PALERMO, 3 OTTOBRE 2002
RESOCONTO STENOGRAFICO
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE PAOLO RUSSO
PARTECIPANO I SENATORI RENZO MICHELINI, CARMELO MORRA, GIUSEPPE ONORATO BENITO NOCCO, LORENZO PICCIONI
E I DEPUTATI EGIDIO BANTI, GENNARO CORONELLA, MARCO LION, DONATO PIGLIONICA, MICHELE VIANELLO
I lavori cominciano alle 11.15.
Incontro con Sergio Marino, direttore generale dell'ARPA Sicilia.
PRESIDENTE. Iniziamo l'audizione per comprendere lo stato dell'arte della condizione del ciclo integrato dei rifiuti in Sicilia ed abbiamo preferito iniziare con l’ARPA, in quanto osservatorio privilegiato in ogni regione, per conoscere la situazione complessiva dell'ambiente, quali siano le iniziative poste in essere, quali le eventuali disfunzioni e disagi sia dal punto di vista tecnico sia per comprendere le necessità dal punto di vista normativo che potrebbero migliorare la tutela dell'ambiente e della salute in senso federale.
Ringraziamo l’ingegner Marino per aver aderito al nostro invito e gli do la parola.
SERGIO MARINO, Direttore generale dell'ARPA Sicilia. Grazie, presidente. L'Agenzia siciliana nasce un anno fa, con la legge n. 6 del 6 maggio del 2001 e - finalmente - la Sicilia (la penultima regione, rimanendo ancora la Sardegna) ha istituito l'Agenzia, pur se con un certo ritardo rispetto alle altre regioni. Intendo puntualizzare, avendo vissuto il percorso di nascita dell'Agenzia, che una spinta forte a favore dell'istituzione dell'agenzia è venuta dalla Comunità europea, che, in sede di approvazione di erogazione dei fondi strutturali con il POR Sicilia 2000-2006, ha ritenuto indispensabile l'istituzione dell'agenzia al fine di ottenere un quadro esaustivo sullo stato dell'ambiente, che fino all'anno scorso non aveva una regia unica che consentisse di ottenere dati aggiornati e, quindi, un’attività di monitoraggio efficace.
La struttura centrale dell'Agenzia ha una dotazione di 36 persone, obiettivo che, insieme all'attività svolta, è considerevole alla luce di un così breve periodo di tempo. Però l'aspetto più significativo da affrontare in questa sede riguarda le carenze. La legge istitutiva dell'Agenzia prevedeva la costituzione di una struttura centrale e nove dipartimenti, con sede presso i capoluoghi di provincia, costituiti dagli ex laboratori di igiene e profilassi, che transitano - a detta della legge – all’Agenzia con la dotazione strumentale, personale ed immobiliare.
La prima debolezza consiste nel fatto che questo transito ancora non si è verificato. Il regolamento che dovrebbe disciplinarlo e soprattutto definire l'assetto organizzativo dell'Agenzia non è stato ancora decretato, trovandosi all'esame del consiglio di giustizia amministrativa. In base ad informazioni provenienti direttamente dalla presidenza, sono a conoscenza del fatto che in questi giorni il consiglio dovrebbe riunirsi con all'ordine del giorno l'esame del regolamento. Mi auguro che venga approvato e che, conseguentemente, si possa giungere all’emanazione del decreto. Questo rappresenta oggi l'elemento di maggiore difficoltà, perché l'agenzia non dispone pienamente dei propri dipartimenti provinciali, trovandosi questi a cavallo tra l'azienda sanitaria locale di appartenenza, da cui dipendono in relazione agli stipendi ed alla manutenzione delle attrezzature, e l'agenzia, che avrebbe le risorse finanziarie per sopperire agli attuali enti gestori.
Le risorse finanziarie non mancano, considerando i fondi strutturali e la dotazione fornita dal bilancio regionale, che insieme assicurano una sufficiente disponibilità finanziaria per intervenire con il potenziamento dei laboratori. Si tratta di uno dei primi progetti previsti dall'agenzia, che ha necessità di un periodo di tempo per essere realizzato. Le strutture dei laboratori hanno una concezione diversa rispetto a quella che deve avere l'agenzia; dalla semplice attività analitica svolta sulle acque con le nuove competenze dell'agenzia e con le nuove materie da affrontare in materia ambientale, anche i laboratori devono qualificare la propria attività. Perché avvenga ciò, è necessario che i lavoratori vengano dotati di strumentazioni adeguate e di personale in condizioni di operare il più efficacemente possibile. Oggi – ripeto - si lavora con la difficoltà derivante dalla mancata emanazione del regolamento.
Il settore dei controlli rappresenta l’attività storica dell'agenzia e dei laboratori. I fondi strutturali serviranno per realizzare un’efficace rete di monitoraggio sul territorio, che riguardi tutte le componenti ambientali, acqua aria e suolo, e siamo già attivi per la progettazione del catasto dei rifiuti, ancora non istituito in Sicilia. L'agenzia ha proprie competenze nell'istituzione del catasto; nei fondi strutturali è prevista una misura specifica, la misura 1.01, appositamente nata per il potenziamento dell'agenzia e tra le azioni previste dal POR per la Sicilia dei fondi strutturali vi è la costituzione del catasto. Stiamo elaborando il progetto in questi giorni e mi auguro che già da quest'anno, sia possibile elaborarlo e consegnarlo alla regione che dovrebbe approvarlo e conseguentemente trasferire le risorse all'agenzia stessa.
Sono convinto che nonostante le difficoltà rappresentate, a cui posso aggiungere il problema relativo alla definizione delle piante organiche, nei prossimi quattro anni, il tempo rimanente ad esaurire il mandato che ho ricevuto in qualità di direttore dell'agenzia, sia possibile avviare nella maniera più completa il lavoro.
Sono consapevole di quanto sia importante avere una struttura efficace sul territorio che svolga un controllo attento, non solo sulle singole attività, ma anche di carattere più complessivo. Credo molto nell'attività di monitoraggio, base di successivi approfondimenti sul territorio.
Oggi, in Sicilia, non siamo in grado di affermare quali siano le condizioni del mare. Tra le attività previste nel progetto, vi è anche il monitoraggio delle acque marino costiere e delle acque interne, e del suolo, svolto attraverso centraline e uomini. Per le attività di controllo ambientale è necessario del personale che, come è sempre avvenuto, si rechi sul territorio per effettuare prelievi, controlli ed analisi.
PRESIDENTE. Vorrei che fosse puntualizzata quale sia la dotazione delle risorse dell'ARPA in Sicilia.
Inoltre, sul piano dell'innovazione tecnologica, il fatto che non sia avvenuto un trasferimento di mezzi, laboratori e uomini, sta comportando un depauperamento della qualità delle strumentazioni?
Quale è, infine, il rapporto tra commissariato di Governo, commissariato straordinario per l'emergenza rifiuti, e l'ARPA?
SERGIO MARINO, Direttore generale dell'ARPA Sicilia. Le risorse del bilancio corrente trasferite dalla regione sono pari a 40 miliardi, a cui è necessario aggiungere i fondi strutturali appositamente destinati alla rete di monitoraggio ed al potenziamento dei laboratori. Ripeto, quindi, che dal punto di vista finanziario vi è una sufficiente disponibilità.
Comunque, indipendentemente dal passaggio delle risorse e della piena disponibilità dei laboratori, l'agenzia sta procedendo in merito al potenziamento degli stessi, ma vorrei puntualizzare che esiste sempre un certo ritardo e complicazioni di carattere amministrativo. Il percorso è ritardato ed accidentato; poter disporre, in tempi rapidi, del personale, delle strumentazioni attuali e degli immobili, consentirebbe una maggiore celerità. Oggi non è possibile intervenire per la manutenzione di immobili per allocare le apparecchiature, in quanto l'agenzia non ha la disponibilità dell'immobile. È quindi necessario interloquire con altri soggetti, come ad esempio le ASL, che in Sicilia sono nove, con notevoli complicazioni di carattere burocratico.
I rapporti con il commissariato sono buoni. In primo luogo, il commissario ha fornito un ottimo aiuto all'agenzia, attribuendo 40 unità di personale (distribuiti tra i laboratori), selezionato negli ultimi anni, otto dei quali - dietro mia richiesta - attribuiti direttamente all’agenzia e da me destinati ad un laboratorio nuovissimo, fornito in comodato d'uso gratuito dalla regione, appositamente destinato al monitoraggio delle acque marino costiere. Proprio ieri ho firmato una convenzione con la capitaneria di porto, perché in attesa dell’acquisto di mezzi navali da parte dell'agenzia, utilizzeremo i mezzi della capitaneria, avviando così l'attività di monitoraggio. Queste persone serviranno per supportare i laboratori di Caltanissetta e Siracusa (soprattutto il primo) per l'attività di caratterizzazione delle discariche e dei siti inquinati. Siracusa e Gela rientrano tra i siti di interesse nazionale, a cui bisogna aggiungere Milazzo, un'altra area a rischio, recentemente dichiarata tale dalla regione con apposito decreto.
GIUSEPPE ONORATO BENITO NOCCO. Risulta evidente lo scollamento presente nella situazione, poiché i laboratori periferici privi di una direttiva ed un coordinamento non servono a nulla. Come sappiamo bene, i laboratori delle ASL non sono sufficienti ad adempiere neanche le proprie esigenze. Ritengo, inoltre, che sia comunque necessario un coordinamento centrale che fornisca le direttive.
Per quanto riguarda il catasto dei rifiuti, da lei citato, vorrei capire come si svolge: state realizzando una mappa dell'esistente e una mappa per il futuro su come dovrebbe essere strutturata la regione per quanto riguarda i rifiuti?
SERGIO MARINO, Direttore generale dell'ARPA Sicilia. Stiamo progettando una configurazione del catasto, composta di soggetti, istituzioni nel territorio, e di una struttura centrale di coordinamento presso l'agenzia; le persone presenti nella sede periferica ricevono i MUD, li esaminano, li portano alla struttura centrale, che effettua una seconda valutazione, e quindi vengono inseriti in una struttura informatica. Stiamo quindi lavorando ad un progetto composto di attrezzature, persone e, soprattutto, di soggetti in sede periferica, da individuare (probabilmente si tratterà di province, strutture regionali, in alcuni casi i comuni e le nostre strutture periferiche). Esisterà quindi una rete sul territorio che potrà ricevere le dichiarazioni rilasciate dai soggetti operanti nel campo dei rifiuti, effettuare una prima valutazione in sede periferica ed una seconda della sede centrale, dopodiché saranno immessi in una struttura informatica.
Un altro grande aiuto è venuto dalla rete delle agenzie. La possibilità di disporre della collaborazione di agenzie storiche - ad esempio noi siamo gemellati con l'ARPA della Toscana - è stato un grande aiuto, trattandosi di colleghi che hanno esperienza e professionalità. Partecipare con una frequenza piuttosto elevata ai consigli nazionali, ai gruppi di lavoro con le altre agenzie consente alle agenzie più recenti di arricchirsi in maniera più rapida rispetto all’acquisizione di dati provenienti soltanto dall'esperienza svolta sul campo.
MARCO LION. Vorrei sapere se i controlli sulle discariche siano effettuati periodicamente e quali siano le persone indicate a svolgerli, cioè se già dipendono da voi o fanno capo alle ASL.
Inoltre, non ho capito bene se il commissario delegato per l'emergenza rifiuti ha fornito personale utilizzato per il controllo delle acque marine.
SERGIO MARINO, Direttore generale dell'ARPA Sicilia. Per quanto riguarda le discariche, tramite i 32 tecnici selezionati dal commissario, distribuiti presso i laboratori, si sta realizzando un censimento con sopralluoghi presso le discariche. Per quanto riguarda i controlli, noi siamo chiamati a effettuare sopralluoghi dai comuni e dalla provincia o, in alcuni casi, dalla regione.
Per quanto riguarda le otto unità di personale destinate al monitoraggio delle acque, di questi soltanto quattro sono dedicati a questo settore, mentre le altre quattro si trovano a supporto degli altri settori. L'ordinanza fa riferimento all'emergenza idrica ed ai depuratori e vi è scritto che il commissario si avvale dell'agenzia per tutte le attività del commissariamento, comprendente quindi la tutela del patrimonio e l'inquinamento idrico.
PRESIDENTE. Ritornando alle discariche, esiste un piano sistematico di verifica, di attenzione e di caratterizzazione per quanto riguarda le discariche abusive, articolato su input del commissariato, della regione o su iniziativa dell'agenzia?
SERGIO MARINO, Direttore generale dell'ARPA Sicilia. Non è ancora stato definito un progetto organico. Con il vicecommissario stiamo studiando una convenzione tra agenzia e commissariato, che dovrà stabilire le attività che dovranno essere oggetto di specifica attività. La convenzione è quasi definita con riferimenti anche al settore delle acque.
RENZO MICHELINI. Vorrei sapere se tra i compiti attribuiti all'agenzia vi è anche quello della programmazione del ciclo dei rifiuti, comune per comune, le modalità di raccolta e di smaltimento e le relative funzioni di controllo. Qualora rientrassero tra i compiti previsti per l'agenzia, vorrei sapere a quale punto siano.
SERGIO MARINO, Direttore generale dell'ARPA Sicilia. No, non si tratta di compiti appositamente previsti dalla legge istitutiva. L'agenzia è un ente strumentale della regione, di cui debbono avvalersi, così recita la legge istitutiva, regione, province e comuni per l'attività in materia di protezione e tutela ambientale. In questo settore, dove vi è competenza regionale, provinciale e comunale, è lasciato alla libera volontà dei comuni avvalersi dell'agenzia. Penso che lavorando ad un progetto di consolidamento quando l'agenzia sarà in condizione di fornire risposte pronte ed efficaci, sarà automatico collaborare in maniera più attiva e con progetti più ampi con i comuni anche su queste materie.
PRESIDENTE. Anche se non compete alla sua responsabilità, quando pensa che formalmente vi sarà l'atto che conferirà il trasferimento di mezzi, personale e risorse, permettendo così una indipendenza funzione dell'agenzia?
SERGIO MARINO, Direttore generale dell'ARPA Sicilia. Se vi è un impegno da parte di tutti, ciò potrebbe ragionevolmente avvenire entro l'anno, almeno per quanto riguarda l'emanazione del decreto di approvazione. Si è voluto garantire il personale con l’emanazione di un regolamento, ma - secondo me - se questa dovesse ritardare, si potrebbe comunque realizzare il passaggio, dato che la legge ne stabiliva chiaramente le modalità.
Il personale effettua resistenze perché è scoraggiato dalle novità; si tratta di resistenze naturali e capisco che il funzionario sia abituato alla propria giornata abitudinaria, dato anche il mantenimento dello stesso trattamento sul piano economico. Per poter attivare il progetto, però, è assolutamente indispensabile disporre delle strumentazioni e del personale.
PRESIDENTE. Ringraziamo l'ingegner Marino per la sua cortesia e per la relazione che ha offerto un punto di vista importante ai fini della nostra valutazione. La Commissione ha il dovere di assumere le indicazioni fornite, anche in merito alle responsabilità istituzionali.
Sapremo utilizzare al meglio i suggerimenti forniti.
Incontro con Francesco Musotto, presidente della provincia di Palermo.
PRESIDENTE. In conformità alle disposizioni della legge istitutiva 31 ottobre 2001, n. 399, la Commissione intende verificare lo stato di attuazione delle normative vigenti sia di carattere nazionale sia regionale in materia di gestione e smaltimento dei rifiuti. Nel quadro di tale attività, pensiamo che un utile contributo ai lavori potrebbe essere fornito dalla conoscenza degli aspetti connessi all'esercizio delle competenze delle amministrazioni locali, con particolare riferimento alle questioni di maggiore criticità relative alla gestione del ciclo dei rifiuti.
Nel rivolgere un saluto ed un ringraziamento al presidente Musotto per la disponibilità manifestata, gli chiediamo di illustrarci condizioni e stato dell'arte dei rapporti della provincia con il commissariato straordinario per l'emergenza rifiuti e, in ragione di un'esigenza che stiamo misurando in diverse parti d'Italia nelle regioni commissariate, cerchiamo di comprendere anche come e se le amministrazioni provinciali siano pronte a gestire una situazione di ordinarietà quando - speriamo presto - il regime commissariale straordinario terminerà.
FRANCESCO MUSOTTO, Presidente della provincia di Palermo. Ringrazio la Commissione; sono particolarmente lieto di questo incontro, perché sostengo da anni - da quando ho iniziato il mio mandato, dal 1994, anche se interrotto tra il 1996 ed il 1998 - che l'emergenza rifiuti nella provincia di Palermo è drammatica, uguale e forse ancora più forte dell'emergenza idrica. Purtroppo la mia è sempre stata una vox clamans nel deserto, perché per una serie di normative che si sono accavallare nella regione, non è mai avvenuta una gestione serena ed ordinaria, ma sempre legata a pressioni dell'informazione e dell'opinione pubblica. L'emergenza rifiuti si perpetua tuttora con danni ambientali particolarmente gravi.
Cosa può fare una provincia regionale con un’amministrazione riguardante un territorio di 82 comuni, comprendenti la grande città di Palermo? Devo dire con molta lealtà, che contraddistingue il mio modo di vivere e di fare politica, che con il comune di Palermo non abbiamo mai avuto rapporti sereni, dati i grandi problemi che il comune ha con l’AMIA, un'azienda municipalizzata, dovuti all'impressione che la provincia intenda avere maggiore poteri.
Tra l'altro, vi è una legge riguardante l'area metropolitana che assegna alla provincia regionale la gestione dei rifiuti solidi urbani ed il ciclo integrato dei rifiuti. Ciò naturalmente è rimasto sulla carta, non avendo mai avuto la regione la possibilità di gestire, in termini di risorse, in maniera globale, l'area metropolitana, che riguarderebbe 27 comuni limitrofi a Palermo, quindi tutta l'area della grande città palermitana ed i paesi vicini che, soprattutto d'estate, rappresentano l'emergenza per la raccolta dei rifiuti. Ripeto: è una situazione di grande emergenza e precarietà.
Abbiamo un piano delle discariche che non si è mai potuto attuare, prima di competenza della provincia, ma in regime emergenziale, dal 1996, pasata alla regione. La prefettura affronta questa situazione con grande sensibilità. La gestione è particolarmente difficile, malgrado la provincia sia pronta, avendo già il piano delle discariche provinciali ed avendo già costituito i sub-ATO (gli ambiti territoriali ottimali) dove costituire con l'unione dei vari comuni in zone omogenee anche il reperimento delle discariche. Per quanto riguarda la programmazione e la pianificazione del territorio, abbiamo realizzato tutto ciò che era previsto dalla legge. Siamo pronti per operare, ma ragioni di carattere politico e finanziario non ci permettono di gestire l'emergenza rifiuti.
In tutto ciò, la provincia ha costituito un corpo di polizia provinciale a cui sono stati delegati tutti i compiti di prevenzione, analisi e gestione riguardanti l'emergenza rifiuti, quindi le discariche abusive, il controllo delle società addette al ritiro di rifiuti solidi speciali ed altro. Il corpo di polizia provinciale, costituito e messo in opera nel 1998, cerca di prevenire sul territorio i danni derivanti da discariche abusive, come ad esempio gli sfabbriciti che vengono scaricati in maniera anomala, senza alcuna criterio, in discariche non autorizzate.
Il corpo è stato costituito per frenare l'illegalità nel campo ambientale e della raccolta dei rifiuti. Si tratta di 26 persone, che hanno il compito di sorvegliare un territorio particolarmente vasto, ma si è cercato di attuare un'opera di prevenzione ed anche sanzionatoria, qualora si individuassero soggetti - od anche enti locali - che operano in modo illegale in questo settore.
L'opera della provincia non è incisiva: è necessaria una sintonia con la regione e con il commissario straordinario, presidente della regione, ed abbiamo incontrato ampie difficoltà, non certo di ordine politico, ma da un punto di vista burocratico ed operativo. Ho numerosi dati che dimostrano la realizzazione di centinaia di sopralluoghi da parte di questo corpo di polizia provinciale nell'ambito del trasporto, del recupero dei rifiuti, della gestione da parte dei comuni e delle aree di discariche. Spesso avviene che i comuni titolari di discariche non rinnovino le ordinanze e discariche che raccolgono anche rifiuti di altri comuni continuano ad operare.
Non vi è un sistema rigoroso di accertamento sul quantitativo dei rifiuti che vengono scaricati ed accumulati. Alcune discariche autorizzate hanno sistemi di pesatura, ma altre ne sono prive. Avviene quindi che le medie constatate variano da 2 chili a cittadino, a Palermo, a 150 grammi, mancando un accertamento preciso ed un'ipotesi preventiva per programmare e pianificare sul territorio tale settore, uno dei servizi primari richiesto dai cittadini, ma che purtroppo per una serie di difficoltà e competenze che si accavallano tra i vari enti non si riesce a gestire efficacemente.
La situazione, ripeto, non è positiva. A ciò si aggiunge il problema dell'illegalità, soprattutto nel campo della raccolta dei rifiuti speciali. Attraverso il corpo della polizia provinciale riusciamo ad avere un monitoraggio di una parte che potremmo considerare come la punta dell'iceberg, ma la situazione è decisamente più drammatica con danni di carattere ambientale rilevanti soprattutto per i fiumi.
MICHELE VIANELLO. Vorrei rivolgerle due domande. In primo luogo prendo atto di una lodevole attività di repressione, tesa anche a prevenire fenomeni illegali. Ciò che non mi è chiaro, tuttavia, è se oltre al piano discariche ed alla costruzione del corpo di polizia provinciale, si stia pensando, in accordo con il commissario, di giungere a politiche tese ad ottemperare quanto previsto per legge in relazione al ciclo dei rifiuti, cioè raccolta differenziata tra rifiuto secco e rifiuto umido, eventuale impianto di compostaggio, incenerimento ed altro.
La seconda questione riguarda le notizie fornite dal presidente Musotto che evidenziano l’esistenza di reati, per cui chiederei l'acquisizione di determinati atti. Vorrei capire meglio cosa si intende quando si afferma che vi sono discariche che non effettuano la pesatura ed a queste discariche enti pubblici conferiscono rifiuti e pagano il corrispettivo e quali siano le discariche che, in provincia di Palermo, non effettuano pesature. Trattandosi di un filone di nostra pertinenza; potremmo essere in grado di aiutarla, qualora avessimo tutti gli elementi per intervenire.
DONATO PIGLIONICA. Lei ha disegnato una situazione estremamente simile a quella di Bari (a cui e io ed il senatore Nocco apparteniamo), cioè una grande provincia con la prospettiva di una prossima istituzione dell'area metropolitana e gli inevitabili conflitti tra presidente della provincia e sindaco della città capoluogo in relazione a rivendicazioni di competenze e funzioni, che rischiano così di non essere compiute né dall'una né dall'altra parte.
Ciò che non riesco a comprendere riguarda il fatto se le discariche siano di titolarità pubblica o privata. Inoltre, quando parla di bacini, di ATO e di ATO subprovinciali, vorrei sapere se esistono già consorzi e società e qualora la risposta sia affermativa, come sono costituiti, se con una partecipazione del capitale esclusivamente pubblico o si tratta anche di società miste.
Mi chiedo anche se i consorzi e le aree abbiano già realizzato impianti comuni, cioè se vi sia ancora la discarica per il singolo comune, secondo la logica del decreto n. 915 del 1982 o siano state previste discariche serventi un bacino di comuni e se sia stato avviato un ciclo integrato con la selezione dei rifiuti e quale sia il livello della raccolta differenziata in questo territorio.
Infine, una notizia flash: quale è la popolazione della provincia di Palermo?
FRANCESCO MUSOTTO, Presidente della provincia di Palermo. Comprende 1.380.000 abitanti.
Per quanto riguarda la notizia di reati, cui faceva riferimento l'onorevole Vianello, si tratta di fatti precisi e pubblici, già denunziati, anche se esiste una questione legata alla mancanza della qualifica di pubblico ufficiale per gli appartenenti a questo corpo di polizia provinciale. Il corpo di polizia effettua queste ispezioni - si tratta di centinaia di sopralluoghi -, redigono i verbali e li inviano all'autorità giudiziaria. È una documentazione agli atti della provincia, ma disponibile anche presso l'autorità giudiziaria.
Per quanto riguarda il ciclo integrato...
MICHELE VIANELLO. Rivestendo la Commissione il ruolo di autorità giudiziaria, chiedo l'acquisizione di tali atti.
FRANCESCO MUSOTTO, Presidente della provincia di Palermo. Invieremo senz'altro i verbali.
PRESIDENTE. In particolare quelli già inviati all'autorità giudiziaria.
FRANCESCO MUSOTTO, Presidente della provincia di Palermo. Non vi sono problemi; tutto ciò che richiedete vi sarà inviato.
Per quanto riguarda la costituzione degli ambiti territoriali ottimali, siamo a livello di individuazione, concertazione e siamo pronti per operare.
GENNARO CORONELLA. La delibera istitutiva non è stata emanata?
FRANCESCO MUSOTTO, Presidente della provincia di Palermo. No, è stato realizzato l'accordo, il consorzio; i comuni si sono riuniti sotto la regia della provincia, ma è necessaria l'intesa con la regione. La regione ha emanato direttive, decreti, ma non una legge. Il commissario è il presidente della regione, la cui nomina avrebbe dovuto essere straordinaria, prevista prima per sei mesi, poi prorogata per un anno e sono passati ormai sei anni.
Per quanto riguarda il ciclo integrato, la raccolta differenziata è di gestione dei comuni.
DONATO PIGLIONICA. Viene effettuata in tutti i comuni?
FRANCESCO MUSOTTO, Presidente della provincia di Palermo. Le cifre di cui sono a conoscenza dimostrano una percentuale assolutamente irrisoria; non si arriva neanche al 10 per cento.
EGIDIO BANTI. Ciò riguarda anche la città di Palermo?
FRANCESCO MUSOTTO, Presidente della provincia di Palermo. È un dato di cui non sono a conoscenza.
Per quanto riguarda le discariche…
DONATO PIGLIONICA Quante discariche vi sono in provincia di Palermo?
FRANCESCO MUSOTTO, Presidente della provincia di Palermo. Non ne sono a conoscenza perché si tratta di dati di competenza della prefettura.
PRESIDENTE. In regime commissariale spetta al commissario…
FRANCESCO MUSOTTO, Presidente della provincia di Palermo. Di concerto con la prefettura; fino al 1995 era una competenza del presidente della provincia.
La provincia effettua soltanto il controllo attraverso il corpo di polizia provinciale; altrimenti, avendo la provincia soltanto sei geometri che si occupano della tutela ambientale di 82 comuni; sarebbe impossibile effettuare ispezioni sul posto. L'istituzione del corpo di polizia provinciale è stata dedicata esclusivamente alla tutela ambientale; si è trattato di una iniziativa ed una sensibilità politica e programmatica.
DONATO PIGLIONICA. Non avete una mappa?
FRANCESCO MUSOTTO, Presidente della provincia di Palermo. Dalla documentazione in mio possesso e dalla serie di note di cui dispongo, si evince, ad esempio, che dal comune di Belmonte Mezzagno i rifiuti sono stati poi conferiti a Bellolampo.
Tra l’altro, l'emergenza rifiuti è di carattere non soltanto ambientalista ma anche finanziario perché i comuni, dotati già di magrissime risorse, sono costretti a disperderle ulteriormente, per affrontare le spese occorrenti al trasporto dei rifiuti da una parte all’altra della provincia, percorrendo oltre 150 chilometri, e arrivare così sino a Bellolampo, sede della discarica pubblica più attrezzata qui a Palermo: centinaia di milioni sono necessari per il conferimento dei materiali di scarico.
Non dimentichiamoci, poi, dei costi di manutenzione e riparazione eventuale dei mezzi di autotrasporto: non si tratta di cifre irrisorie, ma di costi incredibili da sopportare.
I sindaci sono pertanto i primi ad essere lietissimi di liberarsene ed avere qualcuno capace di risolvere questi problemi, intervenendo in maniera programmatica e razionale al fine di organizzare compiutamente un servizio tanto rilevante e dispendioso. Lo stesso, del resto, avviene anche nel caso dell'emergenza idrica.
Per quanto riguarda la gestione delle risorse idriche, appunto, vi è stata la costituzione degli ATO (ambiti territoriali ottimali) secondo quanto disposto in via normativa dalla legge del 5 gennaio 1994, n. 36 (più comunemente nota come legge Galli). In ottemperanza a quelle disposizioni il presidente della provincia si è attivato in proposito: è stata pertanto organizzata una grande riunione con tutti i comuni compreso quello di Palermo, allora in gestione commissariale, costituendo - unica provincia, forse, nell’area meridionale - l'ambito territoriale ottimale.
MICHELE VIANELLO. Ma è la regione che istituisce gli ATO.
FRANCESCO MUSOTTO, Presidente della provincia di Palermo. La regione li definisce, ma la loro gestione è di competenza provinciale. Abbiamo dunque provveduto e stabilito di gestire gli ATO in regime di convenzione. A tal punto, disponendo già del piano di gestione, elaborato dalla SOGESIL, società pubblica, abbiamo redatto il necessario bando di concorso.
GENNARO CORONELLA. Per individuare il soggetto gestore.
FRANCESCO MUSOTTO, Presidente della provincia di Palermo. Certamente. Qual è percorso più lineare, corretto e trasparente di questo, per far in modo che sia il migliore a gestire il servizio? Ebbene, pare incredibile, ma quando si è definita questa linea di azione, è scoppiata una guerra totale, ci sono stati ricorsi, attacchi politici ripetuti: avremmo dovuto dare il servizio in affidamento all’AMAP, che è l'azienda municipale idrica.
GENNARO CORONELLA. Lo potevate pur fare…
DONATO PIGLIONICA. Sì, ma solo transitoriamente...
FRANCESCO MUSOTTO, Presidente della provincia di Palermo. Non è propriamente così, in realtà dobbiamo tener conto di quanto disposto in via normativa.
GENNARO CORONELLA. Naturalmente. Ma ci sono i consorzi idrici…
FRANCESCO MUSOTTO, Presidente della provincia di Palermo. Non si può fare. Anche perché i comuni ci suggeriscono di interpellare soggetti che abbiano professionalità. Ripeto, ci sono dunque stati ricorsi e attacchi politici ad ostacolarci.
PRESIDENTE. Presidente Musotto, le sue considerazioni ci inducono a svolgere una riflessione, particolarmente con riferimento alla criminalità organizzata. Nelle inefficienze del sistema generale, ovvi e naturali sono i rischi di infiltrazione della criminalità organizzata, alla luce di un quadro non particolarmente brillante che registriamo da quanto esposto, circa la gestione dei rifiuti nell'ambito della provincia regionale di Palermo. Quali sono sensazioni, indicazioni suggerimenti, percezioni che lei ha su questo fronte, e vuole rendere a questa Commissione perché le faccia proprie, utilizzandole come presupposto per ulteriori approfondimenti?
FRANCESCO MUSOTTO, Presidente della provincia di Palermo. Evidenzio la priorità di accelerare immediatamente il processo del completamento per la costituzione dei consorzi dei sub-ATO, affinché tutti i comuni operino congiuntamente ai fini della individuazione puntuale delle discariche – in parte già definite -, costituendole secondo le norme e nel pieno rispetto della legalità, affinché ci si muova nella maggiore trasparenza possibile, anche ricevendo – se del caso - aiuti finanziari da Stato e regioni. L’importante è che il meccanismo funzioni.
Nel caso specifico del nostro territorio di riferimento, vi rendo noto che abbiamo un ambito territoriale per la provincia di Palermo con 114 mila abitanti a Carini, un altro, costituito a Bisacquino, con 115 mila abitanti. Quello della provincia di Palermo, pure individuato, e che riguarderebbe una popolazione di 740 mila abitanti, è l'unico che non abbiamo voluto costituire perché ad ogni lettera di convocazione del comune e dell’AMIA, non è stata ottenuta alcuna risposta. Ne abbiamo costituito uno anche a Villafrati, centro con 114 mila abitanti, e poi quello delle Madonie, con una popolazione di riferimento pari a 47 mila abitanti.
Vi è inoltre un impianto di preselezione a Termini-Imerese e un altro a Castellana Sicula. Tutti gli impianti di selezione individuati, hanno ricevuto il consenso totale e assoluto dei sindaci. Vi è stato un ampio sforzo di concertazione ad opera della provincia: insieme, i soggetti interessati hanno provveduto ad individuare l'area ritenuta più omogenea e conforme nonché utile all'intero territorio. Ciò che manca, naturalmente, è chiudere a livello regionale il percorso avviato.
DONATO PIGLIONICA. Gli impianti sono solo stati individuati o anche realizzati?
FRANCESCO MUSOTTO, Presidente della provincia di Palermo. Sostanzialmente individuati.
GIUSEPPE ONORATO BENITO NOCCO. Mi sembra ci sia un conflitto di interessi irrisolvibile tra provincia e regione. I rapporti con l'ARPA quali sono?
Lei ritiene che l’ARPA possa risolvere in senso positivo questi contrasti? Perché a me sembra di cogliere una gelosia di gestione. Ci sono interessi nominati ed innominati. E’ il vero succo della questione. Ritengo che ognuno si dovrebbe spogliare dei propri egoismi per capire e proporre un piano organico regionale capace di risolvere questo problema.
Non ritiene che l'ARPA possa servire come guida in tal senso?
FRANCESCO MUSOTTO, Presidente della provincia di Palermo. Penso di sì, assolutamente sì!
GIUSEPPE ONORATO BENITO NOCCO. E lei in questo senso si è mosso? Ha preso contatto con il commissario dell’ARPA?
FRANCESCO MUSOTTO, Presidente della provincia di Palermo. I contatti sono stati presi con tutti. Né con il commissario dell’ARPA né con la regione esistono conflitti. La regione, nel mettere in moto questo meccanismo, incontra degli ostacoli obiettivi ma tutti i nostri rapporti sono intercorsi in un quadro di estrema lealtà.
Riguardo al rapporto con i sindaci, la regione non ha mai impedito, ad esempio, questo processo di aggregazione. Naturalmente se di conflitto non si può parlare, non si può nemmeno dire vi siano stati aiuti regionali, perché l’ente regione ha nove province da gestire, con tutti i problemi che ciò comporta. Per quanto riguarda, invece, il comune, come è successo anche nel caso dell’AMAP, si deve tener conto dell’esistenza di una struttura operante con tutte le sue esigenze anche occupazionali.
GIUSEPPE ONORATO BENITO NOCCO. E clientelari.
FRANCESCO MUSOTTO, Presidente della provincia di Palermo. Anche. Per quanto riguarda le risorse idriche, non vorrei appesantire il discorso. Concludo con questo: se partiamo con l’idea del gestore unico di 82 comuni, affidando poi il servizio ad una azienda che non è l'efficienza fatta persona, già principiamo male, con il rischio di danneggiare le situazioni esistenti.
CARMELO MORRA. Avrei bisogno di qualche altro elemento chiarificatore. Mi sembra che qui ci sia un deficit forte in materia di programmazione. Mi chiedo allora: in una situazione ordinaria non commissariale, le attività di programmazione sono vostre?
FRANCESCO MUSOTTO, Presidente della provincia di Palermo. Sì.
CARMELO MORRA. Quindi vi sono state espropriate dal 1995, in ragione di quanto detto precedentemente.
Ma, allo stato esiste, da parte del commissario, una programmazione regionale in materia di rifiuti?
FRANCESCO MUSOTTO, Presidente della provincia di Palermo. Questo non lo so dire. Per quanto ci riguarda, ripeto, abbiamo un piano provinciale delle discariche già predisposto da anni.
CARMELO MORRA. Quindi, disponete di un piano provinciale delle discariche programmato da voi ma non operativo.
GIUSEPPE ONORATO BENITO NOCCO. Esiste a riguardo un piano regionale?
FRANCESCO MUSOTTO, Presidente della provincia di Palermo. Credo non ci sia e, qualora ci fosse, non ne sono al corrente.
PRESIDENTE. Di certo non è un piano operativo.
CARMELO MORRA. Quando parliamo di discariche abusive e di vigilanza, parliamo dunque di controlli stabiliti in ragione a quanto disposto dalla normativa nazionale, ma non di un abusivismo rispetto ad un ipotetico piano?
FRANCESCO MUSOTTO, Presidente della provincia di Palermo. No, perché quel piano non esiste.
CARMELO MORRA. Allora, la domanda che pongo al presidente della provincia è la seguente: da quello che si evince deriva un vuoto in materia di programmazione, che comunque, in una situazione di gestione ordinaria, attiene alla provincia. Chiedo allora: sempre voi abbiate delle strutture idonee per programmare, vi siete posti, in questo caso, il problema di supportare comunque l'azione del commissario, formulando una vostra proposta complessiva, per la provincia di Palermo?
Ritengo che l’azione commissariale vada sempre supportata. Non si può far cadere ogni cosa dall'alto. La Sicilia è molto estesa, numerose sono le province, e quindi mi chiedo se vi siete poste – come autorità provinciali – l’interrogativo, ancorché in regime di esproprio delle vostre competenze.
DONATO PIGLIONICA. C'era una domanda, abbozzata sin dall’inizio dal presidente della Commissione, alla quale manca ancora risposta. Personalmente, ho ricoperto l’incarico di assessore e consigliere provinciale per anni, so pertanto, per diretta esperienza, che spesso le province rivendicano questo tipo di competenza, che è loro, quello appunto della programmazione. Ma, nel frattempo, il degrado delle dotazioni organiche provinciali è divenuto tale, perlomeno secondo i dati in mio possesso, che se oggi fosse consegnata alle province quel tipo di funzione, esse si troverebbero con una struttura non in grado di reggere un ulteriore compito.
Già le scuole provinciali sono diventate un carico insopportabile.
Le ripeto: qualora la provincia di Palermo si vedesse riconsegnare questa funzione, sarebbe la propria struttura adeguata a reggere non tanto la programmazione quanto, soprattutto, la gestione degli impianti? Dico questo perché, almeno a Bari, credo non saremmo stati capaci di farlo.
MICHELE TUCCI. A chi si può attribuire il mancato decollo del piano provinciale delle discariche?
FRANCESCO MUSOTTO, Presidente della provincia di Palermo. Quando, in base alle disposizioni normative, era il presidente della provincia ad autorizzare l'individuazione delle discariche, il meccanismo incontrava comunque delle difficoltà di funzionamento.
Si viveva, peraltro, in una situazione difficile e grave per il presidente della provincia, tanto e vero ci fu addirittura un momento della mia vita in cui fui accusato di fare ecomafia. Naturalmente, io fui assolto. Arrivava da me un sindaco che 12 ore prima mi assicurava sullo stato della sua discarica, dichiarando fosse stata già completata, sollecitandomi ripetutamente di rilasciare l'autorizzazione necessaria, per risolvere l’impellente problema del reperimento di luogo idoneo per conferire i rifiuti. Di conseguenza procedevo ad avviare i necessari contatti, parlavo con il geometra, comunicando con l'ufficio competente, onde intervenire immediatamente.
Poi, finiva che arrivassero imputazioni perché in quella discarica venivano – a mia insaputa - conferiti rifiuti dell'ospedale, oppure della zona industriale di Termini-Imerese.
Quando si arrivò al regime emergenziale, ci sentimmo in parte sollevati, dato che la situazione, per mia diretta esperienza posso confermarlo, era veramente complicata da risolvere. Sicuramente, per sensibilità di amministratori riteniamo comunque opportuno mettere a regime questo settore, ciò che si potrebbe fare con un minimo di buonsenso.
Occorrerebbe una situazione di normalità, però con risorse e programmazione, compiti e soprattutto tempi precisi, entro cui mettere a regime ATO e sub-ATO.
Chiaramente il ciclo dei rifiuti dovrà essere integrato con la raccolta differenziata. L'idea del commissario che funzioni non è sbagliata, ma se ciò non avviene, allora, qui sorgono evidentemente i problemi.
PRESIDENTE. Allora, nel ringraziare il presidente Musotto, mi permetto di svolgere una sola considerazione. In realtà, tutto questo, presidente, dovrebbe produrre un unico risultato. È il commissario che dovrebbe garantire la totalità degli interventi necessari.
L'istituto commissariale nasce esattamente da queste esigenze. Ovviamente, la nostra presenza qui, in questo senso, ha ragione di essere, onde misurare le azioni che il commissario sta adottando, ma con una puntualizzazione. Questo è il problema di tutte le grandi realtà regionali, nelle quali vi è un comune capoluogo di regione che ha una sua valenza forte. La stessa vicenda di Napoli città rispetto alla regione Campania, o quella di Bari, dove ovviamente vi sono ritrosie più o meno legittime di grandi comuni e sensibilità diverse tra il comune capoluogo di provincia e i comuni della provincia, ne sono esemplificativi.
In questo senso, credo che le sollecitazioni rivolteci saranno utilizzate in modo positivo, al fine di addivenire, speriamo presto, non solo ad una pianificazione organica - di tipo operativo - del ciclo integrato dei rifiuti, ma soprattutto a condizioni di normale ordinarietà, al fine di consentire agli enti locali di svolgere il proprio precipuo ruolo in funzione delle norme che consentono loro di esercitare determinate attribuzioni di programmazione, gestione e controllo, ma soprattutto di ottenere un risultato di maggiore efficienza peri cittadini.
FRANCESCO MUSOTTO, Presidente della provincia di Palermo. Vi ringrazio della vostra disponibilità e dell'attenzione dimostrata. La cosa che vorrei sottolineare è ancora la situazione di grandissima emergenza in cui versiamo. Questo è un punto che vorrei voi recepiste, al di là dei dati.
GIUSEPPE ONORATO BENITO NOCCO. Si tratta di emergenza permanente!
FRANCESCO MUSOTTO, Il presidente della provincia di Palermo. Esatto. Non abbiamo molto tempo per porvi dei ripari. Ci vuole soltanto la grande sensibilità politica e l’attenzione ad un problema che, devo dirvi, è nella coscienza della stragrande maggioranza dei cittadini.
Lo colgo soprattutto nell’attenzione dimostrata dalle scuole medie e superiori, con cui intrattengo rapporti continui e costanti per la nostre competenze: abbiamo aderito a questa iniziativa “puliamo il mondo”, la partecipazione degli istituti scolastici richiamati è stata straordinaria, incredibile. Operiamo sempre di concerto con Legambiente e quindi abbiamo una particolare sensibilità per tali argomenti. La richiesta di partecipazione di tutte le scuole medie e superiori del resto è stata totale. Per quanto riguarda i sindaci, su ottantadue, settanta hanno richiesto di partecipare per individuare e fornire delle aree dove svolgere le manifestazioni.
È un fatto estremamente sentito. Vorrei dire che forse la questione ambientale è quella più a cuore alla collettività.
Incontro con l’assessore alla legalità del comune di Palermo, con il vicesindaco di Caltanissetta, con il sindaco di Enna, con l’assessore all’ecologia e all’ambiente del comune di Agrigento e con il sindaco di Trapani.
PRESIDENTE. Ringraziamo il vicesindaco di Caltanissetta e l'assessore alla legalità del comune di Palermo. L'attività della Commissione, oltre all'audizione dei rappresentanti del Governo e gli altri soggetti istituzionali coinvolti nell'ordinaria gestione del ciclo dei rifiuti, sta procedendo, con una serie di missioni, presso le regioni in stato di emergenza per lo smaltimento dei rifiuti incontrando, oltre i commissari straordinari, esponenti della magistratura, forze dell'ordine, associazioni ambientaliste e di categoria unitamente alle autorità locali competenti, comunque tenute ad esercitare funzioni non certo marginali in materia, pur in un contesto di commissariamento della regione medesima.
Questa Commissione intende quindi conoscere la situazione delle amministrazioni comunali, in ordine alla gestione del ciclo dei rifiuti, con particolare riguardo alle problematiche inerenti alla raccolta differenziata e l'impiantistica presente, prevista sul territorio. Un profilo interessante attiene alla valutazione della tipologia dei controlli esistenti, anche in relazione alla disciplina degli appalti di servizi.
Nel rivolgere un saluto ai rappresentanti delle due amministrazioni comunali per la disponibilità manifestata, do la parola all'assessore del comune di Palermo, Michele Costa.
MICHELE COSTA, Assessore alla legalità del comune di Palermo. Mi riservo di comunicarvi con una relazione successivamente distribuita tutti i dati tecnici riguardo alla materia in esame. Si tratta, in realtà, di informazioni soltanto parziali, in quanto a Palermo la gestione dei rifiuti solidi urbani è affidata all’AMIA, un'azienda speciale che credo sia più del comune a conoscenza di tutti i fatti inerenti alla gestione diretta dei rifiuti suddetti.
Per quanto riguarda la repressione degli abusi che possono essere commessi in siffatto ambito, ho già predisposto che il comando dei vigili urbani elabori una relazione apposita, su tutti gli accertamenti svolti. Vorrei, però, approfittare di questa occasione per fare una premessa di ordine metodologico.
Credo che il problema dei rifiuti solidi urbani in Sicilia acquisti una connotazione molto particolare. Da noi c'è la mafia, qualcosa di ben diverso da tutte le altre organizzazioni criminali. Nel 1969 il procuratore della Repubblica di Caltanissetta, per primo diceva ai vostri predecessori, cioè i componenti della Commissione antimafia di allora, che la mafia, la quale aveva significato, fino a quel momento, prevaricazione, violenza e sopraffazione, si stava inserendo nei gangli della pubblica amministrazione: gestione degli appalti, riassunzioni, gestione della cosa pubblica.
Bisognava dimenticare il mafioso con coppola e lupara perché la mafia aveva ora altri interessi, nuovi obiettivi ricerca. Da quel momento in avanti, essa ha oggettivamente gestito tutti i settori di guadagno: urbanistica, ricostruzione, territorio, e gestione dei rifiuti solidi urbani, settore che, come voi credo sappiate meglio di me, presenta elevati margini di profitto. Per capire come è stata articolata in Sicilia l'infiltrazione criminale nel settore specifico del ciclo dei rifiuti, anche in questo caso, bisogna comprendere esattamente che cosa sia la mafia. Se per mafia continuiamo a intendere una organizzazione criminale, per quanto grande e potente, non si capirà mai il nocciolo della questione.
Chiunque decida di fare del crimine il proprio mestiere, prima o poi si deve organizzare. Anche un ladro, deve disporre di purché minima organizzazione, informatori, protettori. Maggiore diventa la dimensione dell'organizzazione più ad alto livello sono protezioni e contiguità. Tanto per fare un esempio giornalistico, potremmo citare il caso di Al Capone, che nella propria busta paga aveva magistrati e parlamentari. La mafia è qualcosa di diverso dalla mera organizzazione criminale, lo ripeto. Sempre per parlare con le parole del procuratore della Repubblica, la mafia non è tutto il bene né tutto il male del mondo né semplicemente un'organizzazione criminale. E’ altro. E’ un gruppo di intermediazione. Si tratta di personaggi i quali possono parlare indifferentemente con l'uomo politico e l'imprenditore, dotati di prestigio e rispetto perché nella possibilità di farsi ubbidire: chi non lo fa, muore. Il mafioso è quello che si siede ad un tavolo di mediazione, decide, stabilisce, sottoscrive un patto di cui tutti conoscono l’inviolabilità, chiunque lo infrangesse morirebbe, fatto uccidere, per esempio, da un Totò Riina. Ancora parlando a titolo esemplificativo, Angelo Siino si è potuto permettere di imporre una certa mediazione ai famosi tavolini allestiti tra imprenditori, uomini politici, funzionari, perché tutti sapevano che, nel caso in cui fosse stato violato quel patto, ci sarebbe stato il Totò Riina di turno ad intervenire per uccidere il traditore.
Questa struttura si radica nelle origini un po' tribali della mafia stessa, nata in un contesto sociopolitico particolare, in sostituzione di una borghesia che in Sicilia non si era formata dopo l'unità d'Italia. Il mafioso è l'uomo di rispetto, rispettato da tutti e che rispetta tutti. Anche dal punto di vista storico, il vero mafioso non è configurabile come il criminale sanguinario, ma come un individuo apprezzato, cui veniva riconosciuta una grande funzione sociale.
Il tragico della mafia è che se non avesse fatto ricorso tanto spesso alla violenza, se le sentenze fossero state appellabili e non sempre soltanto definitive, e nel 90 per cento dei casi non comportassero la morte, ad essa si sarebbe addirittura potuto riconoscere un ruolo positivo, in questo tipo di società. Ma la mafia non si è comportata in questo modo. Essa era una sorta di lobby all'inglese, che traeva però il proprio prestigio dalla violenza, dal fatto che se alla fine qualcuno non fosse stato d’accordo, quello sarebbe morto. L'aggettivo mafioso, in Sicilia, storicamente, lo ripeto, non ha mai avuto soltanto un significato dispregiativo o negativo. Allora, se riusciamo a fare una distinzione tra le organizzazioni criminali come strumento della mafia e la mafia come sistema di potere che si avvale della violenza delle cosche criminali per affermare e difendere il proprio status, allora, in tutte quelle fenomenologie sociali, economiche e politiche in cui la mafia interviene possiamo capire quali sono gli ingranaggi.
Per quanto riguarda i rifiuti solidi, in Sicilia il problema non è drammatico come può esserlo, credo, in Lombardia. Non abbiamo industrie, né grandi fabbriche né il problema, grave come in altre regioni, della discarica di rifiuti speciali. O almeno l'abbiamo in un consistenza molto minore. Il problema dei rifiuti, tuttavia, pur fatte queste debite considerazioni, ha una sua dimensione.
L'ingranaggio parte dagli strumenti urbanistici, per esempio dal fatto che si sia riusciti per tanti anni ad impedire che funzionasse e avesse attuazione la normativa in base a cui è stato previsto il piano regionale delle discariche, in seguito al quale fenomeno si è peraltro accompagnata la gestione, con sistemi criminali, delle discariche abusive. Allora, anche in questo caso dobbiamo partire dal presupposto di trovare il sistema per impedire l'ingerenza mafiosa, che ripeto ancora essere altro dalle organizzazioni criminali.
Fatta questa in premessa metodologica, mi riservo di far avere una relazione su tutti gli interventi repressivi di accertamento nei confronti di tale fenomeno.
Resta a monte un problema di ben altre dimensioni che dovrà trovare prima o poi una soluzione.
GIUSEPPE IACONO, Vicesindaco del comune di Caltanissetta. Sono in grado di fornire qualche elemento e dato tecnico in più di discussione, anche perché da noi la questione rifiuti è all'ordine del giorno, in quanto fino poco tempo fa eravamo in scadenza di contratto con la ditta che gestiva il servizio di igiene urbana.
C'è stata un'ampia discussione nel consiglio comunale della città riguardo il futuro e la gestione integrata dei rifiuti, anche alla luce della normativa vigente e sulla base della determinazione della struttura commissariale qui in Sicilia, le cui direttive, in merito alla costituzione della società mista, all'individuazione degli ambiti e dei subambiti territoriali, sono state ben precise.
Alla fine, la cortocircuitazione avvenuta è stata la seguente: il consiglio comunale ha deciso, d'accordo con le giunte, di indire una gara d'appalto a tempi più limitati rispetto a quelli consuetudinari, due anni, proprio per assicurare margini più praticabili per la costituzione della società mista di subambito.
Adesso siamo nella fase successiva: proprio la settimana scorsa, in data 30 settembre, abbiamo appaltato ad un’ATI (associazione temporanea di imprese), per due anni, il servizio di igiene ambientale, comprensivo ovviamente anche della raccolta differenziata.
Non so i colleghi presenti quali risultati percentuali stiano ottenendo quest'anno. Nel nostro caso, con grande fatica e una serie di servizi aggiuntivi, avviati sperimentalmente, giungiamo faticosamente a cifre attestatesi attorno al 4 per cento, per noi pure molto rilevanti.
EGIDIO BANTI. Le percentuali suddette si riferiscono alle attività di raccolta differenziata?
GIUSEPPE IACONO, Vicesindaco del comune di Caltanissetta. Sì, di raccolta differenziata. E se al nord i risultati in tale ambito sono ormai consolidati, per noi questi rappresentano successi forse non entusiasmanti ma sicuramente incoraggianti. Siamo infatti lungamente rimasti bloccati - da quando abbiamo iniziato, nel 1999, sino ad oggi - su percentuali risibili, appena intorno all'1 percentuale, che mortificavano gli obiettivi prefissati.
Per quanto riguarda gli impianti, così come tanti altri comuni - il caso eclatante è quello di Messina, certamente noto a tutti (ricordo la vicenda degli autocompatattori della ditta incaricata che hanno vagato per mezza Sicilia e sono giunti anche a Palermo, toccando anche Campobello di Licata) -, il problema è serissimo.
La nostra discarica comprensoriale è stata oggetto di un lieve dissesto per risolvere il quale stiamo cercando di intervenire. Al momento, il comune di Caltanissetta e tutti gli altri che conferivano presso la nostra discarica sono costretti a muoversi non solo in territorio provinciale, ma anche al di fuori per arginare il problema in corso.
Ci siamo spinti sino a Campobello di Licata, adesso stiamo conferendo a Gela, con gravissimi oneri aggiuntivi sul bilancio comunale, anche perché - questa è la nota dolente, solo apparentemente tecnica, ma sostanzialmente politica -, la tariffa per il conferimento in discarica varia da territorio a territorio, con differenze di costi incredibili. Per la nostra discarica si pagavano 90 vecchie lire al chilo più IVA, Gela - pur nella stessa provincia - ha invece fissato una tariffa di 220 vecchie lire al chilo: abbiamo dunque chiesto l'intervento del prefetto di Caltanissetta, il quale ha riunito i comuni interessati, raccomandando e sollecitando più volte la struttura commissariale ad intervenire in proposito, al fine dell’istituzione della famosa tariffa unica regionale, della quale tanto auspichiamo l'introduzione da tempo. Ancora, tuttavia, su questo, non abbiamo ottenuto risposte. La ritengo, invece, una cosa molto importante.
So, sulla base delle ultime notizie informali che mi giungono, che con tutta probabilità, dal primo gennaio 2003, finalmente la tariffa unica sarà istituita.
Al momento, la fase che stiamo attraversando è critica: sicuramente andrà a scaturire in un contenzioso con il comune di Gela, perché assolutamente non siamo nelle condizioni - né lo vogliamo - di conferire rifiuti a questi costi.
Gli enti locali saranno sempre più in prima linea sul fronte delle difficoltà economiche. Non riusciamo a pareggiare i bilanci e gli ulteriori tagli annunciati in questo senso non ci fanno affatto dormire sonni tranquilli.
Ritengo che su tale questione dovremmo porre tutti quanti un po' più di attenzione, perché il rischio è il dissesto economico, anche di comuni come il nostro che hanno rispettato il patto di stabilità coscienziosamente e responsabilmente e pure incontrano seri problemi per far quadrare i conti.
In ordine ai fenomeni di illegalità sul territorio, invece, non esistono casi di rilevante entità. Piuttosto che discariche abusive sull'area interessata si sono registrati accumuli veri e propri: riusciamo a governare il territorio senza gran difficoltà. Esiste un’ordinanza del sindaco molto rigida proprio sullo smaltimento dei rifiuti, i vigili urbani sono allertati e lavorano con un controllo del territorio quasi ottimale.
I problemi maggiori riguardano invece gli inerti. Purtroppo, in provincia di Caltanissetta, esiste una sola discarica con dei costi che definirei non allegri. Dobbiamo in ogni caso considerare che la provincia di Caltanissetta è estesa, quindi, esemplificativamente, il piccolo sfasciatore di Caltanissetta non andrà a conferire fino a Niscemi, distante molti chilometri: è chiaro che in situazioni di questo tipo si sarà indotti a ricorrere alla soluzione della discarica abusiva lungo le strade o per i terreni. Questa è un’emergenza: abbiamo sollecitato il prefetto, siamo ricorsi allo strumento amministrativo dell’evidenza pubblica, per l’individuazione di cave dismesse o comunque dei siti che ci potessero permettere di costruire impianti di trattamento per questo genere di rifiuti.
Stiamo lavorando ad un piano provinciale. Ma non vi è alcuna certezza sui tempi né sulle risorse con cui fronteggiare questa emergenza.
PRESIDENTE. Ringrazio il vicesindaco di Caltanissetta. Permettetemi una piccola precisazione che mi piace sempre fare: il problema della tariffa è grave e serio, ma è vero pure che i moderni sistemi di gestione industriale del trattamento dei rifiuti comportano inevitabilmente, a partire dalla raccolta differenziata, una lievitazione dei prezzi, ciò che diventa – e tra l'altro abbiamo avuto modo di registrarlo – una questione di carattere generale per tutti i comuni, i quali rischieranno di venir soffocati da questo sistema.
Do ora la parola al sindaco di Enna, ringraziandolo per la sua presenza. Avrà egli inteso il senso della nostra iniziativa, tesa a comprendere lo stato delle condizioni impiantistiche, delle problematiche presenti sul territorio, relativamente a gestione e appalto dei servizi, incluse le modalità di esercizio di queste, raccolta differenziata, e interferenze della criminalità organizzata nell'ambito della pubblica amministrazione.
RINO ARDICA, Sindaco del comune di Enna. Provengo dalla provincia più interna dell'isola, priva di sbocchi marittimi. Insieme a Caltanissetta e Agrigento essa è fortemente penalizzata riguardo agli interventi essenziali per lo sviluppo economico.
Proveniamo io come l'assessore del comune di Caltanissetta dai territori caratterizzati nel passato dalla presenza delle miniere di zolfo. La loro ricchezza, sino agli anni sessanta e settanta, era rappresentata dall'estrazione del minerale suddetto. Tant'è che, ancora oggi, esistono miniere dismesse (a proposito, la provincia di Enna era quella in cui esisteva, fino a poco tempo, fa la miniera di sali potassici di Pasquasia - qualcuno dei signori parlamentari avrà sentito parlare di questo sito minerario, della cui storia, quando anche io ricoprivo il loro incarico, mi sono occupato abbondantemente -, una delle migliori d’Europa capace di dare occupazione a circa 700 operai, considerando l'intero indotto).
È una provincia depressa che attende segnali forti, perché vive prevalentemente di agricoltura (la parte a nord della provincia di Enna pratica anche la zootecnia) non sufficiente a soddisfare i bisogni dell’area, considerato che l'indotto e quindi la trasformazione dei prodotti agricoli avrebbe necessità di ricevere un impulso maggiore.
Posso dire che, da un punto di vista sociale, questa è una provincia grosso modo sana e che non vi sono fenomeni mafiosi di grossa importanza. Sono state eseguite alcune operazioni, guidate dalla magistratura e condotte dalle forze dell'ordine, che hanno sgominato bande esistenti nel territorio ennese. Questa zona risente forse del fatto di confinare con la provincia di Caltanissetta; parte del territorio della provincia di Enna è limitrofa a sud con il territorio di Gela. Quindi, a causa della contiguità con questi territori, si corre il rischio di una infiltrazione di fenomeni pericolosi per la società della provincia di Enna. Ritengo comunque, visto che forse saranno auditi anche il prefetto ed il questore, che avrete conferma di quanto sto per dire proprio da coloro i quali rappresentano lo Stato in periferia, coloro cioè che hanno maggior contezza della situazione.
Enna è una città situata su una montagna, è il capoluogo più alto di Italia (ci troviamo a mille metri) strategicamente non è facile penetrare in questa città; il furtarello, lo scippo vengono perseguiti con riscontri positivi. Anche se alla base della montagna abbiamo l'autostrada Catania Palermo, le strade d'accesso rendono il territorio ennese molto controllabile.
Passo ora ad affrontare il fenomeno dell'ecomafia, oggetto di questo incontro. Per andare al nocciolo del problema posso ricordare che sono sindaco della mia città da quasi due anni ed ho trovato una discarica subcomprensoriale realizzata nel territorio comunale di Enna (che comprende ovviamente altri comuni). Questa discarica è stata affidata, per decreto della regione siciliana allorquando venne finanziata, ad un'associazione temporanea di imprese che tuttora la gestisce. Sottolineo che in tale complesso non scaricano soltanto i cinque comuni consorziati. Ciò in quanto sono intervenuti dei provvedimenti che hanno portato alla chiusura di altre discariche, ad esempio quella della città di Piazza Armerina (vicino al territorio di Enna) e questo ha comportato delle difficoltà tali da indurre i prefetti ad ordinare, nel tempo, di scaricare nella discarica subcomprensoriale di Enna.
Pertanto, mentre all'inizio erano 5 o 6, adesso i comuni che usufruiscono di questa discarica sono 9. Tutto ciò essendosi nel frattempo anche ridotta in maniera notevole la superficie della discarica. Per questo problema, insieme alla prefettura, stiamo studiando la soluzione. Vi è la necessità della ampliamento della discarica altrimenti, fra qualche mese, ci troveremo in situazione di emergenza.
I tecnici che affiancano il prefetto hanno esaminato la pratica e ci troviamo in dirittura di arrivo per la possibilità di continuare a conferire i rifiuti in discarica, almeno per un paio di mesi, dopodiché sarà necessaria questa autorizzazione per l'ampliamento che ci metterebbe al riparo da eventuali emergenze. Quando gli altri comuni vivono delle difficoltà i prefetti giustamente, si allarmano, si preoccupano e devono trovare delle soluzioni.
Lo scorso anno abbiamo persino accolto, per un brevissimo periodo, la città di Barcellona Pozzo di Gotto che incontrava difficoltà nello scarico dei rifiuti. Il prefetto di Messina chiamò il prefetto di Enna, e per quel buon senso di vicinato, di solidarietà, sono state aperte le porte della nostra discarica per far fronte alla gravissima emergenza della provincia di Messina.
Siamo in attesa di ampliare questa discarica e posso dirvi che nella mia città ho trovato un servizio di raccolta dei rifiuti solidi urbani disastroso e disastrato. Ho trovato pochi mezzi, peraltro fatiscenti; gli ultimi mezzi, quelli più moderni, sono stati acquistati circa 12 anni e non erano in grado di assolvere adeguatamente al servizio. Il personale, inoltre, è insufficiente e quindi l'obiettivo prioritario dell'amministrazione è di risolvere questo problema.
Non esisteva la raccolta differenziata, non esistevano quelle iniziative tali da rendere civile una comunità. A tal proposito posso dire che sono in fase di realizzazione le isole ecologiche, le isole zonali. Al riguardo ci troviamo ad un buon punto, si devono soltanto montare i macchinari per la raccolta differenziata. Tale raccolta ha indici molto bassi, credo che al riguardo si debba svolgere una opera di sensibilizzazione, personalmente lo faccio attraverso le scuole; anche perché sono un ex docente e quindi la nostalgia della scuola mi induce spesso a frequentare questi istituti.
Nel parlare con i ragazzi cerco di sensibilizzarli affinché si contribuisca a mantenere l'ambiente decoroso, illustrando la raccolta differenziata che rappresenta poi anche un risparmio economico da parte delle famiglie. È chiaro che si va verso la modernizzazione anche nella raccolta dei rifiuti solidi urbani. Più si fa la raccolta differenziata, maggiori saranno i suoi indici e maggiori saranno i risparmi per gli utenti. Ci troviamo quindi in una fase finale ed abbiamo individuato delle zone strategiche, grazie al finanziamento di 3 miliardi e mezzo da parte della regione siciliana; con gare d'appalto di evidenza pubblica sono stati aggiudicati lavori e credo che fra qualche mese saremo in condizione di avere le isole ecologiche e quelle zonali in perfetta efficienza e funzionalità.
Ritengo che i fatti più importanti di una città debbano passare necessariamente attraverso il consiglio comunale quale rappresentanza di tutta la città. Dovendo risolvere il problema della raccolta differenziata, con un percorso tortuoso e difficile siamo arrivati ad un bando di tipo europeo. Per affidare la raccolta e privatizzare il servizio. Siamo ancora in fase di aggiudicazione a causa di un ricorso. Come sapete i grossi appalti vedono sempre le controparti avanzare ricorso. Il TAR ha dato ragione alle procedure seguite dal comune. È stato comunque preannunziato un ricorso al Consiglio di giustizia amministrativa della regione Sicilia. Credo che in questi giorni sarà sottoscritto dai dirigenti dell'ufficio tecnico un contratto, e normalizzare così la città.
Non so chi di voi conosca la mia città ma, scherzando, amo dire che sono il sindaco di tre città, perché la parte antica della città è appollaiata sulla montagna ma vi è stata una forte espansione urbanistica a valle e quindi è nata una nuova parte della città più pianeggiante che per quanto riguarda la popolazione sta superando la parte alta; abbiamo poi una borgata nata attorno al Lago di Pergusa. Queste tre zone della città, tra loro distanti, presentano purtroppo dei servizi di vent'anni fa. Non essendo stati modernizzati gli strumenti e i mezzi tutto diventa difficoltoso. In Sicilia abbiamo, ad esempio, il problema dei vigili urbani perché con il blocco dei concorsi la pianta organica è ferma a quella di decine di anni fa. Quindi non abbiamo un sufficiente numero di vigili urbani (soprattutto in una realtà come quella di Enna, in forte espansione) per presidiare e controllare a dovere il territorio. Certo si studiano gli espedienti (vigili ausiliari, eccetera) ma sono cose che purtroppo non risolvono radicalmente i problemi.
Attualmente il servizio è gestito direttamente dal comune; è un servizio accettabile che però non cura né la raccolta differenziata né il diserbamento. Quindi l'appalto conferito è un appalto completo e, lo ripeto, con una raccolta differenziata molto attenta, dovrebbe dare risultati buoni - spero eccellenti - e dare alla città il decoro che un capoluogo merita.
Il problema della Sicilia è il ritardo con cui la regione siciliana cerca di mettere ordine in questa complessa materia. Ad esempio in provincia di Enna sono stati presentati dei progetti per il compostaggio; il problema oggi, come saprete meglio di me, riguarda la distruzione dei rifiuti, o meglio il loro trattamento, perché le discariche, che man mano si vanno esaurendo (vi sono poi interventi "post mortem" eccetera), non risolvono radicalmente il problema. Sono stati presentati dei progetti di compostaggio e si attende da anni il via libera da parte della regione siciliana. Per certi versi i rifiuti, se trattati, possono anche dare luogo ad un ritorno, non soltanto in termini economici ma per i nuovi materiali da utilizzare in altri campi.
Mi auguro che la regione siciliana si possa organizzare al meglio ed al più presto, mettendo ordine nella materia e soprattutto consentendo al territorio siciliano di avere impianti moderni tali da evitare disagi e altre conseguenze. Nel territorio della provincia di Enna non vi è il fenomeno delle discariche, di quelle montagne di rifiuti che si accumulano. Questo finora non è avvenuto e speriamo che non si verifichi mai. Se non si dovesse intervenire in tempo, ripeto, con interventi chiari, ben precisi e tempestivi si potrebbe correre il rischio di vedere ciò cui abbiamo assistito lo scorso anno attraverso le immagini televisive. Mi riferisco al dramma della Campania e di certi territori del meridione italiano, che non rappresentano una situazione sicuramente edificante.
Abbiamo comunque il problema delle tariffe: più migliora il servizio, maggiori diventano le tariffe. Inoltre fra qualche anno le tariffe saranno completamente a carico degli utenti e questo è un problema che scatenerà le ire nei confronti degli amministratori, a qualunque coalizione appartengano: l'aumento delle tariffe per dare dei servizi efficienti sarà inevitabile. Spero che vi siano correttivi adeguati, anche considerati i tagli che stanno per essere effettuati nei confronti degli enti locali, corriamo il rischio di dissestare i bilanci. Il mio comune ha rispettato il patto di stabilità ma non so cosa succederà da oggi in avanti. Viviamo nell'incertezza e tra mille difficoltà. Tutto resta a carico degli enti locali; su servizi essenziali, come quelli dei rifiuti, non vi possono essere distrazioni; bisogna essere attenti anche per evitare conseguenze sul piano della salute pubblica. Spesse volte un sindaco, per tutelare e salvaguardare la salute dei propri amministrati, è costretto, suo malgrado, a firmare delle ordinanze (non lo faccio mai volentieri) ma quando si tratta di igiene pubblica, di interventi tali che possano consentire di salvaguardare gli altri, ripeto, lo faccio a malincuore, ma non posso sottrarmi a queste responsabilità.
Spero che in questa materia vi sia un punto chiaro, vi siano interventi di chiarezza, in maniera tale che gli enti locali si possano muovere con tutta tranquillità.
MICHELE COSTA, Assessore alla legalità del comune di Palermo. Signor presidente, volevo farle presente che ho dei dati che desidero mettere a disposizione della Commissione.
PRESIDENTE. Sta bene, li acquisiremo agli atti.
DAVIDE TEDESCO, Assessore all'ecologia ed all'ambiente del comune di Agrigento. Nel comune di Agrigento (presso il quale la nostra amministrazione si è insediata nel dicembre del 2001) il servizio della raccolta di rifiuti urbani è affidato ad un'associazione temporanea d'impresa (ATI) composta da due ditte dell'agrigentino, la SAP e l'ISEDA. Il bando ed il contratto sono stati oggetto, nel passato, di grandissime lacerazioni e polemiche all'interno della città. Poiché vi era una amministrazione di centro destra (come ora anche se quella era una amministrazione diversa) all'epoca di questo bando avvenne uno scontro frontale fortissimo tra la maggioranza e l'opposizione rappresentata dagli ambientalisti, dal dottor Arnone che, tra l'altro, è uno dei più conosciuti ambientalisti siciliani. Da parte degli ambientalisti si denunciavano presunte irregolarità avvenute nel bando, presunte forzature, e presunte infiltrazioni da parte delle aziende che avevano influito sull'assegnazione di questo servizio.
Quando ci siamo insediati abbiamo immediatamente verificato la situazione della raccolta dei rifiuti ad Agrigento e devo dire che non abbiamo trovato un bel quadro. Il capitolato e il bando affidati a queste imprese, sono a mio avviso molto lacunosi. Molti dei servizi previsti sono sottostimati: abbiamo, ad esempio, 8 chilometri di litorale e di spiaggia, e sono state previste nel bando solo tre unità operative lavorative; vi è quindi tutta una serie di piccole incongruenze che fanno sì che, sebbene le ditte, rispetto a quanto indicato nel capitolato, svolgano bene il proprio lavoro e la propria prestazione d'opera, non si riesca comunque ad avere una pulizia totale del territorio di Agrigento.
Tra l'altro a ciò si va ad aggiungere un altro grave problema; un paio di anni fa è stata chiusa la discarica di Agrigento, una discarica comprensoriale all'interno della città situata su terreni che il comune aveva affittato; questa discarica è stata chiusa su ordine prefettizio ed il comune di Agrigento ha dovuto utilizzare per lo scarico la discarica consortile del comune di Siculiana. A questo punto sorge il problema della tariffa; nella nostra discarica usufruivamo di una tariffa molto bassa ora, non essendo parte di quel comprensorio, paghiamo 120 lire al chilogrammo, più il "post mortem" più svariate altre cose, quindi veniamo trattati come comune extracomprensoriale nonostante l'indicazione sia venuta direttamente dalla prefettura. Questo ci ha lasciato un po' perplessi. Noi abbiamo appena risolto un contenzioso con il comune di Siculiana, titolare della discarica, con cui abbiamo dovuto onorare una serie di fatture per un importo totale di 4 milioni e cinquecentomila euro circa, cifra che, per un comune in condizioni economicamente disastrate come quello di Agrigento, ha rappresentato un notevole colpo.
Per quanto riguarda la raccolta differenziata ho chiaramente cercato di verificare quali delle adesioni al nostro bando ed al nostro capitolato fossero aderenti alle prescrizioni del decreto Ronchi. Per quanto riguarda la raccolta differenziata questa, nella città di Agrigento, tranne sporadiche iniziative assunte dall'amministrazione durante gli anni, non è mai partita. Al mio insediamento negli uffici ho trovato pronta una sorta di estensione del capitolato per la ATI (che ad oggi gestisce il servizio di raccolta dei rifiuti interni) al fine di poter espletare questo servizio di raccolta differenziata con una spesa annua preventivata per il comune di circa 250 mila euro.
DONATO PIGLIONICA. A quanto ammonta la popolazione?
DAVIDE TEDESCO, Assessore all'ecologia ed all'ambiente del comune di Agrigento. Gli abitanti censiti sono 54.188 abitanti ma effettivamente la popolazione si aggira su 61 o 62 mila abitanti.
A questo punto è sorto un problema di ordine morale e giuridico, anche considerato che sappiamo che vi è un'indagine della magistratura molto seria e molto complessa su questo servizio e sul suo affidamento a questa ATI. Da pareri legali richiesti dal comune, dal commissario che ha preceduto questa amministrazione prima, da noi successivamente, si rilevano delle opinioni discordanti, anche degli stessi legali, in merito a questa possibile estensione del contratto di servizio, nei confronti delle queste imprese che gestiscono il servizio. Ho ritenuto opportuno, pertanto, dare incarico agli uffici di intraprendere un altra via e quindi di redigere un nuovo progetto di raccolta differenziata perché quello che ho trovato esistente, trattandosi di una previsione di estensione per le ditte, faceva affidamento direttamente sul ciclo lavorativo di quelle ditte.
Non si teneva conto che se avessimo messo all'asta un servizio del genere ciò avrebbe creato gravissime ostruzioni nel servizio: i cassonetti sono allocati tutti nelle stesse zone e sarebbero stati potenziati quelli della raccolta differenziata ma avendo una conformazione urbana un po' particolare (strade strette, eccetera) si sarebbero accavallati i due servizi. Quindi va ristudiato sicuramente un nuovo progetto che tenga conto della possibilità di appaltare questo servizio ad altre ditte.
Riguardo alla discarica comprensoriale di Siculiana è sorto a maggio un secondo problema. Abbiamo un capitolato di oneri che prevede la raccolta presso i cassonetti anche dei rifiuti ingombranti. Conferivamo questi rifiuti ingombranti come assimilabili ai rifiuti urbani presso la discarica di Siculiana la quale, nel maggio del 2002, ci ha scritto facendosi sapere che, di fatto, vietava l'utilizzo della discarica per rifiuti ingombranti essendosi saturate le aree adibite a tale utilizzo.
Devo dire di aver avuto non poche difficoltà anche con i dirigenti. Proprio per il clima di grave lacerazione degli anni scorsi nel settore della nettezza urbana, sussistono grosse difficoltà, e anche grande paura da parte dei dirigenti. E per poter conferire questi rifiuti ingombranti presso impianti specifici, autorizzati, abbiamo perso la bellezza di tre mesi e mezzo: un certo funzionario un giorno preparava una determinazione sindacale, un altro provava a fare la disgiunta, un altro giorno ancora si chiedeva se non poteva intervenire il prefetto per dirci lui dove recarci, eccetera. Vi è quindi grande confusione e una grande paura vista la delicatezza del tema e vista anche la tensione che esso comporta nella nostra città.
Ieri abbiamo pubblicato finalmente il bando ad evidenza pubblica, pur sapendo che effettivamente esiste un solo impianto nella provincia di Agrigento che può assorbire questo tipo di rifiuti; un altro bando è stato pubblicato, sempre ieri, la città di Agrigento infatti è una città in cui il controllo ecologico da parte dei vigili urbani è di fatto inesistente.
Il blocco del concorso dei vigili urbani fa sì che l'organico della polizia urbana di Agrigento sia sottodimensionato, quasi del 50 per cento rispetto al necessario. Abbiamo tre o quattro pattuglie che devono...
GIUSEPPE ONORATO BENITO NOCCO. Ci sono degli imboscati!
DAVIDE TEDESCO, Assessore all'ecologia e all'ambiente del comune di Agrigento. Devo dire che da noi gli imboscati sono pochissimi, anche nella nettezza urbana. Sebbene prima di insediarmi questo problema mi fosse stato sollecitato, non abbiamo più imboscati. Viste le risorse troppo esigue dovremmo quasi andare in strada anche noi, da un giorno all'altro l'assessore andrà a fare i verbali personalmente.
Le mie sollecitazioni, sia all'assessore sia al comandante dei vigili urbani sono continue ma mi metto nei loro panni; di fatto non abbiamo personale per avere un reale e continuo monitoraggio del territorio. Ciò fa sì che nascano quasi settimanalmente piccole discariche, in pratica dei cumuli di rifiuti che contengono dalle batterie al piombo, all'amianto, ai medicinali scaduti fino agli sfabbriciti, eccetera. Anzitutto stiamo facendo partire immediatamente la raccolta di questi rifiuti ingombranti e di quanto lasciato accanto ai cassonetti. Abbiamo inoltre previsto un grosso progetto di bonifica di questi cumuli, finanziato completamente dal comune. Stiamo quindi per proporre al consiglio comunale, in relazione agli sfabbriciti, una convenzione con una ditta che si occupa esclusivamente di questo tipo di rifiuti.
GERMANO CORONELLA. Cosa sono gli sfabbriciti?
DAVIDE TEDESCO, Assessore all'ecologia e all'ambiente del comune di Agrigento. Sono gli inerti che derivano dallo "sfabbricare", dalle demolizioni.
Per quanto riguarda i rifiuti inerti gli uffici stanno preparando una bozza di delibera per il consiglio comunale per modificare il regolamento edilizio ed imporre direttamente ai cittadini, allorché richiedano autorizzazioni per ristrutturazioni, per nuove costruzioni e quant'altro, di andare a conferire essi stessi questi rifiuti. In pratica, all'atto della richiesta della concessione edilizia, devono indicare dove lo faranno e presentare copia del contratto per lo smaltimento per questo tipo di rifiuti. Altrimenti continueremo ad avere ogni settimana nuove discariche nel comune di Agrigento.
Ho fatto predisporre immediatamente il nuovo regolamento dei rifiuti in linea col decreto Ronchi poiché tale regolamento nel comune di Agrigento non era mai stato adeguato ai dettami della nuova legge. Quindi dal marzo del 2002 il comune di Agrigento si è adeguato sotto il profilo del regolamento.
Abbiamo avviato in economia una raccolta di carta e cartone nelle grandi utenze, a costo zero sia per l'amministrazione sia per le utenze. Ciò grazie ad una convenzione realizzata con le ditte che si occupano della raccolta dei rifiuti le quali si sono incaricate di raccogliere carta e cartoni da imballaggi presso tutte le grandi utenze della città, con una produzione quotidiana di circa due tonnellate di carta e cartone che non vanno più a finire nelle discariche. Vi è quindi anche un alleggerimento dei costi per il comune di Agrigento, tali rifiuti sono poi venduti dalle ditte alle filiere tradizionali del recupero.
I progetti per le isole ecologiche sono pronti ma per ragioni economiche non possono essere ultimati: non abbiamo i soldi per i controlli geologici necessari. Contiamo, entro novembre, di poter assegnare questo incarico ed entro gennaio di poter presentare finalmente i progetti esecutivi per le isole ecologiche.
Abbiamo qualche nuovo impianto nella zona di Agrigento che si occupa di stoccaggio e compostaggio. Abbiamo dialogato a lungo su questo tema; vi sono tre o quattro impianti che si occupano di questa materia ed abbiamo avuto molte occasioni di incontro durante le quali sono state manifestate molte difficoltà burocratiche. Quindi nonostante gli impianti siano pronti da un anno e mezzo, non riescono ad ottenere le autorizzazioni necessarie. E questo comporta degli esborsi non indifferenti per i comuni poiché il comune di Agrigento ha intenzione di partire con una raccolta differenziata che, al 90 per cento, sarà probabilmente una raccolta multimateriale quindi con una frazione multimateriale ed una frazione umida che potrebbe andare a costituire una base per il compostaggio. Abbiamo una grande produzione di rifiuti da giardino e da mercati ortofrutticoli. Abbiamo quindi tuttora una serie di rifiuti che oggi vanno a finire in discarica, e oltre a creare un danno per l'ambiente, creano un grave esborso per il comune di Agrigento. Ebbene, se questi impianti fossero funzionali a recepire questo rifiuto potremmo ridurre sensibilmente i costi per il comune di Agrigento, migliorando sensibilmente anche la qualità del servizio ed il rispetto per l'ambiente.
Per quanto riguarda le problematiche legate all'ecomafia, sottolineo che Agrigento, come tutti saprete, è un territorio molto interessato dal fenomeno mafioso, ed è proprio per questo che tutto quanto l'amministrazione pone in essere nel settore rifiuti, viene vagliato attentamente. Abbiamo una serie di consulenti che si occupano di ambiente e cerchiamo anche in presenza di emergenze di affidarci al pubblico incanto poiché cerchiamo di fare le cose nella maniera più trasparente possibile. Devo dire anche di aver conferito un incarico ai tecnici, già adesso. Il nostro bando per la raccolta dei rifiuti solidi urbani scade nel 2004 e ho già dato incarico in anticipo di studiare una serie di regolamenti di altri comuni, di studiare quanto inviatoci dalla Corte dei conti, la relazione della Corte dei conti stessa, ciò in quanto ho potuto notare che ad Agrigento non vi è un reale controllo del servizio svolto dalle aziende incaricate della raccolta dei rifiuti. Il controllo è sporadico, il personale che si occupa dei controlli non è sicuramente qualificato a farlo, non c'è alcun controllo sui cicli di lavoro. Vi sono pertanto molte tematiche che meritano attenzione. Riteniamo di richiamare tutte queste esigenze all'interno del nuovo bando che speriamo di ultimare entro un anno; avendo un grande lasso di tempo a disposizione speriamo di poter fare sicuramente meglio di quanto si è fatto, anche considerato il bassissimo organico di personale in dotazione alla N.U. di Agrigento. E considerato anche che il bando attuale è stato lasciato "monco" per una serie di servizi fondamentali per la città tra ai quali la raccolta differenziata, la quale nel capitolato odierno, sebbene il bando sia del 1997, non è assolutamente contemplata.
GIUSEPPE ONORATO BENITO ROCCO. Quanti sono gli abitanti di Agrigento?
DAVIDE TEDESCO, Assessore all'ecologia e all'ambiente del comune di Agrigento. Gli abitanti censiti sono 54.188, mentre in realtà sono circa 61 o 62 mila.
MICHELE VIANELLO. A quanto ammonta il costo del servizio?
DAVIDE TEDESCO, Assessore all'ecologia e all'ambiente del comune di Agrigento. Paghiamo circa sette miliardi annui di vecchie lire alle ditte più tre miliardi per lo smaltimento.
PRESIDENTE. Do ora la parola al sindaco di Trapani, l'avvocato Fazio per il suo intervento introduttivo.
GIROLAMO FAZIO, Sindaco di Trapani. Cercherò di essere esauriente nel mio intervento anche se devo premettere che sono sindaco di Trapani solo da nove mesi e quindi non ho sicuramente una visuale molto approfondita del tema.
L'assessore all'ecologia prima del commissario straordinario, venne arrestato per tangenti. Da ciò nacque un'inchiesta che portò all'arresto del sindaco per altre vicende, successivamente venne nominato il commissario straordinario, in seguito vi furono le elezioni di dicembre ed il mio insediamento.
Rispetto a quanto fatto dalla precedente amministrazione…
PRESIDENTE. Mi scusi sindaco, vi sono quindi vicende che si trascinano e che hanno attinenza specifica con questo tema?
GIROLAMO FAZIO, Sindaco di Trapani. Sicuramente vi sono vicende giudiziarie anche se vi è stata una separazione netta rispetto al passato. Credo che il sistema fosse privatizzato a tutti gli effetti; ricordo che vi erano due società (mi sembra fossero la Dust e la Lex) che si occupavano della raccolta (l'ho appreso dai documenti processuali). Successivamente, nel 1998, quindi nel corso della precedente amministrazione, venne costituita una società a totale capitale pubblico (51 per cento del comune e 49 per cento di Italia lavoro) e vennero assorbiti i famosi LSU che ora vengono utilizzati per la raccolta dei rifiuti solidi urbani.
La situazione è un po' ibrida perché questa società si occupa della raccolta in parte del territorio della città mentre per l'altra parte del territorio la raccolta viene effettuata direttamente tramite personale del comune.
Che fosse una situazione esplosiva questo lo si può indirettamente comprendere dal fatto che questa società, che si chiama Trapani servizi, appena iniziata l'attività lavorativa fu oggetto di una serie di attentati tra cui l'incendio di compattatori e così via. Attualmente non è successo nulla altro.
Che la qualità del servizio lasci un po' a desiderare non vi sono dubbi, anche se uno dei primi interventi da me effettuato è stato il cambiamento dei vertici e l'individuazione di alcuni soggetti che sotto l'aspetto imprenditoriale apportassero almeno alcuni concetti fondamentali per una migliore gestione dell'impresa, perché a mio avviso si tratta di un'impresa a tutti gli effetti, anche se normalmente è a totale capitale pubblico. Il rapporto è di tipo convenzionale: vengono individuate le attività e il comune paga il corrispettivo alla società che poi è una società che controlla a tutti gli effetti.
Nell'ambito di quest'area, il comune di Trapani (capofila di altri comuni) venne individuato come comune comprensorio a tutti gli effetti. Vi erano una discarica molto distante dal territorio comunale e poi (cosa abbastanza interessante) un impianto di riciclaggio. Pertanto si riusciva - e si riesce - a riciclare parte dei rifiuti solidi urbani ottenendo il compost grigio viene acquistato interamente dagli imprenditori serricoli, che sono molto interessati a questo prodotto. Ho anche potuto notare che questo compost viene venduto ad un prezzo equo ed abbastanza interessante, anche nel confronto con altre realtà territoriali del nord.
Vi è poi un problema non indifferente. È accaduto che la discarica si saturasse; a questo punto il prefetto individuò alcuni comuni del comprensorio e, proprio a causa della saturazione della discarica, ordinò loro di procedere all'utilizzo di altre discariche (Alcamo, Campobello di Mazara). Peraltro lo stesso comune di Trapani fu obbligato per un certo periodo di tempo a conferire i propri rifiuti solidi urbani nella discarica di Campobello di Mazara. Vi lascio immaginare quale sia stato il costo economico sopportato dal comune nel momento in cui doveva trasportare da Trapani a Campobello di Mazara tutti i rifiuti solidi urbani raccolti.
Sono intervenuto per la realizzazione, almeno in parte, dell'ampliamento della discarica esistente. Ciò è già avvenuto e ci consente di utilizzare, almeno per un altro anno, la discarica attuale. Vi è anche un altro progetto, già presentato, ora in fase di approvazione, riguardante la realizzazione di una grande discarica, anche tenuto conto che Trapani è una grande città che fa da comprensorio per altri comuni.
Ho trovato una serie di contenziosi con altri comuni (si è affrontato il tema del prezzo) che si rifiutano di corrispondere il prezzo pattuito - non so da chi e in che misura -; sta di fatto che vi sono una serie di crediti nei confronti di altri comuni aderenti al comprensorio. Vi è anche un altro progetto per l'adeguamento di cui necessita l'impianto di riciclaggio. Credo che questo avverrà al massimo entro il 2003.
Non ho insistito molto per quanto riguarda la raccolta differenziata per un semplice motivo. Trovo totalmente illogico investire, intervenire nell'ambito della raccolta differenziata che comunque raggiunge il 7 per cento. Ciò perché non vi era poi un impianto adeguato per la lavorazione. Era totalmente inutile intervenire nei confronti dei cittadini laddove poi l'impianto non era in grado di poter lavorare la raccolta differenziata. Cosa comunque che nell'arco del 2003 è realizzabile. Ciò nonostante siano intervenuti per incrementare la raccolta differenziata soprattutto nell'ambito di quei nuclei che presentano sicuramente un interesse maggiore. Mi riferisco in maniera particolare all'aeroporto, a caserme, cioè laddove la raccolta differenziata è di più facile realizzazione e soprattutto dove è possibile ricavare residuo umido da quale poi ottenere il compost. Questo progetto una volta attuato consentirebbe effettivamente di lavorare circa 150 tonnellate di rifiuti solidi urbani al giorno, quantità ampia di fino a 400 tonnellate al giorno con una serie di interventi e adeguamenti. I tecnici ci dicono che obiettivamente è un impianto all'avanguardia. Non so dirvi sulla base di quale presupposto lo definiscano tale. Siamo in grado di lavorare soprattutto il rifiuto verde, la raccolta di questo materiale viene inviata poi all'impianto di riciclaggio. So peraltro che vi è l'interesse della città di Palermo in tal senso, tenuto conto che è effettivamente un impianto in gradi di lavorare moltissimo di questo materiale ottenendo così risultati molto interessanti. Ho portato avanti l'appalto per le isole ecologiche che verranno realizzate nei prossimi mesi. Però, che il territorio sia invaso da discariche a cielo aperto lo dimostrano indubbiamente i sequestri che vengono effettuati ovunque dalla Guardia di finanza e dai Carabinieri. Ciò deriva soprattutto dal fatto che non vi è una discarica per gli inerti; il comune di Trapani non ha una discarica per inerti e la trovo una cosa talmente illogica perché nel 1987 vi era un progetto, addirittura era anche finanziato, che non è stato mai realizzato. Quando ho visto il progetto mi sono reso conto che il progettista forse non si era mai recato effettivamente nei luoghi interessati; non so cosa avesse progettato. Ho rimodulato il progetto, adeguandolo, ed ora è già in conferenza di servizi presso il prefetto per essere approvato nei prossimi giorni.
Realizzata la discarica per gli inerti, spetta sicuramente al comune svolgere una attività di intervento straordinario per pulire il territorio da queste discariche che vi sono disseminate. Ritengo sia adeguata l'idea delle isole ecologiche, accompagnata però da depositi per gli sfabbriciti, di inerti, ossia di consentire il deposito anche presso queste isole ecologiche degli inerti e poi farli trasportare da parte del comune nell'ambito la discarica. Ciò perché non credo che si possa risolvere il problema realizzando solo discarica e basta. Se questa è distante dal territorio comunale. Così facendo invece consento di depositare questi inerti, concentrarli in alcuni punti chiave, distribuiti nell'ambito del territorio e poi trasportarli nella discarica per inerti.
Qualcosa di anomalo lo ho incontrato invece per quanto riguarda gli appalti di carta e cartone; ho visto effettivamente che gli aggiudicatari di questi appalti sono quasi sempre gli stessi. Anche se sono qui solo da nove mesi mi sembra vi sia un qualcosa di ripetitivo. Non ho comunque elementi per affermare una cosa piuttosto che un'altra. Confermo la situazione che riguarda i vigili urbani. Peraltro, nel centro storico della città di Trapani, vi è un comportamento che definire incivile è poco. I cittadini trapanesi del centro storico, normalmente, quando finiscono di mangiare attaccano i sacchetti della spazzatura al balcone. Questo avviene perché una volta, effettivamente, gli operatori ecologici raccoglievano manualmente i sacchetti. Questo retaggio del passato continua ancora creando una serie di problemi non indifferenti. Vi lascio immaginare uno che cammini nel centro storico trovandosi un sacchetto di immondizia davanti gli occhi.
Vi è poi la mancanza di vigili urbani, dovuta non tanto a carenza numerica ma soprattutto per l'età media che è altissima, l'età media è di circa 55-60 anni. Certo vi è l'imboscamento: quando mi sono insediato ho trovato una decina di soggetti imboscati presso il tribunale. Gente che non è mai andata sulla strada; vi è stata una rivoluzione, ma indubbiamente non si può pretendere più di tanto. Effettivamente si tratta di gente di età avanzata alla quale non si può chiedere più di tanto, dall'oggi al domani. Adesso vi è un controllo a 360 gradi, significa che desidero che si controllino le pubblicità abusive, gli scarrozzi, la pulizia, gli escrementi dei cani. In pratica gli è crollato un mondo addosso, come se dovessero fare all'improvviso tutto ciò che non era stato fatto precedentemente.
Questa è la situazione in atto e direi che sotto certi aspetti è abbastanza positiva. Sono convinto infatti che la raccolta differenziata sia necessaria ed indispensabile. Contestualmente credo, però, che se non si possiedono quegli strumenti, quelle attrezzature adeguate per lavorare la raccolta differenziata questo finisce per costituire un costo economico ma senza dare risultati considerevoli. Bisogna quindi intervenire su questi due aspetti e credo che tutto sommato questa amministrazione si stia orientando in tal senso; quindi la situazione potrebbe migliorare in futuro, nei prossimi giorni. La situazione riscontrata era allucinante, vi erano problemi igienico sanitari impressionanti.
MICHELE VIANELLO. Rivolgo anzitutto alcune domande all'assessore Costa che, se lo ritiene opportuno, ad alcune risposte cui non è in grado di rispondere potrà farlo successivamente. Mi interessa ricostruire come sia organizzato l'intero ciclo dei rifiuti a Palermo. Chi si occupa del ciclo pulizia, raccolta, smaltimento? È un'azienda municipalizzata, un'azienda pubblica, privata, se ne occupano più aziende?
Il rapporto fra l'amministrazione comunale e questa azienda, o insieme di aziende, è regolato da un contratto di servizio? Qualora sia regolato da un contratto di servizio mi interesserebbe comprendere come questo sia concepito (d'altronde la legge prevede che per questi servizi vi sia un contratto di servizio)? Vorrei capire meglio poi quali siano le quantità della raccolta, sia che provenga dai rifiuti solidi urbani sia dalla pulizia della città; possibilmente con i relativi dati suddivisi tra raccolta differenziata e quella ordinaria.
Poi, c'è un punto sul quale, probabilmente, lei è in grado di rispondere meglio, e per tale motivo le rivolgerò un supplemento di domanda, relativo al conferimento dei rifiuti ed all'azienda interessata (o le aziende). A chi viene conferito tutto ciò che viene raccolto, ed in che forma? Lo fa l'azienda con propri mezzi? Se invece avviene attraverso ditte private, vorrei sapere quali siano tali aziende, ed in quale modo è stata scelta una ditta piuttosto che un'altra, cioè se è stata fatta una gara, o una trattativa privata e via dicendo.
Vorrei sapere, inoltre, a chi venga conferito materialmente, vale a dire se va in discarica o se vi sono degli impianti. Anche in questo caso, vorrei capire quali siano queste discariche, se siano pubbliche o private, ed eventualmente, qualora siano private, se vi è stata una trattativa privata oppure una gara. Infine, vorrei sapere se in tali discariche viene effettuata la pesatura o manchi il relativo impianto. Dal momento che Palermo è la realtà più importante della Sicilia, desidererei avere una radiografia un po' più precisa rispetto ai semplici dati, che sicuramente ci aiutano, ma francamente dobbiamo capire bene come è costruita la piramide del ciclo dei rifiuti, comprendendo anche i modi con i quali si svolge tale attività.
Vorrei rivolgere, inoltre, altre due semplicissime domande. La prima rappresenta un po' una constatazione che riguarda tutti gli amministratori che abbiamo ascoltato, e mi sorge spontanea: a cosa serve il commissario? Infatti, alcuni amministratori, giustamente - e sottolineo giustamente -, stanno predisponendo propri piani, impianti ed iniziative. Di fronte a tale iniziativa dei comuni, giusta ed opportuna, mi domando, allora, a cosa serva il commissario, e se esista un rapporto con tale commissario. Infatti, se si costruisce un impianto di compostaggio rilevante - che, per sostenersi dal punto di vista dei costi, sia in grado possibilmente di ricevere rifiuti anche da altre realtà -, mi domando: esiste un piano regionale al riguardo? Infatti, è chiaro che si possono costruire anche 50 impianti, ma poi non si reggono; se, invece, esiste un piano regionale, si ricevono soldi e contributi, si localizza l'impianto in un luogo idoneo per ricevere rifiuti anche da altri e tale impianto è capace di mantenersi. In altri termini, questi interventi sono concordati con la struttura commissariale, oppure sono giuste ed opportune iniziative dei comuni? Ciò è importante anche per la valutazione.
Vorrei porre, infine, un'ultima domanda al sindaco di Trapani, anche per curiosità professionale: mi interesserebbe capire bene - anche perché vi ritorneremo - la vicenda dell'impianto che state costruendo…
GIROLAMO FAZIO, Sindaco di Trapani. È stato già costruito!
MICHELE VIANELLO. Se è stato già costruito, allora, potremo eventualmente andare a vederlo per comprenderne le tecnologie, il modo con cui si sostiene e via dicendo (si tratta di aspetti che mi interessano anche per altri versanti)?
EGIDIO BANTI. Vorrei chiedere all'assessore Costa qualche informazione (anche se forse è già implicito) sulla raccolta differenziata a Palermo, perché i suoi colleghi hanno parlato di questo argomento.
Al vicesindaco di Caltanissetta, invece, dal momento che ha parlato dell'aumento da 90 lire più IVA al chilo a 220 lire più IVA al chilo per il conferimento alla discarica di Gela, sottolineandone la gravità, vorrei chiedere, per capire meglio, quanto è l'importo complessivo, su base annua o mensile, per il comune di Caltanissetta nell'uno o nell'altro caso. Inoltre, vorrei conoscere l'incidenza percentuale di tale spesa sul bilancio comunale (anche a grandi linee, non ho bisogno di percentuali precise).
Infine, vorrei porre un'ultima domanda, anche se non so a chi rivolgerla. Nessuno di voi ha parlato dei rifiuti speciali; ora, comprendo che la situazione in Sicilia non sarà come quella delle città del nord, che ne hanno una grande quantità, tuttavia credo che questo problema esista comunque anche nella vostra città (dai rifiuti ospedalieri ad una serie di rifiuti industriali, presenti in alcuni comprensori del vostro comune). Evidentemente, non lo ritenete un problema particolarmente rilevante, e vorrei capire per quale motivo: vi è una soluzione soddisfacente in atto o vi è qualche altra ragione?
MARCO LION. La mia prima domanda riguarda il comune di Agrigento. Mi è sembrato di aver capito che la gara di appalto per il servizio di raccolta e di gestione dei rifiuti sia stata fatta nel 1997, e che scada nel 2004. Ho capito anche che vi sono stati problemi con questa azienda, ed allora, considerato che i problemi che lei ha evidenziato possono portare anche alla rescissione del contratto, mi chiedo come mai non avete compiuto questa scelta.
Per quanto concerne la raccolta differenziata, non capisco perché vi state orientando su queste "isole ecologiche sotterranee". Lei ha parlato di "isole ecologiche" che presentano problemi, perché vi sono difficoltà di trivellazione o di perforazione, ma francamente non ho compreso. Il termine "isole ecologiche" ha tanti significati, ed io non ho capito se utilizzate le campane per la raccolta differenziata oppure i cassonetti e quant'altro, oppure se realizzate aree dove conferire i rifiuti inerti, oppure i frigoriferi e quant'altro. Vorrei sapere, dunque, cosa sono esattamente queste "isole ecologiche".
Affrontando una questione che riguarda tutti, vi è il problema, generalizzato, degli inerti. Come mai non si è pensato di realizzare degli impianti di trattamento dei rifiuti inerti? Infatti, gli inerti possono rappresentare una frazione del rifiuto che può essere benissimo riutilizzata; in altri termini, invece di utilizzare le cave, è possibile riciclare molto materiale dagli inerti.
Per quanto concerne il comune di Trapani, invece, non ho compreso il problema. Il sindaco parla di un impianto che dovrà lavorare rifiuti solidi urbani; poi, parla di un impianto di riciclaggio che produce compost grigio. Vorrei sapere, allora, se l'impianto di riciclaggio che produce compost grigio è un impianto di compostaggio, oppure se tale compost viene recuperato dai rifiuti indifferenziati, perché da questo aspetto derivano altre considerazioni.
CARMELO MORRA. Volevo rivolgere una domanda che riguarda un po' tutti, e che è stata anche parzialmente accennata dal sindaco di Trapani, sull'affidamento dei servizi - sugli appalti, in poche parole -, ancorché si segua la procedura dell'evidenza pubblica. A tale riguardo, vorrei sapere se dal vostro osservatorio, in base al risultato che poi si consegue, pensate che alla base vi sia un'organizzazione che comunque piloti tali appalti. Desidererei sapere, inoltre, se la normativa regionale (che non conosco) consenta spazi per subappalti, se i subappalti vengano praticati nelle vostre amministrazioni e, se sì, in che misura.
GENNARO CORONELLA. Vorrei chiedere, cortesemente, se esista un piano, perché ciò rappresenta un preambolo, altrimenti…
PRESIDENTE. Rivolgeremo questa domanda al Commissario, tra qualche ora.
GENNARO CORONELLA. Per capire i problemi e per fornire alla Commissione notizie utili, al fine di sottoporre al Parlamento il percorso legislativo più idoneo affinché le regioni escano da questa fase di emergenza, abbiamo bisogno di conoscere se la regione Sicilia è dotata di un piano per lo smaltimento dei rifiuti.
GIUSEPPE ONORATO BENITO NOCCO. Vi siete mai rapportati con l'ARPA, da un anno a questa parte? Oppure non siete stati mai contattati?
PRESIDENTE. Avete a disposizione, più o meno, due minuti di tempo ciascuno per rispondere alle domande poste, iniziando dal sindaco di Trapani.
GIROLAMO FAZIO, Sindaco di Trapani. In riferimento alla domanda sull'impianto di Trapani, purtroppo non sono un esperto, e sinceramente non so illustrare più di tanto l'aspetto tecnico. Si tratta di un impianto che, sicuramente, procede alla lavorazione dei rifiuti solidi urbani (RSU), di cui fa uno scarto di almeno il 30 per cento. Una parte di "umido", poi, realizza il compost, mentre un'altra parte viene, in qualche modo, avviata a discarica. Questo è ciò che sono in grado di riferire.
MICHELE VIANELLO. Quindi, tale impianto non realizza una produzione di combustibile da rifiuti?
GIROLAMO FAZIO, Sindaco di Trapani. No.
MICHELE VIANELLO. Dunque, toglie alcune frazioni di "umido", e successivamente ciò che resta va in discarica?
GIROLAMO FAZIO, Sindaco di Trapani. Esatto: questo è quanto effettivamente avviene (Commenti). Infatti, l'esigenza di un intervento di adeguamento nasce proprio da questo aspetto.
PRESIDENTE. L'onorevole Piglionica intende brevemente intervenire.
DONATO PIGLIONICA. Voi siete rappresentanti dei comuni, e forse su questo aspetto avremmo dovuto chiedere maggiori chiarimenti ai rappresentanti delle province, ma vorrei evidenziare che il grande assente da tutte le programmazioni (già il primo grande assente è proprio la programmazione) è un'ipotesi di termovalorizzazione, non apparsa finora in nessun ragionamento.
GIROLAMO FAZIO, Sindaco di Trapani. Per quanto riguarda i rifiuti speciali, attualmente non sono in grado di rispondere: per quanto concerne la sinergia con la regione, invece, sinceramente mi sembra che tale sinergia vi sia, perché il progetto è stato presentato all'assessorato ed è stato coordinato assieme a questo. Quindi, non vi è un adeguamento sic et simpliciter da parte del comune di Trapani, ma vi è un'attività programmatoria svolta, in maniera particolare, dall'emergenza rifiuti. Nell'ambito di Trapani, peraltro, è previsto che questo raccolga i rifiuti nell'ambito territoriale ottimale (ATO).
Che si profili, successivamente, anche la possibilità di una termovalorizzazione, ciò è attualmente in fieri, perché l'idea è sicuramente quella di raccogliere i rifiuti solidi urbani (RSU) nell'ambito del territorio, farli lavorare nell'impianto e, con quello che non è possibile mettere in discarica, produrre il CDR. Questo è nel programma, ma nessuna di queste fasi ha ancora trovato attuazione nell'immediato, anche perché l'impianto dovrà essere necessariamente adeguato, e successivamente si dovrà pervenire a tutte le altre fasi.
PRESIDENTE. Nel rispondere, vorrei che non dimenticaste la riflessione del collega Morra sulla questione degli appalti, e se si ha la percezione, la sensazione, oppure elementi di condizionamenti.
GIROLAMO FAZIO, Sindaco di Trapani. Io l'ho appena accennato, però non ho elementi al riguardo. Da noi, tra l'altro, non sono possibili subappalti, perché il lavoro viene svolto per intero dal comune o dalla società integralmente controllata dal comune stesso. Dunque, non vi sono soggetti privati, per cui non esistono elementi in tal senso. Per alcune attività, quali sicuramente la raccolta della carta o del cartone, semplicemente ho visto solamente le stesse aziende, ma da noi non è previsto nessun subappalto.
CARMELO MORRA. Le aziende sono sempre le stesse?
GIROLAMO FAZIO, Sindaco di Trapani. Questo non so dirlo.
DONATO PIGLIONICA. Ma non vi chiedete se c'è la mafia in qualcuno di questi passaggi? Sta dappertutto!
GIROLAMO FAZIO, Sindaco di Trapani. Vorrei sapere questo (Commenti)... Credo di aver fatto le premesse di quanto accaduto precedentemente, e ritengo di aver evidenziato il fatto che si è scelto di cambiare rotta, cioè di far sì che sia personalmente l'amministrazione ad occuparsi della raccolta, del riciclaggio, del trasporto o di qualsiasi altra cosa, direttamente od indirettamente, ma comunque, in ogni caso, attraverso una società pubblica. Se vi erano alcune situazioni che erano agli occhi di tutti… è materialmente impossibile! Poi, se esiste, non c'è bisogno francamente che lo confermiamo ancora una volta: lo vediamo indirettamente, non solo nell'ambito del settore dei rifiuti, ma soprattutto in quello degli appalti in genere. Le stesse bassissime percentuali di diminuzione dei prezzi sono, secondo me, fattori sintomatici da cui, in qualche modo, ciò si può dedurre.
PRESIDENTE. Passiamo al comune di Agrigento. Vorrei evidenziare che non ho sentito parlare di batterie, amianto, siringhe, farmaci, oli esausti e rifiuti ospedalieri (forse su quest'ultimo aspetto ragioneremo meglio assieme alle ASL), vale a dire tutto quel vasto mondo che non costituisce rifiuto urbano in senso stretto, e non mi dispiacerebbe una riflessione sulle aree contaminate, se ve ne sono.
La Commissione, inoltre, sta indagando anche il fenomeno dei rifiuti provenienti da altre regioni: vorrei sapere, pertanto, se vi risultano iniziative in tal senso.
DAVIDE TEDESCO, Assessore all'ecologia e all'ambiente del comune di Agrigento. Una delle due gare bandite giusto ieri dal comune di Agrigento si occupa proprio di rifiuti speciali. All'intero di questo bando di raccolta, abbiamo previsto tutti i codici CER che individuano i rifiuti speciali che lei, signor presidente, ha indicato (medicinali, batterie al piombo, copertoni, frigoriferi - che da poco sono diventati rifiuti pericolosi -, vernici). Abbiamo previsto tutto poiché, fortunatamente, nel territorio comunale abbiamo un'impresa che può raccogliere tutti questi tipi di rifiuti pericolosi, per cui, se oggi è stato un problema, poiché questi rifiuti li abbiamo…
DONATO PIGLIONICA. Per farne cosa?
DAVIDE TEDESCO, Assessore all'ecologia e all'ambiente del comune di Agrigento. Loro sono autorizzati sia dalla regione, sia dalla provincia; hanno la riserva e lo stoccaggio…
DONATO PIGLIONICA. Vi sono degli impianti?
DAVIDE TEDESCO, Assessore all'ecologia e all'ambiente del comune di Agrigento. Sì, è un impianto privato.
Per quanto riguarda la domanda posta dall'onorevole Lion, che aveva chiesto, con riferimento alla gara per i rifiuti solidi urbani, il motivo per cui non si è ipotizzata la rescissione del contratto, vorrei rispondere che forse mi sono espresso male. Infatti, non è la ditta ad effettuare un cattivo servizio, ma è quanto è stato previsto nel bando e nel capitolato a non essere adeguato alle esigenze della città, per cui non posso rescindere un contratto, poiché non vi è nessuna inosservanza da parte delle ditte.
Tuttavia, posso riferivi una cosa che mi è balzata agli occhi. Sono assessore all'ambiente da nove mesi - in precedenza mi occupavo di informatica, tutt'altro -, e non erano problematiche che conoscevo benissimo. Svolgendo un'attività privata, la prima cosa che mi è saltata agli occhi è il controllo del servizio. Mi domando: come facciamo, poiché non esiste alcun tipo di controllo? Forse non mi avete seguito, ma ritengo che occorrano personale qualificato e programmazione. Ad Agrigento ciò non è stato mai messo in cantiere: infatti, tra le mie priorità, prima di fare il nuovo bando…(Commenti)…
GENNARO CORONELLA. Ma vi sono tanti organismi preposti al controllo!
DAVIDE TEDESCO, Assessore all'ecologia e all'ambiente del comune di Agrigento. Sto parlando del controllo interno del servizio. Per quanto riguarda il controllo degli impianti, o delle filiere cui si appoggiano gli impianti, è chiaro che, quando vado a fare un bando ed ho la certificazione regionale e provinciale, in base alla quale la ditta può raccogliere e portare a smaltimento tutti i tipi di rifiuti previsti, sono già tutelato, e non posso neanche andare oltre.
Chiaramente, qualora il comune avesse le facoltà economiche per costituire da sé i propri impianti e le proprie aziende speciali, il ciclo dei rifiuti potrebbe essere gestito in modo diverso. Ma voi capite bene in quali difficoltà si viene a trovare un comune, come Agrigento, che non dispone neanche di 10 milioni per fare i sondaggi da allegare al progetto delle "isole ecologiche"! Noi abbiamo materialmente una difficoltà di progettazione: per il settore dell'ambiente, al di là dei fondi previsti dai contratti già in essere - quindi, per lo smaltimento dei rifiuti speciali come il toner e via dicendo, e per lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani - non avevo una lira in più. In altri termini, nel bilancio comunale e nel PEG di quest'anno non ho avuto una lira in più rispetto alla risorse stanziate per i contratti già esistenti, quindi mi domando: quali obiettivi è possibile prefiggersi e raggiungere senza alcuna dotazione economica? Quali obiettivi è possibile raggiungere con un organico ridotto del 50 per cento rispetto alle necessità? Quali obiettivi è possibile raggiungere quando, nella mia città, mancano tecnici qualificati professionalmente, con grande esperienza alle spalle e che conoscano il ciclo dei rifiuti ed i problemi connessi alle ecomafie?
Quando ci viene chiesto se non abbiamo l'impressione che la mafia possa influire o meno nella redazione dei bandi, rispondo che la mafia, come avete affermato, è un fenomeno pregnante: in Sicilia la troviamo dappertutto, e spesso e volentieri è una questione di mentalità mafiosa, per cui non posso escludere a priori che vi siano ditte che cercano di fare pressione sul funzionario per mettere un cavillo anziché un altro, o per togliere un codice CER anziché un altro. Ma queste non sono cose che posso provare o verificare io stesso: posso solo controllare e fare tutto quanto mi consentono le leggi per cercare di governare, nel modo migliore possibile, questi processi.
PRESIDENTE. Passiamo alla città di Palermo.
MICHELE COSTA, Assessore alla legalità del comune di Palermo. In considerazione che eravate la Commissione antimafia, pensavo che non mi parlaste di problemi ecologici…
PRESIDENTE. Questa non è la Commissione antimafia, assessore.
MICHELE COSTA, Assessore alla legalità del comune di Palermo. Si parla di ecomafia: comunque, l'aspetto mafioso è la questione…
PRESIDENTE. Mi perdoni (Commenti), ma questa è la Commissione parlamentare d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse. Quindi, ovviamente, ragiona del ciclo dei rifiuti e delle attività illecite ad esso connesse.
MICHELE COSTA, Assessore alla legalità del comune di Palermo. Mi scuso allora per l'equivoco, determinato dall'attenzione al problema dell'illegalità, perché sono preparato su un altro aspetto di tale questione, e non sull'aspetto tecnico ed ecologico vero e proprio.
PRESIDENTE. Che però interessa alla Commissione, assessore Costa.
MICHELE COSTA, Assessore alla legalità del comune di Palermo. Per quanto riguarda l'aspetto tecnico e propriamente ecologico, posso dire che un'azienda municipalizzata speciale (la quale è stata appena trasformata, o sta per essere trasformata, in una società per azioni) gestisce questo servizio. Tale società effettua la raccolta differenziata dei rifiuti - perché posso dirvi che, come cittadino, mi costa - e raccoglie i rifiuti ingombranti. A Palermo la raccolta dei cartoni viene fatta spontaneamente, a costo zero per tutti, perché vi è una vecchia tradizione di signori "in lapino" che li raccolgono (il "cartonaro"). Vi è una discarica storica, ancora funzionante, a Bellolampo, con una serie di problemi ecologici. Comunque, credo che tutti questi problemi possano essere meglio descritti dal rappresentante dell'AMIA: se volete, posso sollecitarlo per farvi avere una relazione scritta.
A causa dell'equivoco cui ho accennato prima, mi ero concentrato su altro aspetto. Fermo restando i problemi ecologici, delle discariche e della pulizia della città (anzi, per ora Palermo vive un periodo particolarmente positivo, perché sembra che quasi tutto funzioni decentemente, almeno al livello minimo), mi ero preoccupato dell'aspetto criminale del problema. Infatti, quando lei, signor presidente, ha parlato poc'anzi del riciclaggio dell'amianto, vorrei dire che, a mio avviso, quando il riciclaggio dell'amianto presenta un certo tipo di costi, il fatto che si cerchi di trovare una scorciatoia ed un modo più economico per riciclarlo è quasi umano: appena c'è un fatto criminale, in Sicilia c'è sempre qualcuno che si inserisce.
Allora, il problema che sta a monte è l'assenza di una programmazione delle discariche dei rifiuti solidi urbani, di tutte le varie nature, o per meglio dire, esiste un vecchio piano regionale delle discariche, ma credo che non abbia avuto attuazione e che, comunque, sia ancora in alto mare. L'ultima volta che me ne sono occupato è stato alcuni anni fa, come avvocato, per impugnare la localizzazione di una discarica. Non so esattamente come in seguito sia finita, ma non esistono programmazioni e, fatto ancora più grave, non esiste un pregnante controllo del territorio.
Infatti, da noi vi sono alcuni problemi. Il primo è la programmazione - quindi, rendere effettivamente possibile depositare i famosi sfabbriciti in qualche posto, e sapere dove portarli, perché non si sa dove depositarli -; il secondo è portare tutto questo, per i privati in particolare, a costi ragionevoli, in modo che non divenga appetibile ricorrere alle risorse criminali; il terzo problema, infine, è controllare che tutto ciò avvenga. Posso solo dirvi che, soltanto nel 2002, sono state scoperte 22 discariche abusive, di cui due di rifiuti speciali. Rifiuti speciali è una definizione che può risultare anche abbastanza inquietante, perché si passa dai rifiuti speciali "accettabili" al materiale delle cliniche, oppure a materiale altamente inquinante come gli oli.
Quindi, posso dirvi che, in primo luogo, abbiamo un problema di programmazione, fermo restando i problemi della gestione ordinaria, vale a dire se l'AMIA faccia gli appalti regolarmente o irregolarmente, o se abbia condizionamenti. In questo caso, abbiamo attivato altri strumenti per realizzare tale tipo di controllo: vi è quest'ufficio del Governo, è stato già costituito una sorta di osservatorio, stiamo cercando di monitorare tutti gli appalti e di predisporre uno schema generale degli appalti, poiché soltanto avendo una visione globale si può andare a vedere dove si inserisce il cancro mafioso. Dunque, abbiamo un problema ecologico, molto simile a quello di tutti i grandi centri antropizzati, ma anche un problema collaterale, vale a dire sia un difetto di programmazione, sia la mancanza di controllo effettivo di tutto il territorio. Il problema dei vigili urbani non è dovuto solo al fatto che mancano o che sono vecchi, ma anche al fatto che da noi, per molto tempo, o sono mancati o sono stati assolutamente insufficienti i sistemi di controllo e di repressione sul territorio. Quando un territorio è assolutamente incontrollato, è evidente che può accadere tutto.
Per quanto riguarda la raccolta differenziata, si tratta di un servizio che viene effettuto dall'AMIA, che ha addirittura un servizio affidato in buona parte anche ai cittadini; tuttavia, siamo ancora un po' indietro nella cultura della raccolta differenziata. Comunque, la nostra AMIA garantisce anche il servizio di raccolta dei rifiuti speciali nel senso atecnico del termine, vale a dire i rifiuti ingombranti: basta telefonare e si attiva un servizio ad hoc (che funziona anche decentemente bene) che viene a ritirarli.
Con tutti i limiti esistenti (anche con i problemi della discarica di Bellolampo, che si era esaurita ed è successivamente andata in proroga), non è questo l'aspetto drammatico in Sicilia, ma può esserlo il pericolo di diventare una "pattumiera europea", ventilato, tra l'altro, anche dagli organi di stampa in maniera abbastanza drammatica, solo pochi anni fa, con la chiusura della miniera di Pasquasia, di cui parlava il sindaco di Enna (Commenti), che sembrava fosse il sito adatto per le scorie radioattive. Quindi, questo problema esiste, se ne è parlato, e tante volte è stato anche oggetto di inchiesta il sospetto che vi fossero discariche di rifiuti speciali non autorizzate, ma abusive e gestite dalle organizzazioni criminali.
PRESIDENTE. Risponde adesso il vicesindaco di Caltanissetta.
GIUSEPPE IACONO, Vicesindaco di Caltanissetta. Per quanto concerne la domanda sui maggiori oneri relativi alle tariffe, non sono in grado di quantificare quanto dovremmo sopportare in più in seguito all'adeguamento alle nuove tariffe di conferimento per lo smaltimento nella discarica di Gela. Posso dirvi soltanto - e ciò è abbastanza indicativo - che i maggiori costi complessivi (dovuti al trasporto, all'adeguamento delle tariffe e quant'altro) ci imporranno una manovra di riequilibrio del bilancio comunale pari a circa 3 miliardi delle vecchie lire per completare l'anno 2002.
Per quanto riguarda la questione relativa ai rifiuti speciali, la domanda è pertinente. Nel nostro territorio non vi è un'emergenza tale al punto da presupporre la costruzione e la progettazione di impianti di questo tipo per il trattamento dei rifiuti speciali. Colgo l'occasione per rappresentare alla Commissione che abbiamo un problema legato ad un progetto di discarica di inerti per rifiuti speciali - che, secondo le vecchie classificazioni, dovrebbe essere una seconda categoria di tipo "B"-, presentato da una ditta (quindi, da privati) nel territorio del comune di Caltanissetta più vicino al comune di San Cataldo. Tale progetto ha suscitato polemiche a non finire, poiché le associazioni ambientaliste ed alcuni partiti hanno fatto fronte comune contro la realizzazione di tale discarica. In sostanza, è venuto un commissario straordinario, nominato dal TAR (si tratta di un funzionario dell'assessorato siciliano agli enti locali), ed ha dato l'assenso per la realizzazione della discarica in quel sito.
Per tale motivo, vi sono state diverse opposizioni e mobilitazioni, ed adesso ci troviamo nella fase in cui, in virtù di quanto contenuto nell'ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri sull'emergenza rifiuti, l'autorizzazione al progetto, ai sensi dell'articolo 14 dell'ultima ordinanza, è al vaglio della struttura prefettizia (e dunque, del nucleo di valutazione del prefetto), e mi auguro che questa discarica non vada in porto, poiché sul nostro territorio vi è un netto rifiuto, anche perché, a nostro modo di vedere, non esistono le comprovate esigenze ambientali che possono permettere la realizzazione dell'impianto.
Detto ciò, abbiamo già parlato dei rifiuti speciali, perché gli inerti rientrano in questa tipologia. Questo aggancio mi serve anche per rispondere all'onorevole Lion riguardo alla domanda sul motivo per cui non consideriamo l'ipotesi di impianti di trattamento. Noi vi stiamo pensando, tuttavia, tenendo conto della nostra realtà territoriale, stiamo considerando di unire l'utile al dilettevole, o meglio stiamo pensando ad un impianto di trattamento e, comunque, ad una cava. Infatti, sapete meglio di me che, con il trattamento, non riusciremo a smaltire tutte le necessità che si presentano, e quindi tutti i tipi di materiali inerti, perché alcuni dovranno essere comunque avviati a discarica. Dunque, stiamo pensando ad un impianto che possa fare sia l'uno sia l'altro.
Anche noi stiamo realizzando i cosiddetti centri comunali di raccolta. Al riguardo, abbiamo già completato il primo, finanziato integralmente dalla struttura commissariale. Tuttavia, abbiamo avuto diversi problemi, e devo dire anche che la cultura del riciclo del rifiuto sta avendo molte difficoltà ad attecchire dalle nostre parti, perché in due quartieri della nostra città, nei quali avevamo pensato di ubicare i centri comunali di raccolta, vi è stata un po' di rivolta, alimentata, purtroppo, anche da alcuni soggetti che, invece, dovrebbero aiutarci a risolvere i problemi, anziché complicarli.
Per quanto concerne la programmazione, esiste sul territorio regionale un PER (piano per l'emergenza rifiuti), che credo sia stato approvato un paio d'anni fa. È prevista, inoltre, la realizzazione di una serie di impianti, e recentemente, è stata prevista (credo per decreto del presidente della regione siciliana) l'individuazione di 5 siti per impianti di termovalorizzazione, sui quali è stata già avviata la discussione e credo siano in atto una serie di procedure che il Commissario - credo - sarà sicuramente in grado di illustrarvi più e meglio di me. Ad esempio, sono a conoscenza del fatto che, in base alla programmazione regionale (che non ha mai avuto, tuttavia, una realizzazione pratica; forse, gli unici interventi in corso di realizzazione sono i centri comunali di raccolta, finanziati dalla struttura stessa), il nostro territorio dovrà essere oggetto-sito di un impianto di trasferenza e di un impianto di CDR. Tuttavia, su questo punto non abbiamo avuto più notizie, almeno negli ultimi due anni.
Per quanto riguarda l'ARPA, vorrei rispondere che da noi è soltanto una sigla che esiste, purtroppo, solo sulla carta. Abbiamo sì una struttura regionale, ma vi farei vedere dove è ospitata, poiché è "appollaiata" all'ultimo piano dell'edificio in cui ha sede l'assessorato regionale al territorio e all'ambiente! Inoltre, essa dispone di pochissimo personale, ed ha una struttura regionale che incontra grandissime difficoltà anche per evadere le cose spicciole! Infine, dovrebbe essere articolata in strutture provinciali, di cui conosco (anche per impegni professionali) i valorosi e valenti professionisti e funzionari impegnati su questo fronte, i quali, tuttavia, non dispongono né di strumenti, né di un minimo di struttura per far fronte alle necessità.
Per quanto concerne la struttura degli appalti, infine, vorrei dire che l'osservatorio sembrerebbe facile: basterebbe vedere se, in effetti, girano sempre le stesse ditte. Sotto questo punto di vista, nel mio territorio non ho delle evidenze che mi possano dare conferme o meno; tuttavia, è chiaro che sarebbe sufficiente verificare gli appalti degli ultimi anni. Non so se i nomi che girano siano sempre gli stessi, ma è facile verificarlo. Chiaramente, il dubbio può sorgere perché, come ha detto bene il collega Costa, conosciamo bene il nostro territorio, e sappiamo quali sono le tentazioni; i rifiuti costituiscono un grande affare, e penso che chi vuole fare gli affari in maniera losca sarà sicuramente tentato di intervenire.
EGIDIO BANTI. Le avevo chiesto l'ammontare complessivo dell'importo!
GIUSEPPE IACONO, Vicesindaco di Caltanissetta. L'ho già detto: si tratta di 3 miliardi di vecchie lire. La variazione di bilancio che saremo costretti a compiere tiene conto sia dei maggiori costi relativi alle tariffe, sia del trasporto e degli oneri accessori.
DONATO PIGLIONICA. Qual è il costo complessivo del servizio?
GIUSEPPE IACONO, Vicesindaco di Caltanissetta. Per quanto riguarda il costo complessivo del servizio, abbiamo appaltato adesso, complessivamente, intorno ai 9 miliardi di vecchie lire. La città di Caltanissetta, in base al dato censito, dovrebbe contare circa 62 mila abitanti (forse qualcosa in più, ma staremo sicuramente intorno a queste cifre). Intendo puntualizzare, inoltre, che si tratta di un servizio che adesso copre tutto: dallo spazzamento alla raccolta differenziata, al diserbamento e via dicendo.
PRESIDENTE. Do ora la parola al sindaco di Enna, con la preghiera di essere breve, anche se l'approfondimento è stato utilissimo, perché purtroppo siamo in ritardo rispetto al programma degli incontri.
RINO ARDICA, Sindaco di Enna. Desidero innanzitutto rispondere ad una sua domanda, signor presidente, perché lei ha chiesto se vi fossero interventi da parte dei comuni su aree contaminate. Credo che questo sia un fatto molto importante (ne faceva cenno il sindaco di Trapani o l'assessore Costa), ed in proposito ricordo che nel mio intervento ho fatto riferimento a Pasquasia.
Pasquasia è un sito florido che, per una serie di strane coincidenze, è stato chiuso, nonostante il filone mettesse in condizione di estrarre la cainite. Tempo fa, l'ENEA realizzò uno studio sulle argille di Pasquasia, e venne fuori che quelle argille si prestavano bene a contenere scorie radioattive (ho una documentazione in proposito, ma se consultate gli atti parlamentari, potete riscontrarlo). Tutto ciò ha messo in moto meccanismi strani. Al riguardo, vi sono due tesi e due scuole di pensiero: secondo alcuni, nel sito di Pasquasia si troverebbero scorie radioattive, mentre altri lo escludono.
Al momento del mio insediamento, uno dei miei primi atti è stato emettere un'ordinanza per la bonifica del sito, perché lì vi erano oli esausti, eternit, batterie e via dicendo (c'era di tutto). Ovviamente, non mi è stato possibile accertare cosa vi fosse in profondità, perché le gallerie sono parzialmente franate. Vi è stato un intervento della procura della DIA di Caltanissetta, sono stato anche interrogato, e sembrava che chissà cosa vi dovesse essere. Questa vicenda, poi, è a fasi alterne, poiché vi sono momenti in cui se ne parla moltissimo ed altri, invece, in cui vi è un grande silenzio. Tuttavia, ho ottenuto la bonifica della superficie del sito, con un contenzioso notevole con la regione siciliana - proprietaria, prevalentemente, del sito di Pasquasia -, la quale avrebbe preteso che la costosissima bonifica fosse a carico del comune di Enna. In tal caso, avrei dovuto vendere il comune, e forse anche tutti i comuni della provincia, per poter adottare quei provvedimenti.
Signor presidente, io ho condotto due battaglie: quella della bonifica di Pasquasia e quella delle antenne nella mia città. Ho fatto ricorso, ma il TAR, purtroppo, mi ha dato torto, e quelle antenne, che a mio avviso inquinano (non sono un tecnico, ma vi sono alcuni dati significativi al riguardo), sono ancora là . Vede, signor presidente, nonostante la buona volontà di un sindaco, che si batte affinché l'ambiente sia il più pulito possibile e l'aria possa essere sempre più respirabile, spesso dobbiamo fare i conti con i cosiddetti muri di gomma, vale a dire quelle cose che non si riescono a superare.
Ritornando più specificamente ai problemi sollevati ed alle domande che mi sono state rivolte, voglio subito dire che, per quanto riguarda i rifiuti speciali ospedalieri, esiste una convenzione tra la ASL ed il comune di Leonforte, dove è presente un inceneritore: pertanto, tutto va avanti in maniera liscia e non vi sono problemi (Commenti). Per quanto riguarda il controllo dei rifiuti, invece, abbiamo le bolle, la pesatura e tutto quanto si rende necessario per quantificare ciò che entra nella discarica, al fine di evitare che vi possano essere zone grigie o poco chiare.
Esistono, inoltre, anche le campane per la raccolta differenziata, e le "isole ecologiche" completano una programmazione che, ripeto, vuole rendere l'ambiente pulito. Con questa gara di appalto ad evidenza pubblica di tipo europeo, ovviamente non sono previsti subappalti: c'è un appalto che prevede il conferimento del servizio alla ditta che sarà dichiarata vincitrice della gara medesima, e quindi, almeno da questo punto di vista, non vi sono sotterfugi che possano far pensare a chissà che cosa.
Ribadisco che siamo in attesa della proroga dell'esercizio della discarica, che il prefetto si sta accingendo a dare, e sottolineo che manca il piano regionale per quanto riguarda un po' tutte le province. Si tratta di un fatto importante - direi esiziale -, perché, senza questo piano regionale, sicuramente in Sicilia non si potrà andare avanti in maniera positiva; anzi, rischiamo di compiere dei passi indietro, senza poter pensare ad un futuro diverso. Spero di essere stato breve, signor presidente.
PRESIDENTE. È stato gentilissimo e puntuale. Nel ringraziare tutti, darei la parola per le ultime considerazioni al sindaco di Trapani, al quale chiedo di soddisfare anche una curiosità che mi è sorta: in quale discarica portate i rifiuti?
GIROLAMO FAZIO, Sindaco di Trapani. Nella discarica di Borranea.
PRESIDENTE. Di proprietà di chi?
GIROLAMO FAZIO, Sindaco di Trapani. Di proprietà del comune di Trapani (Commenti). Si tratta di una discarica che è stata riattivata dopo l'interruzione, ed è in corso il progetto di ampliamento (Commenti)...
PRESIDENTE. Da chi è gestita?
GIROLAMO FAZIO, Sindaco di Trapani. È gestita sempre dal comune di Trapani, e ormai non vi è nessun soggetto privato.
Volevo puntualizzare il tema del controllo del territorio. È stato evidenziato come, effettivamente, i vigili urbani siano carenti e via dicendo; tuttavia, vi sono state alcune iniziative, da parte dei carabinieri e della Guardia di finanza, che mi hanno fatto sorgere una domanda. La scorsa settimana (circa quindici giorni fa) sono state sequestrate due aree, una vicino ospedale e l'altra vicino al lungomare, a 300 metri di distanza dal comando provinciale dei carabinieri. La discarica a cielo aperto non nasce dall'oggi al domani, ed allora mi è sorta una domanda, perché francamente vi sono alcuni aspetti che non comprendo: come mai, dal momento che una di queste è vicina all'ospedale e l'altra si trova sul lungomare - dove passano la gente e tutte le forze dell'ordine che svolgono attività di controllo del territorio -, nessuno si è mai obiettivamente accorto che quelle aree stavano diventando delle discariche? Perché, dall'oggi al domani, dopo che la situazione è effettivamente diventata ad alto rischio, ci si sveglia e si provvede al sequestro?
Si tratta di qualcosa che, obiettivamente, non mi è chiaro, perché se si fosse intervenuti sin dalla fase iniziale, si sarebbe sicuramente evitata la deturpazione del territorio, che invece è avvenuta in maniera sistematica. Mi sembra che vi sia un'indolenza totale, e che poi ci si svegli, ci si accorge che effettivamente vi è una discarica e la si va a sequestrare.
PRESIDENTE. La ringrazio per queste considerazioni di buon senso.
Ringrazio tutte le amministrazioni comunali per averci offerto un contributo straordinario e sicuramente utile; rivolgo a tutti l'invito a fornirci, eventualmente, un'ulteriore documentazione, in modo particolare al comune di Palermo, che ci ha promesso anche un ulteriore approfondimento di tipo tecnico-cartaceo. Questa è stata la prima, ma non mancheranno ulteriori occasioni di confronto per consentire alla Commissione di avere un quadro più completo del ciclo dei rifiuti. Ancora grazie e buon lavoro.
Incontro con il procuratore della DDA di Palermo
PRESIDENTE. In conformità alle disposizioni della legge istitutiva del 31 ottobre 2001, n. 399, questa Commissione intende verificare lo stato di attuazione delle normative vigenti, sia di carattere nazionale, sia di carattere regionale, in materia di gestione e smaltimento dei rifiuti. In particolare, tra i compiti della Commissione rientra lo svolgimento di indagini finalizzate a fare luce sul ciclo dei rifiuti, sulle organizzazioni che lo gestiscono e sul ruolo svolto dalla criminalità organizzata, con specifico riferimento alle associazioni di cui agli articoli 416 e 416-bis del codice penale. Le odierne audizioni potranno costituire l'occasione per acquisire ulteriori dati ed elementi informativi sulle specifiche problematiche inerenti alle connessioni tra la gestione del ciclo dei rifiuti e le attività della criminalità organizzata. In relazione alle attività illecite nella gestione del ciclo dei rifiuti, è interesse della Commissione conoscere il livello delle infiltrazioni della criminalità organizzata nella gestione dei rifiuti, con particolare riferimento al trasporto dei rifiuti, alle discariche abusive, alle più ricorrenti fattispecie di illeciti penali in cui incorrono gli operatori del settore ed alla congruità ed efficacia dei controlli previsti da parte degli enti preposti alla vigilanza. Inoltre, intende sapere se si ritenga opportuno potenziare gli strumenti processuali e trasformare gli attuali illeciti amministrativi, in materia di rifiuti, in sanzioni penali, anche per disincentivare o, meglio, contrastare l'inserimento della criminalità organizzata nella gestione del ciclo dei rifiuti. Infine, è interessata a conoscere se risulti al vostro osservatorio, importante e privilegiato, una condizione simile a quella che abbiamo registrato anche altrove circa il traffico di rifiuti provenienti da altre regioni.
In sintesi, desideriamo tratteggiare un quadro di insieme della vicenda per meglio comprendere lo stato dell'arte in Sicilia e, soprattutto, per fornire suggerimenti e indicazioni utili, di tipo specificamente normativo ma anche di stimolo politico e di iniziativa, sia per il Commissariato straordinario di Governo sia per le responsabilità specifiche degli enti locali.
Rivolgo un saluto ed un ringraziamento, per la disponibilità manifestata, al dottor Pietro Grasso, procuratore della DDA di Palermo
PIETRO GRASSO, Procuratore della DDA di Palermo. Innanzitutto, desidero precisare che sono stato invitato sia in qualità di procuratore della Repubblica, sia in qualità di procuratore della DDA di Palermo: perciò, interverrò nella duplice veste. Più tardi, sarà ascoltato anche il procuratore della Repubblica aggiunto, dottor Pignatone, che interverrà quale procuratore reggente di Termini Imerese e che, nel mio ufficio, si occupa espressamente di questa materia. Quando ho preso possesso dell'ufficio, tre anni or sono, ho creato, nella sua organizzazione, una sezione che si occupa proprio di reati contro l'ambiente, composta di magistrati che già si erano specializzati in questo settore negli uffici della Procura presso la Pretura, coordinati dal dottor Pignatone, quale procuratore aggiunto, proveniente dal medesimo ufficio. Perciò, ho potuto usufruire di una alta professionalità. Tra l'altro, il dottor Pignatone ha una approfondita conoscenza del fenomeno mafioso, attualizzata dal coordinamento delle misure di prevenzione patrimoniale, di cui si occupa quale sua ulteriore funzione istituzionale. Senza considerare l’esperienza che ha maturato in occasione delle precedenti indagini sulla criminalità organizzata, svolte quando era sostituto procuratore della Repubblica, a Palermo.
Fine precipuo, per noi, è sempre stato quello di cogliere i collegamenti, nel settore degli appalti pubblici e in quello della raccolta, smaltimento e trasformazione dei rifiuti, tra le attività degli operatori, degli imprenditori e degli amministratori pubblici e le attività illecite conseguenti al rinnovato, attuale e verificato interesse di “Cosa Nostra” per i finanziamenti pubblici destinati a tali settori. Sapete benissimo che il livello di attuazione della legislazione inerente alla gestione del ciclo dei rifiuti - alludo al cosiddetto decreto Ronchi - è molto basso nelle regioni del sud Italia e, in modo particolare, in Sicilia. Tant'è che quasi tutte le regioni del sud si trovano in una situazione di emergenza, per così dire, dichiarata, bollata, vidimata con decreti del ministro dell'interno: abbiamo l'emergenza idrica e abbiamo l'emergenza rifiuti. I problemi sono molti.
Avete ascoltato i sindaci e gli amministratori locali. Ebbene, noi rileviamo una scarsa sensibilità proprio da parte delle amministrazioni locali e, più in generale, del governo del territorio per il problema dei rifiuti. Per contro, vi è un controllo diffuso e pervasivo del medesimo territorio da parte della criminalità organizzata, cui riesce facile inserirsi in un settore sostanzialmente privo di controlli, che promette tanti lauti guadagni. Disponiamo di una intercettazione, effettuata nel corso di una indagine, nella quale qualcuno invita qualcun altro ad entrare in questo affare, in questo business, con l’espressione: “qua, trasi munnizza e nesci oru”; in dialetto siciliano, significa: “entra immondizia ed esce oro”. Attraverso le indagini, tocchiamo con mano l’interesse da parte della criminalità organizzata a gestire questo come tanti altri settori economici, tra cui gli appalti. Dato questo per scontato, diverso è il problema di trovare gli elementi, le prove di questo coinvolgimento. Certamente, se i controlli amministrativi fossero maggiori, forse sarebbe più facile, ci sarebbe minore necessità di una attività repressiva da parte della magistratura e della polizia competenti per questi reati e si eviterebbe di giungere ad una situazione di emergenza come quella che è stata verificata in questa regione. A tale situazione si contrappone l'inserimento di imprese mafiose, o strettamente collegate alla mafia, nella gestione del ciclo dei rifiuti. In passato, abbiamo svolto alcune significative indagini, di cui una ha riguardato, nel circondario di Termini Imerese, la discarica di Pollina, assolutamente illegittima in tutta la sua gestione. Quel che è più grave è il disastro ambientale, cagionato da questa disinvolta gestione della cosa pubblica e dalle collusioni con " cosa nostra " di molti amministratori, sotto il profilo dell'inquinamento delle falde acquifere e della stabilità della montagna di detriti, non opportunamente compattati, che rischiano di precipitare a valle in caso di scosse telluriche, inondazioni o altri eventi naturali. Il procedimento che ha riguardato questa indagine si è poi concluso con un rinvio a giudizio per l'amministratore (al mio arrivo si era già concluso) e non ha portato agli esiti sperati sotto il profilo repressivo perché, nel frattempo, è entrata in vigore una nuova legislazione sui reati amministrativi in materia di abuso (queste erano le imputazioni iniziali). Insomma, non siamo riusciti ad ottenere la condanna degli imputati. Ciò non toglie che dall'indagine sia emerso con evidenza il danno ambientale, l'illegittimità della gestione della discarica e i collegamenti con la realtà mafiosa che, forse, non si è riusciti a provare in maniera completa.
Un'altra indagine è stata avviata proprio a seguito della segnalazione da parte della competente Commissione parlamentare costituita nel corso della precedente legislatura, che ci informava, con una nota, della costituzione, a Palermo, di imprese individuali aventi come oggetto sociale la raccolta e lo smaltimento di rifiuti solidi urbani. Abbiamo delegato al GICO della Guardia di finanza alcuni accertamenti e abbiamo rilevato soltanto irregolarità amministrative, che sono state comunque perseguite, e non collegamenti con la criminalità mafiosa.
Un’altra indagine nel corso della quale, invece, è emerso un collegamento del genere ha riguardato la discarica di Trapani. La Direzione distrettuale antimafia di Palermo, nell'ambito di una investigazione iniziatasi nel 1996, ha evidenziato l'acquisizione del controllo, da parte della famiglia mafiosa di Trapani capeggiata da Vincenzo Virga, allora latitante ma oggi arrestato, del servizio di smaltimento dei rifiuti solidi urbani di Trapani e della gestione dell'impianto comunale di riciclaggio di questi rifiuti.
Ulteriore indagine nel corso della quale è stato colto questo collegamento è stata svolta in provincia di Agrigento, a Palma di Montechiaro, dove lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani è sempre stato monopolizzato dalla mafia locale. La strana circostanza è che, in quel territorio, si sono verificate alcune guerre per l'avvicendamento nella direzione della famiglia mafiosa che hanno avuto riflessi anche nella gestione della discarica. Mi spiego meglio. L'alternanza nella leadership mafiosa da parte delle varie cosche locali può essere riscontrata attraverso il passaggio di gestione della discarica dato che, in luogo dell'impresa titolare dell'appalto, avente una funzione soltanto figurativa, vi è sempre stato il gruppo mafioso in quel momento egemone. Quest'ultimo imponeva l'utilizzazione dei propri mezzi meccanici e dei conducenti mediante la formula fittizia del “nolo a freddo”, ossia mascherando l'estorsione per mezzo dell'emissione di fatture per il presunto noleggio di mezzi meccanici senza conducente: in realtà, non c'era nulla dietro. Anche la fase della raccolta dei rifiuti è stata oggetto di estorsioni: l’imprenditore titolare è stato costretto a effettuare assunzioni fittizie - le famose "guardianie" - e quant'altro. Questo è un esempio di come la mafia, in un paese dell'agrigentino, sia riuscita a mettere le mani sulla discarica.
Vi sono state anche altre indagini. Ho citato quelle durante le quali è emerso con concretezza il collegamento con il fenomeno mafioso. In altre, tale collegamento non è stato riscontrato. Una indagine sui centri di rottamazione nella città di Palermo è stata affidata al NOE dei Carabinieri su indicazione dello stesso Ministero dell'ambiente.
Un altro fenomeno oggetto di attenzione è quello dello smaltimento dei rifiuti radioattivi, per la cui gestione, come è noto, vige una disciplina particolare. Si tratta di una problematica, allo stato, ancora inesplorata, soprattutto per la difficoltà che abbiamo incontrato nel trovare un organo di polizia giudiziaria in grado di effettuare controllo completo. Abbiamo eseguito numerosi sequestri di rifiuti costituiti da notevoli quantità di amianto ma poi abbiamo avuto notevoli difficoltà per la loro distruzione perché, in Sicilia, non esistono imprese autorizzate. Se ne trovano soltanto a Roma o ancora più a nord. Su chi devono gravare i costi della distruzione? Certamente, una volta che noi li abbiamo sequestrati, abbiamo il problema di gestirli. In una occasione abbiamo addirittura ipotizzato di non procedere al sequestro perché il curatore nominato avrebbe dovuto svolgere una attività comportante sanzione nei suoi confronti, non avendo modo di risolvere il problema ambientale. La regione, la provincia, il comune e gli altri enti locali non intendono assolutamente fornire i mezzi per risolvere il problema ambientale. Questo è il punto. Non è con la repressione che si trova una soluzione anche se, naturalmente, io la devo praticare poiché costituisce, pur sempre, una remora. Tuttavia, i problemi sono a monte: riguardano i controlli e, soprattutto, la bonifica dell’ambiente una volta che sia stata accertata la presenza di inquinamento.
Altri procedimenti relativi a reati ambientali sono in corso. Tra essi, una indagine sullo smaltimento dei rifiuti ospedalieri, da cui sono derivati sviluppi interessanti che si sono risolti, però, soltanto in truffe a danno dell'ente ospedaliero: il contratto prevedeva che il compenso fosse determinato in base al peso ma, non esistendo neppure una bilancia, non so bene con quale criterio fosse, in realtà, liquidato. In altre parole, il compenso doveva essere determinato in base al peso ma non c'era una bilancia per pesare il materiale di risulta che fuoriusciva dagli ospedali. Ve lo riferisco per potervi illustrare alcune nuances su questi aspetti.
Abbiamo, altresì, scoperto che un nube tossica addensatasi sul lungomare di Carini proveniva da emissioni inquinanti e da scarichi privi di autorizzazione e al di fuori dei limiti stabiliti dalla legge. La fabbrica di materiali ferrosi che ne era responsabile era abusiva anche dal punto di vista dei manufatti: tutto era abusivo, dalla costruzione alla attività, sino alla emissione di scarichi inquinanti.
L'inquinamento dell'alveo del fiume Eleuterio, nei pressi di Bagheria, invece, era causato dalla attività svolta, senza autorizzazione, da cinque titolari di frantoi, costituiti in associazione, che effettuavano lo smaltimento delle acque reflue, al di fuori dei limiti stabiliti, in un terreno dal quale, poi, defluivano nell'alveo. Inoltre, in un'altra zona, sempre nell'alveo dello stesso fiume, c'è una attività di deposito, trasporto, raccolta e smaltimento incontrollato dei rifiuti che comporta un ulteriore deterioramento delle sue acque, determinato anch’esso dal ciclo della lavorazione dell'olio. Anche in questi casi sono stati disposti i sequestri delle aree e dei mezzi utilizzati per il trasporto.
Un altro problema è stato riscontrato in una zona turistica in prossimità di Palermo, tra Partanna e Mondello, dove, in un'area di 54 chilometri quadrati, si trovano 16 corpi di fabbrica in stato di totale abbandono in quanto di pertinenza della curatela fallimentare, che non ha disponibilità per provvedere alla bonifica. Le amministrazioni pubbliche non intendono intervenire: è uno di quei casi di cui si diceva. Si tratta di una vera e propria " bomba ecologica " in quanto è stata trasformata in una discarica a cielo aperto con rifiuti di tutti i tipi, pericolosi e non pericolosi, quali, ad esempio, autovetture abbandonate dai ladri. La vastità dell'area e le difficoltà di intervento costituiscono i principali problemi per la bonifica del sito. È fuor di dubbio che siano stati inoltrati solleciti alle amministrazioni per eliminare tutto questo. Ritengo che, in qualche modo, si debba cercare di risolvere il problema. Cercheremo di prospettare alcune possibili soluzioni.
Un’altra indagine ha riguardato la falsa rimozione di sfabbriciti derivanti dalla demolizione di manufatti abusivi, sul lungomare di Carini. L'impresa incaricata, oltre a non essere iscritta all'albo e priva della autorizzazione, non ha effettuato detta rimozione, limitandosi a interrare i rifiuti e coprirli con terra vegetale, successivamente falsificando i formulari di carico e scarico rifiuti per decine di miliardi di chili. Si profila anche una truffa ai danni del comune di Carini. Stiamo valutando l'opportunità di procedere al sequestro dei mezzi utilizzati e alla adozione di eventuali misure cautelari. Anche sul problema dell'interramento dei rifiuti tornerò successivamente perché ci sono alcune norme che, in un certo senso, possono essere utilizzate.
Per continuare nell'esame di altre situazioni a rischio riscontrate a Palermo, ricordo l'esistenza di una discarica abusiva a Partinico, nei pressi della diga di Iato. Si tratta di un'area totalmente abbandonata, in quanto di proprietà di una cooperativa agricola fallita, e adibita a discarica. Abbiamo chiesto ed ottenuto il sequestro preventivo.
In un'altra discarica abusiva, sempre a Partinico, si trovano materiali ferrosi. Un’altra ancora è ubicata nel pieno centro di Palermo, in via Vivaldi, nei pressi di una scuola ceduta al comune vent’anni fa, per la quale non è mai stato stipulato l'atto di trasferimento, risultando, perciò, ancora privata. Sono stati individuati rifiuti pericolosi. Si è verificato un reciproco rinvio di responsabilità all'interno del comune anche per accettare la custodia dell’area. Quando il mio ufficio ha deciso di indagare l'assessore comunale, la situazione si è sbloccata. Non credo che debbano essere questi i mezzi per ottenere dall'amministrazione una certa collaborazione e mi vergogno di doverci ricorrere. Abbiamo chiesto ed ottenuto dal GIP il sequestro ma si sono presentati i consueti problemi per la bonifica dell’area.
Altre discariche abusive sono sparse su tutto il territorio. In un solo caso, che devo citare, è stata effettuata la bonifica ambientale: ne è stato disposto il sequestro e l'area è stata completamente bonificata dal comune, circa un anno fa.
PRESIDENTE. Da quale comune?
PIETRO GRASSO, Procuratore della DDA di Palermo. Dal comune di Palermo. La discarica era stata creata da ignoti, quindi non vi erano responsabilità. Lo ripeto, è l'unico caso in cui abbiamo riscontrato la bonifica ambientale da parte del comune. Anche in questa occasione, abbiamo avuto bisogno di indagare qualcuno per poterla ottenere.
Un’altra questione, sempre a Palermo, è quella della privatizzazione della azienda municipalizzata di raccolta dei rifiuti. Molte di queste attività, in precedenza, erano svolte dall'azienda municipalizzata: il comune, cioè, disponeva di un braccio esecutivo. Divenuta privata, essa ha richiesto il pagamento del servizio. Per questo sono necessari i fondi, i finanziamenti e tutto quanto connesso.
Tirando le fila, potete notare come ci sia una grande cultura ambientale nel mio ufficio: vanto collaboratori meravigliosi che cercano di stimolare il più possibile questa attività di controllo sul territorio per cercare, quanto meno, di segnalare e di evidenziare questa realtà. Tuttavia, non credo che noi ci dobbiamo sostituire alla pubblica amministrazione, attraverso i nostri organi. Ci adoperiamo e continueremo ad impegnarci in tal senso ma non so fino a quando questi ragazzi, di fronte alla vacuità dei loro sforzi, e al sostanziale permanere di queste situazioni, potranno avere la costanza di continuare in questa attività. Sono sicuro che continueranno perché sono sostenuti da un'idea e credono nella cultura ambientale. Però, devo riconoscere che qualcosa si potrebbe fare. Un risultato già si è ottenuto prevedendo un reato, all'articolo 52-bis, che ci aiuta moltissimo. Sono già state avviate due indagini, per mezzo di intercettazioni, che ci auguriamo produrranno i relativi frutti. Disponendo dei mezzi, stiamo cercando di ottenere qualche risultato. Essendo prevista una pena fino a sei anni, è ora possibile effettuare intercettazioni telefoniche e appostamenti per cercare di individuare il responsabile. Molte di queste indagini, infatti, sono nei confronti di ignoti.
Uno tra i primi problemi, secondo me, è quello della qualificazione della polizia giudiziaria. Il NOE dei Carabinieri, pur capacissimo sotto il profilo della polizia giudiziaria, essendo un organo piuttosto centralizzato non può conoscere tutti gli anfratti del territorio e agire dappertutto, in tutta Italia. D'altra parte, il NOPA, un nucleo della polizia municipale abilissimo sotto il profilo della scoperta ambientale (abbiamo formato questi ragazzi quando si trovavano in Procura presso la Pretura), continua ad operare per l'ufficio ma, pur dimostrando ottime capacità nell’accertamento delle situazioni, è carente sotto il profilo della polizia giudiziaria: non possiamo attribuire alla polizia municipale il compito di effettuare intercettazioni ed appostamenti, poiché non sono attrezzati, non dispongono dei mezzi necessari.
Se vogliamo veramente svolgere una attività repressiva dobbiamo pensare ad una polizia ambientale che possa essere formata in maniera completa - dal momento che adesso questi tipi di reati sono previsti - per poter perseguire con mezzi e strumenti adeguati le relative violazioni. Tuttavia, il nostro problema è anche la bonifica del territorio, una volta che sia stata accertata la violazione. Dal momento che gli enti locali, almeno nel Mezzogiorno - altrove, non lo so - non rispondono, o non dispongono dei mezzi necessari, o dei finanziamenti, si potrebbe pensare ad un ente centralizzato per la bonifica, al di fuori o con la partecipazione degli enti locali medesimi. Dovrebbe trattarsi di qualcuno incaricato di questo compito, e soltanto di questo, cioè individuare il sito da bonificare e procedere a tutto quanto necessario, disponendo dei finanziamenti per poterlo realizzare. Bisogna spendere soldi per rendere di nuovo vivibile una parte del territorio.
Anche in ambito amministrativo riscontriamo questa mancanza di cultura della tutela e della bonifica del territorio: non c'è sensibilità. Invece, cominciamo ad intravedere una maggiore attenzione da parte di cittadini. In località, come Partinico, dove l’omertà regna sovrana, iniziamo a registrare segnalazioni da parte dei cittadini i quali iniziano a capire che il territorio e la sua tutela appartengono loro e l’inquinamento danneggia i loro figli e le loro famiglie. Questo è un dato positivo, dal nostro punto di vista. Il dato negativo è, ancora, l'insensibilità da parte degli organi amministrativi.
Un altro aspetto da rilevare è quello della attività abusiva, spesso giustificata dalla mancanza di strumenti urbanistici. Si sostiene, cioè, che l'attività abusiva sia motivata dalla mancanza, in un determinato territorio, di un piano approvato: quindi, se qualche cosa devo fare, sono autorizzato a procedere abusivamente. Abbiamo già ricordato come non ci sia nel sud d'Italia una impresa autorizzata alla bonifica dell'amianto e come queste si trovino soltanto a Roma e nel nord. Abbiamo ricordato anche che Sicilia operano due imprese la cui autorizzazione, da parte della ASL, non so quanto sia valida e legittima: si servono di una deroga alla legge con autorizzazione della ASL. Non so quanto tutto questo sia regolare ma, purché procedano alla bonifica, siamo disposti a non approfondire troppo questi problemi di autorizzazioni, a condizione che la eseguano correttamente, nel rispetto della legge e nella massima sicurezza.
Alcune imprese si prestano ad effettuare le analisi chimiche per altre imprese che devono certificare, di volta in volta, l'avvenuto smaltimento dei rifiuti: anche per questi casi, sono in corso indagini relative alla falsificazione delle analisi. Esse risultano eseguite in modo maldestro e fuori norma, perché danno atto di un prelievo effettuato in un giorno in cui l’impianto non era in funzione: questo lo abbiamo riscontrato dai dati dei registri ed è stato facile riscontrare la falsità della analisi.
Un dibattito è in corso sulla nozione di rifiuto, di cui sarete sicuramente a conoscenza. Secondo un recente decreto, infatti, non è considerato rifiuto tutto ciò che è reimmesso nel ciclo produttivo. Se l'interramento dei rifiuti e lo spargimento di terra vegetale può essere considerato un metodo di reimmissione nel ciclo produttivo, e se ciò è autorizzato da un decreto, noi non possiamo contestare alcunché. Non dimentichiamo, però, che in questa materia dovrebbero essere tenuti presenti sia l'inquinamento delle falde acquifere sia il contrasto con le direttive comunitarie. Mi sembra quasi offensivo ricordarlo a voi, che vi occupate della materia. Si tratta di una interpretazione, per decreto, della nozione di rifiuto. Dinanzi a siffatta interpretazione, non si può pensare di perseguire chi compia attività di questo genere.
A mio avviso, tuttavia, un mezzo c'è per cercare di ottenere qualche risultato. Ricordo, ad esempio, il decreto legislativo n. 758 del 1994, noto come legge antinfortuni sul lavoro. Mi riferisco ai casi in cui il privato è proprietario del terreno sul quale è ubicata la discarica e l'autorità pubblica non può intervenire, in quanto il terreno è privato. Il primo, non ha alcun interesse a rimuovere la causa di quel disastro ambientale perché sa che, in base al cosiddetto decreto Ronchi, il terreno gli sarà confiscato: perciò, lo perderà comunque e non lo potrà riacquistare. Insomma, non ha alcun interesse alla rimozione dei rifiuti. La pubblica autorità, del resto, non può intervenire, per la ragione anzidetta, e ne scaturisce un rinvio di responsabilità che, sostanzialmente, lascia invariata la situazione di devastazione ambientale. A causa di questo meccanismo, non si perseguono più i reati in applicazione della cosiddetta legge antinfortuni sul lavoro. Si potrebbe ipotizzare una norma in base alla quale, se il privato ottempera al suo obbligo e paga la sanzione, che può essere ridotta laddove ci sia una certa collaborazione, il procedimento si estingue e non deve più rispondere del reato. In tal modo avrebbe un interesse alla rimozione della discarica e del relativo disastro ambientale, per recuperare il terreno e poterlo riutilizzare. Bisogna creare un meccanismo finalizzato a risolvere questo problema: imporre alcune prescrizioni, ottemperando alle quali il reato si estingue. Altrimenti si potrebbero fornire alla magistratura mezzi sostitutivi e coercitivi: anche se la ritengo sbagliata non vedo ulteriori soluzioni, dal momento che l'autorità pubblica, da questo lato, non risponde. Un tempo, per le costruzioni abusive, il pretore poteva emettere una ordinanza ed eseguirla a spese dell'amministrazione della giustizia. Non credo che sia questa la strada giusta ma, in ogni caso, rappresenta un'alternativa.
GIUSEPPE ONORATO BENITO NOCCO. L'autorità pubblica non lo fa perché non ha i mezzi!
PIETRO GRASSO, Procuratore della DDA di Palermo. Potrebbe farlo la magistratura, ricorrendo ai fondi per le spese della giustizia. Del resto, la magistratura ha una maggiore cultura in materia di tutela dell'ambiente. Almeno per quanto ho riscontrato nel mio ufficio, l'ambiente naturale è considerato un bene collettivo e bisogna operare affinché i cittadini riescano ad ottenere un qualche risultato.
Insomma, la bonifica ambientale rimane la vera questione, al di là del problema della mafia, perché chi ne subisce le conseguenze è proprio il cittadino, siamo tutti noi. Sono un siciliano, un palermitano, e sono interessato a migliorare la mia regione, anche sotto questo profilo.
PRESIDENTE. Ringrazio il procuratore, dottor Pietro Grasso, e invito i componenti di questa Commissione a rivolgergli i loro quesiti.
EGIDIO BANTI. La prima domanda riguarda le osservazioni svolte dal signor procuratore in merito alla necessità di una vera e propria polizia ambientale. In molte regioni d'Italia, negli ultimi anni, questo ruolo è stato svolto, in modo molto lodevole, dal Corpo forestale dello Stato. In Sicilia, quale regione a statuto speciale, opera un Corpo forestale regionale, di cui il dottor Grasso non ha riferito. Vorrei sapere se, a suo giudizio, il Corpo forestale regionale presenti qualche limite, al pari del Corpo forestale dello Stato, al di là di della volontà delle persone, naturalmente. In altre regioni del paese, questi funzionari hanno assunto anche il ruolo di polizia ambientale e, soprattutto nel campo dei rifiuti, hanno operato ed operano egregiamente.
Un'altra questione riguarda il porto di Palermo: vorrei sapere se siano in corso indagini e se siano state registrate attività dolose, nell’ambito delle normali attività portuali, in particolare per quanto attiene all'entrata o uscita illecita o irregolare di rifiuti.
Infine, in collegamento con quanto appena domandato, desidero sapere se, a vostro avviso, la mafia, in questo settore specifico nel quale - come lei ha giustamente ricordato - si è inserita già da molti anni, abbia stretto collegamenti con altre realtà di criminalità organizzata esistenti nelle altre regioni paese, ad esempio nel nord Italia, o addirittura all’estero, per ragioni di interesse o per il traffico di rifiuti.
GIUSEPPE ONORATO BENITO NOCCO. Ho molto apprezzato la sua preoccupazione, dottor Grasso, e lo stile con cui ha posto il problema. In qualità di avvocato, so bene quante volte la magistratura sia equivocata per la sua ingerenza in sostituzione di altri poteri. Tuttavia, a volte, più che sostituirsi è necessario lanciare un allarme. In questo campo specifico ritengo che le infiltrazioni mafiose siano possibili laddove ci sia confusione burocratica, non ci sia certezza del diritto, laddove non si sappia quali siano le discariche, quali siano legali e quali non lo siano. In Sicilia, come in Puglia, operano alcuni organi dello Stato tra i quali il Commissario per i rifiuti, che è il presidente della regione, e l’ARPA, che dovrebbe essere il braccio armato e dovrebbe a sua volta servirsi delle province e delle ASL, che sono attrezzate. Perciò, ritengo che il risultato finale della tutela dell'ambiente e della lotta alla malavita debba essere raggiunto a partire dalla capacità di gestire in modo corretto il problema e di affrontarlo. A mio avviso, occorre comprendere quali siano le iniziative che i Commissari, in questi casi, hanno adottato. Il suo ufficio potrebbe servire non a sostituirsi - sappiamo quanto rispetto e quanto timore abbiamo della magistratura - ma a lanciare un allarme, affinché si possa iniziare ad affrontare un progetto organico che possa risolvere i problemi di tutta la Sicilia. Questo risultato, secondo me, può essere gradualmente raggiunto. Tutto il resto consiste in éscamotage, anche giuridici, precari e provvisori che non risolvono la questione. Il problema è gravissimo ma ci sono i mezzi per risolverlo. Dal momento che abbiamo individuato gli organi – l’ARPA, quale braccio armato, il Commissario e le province, per le loro competenze, e le ASL, con il loro laboratori – a mio avviso, si potrebbe cominciare, per lo meno, a mettere insieme tutto questo con il coordinamento della magistratura, che non dovrà esercitare poteri sostitutivi: è un consiglio che deve rimanere in questa sede, altrimenti si potrebbe affermare che l'avvocato Nocco, contrario ad un ruolo sostitutivo della magistratura, suggerisce soluzioni di questo genere.
PRESIDENTE. Spero che non sia, nel senso indicato, qualche avviso in partenza.
GIUSEPPE ONORATO BENITO NOCCO. Solo in senso costruttivo!
PRESIDENTE. Le considerazioni, peraltro utilissime, formulate da ogni commissario le riserverei ad una diversa fase. Preferirei, invece, che fossero rivolte domande stringate e chiare, come è nostra consuetudine.
RENZO MICHELINI. Vorrei sapere se nelle discariche abusive, così come rilevate, siano trattati soltanto rifiuti locali o anche i rifiuti provenienti dal resto della Sicilia o da altre regioni.
Per quanto riguarda i siti inquinati, vorrei sapere se i sindaci abbiano emesso le ordinanze per il disinquinamento a carico dei proprietari e se la regione abbia avviato le procedure per attivare i meccanismi di finanziamento nazionale previsti dalle norme apposite.
GENNARO CORONELLA. Lei ha affermato, signor procuratore, che la funzione degli amministratori locali è scarsa, rispetto al problema dei rifiuti solidi urbani. Successivamente, ha affermato, elencando una serie di indagini, che esiste una connessione tra la malavita organizzata, segnatamente la mafia, e la gestione delle risorse e dei servizi che orbitano nel circuito dei rifiuti solidi urbani. Le chiedo se sia a conoscenza di un intreccio tra amministratori e mafia, segnatamente per quanto attiene alla gestione dei servizi RSU.
DONATO PIGLIONICA. Mi permetta di ringraziarla, signor procuratore, dal momento che oggi ho ascoltato una lezione della quale tutti dovremmo tenere conto.
Dovendo stabilire un trend dei reati ambientali nel tempo, vorrei sapere se, per quanto riguarda la loro frequenza, siano in crescita o in diminuzione.
In un’altra audizione molto istruttiva, il procuratore nazionale Vigna ci segnalava la tendenza della mafia non più ad entrare nella gestione ma a costituire società che partecipano nella gestione dei servizi dello smaltimento dei rifiuti – di cui, in questo caso, ci siamo occupando – e, più in generale, di tutti i servizi pubblici nonché a partecipare, con le note metodiche, alle gare e agli appalti.
C'è già qualche rilevazione di questo tipo? Le domando questo perché in Campania abbiamo verificato che ciò esiste e anche in maniera importante. Vorrei quindi sapere se ci siano dati relativi anche alla situazione in Sicilia
PRESIDENTE. Vorrei aggiungere ancora una riflessione. Le ci ha riferito di un'indagine non più in corso, in merito alla discarica di Trapani. Le domando se può essere più preciso anche rispetto ad eventuali coinvolgimenti di imprese di carattere nazionale o se il fatto riguardi soltanto realtà imprenditoriale della Sicilia.
Infine, collegandomi a quanto già riferito dal collega Banti, mi domando se siano stati accertati collegamenti con altre organizzazioni criminali del paese (in particolare, camorra e simili in Calabria e Puglia), insomma se vi sia una consorteria criminale collegata su questo fronte.
Infine, mi domando ancora se siate in possesso di elementi o abbiate iniziative riguardanti l’accertamento di discariche in cave dismesse per rifiuti radioattivi o addirittura tossici, smaltiti lungo le coste siciliane.
PIETRO GRASSO, Procuratore della DDA di Palermo. Vi sono le segnalazioni e gli interventi del Corpo forestale regionale che, per quanto ci risulta, non ci sono state (né si sono avuti interventi o attività in merito da parte di questo Corpo). Peraltro, tale Corpo dipende dal presidente della regione e dall'assessore all'agricoltura ed alle foreste. L'attuale presidente della regione, l'onorevole Cuffaro, è stato anche assessore all'agricoltura e alle foreste e quindi conosce benissimo tutte le potenzialità del Corpo. Se non lo ha utilizzato devo presumere che non abbia le capacità tecniche per poterlo fare o vi sia un problema di carenza di uomini. Forse, potreste, più utilmente, domandarlo a lui.
Per quanto riguarda i porti, abbiamo condotto un'indagine sui cantieri navali di Palermo, dove sono stati riscontrati depositi di amianto e altre sostanze di questo genere. In questo caso, si è riusciti, visto che si trattava di cantieri navali, ad ottenere la collaborazione per la rimozione (non so se è stata ultimata), comunque si tratta dell'unico caso di intervento (sui cantieri di Palermo).
Per quanto riguarda il traffico di rifiuti via mare, non mi risulta che vi sia nulla del genere. Nel caso, questo dovrebbe avvenire attraverso container, ma non credo che vi sia una simile attività. Invece, ritengo che si preferisca il trasporto su gomma, via terra.
Tra l'altro, per le navi c'è uno controllo sui trasporti e questo è forse uno dei motivi per cui tale mezzo non viene utilizzato. Una nave, infatti, secondo il libro di bordo, deve sempre registrare da dove parte e dove arriva, mentre un camion che parte da Palermo - e che dovrebbe per esempio arrivare a Mestre, dove ci sono gli impianti di smaltimento di certi rifiuti - non si sa se arrivi a destinazione o se si fermi magari fuori Palermo, visti i costi dell'operazione. Quindi, il controllo si può eludere meglio con questo tipo di trasporto piuttosto che con l'altro. Però, se pervenissero delle segnalazioni, potremmo attivare qualsiasi tipo di indagine (mi lasci anzi ribadire la nostra completa disponibilità in tal senso).
Per quanto riguarda la mafia ed eventuali collegamenti con altre attività mafiose e traffici all'estero, le rispondo subito che a noi non risulta nulla del genere, tuttavia, non me la sento di escludere eventuali possibilità in tal senso (sono infatti abituato ad affermare l'esistenza di un fenomeno solo quando sono in possesso di elementi che confermano le mie presunzioni). Teoricamente, quindi, si può ipotizzare un collegamento di questo tipo. Se nel napoletano, per esempio, c'è una posto dove vengono a concentrarsi le attività di occultamento dei rifiuti, è possibile che questo rappresenti un modo per risolvere i problemi anche della vicina Sicilia, perché andare là anziché a Mestre, sarebbe, nell’esempio fatto, più vantaggioso.
Tuttavia, non avviene il contrario, nel senso che ritengo non vi sia uno scambio con rifiuti di altre regioni che vengono qui da noi. In questo senso, la mafia opera secondo il ragionamento per cui, avendo già i nostri rifiuti, è meglio non farne arrivare altri da altre regioni: ci gestiamo i nostri! Quindi, non credo che ci siano responsabilità da parte delle organizzazioni criminali in quest'ambito.
Non voglio certo con questo dire che si tratti di un fatto positivo, perché sempre di una carenza dello Stato e degli organi si tratta e non accetto quindi questa sorta di “beneficio” che riceviamo dalle organizzazioni criminali, per principio, ma così è.
PRESIDENTE. Lei è sufficientemente certo che sia così?
PIETRO GRASSO, Procuratore della DDA di Palermo. Sì, non ci sono interventi di rifiuti da parte di altre regioni in Sicilia, così come non ci sono attività da parte di extracomunitari, se non controllate. In altre parole, il controllo del territorio coinvolge sia le attività lecite, sia quelle illecite: insomma è globale!
DONATO PIGLIONICA. È una sorta di outsorcing dello Stato, il quale ha trasmesso alla mafia il controllo del territorio. Insomma, ha esternalizzato un servizio!
PIETRO GRASSO, Procuratore della DDA di Palermo. Diciamo che, da qualche tempo, tale controllo viene messo in crisi perché nel corso di un'indagine nei confronti del figlio di Totò Rina, noto capomafia arrestato nel 1993, è venuto fuori che tale figlio, una volta osservò, con un amico che era in macchina, che suo padre aveva un bel dire ma ormai i tempi erano cambiati e che, al giorno d'oggi, con tutte le microspie, le indagini sul territorio e via dicendo, tutto era diventato più difficile (colgo l'occasione per segnalare che, in effetti, proprio in quell'occasione stavamo registrando anche quella conversazione!).
Quindi, vi è un controllo del territorio, ma non è più così assoluto. Cerchiamo con i mezzi che abbiamo di fare il nostro dovere e le intercettazioni sono un mezzo utile a tal fine. Poiché sono a conoscenza di alcuni disegni di legge all'esame del Parlamento che mirano a ridurre la capacità di tale mezzo di indagine, lascio a voi il compito di giudicare se ciò sia utile o no.
Dobbiamo partire da un uso legittimo, prudente e responsabile di tale mezzo, ma anche per quanto riguarda il modo in cui vengono riportati da parte della stampa i provvedimenti che prendiamo che, hanno magari comportato delle registrazioni. Capisco che ciò si dovrebbe, nei limiti del possibile, evitare e per questo molto spesso tali registrazioni vengono sospese. Tuttavia, proprio rischiamo che in futuro ci vengano tolte tali prerogative, siamo costretti a fare ciò perché è l'unico modo per poter guadagnare fiducia nell'utilizzo e nella gestione di un mezzo tanto delicato che incide sulla privacy delle persone.
Ci sono poi i commissari e c’è l’ARPA, quale braccio esecutivo. Tuttavia, ora siamo in attesa di verificare che cosa si farà con tutti questi mezzi. Quando li vedremo operare, saremo ben lieti di lasciarli fare, lavoreremo meno noi! Il modo in cui fare ciò, però, è un problema loro.
Il controllo che noi possiamo compiere è di tipo limitato, perché tanti reati contro la pubblica amministrazione, proprio in virtù della riforma, non sono più perseguibili. L'omissione d'atti d'ufficio o l'abuso in atti d'ufficio, senza lo scopo patrimoniale, non possono….
Allora, non possiamo andare a controllare l'attività di un commissario o la discrezionalità di quest'ultimo se faccia o meno certe cose. Alla domanda che prima mi avete posto, se si era fatta l’una o l’altra cosa, se erano stati chiesti i contributi europei, emesse le ordinanze, attivate le procedure per i finanziamenti europei, vi rispondo che io non posso andare a controllare tutto ciò. Si tratta di attività che non rappresentano ipotesi di reato a meno che non ne mi risulti che vi sia un problema patrimoniale, in altri termini un problema di corruzione o di favoreggiamento. Solo in tal caso posso avviare le indagini e con esse il controllo.
Tuttavia, sono contrario a tali controlli effettuati al di fuori delle istituzioni e delle norme. Mi piacerebbe molto effettuarli, però non ritengo che sia giusto. Se potessi disporre della norma precedentemente in vigore, dell’omissione d'atti d'ufficio così com'era prima, forse… Però anche quelle norme hanno condotto a degli abusi - lo abbiamo visto - e l'effetto è stato deleterio, perché tutti gli amministratori avevano una tale paura di finire sotto la scure dell’attività e dell'indagine della magistratura che non facevano più nulla. Il problema va quindi risolto in altro modo. Occorrerebbe che la magistratura facesse ciò che le leggi le consentono di fare senza entrare in campi non suoi, ma dall'altra parte devono anche funzionare i controlli amministrativi, che sono molti.
Abbiamo, dal punto di vista amministrativo, in Sicilia, una situazione che è assolutamente fuori da qualsiasi controllo: avevamo la Commissione provinciale di controllo che è stata abolita, gli atti dei comuni non sono più soggetti ad alcun controllo, il segretario generale di ogni comune o il segretario comunale, prima era di nomina statale mentre adesso viene scelto quasi come un manager dal sindaco, quindi ha un rapporto di dipendenza con questi. Quindi, in tutto il regime dei controlli amministrativi di oggi, mi fate capire quale sia il controllo? Il controllo da parte della magistratura non c'è più, per il motivo che abbiamo ricordato. Il controllo amministrativo non c'è più, perché è stato abolito.
Insomma, c'è una carenza generale di controlli e quindi, la discrezionalità amministrativa, arrivata da un certo punto, si aggancia all'uomo, alla persona, al politico che vuole imporre un determinato comportamento ai suoi dipendenti o vuole dare un indirizzo all'amministrazione. Questa descritta è una situazione generale che vale per tutta la pubblica amministrazione, per la ragione, la province, i comuni.
Ritengo quindi che si dovrebbe riflettere anche su questo problema più generale, che non riguarda strettamente solo quello dei rifiuti.
Per quanto riguarda la domanda in merito ai rifiuti locali o di altri ambienti, penso di avere già risposto su ciò, dicendo che i problemi in Sicilia sono dati dai rifiuti locali.
Per quanto concerne l'emissione di ordinanze da parte dei sindaci, ho già risposto dicendo che noi non possiamo controllare in merito, però se ciò capita nell'ambito di qualche altra indagine, svolta per altri motivi, e tale aspetto viene fuori, abbiamo ed effettuiamo anche questo controllo.
RENZO MICHELINI. Il sito inquinato normalmente presuppone un pericolo per la salute e, normalmente, la magistratura interviene: è in questo senso che avevo posto la domanda!
PIETRO GRASSO, Procuratore della DDA di Palermo. Certamente, partendo dall'indagine sul reato ambientale, controlliamo se siano state poste in essere tutte le attività da parte della pubblica amministrazione, però non abbiamo un mezzo repressivo nel caso in cui ciò non venga fatto, cioè in merito alla discrezionalità amministrativa, io non sono assolutamente in grado di sanzionarla né di perseguirla.
Pertanto, alla fine procederò all’accertamento e, quando l'indagine diverrà pubblica, sarà un problema di valutazione politica dell'attività di un ente, di un politico o di un amministratore a fare il resto, io però ritengo di non potere legittimamente fare nulla.
Per quanto riguarda i possibili intrecci tra amministratori e settori della mafia, posso dirvi che quando li abbiamo trovati abbiamo proceduto (vi sono anche indagini in corso) nei loro confronti. Naturalmente, sapete anche che le indagini in corso non si possano palesare, quindi quando qualcuna di queste andrà a buon fine, ne verrete immediatamente a conoscenza.
Per il momento, posso solo dirvi che vi sono attualmente indagini in corso per il coinvolgimento tra mafia e pubblica amministrazione. Qualcuno diceva - ma non voglio assumermi la paternità di tale frase - che se la mafia è il pesce, l’acqua è la politica (lo diceva un collaboratore di giustizia per cui, anche in questo caso, non intendo fare esprimere giudizi a persone che provengono da certi ambienti). Comunque, in questa terra, dove la mafia ed il rapporto con la gente non rappresenta un fenomeno di criminalità comune ma è contraddistinta da una sua specificità, nel senso che essa cerca di partecipare ad un sistema di potere (quindi il fine della mafia non è solo il profitto criminale, è qualcosa di più poiché essa vuole il consenso dei cittadini) vi sono intere comunità culturalmente ancora mafiose. Ci sono borgate intorno a Palermo che sono mafiose, mentre Palermo stessa è una città che ha invece una cultura contro la mafia, che invece non si ritrova in altre regioni quali, per esempio, la Calabria. Per cui, anche nella composizione del tessuto culturale vi è una certa complessità.
Per quanto riguarda i reati ambientali, secondo i dati disponibili, forniti dal mio ufficio, essi sono in crescita (abbiamo visto quante segnalazioni vi siano in proposito). Attualmente, più aumentano i reati ambientali, più aumentano le segnalazioni, quindi, non desumerei dal reato l’andamento del fenomeno di inquinamento ambientale perché esso dipende da fattori che non possiamo….
Se ci sono le segnalazioni, registriamo un reato. Se c'è una carenza di attività sul territorio o una mancanza di collaborazione da parte dei cittadini che segnalano qualcosa del genere, anche noi abbiamo una minore… (però il parametro non è questo).
PRESIDENTE. Segnala semmai l'aumento di sensibilità?
PIETRO GRASSO, Procuratore della DDA di Palermo. Esatto! Il problema della mafia è che oltre a controllare e trarre profitto estorsivo dalle attività di imprese che si occupano di rifiuti, essa entra dentro le imprese! Si tratta di un tentativo che c'è sempre stato. Non abbiamo alcun esempio in relazione a ditte specifiche che si occupano di rifiuti ma abbiamo molti esempi di un controllo da parte della mafia sulle imprese che, piano piano, in maniera sempre più approfondita, si è esteso: si comincia con l'estorsione e la protezione; si prosegue con l'investire una parte di capitali nell’attività e poi, piano piano, si arriva fino ad ottenere un pieno controllo, obbligando la persona a rimanere titolare in modo da fungere da copertura per gli interessi mafiosi.
MICHELE TUCCI. Lei vede questo pericolo anche nella privatizzazione delle ex aziende municipalizzate e/o speciali per cui cioè la mafia possa entrare direttamente nell'acquisto del capitale?
PIETRO GRASSO, Procuratore della DDA di Palermo. Cioè il pericolo dell'infiltrazione? Tale pericolo c'è sempre! Il problema consiste nel riscontrare e nell'attuare controlli a monte: tuttavia il pericolo c'è sempre!
MICHELE TUCCI. Mi riferisco al pericolo che la mafia non si accontenti più delle estorsioni ma al fatto che si organizzi ed entri direttamente nella gestione dei capitali.
PIETRO GRASSO, Procuratore della DDA di Palermo. In realtà, la mafia non si è mai accontentata di nulla e cerca sempre di sfruttare al massimo qualsiasi attività economica, lecita o illecita. Tutto ciò rientra nel pericolo che i capitali di origine illecita vengano usati per acquistare, attraverso l'opera di privatizzazione, servizi e via dicendo. Si tratta tuttavia di una deduzione, poiché non ho esempi pratici da fornirvi.
Per quanto riguarda le indagini su Trapani, il mio ricordo è che vi erano delle ditte locali, non nazionali. Tuttavia, mi riservo di controllare e di farle pervenire in seguito il risultato di eventuali segnalazioni su questa indagine che, appunto, coinvolgeva il capo della famiglia di Trapani, latitante ma che poi è stato recentemente arrestato.
PRESIDENTE. Quindi in collegamento con le amministrazioni?
PIETRO GRASSO, Procuratore della DDA di Palermo. Si, in collegamento con le amministrazioni e con tutta una rete di favoreggiatori. Per quanto riguarda i collegamenti con altre forme di criminalità, pugliese, calabrese e via di seguito, non abbiamo traccia di tali collegamenti ma possiamo intuirli perché li abbiamo in altre attività, come nel caso del traffico di stupefacenti.
Una volta che ci sono questi rapporti e relazioni, è facile che quando vi sia bisogno, si sviluppi una forma di solidarietà diffusa e di aiuto reciproco che può innescare meccanismi di scambio reciproco.
Per quanto riguarda il tema delle discariche dismesse e dei rifiuti radioattivi, c’è stata qualche segnalazione su tale ipotetica possibilità, consistente cioè nell’usare tali cave, poiché è vero che all'interno della Sicilia ve ne sono parecchie. Tuttavia, devo dire che non ve ne sono nel territorio di mia competenza (come invece in quello di Caltanissetta ed Enna), quindi, per ulteriori informazioni, suggerisco che vi rivolgiate presso quei territori. Per quanto mi risulta, non abbiamo riscontrato ipotesi del genere - cioè di utilizzo di tali cave per il deposito di materiale radioattivo - né lungo le coste, né altrove (a parte il discorso dell'amianto che vi ho già segnalato).
PRESIDENTE. La ringrazio per il contributo straordinario che ci sarà utile per una valutazione più piena. Ho colto una manifestata disponibilità, specificamente in merito alla possibilità di considerare insieme a noi alcuni aspetti da lei utilmente sottolineati. Mi riferisco, per esempio, alla valutazione da lei ha riferita circa l'estinzione del reato per particolari fattispecie (per chi bonifica o è in condizioni di operare azioni di bonifica e di tutela ambientale).
Ritengo che le sue considerazioni saranno considerate e valutate - non solo in questa sede - e ci premureremo di avere la sua personale collaborazione, se lo desidera, per valutazioni più approfondite che consentano poi di presentare proposte concrete sul piano dell'innovazione normativa.
Incontro con il vicepresidente della provincia regionale di Caltanissetta.
PRESIDENTE. Abbiamo il piacere di comprendere quale sia lo stato dell'arte nella sua provincia, se percepisce che vi siano sollecitazioni di natura più o meno criminale. Le ricordo che sarà utile ogni suggerimento che intenderà offrire a questa Commissione al fine di una comprensione più organica del fenomeno del ciclo dei rifiuti.
GIUSEPPE DOLCE, Vicepresidente della provincia di Caltanissetta. Mi scuso con la Commissione per il cambio di programma - il presidente avrebbe dovuto essere qui oggi - ma per motivi di carattere personale non è potuto venire. Sono stato quindi delegato a rappresentarlo.
La provincia di Caltanissetta, allo stato attuale, sta coordinando la costituzione dei due ambiti territoriali ottimali in cui il Piano regionale ha diviso la provincia. Un ambito territoriale ottimale - Caltanissetta 1 - che comprende il nord della provincia e un ambito territoriale 2 che comprende il sud della provincia.
Allo stato attuale si sono già svolte molte riunioni con i sindaci della provincia per arrivare ad una costituzione dei due ATO, così come previsti. Allo stato attuale la situazione è quella gestita, per così dire, dai comuni, nel senso che esistono nella provincia sei discariche autorizzate con decreto del prefetto nelle quali vengono conferiti i rifiuti. Non esiste, allo stato attuale, alcun circuito sul riciclo dei rifiuti, nel senso che soltanto per gli inerti vi sono alcune aziende - una è a Niscemi – che si occupano di questo, mentre per il resto la raccolta differenziata - così come mi riferiscono gli uffici - raggiunge appena l'8 per cento dei rifiuti.
Vi sono comunque dei picchi tra i vari comuni. Quelli più piccoli riescono meglio di quelli più grandi ad effettuare la raccolta differenziata. Per il resto, il Piano degli inerti è stato già ampiamente studiato ed approntato dalla provincia e in tempi molto rapidi giungerà ad esito, d'accordo con i comuni.
Per quanto riguarda gli appalti, la gestione diretta, la provincia non ha competenza (non ho avuto competenza fino a questo momento se non quella di esercitare un controllo sulle discariche abusive). Se non ricordo male, sono state censite una ventina di discariche abusive, alcune delle quali in via di bonifica.
Per quanto riguarda i rifiuti speciali, abbiamo soltanto l'AGIP Petroli di Gela, nella provincia, che è autorizzato a smaltire i suoi rifiuti (un’attività che viene compiuta già da tempo con problemi di carattere diverso). Avrete saputo dei problemi riguardo al pet coke e legati alla problematica ad esso connessa. Allo stato attuale non vi sono altre iniziative concernenti i rifiuti speciali.
Vi è poi l'azienda ospedaliera di Caltanissetta, la quale ci ha presentato un progetto di riciclo dei rifiuti speciali - stiamo attualmente valutando tale possibilità – secondo il quale ci è stato proposta a noi, come provincia, l'opportunità di trovare un finanziamento attraverso uno dei bandi del POR (piano operativo regionale) per riuscire a realizzare questa iniziativa (che, d'altra parte, risulta importante per Caltanissetta perché sfruttando la zona baricentrica del capoluogo si potrebbero conferire anche i rifiuti speciali dei capoluoghi vicini, Enna e Agrigento).
PRESIDENTE. Do ora la parola all’onorevole Vianello per il suo intervento.
MICHELE VIANELLO. Vorrei rivolgerle alcune domande. Mi sembra, come risulta anche da altre audizioni svolte, che non vi sia connessione con il commissario. Questa è una regione commissariata, per cui il punto che non riusciamo mai a comprendere è se vi sia un diritto del commissario e, nel caso, come si muovano regioni e comuni in rapporto a questo diritto. Giustamente, lei muove alcune osservazioni che però presupporrebbero a monte l’esistenza di un piano o di un indirizzo. Mi sembra - ma posso sbagliare - che ognuno tenda a muoversi indipendentemente dal commissario. Allora, ci si chiede la ragione del commissariamento, innanzitutto.
Per quanto riguarda la mia seconda osservazione, lei ha in parte anticipato una domanda che avrei voluto porle. Voi siete un luogo, una realtà in cui si compie uno smaltimento di rifiuti speciali - segnatamente AGIP di Gela -, la domanda, allora, consiste nel domandarvi se è la provincia che compie il monitoraggio e, in caso affermativo, con quali mezzi.
Poi, magari, approfondiremo in seguito - poiché si tratta di un punto di grande rilievo - il tema del monitoraggio delle emissioni e della qualità dello smaltimento dei residui dell'AGIP di Gela (come lei ben capisce si tratta di una questione delicata e di particolare interesse per noi).
GIUSEPPE DOLCE, Vicepresidente della provincia di Caltanissetta. Per quanto riguarda il primo tema, cioè il rapporto con il commissario per la gestione dei rifiuti e per il piano dei rifiuti in Sicilia, abbiamo cercato, come provincia, di razionalizzare le iniziative dei comuni.
La provincia di Caltanissetta non è molto grande, ha ventidue comuni. Tuttavia, nel momento in cui è stato licenziato a livello regionale il piano di smaltimento dei rifiuti, venivano previsti due sub ambiti territoriali. Abbiamo invece trovato questi coordinati dalla provincia. Abbiamo trovato una realtà per cui i consorzi di comuni - o alcuni comuni come il capoluogo - si erano cominciati a muovere autonomamente. Abbiamo ricondotto ciò in una logica di coordinamento e di collaborazione e, finalmente, oggi (anche con l'aiuto del sub commissario il quale è intervenuto ad alcune riunioni con i sindaci a Caltanissetta coordinati dalla provincia) nella logica dei due ambiti territoriali, cioè Caltanissetta 1 e Caltanissetta 2. Si stanno inoltre costituendo i comprensori per la gestione dei rifiuti in questi due ambiti territoriali.
Per quanto riguarda invece l'aspetto più controverso - ed anche più delicato - della zona sud della provincia, una zona altamente degradata dal punto di vista ambientale per i guasti che l'industria chimica ha comportato, il monitoraggio viene svolto dalla provincia regionale attraverso il rilevamento continuo - ventiquattr'ore su ventiquattr'ore - dei dati di emissione atmosferica attraverso centraline dislocate nel territorio di Gela.
Al riguardo, abbiamo uno studio che dura ormai da parecchi anni e, in base anche questi dati, sono state portate avanti da parte della magistratura indagini e denunce che hanno portato anche a momenti di tensione nella città di Gela, per esempio, nel momento in cui l'Enichem ha deciso di interrompere il ciclo produttivo, creando notevole allarme sociale, con blocchi stradali e quant'altro si è verificato.
Comunque, continuiamo ad esercitare il monitoraggio sempre e questo è un aspetto molto delicato perché ci porta da un lato a svolgere un ruolo di controllo ma dall’altro anche ad affrontare continue diatribe con la gestione aziendale dell'Enichem che, in molte circostanze, mal sopporta i controlli effettuati.
La seduta, sospesa alle 14.25, è ripresa alle 15.30.
Incontro con il presidente della regione Sicilia.
PRESIDENTE. La Commissione d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse, in questa fase dei suoi lavori, sta procedendo con audizioni istituzionali di rappresentanti del Governo e degli altri enti ed organismi coinvolti nella ordinaria gestione del ciclo dei rifiuti e, parallelamente, con lo svolgimento di missioni conoscitive presso le regioni in stato di commissariamento per l'emergenza rifiuti.
Siamo stati prima in Calabria, poi in Campania, in Puglia e, oggi, qui in Sicilia (ma andremo ancora presso altre regioni commissariate). Nel corso della presente missione in Sicilia, la Commissione intende acquisire elementi conoscitivi in ordine alle scelte programmatiche adottate in merito alla gestione dei rifiuti, approfondire il livello dell'attività svolta dalla struttura commissariale per l'emergenza rifiuti nella regione in relazione ai profili più urgenti e problematici riscontrati nell'esercizio delle sue funzioni.
I profili di interesse della Commissione attengono ai seguenti ambiti: la situazione del territorio (quindi i livelli di produzione, di smaltimento dei rifiuti e lo stato della raccolta differenziata), lo stato dell'impiantistica presente nella regione e la sua adeguatezza rispetto alle esigenze del territorio, quanto è stato programmato (attraverso la redazione di un piano) e, ancora i settori nei quali prevalentemente emergono le attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti (un più dettagliato approfondimento sul tema sarà riservato nelle successive audizioni). Questa mattina abbiamo ascoltato il dottor Grasso e nel pomeriggio e domani ascolteremo i rappresentanti di tutte le forze dell'ordine.
Nel rivolgere un saluto ed un ringraziamento per la disponibilità manifestata, do ora la parola al commissario delegato per l'emergenza rifiuti, onorevole Salvatore Cuffaro, accompagnato dal dottor Scialabba, dall’avvocato Crosta e dal dottor Coleanni.
Ringrazio tutti per la disponibilità e la squisita cortesia. Comprenderete quanto sia necessaria - oserei dire indispensabile - la vostra azione per consentirci di comprendere le difficoltà del ciclo dei rifiuti. Questa Commissione ha i poteri dell'autorità giudiziaria ma non ha un tono inquisitorio. Si tratta di una Commissione che vuole lavorare per individuare percorsi, aiutare le pubbliche amministrazioni, sollecitare, stimolare, intervenire - comprende, innanzitutto - i fenomeni. Per far questo, abbiamo bisogno della vostra collaborazione (che vedo essere assoluta e di cui non dubitavo).
SALVATORE CUFFARO, Presidente della regione Sicilia. Signor presidente, la ringrazio per la sua introduzione. Non dubitiamo del ruolo della Commissione per cercare di dare una mano alle regioni a risolvere un problema atavico e storico. Permettetemi una brevissimo excursus di politica generale sui rifiuti (i dati potranno riferirli in maniera più dettagliata i miei collaboratori).
Da quando ci siamo insediati - quindi a partire dalla nomina di commissario delegato per l'emergenza rifiuti - mi sono subito avvalso della collaborazione, in qualità di vicecommissario, del dottor Crosta e del dottor Scialabba in qualità di sub-commissario, del prefetto di Catania, il dottor Di Pace - che sta arrivando - e di un ulteriore sub-commissario per il refluo, la dottoressa Coscienza, oltre ad esperti qualificati nella materia che avevano già avuto esperienze in altre regioni.
Per la verità, prima di noi, c'era già stato un lavoro preparatorio per affrontare, sempre in chiave di emergenza, il problema dei rifiuti. Noi abbiamo voluto nelle linee già tracciate, continuare questo lavoro, imponendo alcune nuove svolte, più che decisionali, di scelte in materia dei rifiuti.
Abbiamo appena presentato - qualche giorno fa - il piano dei rifiuti, un piano che è risultato di difficile elaborazione. La realtà dello smaltimento dei rifiuti in Sicilia è complessa e si tratta di una realtà nella quale probabilmente molti interessi fanno sentire la loro pressione.
Ci siamo mossi con grande determinazione e a tale riferimento voglio citare un dato. Nell'ultimo anno abbiamo chiuso oltre il 65 per cento delle discariche abusive in Sicilia (un dato che di per sé già si commenta da solo). C'erano 325 discariche nel 1999 e ne abbiamo chiuse 212. Non vogliamo dire con questo che le abbiamo chiuse tutte per scelta (infatti molte sono state chiuse per esaurimento naturale), tuttavia, per oltre il 50 per cento di esse, è intervenuta una decisione politica proprio in considerazione dell'emergenza e della necessità di fare ordine.
Per quanto riguarda quelle che sono rimaste, le abbiamo poste sotto attenzione, proprio al fine di metterle in condizione di avere tutto ciò di cui necessitavano per continuare a svolgere la loro funzione.
PRESIDENTE. Mi scusi, avete chiuso discariche abusive?
SALVATORE CUFFARO, Presidente della regione Sicilia. Abbiamo chiuso discariche abusive o che non erano comunque in regola. Abbiamo attivato anche una serie di scelte politiche rivolte alla possibilità che lo smaltimento in Sicilia avvenisse sotto la possibilità di costruire dei termovalorizzatori.
In tal senso un mese e mezzo fa abbiamo predisposto il bando (che credo scada il 28 ottobre) finalizzato a realizzare anche in Sicilia un progetto di finanza relativo ai termovalorizzatori. Abbiamo altresì avviato una serie di processi di controllo anche in termini di prevenzione. Ricordo a questa Commissione che il mio governo ha stipulato una convenzione con le forze dell'ordine (con la Guardia di finanza soprattutto) per attivare una serie di controlli preventivi e di monitoraggio sulle grandi opere infrastrutturali che stiamo cominciando a costruire in Sicilia. Inoltre verrà firmata il giorno 26 una ulteriore intesa con il ministro dell'interno e l’Arma dei carabinieri, sempre in tema di monitoraggio, prevenzione e controllo nell’andamento degli appalti, soprattutto in alcuni settori strategici e difficili, quali sono quelli dell'emergenza rifiuti e dell'emergenza idrica.
Nel contempo abbiamo lavorato per rafforzare i consorzi di filiera per la raccolta differenziata. Nell'ultimo anno abbiamo più che triplicato la raccolta differenziata, anche se devo ammettere che i livelli percentuali sono ancora molto bassi. Tuttavia la scelta di lavorare sul potenziamento è stata ormai fatta in maniera decisa. Lavoriamo non soltanto sull'incentivazione ma soprattutto facendo opera di sensibilizzazione e promozione. Da parte nostra sono stati organizzati parecchi dibattiti e convegni e si sta programmando anche una campagna promozionale per incentivare la raccolta differenziata. Tra le varie iniziative realizzate ve n’è una molto bella, chiamata “La magia dei rifiuti”, se non ricordo male.
Abbiamo lavorato sul regolamento comunale per la gestione, soprattutto quella integrata, dei rifiuti. Il commissariato per l'emergenza ha operato decisamente in tal senso e in rapporto strettissimo con le amministrazioni comunali. Sono stati finanziati i centri comunali per la raccolta differenziata (230, cui dovrebbero nel frattempo essersene aggiunti ulteriori altri) come premessa alle ulteriori iniziative da realizzare.
Abbiamo già parlato degli impianti per la valorizzazione della frazione (sia quella secca sia la umida), intesi come processi di scelta che portino poi al complessivo quadro politico che vogliamo realizzare con gli impianti di termovalorizzazione. L'ipotesi su cui si ragiona è che possano sorgere in Sicilia sei - sette termovalorizzatori. Stiamo aspettando anche le risultanze del bando, per vedere quali saranno le proposte fatte dalle imprese che riterranno di auto candidarsi per la realizzazione di tali impianti.
Abbiamo spinto su una politica di aggregazione dei comuni, soprattutto per la gestione integrata negli ambiti territoriali ottimali. La regione aveva già fatto un programma degli ATO, ma ritengo che l'impegno debba essere ulteriormente rafforzato. Infatti sulla gestione degli ATO nonché sulla possibilità di una loro funzionalità credo che si scommetta la riuscita del piano in Sicilia.
Una ulteriore politica importante riguarda la bonifica dei siti inquinati. In Sicilia la problematica esiste ed è vasta. Alcune scelte di bonifica collegate con l'emergenza rifiuti le stiamo portando avanti. Il Ministero dell'ambiente aveva assegnato alla gestione delle prefetture delle rispettive province risorse per la bonifica di altri siti più rilevanti dal punto vista ambientale (Gela, Priolo). In proposito le difficoltà sono parecchie, anche se nell'ultimo anno, con l'accordo dell'assessorato al territorio e delle prefetture, abbiamo dato un impulso perché la bonifica di tali siti venga riavviata. Devo dire che abbiamo trovato una collaborazione fattiva anche da parte dell'ENI, che alla luce del famoso problema del pet coke, emerso qualche mese fa, ha costituito con noi un tavolo sul quale si sta rivedendo un accordo di programma complessivo per gli investimenti che l'ENI e il Ministero delle attività produttive, d’intesa con il Ministero dell'ambiente e la regione, dovrebbero realizzare in Sicilia. Si tratta di un piano di investimenti che vede come scelta prioritaria innanzitutto la bonifica dei siti, questione che si trascina da più di un decennio. Al riguardo bisogna avere capacità di incidere profondamente, perché onestamente un certo ritardo lo abbiamo accumulato. Detto questo per sommi capi, siamo a disposizione per vostre richieste più particolareggiate.
PRESIDENTE. Sì, sarebbero opportuni chiarimenti relativi agli aspetti tecnici del piano, per capire cosa significhi averlo presentato. In particolare, appare inutile conoscere a quale stadio di operatività dello stesso si è pervenuti, non dimenticando di fare un riferimento all’ARPA, cui teniamo particolarmente.
SALVATORE CUFFARO, Presidente della regione Sicilia. Nell’emergenza confluisce anche la questione dello smaltimento dei reflui. Il relativo piano è pronto ed abbiamo già concordato con i ministri dell'ambiente e delle infrastrutture un accordo di programma quadro, da firmare il giorno 18. In materia la politica da noi seguita ci porta a preferire uno smaltimento dei reflui congiunto alla possibilità di utilizzarli in agricoltura. Secondo quanto è previsto nel nostro programma, dopo il primo investimento dovremmo essere in condizione in un anno e mezzo di potere di riutilizzare in agricoltura almeno cento milioni di metri cubi di acque depurate. Il piano risente quindi profondamente, nella sua composizione, della scelta di quelle opere atte a consentirci l’utilizzo di tali acque per uso agricolo. Conseguentemente le scelte sono cadute su alcune zone agricole che necessitano di ulteriori risorse idriche.
DONATO PIGLIONICA. Vorrei sapere se la struttura commissariale sia in capo al solo presidente della regione, che ha poi nominato i sub commissari. Le chiedo ciò, perché in alcune regioni abbiamo visti i prefetti nominati direttamente dai ministri dell'ambiente e dell'interno.
SALVATORE CUFFARO, Presidente della regione Sicilia. No c'è stato il consenso anche dei ministri dell'ambiente e dell'interno, in qualità di delegato per la protezione civile, competenza questa che ora fa capo alla Presidenza del Consiglio. Nell’ordinanza susseguente alla nomina era stato espresso il concerto dei dicasteri dell’ambiente, della sanità e delle infrastrutture.
EGIDIO BANTI. Vorrei conoscere in forza di quale precedente incarico l'avvocato Crosta è stato designato vice commissario.
SALVATORE CUFFARO, Presidente della regione Sicilia. Il dottor Crosta è direttore regionale dell'assessorato all'agricoltura. L'ordinanza prevede che il commissario delegato, cioè io, si possa avvalere di un vice commissario unico ed io ho scelto il dottor Crosta. Poi ci sono tre sub commissari che vengono nominati di concerto con il Ministero dell'ambiente. Essi sono il dottor Scialabba, dirigente regionale, il prefetto di Catania e la dottoressa Coscienza, anch’essa dirigente dell'assessorato al territorio, che si occupa delle acque reflue. In ogni caso tutti e tre erano già subcommissari quando mi sono insediato; in virtù di una valutazione positiva del loro lavoro sono stati tutti riconfermati.
FELICE CROSTA, Vicecommissario delegato del Governo. Credo che sia utile fornire un dato complessivo sulla produzione dei rifiuti in Sicilia, al fine di capire l'entità del fenomeno e il modo in cui ci stiamo muovendo. La produzione dei rifiuti urbani in Sicilia è ammontata nel 2001 a due milioni 358 mila 671 tonnellate. Gli abitanti sono 5 milioni e 40 mila. La media è quindi di circa 5 quintali per abitante. Il presidente chiedeva cosa intendessimo per piano. Orbene, il piano generale di gestione dei rifiuti nasce dopo tutta una serie di attività svolte nel periodo della gestione commissariale attraverso l'emanazione di alcuni atti di pianificazione parziale. Inizialmente l’impostazione data si basava su una serie di pianificazioni parziali, preliminari a un conglobamento complessivo. Da un anno a questa parte abbiamo pensato invece che - ferma restando l’opportunità di proseguire con la pianificazione parziale, per dare delle risposte anche immediate al territorio e risolvere tutte una serie di problematiche che si presentavano sul medesimo – bisognasse, al fine di garantire una tutela ambientale più idonea, dedicarsi anche alla impostazione e definizione del piano generale, all'interno del quale poi potevano trovare allocazione anche quella parti specifiche, che erano state già disciplinate autonomamente in precedenza. In questo senso devo dare atto del buon risultato conseguito dal sub commissario, dottore Scialabba. Egli, insieme ai consulenti e a tutta la struttura, ha portato avanti un notevole lavoro e, d’altronde, basta guardare la dimensione del piano per avere un'idea del lavoro fatto. Si è cercato di farlo entro il 30 settembre, pur non trattandosi di un termine ordinatorio. Si è così chiuso il ciclo della pianificazione. Adesso siamo passati al confronto e al partenariato, nel senso che sul piano aspettiamo le eventuali osservazioni del Ministero e della Commissione europea, con la quale dobbiamo interloquire per accedere ai cofinanziamenti comunitari agli interventi strutturali che si collocano nell’ambito del piano operativo regionale (POR).
EGIDIO BANTI. Scusi, adottato con atto di Giunta?
FELICE CROSTA, Vice commissario delegato del Governo. No, si tratta di un atto commissariale.
EGIDIO BANTI. Quindi, non abbisogna di atti della regione.
FELICE CROSTA, Vicecommissario delegato del Governo. No, viene adottato con atto del Commissario. E’ una adozione provvisoria che diventa definitiva dopo l'intesa con la Commissione europea e il ministero. A quel punto diventa operativo a tutti gli effetti, soprattutto ai fini del cofinanziamento. In questo momento le uniche parti che possono essere cofinanziate sono quelle, a cui accennava il presidente prima, relativi all'azione di sensibilizzazione svolta nelle scuole e nei comuni nonché agli interventi in materia di raccolta differenziata. Questi ultimi consistono nelle isole ecologiche (nel caso dei comuni al di sotto dei diecimila abitanti, che in Sicilia sono 270) e nei centri comunali di raccolta (nel caso di comuni con oltre diecimila abitanti). Ad oggi abbiamo complessivamente finanziato 230 interventi, per una spesa di circa sessanta miliardi di vecchie lire.
Dicevo che al piano si è giunti attraverso i passaggi a cui prima ho fatto cenno. Si è partiti nel luglio 2000, con l’adozione di un piano provvisorio. Altri provvedimenti risalgono al 29 dicembre 2000 (regolamento per la realizzazione delle discariche dei rifiuti e allegati tecnici all'ordinanza che li approva). Nell'aprile 2001 sono stati costituiti gli ambiti territoriali ottimali e i sub-ambiti relativi alle frazioni secca ed umida dei rifiuti provenienti dalla raccolta differenziata. Quest’ultimo è un dato importante ai fini della termovalorizzazione, perché ai soggetti industriali che intendono proporsi per tale tipo di impianto abbiamo dato come riferimento questa suddivisione del territorio regionale in sub-ATO, che, se non ricordo male, sono 22. Un altro provvedimento - adottato nel dicembre del 2001 – è il piano stralcio per il settore dello stoccaggio provvisorio dei rifiuti. Un’altra ordinanza del 12 dicembre 2001 riguarda gli interventi per le attività di caratterizzazione della messa in sicurezza, la bonifica e il ripristino ambientale delle discariche comunali autorizzate non più in esercizio. In tal caso è stato definito anche un ordine di priorità con riferimento allo stato attuale delle discariche individuate come siti soggetti a bonifica, che dovrebbero essere circa quattrocento. Nel maggio del 2002 è stato adottato il piano di settore per quanto riguarda i centri di raccolta per la messa in sicurezza, la demolizione, il recupero dei materiali e la rottamazione dei veicoli a motore e dei rimorchi. Questo primo piano è stato fatto prendendo in considerazione - nel senso che ha trovato applicazione - la direttiva comunitaria che ancora non è stata recepita a livello nazionale. Il 29 maggio abbiamo anche adottato le linee guida per la progettazione degli impianti per il compostaggio. Nella stessa data abbiamo adottato il documento di indirizzo per la gestione dei rifiuti e degli inerti, con i relativi allegati. L'11 giugno sono state adottate le linee guida per la raccolta differenziata dei rifiuti solidi urbani.
Quindi il piano di oggi nasce alla luce anche del lavoro preliminare precedentemente fatto, ma comprende anche quelle parti che non trovavano spazio in esso - come, ad esempio, l'amianto. Ciò, ferma restando la eventuale programmazione delle province, enti che conoscono meglio il territorio. Diceva il presidente Cuffaro che è aumentata in maniera non indifferente la raccolta differenziata. In tale compito la gestione commissariale si è spesa abbondantemente, sia attraverso l'azione di sensibilizzazione in ogni scuola nonché nei confronti dei comuni, sia cercando di rendere più ravvicinato il rapporto e il confronto con i consorzi di filiera, per spingerli a meglio operare e ad essere più presenti sul territorio isolano. Dicevo che proprio stamattina ho avuto un incontro con i rappresentanti del consorzio Corepla (plastica, per intenderci), i quali hanno fornito dati migliori rispetto a quelli riportati nel piano, risalenti a circa venti giorni addietro, a loro volta forniti dal Conai. Tale miglioramento è da porre in relazione alle altre convenzioni stipulate nel frattempo. Peraltro credo che siamo riusciti anche ad avere un maggiore controllo reale della raccolta differenziata. I numeri, quando non si riesce ad avere un controllo effettivo, li possiamo dare tutti. Noi siamo invece riusciti ad avere un controllo reale, perché il pagamento effettuato dai consorzi di filiera ai comuni che conferiscono il prodotto passa attraverso la gestione commissariale. Questo ci ha consentito di avere il controllo effettivo di quanto avviene sul territorio e di verificare l'andamento reale della raccolta differenziata, che, anche se è di gran lunga al di sotto delle aspettative di tutti, da qualche anno comincia comunque ad avere un trend positivo. Le azioni dei comuni, da noi stimolati attraverso la costituzione dei consorzi nonché tramite una serie di iniziative che stiamo mettendo in atto (isole ecologiche, centri comunali di raccolta), cominciano a dare dei frutti. Certo non è un problema né tecnico né di volontà politica, ma si tratta di fare capire alla gente che oggi il rifiuto può essere una ricchezza nel momento in cui si riesce ad rimetterlo nel ciclo produttivo, non utilizzando materia costosa che può essere recuperata sul territorio.
GIUSEPPE ONORATO BENITO NOCCO. Sono stati previsti incentivi?
FELICE CROSTA, Vicecommissario delegato del Governo. È quello che stiamo cercando di fare. La nostra teoria è che, nel momento in cui tocchiamo la tasca in positivo o in negativo, si ottiene un corrispondente risultato positivo o negativo. Perciò stiamo studiando di fornire una apposita tessera ai cittadini, in base alla quale, nel momento in cui conferiscono i rifiuti, acquisiscono un punteggio che consente loro o di abbattere la tariffa o di usufruire di altri servizi da parte del comune. Al contempo abbiamo avviato una riflessione congiunta con le grandi città - a partire da Palermo, ma pensiamo di coinvolgere anche le altre – al fine di fornire una agevolazione a quegli esercizi commerciali che stipulano convenzioni con quelle società - pubbliche o private - che si occupano dello smaltimento degli involucri, della plastica, della carta e di altri materiali riciclabili.
Al fine della crescita della raccolta differenziata mi sembra importante l'azione fatta nei confronti delle scuole, che ha avuto un esito abbastanza favorevole. Al riguardo abbiamo adottato un criterio differenziale, cioè abbiamo articolato l'iniziativa in tre modalità distinte, con riferimento al grado scolastico. Per quanto riguarda le scuole materne ed elementari abbiamo messo a punto l'iniziativa denominata " Crea il tuo manifesto per una campagna pubblicitaria sui rifiuti “. Il presidente Cuffaro ha già detto che la relativa conclusione è consistita in una giornata, che ha visto coinvolti oltre mille studenti nella Piazza di Ficuzza; nei sotterranei della palazzine reale abbiamo poi esposto tutti i lavori fatti dalle scuole. Abbiamo così inteso dare anche una risposta a chi ha lavorato. Sono state altresì prescelte delle scuole, premiandole. L’iniziativa indirizzata alle scuole medie di primo grado è stata denominata “Costruiamo il laboratorio del riciclo “. Quella relativa alle scuole medie di secondo grado si è invece intitolata “ Il ciclo del riciclo nella tua città “. Per le scuole di secondo grado prescelte il premio è consistito in un viaggio e nella visita di alcuni impianti di selezione all’estero. Ci è parso questo un modo per stimolare gli studenti e far toccare loro con mano effettive realtà comprovanti che le politiche volte al recupero non sono mere fantasie.
Per quanto concerne poi la valorizzazione delle frazioni secca ed umida, dovrebbe entrare in funzione entro il 2002 un impianto di compost in provincia di Catania (a Grammichele), con una capacità produttiva di 22 mila tonnellate annue. Inoltre abbiamo già conferito incarichi di progettazione per altri nove impianti, per lo più individuando territori idonei alla produzione di un compost di qualità (mediante l'utilizzazione di una frazione organica o di un umido idonei allo scopo, quali lo sfaglio degli agrumeti, l'utilizzazione dei residui dei grandi mercati o della viticoltura), inclusi ovviamente i grandi centri - come Palermo, Catania e Messina - che con la loro raccolta sono già in grado di poter gestire l'umido attraverso un impianto di compostaggio.
Per quanto concerne l'impianto di selezione e di valorizzazione della frazione secca, in attuazione di un progetto finanziato dal Ministero dell'ambiente e da noi, sono stati realizzati o in corso di realizzazione 12 progetti (8 per la frazione secca e 4 per il recupero dei materiali inerti). Abbiamo altresì finanziato un progetto del comune di Palermo per 4 milioni di euro, relativo alla valorizzazione della frazione secca per un milione di abitanti.
MICHELE VIANELLO. Scusi, vorrei capire bene i termini usati. Quando lei parla di valorizzazione della frazione secca a cosa si riferisce?
FELICE CROSTA, Vicecommissario delegato del Governo. Intendo la selezione del multimateriale, in modo da poter dividere la frazione secca, che va ai consorzi di filiera e quindi alla raccolta differenziata, e quella - in atto utilizzata in discarica – che con l’entrata in funzione degli impianti di termovalorizzazione sarà destinata alla produzione di energia.
DONATO PIGLIONICA. Proveniente naturalmente dalla raccolta differenziata…
FELICE CROSTA, Vicecommissario delegato del Governo. Sì, parliamo della raccolta differenziata, non della raccolta generale.
PRESIDENTE. La raccolta differenziata multimateriale.
FELICE CROSTA, Vicecommissario delegato del Governo. Sì, dalla raccolta differenziata multimateriale.
MICHELE VIANELLO. Scusi, altrimenti non ci capiamo. Quando lei parla di valorizzazione della frazione secca, intende quella che proviene dagli RSU o quella proveniente dalla raccolta differenziata spinta?
FELICE CROSTA, Vicecommissario delegato del Governo. Dalla raccolta differenziata spinta.
MICHELE VIANELLO. Benissimo! E’ una precisazione fondamentale.
FELICE CROSTA, Vicecommissario delegato del Governo. Dicevo che relativamente a Palermo il tutto è calibrato per un milione di abitanti. I lavori dovrebbero essere completati entro il 2003. A Messina è stato finanziato un altro progetto, calibrato su una popolazione di seicentomila abitanti. In tal caso, essendoci l'opposizione del comune di Pace del Mela, probabilmente procederemo d’autorità; però credo che entro l’anno troveremo una soluzione.
MARCO LION. Può dirci se gli impianti sono attualmente in fase di progetto esecutivo.
FELICE CROSTA, Vicecommissario delegato del Governo. Per Palermo credo che la gara sia stata già espletata e perciò, se affermo che sarà completato nel 2003, è perché già esiste il piano dei lavori. Il progetto di Messina è stato finanziato, ma ancora non è stato neanche approvato, perché c'è l'opposizione di quel comune di cui dicevo. Per Catania esiste un progetto per 350 mila abitanti, che è ancora in fase di redazione da parte del comune. Noi abbiamo dato la disponibilità finanziaria perché possa essere realizzato e stiamo aspettando che il comune ci presenti il progetto. Per quanto riguarda Agrigento sono stati previsti tre progetti per il fabbisogno dell'intero territorio provinciale di 460 mila abitanti, ubicati in due aree ASI e in una non ASI (comuni di Aragona, Ravanusa e Menfi).
PRESIDENTE. Sono sempre impianti che utilizzano lo stesso metodo?
FELICE CROSTA, Vicecommissario delegato del Governo. Sì, parliamo sempre di valorizzazione della frazione secca da raccolta differenziata. I progetti sono stati presentati, ai fini del finanziamento, alla struttura commissariale, la quale ha fatto delle osservazioni. Si sta aspettando che i tecnici rispondano alle stesse, per poi procedere al finanziamento.
DONATO PIGLIONICA. Qual è la dotazione finanziaria complessiva di questo programma?
FELICE CROSTA, Vicecommissario delegato del Governo. Per quanto riguardava il Ministero dell'ambiente la dotazione era dell'ordine di 20 miliardi. Il dato complessivo va però oltre quel livello finanziario. Abbiamo attinto anche da altre fonti di finanziamento. Il progetto di Palermo ammonta, a seguito del ribasso di gara, a 4 milioni e 89 mila euro. Per gli altri progetti non abbiamo dati concreti perché, come dicevo, sono ancora in fase di redazione.
PRESIDENTE. Il finanziamento proviene tutto dal commissariato di Governo.
FELICE CROSTA, Vicecommissario delegato del Governo. E’ tutto pubblico. Chiariamo: sui fondi gestiti dal commissariato si convogliano tutte le risorse nazionali e regionali che attengono a quella materia. Quindi il finanziamento è della gestione commissariale, ma nel suo budget confluiscono anche le risorse regionali già previste per le materie che sono entrate nella competenza della gestione commissariale.
PRESIDENTE. E non abbiamo ancora computato i finanziamenti che potrebbero derivare dall'approvazione del quadro comunitario.
FELICE CROSTA, Vicecommissario delegato del Governo. Certo, perché su quello chiediamo il cofinanziamento.
PRESIDENTE. Quindi per ora abbiamo una finanziamento articolato su due livelli: un livello sostanzialmente nazionale ed uno regionale. Il tutto confluisce in una medesima disponibilità di risorse, che è quella del commissariato straordinario.
SALVATORE CUFFARO, Presidente della regione Sicilia. Si tratta di risorse messe sia dallo Stato sia da noi per le realizzazioni comuni. Ciò, in attesa di utilizzare quelle che metteremo nell'accordo di programma quadro, che sono statali, regionali e comunitarie.
FELICE CROSTA, Vicecommissario delegato del Governo. Per quelle iniziative, di cui dicevo prima, che possono fare a meno del piano generale per ottenere il cofinanziamento comunitario (sensibilizzazione, isole ecologiche, centri comunali di raccolta), abbiamo già richiesto all'autorità di gestione dei fondi comunitari il cofinanziamento per la quota relativa.
SALVATORE CUFFARO, Presidente della regione Sicilia. Cinquantasei miliardi di lire, per essere chiari.
FELICE CROSTA, Vicecommissario delegato del Governo. Siamo in attesa di avere la risposta. Si tratta comunque di risorse, che vanno a incrementare il fondo, da utilizzare per queste iniziative.
Un’ulteriore previsione relativa alla valorizzazione della frazione secca era stata individuata per un altro comune della provincia di Catania, Randazzo. In quel caso però, a seguito di una intesa tra i comuni, si è provveduto al trasferimento dell’intervento in altro comune, quello di Piedimonte Etneo. E’ quindi questo nuovo comune che sta predisponendo il progetto.
Per quanto riguarda il recupero dei materiali inerti, c'è un finanziamento al comune di Palermo. Il progetto è stato approvato il 24 gennaio 2001 per 3 milioni 200 mila 900 euro. La gara di appalto è stata espletata, i lavori sono stati consegnati e il completamento dell'opera è previsto entro il 2002. Altri intervento riguardano il comune di Messina (è in fase di redazione) e il comune di Catania. Anche in tal caso c'è un progetto redatto, ma esiste un problema relativo all'individuazione dell’area ove ubicare l’opera. Se cambieranno area si richiederanno ovviamente degli adattamenti al progetto. Il comune di Caltagirone ha visto approvato un progetto per 774 mila euro. Il comune di Gela ha nel maggio 2001 visto finanziato un impianto per il recupero di inerti per un milione e 140 mila euro. Inoltre è stato finanziato al comune di Messina un progetto – di circa 439 mila euro - per la realizzazione di una piattaforma per il trattamento degli elettrodomestici bianchi, progetto che era inserito nell'ordinanza del Ministero dell'ambiente. Esso dovrà servire le regioni di Sicilia e Calabria. Il progetto è in fase istruttoria. Credo comunque che dovrebbe essere definito, in quanto è stata individuata l'area di San Filippo del Mela.
PRESIDENTE. E’ previsto qualche impianto a Biancavilla?
FELICE CROSTA, Vicecommissario delegato del Governo. Non sono previsti impianti ma una serie di altri interventi. Da ultimo Biancavilla è stato inserito tra i siti inquinati di interesse nazionale, perché, come è noto, è stata scoperta in quell'area la fluoroedenite. Noi abbiamo in un certo senso solo anticipato il finanziamento nazionale relativamente ad alcuni interventi di bitumazione delle strade, al fine di evitare che si alzasse la polvere nociva.
L'altro tema che stiamo seguendo con particolare attenzione è quello della aggregazione dei comuni per la gestione integrata negli ambiti territoriale, che diventa determinante ai fini della raccolta differenziata, per un verso, e della utilizzazione della frazione secca residua per la termovalorizzazione, dall'altro. Abbiamo sollecitato i comuni e sono già stati costituiti diversi ATO, che ricomprendono circa il 60 per cento della popolazione. Abbiamo cominciato a diffidare i comuni che non hanno adottato il regolamento che era stato trasmesso loro per la costituzione dell’ATO. Procederemo nei prossimi mesi alla nomina dei commissari ad acta, che dovranno adottare i relativi provvedimenti formali per la costituzione degli ambiti territoriali ottimali.
Il momento cruciale di tutta questa vicenda restano però gli impianti di termovalorizzazione. Al riguardo devo fare una premessa di carattere generale: l'ultima ordinanza (la n. 3190 del 2002) ha modificato l’impostazione delle precedenti, nel senso che non prevede più impianti di CDR ma il conferimento della frazione secca residuale a valle della raccolta differenziata direttamente agli impianti di termovalorizzazione.
MICHELE VIANELLO. Insisto ancora, altrimenti non ci comprendiamo...
FELICE CROSTA, Vicecommissario delegato del Governo. Credo di capire la domanda che intende farmi e quindi anticipo subito la risposta. Ricostruisco l’iter: il consorzio dei comuni procede alla raccolta generale; una volta che è stata effettuata la raccolta differenziata e si è fatta la selezione della raccolta differenziata, residuano l'umido e la frazione secca della raccolta differenziata che non va al riciclo. Allora, la parte che non va al riciclo, a valle della raccolta differenziata, va alla termovalorizzazione.
EGIDIO BANTI. Quindi, senza CDR.
FELICE CROSTA, Vicecommissario delegato del Governo. Sì, nel senso che non è previsto il CDR. Questo resta nella piena disponibilità dell'operatore industriale. Chiarisco meglio. L'ordinanza prevede che ci siano due percorsi. Un primo è quello che tiene conto degli impianti esistenti e degli operatori industriali che hanno siti idonei per poter costruire gli impianti, sempre che il trattamento dei rifiuti inizi il 31 marzo del 2004. Esperita questa prima fase, per il territorio non interessato da eventuali offerte si va ad un altro bando, che non reca più questi vincoli, per la realizzazione di impianti che devono entrare in funzione entro il 31 dicembre di 2005. In relazione a ciò noi abbiamo avviato il primo processo, con un avviso che è stato pubblicato ai primi di agosto e scadrà il 28 di ottobre. A quella data verificheremo quali soggetti industriali si sono dimostrati disponibili a trasformare stabilimenti attraverso la modifica del combustibile utilizzato, sostituendo l'attuale combustibile in uso (pet coke, petrolio, carbone) con i rifiuti solidi urbani.
Se l’offerta viene ritenuta valida, vi sarà un termine per la progettazione esecutiva; nel frattempo si verifica quale parte del territorio regionale resta disponibile per avviare l'ulteriore gara, fermo restando che il soggetto industriale che intende fare la proposta deve attenersi all'attuale suddivisione del territorio regionale in ambiti territoriali.
PRESIDENTE. Do ora la parola ai colleghi che intendano porre domande.
MICHELE VIANELLO. Voi producete 2 milioni 358 mila tonnellate di rifiuti l’anno. Quanto pensate possa essere la quota della raccolta differenziata? Il 35 per cento costituisce il livello ottimale che si raggiunge adesso in rare zone del nord e questa mattina i sindaci hanno detto che siete a livelli del 2-3 per cento un po' dappertutto. Quindi, saranno necessari tempi lunghi per arrivare a quei livelli, tenuto conto che, almeno per un certo periodo di tempo, non riuscirete a togliere più del 3, 4, 5 per cento.
Quando indite una gara, chiedete di realizzare solo il termovalorizzatore o insieme agli impianti che devono stare a valle per separare la frazione secca o per fare l'umido? Qual è l'oggetto della stessa, l'impianto più ciò che viene bruciato? Questo punto è assolutamente dirimente perché il termovalorizzatore per funzionare deve avere a monte un certo lavoro e, anche per verificare il livello delle emissioni in atmosfera, la relativa autorizzazione dipende da ciò che si mette dentro nello stesso. Quindi, bisogna capire bene perché ho qualche dubbio che il 31 marzo del 2004 riuscirete a raggiungere il 35 per cento di raccolta differenziata.
In secondo luogo, vedo che puntate molto sui consorzi di filiera per favorire la raccolta differenziata ma, se gli stessi da obbligatori diventano volontari, cosa succede? Penso che sia una domanda che dovreste cominciare a porvi perché la votazione di ieri non rende più obbligatoria l'adesione ai consorzi di filiera ed è ovvio che tutto ciò non incentiva la raccolta differenziata. Nel suo intervento l'avvocato Crosta ha accennato al problema della tariffa, in Sicilia quanti comuni applicano la tariffa rispetto alla tassa? Bisogna appurare tutto ciò perché, altrimenti, si continua a fare i piani senza tenere conto della realtà delle cose. Mi piacerebbe acquisire l'ordinanza che, in qualche maniera, elimina il CDR perché, quando si fanno termovalorizzatori, si pensa allo stesso e non al tal quale. Altra cosa è il combustibile da rifiuti ed è abbastanza discutibile lasciare al soggetto che vincerà l'appalto la facoltà di prendere o meno il CDR, anche perché quale CDR (c'è quello con o senza acqua, quello che è frutto di una selezione meccanica)?
Probabilmente, tale questione è presente nel vostro piano ma bisogna anche tenere conto che il CDR comincia ad essere assimilato a combustibile - e, quindi, può essere miscelato opportunamente con carbone - e la scelta non può essere lasciata semplicemente ad un soggetto privato. La qualità di CDR che si usa nella termovalorizzazione implica cosa si immette in atmosfera e, quindi, vorrei comprendere meglio il ciclo perché ci saranno dei signori che concorreranno per vincere la gara ma, se poi vorranno vendere energia elettrica, la questione è più complicata.
Questa mattina i rappresentanti delle province e di qualche comune ci hanno parlato di piani di discariche mentre voi state parlando di termovalorizzazione. Quindi, vorrei capire che strategia si sta usando in Sicilia perché in questa situazione le filiere stanno andando per conto loro mentre io sono per una seria strategia di termovalorizzazione.
GIUSEPPE ONORATO BENITO NOCCO. Devo prendere atto favorevolmente che oggi c'è un piano già pronto perché stamattina il presidente della provincia di Palermo, alcuni sindaci e il commissario dell'ARPA avevano dato la sensazione che ci fosse un deserto alle loro spalle, cioè che non ci fosse un'organizzazione e un coordinamento.
Invece, sussiste un piano e, a mio avviso, prima di valutare criticamente il tutto, questa Commissione deve prendere atto dei contenuti per capire bene l'operato del commissario - infatti, in Sicilia fino ad ora c'era un fantomatico commissario a cui si attribuivano tutte le carenze in materia di ambiente -, compresa la relazione del procuratore della Repubblica. A mio avviso, ci sono delle tendenze di carattere egoistico perché c'è un paravento, cioè la regione e il commissario, e le singole individualità dei comuni e delle province che vorrebbero gestire il tutto.
Ritengo che il compito, il dovere e l’obbligo del commissario e dell'ARPA sia quello di fare in modo che ci sia un commissariamento, per cui dobbiamo acquisire quel piano ed analizzarlo. Inoltre, dovete fare in modo che l’ARPA possa operare e servirsi dei laboratori delle ASL e che le province e i comuni possano rapportarsi con la stessa. Le osservazioni del collega possono avere una valenza perché proviene da una regione che si presume sia più in avanti ma sono frammentarie nel momento in cui non si conosce lo stato delle cose. Di conseguenza, ritengo sia importante acquisire il piano e successivamente capire come si muove la regione perché, se non si agisce armonicamente, con intelligenza e con raziocinio, scaturiranno preoccupazioni per le infiltrazioni malavitose favorite dal disservizio.
PRESIDENTE. Non me ne vogliano i colleghi, ma ridurrei le considerazioni.
GENNARO CORONELLA. Sposo in pieno la tesi del presidente della massima collaborazione perché ci rendiamo conto che la materia è complessa e, del resto, il presidente Cuffaro si è insediato da appena un anno. In questo rapporto di collaborazione, il piano regionale di gestione dei rifiuti è stato approvato con un decreto del commissario con apposta una data?
FELICE CROSTA, Vicecommissario delegato del Governo. Il 30 settembre.
GENNARO CORONELLA. Il 30 settembre ma, se lei mi avesse detto stanotte, le avrei creduto perché stamattina sindaci e presidenti di provincia hanno riferito che il piano non esisteva.
FELICE CROSTA, Vicecommissario delegato del Governo. Stiamo lavorando e non abbiamo comunicato il tempo materiale.
PRESIDENTE. Facciamo prima le domande.
GENNARO CORONELLA. Avvocato Crosta ho sentito la parola ambito territoriale ottimale e penso che vi riferiate a quanto dispone il decreto legislativo n. 22 del 1997. Allora, se fino ad oggi non esisteva il piano regionale di smaltimento dei rifiuti e se non esiste una legge regionale, come è stato possibile istituire ed avere una deliberazione di riferimento? Come è possibile che esistano gli ATO nella regione siciliana?
Il piano regionale deve prevedere questi ambiti e poi verranno istituiti con legge regionale o, ai sensi dell'articolo 20 del decreto legislativo n. 22 del 1997, con deliberazione del consiglio provinciale: ne ho sentito parlare anche stamattina dai presidenti di provincia e dai sindaci ma senza un fondamento giuridico.
MARCO LION. Anch'io sono curioso di conoscere il percorso che porta alla separazione, al trattamento dei rifiuti e via dicendo. Gli impianti già esistenti, dato che si è fatto riferimento al petcoke e al carbone, potrebbero concorrere alla termovalorizzazione dei rifiuti oppure i futuri termovalorizzatori dovranno essere costruiti ex novo?
EGIDIO BANTI. In primo luogo, questa mattina diversi rappresentanti degli enti locali hanno lamentato la difficoltà ad utilizzare personale per il controllo delle attività illecite e del territorio. Poiché avete un Corpo forestale regionale, si sta specializzando - come avviene, per esempio, per il Corpo forestale dello Stato - in questo tipo di attività di controllo e di prevenzione di reati ambientali, in particolare legati al ciclo dei rifiuti?
La seconda domanda riguarda i tempi. Il 28 ottobre scade il primo bando per i sei o sette termovalorizzatori.
SALVATORE CUFFARO, Presidente della regione Sicilia. Non lo sappiamo quanti saranno!
EGIDIO BANTI. Però è evidente che uno dei punti nodali, almeno per la nostra e la vostra esperienza, è quello dei siti di localizzazione degli impianti. C’è stato uno studio per individuare e selezionare un ventaglio di possibili siti di localizzazione? Mi pare che sia assolutamente necessario un confronto con gli enti locali e con le popolazioni e, in base a tutto ciò, che tempi prevedete esattamente per la messa a regime del piano in questione?
DONATO PIGLIONICA. La prima preoccupazione è che non si svolga un ruolo un po' infelice di chi semina diffidenza tra gli enti locali. Evidentemente, questo piano è frutto di un lavoro di tecnici e sono mancati il confronto e la concertazione con gli enti locali che inizia soltanto ora. Scherzosamente si faceva il paragone con i piani ospedalieri e, mentre le popolazioni si ribellano quando questi ultimi si chiudono, quando si aprono quelli legati al ciclo dei rifiuti la ribellione è di segno esattamente opposto.
Vorrei che si facesse una riflessione sulle diverse ordinanze del territorio. Avete detto che l'ordinanza non ha previsto il CDR e quella pugliese prevede fino al CDR ma la termovalorizzazione è esclusa dalle competenze del commissario: qual è il criterio con cui si muovono questo ordinanze? In Puglia sono arrivati fino al CDR e poi si sono fermati mentre da voi si è arrivati fino alla termovalorizzazione senza passare per quest'ultimo.
GENNARO CORONELLA. Una cosa è in Puglia e un’altra è in Sicilia!
PRESIDENTE. Il collega si riferisce ad una valutazione e ad un criterio di carattere nazionale.
DONATO PIGLIONICA. Sussiste una differenziazione di competenze che vengono affidate al commissario che, evidentemente, ha poteri che derivano da un'ordinanza.
PRESIDENTE. Vorrei porre due questioni. Sussiste un dato positivo perché finalmente partiamo, con grande ritardo rispetto al paese, con un piano e, quindi, esiste uno strumento attorno a cui far ruotare un’iniziativa di ciclo integrato dei rifiuti. Rispetto alla raccolta differenziata il collega Vianello diceva una cosa di straordinaria saggezza, cioè si raggiungeranno performance significative nel corso del tempo, partendo da livelli molto bassi ma non da zero rispetto ad alcuni anni or sono: quindi, si registra un’inversione di tendenza ma, ovviamente, tutto ciò non accadrà nei prossimi mesi.
Allora, accanto al piano della messa a regime del sistema - che, ovviamente, va osservato e studiato per contribuire, ognuno per le sue specifiche responsabilità, ad un miglioramento complessivo del risultato finale -, immagino che parallelamente ci sia un percorso per giungere all’attivazione piena dello stesso. Saremmo felici di conoscere anche questo percorso che, ovviamente, non sarà di un mese o di un anno ma tenderà ad essere ridotto giorno per giorno anche se sarà sempre significativo per quantità trattate. A questo proposito vengo meno al principio della Commissione di non fare considerazioni. Nell'esame svolto finora in ogni regione abbiamo visto straordinarie situazioni di efficienza e di inefficienza. Anche due comuni confinanti possono raggiungere l'uno il 45 per cento di raccolta differenziata e l'altro il 2 per cento e non credo vi sia una condizione culturale così diversa ma, probabilmente, su questo incide anche un’indicazione di tipo politico.
DONATO PIGLIONICA. Nel piano avete stabilito un modello organizzativo e gestionale per gli ATO? Si organizzano in maniera uniforme o ognuno si muove in maniera autonoma? Si tratta di società miste o totalmente pubbliche?
FELICE CROSTA, Vicecommissario delegato del Governo. Indubbiamente, come dice il presidente, siamo in ritardo rispetto al piano, tant'è che in quest’ultima fase abbiamo profuso ulteriori sforzi. Purtroppo, non siamo né gli ultimi né i soli perché l’Italia ha subìto dall’Unione europea qualche reprimenda, visto che alcuni piani sono stati approvati solo parzialmente ed altri sono mancanti.
PRESIDENTE. Beati monoculi in terra caecorum.
FELICE CROSTA, Vicecommissario delegato del Governo. L’ARPA è stata istituita da qualche anno, siamo in sintonia ed abbiamo una serie di attività comuni. Infatti, le abbiamo assegnato 40 soggetti con una selezione perché ci aiuti in due aspetti del problema: uno che riguarda la caratterizzazione dei siti inquinati per pervenire agli interventi di disinquinamento e l'altro per il monitoraggio e tutto ciò che riguarda il sistema integrato delle acque.
PRESIDENTE. Però, i dipendenti delle ASL non sono ancora stati trasferiti.
FELICE CROSTA, Vicecommissario delegato del Governo. Sono considerati articolazioni dell’ARPA ma non conosco esattamente la situazione.
SALVATORE CUFFARO, Presidente della regione Sicilia. Abbiamo già fatto un regolamento per la mobilità ed è stato sottoposto al parere del consiglio giustizia amministrativa che, finalmente, dopo sei mesi, verrà discusso il 12 ottobre; quindi, approvato il regolamento potremo avviare le procedure relative al passaggio. Sei mesi fa ho convocato tutti i direttori generali delle ASL insieme al nuovo direttore dell’ARPA - che è stata insediata da noi perché eravamo in notevole ritardo - ed è già stato siglato un protocollo di intesa per il passaggio dei laboratori di igiene e profilassi e di tutti gli altri ma, per effettuare il passaggio, aspettiamo l'effettiva l'approvazione del regolamento.
PRESIDENTE. Appena accade, comunicatecelo tempestivamente.
FELICE CROSTA, Vicecommissario delegato del Governo. I problemi dell'istituzione degli ATO non ce li siamo inventati perché c'è un documento di programmazione che è stato approvato il 25 luglio del 2000 dove sono previsti una serie di interventi di pianificazione sul territorio per la prima fase di attuazione. In questo contesto, le province si sentivano un po’ sovrastate e, tuttavia, non hanno svolto il ruolo che più volte abbiamo sollecitato, tranne alcune come Catania, Palermo ed altre che si sono adoperate per poter costituire gli ATO.
Inoltre, nell'ultima ordinanza vi è la possibilità di inserire nell'ambito degli ATO la provincia per coinvolgere non soltanto i comuni ma l'intero territorio. La costituzione degli ATO non è lasciata alla libera determinazione ma abbiamo definito uno schema per la costituzione dei consorzi e delle società miste ed abbiamo chiesto che venissero adottate dai consigli comunali. Sei sono già stati formalmente costituiti (circa il 60 per cento della popolazione), altri sono stati diffidati perché convochino ed approvino lo schema di statuto per la relativa costituzione e procederemo in via sostitutiva quando tutto ciò verrà ritardato.
GIUSEPPE ONORATO BENITO NOCCO. Ci può lasciare una copia degli atti?
FELICE CROSTA, Vicecommissario delegato del Governo. Sono allegati al piano e, comunque, vi possiamo dare tutti quelli non pubblicati sulla Gazzetta Ufficiale. Il problema della tassa e della tariffa riguarda buona parte dei comuni italiani e, peraltro, si tratta di un tema che, se si vuole usufruire anche di altri interventi finanziari, dovrà essere risolto. Infatti, se non ricordo male, l'ultima delibera del CIPE prevede la possibilità del finanziamento nel settore dei rifiuti solo a condizione che si attui la tariffa anziché la tassa.
Su tutto ciò stiamo cercando, con lo strumento fornito dalle ordinanze, di omogeneizzare sul territorio regionale l'attuale tariffa di conferimento in discarica da parte dei comuni. Tuttavia, il fatto di chiamarsi tassa o tariffa incide sul pagamento del cittadino e, quindi, tale notevole disomogeneità, che nasce dall'organizzazione più o meno efficiente della discarica, determina una diversa imposizione per cui si passa da 250 a 90 lire. Abbiamo avviato una ricognizione sui costi e sui parametri di tutte le discariche esistenti nel territorio, abbiamo coinvolto tutti i prefetti dell'isola e siamo arrivati alla fase conclusiva. Di conseguenza, nei prossimi giorni ci confronteremo con i rappresentanti delle organizzazioni degli enti locali (ANCI e via dicendo) per definire questo percorso e determinare questa tariffa che, dalle proposte pervenute dai prefetti e in relazione ai conteggi effettuati, è di circa 143 lire.
NICOLÒ SCIALABBA, Subcommissario delegato del Governo. È unica da parte di tutti i nove prefetti della Sicilia.
FELICE CROSTA, Vicecommissario delegato del Governo. La tariffa si compone di tre elementi: l'ammortamento dell'investimento, il costo di gestione e il trattamento "post mortem". Ci possono essere delle diversità che determinano, per esempio, un maggior costo di gestione; a quel punto, per non cambiare il dato finale e per mantenere un livello accettabile da parte dei cittadini, si può variare il costo di gestione, per esempio, diminuendo e spostando l'ammortamento nel tempo.
MICHELE VIANELLO. Questo però implica che dovete avere un numero di discariche definite nel tempo e strettamente sotto controllo.
NICOLÒ SCIALABBA, Subcommissario delegato del Governo. Si spera che entro il 1° gennaio - ma, purtroppo, questa data dovrà necessariamente slittare di qualche settimana - tutte le discariche ex articolo 13 vengano chiuse.
MICHELE VIANELLO. Quindi, nel piano avete un certo numero fisso o variabile di discariche.
NICOLÒ SCIALABBA, Subcommissario delegato del Governo. Certo, che deve durare fino al 31 marzo 2004.
FELICE CROSTA, Vicecommissario delegato del Governo. L'attuazione del piano è previsto in sei anni. Per quanto riguarda il problema del Corpo forestale dello Stato, essendo stato proprio io il responsabile del Corpo forestale regionale, ho iniziato una collaborazione con le procure, per cui oggi esistono nuclei di polizia giudiziaria del Corpo forestale presso diverse procure della Sicilia.
PRESIDENTE. Non quella di Palermo.
FELICE CROSTA, Vicecommissario delegato del Governo. In Sicilia è stata istituita per prima a Termini Imerese, la seconda a Ragusa e la terza a Caltagirone. Palermo non l'ha avuta perché all'epoca la competenza era della procura della pretura, oggi unificata. Con il dottor Celesti, l'attuale procuratore generale di Palermo ed allora procuratore della pretura, abbiamo concordato di utilizzare il nucleo di volta in volta anziché tenerlo all'interno. Quindi, ho istituito nuclei provinciali presso gli ispettorati provinciali e un nucleo regionale che viene utilizzato dalle varie procure che non li hanno all'interno. Proprio il nucleo di Termini Imerese ha fatto una serie di sequestri relativi a scarichi e depositi di rifiuti.
PRESIDENTE. Li ascolteremo domani.
MICHELE TUCCI. In realtà, si denunciava la necessità di una maggiore qualificazione in materia.
FELICE CROSTA, Vicecommissario delegato del Governo. Su questo ho fatto diversi corsi di qualificazione.
Per tornare al discorso iniziale, vorrei leggere l'ordinanza. A mio avviso il CDR ha creato qualche problema perché, con la legge sulla fiscalità del dicembre 2001, è diventato rifiuto speciale. Quindi, nel precedente sistema in Sicilia erano previsti nove impianti di CDR e si lasciava aperta la possibilità alla termovalorizzazione, facendo capire che si potevano fare da due a tre termovalorizzatori su cui confluivano i CDR. Di conseguenza, si poneva il problema della qualità del CDR che doveva essere utilizzato in quell'impianto di termovalorizzazione, tant'è che in quella fase avevamo pensato di fare un'unica gara (per esempio, per tre CDR un termovalorizzatore), in modo che, lo stesso soggetto che se l’aggiudicava, si produceva il CDR utile per il suo termovalorizzatore.
Oggi, tutto ciò crea problemi perché chi produce il CDR non necessariamente deve portarlo alla termovalorizzazione ma può utilizzarlo diversamente; quindi, in termovalorizzazione non va più nulla perché in regime commissariale dobbiamo stabilire doveva finisce il rifiuto solido urbano. Nel momento in cui diciamo al comune che deve portare la frazione secca residuale per il CDR, non abbiamo più bisogno della termovalorizzazione.
Non siamo in un regime di libero mercato, l’RSU ha una privativa pubblica e, quindi, bisogna dire a chi va.
DONATO PIGLIONICA. Allora si può portare in un'altra regione oppure vendere ad un altro impianto.
FELICE CROSTA, Vicecommissario delegato del Governo. Certo, allora la termovalorizzazione diventa un fatto di libero mercato ma, non avendo la certezza della fornitura, vorrei capire chi investe centinaia di miliardi.
MICHELE VIANELLO. Viene assimilato addirittura a combustibile nemmeno più a rifiuto speciale e, quindi, si figuri se non vi cambiano i termini delle gare.
FELICE CROSTA, Vicecommissario delegato del Governo. Non abbiamo il CDR perché l'ordinanza è chiara.
MICHELE VIANELLO. Sono strategie.
FELICE CROSTA, Vicecommissario delegato del Governo. Leggo l'ordinanza: “Il commissario delegato presidente della regione, sentito il ministro dell'ambiente, stipula convenzioni per la durata massima di vent'anni per l'utilizzo della frazione residua dei rifiuti urbani, al netto della raccolta differenziata prodotta nei comuni della regione siciliana, con operatori industriali che si impegnino, a far tempo dal 31 marzo 2004, a trattare in appositi impianti la frazione residuale dei rifiuti e ad utilizzare impianti di termovalorizzazione con recupero di energia da realizzarsi in siti idonei ovvero in propri impianti industriali o di cui abbiano la disponibilità gestionale esistenti nel territorio regione, ivi compresi quelli per la produzione di energia elettrica, in sostituzione totale o parziale di combustibili ora impiegati. A tal fine, il commissario delegato individua gli operatori industriali in base a procedura di evidenza pubblica, in deroga alla procedura di gara comunitaria, selezionandoli tra quanti si impegnano ad autorizzare i rifiuti residuali, in funzione delle migliori condizioni economiche e di protezione ambientale…. Per l'eventuale quota residua di rifiuti il commissario stipula, mediante procedura di gara comunitaria (il cui bando è definito dal commissario delegato, sentito il ministro dell'ambiente), convenzioni, per la durata massima di vent'anni, con operatori industriali che si impegnino a realizzare, con l'impiego di tecnologie atte a garantire un’idonea protezione dell'ambiente, impianti di termovalorizzazione da porre in esercizio entro il 31 dicembre 2005”.
Come abbiamo impostato ed attivato tutto ciò? Abbiamo fatto il primo avviso per sapere se c'erano operatori industriali disponibili ad assumere questo servizio e la gestione commissariale, sulla base dell'ordinanza, ha concesso a soggetti non pubblici quella quota del servizio di smaltimento che non fa parte della raccolta differenziata e che, invece, va alla termovalorizzazione. Quindi, la nostra è una concessione di servizio, tant'è che non ci occupiamo e non ci preoccupiamo né della localizzazione dei siti né dei fatti inerenti alla costruzione, dato che devono chiedere le autorizzazioni a tutte le amministrazioni. Di conseguenza, la gestione commissariale non concede deroghe di alcun tipo e, quindi, in questa prima fase può entrare chi ha la disponibilità di un impianto (allo scopo di evitare che ne nascano di altri) o chi sia in condizione di realizzarli entro il termine del 31 marzo 2004.
EGIDIO BANTI. Quindi, pensate che al bando risponderanno verosimilmente quelli che hanno già disponibilità.
FELICE CROSTA, Vicecommissario delegato del Governo. Solo quelli che hanno la disponibilità di un impianto o di un sito ma sono in condizione di avere l'impianto nel giro di un anno. Alla luce di questo, non potevamo stabilire a monte il numero o le localizzazioni ma sono loro che devono indicare - in relazione alla localizzazione del loro impianto o del sito disponibile da costruire e alla capacità di trattamento di quantità di rifiuti a disposizione - quali sono gli ambiti territoriali che possono interessarli ai fini del trattamento.
EGIDIO BANTI. Scusi, la normativa urbanistica è di competenza delle province?
FELICE CROSTA, Vicecommissario delegato del Governo. Dei comuni. Occorre chiedere tutte le autorizzazioni ai comuni: noi non entriamo nel merito della costruzione ma facciamo concessione di servizio.
SALVATORE CUFFARO, Presidente della regione Sicilia. In linea di massima già le hanno perché sono attività che producono e, comunque, sorgeranno quasi tutte nelle aree di sviluppo industriale.
FELICE CROSTA, Vicecommissario delegato del Governo. I siti idonei sono, ovviamente, previsti nelle aree di sviluppo industriale.
PRESIDENTE. Colleghi, questa è una fase che si apre oggi con il piano e che, ovviamente, seguiremo.
FELICE CROSTA, Vicecommissario delegato del Governo. Tutto ciò comporta due cose: il mantenimento della raccolta differenziata e la chiusura progressiva delle discariche perché, a quel punto, queste ultime serviranno esclusivamente per i residui e per gli scarti della termovalorizzazione.
PRESIDENTE. E per il tal quale.
FELICE CROSTA, Vicecommissario delegato del Governo. No, il tal quale non esiste più.
PRESIDENTE. E per il tal quale in questa fase di avvio della raccolta differenziata.
FELICE CROSTA, Vicecommissario delegato del Governo. Certo, ma teniamo conto della percentuale; la stessa ordinanza prevede percentuali diverse. Percentuali che rappresentano i termini di riferimento per gli eventuali soggetti industriali che intendano partecipare alla gara. Più precisamente, l'ordinanza stabilisce che occorre raggiungere l'obiettivo del 15 per cento entro il 2003, il 25 per cento entro il 2005, e il 35 per cento, previsto dal decreto Ronchi, entro il 2006.
PRESIDENTE. È ovvio che si tratti di un processo difficile.
MARCO LION. Poiché alla domanda posta dal collega Vianello non è stata data alcuna risposta, mi permetto di riproporla. Su quali impianti avete effettuato una verifica …
FELICE CROSTA, Vicecommissario delegato del Governo. Non ci interessa farla! Noi abbiamo fatto pubblicare un avviso pubblico, e chi è interessato a che sia modificato deve dircelo entro il 28 ottobre.
MARCO LION. Ne prendo atto.
MICHELE VIANELLO. E’ un piano?
FELICE CROSTA, Vicecommissario delegato del Governo. No, non è un piano.
MICHELE VIANELLO. Va bene, ci siamo capiti.
SALVATORE CUFFARO, Presidente della regione Sicilia. Noi stiamo procedendo ad una verifica degli intenti, poi vedremo.
FELICE CROSTA, Vicecommissario delegato del Governo. Stiamo parlando per ora della prima fase. Inoltre, desidero sottolineare che nel momento in cui esiste un’emergenza questa va affrontata con strumenti di emergenza.
PRESIDENTE. Il dato comunque è chiaro; nel senso che la prima opzione si verifica sul mercato, mentre la seconda serve a coprire la prima laddove questa non funzioni.
SALVATORE CUFFARO, Presidente della regione Sicilia. E ciò si attua anche sulla base di una politica del territorio in quanto per la prima opzione sono i responsabili del territorio che ci dicono cosa intendono fare. La seconda opzione invece la stabiliamo noi; in tal modo, non andiamo incontro a possibili violazioni di scelte territoriali già effettuate.
MARCO LION. Una seconda questione; voi avete parlato di frazione residuale di rifiuti al netto della raccolta differenziata.
FELICE CROSTA, Vicecommissario delegato del Governo. Sì.
MARCO LION. Ma che cos’è questa frazione residuale di rifiuti al netto della raccolta differenziata?
FELICE CROSTA, Vicecommissario delegato del Governo. Consideriamo quanto previsto per il 2006 e cioè che si raggiunga la percentuale del 35 per cento. Questa percentuale costituisce raccolta differenziata, mentre il 65 per cento rimanente è il cosiddetto tal quale. La raccolta differenziata viene destinata in parte alla valorizzazione del secco e quindi ai consorzi di filiera, e in parte, la frazione organica, va al compost di qualità. Invece, il 65 per cento - il tal quale - va suddiviso fra secco ed umido; mentre il secco viene destinato alla termovalorizzazione, l’umido viene destinato al compost grigio (il cosiddetto FOS, cioè la frazione organica stabilizzata).
L'ordinanza, così come il nostro avviso pubblico, non esclude la possibilità che l'operatore industriale preveda, sulla base di proprie valutazioni imprenditoriali, per la sua organizzazione aziendale anche la trasformazione in CDR. Quindi, questa possibilità esiste sebbene non sia obbligatoria. Allo stesso modo non è esclusa la possibilità di ricorrere alla cosiddetta stazione di trasferenza. Nelle linee guida indichiamo alcuni principi a cui ci si debba attenere qualora si utilizzino queste possibilità.
NICOLO’ SCIALABBA, Subcommissario delegato del Governo. Brevemente volevo aggiungere due cose a quanto finora detto.
La prima, è vero che siamo in ritardo dato che il piano generale deve essere presentato al ministero che, a sua volta, lo invia alla Commissione europea, tuttavia è bene precisare che abbiamo operato sulla scorta di un piano che era, soprattutto per la raccolta dei rifiuti solidi urbani, già operante che ci ha consentito di andare avanti facendo tutte quelle cose che il decreto legislativo n. 22 del 1997 prevedeva; ciò è stato possibile anche perché tutti i piani di settore erano stati già approvati con provvedimento del commissario delegato. Chiaramente, il piano è suscettibile di essere migliorato d'intesa con i sindaci e i presidenti delle province.
La seconda cosa su cui intendevo soffermarmi riguarda i presidenti delle province i quali avrebbero detto, in particolare il presidente della provincia di Palermo, che non vi è stata con noi alcuna intesa o accordo. Si tratta di una cosa assolutamente falsa, perché il rapporto con i presidenti delle province è stato strettissimo a cominciare proprio dalla provincia di Palermo; fra l’altro, tutte le riunioni tenutesi sia nella struttura commissariale sia nelle diverse province si sono svolte sempre di comune accordo. Ed è stato proprio grazie a questo stretto rapporto di collaborazione che siamo riusciti d’intesa con la provincia di Palermo a stabilire le aggregazioni in maniera pressoché definitiva. Ancora, il disposto dell'articolo 3 dell'ordinanza in questione laddove si prevede che il commissario delegato opera d'intesa con il presidente della provincia è stata, non dico suggerita ma quanto meno da noi auspicata. Dico ciò per ribadire che il rapporto di collaborazione tra noi e i presidenti delle provincie c’è sempre stato salvo per la provincia di Agrigento ma abbiamo già provveduto a sollecitarla.
PRESIDENTE. Do adesso la parola al prefetto di Catania, dottor Di Pace.
ALBERTO DI PACE, Prefetto di Catania. Come già anticipato dal vicecommissario delegato del Governo, il tema delle bonifiche è stato al centro della nostra attenzione. Mancando inizialmente l’ARPA disponevamo soltanto dei laboratori di igiene e profilassi i quali si trovavano in una situazione di assoluta difficoltà; inoltre, in alcune parti del territorio della regione si registrava uno stato di confusione normativa sul quale stiamo mettendo mano e per il quale abbiamo organizzato una serie di incontri tra prefetti e Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio.
Sui territori delle province di Siracusa e di Caltanissetta - mi riferisco rispettivamente ai siti di Priolo, Melilli, Augusta, e al sito di Gela - insistono contemporaneamente tre normative: l'ordinanza relativa alla emergenza rifiuti, la normativa che dichiara tali siti di interesse nazionale e il piano per il risanamento ambientale del sito commissariato (l’incarico di commissario è attribuito al prefetto competente per territorio).
Mi corre l'obbligo di precisare che l’intervento del commissario delegato per i rifiuti in materia di bonifica è di tipo assolutamente sussidiario; nel senso che il commissario delegato interviene quando tutta la filiera che dovrebbe provvedere non l'abbia fatto. Quindi, quando il comune, la provincia, la regione e, per i siti di interesse nazionale, il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio, non abbiano provveduto. Naturalmente, non è possibile un intervento d’emblée da parte del commissario delegato né tanto meno sarebbe possibile un intervento effettuato alla cieca. Per questi siti, su cui insistono le tre normative citate, la nostra preoccupazione iniziale era quella di riuscire a coordinare la nostra attività con quella dei prefetti e dei commissari al fine di rendere possibile l'attuazione dei piani di risanamento ambientale.
Noi abbiamo già svolto una serie di incontri, ed altri si svolgeranno la prossima settimana, con i prefetti di Caltanissetta e di Siracusa per mettere a registro le attività dei due commissari. Va subito detto che il piano di risanamento ambientale è un piano chiuso, aggiornato costantemente da un comitato per il coordinamento del piano, e concerne una serie di interventi corrispondenti ad un certo numero di schede (ad esempio per il territorio della provincia di Siracusa sono previste 40 schede); tale piano al momento si trova nella fase di attuazione.
Nei piani di risanamento ambientale previsti per i territori di Siracusa e di Gela sono contenute delle schede che riguardano la bonifica di alcuni siti; siti considerati critici e dichiarati per legge di interesse nazionale e per i quali si pone il problema di chi debba effettuare le relative bonifiche. Con i prefetti di Caltanissetta e di Siracusa abbiamo concordato che le bonifiche dei siti in questione debbano rimanere comprese nel piano di risanamento ambientale allorquando, in qualche modo, l’intervento sia già iniziato. Abbiamo anche sollecitato una rimodulazione dei piani da parte dei comitati di coordinamento affinché si privilegiassero anche quegli interventi riguardanti l'installazione di apparecchiature per il monitoraggio o comunque interventi di controllo e di salvaguardia che non siano specificatamente di bonifica del sito.
Quando abbiamo iniziato ad operare non era stata predisposta dalla regione l'anagrafe dei siti inquinati; compito questo che non rientra nella competenza del commissario delegato. A questo fine abbiamo inviato ai comuni delle schede allo scopo di censire i siti inquinati in modo di adoperarci fondamentalmente per la loro messa in sicurezza.
Anche in tema di bonifiche è previsto un piano, come parte di quello dei rifiuti, su cui contiamo di disporre entro la fine del 2002; nel frattempo abbiamo individuato, con ordinanza commissariale, i criteri per il programma di intervento di messa in sicurezza, bonifica e ripristino ambientale degli discariche comunali autorizzate non più in esercizio. Si tratta di discariche controllate - in numero di 400 - che rappresentano circa il 60-65 per cento dei siti inquinati esistenti nella regione.
PRESIDENTE. Praticamente, ogni due comuni c'è una discarica.
SALVATORE CUFFARO, Presidente della regione Sicilia. Sì, anche di più.
ALBERTO DI PACE, Prefetto di Catania. Non solo, perché faccio riferimento soltanto alle discariche e non a siti di altro tipo.
SALVATORE CUFFARO, Presidente della regione Sicilia. Ad esempio i siti abbandonati, non inseriti tra le discariche in questione.
ALBERTO DI PACE, Prefetto di Catania. Come detto all’inizio del mio intervento, abbiamo trovato i laboratori di igiene e profilassi in una situazione di assoluta difficoltà; è sufficiente ricordare ad esempio che il laboratorio di Siracusa era sotto organico pur lavorando sia come laboratorio di igiene e profilassi sia svolgendo un'attività di controllo sul petrolchimico. Da questo punto di vista sono stati sottoscritti dei contratti a tempo determinato con 40 operatori da assegnare a tali laboratori.
A seguito del censimento dei siti inquinati abbiamo imposto ai comuni di provvedere alla messa in sicurezza dei siti censiti concedendo loro finanziamenti per la realizzazione di quegli interventi che gli stessi non potevano realizzare da soli.
Stiamo inoltre realizzando il cosiddetto “progetto 67” per il quale abbiamo selezionato per concorso (le graduatorie sono state già pubblicate) 124 operatori, ma i cui contratti non sono stati ancora sottoscritti perché si sta effettuando una verifica dell'eventuale contenzioso. L’intervento di questi 124 operatori ci consentirà sia di affinare l’attività di censimento, sia di controllare che tipo di intervento - in ordine alla messa in sicurezza delle emergenze - gli enti locali abbiano attuato, sia di svolgere un ruolo di sostegno per le attività di caratterizzazione.
Il problema di fondo, anche in relazione all’ARPA e ai laboratori di igiene e profilassi, concerne essenzialmente l'inizio di questi interventi. Dando per scontato che la messa in sicurezza delle emergenze venga effettuata con assoluta priorità, si trova difficoltà nell’avviare la fase della caratterizzazione.
Anticipando quello che potrebbe essere l'orientamento del piano per le bonifiche si è pensato di attribuire priorità ai siti dichiarati di interesse nazionale; siti per i quali già esiste una progettazione a livello o di provincia regionale o di comune. Al riguardo è stata stipulata una convenzione con il dipartimento di ingegneria ambientale dell’università di Catania al fine di offrire supporto all’attività di caratterizzazione. La priorità assegnata ai siti di interesse nazionale – siti che presentano una grande concentrazione di industrie pericolose e la cui bonifica è cura dei privati – dipende anche dal fatto che ci si è accorti che si stava verificando una situazione per la quale il privato era molto più avanti del pubblico nell'opera di caratterizzazione dei siti; e ciò stava rovinando l'immagine dell’amministrazione pubblica. La necessità di rafforzare l’ARPA e i laboratori di igiene e profilassi deriva anche dall’esigenza di stare dietro ai privati nel controllo della caratterizzazione; nel senso che i piani di caratterizzazione dei privati, relativamente ai siti di interesse nazionale, una volta approvati dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio, seguivano una veloce calendarizzazione alla quale un laboratorio di igiene e profilassi, con un organico e risorse insufficienti, non era in grado di stare dietro con l’attività controllo. Evidentemente, una caratterizzazione effettuata senza controllo non sarebbe stata possibile accettarla.
In questo contesto abbiamo tenuto d'occhio alcune situazioni di assoluta emergenza; tra queste desidero ricordare quella relativa all’eternit di Siracusa in cui l’amianto era presente sia a mare e sia sulla costa; al fine di consentire la messa in sicurezza di tale emergenza stiamo prestando
la nostra collaborazione al comune di Siracusa.
Un’altra situazione di assoluta emergenza è quella di Biancavilla; tale comune, a seguito dell'ultima ordinanza, è stato dichiarato sito di interesse nazionale. Si tratta di una situazione a dir poco fantascientifica - in negativo - perché tutto il comune è inquinato da un materiale che, a seguito della caratterizzazione effettuata dall'ENEA, è risultato essere un unicum che si comporta, dal punto di vista sanitario, come l'amianto sebbene abbia una fibra diversa ma ugualmente pericoloso se inalato. Questo materiale è definito: fluoroedenite di Biancavilla. La situazione di Biancavilla è stata considerata talmente grave che lo stesso sindaco è stato nominato subcommissario; sindaco che, supportato dal prefetto, ha già provveduto ad iniziare la messa in sicurezza della emergenza. In questo caso non si tratta di una normale messa in sicurezza con la quale si procede ad esempio a recintare un terreno, perché questo tipo di materiale si ritrova addirittura negli intonaci delle case. Conseguentemente, la bonifica finale dovrebbe prevedere addirittura la impermeabilizzazione di questi intonaci, e la mobilitazione di questo materiale dovrà essere effettuato secondo precise e rigorosissime prescrizioni tecniche.
Noi abbiamo finanziato con ordinanze commissariali del luglio del 2002 per 2.995.450 euro la prima operazione di depolverizzazione dell'abitato del comune. Ad aggravare la situazione contribuiva anche sia la mancata bitumazione delle strade le quali erano in terra battuta sia l’attività mineraria che si svolgeva in una cava dove si estraeva materiale contenente proprio fluoroedenite. Per cercare di far fronte a questa situazione è stato approvato un progetto che prevede la creazione, nella cava di Monte Calvario, di una discarica dove viene riversato questo materiale frutto della raccolta della polverizzazione e del lavoro di messa in sicurezza. Prescrivendo, inoltre, che in quella cava vada riversato soltanto materiale proveniente da Biancavilla: come è facile comprendere tale tipo di materiale non potrebbe essere depositato da nessuna altra parte dato che ciò troverebbe forti resistenze.
Con l'ARPA è stata stipulata una convenzione per lo svolgimento delle attività di monitoraggio; inoltre, abbiamo notato in maniera abbastanza diffusa, e siamo per questo preoccupati, una scarsa reattività degli enti locali in ordine alla messa in sicurezza delle emergenze. Quasi come se essi avessero delle remore a dichiarare che sul proprio territorio insistono dei siti inquinati, nonostante sappiano di poter contare sul finanziamento degli interventi di messa in sicurezza.
E’ inoltre in corso di definizione una convenzione con l'istituto superiore di sanità per effettuare delle indagini nei siti di interesse nazionale (Gela, Biancavilla e Priolo). Stiamo anche adoperandoci al fine di stipulare con il dipartimento di ingegneria ambientale dell'università di Palermo una convenzione analoga a quella già in essere con l’omologo dipartimento dell’università di Catania.
E’ nostra intenzione, ma dobbiamo ancora verificare la disponibilità dell'interlocutore, di stipulare una serie di convenzioni con le province regionali mirate al coordinamento dell’azione. In pratica, chiederemo alle province di riunire i propri tecnici con quelli dei comuni più grandi allo scopo di lavorare assieme sulle caratterizzazioni che i singoli comuni non riescono ad effettuare nel momento in cui decidano di non consorziarsi tra loro per effettuare queste operazioni di caratterizzazione.
PRESIDENTE. Da questo punto di vista anche l'ARPA potrebbe darvi una mano.
ALBERTO DI PACE, Prefetto di Catania. Certo. Infatti, possiamo contare anche sulla collaborazione di ARPA Toscana e di ARPA Piemonte.
La realizzazione degli interventi di caratterizzazione negli stabilimenti industriali dell'area di Priolo ha fatto emergere il problema dell’inquinamento della falda acquifera; problema che ha imposto la realizzazione di interventi di messa in sicurezza dell'emergenza. In particolare, il pozzo inquinato, in cui è stata riscontrata la presenza di idrocarburi, era tra quelli che fornivano acqua potabile alla città di Priolo. Nell’affrontare tale emergenza il comune di Priolo si è dimostrato molto attivo; si tratta, infatti, di uno di quei casi in cui non si ha alcun intervento sussidiario del commissario dato che non si riscontra nell’operato dell’ente locale alcuna carenza. In questo caso si supporta il comune offrendogli una semplice attività di consulenza; a questo scopo, due settimane fa è stata costituita una task force, composta da tecnici del comune di Priolo e da tecnici della struttura commissariale, con il compito di controllare la velocità e la direzione della falda acquifera.
Da ultimo, ricordo che sono stati finanziati interventi di bonifica per le discariche di Vittoria e di Santa Croce Camerina per un importo di oltre 3 milione e seicentomila euro ed un intervento di messa in sicurezza della discarica di Portella Arena in Messina per oltre un milione e 400 mila euro. In quest’ultima discarica era stato effettuato un intervento, finanziato dalla prefettura di Messina e realizzato a cura del genio civile, ma, nelle more del collaudo, si è verificato un sorta alluvione - la discarica si trova sul greto di un torrente - che ha rovinato una parte del manufatto prima realizzato. A fronte di questa situazione, il tecnico competente si è rifiutato di effettuare il collaudo dato che la situazione era diversa da quella originaria. Al momento sono in corso una serie di incontri con la prefettura di Messina, la direzione dei lavori ed il collaudatore, al fine di giungere ad una soluzione. In particolare, si pensa di realizzare un ulteriore intervento tecnico che ristabilisca il manufatto. Comunque, da quanto ho potuto apprendere dai tecnici, il manufatto originario non solo si è dimostrato capace di tenere, ma consente di considerare, al momento, il sito in sicurezza.
PRESIDENTE. Ringrazio il presidente Cuffaro e i subcommissari per essere oggi intervenuti. Ciò
sicuramente ha consentito di svolgere un proficuo confronto sulla materia alla nostra attenzione. Saremmo ben lieti se voi riterreste opportuno mettere a disposizione della Commissione del materiale documentale, piano regionale, ordinanze e quant’altro.
La Commissione ha il privilegio, per la particolarità della regione Sicilia, di ritornare nuovamente sebbene nella parte orientale dell’isola; magari coglieremo quell’occasione, alla luce delle valutazioni che svolgeremo in Commissione, per effettuare un confronto che vada al di là delle considerazioni oggi svolte.
Vi ringraziamo nuovamente sia per la disponibilità mostrata, sia per il lavoro che state svolgendo.
Incontro con il procuratore generale della Repubblica di Palermo, con il procuratore aggiunto della Repubblica presso il tribunale di Palermo, con il procuratore della Repubblica presso il tribunale di Trapani, con il sostituto procuratore della Repubblica di Marsala, con il sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Agrigento e con il procuratore della Repubblica di Sciacca.
PRESIDENTE. In conformità alle disposizioni della legge istitutiva n. 399 del 31 ottobre 2001 la Commissione parlamentare di inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse intende verificare lo stato di attuazione delle normative vigenti sia di carattere nazionale sia di carattere regionale in materia di gestione e smaltimento dei rifiuti. In particolare, tra i compiti di questa Commissione rientra anche lo svolgimento di indagini atte a far luce sul ciclo dei rifiuti, sulle organizzazioni che lo gestiscono e sul ruolo svolto dalla criminalità organizzata con specifico riferimento alle associazioni di cui agli articoli 416 e 416-bis del codice penale.
Le odierne audizioni potranno costituire l'occasione per acquisire ulteriori dati ed elementi informativi sulle specifiche problematiche inerenti le connessioni fra la gestione del ciclo dei rifiuti e le attività della criminalità organizzata. In relazione alle attività illecite nella gestione del ciclo dei rifiuti è interesse di questa Commissione conoscere il livello delle infiltrazioni della criminalità organizzata nella gestione dei rifiuti; in particolare, relativamente al trasporto dei rifiuti, alle discariche abusive, le più ricorrenti fattispecie di illeciti penali in cui incorrono gli operatori del settore, e la congruità ed efficacia dei controlli previsti da parte degli enti preposti alla vigilanza, nonché se si ritenga opportuno potenziare gli strumenti processuali in possesso e trasformare gli attuali illeciti amministrativi, in materia di rifiuti, in sanzioni penali anche per disincentivare meglio contrastare l'inserimento della criminalità organizzata nella gestione del ciclo dei rifiuti.
Saluto e ringrazio per la partecipazione gli ospiti intervenuti e do subito la parola al procuratore generale della Repubblica di Palermo, dottor Celesti.
SALVATORE CELESTI, Procuratore generale della Repubblica di Palermo. In ordine alla problematica in questione è mia opinione che siano i procuratori della Repubblica ha fornire dati specifici e di rilievo; dico ciò perché il procuratore generale viene a conoscenza di questi procedimenti penali soltanto in seconda battuta. Infatti, il procedimento inizia a livello di procura della Repubblica e soltanto qualora esistano i presupposti per l'esercizio dell'azione penale questa si esercita dal procuratore della Repubblica presso il tribunale.
Le contravvenzioni elevate in questa materia presentano l’inconveniente di avere un termine di prescrizione piuttosto breve; tant'è che molte volte il procedimento penale, iniziato a livello di tribunale, non giunge alla Corte d'appello perché il termine di prescrizione è già scaduto.
Le informazioni che in materia può disporre il procuratore generale si riferiscono a quei procedimenti penali pendenti presso la Corte di appello oppure relative ai quei dati che vengono raccolti, una volta l'anno, in occasione della inaugurazione dell'anno giudiziario.
GIUSEPPE ONORATO BENITO NOCCO. Dati che hanno un rilievo statistico!
SALVATORE CELESTI, Procuratore generale della Repubblica di Palermo. Esattamente. Attualmente, in ordine a questa materia, non vi sono presso la Corte di appello di Palermo pendenze di procedimenti penali. Per quanto concerne invece le indicazioni generali di tipo statistico, posso ripetere quanto ho già detto nel corso del mio discorso inaugurale presso la Corte di appello di Palermo.
Più precisamente, per i reati in materia ambientale, riferiti al periodo 2000-2001, sono in corso diverse indagini concernenti varie discariche; in particolare, a Sciacca è stato disposto il sequestro di diversi terreni destinati a discarica di materiali anche altamente inquinanti (posso fornire al riguardo il numero di procedimento relativo all'anno 2000), ed è stata avviata una complessa indagine a carico di Maniscalco più altri 44 per l'inquinamento delle acque cagionate da industrie ittico-conserviere.
Le violazioni edilizie sembrano in lieve decremento: le costruzioni abusive da 1.844 sono passate a 1.730. Al riguardo, assolutamente irrilevante o del tutto assente - a prescindere dalla formale emissione di ordinanze di demolizione e di acquisizione al patrimonio, che rimangono per lo più lettera morta - è l'opera degli organi regionali e comunali preposti al ripristino e al recupero del territorio. In altre parole, i comuni, a fronte di sentenze definitive emanate nei confronti di edifici abusivi, si limitano ad emettere le ordinanze di demolizione e di acquisizione al patrimonio ma lasciano le cose così come stanno.
Va evidenziato inoltre che molti comuni del distretto non sono dotati nemmeno di strumenti urbanistici e di piani regolatori. Con il coordinamento della procura generale è iniziata una complessa attività diretta a realizzare la demolizione coattiva delle costruzioni abusive.
GIUSEPPE PIGNATONE, Procuratore aggiunto della Repubblica presso il tribunale di Palermo. Nella veste di procuratore aggiunto coordino il dipartimento della procura che si occupa dei reati ambientali e pro tempore sono anche procuratore a Termini Imerese.
E’ opportuno che comprendere meglio la materia in questione tenere presente la realtà socio-economica del territorio a cui facciamo riferimento; territorio su cui non insistono né piccole né grandi industrie. Il problema principale che si pone, soprattutto per Palermo e per Termini Imerese, è quindi quello delle discariche; si è registrato soltanto qualche episodio di poca importanza avente ad oggetto impianti industriali. Tra questi il sequestro messo in atto nei confronti di un impianto dedito alla produzione di calce inquinante, le cui emissioni si propagavano anche nell'aria.
Rispetto alla precedente audizione svoltasi due anni fa di fronte a questa Commissione posso dire che stiamo sperimentando con esito positivo la portata e l'efficacia, ai fini dello svolgimento delle indagini, del nuovo articolo 53-bis (in materia di attività continuativa ed organizzata di illecito smaltimento dei rifiuti) del decreto Ronchi. Difatti, sono state avviate una serie di indagini che sfruttano le potenzialità che la nuova previsione normativa ci consentono quali le intercettazioni telefoniche e ambientali. Ciò ci permette di risalire a monte del problema, colpendo i reali soggetti coinvolti nella gestione illecita dei rifiuti senza doverci limitare a colpire l'ultimo anello della catena di gestione che molto spesso è un semplice prestanome. In particolare, su Palermo sono in corso due o tre indagini di notevole rilievo che speriamo ci consentano entro quest’anno di conseguire dei risultati positivi e che ci pongano nella condizione di chiedere al giudice per le indagini preliminari l’adozione di misure di carattere reale o personale.
Nello svolgere questa attività abbiamo rappresentato l'esigenza di qualificare le forze di polizia giudiziaria; finora quelle destinate ad intervenire sono state le forze di polizia giudiziaria. Sia prima come procura circondariale sia ora come procura unificata abbiamo contato molto sulle polizie municipali dei vari paesi; in particolare, su Palermo c’è una tradizione di interventi, che risale ormai a dieci anni, da parte della polizia municipale al NOPA (Nucleo operativo per la protezione dell'ambiente).
Però, questa polizia giudiziaria a tale livello non è abituata a svolgere indagini come la polizia giudiziaria tradizionale (perquisizioni, sequestri ora soprattutto intercettazioni telefoniche e ambientali). Siamo in una fase in cui stiamo cercando di fondere l'esperienza degli organi di polizia tradizionali con questa specificità di funzioni in alcuni settori minimali fino a questo momento, in modo da ottenere questi risultati. Purtroppo, dobbiamo lamentare che il NOE (Nucleo operativo ecologico dei carabinieri) ha un organico estremamente limitato, fra Sicilia e Calabria le unità sono abbastanza scarse, e, quindi, salvo casi eccezionali, non ci si può fare molto affidamento. Aspettiamo di vedere come potrà contribuire sotto questo profilo l’ARPA regionale.
Il presidente nella sua introduzione accennava a vecchie e nuove figure di reato, ci permettiamo di sottoporre alla riflessione della commissione il problema della sanzione delle falsità nei formulari. Questo problema ritorna sempre, se funzionassero le sanzioni amministrative noi potremmo evitare di intervenire, tuttavia la situazione attuale in cui è prevista la sanzione penale, ai sensi dell'articolo 486 del codice penale, per falsità nei formulari soltanto nel caso dei rifiuti pericolosi è una scelta che appare poco costruttiva, nel senso che l'utilità del reato di falso dovrebbe consistere nell'immediata contestazione, mentre è invece chiaro che prima bisogna dimostrare la pericolosità del rifiuto, dopo di che è possibile contestare un reato che non ha più l'efficacia deterrente. Pertanto o si procede con sanzioni amministrative, e allora l'amministrazione deve fare il suo compito, oppure, se deve intervenire il giudice penale, la sanzione deve avere un significato deterrente, altrimenti significa soltanto accumulare carte e lavorare a vuoto. Una linea di condotta che sta emergendo e che porta a dei risultati che dovrebbero maturare entro l'anno è l'ipotesi di reato di truffa in danno dell'ente pubblico per alcune imprese che hanno avuto appalti affidati da comuni o province, in particolare ho alcune indagini che si riferiscono ad incarichi di bonifica di zone affidati dai comuni, evidentemente se poi questo incarico non è svolto secondo contratto e molto spesso viene eluso attraverso i falsi, indicando la documentazione andremo a configurare il reato di truffa aggravata, altro reato grave che consente una serie di interventi significativi sul piano penale.
Abbiamo pensato che potrebbe essere utile, specialmente per i casi meno gravi, utilizzare un meccanismo simile a quello del decreto legislativo n. 758 del 1994 in materia di sicurezza sul lavoro, ossia l'ente interviene e fornisce delle prescrizioni in modo che ci si possa adeguare. Ciò sarebbe opportuno soprattutto per ottenere la bonifica dei siti, perché questo è il reale problema, io non credo che l'intento principale sia quello di colpire qualcuno con la sanzione penale, ritengo piuttosto che l'interesse pubblico sia quello di fare bonificare i siti. Un meccanismo di questo tipo, nella materia della sicurezza sul lavoro, almeno nella esperienza palermitana, non molto significativa ma riguardante pur sempre una grande città, è stato estremamente positivo, perché l'effetto deflattivo è stato pressoché totale.
PRESIDENTE. Il dottor Grasso ci ha offerto la sua e la vostra disponibilità ad approfondire questo tema anche dal punto di vista operativo.
GIUSEPPE PIGNATONE, Procuratore aggiunto della Repubblica presso il tribunale di Palermo. Su questo, ovviamente, la disponibilità data dal dottor Grasso coinvolge tutti noi. Queste riflessioni ci portano a fare altre due osservazioni in materia di bonifica. Il problema della bonifica è che, se sono privati possono non avere un interesse, perché molto spesso la persona contro cui si conduce il processo penale non è il proprietario del terreno, e quindi la confisca, che sembrerebbe il deterrente totale, in realtà non ha nessun effetto perché il proprietario meschino, come si dice nel nostro dialetto, non c'entra niente, e può averlo dato in affitto o può, spesso, non saperne niente. La situazione è ancora peggiore quando è l'ente pubblico a dovere intervenire, è un caso frequentissimo nella nostra realtà che le discariche vengano create da ignoti, approfittando di solito di terreni del comune, in questo caso il comune in genere non ha i soldi per intervenire, inoltre da quando le aziende municipalizzate hanno personalità giuridica autonoma il meccanismo dell'assessore che, volente o nolente, per le ragioni più o meno valide imponeva a azienda municipalizzata di intervenire, oggi si trova di fronte agli impedimenti determinati dal bilancio di queste aziende. Per altro verso, in Sicilia, ma mi sembra che la situazione sia estesa a tutto il meridione, non ci sono aziende in grado di smaltire i rifiuti pericolosi, pertanto bisogna far intervenire le imprese del nord, con l'ovvio aumento vertiginoso dei costi che ciò comporta. Dulcis in fundo, esperienza negativa tipica della nostra realtà palermitana, abbiamo diversi casi, quelli per noi più difficili, pesanti per quanto riguarda l'estensione delle aree interessate, in cui l'impresa è fallita. Si tratta di zone abbandonate, e naturalmente il curatore non ha un soldo, mentre la pubblica amministrazione non ha capitolo di spese per eventuali interventi. Sopra alcune colline della città abbiamo un'area, che mi sembra sia estesa circa 54 mila mq, che abbiamo sequestrato, nel senso che vi abbiamo collocato un magnifico cartello, senza in realtà sapere come uscire da questa situazione, perché non abbiamo neanche un soggetto a cui imputare questa situazione. Questo è il quadro delle nostre riflessioni, coincidente, credo, con quanto riferito questa mattina dal dottor Grasso. In riferimento al capitolo ecomafia, come integrazione devo dire che, al di là di quanto detto questa mattina dal dottor Grasso, vi sono alcuni procedimenti significativi, nei quali le persone contro cui si procede avevano delle loro brave attività industriali senza, naturalmente, essere in regola, uno è il titolare di un impianto di calcestruzzi totalmente abusivo sito in San Giuseppe Iato (paese noto alle cronache come il paese dei vari Brusca, Di Maggio) imputato anche per il reato previsto dall'articolo 416 bis del codice di procedura penale, e un altro procedimento riguarda una persona che, nell'ambito delle indagini della direzione distrettuali antimafia, è stata definita avvicina alle cosche dei Granatolo e dei Graviano da uno dei collaboratori di giustizia.
MICHELE VIANELLO. Nelle esposizioni ascoltate finora abbiamo sentito parlare di una tipologia di reati e di interventi, non ho ancora sentito parlare di un altro filone, o forse non è stato ancora esplorato fino in fondo. In Sicilia, ci troviamo di fronte ad un processo di privatizzazione di una parte delle aziende che gestivano il ciclo dei rifiuti (ma anche acqua, gas e altri servizi), ritenete che durante questo processo di privatizzazione le organizzazioni criminali comincino a pensare ad una loro infiltrazione diretta o indiretta? Oggi un prezzo di mercato pubblico viene privatizzato, e si tratta di un mercato che spesso riceveva in concessione diretta la gestione dell'acqua, del gas, dei rifiuti o della pulizia delle città. Come capite, si tratta di un mercato estremamente ricco ed allettante. Avete segnali di infiltrazioni mafiose oppure segni di un eventuale loro interessamento? Ritenete che in settori di questo mercato, tipo il trasporto dei rifiuti, fattore, come noto, lucroso ed importante, oppure lo smaltimento di rifiuti pericolosi, ci siano infiltrazioni malavitose o della mafia? Abbiamo sentito come, pur non essendo la Sicilia, tranne Gela, luogo di produzione di rifiuti speciali, laddove cominciano ad esserci traffici legati all’immigrazione clandestina spesso si intermediano anche rifiuti radioattivi e speciali anche la Sicilia cominci ad essere interessata, più massicciamente di quanto si pensava, da questi fenomeni, ritenete che questo possa rappresentare un ulteriore filone di attività illecite?
PRESIDENTE. Considerate che, laddove lo riteniate necessario, parti della vostra audizione possono essere segretate.
SALVATORE CELESTI, Procuratore generale della Repubblica di Palermo. Questi dati possono essere basati sull’esperienza giudiziaria, quindi per quanto riguarda la possibilità dell’infiltrazione mafiosa in questo ciclo di smaltimento dei rifiuti, tuttavia bisogna vedere se ci sono processi o indagini in corso che danno testimonianza di questa realtà.
GIUSEPPE PIGNATONE, Procuratore aggiunto della Repubblica presso il tribunale di Palermo. Per quanto riguarda Palermo, con tutta la cautela del caso, fino a questo momento non è stata interessata da fenomeni relativi all’immigrazione clandestina, fortunatamente uno dei pochi che non abbiamo è proprio questo. Invece, per quanto riguarda il trasporto esiste un’esperienza storica che consente di fornire una risposta positiva alla sua domanda. Tradizionalmente uno dei settori in cui l’organizzazione mafiosa è sempre stata presente in forze, avendo una presenza significativa, è stato proprio quello dell’autotrasporto in genere, è un fatto notorio la presenza delle organizzazioni mafiose nei trasporti dell’edilizia, quindi anche nella fase successiva, pertanto sotto tale profilo la preoccupazione è più che legittima. Il modo in cui possono emergere le organizzazioni criminali sono due: o emergono da indagini di mafia in senso proprio, e finora è stato l’unico modo, ma elementi particolarmente significativi in questo momento non sono alla nostra attenzione; oppure possono emergere da un’indagine mirata che parta dal basso, e sono quelle che noi stiamo tentando di portare avanti partendo dalle discariche, sfruttando le possibilità che ci fornisce il nuovo articolo 56.
GIUSEPPE ONORATO BENITO NOCCO. Poiché in questa sede ci occupiamo di scelte politiche, in particolare scegliere se privatizzare o meno, il collega voleva sapere se potrebbero aumentare i pericoli di infiltrazione mafiosa con la privatizzazione del settore.
GIUSEPPE PIGNATONE, Procuratore aggiunto della Repubblica presso il tribunale di Palermo. Ci stavo proprio arrivando, avevo lasciato il tema per ultimo.
MICHELE VIANELLO. La mia domanda non era collegata ad eventuali scelte politiche, anche perché io sono per privatizzare tutto.
GIUSEPPE PIGNATONE, Procuratore aggiunto della Repubblica presso il tribunale di Palermo. Non era mia intenzione comunque sottrarmi ad una risposta sulla questione. È chiaro che è stata richiesta una opinione. Il rischio di un’infiltrazione è sempre possibile, per rispondere vorrei utilizzare le parole usate dal dottor Grasso in un’altra sede a proposito degli appalti in Sicilia, non c’è dubbio che se in Sicilia vi sarà una crescita degli appalti in futuro aumenterà il rischio dell’infiltrazione mafiosa negli appalti. La posizione del dottor Grasso, che rispecchia, per quanto può valere, quella di tutti i colleghi della procura della Repubblica di Palermo, è stata espressa varie volte in modo migliore di quanto possa fare io: “noi da siciliani, cittadini di questa terra non particolarmente fortunata sotto questo profilo, riteniamo che ogni intervento di nuovi finanziamenti, di nuove opere di nuova efficienza dell’esistente non può essere che benvenuto, noi chiediamo, per quello che può essere il nostro ruolo e con tutto il rispetto per la politica, che essa ci dia, a noi e alle forze dell’ordine, i mezzi e gli strumenti per controllare che in tutto questo le infiltrazioni mafiose non ci siano, o che noi le possiamo prevenire, se possibile, e reprimere”. Questa credo sia la risposta alla domanda.
PRESIDENTE. Bene, do ora la parola alla dottoressa Maria Teresa Principato, della Procura della Repubblica presso il tribunale di Trapani e, subito dopo alla dottoressa Stefania Carlucci della procura di Marsala.
MARIA TERESA PRINCIPATO, Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Trapani. A proposito del primo problema posto dal presidente, quello delle infiltrazioni mafiose all’interno del sistema di smaltimento rifiuti credo che già il dottor Grasso vi abbia parlato di un processo e di una indagine fatta dalla squadra mobile di Trapani, sfociata nel 1998 in un’ordinanza di custodia cautelare a carico di componenti della "famiglia" mafiosa di Trapani nel cosiddetto processo Rino 3, parlo della "famiglia" di Trapani capeggiata da Vincenzo Virga. Ritengo che, essendo il dottor Grasso procuratore di un direzione distrettuale antimafia vi abbia già riferito tutto ciò che è emerso nell’ambito di quell’indagine, che riguarda proprio i processi di trasporto, di smaltimento e di riciclaggio dei rifiuti, quindi su questo ovviamente non mi dilungherò, anche se mi pare giusto sottolineare come questa indagine sia un esempio eclatante dell’interesse che la mafia, ad un livello criminale di tutto rispetto, già da tempo, poiché quelle indagini sono iniziate nel 1996 e l’attività è stata interrotta nel 1998, ha manifestato in questo settore, che ha procurato possibilità di arricchimento delle organizzazioni mafiose, solamente per i contratti relativi al trasporto dei rifiuti solidi urbani si parla di un profitto di 600 milioni di lire annui. Vi era una fitta rete di società, facenti capo alla "famiglia" mafiosa prima citata, che, ognuna per la sua parte, gestiva tutti i processi correlati. Nell’ambito di queste indagini è stato arrestato a Trapani anche l’assessore all’ambiente Vito Conticello per concussione nei confronti di alcuni imprenditori. Altro interesse della "famiglia" mafiosa di Trapani, ma sicuramente il dottor Grasso vi avrà parlato anche di questo, è la vicenda riguardante Leonardo Coppola, altro rappresentante di spicco di quella famiglia mafiosa, arrestato nel 2001, che aveva sottoposto gli imprenditori del settore ad un ferreo controllo che garantiva la predeterminazione da parte di Cosa Nostra dei soggetti che avrebbero dovuto aggiudicarsi gli appalti per la raccolta dei rifiuti solidi urbani, anche tramite una sistematica attività di turbativa d’asta e di intimidazione dei concorrenti.
PRESIDENTE. In queste vicende sono state coinvolte anche imprese di livello nazionale?
MARIA TERESA PRINCIPATO, Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Trapani. Ci sono delle imprese che, per la verità, sono siciliane e sono risultate collegate ad organizzazioni mafiose del catanese. Ci sono anche imprese a livello nazionale.
PRESIDENTE. Potrebbe fornirci, anche nei prossimi giorni, atti che riguardano questa vicenda?
MARIA TERESA PRINCIPATO, Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Trapani. Il processo è ancora in corso, proprio oggi il sostituto della mia procura svolgeva la requisitoria. Sarà comunque nostro impegno farvi pervenire gli atti che vi interessano. Ad ulteriore dimostrazione degli interessi mafiosi nel settore di cui stiamo parlando vi sono una serie di episodi molto preoccupanti, avvenuti tra il 1998 ed il 2001, di danneggiamento ed incendio. Come è noto si tratta della punta dell’iceberg del fenomeno estorsivo a cui vengono sottoposti gli imprenditori. Dal 1998 al 2001 è stato incendiato l’impianto di riciclaggio di Contrada Borranea a Trapani e sono stati incendiati anche gli autocompattatori della società mista Trapani-Servizi, che a partire dal 2001 ha assunto il servizio di trasporto di rifiuti nel comune di Trapani. Le indagini sugli attentati relativi al 1998 sono state risolte con la condanna, nell’ambito del processo Prometeo, di Pietro Virga, figlio del capomandamento mafioso di Trapani. Si tratta di fatti che avevano la finalità evidente di ostacolare la gestione dell’impianto di riciclaggio dei rifiuti di Trapani da parte di società che tentavano di sfuggire al controllo mafioso. Le indagini di cui ho riferito sono naturalmente indagini della direzione distrettuale antimafia che, nella fattispecie, sono condotte anche da sostituti di Trapani applicati alla direzione distrettuale antimafia proprio per la particolare conoscenza del tessuto criminale trapanese. La procura di Trapani ha avviato diverse indagini nel settore dell’inquinamento ambientale perché si sono evidenziati gravi e sistematici fenomeni speculativi connessi allo smaltimento dei rifiuti e, naturalmente, in aperta violazione del decreto legislativo n. 22 del 1997. In particolare ultimamente si è proceduto, nel corso del secondo semestre 2001, al sequestro preventivo di numerose decine di lotti appartenenti al consorzio ASI, l’area di sviluppo industriale, nonché a privati nella quale era stata svolta da anni una sistematica attività di smaltimento di materiali di risulta da attività di demolizione, nonché amianto ed altri rifiuti pericolosi, con finalità di riempimento di zone depresse, le ex saline, ed il conseguente accertato inquinamento di zone protette quali la riserva delle saline di Trapani e della sottostante falda acquifera. Si tratta di fenomeni speculativi sempre più frequenti che dimostrano per la loro ampiezza e sistematicità dimostrano quantomeno il mancato intervento degli enti territoriali che dovrebbero vigilare affinché il fenomeno non si manifesti.
Sono pienamente d’accordo con le osservazioni fatte dal collega Pignatone in tema di sanzioni penali e di strumenti per fronteggiare meglio tutti i problemi connessi a questo fenomeno e sono in particolare d’accordo con il meccanismo suggerito di rendere sanzione amministrativa, con conseguente oblazione, alcune contravvenzioni che, allo stato, sono difficilmente sanzionabili. Anche noi a Trapani abbiamo sperimentato, nell’ambito della sicurezza sul lavoro - perché abbiamo organizzato un buon sistema di prevenzione, comprendente anche gli organi di polizia, le ASL e l’ispettorato del lavoro, abbastanza concreto e costantemente attento in materia di infortuni sul lavoro – come il meccanismo del decreto legislativo n. 758 del 1994 sia particolarmente efficace.
STEFANIA CARLUCCI, Sostituto procuratore della Repubblica di Marsala. Per quanto riguarda il territorio del circondario di Marsala evidenzierò le indagini più recenti, molte delle quali sono ancora in corso. Da queste indagini emerge che la disciplina in materia di rifiuti è ampiamente disattesa. Il fenomeno delle discariche abusive è molto praticato nel nostro circondario. I territori di particolare crisi sono: Campobello di Mazara e Mazara del Vallo. Solo in questo primo semestre sono stati fatti 25 sequestri preventivi a carico di ignoti di aree estesissime di migliaia di metri quadri, suddivise in numerosi particelle, i cui proprietari sono a volte decine e decine di persone. A questi vanno aggiunti altri dieci sequestri preventivi in procedimenti a carico di noti, soggetti individuati che si occupavano della gestione della discarica non autorizzata. Quest’anno, all’interno del nostro circondario, l’evidenza maggiore l’ha avuta l’intervento dell’autorità giudiziaria che ha posto sotto vicolo cautelativo queste aree estese. Si tratta del fenomeno maggiormente preoccupante perché può celare anche forme di assoggettamento dei proprietari ad imposizioni della criminalità organizzata. Proprio per questa caratteristica sono aree molto estese dove abbiamo rinvenuto rifiuti di qualsiasi genere, compresi rifiuti speciali: residui derivanti dalle lavorazioni industriali o artigianali, dalle lavorazioni della pesca, attività economica estremamente importante a Mazara del Vallo, tutta la serie dei rifiuti speciali legati alle autovetture (oli, batterie). A tutto ciò va unita la pratica quotidiana del singolo cittadino che in questi luoghi scarica qualsiasi cosa di cui si voglia liberare. Si tratta poi di territori caratterizzati da un evidente rischio specifico mafioso, manifestatosi in indagini che hanno riguardato altre materie dei profili ambientali diversi dai rifiuti. Siamo in territori dove i cittadini litigano per anni riguardo al possesso di dieci centimetri di terreno, quando un vicino di casa costruendo un muretto sottrae una porzione del terreno dell’altro nascono vicende non solo civili, ma anche addirittura penali. Risulta quindi ancora meno comprensibile che aree così estese siano state abbandonate per anni dai proprietari che se ne sono completamente disinteressati. Ciò rappresenta un elemento di sospetto che va unito ad un altro fatto: molti proprietari risultano essere persone di età avanzatissima, il che potrebbe far pensare a prestanome. A tutto ciò si unisce l’assoluta inerzia da parte degli enti locali circa il controllo del territorio, basta che qualcuno di voi decida di percorrere le zone del circondario di Marsala perché si renda conto visivamente del suo degrado assoluto. Gli enti locali sono stati inerti fino ad oggi nell’attività di vigilanza del territorio loro affidata, costringendo l’autorità giudiziaria ad intervenire con questi sequestri preventivi. Un ulteriore ritardo lo si sta cogliendo tuttora in riferimento ai poteri che vengono affidati ai comuni. Una volta constata la presenza di una discarica, come voi sapete, si interviene con l’ordinanza sindacale ai sensi dell’articolo 14, che impone la rimozione e lo smaltimento corretto dei rifiuti ai proprietari, oppure l’articolo 17 prevede l’ordinanza di bonifica se ci sono fenomeni di inquinamento ambientale con tempi stringati di intervento per entrambi i casi (48 ore). La gestione di tutte queste situazioni è molto difficile, l’accertamento dell’inquinamento ambientale è possibile successivamente alla rimozione dei rifiuti, perché all’evidenza può emergere del materiale che può creare pericolo per l’ambiente, inoltre va considerata l’infiltrazione nel terreno poiché sto parlando di zone che hanno anche dieci metri di strati di rifiuti accumulati. La procedura della bonifica è difficilmente gestibile da parte di qualsiasi privato, e fino ad oggi non è mai stata attivata questo genere di procedura. Nel nostro circondario sono in corso indagini, in quanto in alcuni casi sono stati segnalati fenomeni di inquinamento nel terreno sottostante, ma tutto è ancora in corso di accertamento. Sempre in merito a questa esperienza emerge anche un difficoltoso coordinamento tra tutti i soggetti che sono tenuti al controllo del territorio in materia di rifiuti. Secondo l’articolo 17 è previsto un coordinamento, molto difficile, tra il comune, la provincia, le autorità sanitarie che devono effettuare i controlli ed il commissario straordinario per i rifiuti insediato in Sicilia. Si ha l’impressione che ciascun soggetto agisca separatamente le informazioni che è tenuto a fornire all’altro soggetto per la parte di intervento di propria competenza. I reati più ricorrenti sono chiaramente quelli previsti dall’articolo 51, in taluni casi i sindaci hanno emesso le ordinanze ai sensi dell’articolo 14, alle quali difficilmente i cittadini generalmente non si adeguano
GIUSEPPE ONORATO BENITO NOCCO. Secondo lei perché non si adeguano?
STEFANIA CARLUCCI, Sostituto procuratore della Repubblica di Marsala. Perché è costoso!
GIUSEPPE ONORATO BENITO NOCCO. Ma se il proprietario ha da perdere il comune potrebbe coattivamente adoperare la procedura in danno.
STEFANIA CARLUCCI, Sostituto procuratore della Repubblica di Marsala. Il problema è se ciascun soggetto interessato dalla procedura fa la propria parte. Conosciamo l’esperienza delle ordinanze di demolizione degli abusi edilizi, nel nostro circondario tutti i sindaci emettono le ordinanze di demolizione, ma se il privato non si adegua gli abusi insistono, non si cancellano da soli. Il problema è che nel caso dei rifiuti si tratta di aree di grande estensione, dove la modalità di intervento del singolo proprietario di una certa particella dell'insieme non è neanche immaginabile perché le aree sono estremamente frazionate, inoltre si tratta di un intervento costosissimo per il comune, che seppure dovesse decide di agire in danno non potrebbe recuperare l’area. Si tratta di interventi estremamente costosi dove si provvedere allo smaltimento corretto oltre che alla bonifica, posto che poi molti dei nostri comuni non hanno adeguate discariche e che in Sicilia non esiste una forma di smaltimento corretto dei rifiuti speciali. Sono state svolte indagini anche in materia di discariche comunali illegittime, vi è stato un procedimento con sequestro preventivo che è giunto ora a giudizio, che ha visto sotto questo profilo indagati e imputati anche amministratori pubblici.
MICHELE TUCCI. Mi scusi, cosa significa discariche comunali illegittime?
STEFANIA CARLUCCI, Sostituto procuratore della Repubblica di Marsala. Significa che il comune ha predisposto un’area per effettuare qualsiasi fase dell’attività dello smaltimento dei rifiuti in assenza delle autorizzazioni, dei requisiti o senza rispettare le modalità previste. I rifiuti debbono essere trattati con modalità regolate dalla legge, devono essere separati, poiché non possono essere smaltiti assieme certe tipologie di rifiuti, alcuni di questi profili sono solo amministrativi, ma quando l’attività avviene con la carenza assoluta di autorizzazioni o con autorizzazioni illegittime, perché invalide o talmente viziate da ritenersi tali, anche il comune può compiere una gestione di rifiuti non autorizzata. Vi sono poi le condotte omissive colpose rispetto a gestioni di rifiuti affidate a ditte che le effettuano poi al di fuori delle modalità di legge. Sono state fatte anche indagini relative alle irregolarità negli appalti circa l’affidamento del servizio per lo smaltimento dei rifiuti, in questo caso le tipologie dei reati ipotizzati allo stato sono: l’abuso d’ufficio; la turbativa d’asta e, in un caso, anche la corruzione. Non posso fornire dati in riferimento all’interessante istituto previsto dalla legge che, oltre al patteggiamento, impone la confisca, integri gli obblighi di bonifica, perché non siamo ancora giunti ad esperienze di questo genere. Sarebbe però molto utile verificare in quanti casi si è raggiunto il buon fine, perché il sequestro preventivo è una misura che vuole certamente interrompere temporaneamente la consumazione del reato, ma l'interesse preminente che si intende perseguire è il recupero del territorio. Queste misure astrattamente considerate sono sicuramente funzionali a ciò, ma non posso riferire su di esse perché i procedimenti sono ancora in corso, sarebbe però interessante confrontarsi su tali aspetti tra qualche tempo. Ancora una volta faccio mie le osservazioni di coloro che mi hanno preceduto circa il tipo di sanzione collegata a questi reati, tutti destinati alla prescrizione. Faccio presente che si tratta di indagini spesso impegnative, laddove si opera un sequestro preventivo, si pongono dei vincoli forti, si fanno degli accertamenti tecnici, si assumono spese nel procedimento, e ciò scoraggia l'attività del magistrato quando sa che, per i vari meccanismi del processo - primo, secondo grado e ricorso per Cassazione - si lavora a vuoto.
Allo stesso modo, è urgente sollecitare una riqualificazione della polizia giudiziaria in questo settore di reati; infatti, siamo una procura che opera in una zona un po’ distante da Palermo e dalla polizia giudiziaria specializzata cui diventa molto difficile poter ricorrere. Quindi, voglio assolutamente rappresentare tale necessità, compiendo così un’opera di sensibilizzazione. Si tratta, invero, di reati tecnici, che richiedano una formazione diversa dall’attività ordinaria della polizia giudiziaria.
PRESIDENTE. La ringrazio per la sua esposizione. Prima di dare la parola al dottor Civardi, sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Agrigento, desidero sollevare la seguente questione. Ho compreso che per Trapani si è accertato un dato evidente. Cosa Nostra, infatti, avrebbe un interesse non marginale; anzi, oserei dire, un interesse diretto, peraltro facente capo a famiglie anche di rilievo, dal punto di vista della capacità criminale. Ciò deve riferirsi solamente a vicende che riguardano Trapani o si ha la sensazione, in qualche modo, di percepire l’attenzione anche di famiglie che operano in altri ambiti e in altri territori?
STEFANO CIVARDI, Sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Agrigento. Anzitutto, una premessa scontata ma doverosa per non entrare in campo altrui. In quanto sostituto incaricato della procura di Agrigento, ho evidentemente una conoscenza dell'infiltrazione criminale mafiosa nella gestione degli appalti diversa da quella che può avere il procuratore aggiunto della procura della Repubblica di Palermo con delega distrettuale per i reati di competenza ex articolo 51, comma 3-bis relativamente alla provincia di Agrigento. Quindi, la stessa domanda, posta all’aggiunto distrettuale presso la procura di Agrigento, sicuramente sortirebbe un effetto migliore. Per quanto di mia competenza, posso semplicemente riferire di un processo conclusosi, proprio a luglio di quest'anno, ad Agrigento sull'infiltrazione mafiosa - in particolare modo, in Palma di Montechiaro - nella gestione di appalti; anche negli appalti che riguardano la raccolta dei rifiuti. Ferma la competenza del tribunale di Agrigento, le indagini sono state fatte dalla procura distrettuale di Palermo. E’ evidente come questa infiltrazione si manifesti poi in vari modi. O, semplicemente, richiedendo una percentuale una volta aggiudicato l'appalto o pilotando lo stesso oppure anche, semplicemente, inserendo tra i lavoratori dei referenti per le attività criminali locali. Persone di garanzia; fors’anche, a volte, di sorveglianza, quasi una polizia locale che assicura l'esecuzione lineare dell'appalto senza troppi mezzi incendiati, cassonetti devastati o altri danni alle strutture con le quali si eseguono le opere.
Per quanto riguarda i settori di specifica competenza della procura territoriale, mi premeva segnalare - atteso che si tratta di uno dei temi sui quali la Commissione sollecitava anche i magistrati dei diversi circondari - come la raccolta differenziata, nel nostro territorio, trovi scarsa attuazione. I problemi della mancanza della raccolta differenziata risalgono, evidentemente, al momento in cui sono stati dati gli appalti; può essere, come nel caso di Agrigento, che l'appalto sia stato dato in epoca anteriore all'entrata in vigore del decreto legislativo n. 22 del 1997. Tuttavia, siamo ora nel 2002; evidentemente, non è di competenza dell'autorità giudiziaria spronare gli enti locali affinché stanzino dei fondi. E’ però certo che la raccolta differenziata costa molto di più delle altre. Posso dire con certezza che, nella provincia di Agrigento, le campane per il vetro, la plastica e la carta sono solo un oggetto del desiderio.
Per quanto riguarda sempre la classificazione e lo smaltimento dei rifiuti, mi premeva porre in rilievo come vero è che la realtà locale non è particolarmente produttiva di rifiuti industriali fortemente tossici. Però, pur essendoci un tessuto industriale sufficientemente represso, la classificazione dei rifiuti non urbani e dei rifiuti speciali ex articolo 7 del decreto legislativo n. 22 del 1997 presupporrebbe una predisposizione di mezzi che, nel territorio di cui mi occupo, non sussiste. Ciò significa che anche un semplice rivenditore, un rottamatore d’auto, una concessionaria o, anche, una famiglia che dismetta il proprio frigorifero usato può produrre un rifiuto che non può essere smaltito assieme a tutti gli altri. Eppure, non costa che nel nostro circondario vi siano discariche idonee allo smaltimento dei rifiuti speciali. Allora, molto brevemente, volevo ricalcare le orme dell'intervento della collega Carlucci; il problema delle discariche si pone in due modi completamente differenti: le discariche abusive e le discariche autorizzate. Quanto al primo, ahimè, si tratta, molto spesso, di fascicoli contro ignoti; infatti, lo sversamento dei rifiuti nell'ambiente avviene nei momenti più disparati e non sempre la polizia giudiziaria è sul posto, pronta ad intervenire. Vi è un problema, quindi, di uno sversamento compiuto da ignoti su un terreno; se tale terreno è di privati, forse il problema ancora si può risolvere ma, ahimè, ancor peggio è quando è demaniale, quando, ad esempio, si trova ai lati delle strade provinciali ovvero su un terreno di spettanza comunale. Abbiamo, infatti, registrato che gli enti locali, a volte, sono ancora più inerti dei privati nel cercare di bonificare i terreni. L'esperienza della procura di Agrigento in questi fascicoli contro ignoti - di per sé, difficilmente concludenti - è quella di sollecitare la polizia giudiziaria ad acquisire notizie presso gli enti locali per conoscere se vi sia stata un'ordinanza sindacale di bonifica. Qualora tale ordinanza non vi fosse stata e si versi nel caso di rifiuti pericolosi, allora potrebbe configurarsi un reato, da parte dei destinatari di questa ordinanza, ex articolo 17, che non abbiano provveduto a bonificare. E’ chiaro che si tratta di un intervento quasi di supplenza da parte dell'autorità giudiziaria; evidentemente il problema dello sversamento di rifiuti sul terreno riguarda, anzitutto, gli enti locali, che devono tempestivamente intervenire con le ordinanze di bonifica. Solo poi, qualora tali ordinanze non fossero attuate ed esclusivamente nel caso previsto dall'articolo 17 dello stesso decreto legislativo n. 22 del 1997, si profilerebbe un ipotesi di reato punito, sostanzialmente, con la stessa pena prevista per chi gestisce abusivamente la stessa discarica.
Mi premeva evidenziare, prima di passare la parola al procuratore Petralia, un altro problema che sicuramente affligge il territorio del nostro circondario, quello dei reflui urbani fognari. Città di dimensioni notevoli – venti o trentamila abitanti - non sono dotate di un depuratore dei reflui urbani; non è un caso soltanto siciliano. In Italia, vi sono tante città - e anche molto grandi - che non hanno un depuratore dei reflui urbani. Ad Agrigento, però, manca - e manca in modo particolare – l’acqua. Succede, perciò, che i reflui urbani, ovvero l'acqua di fogna, a volte vengono attinti dai coltivatori diretti per coltivare le primizie, con effetti da valutare. E’ il paradosso dei paradossi; la mancanza di depurazione dei reflui urbani – peraltro, depurazione prevista per legge -, in un territorio particolarmente assetato d'acqua, ha, a volte, questi risultati paradossali. Torrenti, nei quali, sostanzialmente, scorre ormai soltanto l'acqua fognaria, vengono utilizzati in agricoltura come unica risorsa idrica.
BERNARDO PETRALIA, Procuratore della Repubblica di Sciacca. Riferisco brevissimamente, partendo da una considerazione che fa leva sulle osservazioni svolte da alcuni di voi. Aree criminali e rifiuti evocano due concetti fondamentali: tutela della legalità collettiva, che implica un richiamo alle organizzazioni che gestiscono ed intermediano la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti; la considerazione del tema in oggetto come tutela della salute pubblica. Non è detto che le due aree coincidano; è ben possibile, infatti, che organizzazioni ferocissime, criminali e mafiose svolgano bene il loro lavoro di raccolta e di smaltimento dei rifiuti. Su tale diverso ambito, mi sentirei, molto sommessamente, di dire subito quanto segue. Si tratta di un aspetto che rientra nei compiti - indicati anche su Internet, ormai uno strumento assolutamente pubblico – previsti dalla legge n. 399 del 2001, istitutiva della vostra Commissione. Ebbene, forse non vi sarebbe occasione migliore per distrettualizzare la competenza circa l’organizzazione di cui all’articolo 53-bis, aggiunto dalla recente legge n. 93 del 2001 al decreto legislativo n. 22 del 1997. Parlo, forse, contro le competenze delle procure circondariali ma, fin quando organizzazioni quali quelle disegnate dall'articolo 53-bis - che presuppongono un’imponenza di mezzi, strutture e uomini - non confluiscano nelle competenze dell’ufficio distrettuale del pubblico ministero di cui all'articolo 51, comma 3-bis del CPP (come, peraltro, di recente è stato fatto per le associazioni terroristiche nonché per quelle relative al contrabbando oltre che per quelle mafiose e per i reati paramafiosi) non si potrà avere, né dal punto di vista giudiziariario né dal punto di vista ricognitivo, una dimensione esatta di cosa faccia la criminalità organizzata all’interno del ciclo dei rifiuti. Fatta tale premessa, va operata una piccola aggiunta; occasione buona è anche quella – realizzabile da subito - di ricollegare i proventi nascenti dalle associazioni di quell'articolo 53-bis all'articolo 12-sexies della legge n. 356 del 1992. Tale articolo colpisce, con effetto effettivo, positivo e concreto tutti i patrimoni illecitamente acquisiti che vengono da attività a tendenza patrimoniale e che fanno leva principalmente sulle associazioni criminali o sui grande reati a contenuto patrimoniale. Manca soltanto l'associazione di cui all'articolo 53-bis introdotto nel 2001 che, dalla lettura dell’enunciato legislativo, apparirebbe essere, forse, l'associazione che più lucra. Addirittura, si interesserebbe, sovrapponendosi spesso e volentieri a quelle mafiose, al trasporto delle scorie radioattive, certamente il settore più lucroso dal punto di vista dell'intermediazione delle associazioni nel ciclo dei rifiuti. Quindi, mi permetto sommessamente di segnalare la riconduzione necessaria dei proventi patrimoniali delle associazioni al novero dell'articolo 12 sexies in maniera tale da potere colpire, se non le persone, almeno i beni. Colpire questi ultimi, del resto, come sono solito dire, è sempre più fruttuoso. Svolta tale considerazione, vengo ora, invece, alla parte relativa alla tutela della salute; quindi, rifiuti come ambiente. Riguardo a ciò, posso soltanto far riferimento ad un’esigenza credo avvertita da tutti; quella di un testo unico. Se ne parla da molto tempo; se necessario in materie articolate e complesse, mai materia lo fu tanto e mai vi fu giungla legislativa più fitta. Mi riferisco non alla materia dei rifiuti in particolare ma a quella ambientale in generale. Quindi, sarebbe possibile anche farsi interpreti, sicuramente con grande giovamento per la giustizia e per l'utenza, di una raccolta, di un testo unico sull'ambiente che finalmente faccia il punto, con un inizio ed una fine, sulla legislazione, il che sarebbe estremamente utile, soprattutto per gli operatori giudiziari. Il problema relativo al testo unico richiama subito l'esigenza di una polizia giudiziaria specializzata in materia di ambiente; al riguardo, mi piace segnalare che, se non erro, su vostro impulso, con circolare diramata da tutte le procure generali, si è provveduto a venire incontro anche ai poveri procuratori ignoti, ad esempio tramite le competenze dell'istituto di vulcanologia e geofisica che addirittura ha competenze di individuazione e rilevamento di discariche. Recentemente è stato anche incrementato da attività tecniche della Guardia di finanza, soprattutto aeree. Ciò costituisce un patrimonio di competenze e di rilevazioni che deve essere messo a disposizione ma con una polizia giudiziaria che sia specializzata per decodificare questi aspetti perché non basta il rilevamento ma servono anche tutte le operazioni successive. Fatta questa premessa, che si riferisce e si ricollega alle domande emerse, posso rapidissimamente dire che la procura della Repubblica di Sciacca si è interessata, per quanto riguarda il versante del ciclo dei rifiuti, a tre ambiti fondamentali. Il primo è collegato all'unico e primo caso di variante umana di BSE, verificatosi nel mio circondario, a Menfi. Esso ha riguardato, purtroppo, il contagio di una giovane studentessa e ci ha portato ad indagare sul ciclo dei rifiuti animali. Circa tale aspetto sono stati interessati la Commissione nazionale antimafia ed il direttore generale Ambrosio del Ministero delle politiche agricole, chiedendo loro un monitoraggio, anche in campo nazionale, su tutto quanto fosse stato fatto e conosciuto sul punto relativo allo smaltimento e alla raccolta di rifiuti animali.
PRESIDENTE. Dottore, le dispiace, al riguardo, essere un po’ più esplicito?
BERNARDO PIETRALIA, Procuratore della Repubblica di Sciacca. Ebbene, indagando sulle possibili cause di contagio e, comunque, su aspetti confinanti con il contagio di questa povera ragazza, si è appreso che è diffusissima la pratica delle macellazioni clandestine. Queste sono pressoché impunite; non è una novità o, se lo è, trattasi di novità alla luce del sole. Come le sofisticazioni vinicole, malgrado le statistiche di fine anno. Le sofisticazioni vinicole non sono più reato; le macellazioni clandestine non lo sono da tempo, con la conseguenza che, se si vuole sanzionare e colpire dal punto di vista giudiziario questo pericoloso momento di pregiudizio per la salute della collettività, bisogna fare ricorso alla disciplina sui rifiuti. Quindi, ecco perché noi ci siamo interessati al problema dello smaltimento dei rifiuti e confermo quanto detto dai colleghi: non esistono ditte specializzate; esiste qualche ditta di trasporto specializzata e autorizzata che viene dall’est, dalla parte catanese ma con pochi controlli. Quindi, soprattutto in un momento in cui, secondo le direttive del 2000, comunitarie e nazionali, a norma delle quali i quarti di bovini devono essere privi della colonna vertebrale per la ragione che tutti sappiamo, si incrementa la motivazione del trasporto e del rifiuto. I rifiuti, infatti, sono aumentati con il problema della BSE e, se sono aumentati rifiuti, sono aumentati anche gli appetiti di chi deve concorrere.
Su ciò non vi dico altro non perché non voglia ma perché non ho niente da dire in quanto si tratta di indagini che dovrebbero, dal punto di vista ricognitivo, abbracciare l'intero territorio. A parte tale aspetto, volevo dirvi, a proposto delle discariche di cui non parlo - malgrado la procura se ne sia interessata con sequestri preventivi -, un punto che può interessarvi è relativo ad un rimbalzo di competenze sulle discariche che contengono residui di cemento amianto. Voi sapete che la zona siciliana - e in particolare il Belice, compreso tra l’agrigentino ed il trapanese - ha avuto la iattura del terremoto, nel 1968, con la conseguenza che sono sorte baraccopoli poi dismesse col passare del tempo. Lo smantellamento delle baraccopoli ha significato lo smantellamento di sostanze di cemento amianto, più precisamente di eternit. Stranamente - e su ciò ho la certezza della testimonianza che è stata data nonché la certezza delle disposizioni regolamentari di normazione secondaria -, la legge n. 24 del 1970 della regione siciliana prevede che l'ex sezione autonoma per le zone terremotate sita presso il Genio civile si interessasse alla dismissione delle baracche, non alla raccolta del rifiuto. Esse, però, non sussistono più; sono state vandalizzate e ridotte a rifiuti. Quindi, non sono più baracche da dismettere ma rifiuti da bonificare e dunque la palla va al comune; quest'ultimo, secondo le leggi post terremoto, è diventato proprietario dell'area ed ha il dovere di bonificare l'area stessa eliminando il rifiuto eternit. Tuttavia, ancora chiede al genio civile, ex sezione autonoma per le zone terremotate, di provvedere. Mi fermo qui ma aggiungo che tutto ciò dura da anni, se non da decenni; con un rimbalzo di competenze che, poi, comporta l'ingresso pesante - ed insignificante, spesso e volentieri - dell'autorità giudiziaria. Questa deve limitarsi a sequestrare l’area e a far condannare i colpevoli senza poterla certamente bonificare a meno che non faccia ricorso ai criteri di rilascio sotto condizione cui accennava la collega. Criteri, comunque, mai risolvibili in così poco tempo perché sempre suscettibili di continue proroghe.
Il terzo ed ultimo aspetto si colloca, invece, nell'ambito di una indagine ricognitiva sull'aumento dell'incidenza delle malattie neoplastiche e leucemiche in alcuni territori del mio circondario. Tali patologie sono collegate principalmente e presumibilmente all'uso di determinate sostanze chimiche in agricoltura; la nostra è, infatti, una terra a vocazione agricola e, quindi, i rischi inquinanti nascono soprattutto, anziché dall'industria, dall’agricoltura, dall'uso degli anticrittogamici e dei fitofarmaci. Ora, nell'ambito di tale indagine, è emerso un particolare che può essere utile ai lavori della Commissione, un particolare concernente le cassette, vale a dire i recipienti che contengono il bromuro di metile o le centinaia di altri materiali utilizzati in agricoltura. Su ciò sia l’ANPA sia l’ARPA hanno competenze estreme, anche statistiche. Ebbene questi contenitori, ai sensi della legge n. 22 del 1997, sono rifiuti pericolosi (non speciali ma pericolosi); dovrebbero, pertanto, essere smaltiti secondo determinate modalità. Ma è un dato processuale che persone che ricoprono vesti istituzionali anche abbastanza rilevanti, sia pure in ambito regionale, hanno dichiarato che le aziende agricole smaltiscono i contenitori usati attraverso il servizio del ritiro della spazzatura o lasciandoli in aperta campagna. Quindi, a proposito di quel vulnus alla salute pubblica, potremmo non finire mai, stilando una classificazione dei singoli rifiuti speciali, che sono anche le macchine e gli autoveicoli. Ma, nel nostro caso si tratta di un settore che, per la vocazione agricola della regione, ha un significato particolare che, forse, è sottovalutato e non troppo considerato. I contenitori dei fitofarmaci, per il combinato disposto dei difficilissimi allegati g), h) e d) della legge n. 22 del 1997, sono rifiuti pericolosi; ma vengono abbandonati in campagna e, forse, ognuno di noi ha visto le buste con il bromuro di metile e quant’altro.
Un accenno alle scorie radioattive; da tempo si sostiene – e si è raccolta, tale voce, in vari atti giudiziari - che possano esserci anche rifiuti di tipo radioattivo all'interno delle caverne o delle gallerie di linee ferroviarie dismesse. Per l'esperienza che appartiene alla mia piccola procura, ogni accertamento ha avuto esito negativo. Ma, se si volesse fare un’indagine del genere, bisognerebbe vedere proprio nel sottosuolo cavernicolo, di cui molta parte della nostra Sicilia dell'ovest è piena; oppure, nelle linee ferroviarie come nel caso citato per il quale, tuttavia, la notizia è stata accertata come del tutto infondata.
PRESIDENTE. Ringrazio per la puntualità dei contributi offertici, sicuramente utili per i nostri approfondimenti; soprattutto, ci consentiranno di valutare a pieno la fenomenologia nella sua molteplice complessità. Ringrazio tutti per il contributo sostanziale recato ai nostri lavori. Ovviamente, per noi, questo è il primo approccio con la Sicilia; avremo altre occasioni, in future visite, di confrontarci con le loro professionalità, che sicuramente potranno contribuire ad una definizione del quadro che cerchiamo di conoscere e anche a recarci un ausilio sul piano emendativo, sul fronte norme. Sicuramente, ci sarà di soccorso la vostra esperienza, il vostro lavoro. Vi ringrazio ancora e dichiaro concluso l’incontro.
Incontro con il procuratore generale della Repubblica di Caltanissetta e con il sostituto procuratore della Repubblica di Gela.
PRESIDENTE. Questa Commissione vuole verificare lo stato di attuazione delle norme vigenti, sia di carattere nazionale che regionale, in materia di gestione e smaltimento dei rifiuti. In particolare, tra i compiti della Commissione, rientra anche lo svolgimento di indagini volte a far luce sul ciclo dei rifiuti, sulle organizzazioni che lo gestiscono e sul ruolo svolto dalla criminalità organizzata, con specifico riferimento alle associazioni di cui agli articoli 416 e 416-bis del codice penale.
Le odierne audizioni potranno costituire, a nostro avviso, un'occasione utile per acquisire ulteriori dati ed elementi informativi sulle specifiche problematiche inerenti le connessioni tra la gestione del ciclo dei rifiuti e le attività della criminalità organizzata. In relazione alle attività illecite nella gestione del ciclo dei rifiuti, è interesse della Commissione conoscere il livello di infiltrazione della criminalità organizzata nella gestione dei rifiuti - in particolare, relativamente alle attività di trasporto e alle discariche abusive - e le più ricorrenti fattispecie di illeciti penali in cui incorrono gli operatori del settore nonché la congruità ed efficacia dei controlli previsti da parte degli enti preposti alla vigilanza. Crediamo che il vostro contributo possa essere straordinariamente significativo per le nostre valutazioni, per meglio comprendere il fenomeno e, anche, per meglio approfondire questioni che riguardano non solo il miglioramento della performance normativa ma anche il miglioramento dal punto di vista del risultato della tutela ambientale e della tutela della salute.
Dunque, do senz'altro la parola al dottor Giuseppe Barcellona, procuratore generale della Repubblica di Caltanissetta.
GIUSEPPE BARCELLONA, Procuratore generale della Repubblica di Caltanissetta. In qualità di procuratore generale, posso svolgere una relazione di sintesi per l'attività svolta dalle procure del distretto.
Naturalmente, per quanto riguarda in particolare l’attività di smaltimento dei rifiuti alla quale può essere interessata la criminalità organizzata, nel distretto di Caltanissetta se ne occupa la procura distrettuale, la DDA. Devo dire che, dopo aver fatto una serie di indagini in materia, negli anni più recenti, non risulta in maniera specifica che siano stati accertati collegamenti interessanti dal punto di vista giudiziario tra lo smaltimento dei rifiuti e la criminalità organizzata nel distretto di Caltanissetta. Vi è stata un’attività di indagine conoscitiva da parte della DDA per quanto riguarda l'eventuale utilizzo, quale deposito di scorie radioattive o di rifiuti tossici, delle numerose miniere che esistono in questo territorio. Miniere di zolfo, di sali potassici o di salgemma, tutte dismesse e nessuna funzionante. Tutte regolarmente suggellate, proprio per evitare la possibilità di intromissioni. Il caso più interessante ha riguardato la miniera di Pasquasia che, per la sua collocazione, si poteva prestare ad un utilizzo come deposito di scorie o di rifiuti tossici. Inoltre, si deve tenere presente che la Comunità europea, nel 1980, produceva degli studi sulla possibilità della conservazione di scorie radioattive in varie miniere collocate in diverse zone d'Europa tra le quali rientrava anche la miniera di Pasquasia. Sarebbero stati effettuati degli esperimenti per vedere se era idonea a conservare queste scorie radioattive. Anzi, furono scavate, tra il 1983 e il 1987, delle gallerie estranee al tessuto vero e proprio della miniera. Accadde, però, che vi fu una campagna di stampa; fu detto che la Sicilia, in questa maniera, sarebbe diventata la pattumiera d'Europa per la conservazione delle scorie radioattive e seguirono vive proteste della popolazione. La Giunta regionale siciliana revocò il permesso a proseguire questi esperimenti (tali, infatti, erano stati). Però, rimase il sospetto che, nel tempo, scorie radioattive fossero state depositate e conservate. Al riguardo, la procura di Caltanissetta ha fatto delle indagini e ha nominato alcuni consulenti tecnici che hanno escluso che ciò possa essere successo. La miniera di Pasquasia, però, è stata sempre interessata da parte della procura di Caltanissetta per delle indagini di natura ambientale in quanto è stato ritenuto che, una volta chiusa la miniera, gli amministratori volutamente abbiano omesso di proseguire la manutenzione degli impianti per renderli inutilizzabili. Vi era tutta una manovra in tale senso; ricordo l’imputato Francesco Morgante, un personaggio di un certo rilievo nel campo politico locale. Però, alla fine, il dolo non è stato dimostrato e, quindi, la pratica è stata archiviata. Il Morgante, con alcuni dipendenti della miniera, è stato poi imputato - ed il procedimento è ancora in corso - perché sono rimasti in loco rifiuti tossici. Rifiuti non appositamente collocati sul posto ma che servivano per l’attività lavorativa della miniera; perciò, lasciati lì in deposito, si sono poi deteriorati creando la possibilità di inquinare l'ambiente.
Un procedimento che ha visto coinvolti personaggi inquisiti e sottoposti a misure di prevenzione personali e patrimoniali ha riguardato lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani dei comuni di Aidone, Valguarnera e Piazza Armerina. Fra gli imputati vi è stato un tale Galvagno Michele, il quale era sottoposto a misure cautelari (misure di prevenzione personali e patrimoniali) e gestiva la discarica tramite prestanomi. Per questo motivo, sono stati imputati due sindaci che si sono succeduti nel comune di Aidone nonché, appunto, lo stesso Galvagno Michele, presidente della provincia di Enna.
Per quanto riguarda reati rilevanti di inquinamento ambientale ma che, con la criminalità organizzata, hanno poco a che fare, essi riguardano lo smaltimento dei fanghi di depurazione del depuratore di Caltanissetta; ci si è accorti che sono stati immessi in un torrente invece di essere portati via nei modi dovuti. Analogamente, nel comune di San Cataldo, un grosso comune del distretto, sono stati sequestrati due edifici perché edificati su terreno inquinato dalla presenza di amianto. Il sequestro è avvenuto mentre era in corso la loro costruzione. Ciò, per quanto riguarda la procura distrettuale e la procura di Caltanissetta.
Per quanto riguarda la procura di Gela, invece - ricordo che sono qui presenti il procuratore ed un sostituto –, il procedimento più rilevante riguarda l'ex sindaco Franco Gallo ed amministratori comunali per avere aperto una discarica in contrada Tippazzo; la discarica, priva (si dice nel capo di imputazione) dei requisiti di legge, sarebbe stata aperta al fine di favorire l’impresa che gestiva questo smaltimento dei rifiuti. A Gela, poi, abbiamo un grossissimo problema di inquinamento ambientale - di cui parlerà anche il procuratore - che riguarda il cosiddetto Polo petrolchimico. Alludo al sequestro del pet coke ed ai fatti di rilevanza nazionale di cui si è occupata anche la stampa nazionale. La vicenda si è articolata in varie fasi finché, alla fine, l’uso del pet coke è diventato lecito; attualmente, è anche sotto sequestro un deposito di ACN - un termine tecnico con cui si indica un tipo di acido - che ha provocato la chiusura dell’impianto del polo petrolchimico cosiddetto Polimeri Europa, conseguentemente non più in fase di attivazione.
Per quanto riguarda, poi, la procura di Nicosia, il procuratore scrive che non vi è stato alcun argomento di interesse per la Commissione.
ANGELO VENTURA, Sostituto procuratore della Repubblica di Gela. In ultimi anni, la procura di Gela ha instaurato diversi procedimenti; quelli attualmente pendenti sono 41 e riguardano sia lo smaltimento illegale dei rifiuti sia l'inquinamento di aria, acqua e mare. Ne sono stati definiti 15, tutti con sentenza di condanna. Circa quelli pendenti - che sono 41, parecchi -, si tratta di reati contravvenzionali, prossimi alla scadenza del termine prescrizionale; quindi, non credo che arriveranno al secondo grado. E’ già molto se si arriverà alla sentenza di primo grado. Tali processi, infatti, si sono articolati in varie udienze, durate anni. Intanto, da parte nostra, come pubblico ministero, abbiamo consumato tutto il tempo dei 12 mesi per le indagini preliminari; dopo, concluse le indagini, nella fase successiva, il tribunale ha impiegato anni. Il fatto è che tali processi sono stati articolati in varie udienze; mentre alcuni processi erano già in fase avanzata, è stato sostituito il giudice. Adesso è partito da qualche mese; ricordo che si tratta di giudice di composizione monocratica. Forse, col nuovo giudice, si dovrà fare tutto da capo e, quindi, veramente, non vi è da sperare che si giunga alle soluzioni desiderate.
Abbiamo altri casi ancora in fase di indagini preliminari. Un caso riguarda l'infiltrazione di petrolio nelle acque sotterranee; un altro, l'inquinamento del mare. Li stanno trattando due sostituti diversi e sono in corso accertamenti tecnici, consulenze che, nel giro di qualche mese, potrebbero concludersi portando a risultati eclatanti. Infatti, se si accertasse veramente, come è sembrato in un primo momento, che veramente vi siano infiltrazioni di petrolio nelle acque sotterranee, si dovrebbe chiudere tutto lo stabilimento petrolchimico. Se già si verificò un caso nazionale quando abbiamo sequestrato un singolo impianto, immaginino loro cosa potrebbe succedere se saremo costretti a sequestrare tutto lo stabilimento. Se veramente vi fossero tali infiltrazioni, la conseguenza sarebbe il sequestro preventivo di tutto lo stabilimento, che occupa, tra indotto ed interni, circa cinquemila persone.
PRESIDENTE. Secondo lei, quando avrete elementi ?
ANGELO VENTURA, Sostituto procuratore della Repubblica di Gela. Vi è un collegio di consulenti tecnici; nella primavera prossima si potrebbero avere tali sequestri che potrebbero fare clamore.
Per quanto riguarda i rifiuti, in particolare, due procedimenti – uno adesso è entrato nella fase del processo mentre l’altro non ancora - sono degni di attenzione. Mi riferisco a quello che ha riguardato il pet coke che, come si sa, si è concluso normativamente, anche se il GIP, su nostra richiesta, ha demandato tutto alla Corte di giustizia per valutare se il decreto-legge e la legge di conversione violino la normativa comunitaria. Si aspetta la pronuncia della Corte di giustizia; noi abbiamo chiesto al GIP di valutare - ed è stata accolta la nostra richiesta - se l'interpretazione delle disposizioni in esame sia tale da portare a ritenere sussistente un contrasto con i regolamenti o le direttive comunitari. Si tratta, dunque, di una questione attualmente sub iudice, pendente innanzi alla Corte di giustizia.
Poi, ricordo un processo per discariche abusive che ha visto coinvolto il sindaco ed i dirigenti amministrativi, un processo dal quale stano emergendo collegamenti, già accertati in altri processi, tra detti dirigenti e ditte esterne molto sospette, in particolare la Colombo costruzioni di Foligno, cui era stata affidata la gestione della discarica.
GIUSEPPE ONORATO BENITO NOCCO. La discarica che era illegittima.
ANGELO VENTURA, Sostituto procuratore della Repubblica di Gela. Era una discarica autorizzata per la raccolta di rifiuti urbani mentre veniva utilizzata, con un’ordinanza del sindaco, anche per deposito di inerti. In ciò risiedeva il problema. Poi, determinava il cosiddetto percolato, oggetto di una specifica imputazione. Questo, chiaramente, è un processo inquietante; è uno di quei processi, come dicevo prima, la cui fase di giudizio era avanzata.
PRESIDENTE. Mi scusi, dottore, la gestione della discarica era in capo ad una impresa di Foligno, se ho compreso bene. Com'era stata affidata questa gestione, con gara di pubblica evidenza?
ANGELO VENTURA, Sostituto procuratore della Repubblica di Gela. Con un'ordinanza, come risulta dal capo di imputazione.
EGIDIO BANTI. Non vi era un bando?
ANGELO VENTURA, Sostituto procuratore della Repubblica di Gela. Abbiamo scoperto poi che il dirigente che si interessava della questione era molto legato, per quanto ci risulta, a questa società Colombo. Tanto è vero che, indagato per parecchi reati di altro tipo, si è stufato – ha detto - ed ha ottenuto, onde farsi assumere da questa Colombo costruzioni, di potersi mettere in aspettativa. Peraltro, va e viene da questa Colombo, prestandovi servizio come vuole. La società è la Colombo centro costruzioni, SNC.
PRESIDENTE. Ci può fornire, anche in un momento successivo, atti e documenti su questa vicenda?
ANGELO VENTURA, Sostituto procuratore della Repubblica di Gela. La Colombo centro costruzioni, in violazione dell'altra legge, ha subappaltato i lavori ad un'altra ditta locale, che è risultata aggiudicataria di un lavoro pubblico per opera del funzionario prima citato, contro cui è in atto un procedimento per turbativa d'asta.
GIUSEPPE ONORATO BENITO NOCCO. Interessa capire il fenomeno.
ANGELO VENTURA, Sostituto procuratore della Repubblica di Gela. Si deve aggiungere, onestamente, che il sindaco non sapeva dove inviare i materiali inerti.
GIUSEPPE ONORATO BENITO NOCCO. Abbiamo appreso che gli organi regionali si stanno organizzando.
ANGELO VENTURA, Sostituto procuratore della Repubblica di Gela. Mi metto nei panni degli amministratori che non sapevano dove depositare tali materiali.
PRESIDENTE. Ringrazio gli auditi ed i colleghi intervenuti.
Incontro con i prefetti di Caltanissetta, Enna e Trapani e con i questori di Agrigento, Caltanissetta, Trapani ed Enna.
presidente. Un utile contributo per i lavori della Commissione potrebbe essere fornito dalla conoscenza degli aspetti connessi alla situazione del territorio, all'impiantistica presente e alla gestione dell'ordine pubblico, con particolare riferimento alle questioni di maggiore criticità relativamente alla gestione del ciclo dei rifiuti.
Do ora la parola al prefetto di Caltanissetta, Giuliano Lalli.
GIULIANO LALLI, Prefetto di Caltanissetta. La provincia di Caltanissetta è costituita da 22 comuni; attualmente, le discariche che insistono sul territorio della provincia non sono autorizzate ex articoli 27 e 28; esistono sei discariche in esercizio ex articolo 13, che insistono nei comuni di Gela, Bompensiero, Serradifalco, Sommatino, Delia, e Milena; la discarica di Caltanissetta, che insieme a quella di Gela avrebbero dovuto costituire due discariche comprensoriali, è stata sospesa dall'esercizio a causa di smottamenti, ed i comuni interessati sono stati dirottati verso la discarica di Gela che, non avendo ancora il collaudo definitivo, possiede alcune vasche gestite ex articolo 13.
In provincia la situazione delle discariche desta molte preoccupazioni per l'emergenza che sembra protrarsi nel tempo, senza esaurimento. La raccolta differenziata è, infatti, assolutamente inesistente, registrandosi una percentuale dell'1,71 per cento sul totale della raccolta.
Le discariche citate, anche quelle comprensoriali, potranno avere una durata di un paio di anni, e non essendo previste altre possibilità, la situazione di emergenza potrebbe degenerare ulteriormente.
Esistono delle discariche abusive, ma non si tratta di un fenomeno di grande rilevanza; spesso si parla di sequestri, che in realtà sono segnalazioni ex articolo 50, per abbandono di rifiuti: è costume di molti, infatti, non avendo la possibilità di gestire gli inerti nelle discariche provinciali, abbandonarli in strada.
In tutta la provincia l’unica discarica privata di inerti autorizzata è a Niscemi; altri due siti privati, localizzati presso Caltanissetta e Butera, sono in fase istruttoria, ed attendono l’ordinanza del prefetto per avere l’autorizzazione all’esercizio. Altre due richieste, presenti in istruttoria per discariche di rifiuti speciali della categoria 2 tipo b, saranno attentamente valutate, particolarmente per le cosiddette comprovate esigenze ambientali per il loro rilascio all'esercizio.
Le discariche autorizzate ex articolo 13 che poi sono state esaurite e chiuse sono ventinove; altre tre siti importanti presso i territori di Gela, Butera e Niscemi, fanno parte dell'area che avrebbe dovuto essere sottoposta a disinquinamento: non insistono sul luogo di interesse nazionale, ma sono inclusi nel piano per il disinquinamento dell'area interessata.
Per la bonifica delle tre discariche, il piano di caratterizzazione è stato affidato all'università di Catania, che dovrebbe concludere lo studio entro il mese di novembre.
La situazione di emergenza determinata dall'abbandono dei rifiuti potrebbe essere risolta con l’adozione del piano sviluppato in Calabria, al fine di raccogliere i rifiuti solidi abbandonati ed avviare la bonifica generale.
Qualche problema è sorto per l’utilizzazione del percolato ex articolo 10: in provincia di Caltanissetta, su parere del Ministero dell'ambiente, si è ritenuto tale materiale inutilizzabile e da avviare opportunamente in discarica autorizzata.
Un grosso problema è rappresentato dalla mancanza nell’intero territorio siciliano di discariche autorizzate, che determina i necessari traslochi verso Crotone.
PRESIDENTE. Ringrazio il prefetto di Caltanissetta.
Do ora la parola al prefetto di Enna, Maurizio Maccari.
MAURIZIO MACCARI, Prefetto di Enna. Nel territorio di Enna ci sono venti comuni, dotati di due discariche subcomprensoriali, autorizzate con decreto assessoriale, e di altre tre ex articolo 13.
La loro attività è costantemente vigilata e la prefettura sollecita i sindaci ad adottare le misure previste dal regolamento delle discariche, in particolare gli impianti di percolato e di biogas, i più interessati dall’attività dell'autorità giudiziaria.
In prefettura opera un comitato, costituito da rappresentanti dell'ufficio del genio civile, della sovraintendenza dei Beni culturali, e della Guardia forestale, con il compito di esaminare le richieste di ampliamento delle cinque discariche dei comuni di Assore, Agira, Centuripe, Troina e Nicosia, che presto saranno esaurite.
Sono da escludere infiltrazioni criminali o condizionamenti del genere; ho ascoltato ieri i vertici provinciali delle forze di polizia, che hanno escluso l’insorgenza di tali fenomeni ad Enna. Quanto detto, mi è stato confermato anche dall'autorità giudiziaria, che non ha in atto indagini del genere.
GIULIANO LALLI, Prefetto di Caltanissetta. Ciò che ho sostenuto è raccolto in determinati documenti, utili anche ai fini della raccolta differenziata.
PRESIDENTE. Sarà utile acquisirli.
MAURIZIO MACCARI, Prefetto di Enna. La raccolta differenziata comporta un problema di tipo culturale: i sindaci di Centuripe e di Pietrapezzia hanno costituito una convenzione con una ditta operante porta a porta, per indurre i cittadini a collaborare di più. E grazie a ciò, la raccolta differenziata sta decollando.
PRESIDENTE. Do ora la parola al prefetto di Trapani, Fulvio Sodano.
FULVIO SODANO, Prefetto di Trapani. Il territorio di Trapani conta 24 comuni e sono presenti 5 discariche per i rifiuti solidi urbani a Trapani, Partanna, Alcamo, Castelvetrano e Campobello di Mazara.
Recentemente, d’intesa con la regione, sono state approvate le tariffe, che mediamente si attestano sulla 14 lire al chilogrammo.
A Trapani, in precedenza, era normale abbandonare il materiale di risulta delle costruzioni: in provincia c’era solo una discarica molto piccola a disposizione, per cui le persone erano costrette a lasciare i detriti lungo la strada.
La diminuzione di tali fenomeni è stata provocata sia per alcune azioni di repressione sia per l’apertura di altre cinque discariche; nel frattempo, sono state compiute 35 operazioni di sequestri di terreni, utilizzati come discariche abusive, che hanno portato alla denuncia di circa centoquaranta persone, tra cui alcuni amministratori comunali, senza però rilevare in tali frangenti il fenomeno dell’infiltrazione criminale mafiosa.
A Trapani ed a Erice, la Polizia di Stato ha scoperto, però, alcune vecchie ingerenze, cominciate a metà degli anni’80; ciò ha determinato l’arresto di amministratori, la denuncia di impiegati, includendo il comandante della polizia municipale, che, in collegamento con la Mafia, avevano le mani sull'attività della discarica di Trapani. Speriamo che le azioni investigative delineate siano riuscite a tamponare tale situazione.
Aggiungo che sono state autorizzate altre tre discariche, di cui una per la rottamazione dei veicoli, mentre una quarta è in itinere.
Nel nostro territorio la raccolta differenziata è abbastanza scarsa, e mi unisco perciò al "pianto" dei colleghi: siamo attestati al 3,30 per cento, sebbene Trapani da sola abbia raggiunto il 5 per cento del totale; si può essere anche molto organizzati, ma se le strutture funzionali, come le campane e le isole ecologiche, mancano, il problema non si può risolvere.
PRESIDENTE. Do ora la parola al questore di Agrigento, Fulvio Della Rocca.
FULVIO DELLA ROCCA, Questore di Agrigento. In provincia di Agrigento la raccolta differenziata può essere agevolata dalle riunioni consortili di comuni.
Recentemente si sono verificati alcuni problemi concernenti la raccolta dei rifiuti nelle due isole di Lampedusa, dove sono presenti una discarica autorizzata ed un’altra abusiva abbastanza ampia, e di Linosa, in cui, unitamente al fenomeno della immigrazione clandestina, si registra l’uso improprio come abitazioni delle barche in giacenza presso l'area portuale, generando molteplici episodi di inquinamento ambientale; tuttavia, attraverso l'emanazione di alcune normative, la questione è stata comunque risolta.
La questura di Agrigento ha cominciato diverse indagini relative alla raccolta illecita dei rifiuti, agli appalti e subappalti, ed alla gestione delle discariche del territorio, concludendo inoltre l'operazione ALEF inerente alla gestione dei rifiuti a Palma di Montechiaro, in cui erano implicate diverse organizzazioni criminali, che attraverso le estorsioni si erano impossessate della raccolta, della gestione e dello stoccaggio dei rifiuti.
Attualmente, nel comune di Licata si sta esaminando l'attività di alcune “famiglie” coinvolte nella raccolta dei rifiuti; risultano, peraltro, attività investigative di alto spessore della Guardia di finanza in aree che vedono la presenza di discariche abusive.
PRESIDENTE. Do ora la parola al questore di Caltanissetta, Santi Giuffrè.
SANTI GIUFFRE’, Questore di Caltanissetta. Le attività investigative della Polizia di Stato hanno consentito l'identificazione di alcune discariche abusive nella nostra provincia, che però non sembrano ricollegarsi ad attività illecite gestite dalle organizzazioni criminali.
Nel mese di settembre nella periferia di Gela, in contrada Settefarine, è stata individuata una discarica abusiva, dove scaricavano abusivamente cinque persone, tra cui un minore, che ovviamente sono state denunciate.
Un anno fa sono state individuate a Niscemi alcune discariche abusive, per le quali sono state indiziate sette persone, tra cui un certo Vincenzo Blanco, successivamente arrestato con ordinanza di custodia cautelare per mafia a seguito di nostre indagini: il tale in questione non era però il titolare dei siti, ma si recava lì solo per scaricare insieme ad altri soggetti; sempre nella stessa zona sono state denunciate altre persone, tra cui un certo Vincenzo Sansone, che scaricava in diverse aree. Tali persone, quindi, non gestiscono le discariche.
GIULIANO LALLI, Prefetto di Caltanissetta. Niscemi fa parte del circondario di Caltagirone, né di Gela né di Caltanissetta.
SANTI GIUFFRE’, Questore di Caltanissetta. I procedimenti aperti presso il tribunale di Caltagirone riguardano soggetti di Niscemi, colpiti da provvedimenti restrittivi che non gestiscono le discariche, bensì le utilizzano.
A Niscemi esiste una unica discarica irregolare, gestita da persone di Gela, su cui è stata avviata un'attività investigativa, che però non ha consentito di ottenere risultati concreti.
PRESIDENTE. Do ora la parola al questore di Trapani, Domenico Pinzello.
DOMENICO PINZELLO, Questore di Trapani. Il mio intervento servirà a completare i dati forniti dal prefetto di Trapani sia per le violazioni di carattere amministrativo sia per quelle penali con implicazioni mafiose.
Per violazione del decreto n. 22 del 1997, nel 2001 sono stati deferite 55 persone, mentre nel 2002 il loro numero si è raddoppiato. Come diceva il signor prefetto, sono state sequestrate 35 aree, 25 dall'Arma dei carabinieri e 10 dalla Guardia di finanza. In prevalenza, sono state interessate aree non recintate ed in misura minimale capannoni o fabbricati.
Nel 2001 sono state accertate responsabilità, tuttora al vaglio dell'autorità giudiziaria, per gli amministratori di Mazara del Vallo, Castelvetrano e Paceco, dove sono stati anche coinvolti i sindaci pro tempore di Trapani ed i suoi amministratori provinciali, che utilizzavano abusivamente le discariche.
Delle tre fasi inerenti alla presenza della malavita organizzata nel nostro territorio, la prima concerne la realizzazione dell'impianto di riciclaggio. Su tali avvenimenti si fece luce solo dopo dieci anni dalla constatazione della presenza di Cosa nostra di Palermo, riconducibile a Bernardo Provenzano, e di quella di Trapani, per nome di un certo Vincenzo Virga, attualmente detenuto, che è fatta risalire certamente alla seconda metà degli anni’80.
La seconda fase riguarda il controllo dell'impianto, che per la Mafia ha comportato appalti e subappalti, gestiti da alcune società riconducibili ad esponenti di Cosa Nostra, come la Lex di Catania, successivamente trasferita a Trapani, che hanno avuto le discariche in proprio dal 1993 al 1997.
Nel 1998 un’operazione di polizia giudiziaria, finalmente, recide i legami tra amministrazione ed organizzazioni delinquenziali. A due settimane dagli arresti, la Mafia attua la sua ritorsione: nel luglio del 1998 danneggia ed incendia gli impianti della nuova società Dust, subentrata alla Lex; e, tuttavia, l’azione di intimidazione si sviluppa ancora nell’ottobre del 1998 a danno della stessa società con un altro attentato.
. La terza fase è relativa allo smaltimento dei rifiuti solidi urbani; la squadra mobile di Trapani ha consentito di indagare sulle connivenze tra le organizzazioni mafiose e gli apparati istituzionali. Nel giugno 2001 si è proceduto all'arresto di cinque persone: mafiosi ed imprenditori, incluso il comandante dei vigili urbani del comune di Erice. Sono state riscontrate, poi, alcune responsabilità per cinque appalti nel territorio di Trapani e di Erice, e l’anno successivo è stato operato un sequestro penale preventivo per un valore stimato di 25 miliardi di vecchie lire nei confronti di sette società, che esercitavano turbative d'asta monopolizzando il settore.
La riuscita di tali operazioni è stata raggiunta con la creazione di un nucleo interforze di Polizia Stato e Guardia di finanza.
PRESIDENTE. Do ora la parola al vicario del questore di Enna, Michele Messineo.
MICHELE MESSINEO, Vicario del questore di Enna. La situazione delle discariche per lo smaltimento dei rifiuti nella provincia di Enna è stata già illustrata dal prefetto.
Gli accertamenti della questura, svolti nei confronti delle società che gestiscono lo smaltimento dei rifiuti e le discariche della provincia di Enna, hanno escluso l’esistenza di infiltrazioni di carattere mafioso, ma hanno verificato violazioni della normativa prevista nel decreto n. 22 del 1997. Altre verifiche, che hanno coinvolto le miniere abbandonate di Pasquasia, ritenute deposito di sostanze tossiche, non hanno però dato alcun esito positivo.
Nel 2001 c'è stata la denuncia contro il sindaco di Pietrapezzia ed il responsabile dell'ufficio tecnico del settore ambientale, che avevano autorizzato lo smaltimento dei rifiuti anziché nella discarica di Cozzo Cuturo di Enna, in una diversa che non aveva la necessaria autorizzazione.
PRESIDENTE. Le relazioni svolte sono state molto esaurienti: le stesse testimoniano la vivacità delle organizzazioni criminali nel settore e la capacità di reazione dei corpi dello Stato preposti al controllo di tali illecite attività.
Torneremo in Sicilia per acquisire altri elementi utili alla comprensione del fenomeno in questione, affinché sia possibile trasferire alla Commissione il vostro bagaglio di esperienze, che è utile e straordinario per competenza e capacità.
Vi ringrazio per il lavoro svolto e per la vostra cortesia. Dichiaro concluso l'incontro.
L'incontro termina alle 20.10.