, tale da consentire di affrontare l'aspetto più delicato, quello cioè di dove vanno a finire i rifiuti. C'è una certa carenza di impianti, ma a sentire gli amministratori comunali e provinciali, questa situazione dovrebbe avere una risposta certa e significativa nel breve o medio termine.
Per quel che riguarda gli aspetti legislativi, la Commissione ha grande sensibilità ed attenzione per la questione dei rifiuti pericolosi e quella delle bonifiche cui abbiamo appena accennato, oltre al versante della raccolta multimateriale, che forse riguarda però più altre situazioni che non quella milanese e della provincia,. Probabilmente, essendo una opzione utilizzata da moltissimi comuni, anche grandi, essa andrebbe normativamente aiutata, mentre oggi si verificano problemi che sono stati anche oggetto dell'intervento della magistratura.
Queste, possiamo dire, sono le coordinate delle questioni indicate. La partita resta aperta e vi invitiamo a segnalarci le esigenze, a vostro avviso, più rilevanti. La semplificazione delle procedure mi pare sia stata alla base sia del decreto Ronchi che di alcuni decreti attuativi. Il fatto che l'amministrazione si stia mettendo al passo è una realtà non uniforme in tutto il paese ma qui in Lombardia e nella provincia di Milano sembra registrarsi al riguardo un momento positivo. Le questioni relative all'introduzione del sistema delle imprese nella gestione del ciclo dei rifiuti rimandano ai problemi di cui dicevamo prima, ma anche a questo nuovo capitolo, così significativo proprio nel territorio milanese, delle bonifiche; quelle da fare sono anche troppe. Qual è dunque l'atteggiamento delle imprese, in particolare di quelle di maggiori dimensioni, anche se vi sono aspetti delle bonifiche (dagli studi di progettazione a questioni tecnologiche non secondarie) che possono riguardare anche imprese piccole?
ALBERTO MEOMARTINI, Vice presidente Assolombarda. Il problema delle localizzazioni e del relativo consenso è rilevante, esiste e persiste. Noi prendiamo atto che sembrerebbe esservi finalmente una convergenza dell'amministrazione a livello locale con riferimento al quadro normativo. Sottolineo però come i tempi in cui questo avviene non sono indifferenti per creare un'industria competitiva. Dal punto di vista dell'attenzione delle imprese, piccole e medie, a sviluppare tecnologie, è ovvio pensare al proprio territorio, oltretutto così bisognoso di interventi, come ricordava il presidente, come ad un'area non dico garantita ma certamente elettiva per sviluppare la propria attività di impresa. Lo segnalo perché è uno dei temi che come Assolombarda registriamo nel dibattito tra le nostre aziende sulla esigenza di avere un quadro normativo certo e chiaro. Sono convinto, quindi, che se questo si chiarisce, vi saranno opportunità non solo di migliorare la situazione nel ciclo dei rifiuti ma anche di sviluppare il concorso delle piccole e medie aziende che sono poi il nostro tessuto produttivo fondamentale, con specializzazioni in queste tecnologie.
PAOLO PASINI, Direttore rapporti istituzionali Assolombarda. Rispetto alle questioni che poneva il presidente, sulle bonifiche vi è un problema particolare nella regione Lombardia. Correttamente il dottor Meomartini ricordava l'esigenza di avere delle norme certe. Con la legge n. 426 recante nuovi interventi in campo ambientale vengono aggiunti alcuni tasselli, manca però un elemento pratico per poter operare, vale a dire il decreto attuativo dell'articolo 17, che dovrebbe essere in stato avanzato di predisposizione. La situazione particolare della regione Lombardia è che nonostante vi siano molti siti contaminati, alcune cose, da quello che mi risulta, sono state fatte. Una delle aree forse più compromesse era quella ex Acna di Cesano Maderno. In quell'ambito, una collaborazione tra imprese, che hanno sostenuto notevoli costi, e pubbliche amministrazioni ha portato a risultati che, a detta della commissione presieduta dalla regione, sono sicuramente positivi.
PRESIDENTE. Questo è molto interessante perché la Commissione ha ancora memoria di fatti passati e spesso la situazione di Ceseno Maderno e Cerio al Laghetto è stato portata come esempio di incredibile devastazione ambientale. In questo senso la pregherei di far pervenire alla Commissione la documentazione che comprova questa iniziativa a più voci, pubblica e privata per iniziare la bonifica di un'area che pone, in particolare per il sottosuolo, problemi di grande difficoltà tecnologica.
PAOLO PASINI, Direttore rapporti istituzionali Assolombarda. Certamente, presidente; questo per quanto riguarda il problema delle bonifiche. Mi sembrava poi che si accennasse al caso di Dresano Lacchiarella (con riferimento ad una situazione di inquinamento particolare. Da quel punto di vista, al di là degli interventi che si stanno facendo, sul come si sia creata quella situazione, direi sostanzialmente che operava un soggetto abilitato, che godeva di buona stampa e di credenziali scientifiche nel senso che aveva avuto, mi pare, brevetti per sperimentazioni, eccetera, ma quella è una situazione a parte.
PRESIDENTE. E' una situazione ben nota e per fortuna, per alcuni aspetti, pregressa, su cui sappiamo quasi tutto.
PAOLO PASINI, Direttore rapporti istituzionali Assolombarda. Per quanto riguarda poi più in generale la partita della definizione delle norme tecniche dei rifiuti pericolosi, è qualcosa che il sistema delle imprese sta aspettando e, da quello che mi risulta, vi sono dei contatti con la direzione del dottor Mascazzini del servizio del Ministero per l'ambiente per definire i quantitativi delle sostanze pericolose, le caratteristiche degli impianti, eccetera. Non è facile; onestamente è un problema molto delicato. In molti casi le imprese riutilizzano all'interno dei propri cicli produttivi determinati materiali ed una quantificazione come richiesta dall'Unione europea non sempre è facilmente praticabile. Da questo punto di vista, comunque, ripeto, mi sembra che i contatti siano in corso e siano avanzati. E' interesse delle aziende che hanno questo problema e la volontà di operare nel settore del recupero dei rifiuti pericolosi che le norme tecniche vengano definite, anche se per alcuni versanti - mi riferisco soprattutto agli inquinanti emessi in atmosfera - ed in alcune formulazioni ed ipotesi di decreto queste norme potevano lasciare adito a qualche dubbio dal punto di vista della loro praticabilità sul piano tecnico o dei costi, se valeva cioè la pena di recuperare determinati materiali e non lavorare invece con materie prime vergini.
PRESIDENTE. In estrema sintesi, quindi, i problemi che lei pone alla Commissione dal punto di vista delle imprese attengono, da un lato, alla piena attuazione dellarticolo 17 del decreto Ronchi, dallaltro, al decreto attuativo, per quanto riguarda i rifiuti pericolosi, come norme che rendano poi possibile unoperatività, pur con le difficoltà alle quali lei faceva cenno.
PAOLO PASINI, Direttore rapporti istituzionali Assolombarda. Purché siano norme praticabili.
PRESIDENTE. Tutti questi decreti nascono dal confronto tra il Ministero dellindustria e il settore delle imprese. Mi rendo conto che è difficile, anche se necessario, individuare una linea di equilibrio tra il rigore della legge per il rispetto della salute e dellambiente e le esigenze delle imprese.
ALBERTO MEOMARTINI, Vice presidente Assolombarda. Auspichiamo che il decreto sulle bonifiche preveda differenziazioni del tipo di intervento in relazione alla destinazione duso delle diverse aree. Riteniamo che ciò renda più praticabile unazione di bonifica nel nostro territorio.
PRESIDENTE. Sia più esplicito.
ALBERTO MEOMARTINI, Vice presidente Assolombarda. Possono essere seguite varie strade. Per esempio, che in unarea bonificata non debbano esistere certe percentuali e certi prodotti. Altri paesi si orientano in un modo diverso: se si deve costruire un parcheggio davanti ad uno stadio, per esempio, quel terreno potrà essere bonificato un po meno rispetto a quello in cui si volesse invece costruire un asilo nido. La praticabilità, intesa in questo senso, è una strada che alcuni paesi europei stanno seguendo; peraltro, sembra essere quella su cui il ministro Ronchi si sta orientando.
GLORIA DOMENIGHINI, Direttore settore territorio Assolombarda. Deve essere evidenziato che nel momento in cui viene definito il piano tutti gli strumenti di pianificazione sono alla porta, per così dire; quindi, considerati i tempi di realizzazione degli impianti necessari, nonché la nostra realtà e lesperienza quotidiana, è assolutamente impossibile prevedere quando si riuscirà a rendere funzionante limpianto. Questo settore è più critico di altri, e per la regione Lombardia sembra che rappresenti un problema endemico difficile da superare.
Ci auguriamo che le risposte possano essere date dallo sportello unico, però è necessario che al suo interno le questioni ambientali non diventino lo scudo dietro il quale trincerarsi per non consentire agli impianti di partire. Mi riferisco non solo ai grandi impianti ma anche ai microimpianti necessari per intervenire negli interventi di riciclo dei rifiuti. Anche solo trasformare una minima parte di un impianto, per renderlo adeguato a trattare i prodotti, oggi è una vera impresa.
Da questo punto di vista, credo che le esperienze degli iter organizzativi siano veramente disincentivanti rispetto allingresso dei privati nel settore. Bisogna quindi superare questo scoglio, dando, a chi investe in termini propri nella ricerca, la possibilità di poterlo fare, di realizzare i prototipi e di partire con gli impianti, altrimenti restano solo sulla carta come belle indicazioni di massima. Ciò va detto perché, per la nostra provincia e per la regione Lombardia, in questo settore il problema è più pesante che in altri.
PRESIDENTE. In realtà, si tratta di un problema che ci viene segnalato non soltanto in Lombardia: nel "peregrinare" della Commissione nelle varie regioni italiane, molto spesso le associazioni degli industriali e delle imprese hanno segnalato problemi di questo tipo. Non ci stanchiamo di ripetere che occorre anche laltra metà del bicchiere, perché un comportamento ecocompatibile virtuoso da parte delle imprese è, a livello europeo, un fattore di modernizzazione e di qualità che dà valore aggiunto a unimpresa. E ben vero che vi sono spesso ritardi burocratici e procedure discutibili, ma è anche vero che conta al riguardo mi interessa molto il cambiamento di cultura che è stato segnalato allinizio del nostro incontro lessere determinati. Proprio questa mattina, per citare un esempio forse non sempre fungibile, dai rappresentanti della Pirelli Ambiente ci è stato detto che sono in grado di mettere in piedi in quattro mesi limpianto pilota, tenendo conto dei tempi autorizzativi. Stanno aspettando il la, e quando lavranno avuto, presumibilmente tra poche settimane, saranno in grado, nel giro di quattro mesi, di far partire un impianto pilota da 70 tonnellate al giorno.
Quindi, vanno bene le "lagnanze", ma bisogna anche tener conto del fatto che il quadro si sta modificando, sia pur lentamente, e che una determinazione forte da parte delle imprese può poi spingere ad utilizzare percorsi leciti e più brevi, oltre a stimolare le amministrazioni; è necessario accorciare i tempi soprattutto per dare certezza agli investimenti e per fare entrare in funzione gli impianti.
Ringrazio i nostri interlocutori.
Incontro con rappresentanti delle associazioni ambientaliste
PRESIDENTE. Saluto i nostri interlocutori. Purtroppo, il tempo che abbiamo a disposizioni è inversamente proporzionale al numero dei rappresentanti delle associazioni ambientaliste presenti, per cui vi invito ad esporci, con la massima sintesi possibile, i problemi che riteniate utile evidenziare alla Commissione, eventualmente demandando ulteriori osservazioni ad una documentazione scritta.
NADIA VOLPI, Componente del consiglio direttivo di Italia nostra e responsabile del gruppo ambiente. Come rappresentante di Italia nostra e responsabile del Gruppo ambiente, da anni mi interesso dei problemi dei rifiuti, delle acque, eccetera. Non abbiamo fornito molta documentazione cartacea, in quanto pensiamo di intervenire sul territorio in modo diverso, cioè convincendo la gente del fatto che qualcosa deve cambiare.
Lunico appunto che posso fare credo che i miei colleghi abbiano altre cose da dire è quello che viene mosso continuamente dai nostri soci quando leggono gli ultimi decreti e le ultime leggi: troviamo improponibili alcune parti del decreto Ronchi, soprattutto lapplicazione della tassa rifiuti e la modifica che verrà fatta, in quanto non stimolano il singolo a partecipare in modo serio e attivo alla raccolta differenziata, dal momento che non ne trarrebbe alcun vantaggio. Cerchiamo di far capire ai nostri soci che lambiente costa e che ognuno di noi non deve guardare al costo finale. Ma siccome è anche vero che alla fine si parla sempre di portafoglio, in genere lobiezione più comune è che paga lo stesso sia chi attua la raccolta differenziata, sia chi non lo fa.
Considerate quindi anche le grosse innovazioni che si stanno realizzando a Milano, il problema è come poter usufruire delle agevolazioni, incentivando i cittadini a continuare nella raccolta differenziata.
Premesso che la mia è una zona sperimentale dove continuiamo nella raccolta del secco e dellumido, devo dire che i cittadini sono rimasti delusi le loro segnalazioni le ho trasmesse allAMSA dal trovare i sacchi dellumido insieme agli altri, perché questo vanificava il loro impegno a differenziare i rifiuti.
PRESIDENTE. Posso darle subito una prima risposta, ovviamente citandole dati non nostri, in quanto fornitici poco fa dagli amministratori. Ci è stato detto che a Milano città la raccolta differenziata è del 32 per cento, che si estende al 35 per cento per Milano provincia. Ciò vuol dire che la raccolta differenziata sta marciando con congruo anticipo rispetto a quanto previsto dal decreto Ronchi. Credo, quindi, che la delusione dei cittadini milanesi possa essere ripagata da questi dati, di cui non abbiamo motivo di dubitare, in quanto confermati sia dalla provincia sia dal comune.
Il fatto che unarea così significativa per il paese si trovi già sopra il 30 per cento per ciò che riguarda la raccolta differenziata, potrebbe fare inorgoglire le associazioni ambientaliste, che certo non limitano la propria azione a produrre documenti ma a educare i cittadini, gli amministratori e le istituzioni.
Lei ha affrontato la delicata questione del passaggio da tassa a tariffa: per ciò che ne sappiamo noi avremo comunque modo di sentire lOsservatorio nazionale sui rifiuti e altre istituzioni preposte il problema sta nella necessità di mantenere una motivazione significativa, anche in termini economici, per promuovere la raccolta differenziata. Se non ricordo male, è proprio per la difficoltà di riuscire ad individuare criteri, metodologie e tecnologie, che ho sentito parlare di un rinvio del passaggio da tassa a tariffa. La difficoltà, non solo italiana ma anche europea, è di riuscire a trovare un sistema di tariffazione che consenta di evitare il ragionamento negativo che lei ha fatto prima, quello per cui paga lo stesso sia chi attua la raccolta differenziata sia chi non la fa. Questo è un problema molto serio che viene affrontato nelle sedi deputate, con livelli di difficoltà sicuramente significativi.
MARCO MENICHETTI, Referente rifiuti WWF Lombardia. Come spesso mi capita, esordisco illustrando un punto di vista un po' diverso da quello del rappresentante di Italia nostra, ma questo solo per la grande dialettica che ci contraddistingue.
Nella situazione di Milano e provincia, ma anche di tutta la Lombardia, per quanto riguarda il discorso della tariffa, che riteniamo molto importante, si sta dimostrando la fattibilità di portare avanti esempi che possano poi diventare un modello estensibile e verificabile nel concreto. Faccio riferimento alla sperimentazione nei cosiddetti comuni dei navigli dove, superando le difficoltà burocratiche del modello finora studiato, si sono avuti risultati in qualche modo efficaci nella contabilizzazione dei rifiuti per singola famiglia. Sicuramente estendere il modello a città più grandi (Milano innanzitutto ma anche altre) è complicato, tuttavia è in atto uno sforzo in questa direzione e alcuni risultati debbono essere considerati.
Per quanto riguarda la raccolta differenziata e l'impegno che è stato portato avanti soprattutto ma non solo nella provincia di Milano, ci riteniamo più che soddisfatti rispetto al panorama italiano, con l'avvertenza però che occorre ora migliorare la qualità e soprattutto assicurare un invio a recupero il più vicino possibile ai siti di raccolta. Di qui la realizzazione di impianti di valorizzazione, recupero e riciclaggio di questi materiali, che assicurino anche un ritorno economico per i comuni e i cittadini che si stanno impegnando. Il grande problema sono gli impianti di compostaggio, che non sono partiti, con la conseguenza che i comuni debbono conferire a troppi chilometri di distanza, per cui dal punto di vista tariffario costa quasi più il conferimento e il viaggio che non la raccolta. Le cose da dire sarebbero tante ma questo è un aspetto particolarmente importante.
Una situazione che abbiamo riscontrato in Lombardia ma che credo si verifichi un po' in tutta Italia e che ci dà grosse preoccupazioni è quella relativa al sistema CONAI, agli incentivi per chi fa la raccolta differenziata, anche come distribuzione dei soldi raccolti dal consorzio nazionale. Mi risulta che ultimamente alcuni comuni si sono visti chiedere anche 700 lire al chilo per il solo conferimento della plastica raccolta in modo differenziato, senza alcun tipo di contributo o appoggio dal CONAI o da altri enti eventualmente preposti o esistenti in precedenza. Questo è un punto fondamentale. Se il principio fondamentale del decreto Ronchi è quello secondo cui "chi inquina, paga" e ai produttori ed ai distributori si sta in qualche modo facendo pagare piano piano un loro contributo, quanto raccolto deve però essere distribuito tra chi già ora sta facendo la raccolta differenziata e chi si impegnerà in futuro. Ci riserviamo di segnalare alla Commissione esempi specifici e concreti.
PRESIDENTE. Desidero darvi due notizie flash. Ci diceva prima l'assessore provinciale che sono in programma per la provincia, in sinergia con il Comune di Milano, 4 impianti per il compost. Ovviamente ci auguriamo che alla programmazione segua poi la realizzazione di questi impianti, anche se lo stesso assessore ci ha rappresentato alcune difficoltà rispetto alla questione del prezzo di mercato di questo prodotto.
Aggiungo che poche settimane fa abbiamo ascoltato in audizione il presidente del CONAI, Capodieci, il quale ci ha offerto alcuni spunti di ottimismo, una buona parte dei quali è legata al fatto che a seguito del provvedimento recante nuovi interventi in campo ambientale, di recente pubblicato, oggi l'adesione al CONAI è obbligatoria. Si è superato così un elemento che ha impedito per oltre un anno il decollo del consorzio come struttura in qualche modo volontaria; l'adesione obbligatoria è stata accettata dai soggetti interessati ed anzi è stata da loro stessi richiesta per superare la situazione che lei descriveva. Stiamo monitorando la situazione e ci auguriamo che nel giro di qualche mese l'obbligatorietà produca gli effetti positivi che il presidente del CONAI ci ha detto essere attesi.
ANDREA POGGIO, Presidente Legambiente Lombardia. La Commissione ha visitato tutta l'Italia ed ora si trova qui a Milano nella capitale del riciclaggio. I dati che prima sono stati dati sono tutti sostanzialmente veri, anche se ovviamente molto dipende da come si calcolano le diverse percentuali. Il 32 per cento di Milano, tarato su tutti i rifiuti urbani che Milano raccoglie e smaltisce come tali, corrisponde in realtà al 28-29 per cento, ma questo da sempre. In ogni caso, non vi è confronto con altre situazioni, anche dal punto di vista della capacità di controllo dei flussi di smaltimento da parte della pubblica amministrazione. Non è stato sempre così. Come la Commissione ben sa, per quel che riguarda soprattutto la provincia di Milano, la prima fase della raccolta differenziata ha sottoposto a stress il sistema di smaltimento al punto tale da avere flussi incontrollati che abbiamo a suo tempo denunciato
PRESIDENTE. Abbiamo avuto modo di vederli.
ANDREA POGGIO, Presidente Legambiente Lombardia. Lo ricordo. Flussi, dicevo, generati non tanto dalla raccolta differenziata che impegnava i cittadini, ma soprattutto da quella indifferenziata, sottoposta a vagliatura sommaria. Sottolineo però quanto diceva prima il rappresentante del WWF nel senso di una nota positiva per il rigoroso controllo dei flussi esplicato dalla provincia di Milano.
Se fosse tutto qui, vi dovremmo dire che tutto va bene, visto che voi non dovete occuparvi tanto dell'applicazione del decreto Ronchi quanto del mantenimento della legalità nei flussi di smaltimento. In realtà, però, voglio mettervi a parte di tre grandi preoccupazioni per il futuro. Una veniva già accennata dall'assessore provinciale: la mancanza di impianti dedicati al riciclaggio nella regione Lombardia. La provincia di Milano manca anche di impianti di smaltimento della parte indifferenziata, per intenderci, ma quelli in regione Lombardia trovano collocazione in altre discariche o in altri inceneritori. La Lombardia invece esporta seccamente materiale sottoposto a raccolta differenziata per andare al riciclaggio in altre regioni - riciclaggio corretto - impedendo ad altri comuni di altre regioni d'Italia di fare anche loro il riciclaggio perché con i prezzi e le tariffe della Lombardia si va, ad esempio, ad occupare l'impianto di compostaggio di Rimini impedendo di fatto la stessa cosa ad altri comuni. E' vero che vi sono quattro impianti di compostaggio, ma per darvi un'idea della situazione basterà ricordare che in Germania ce ne sono quattrocento, in Austria sessanta e in Lombardia, che conta un sesto della popolazione italiana, sette di cui solo cinque funzionanti.
La seconda preoccupazione, che si collega alla prima, è la difficoltà che incontra l'impresa, sia pubblica che privata, anche in Lombardia ad investire su buoni impianti e buoni sistemi di riciclaggio e smaltimento. Sottolineo questa difficoltà come una preoccupazione per il futuro. Questo vale, dicevo, sia per l'impresa privata sia per quella pubblica. Siamo di fronte ad un arretramento in termini di capacità di gestione della raccolta differenziata. Rispetto alle altre volte che la Commissione è stata qui a Milano, oggi funzionano meno impianti di smaltimento di rifiuti e quelli in attività funzionano peggio. Questa la situazione con cui dobbiamo fare i conti.
La terza difficoltà, se guardiamo in prospettiva alla necessità di andare avanti nella raccolta differenziata e nel controllo dei flussi, è rappresentata dalla legge regionale, che dovrebbe aggiornare la situazione al decreto Ronchi e alla nuova realtà determinata dalla presenza di impianti di emergenza, quindi provvisori, creati in Lombardia.
PRESIDENTE. Come quello dellex Maserati? Qual è il problema?
ANDREA POGGIO, Presidente Legambiente Lombardia. Il problema sono gli impianti, come quello dellex Maserati, ai quali bisogna dare una definizione finale. Limpianto ex Maserati è ottimo se legato allemergenza, ma va adeguato ad una situazione più definitiva. Non si sa, per esempio, cosa si fa del trattamento del secco di questo impianto.
PRESIDENTE. Probabilmente va in discarica.
ANDREA POGGIO, Presidente Legambiente Lombardia. Il compostaggio è sovradimensionato rispetto ad una situazione di regime. Vi è bisogno di impianti di compostaggio, ma è probabile che allimpianto dellex Maserati non servano tutti. Alla popolazione locale è stato promesso che sarebbe stato chiuso entro tre anni, ma probabilmente non avrà senso farlo entro tale periodo. Bisogna dire cosa sopravviverà per sempre, oppure specificare quali impianti verranno fatti.
Qui i flussi si controllano grazie allazione quotidiana della provincia di Milano, che però è sempre sullorlo dellemergenza. Non si riesce ad arrivare ad una situazione definitiva, il che sarebbe invece importante, perché se in Lombardia si arriva ad una soluzione industriale efficace, si possono esportare i rifiuti altrove: se vi fossero quattro ditte con impianti che funzionano, per esempio, potrebbero candidarsi a realizzare il quinto impianto in altre parti dItalia. Se non si riesce a costruire quattro impianti in Lombardia, perché la regione non ce la fa ad adeguare la legge o a vararne unaltra, permane la difficoltà dei gruppi industriali pubblici e privati a suo tempo avventuratisi nella novità del ciclo dei rifiuti. In futuro dovremo quindi tener conto di queste difficoltà, perché se dovessero persistere potrebbe essere probabile, dati gli elevati costi dei rifiuti in Lombardia, una nuova e più incontrollata "invasione".
PRESIDENTE. In merito a questo ultimo punto, la sensazione ricavata dalla visita di oggi è che qualcosa stia cambiando, anche in termini di cultura, nellatteggiamento del sistema delle imprese. Infatti, a parte che ormai incominciano ad esistere imprese e sistemi dimpresa sui rifiuti, mi è sembrato di capire, anche dalle audizioni testé svolte, che tiri un vento nuovo. Quanto poi questultimo sia foriero di conseguenze concrete, avremo modo di valutarlo in seguito, sperando che preluda a realizzazione concreta.
ANDREA POGGIO, Presidente Legambiente Lombardia. Però siamo più indietro di due o tre anni fa. E questo il messaggio che lancio.
BRUNO ESPOSITO, Responsabile provinciale di Ambiente e/è vita. Mi riferirò ai problemi assai noti alla Commissione, relativi ai rifiuti solidi urbani, considerato che sono stati già discussi ampiamente. In alcuni casi, però, vi sono stati fenomeni di smaltimenti illeciti in alcuni impianti del Lazio, del Piemonte, della Campania e della Puglia.
Come associazione, negli ultimi tempi abbiamo posto particolare attenzione al problema dei rifiuti in Lombardia, in particolare ad alcuni settori della metallurgia, al trattamento di inertizzazione di rifiuti pericolosi, agli impianti di produzione di energia e ad alcune aziende che effettuano il trasporto transfrontaliero dei rifiuti.
Entro subito nel dettaglio della gestione di alcune tipologie di rifiuti nelle province di Brescia, Milano, Bergamo e Mantova, riservandomi comunque di inviare alla Commissione ulteriori informazioni.
Per i dettagli che seguono, chiedo alla Commissione di esperire le necessarie indagini al fine di evidenziare eventuali illeciti smaltimenti o, comunque, gestioni non corrette.
Il primo punto riguarda gli impianti per la produzione di energia. E alla nostra attenzione la centrale termoelettrica di Tavazzano, di 320 megawatt, alimentata a gas ed olio combustibile. Le ceneri di questa centrale spesso sono state smaltite in maniera non corretta, ossia senza prevederne linertizzazione, in considerazione degli alti valori di nichel contenuti nelle ceneri.
PRESIDENTE. Lei parla delle ceneri pesanti?
BRUNO ESPOSITO, Responsabile provinciale di Ambiente e/è vita. Esatto.
PRESIDENTE. LENEL sostiene invece che, in virtù del fatto che vende le ceneri leggere, riesce a vendere anche le ceneri pesanti, perché le dà come pacchetto. Nella documentazione che ci farete pervenire, vorrei quindi che ci fossero più dettagli in proposito.
BRUNO ESPOSITO, Responsabile provinciale di Ambiente e/è vita. Raccoglieremo le informazioni con maggior dettaglio e ve le forniremo.
Per quanto riguarda gli impianti di inertizzazione di rifiuti pericolosi, la società Ecoservizi di Brescia da poco tempo non fa più parte della Waste managment ed è inserita nel "Gruppo sistema", il cui componente di spicco è lavvocato Cerroni, unitamente ad alcuni industriali del settore metallurgico del bresciano.
Il "Gruppo sistema" si avvale degli impianti di discarica della Valseco. La Ecoservizi di Brescia formalmente inertizza i rifiuti con miscele cementizie, ma di fatto la inertizzazione è irrilevante, tantè che notevoli quantità di rifiuti a base di mercurio provenienti dallEnichem di Gela e di rifiuti a base di cromo provenienti dalle industrie galvanotecniche della Lombardia vengono smaltite senza preoccuparsi dellimpatto ambientale causato dalleccessiva cessione degli elementi tossici nellambiente stesso.
PRESIDENTE. Siccome in Abruzzo, in località Scurgola Marsicana, abbiamo avuto modo di vedere vasconi pieni di cromo, proveniente proprio da industrie del bresciano, vorrei che restaste in contatto con noi per capire se stiate parlando, almeno per un aspetto, dello stesso fenomeno che abbiamo potuto constatare e per il quale, peraltro, è già partita da tempo unazione della magistratura.
BRUNO ESPOSITO, Responsabile provinciale di Ambiente e/è vita. Per quanto attiene alle aziende che operano nel settore della metallurgia, recentemente sulla stampa è apparsa una serie di notizie relative al riciclo del piombo delle batterie esauste negli impianti della Enirisorse di Paderno Dugnano.
PRESIDENTE. Di questo non occorre che ci dica niente, perché oggi abbiamo già dedicato molto tempo alla vicenda, anche con il sostituto procuratore competente.
BRUNO ESPOSITO, Responsabile provinciale di Ambiente e/è vita. Diciamo che vi sono problemi analoghi, con quantitativi altrettanto rilevanti di rifiuti, presso la Piombifera bresciana, in località Maclodio di Brescia, e presso la società Piombo leghe di Brughiero.
Nel territorio di Pavia, inoltre, ci sono stati segnalati gravi problemi inerenti la presenza di un sito ad alta contaminazione da scorie di piombo da fonderia e da separatori magnetici. Tali scorie avrebbero origine dalla società Sarpi di Pavia.
PRESIDENTE. Visto che non risulta il sito, le saremmo grati se poi ce lo indicasse.
BRUNO ESPOSITO, Responsabile provinciale di Ambiente e/è vita. Sempre in tema di contaminazione e smaltimenti irregolari, segnaliamo che la società Ponte Nossa SpA (in località Ponte Nossa, Bergamo) smaltisce rifiuti pericolosi in una discarica interna ufficialmente dichiarata come discarica per rifiuti speciali non pericolosi. E facile immaginare le conseguenze che ne derivano.
La regione Lombardia annovera poi un alto numero di aziende, rientranti nellambito della legge n. 175 del 1988, a rischio di incidente irrilevante: 49 depositi e 37 stabilimenti, per lesattezza. La gran parte di tali impianti appartiene al settore della chimica, della raffinazione del petrolio e della farmaceutica, con quantità di rifiuti pericolosi in stoccaggio, ormai da numerosi anni, che costituiscono un grave rischio per le popolazioni limitrofe. Di conseguenza, riteniamo che unazione di indagine della Commissione sia urgentemente necessaria. Presso lEnichem di Mantova, per esempio, si può rilevare unalta contaminazione da mercurio del sito.
Altro punto è rappresentato dalle società che effettuano il trasporto transfrontaliero di rifiuti. Vi sono notevoli flussi di rifiuti in uscita dall'Italia verso i paesi europei sia comunitari che facenti parte dell'OCSE. Vi è anche qualche azienda (ad esempio Enirisorse SpA e SELCA SpA) che importa rifiuti nel nostro paese, mentre altre - nomi di spicco tra gli esportatori sono Alusuisse, Bayer, Ecodeco, Jelly Wax ed altri che troverete nella documentazione - utilizzano stoccaggi provvisori per la raccolta e la manipolazione di rifiuti in ingresso e confezionano partite "omogenee" per l'esportazione.
Un ultimo punto riguarda la bonifica dei siti contaminati. La regione Lombardia ha messo a punto il censimento dei siti contaminati e le regole tecniche per la bonifica degli stessi. Il piano, pur con qualche lacuna, può considerarsi adeguato per il raggiungimento degli obiettivi di legge. Per quello che a noi è dato sapere, tuttavia, alle porte della città, all'Ortica, in area Lambrate, vi è un sito ormai da circa vent'anni dismesso in cui venivano prodotti additivi chimici vari. Tale sito apparteneva alla società Sparvol. Le apparecchiature di superficie sono state rimosse da tempo, ma per ciò che riguarda il sottosuolo non ci risulta che sono stati effettuati carotaggi, operazioni di controllo della falda né tanto meno operazioni di bonifica. Il sito, recentemente chiuso dalle forze dell'ordine, causa di un incendio, costituisce un grave pericolo per la popolazione adiacente.
PRESIDENTE. Sulla questione dei trasporti transfrontalieri di rifiuti, così come in generale su quella dei traffici illeciti di rifiuti, la Commissione ha da tempo attivato un gruppo di lavoro ad hoc che raccoglie ed analizza tutte le informazioni al riguardo; informazioni che spesso ci pervengono, anche da parte di associazioni ambientaliste e comitati di cittadini, sotto forma di esposti che sono tanto più utili al nostro lavoro quanto più approfonditi e dettagliati sono gli elementi forniti.
NADIA VOLPI, Componente del consiglio direttivo di Italia nostra e responsabile del gruppo ambiente. Sono un guardia ecologica volontaria dell'ente provincia di Milano (la struttura è regionale); svolgo questo compito dal 1985 e devo dire che ascoltando i problemi che prima venivano illustrati mi veniva da sorridere: come "controllori" del territorio, infatti, situazioni di questo genere le abbiamo sempre segnalate ed è per questa ragione che già in un contatto telefonico che ho avuto con gli uffici della Commissione ho fatto presente come sarebbe utilissimo che la Commissione stessa interpellasse i responsabili delle guardie ecologiche volontarie. Noi redigiamo rapporti di servizio o verbali di accertamento - io stessa ne ho fatti parecchi su molte di queste aree e su molte di queste società - ma poi non sappiamo che fine facciano questi documenti.
PRESIDENTE. A chi mandate i verbali?
NADIA VOLPI, Componente del consiglio direttivo di Italia nostra e responsabile del gruppo ambiente. Io li mando alla provincia di Milano, ma poi vi sono anche le guardie ecologiche del comune di Milano ed ogni provincia della Lombardia ha le sue guardie ecologiche. Mi risulta che ve ne siano anche in Emilia Romagna ed in Veneto. La struttura comunque è regionale.,
Questo tipo di problemi, che sono pesantissimi perché si ripercuotono nel sottosuolo con conseguenze sulle acque e sugli alimenti, li abbiamo segnalati. La Commissione può chiedere all'assessore provinciale Facchi o alla regione Lombardia; siamo un gruppo di volontari ma veniamo del tutto ignorati. Nella regione Lombardia siamo circa 1.600 persone.
PRESIDENTE. Potremo utilizzare questa segnalazione per rapportarci, nell'ambito delle nostre attività, anche con le guardie ecologiche, ove esistono. Per quel che riguarda però i rapporti in generale con la Commissione d'inchiesta, lo strumento a disposizione dei cittadini, singoli o associati, è quello dell'esposto.
NADIA VOLPI, Componente del consiglio direttivo di Italia nostra e responsabile del gruppo ambiente. Mi scusi, ma sono due ruoli diversi; le guardie ecologiche sono pubblici ufficiali.
PRESIDENTE. Certo, ma se i verbali non giungono alla Commissione d'inchiesta, difficilmente sapremo della loro esistenza.
NADIA VOLPI, Componente del consiglio direttivo di Italia nostra e responsabile del gruppo ambiente. Forse dovreste essere voi a sollecitare gli enti. Mi scusi, se mi permetto di dire questo, ma siccome sono anni che rischio la pelle sul territorio, mi piacerebbe tanto che qualcuno scoprisse che esistono anche le guardie ecologiche ed il lavoro che fanno.
PRESIDENTE. Come le ho detto, raccogliendo il suo utile suggerimento, cercheremo nelle molteplici attività della Commissione di rapportarci anche con le guardie ecologiche. Resta però il fatto che la capacità di intervento della Commissione è legata - questo è anche il senso dei nostri incontri con le associazioni ambientaliste e con i comitati dei cittadini - alla presentazione di esposti circostanziati. Le forme possibili sono quelle che ho prima ricordato.
Ringrazio nuovamente tutti gli intervenuti per il contributo recato.
BRUNO ESPOSITO, Responsabile provinciale di Ambiente e/è vita. Nel ringraziare la Commissione per l'opportunità che ci è stata data e visto che la nostra associazione è nuova, vorrei sottolineare il lavoro svolto da tutti i miei collaboratori, dai colleghi della regione Lombardia ed anche dagli altri colleghi di tutta Italia, esprimendo al tempo stesso l'auspicio che il ministro Ronchi ci di una mano riconoscendo ufficialmente la nostra associazione.
PRESIDENTE. Lo faremo sapere al ministro. Di nuovo grazie.
Gli incontri terminano alle 20.