CASERTA, 24 MARZO 2004
RESOCONTO STENOGRAFICO
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE PAOLO RUSSO
INDI
DEL VICEPRESIDENTE MICHELE VIANELLO
PARTECIPANO I SENATORI NICODEMO FRANCESCO FILIPPELLI, FAUSTO GIOVANELLI, GAETANO PASCARELLA E TOMMASO SODANO
E I DEPUTATI EGIDIO BANTI, GENNARO CORONELLA, MARCO LION, DONATO PIGLIONICA E MICHELE VIANELLO
Gli incontri cominciano alle 16.10.
Incontro con il prefetto ed il questore di Caserta.
PRESIDENTE. La Commissione, nello svolgimento della propria attività istituzionale, ha programmato la missione in Campania al fine di poter rilevare e conoscere i profili di maggiore criticità e le disfunzioni che caratterizzano il sistema e che emergono nel corso dei sopralluoghi e delle audizioni con i soggetti coinvolti, a vario livello, nella complessiva gestione del ciclo dei rifiuti nella regione.
Nel quadro di tale attività, un particolare rilievo per i lavori della Commissione potrebbe assumere la conoscenza degli aspetti connessi alla situazione del territorio, allo stato dell’impiantistica presente e soprattutto alla gestione dell’ordine pubblico, con particolare riferimento alle questioni di maggiore criticità che connotano l’attuale fase dell’emergenza nella gestione del ciclo dei rifiuti.
Ringrazio, anche a nome della Commissione, il prefetto ed il questore di Caserta, e cedo loro la parola.
CARLO SCHILARDI, Prefetto di Caserta. La situazione dei rifiuti versa in una nota condizione patologica. Nei tre anni e quattro mesi trascorsi a Caserta, essa ha costituito uno dei problemi fondamentali, insieme a quello della criminalità, che ha connotato in modo significativo l'attività sia del prefetto sia delle forze di polizia, avendo presentato molto spesso aspetti preoccupanti per lo stesso ordine pubblico.
In provincia di Caserta operano quattro consorzi per lo smaltimento dei rifiuti, denominati CE1, CE2, CE3 e CE4. La sigla riguarda la provincia e i numeri della ripartizione in quattro ambiti territoriali dell'intero complesso dei comuni che costituiscono la provincia, che sono 104.
I quattro consorzi, che all'inizio avevano una struttura organizzativa di carattere prettamente amministrativo ed erano commissariati, sono stati trasformati in soggetti elettivi, i cui presidenti sono nominati dai comuni che costituiscono il consorzio stesso e, successivamente, hanno visto costituito nel loro ambito anche una società di gestione. Quindi, ogni consorzio ha anche una società di gestione.
Sul piano strutturale, invece, alle discariche classiche, che sono state l'unico sistema di smaltimento in provincia di Caserta, come per il resto della Campania, si sono sostituite da circa un biennio le strutture di carattere industriale, che sicuramente vi sono state illustrate già a Napoli, per un ciclo che doveva prevedere la realizzazione di un certo numero di impianti per produrre CDR, che in provincia di Caserta è uno soltanto (uno dei sette della Campania), realizzato a Santa Maria Capua Vetere al servizio dell'intera provincia. Era anche prevista la realizzazione di un termovalorizzatore per bruciare il CDR non solo di Caserta, ma di una larga parte delle province della Campania a Santa Maria La Fossa. Nella sua realizzazione, non ancora avvenuta, l'impianto di termovalorizzazione era previsto come tra i più grandi d'Europa.
L'impianto termovalorizzatore è stato sempre oggetto di forte contestazione nella provincia, anche se i lavori non sono mai iniziati, ma ci sono soltanto delle prospezioni, da qualche tempo, per studiare il terreno e attivare tutte le iniziative di carattere propedeutico alla realizzazione stessa. Il termovalorizzatore, quindi, contestato dal punto di vista ideologico e formale, dal punto di vista sostanziale non ha dato problemi sotto il profilo dell'ordine pubblico, perché i lavori non sono mai iniziati.
Questa provincia diede un primo parere non favorevole dei consigli comunali nel 2001, sostenendo che la realizzazione del termovalorizzatore doveva essere, ad avviso dei comuni stessi, dimensionata in modo tale da servire esclusivamente la realtà territoriale della provincia. Di fatto, pur accettando in linea di massima che si realizzasse a Santa Maria La Fossa, venne suggerito che il sito fosse individuato in maniera diversa, cioè con il consenso e la condivisione degli enti territoriali.
Quindi, è iniziato in quel periodo (due anni fa) il sistema di smaltimento industriale con il funzionamento del CDR di Santa Maria Capua Vetere, ma si pose subito un gravissimo problema, quello dello stoccaggio del CDR - che sicuramente vi è stato illustrato - perché l'impianto di Santa Maria Capua Vetere, come gli altri, è fondamentale per il ciclo industriale, però senza il termovalorizzatore indubbiamente non permette di risolvere il problema, anzi, sotto certi profili, il problema si è aggravato nei contenuti. Infatti, da una parte abbiamo avuto la necessità di stoccare il CDR, dall'altra il problema, non meno delicato, di dare sfogo a FOS, sovvalli e a tutti i residui di lavorazione, che costituiscono oltre il 50 per cento del prodotto stesso.
I l problema dello stoccaggio del CDR è stato estremamente delicato sotto il profilo dell'ordine pubblico, perché gli spazi necessari per lo stoccaggio si sono dimostrati estremamente vasti. Non solo: il piano regionale (che, peraltro, sotto questo profilo era, e lo è oggi, contestato molto di più a livello locale) prevede un sistema fortemente integrato. Cioè, da una parte si è parlato di un’emergenza e quindi di un commissariamento del servizio propedeutico ad una futura risistemazione del sistema generale provincializzandola, ossia il passaggio dal sistema centralizzato a quello provincializzato. Dall'altra, per come è stato impostato il problema, questa provincializzazione del medio-lungo periodo appare estremamente difficile realizzare, perché in una realtà in cui due soli termovalorizzatori (uno per Napoli e uno per il resto della regione) devono servire l'intero territorio regionale, appare difficile capire come le singole province possano poi diventare indipendenti.
Da qui la fortissima richiesta, che oggi si sta manifestando in modo molto acceso (perché stiamo vivendo un momento molto delicato sotto il profilo dell'ordine pubblico - insisto su quest’aspetto), perché in futuro è difficile immaginare come con il termovalorizzatore localizzato a Caserta anche per Avellino, Salerno e Benevento, si possa arrivare effettivamente ad una provincializzazione. Sarebbe più logico pensare ad un sistema nel quale al CDR presente in una provincia corrispondesse anche un termovalorizzatore.
Il secondo elemento veramente critico riguarda lo stoccaggio del CDR. Anche in questo caso, anziché prevedere dei siti di stoccaggio distribuiti sull'intero territorio regionale, in modo che in ogni provincia venga stoccato il residuo di lavorazione e il CDR, si è preferito realizzare delle discariche o dei siti di stoccaggio, nel caso del CDR, anch’essi centralizzati. Si sceglie un sito, si porta tutto ciò che producono i CDR dell'intera regione Campania, si satura quel sito e, quindi, si passa ad un altro sito, eccetera.
È inevitabile che un’operazione del genere determini forti problemi. Infatti, quando è stata scelta Capua (portiamo come esempio il caso della provincia di Caserta, perché non so cosa sia successo nelle altre province) per smaltire l'intero CDR di tutta la Campania, abbiamo avuto contestazioni fortissime e la necessità di intervenire con la forza pubblica per sbloccare la situazione. Abbiamo anche dovuto seguire sul piano amministrativo tutte le vicende connesse alle impugnative di carattere giurisdizionale che le amministrazioni comunali di Capua e provinciali di Caserta hanno attivato nei confronti del commissariato straordinario.
La stessa cosa è accaduta per quanto riguarda Villa Literno, dove tuttora insiste l'unico sito di stoccaggio di tutta la regione. Dopo una prima e una seconda realizzazione, al terzo ampliamento è esplosa una fortissima contestazione di ordine pubblico, essendo l’impianto molto vasto e per giunta contestato anche nei contenuti - come abbiamo visto nella riunione di oggi - perché si mette in discussione la qualità del prodotto, cioè del CDR, realizzato dagli impianti esistenti, compreso quello di Santa Maria Capua Vetere.
Inoltre, mancano i termovalorizzatori e la loro realizzazione sarà differita nel tempo (si parla di almeno tre anni). E’ pur vero che in Lombardia attualmente è in costruzione un secondo termovalorizzatore per Milano, iniziato l'anno scorso e il cui termine è previsto per il 2008. La forte durata e l'impegno che occorrono per realizzare i termovalorizzatori e il differimento nel tempo creano una forte tensione nelle popolazioni.
La concentrazione in un unico sito di tutto il prodotto regionale, ovunque esso sia, la qualità del prodotto, l'estensione dei siti di stoccaggio e la durata nel tempo dello stoccaggio stesso, costituiscono una miscela esplosiva che innesca delle fortissime tensioni. Ciò è quanto stiamo vivendo in questi giorni a Villa Literno.
L'interdipendenza di cui vi ho parlato si è manifestata in modo assai grave anche ad Ariano Irpino, con la discarica realizzata per i FOS e i sovvalli. Anche in quel caso la discarica di Ariano Irpino, che doveva sostituire, perché esaurita, quella di Santa Maria La Fossa in provincia di Caserta, che ha raccolto FOS e sovvalli per tantissimo tempo, è stata oggetto di forte contestazione popolare ed è stata provvisoriamente o definitivamente abbandonata dal commissariato proprio per queste tensioni. Inevitabilmente, essendo l'unica di tutta la regione, ciò ha messo in crisi l'intero sistema. Se fossero stati cinque, sarebbe andata in crisi solo una parte.
Oltre a ciò, si è avuto un effetto di trascinamento, perché a Villa Literno non hanno accettato più FOS e sovvalli, che la provincia di Caserta aveva accettato per l'intera regione, mettendo in crisi il funzionamento del sistema industriale e l'impianto del CDR. Non capiamo il motivo per cui ora dobbiamo accettare di ricevere il CDR di tutta la regione. Non è un ragionamento che tiene e non è certo solidaristico, però è stata una delle motivazioni che hanno determinato le manifestazioni di protesta che abbiamo cercato di tamponare, proprio per un principio di solidarietà e per senso del dovere.
Le forze di Polizia sono intervenute circa dieci giorni fa per rendere agibile l'impianto di Villa Literno, ci sono riuscite, hanno continuato ad arrivare i mezzi, però successivamente, dopo l'incontro con il commissario del Governo, c’è stata un'occupazione della stazione ferroviaria che impedisce nuovamente l'utilizzo del sito di stoccaggio. C’è stato un nuovo incontro e delle altre promesse di rivedere la vicenda nel suo complesso (ciò è successo sabato scorso), però alla richiesta del commissario di permettere l'utilizzo dell'impianto fino al 30 settembre, quindi per circa sei mesi, ha fatto seguito un'immediata reazione popolare e quindi il rovesciamento della popolazione di Villa Literno sulla stazione ferroviaria e il blocco ferroviario, che abbiamo rimosso, non senza qualche preoccupazione, ieri sera.
Altri incontri sono in corso. Il commissario sta facendo dei grossi sforzi - che sicuramente conoscete perché credo che lui stesso ve li abbia illustrati - ma è molto difficile pensare di risolvere al momento la situazione al di fuori di un’intesa di carattere generale che coinvolga tutti, ossia contemporaneamente chi deve mettere la discarica delle FOS, il deposito per lo stoccaggio del CDR, eccetera. Se la questione non si risolve in tutte le direzioni, presenterà sempre aspetti più delicati.
Sul piano criminale e della sicurezza, si parla molto degli interessi della criminalità organizzata al settore dei rifiuti. Credo che non si scopra con ciò niente di nuovo. Da sempre non solo nella regione Campania, ma dappertutto, lo smaltimento e il trasporto dei rifiuti risvegliano non pochi appetiti.
La Commissione parlamentare antimafia, che era stata a Caserta nei giorni scorsi, ha chiesto di conoscere quale sia la situazione, soprattutto sotto l'aspetto soggettivo, ossia quali sono gli organi di amministrazione e di Governo e i consorzi. Ebbene, tranne pochi casi - c'è stata la rimozione del consorzio CE4, quello che insiste nella zona di Mondragone e Santa Maria La Fossa, che si è trovato a gestire quasi sempre le discariche più importanti della provincia di Caserta - siamo stati sempre nella condizione di dover rilasciare le certificazioni antimafia, pur avendo esaminato attentamente le situazioni.
Ciò significa poco, perché naturalmente, anche al di fuori delle situazioni soggettive, esiste sicuramente tutta una ragnatela di parentele, di vicinanze e di interessenze che non sfuggono alla nostra attenzione. Al di là di questo, che in fin dei conti forse è una preoccupazione giusta ma non fondamentale, perché si tratta di soggetti pubblici per i quali il controllo è pur sempre abbastanza forte e rilevante, non poche preoccupazioni possono destare, invece, tutte le altre attività collegate al sistema e che indubbiamente debbono essere viste non tanto in questa sede, quanto in quella commissariale. È il commissariato, infatti, che gestisce tutto il sistema e le attività e che si occupa del sistema di individuazione di locazioni o di acquisizioni delle aree necessarie per lo stoccaggio del CDR e delle aree necessarie per la realizzazione delle discariche, restando invece compito dei consorzi la raccolta e il trasporto con mezzi propri.
Si è detto molto, anche nella crisi attuale, di quale possa essere l'eventuale interesse della camorra nel sistema. Non c'è dubbio che oggi il problema fondamentale, se guardiamo l'immediato, può essere quello dei trasporti, tanto che mi sono permesso di suggerire al commissario (nell’incontro che si è tenuto ieri presso la prefettura di Napoli - ce n’è stato anche uno oggi, ma era di diverso tenore) di fare molta attenzione all'affidamento delle commesse per i trasporti. Visto che sta arrivando anche in prefettura un notevole numero di offerte di autotrasportatori e di ditte per trasportare questo materiale, che trasmettiamo al commissariato, (oggi si parla di trasportarlo fuori regione), si tratta di fare attenzione affinché affidino questo servizio al trasporto ferroviario oppure ad aziende di trasporti delle regioni dove i rifiuti saranno scaricati. Ciò sia per motivi economici, perché i mezzi vanno e non tornano, sia perché in questo modo viene frammentato il sistema e le ditte locali non si abituano al business dei trasporti, perché quando si crea un’abitudine di carattere economico e un sistema di interessi, diventa poi difficilissimo sradicarlo.
Si dice che la camorra - ma non abbiamo elementi per dimostrarlo - abbia interesse che il ciclo industriale dei rifiuti non si realizzi. Credo che ciò sia possibile per quanto attiene i termovalorizzatori, perché completando il ciclo industriale con il termovalorizzatore si mettono fuori gioco molti interessi economici.
Diversamente accade per quanto riguarda gli impianti di CDR, che potrebbero permettere alla camorra potenzialmente - su questo aspetto sono in corso numerose indagini - di realizzare maggiori affari. Infatti, mentre prima l'unico affare che potevano fare era costruire una maxidiscarica per i rifiuti, che bastava per sei mesi o un anno all'intero territorio provinciale e ogni provincia aveva le sue e la stessa camorra aveva interesse ad operare soltanto a livello locale, non per Avellino, Benevento, eccetera, oggi con il sistema dello stoccaggio centralizzato, la camorra potrebbe essere interessata anche alla cessione di suoli, quindi alla locazione o alla vendita, sempre più necessari per lo stoccaggio del CDR, per le FOS e i sovvalli.
Non è tutto: essa potrebbe essere interessata anche al sistema dei trasporti, perché i prodotti debbono essere trasportati dal CDR, dove arriva per il tramite dei consorzi che operano lo smaltimento, al sito di stoccaggio, eccetera. Ci può essere un interesse affinché non sia completato il ciclo perché oggi tra i trasporti e la locazione delle aree ci sono grosse possibilità di affari.
Sul piano degli affari, sono in corso accertamenti di Polizia giudiziaria in ordine alla cessione dei suoli per i siti di stoccaggio, per le discariche, eccetera. Non conosco i dettagli e i particolari perché essi sono coperti dal segreto istruttorio, ma se avranno degli sviluppi diventeranno di conoscenza generale e forse i magistrati potranno dirvi qualche elemento in più.
Sembrerebbe - ma lascio alla magistratura il compito di compiere gli accertamenti e di riferire a voi - che ci siano stati vertiginosi passaggi di titolarità e di proprietà delle aree in limine, cioè al momento o poco prima del trasferimento delle aree stesse. Questo ha comportato un aumento dei costi, che ha trovato il commissariato del Governo in una situazione di necessità e di soggezione, perché sono stati comunque obbligati a trovare delle aree per risolvere il problema. In certi casi, alcune aree di valore limitato hanno visto lievitare i prezzi fortemente. Con ciò non voglio dare la croce a nessuno perché ritengo che lo stato di bisogno e di necessità abbia spesso obbligato a scegliere delle strade. Tra l'altro, si tratta non soltanto di trovare dei suoli idonei, ma di scegliere anche i luoghi dove potenzialmente la contestazione è minore.
A grandi linee queste sono le questioni che ho ritenuto necessario sottoporre alla vostra attenzione. In un appunto che vi darò, che è stato predisposto da pochissimo per la visita della Commissione antimafia, sono descritte alcune operazioni delle forze di Polizia dell'ultimo anno (compreso il 2003). In particolare, il 14 gennaio del 2003, sono state eseguite 35 ordinanze di custodia cautelare in carcere nei confronti di esponenti del clan dei Casalesi per estorsioni poste in essere tra il 1993 e il 1999, quindi in epoca recente, in pregiudizio di due aziende affidatarie del servizio di raccolta di rifiuti solidi urbani a Trentola Ducenta e San Marcellino.
Sempre sul piano del contrasto, una recente operazione del 3 gennaio 2003 denominata Re Mida, ha interessato questa ed altre province, emettendo 22 provvedimenti cautelari per associazione a delinquere e traffico organizzato di rifiuti e ha visto coinvolta e chiusa una società di Trentola Ducenta, la RFG. Qui si apre un altro paragrafo: in provincia di Caserta sono risultate autorizzate direttamente o per silenzio assenso, un elevato numero di aziende per il trattamento dei rifiuti ordinari e speciali. Una volta che ciò è venuto a conoscenza della prefettura e degli altri soggetti interessati alla repressione degli illeciti, ha portato quasi immediatamente ad un riesame di queste autorizzazioni, che da circa 100 furono immediatamente ridotte e una trentina furono revocate. Da allora si è dedicata una particolare attenzione a questo passaggio. Non voglio parlare di traffico perché il passaggio era regolare in quanto tutti i rifiuti arrivavano in provincia di Caserta con regolari voli di accompagnamento destinati ad aziende formalmente o di fatto esistenti.
Quindi, il passaggio di rifiuti soprattutto da nord a sud è stato oggetto di una diversa attenzione. Anche questi impianti sono stati attentamente controllati. Tali impianti trattano perlopiù residui di materiali ferrosi di prodotti siderurgici, di prodotti industriali e ospedalieri, il riciclaggio di batterie esauste, eccetera. Ciò è abbastanza particolare, considerando che questa provincia ha alcune difficoltà a smaltire i rifiuti ordinari (di carattere alimentare, biologico, eccetera), mentre si dimostra particolarmente esperta e versata a trattare rifiuti speciali che tutta Europa ha difficoltà a trattare.
Un'altra operazione fu avviata nel 2002 e riguardava lo smaltimento della porzione secca ed umida della discarica di Parco Saurino a Santa Maria La Fossa, la grande discarica in provincia di Caserta dove è concentrata quasi tutta l'attività di smaltimento e dov'è prevista anche allo stato attuale la realizzazione del termovalorizzatore. Furono trovati dei rifiuti tossici ed irregolari provenienti da impianti di tritovagliatura provenienti dal nord d’Italia.
Un'altra operazione fu realizzata nel 2001 e fu denominata l'Oro di Napoli, tesa ad accertare l'ingerenza della criminalità organizzata nella gestione dei rifiuti. Ancora più indietro nel tempo, nel 1999, un'altra operazione portò al rinvio a giudizio e all'arresto di 97 persone per reati di natura ambientale. Bisogna aggiungere una situazione particolarmente delicata per la grave abitudine in provincia di Caserta di smaltire rifiuti di ogni genere anche in posti imprevisti e imprevedibili. In questa provincia vi è un numero altissimo di discariche abusive di vario genere, sia di prodotti tossici che vengono sversati, sia di inerti, per i quali opera una commissione, nella quale siamo rappresentati, costituita presso l'amministrazione provinciale, che, una volta individuati i siti, provvede puntualmente alla ripulitura con fondi del commissariato.
Quest’operazione si riesce a compiere soprattutto per gli inerti, mentre poco si riesce a fare per quanto riguarda i prodotti tossici, che finiscono per essere sversati sul territorio e che quindi vanno ad influire sullo stesso ciclo alimentare.
Si pensi che lo scorso anno per inquinamento da diossina nel terreno si dovette monitorare tutta l'attività agricola e degli allevamenti nella provincia, soprattutto quelli di bufala, che costituiscono una delle maggiori ricchezze. Ad esempio, un'azienda con 2 mila 800 capi, che viene considerata il fiore all'occhiello della provincia, l'azienda Visocchi, fu obbligata a chiudere e gli animali (con gravi difficoltà di ordine pubblico anche in quel caso, perché si è trattato di agire nei confronti di un’azienda che occupava 40 persone, con un indotto abbastanza vasto) furono abbattuti, arrivando alla totale distruzione dell'azienda. Gli animali, infatti, mangiavano fieno e altri prodotti agricoli tritati provenienti da produzioni locali, soprattutto nella zona di Marcianise, e quindi il terreno inquinato, trasferendo nel prodotto agricolo la diossina, finiva per concentrarsi nell'animale e nelle sue parti grasse, rendendolo definitivamente inutilizzabile perché non più curabile.
Questo problema è molto grave e cerchiamo di stroncarlo in tutti i modi. Anche con i comuni abbiamo effettuato una forte azione di vigilanza, ma lo sversamento è abbastanza esteso, come anche gli incendi di prodotti di natura spesso incerta, che si presume tossica, che di tanto in tanto si vedono e che obbligano ad interventi con i mezzi dei Vigili del fuoco per lo spegnimento, determinando anche appiattamento, controlli da parte della Polizia, eccetera, che continuano ad essere abbastanza numerosi e concentrati proprio nella zona a cavallo tra la provincia di Caserta e quella di Napoli, nella zona Nola-Villa Literno e nell’hinterland di Marcianise.
Questo è il quadro generale e resto a vostra disposizione per ulteriori chiarimenti.
VINCENZO ROCA, Questore di Caserta. Cercherò di essere breve e di fare un discorso organico. Le mie esperienze lavorative pregresse sono state in Sicilia, pur essendo io campano, dove c'era uno smaltimento nelle discariche. Ho creduto che il ciclo integrato dei rifiuti non creasse grandi problematiche e che costituisse effettivamente un passo in avanti. In questo anno e otto mesi di permanenza a Caserta abbiamo avuto problemi sotto i profili dell'ordine pubblico, del controllo del territorio e investigativo.
Per quanto riguarda l'ordine pubblico, la tendenza delle popolazioni è quella di ritenere che tutto ciò che è prodotto dai rifiuti comunque costituisca un rifiuto, in quanto gli impianti che dovevano essere ad alta tecnologia, e comunque non dovevano creare i problemi delle discariche, in effetti, all'atto pratico, hanno creato proprio tali problemi. Per esempio, il CDR di Santa Maria Capua Vetere all'inizio aveva dato qualche problema di cattivi odori, senza parlare dei siti di stoccaggio. Questi ultimi sono necessari per la mancanza dei termovalorizzatori, che costituivano l'elemento conclusivo del ciclo integrato dei rifiuti. I nostri problemi hanno riguardato il Frascale, per poter depositare delle ecoballe in quel sito, e di recente Villa Literno per i fatti che sono a tutti noti.
Per quanto riguarda il controllo del territorio, abbiamo avuto dei problemi per due aspetti. Il primo è strettamente correlato alla vigilanza delle imprese che operano nel settore dei rifiuti, perché ci sono stati una serie di atti intimidatori (minacce, esplosioni di colpi di armi da fuoco e incendi di automezzi) che hanno riguardato una serie di imprese (11 casi hanno riguardato Lega Campania tra il 2003 e il 2004, due la Gioeco, due la ditta Ecoquattro, due la Co9 e cinque la Iacorossi, che è incaricata della bonifica del territorio con un contratto con la regione e che ha impiegato la maggior parte di LSU della provincia di Napoli; molte minacce erano collegate a questo dato).
La vigilanza ha riguardato anche la prevenzione di questi sversamenti abusivi e degli incendi per i problemi collegati alla diossina, che ha messo in ginocchio diverse aziende.
Sotto il profilo investigativo, come ha già evidenziato il prefetto, da parte della malavita c'è un interesse per certe e determinate attività, che non sono caratterizzate da un’alta tecnologia. Adesso lo smaltimento dei rifiuti è sicuramente un settore molto appetibile per la malavita, perché si tratta di attività semplici, a bassa tecnologia, e che comportano impiego di manodopera e di trasporti. Si tratta della sistemazione delle aree che devono essere utilizzate per lo stoccaggio e dei trasporti ripetuti, perché l'immondizia dal sacchetto tal quale viene trasportata più volte durante il ciclo dei rifiuti. Se fosse in funzione il termovalorizzatore ci sarebbe da attuare un ulteriore trasporto, ossia quello delle ceneri. Se non c'è il termovalorizzatore, c'è comunque il trasporto presso le aree di stoccaggio. È chiaro che il trasporto è un settore notoriamente appetibile per la malavita. Allo stesso modo, per esempio, sono appetibili alcune attività che sfuggono il più delle volte all’attenzione: l'aspirazione del percolato, per esempio. Infatti, ogni volta che si deve realizzare un qualsiasi sito di stoccaggio, bisogna prelevare quel prodotto che deve essere smaltito in un certo modo. Non parliamo poi della messa in sicurezza, che comporta comunque una serie di attività, dalla stesura dei teli plastificati alla copertura con inerti, che sono di notevole interesse per la malavita.
Come ho già avuto modo di dire di fronte alla Commissione la scorsa volta, a meno di un mese dal mio insediamento, la nostra attività sarebbe stata innanzitutto di tipo conoscitivo, perché non è sempre semplice passare dall'assunto che si tratta di un settore che interessa la malavita a provare che ci sono dei reati in atto. Pertanto, abbiamo costantemente effettuato un monitoraggio sulle varie situazioni e sulle imprese interessate ai rifiuti.
Ovviamente oggi stiamo attenzionando questo problema delle aree e dei terreni utilizzati come aree di stoccaggio perché indubbiamente sta avvenendo qualcosa di singolare costituito dai guadagni derivati ai soggetti. È evidente che quando si parla di terreni ceduti da parte di coloro che ne erano proprietari da decenni, il problema è relativo: ci può essere sicuramente un incremento economico ma è nella natura delle cose. Se, invece, si tratta di acquisti più recenti, la cessione può essere sicuramente sospetta e saranno effettuati degli approfondimenti.
Mi interessa sottolineare un fatto singolare, dal momento che è inutile parlare di altre questioni delle quali molte sono coperte dal segreto istruttorio e alcune ancora non sono state riferite all'autorità giudiziaria. Per esempio, abbiamo visto che un terreno è stato acquistato per la somma di 166 mila euro il 5 febbraio 2003 e ceduto in locazione il 5 febbraio 2004 a FIBE con un contratto di 9 anni, il quale ha comportato un corrispettivo di 310 mila euro circa. Quindi, la differenza è veramente notevole.
Anche in un altro caso abbiamo constatato che un terreno acquistato il 5 febbraio 2002 per 8.884 euro è stato affittato il 5 febbraio 2004 per 246.566 euro. L'unica cosa in comune è la data del 5 febbraio, che sembrerebbe una data particolarmente adatta per fare affari. Infatti, tutti questi movimenti sono avvenuti, per un fatto casuale, in quella data. Su questi aspetti vanno effettuati degli approfondimenti, ma soprattutto bisogna tenere presente che queste aree di stoccaggio saranno sempre più necessarie.
La mancata realizzazione dei termovalorizzatori porterà alla ricerca disperata di aree di stoccaggio, che il più delle volte vengono offerte. Nel momento in cui c'è l'offerta e c'è la necessità di avere un'area di stoccaggio, i prezzi diventano quelli di un caso di emergenza. Questo è l'unico aspetto sul quale stiamo operando questo monitoraggio per capire se siamo nell'ambito delle leggi di mercato, per cui di fronte ad una domanda molto consistente e ad un’offerta bassa secondo la legge di mercato il prezzo aumenta, oppure se c'è qualcos'altro di più particolare.
Per quanto riguarda le operazioni, ne ha già parlato il prefetto. La Polizia di Stato ne ha compiute diverse. Ne cito una sola, denominata Ribot, che riguardava anche un'infiltrazione della malavita nel settore delle scommesse collegate alle gare ippiche. In quell'occasione si accertò che una ditta che si occupava di rifiuti era stata sottoposta ad estorsione. Altre piccole operazioni sono state compiute sia da noi, sia dalla Guardia di finanza.
TOMMASO SODANO. Signor prefetto, vorrei conoscere i termini dell'accordo raggiunto ieri sera con i manifestanti di Villa Literno affinché si togliesse il presidio.
Inoltre, vorrei alcune ulteriori informazioni riguardo alle infiltrazioni malavitose all'interno del ciclo dei rifiuti. Nei giorni scorsi si è appreso che durante le manifestazioni a Santa Maria La Fossa si erano notati figli di noti esponenti dei clan camorristi, in particolare il figlio di Schiavone, detto Sandokan. Vorrei sapere se ciò è vero e se è vero che su alcuni trattori erano state notate delle armi dalle forze dell'ordine.
Rispetto alle aree di stoccaggio vorrei capire se è stato fatto un monitoraggio e, a parte il colore al quale faceva riferimento il questore, se si è fatto un accertamento sui trasferimenti delle proprietà e sugli eventuali intermediari, se si tratta di agenzie locali, magari sempre le stesse, che agiscono per nome e per conto di qualcuno sul territorio.
Inoltre, vi risulta, magari per via informale, l'interessamento di esponenti politici locali casertani nella gestione di alcune aree di stoccaggio o nella vendita di alcune aree da adibire allo stoccaggio?
GENNARO CORONELLA. Il collega Sodano mi ha preceduto nella prima domanda.
Al prefetto di Caserta, che nella sua relazione ha fatto riferimento ad un’attività dell'impianto del Parco Saurino di trattamento di tritovagliatura dei rifiuti provenienti dal nord Italia, vorrei chiedere ulteriori informazioni in merito.
PRESIDENTE. Signor prefetto, lei ha fatto riferimento alle difficoltà relative ad un’ipotesi di provincializzazione del ciclo dei rifiuti. È evidente che tale provincializzazione potrebbe passare solo attraverso una rimodulazione del rapporto contrattuale con FIBE. Lei crede che, se ciò fosse, sarebbe concretamente più agevole il percorso nella provincia di Caserta, nel senso che il contestato termovalorizzatore, pur nel comprensibile disagio territoriale, laddove servisse a chiudere il ciclo infraprovinciale, in qualche misura potrebbe significare un elemento dirimente per l’ipotesi di realizzazione?
DONATO PIGLIONICA. A cosa crede sia dovuto il fatto di qualche disattenzione - uso un eufemismo - dell'amministrazione provinciale nel momento in cui si afferma che ci sono troppe aziende autorizzate, alcune evidentemente per procedure semplificate come il silenzio assenso? Oltre 100 imprese che trattano rifiuti speciali in un territorio la cui industrializzazione non è spiccatissima, evidentemente dimostrano il rischio di una qualche disattenzione o compiacenza dell'amministrazione provinciale, che è delegata al rilascio delle autorizzazioni.
CARLO SCHILARDI, Prefetto di Caserta. Risponderei prima alle domande di carattere tecnico. Ciò è molto importante perché tocca da vicino la contingenza, ossia la situazione attuale e quindi il bisogno di risolvere in qualche modo, con un occhio anche al futuro, il problema dello smaltimento dei rifiuti in Campania e, in particolare, in provincia di Caserta.
Mi è stato chiesto se la provincializzazione possa risolvere il problema. Il contratto con FIBE evidentemente non prevede questa provincializzazione e quindi conferma il mio assunto iniziale, che cioè non potrà portare mai al superamento di un’emergenza. Infatti, se c'è un contratto accentrato che prevede un unico referente di carattere regionale, che deve provvedere anche allo smaltimento delle singole province, è difficile immaginare un superamento dell’emergenza. Non vedo come la provincia di Avellino e di Benevento e i comuni tra 4-5-8 anni possano tornare gestori del problema quando non hanno gli impianti perché si trovano in un'altra provincia e sono consortili. O si tratta di creare un consorzio di fatto tra province, oppure è inevitabile pensare...
PRESIDENTE. Mi perdoni se la interrompo. La domanda che mi ero permesso di fare era se si poteva trovare un sistema - immagino che si stia ragionando su quest’aspetto - che possa agevolare il percorso per quanto riguarda la provincia di Caserta.
CARLO SCHILARDI, Prefetto di Caserta. Non ci sono dubbi perché negli incontri che ci sono stati negli ultimi quattro-cinque giorni...
DONATO PIGLIONICA. Mi perdoni, signor prefetto, perché faccio fatica a comprendere questa storia. Qui c'è un contratto del quale non conosciamo i dettagli. La provincializzazione non è un vincolo così stretto. Mi chiedo: a Santa Maria la Fossa, per dirla in termini brutali, il problema è che arrivano i rifiuti di Avellino? Accetterebbero i rifiuti solo se fossero provenienti dalla provincia di Caserta? Farebbero costruire un termovalorizzatore solo se il sistema fosse provincializzato?
Questo è quello che probabilmente si sostiene per comodità, perché non riesco a capire. E’ vero che oggi la FIBE rappresenta un monopolista della fase terminale del ciclo, ma la provincializzazione può essere sufficientemente legata al meccanismo di raccolta.
CARLO SCHILARDI, Prefetto di Caserta. Sono d'accordo con lei su queste considerazioni, ma rimane un grosso problema. Allo stato attuale, se ci fosse la possibilità di una distribuzione dei pesi dei rifiuti, che finora non c'è stata, perché ogni qual volta si sono dovute trovare aree di stoccaggio o per situare degli impianti di termovalorizzazione o per nuove discariche, alcune popolazioni hanno reagito in maniera talmente grave che il commissariato è stato costretto a rivolgersi soltanto a Napoli e a Caserta. Le altre province hanno quindi svolto un ruolo molto ridotto perché le popolazioni locali si sono dimostrate più avverse.
E’ Diventato difficile convincere le realtà locali e alla fine l'unica destinazione è stata Caserta. Questo discorso sarebbe valido se ci fosse una solidarietà tra le varie zone. Purtroppo ciò non è avvenuto ed è un dato di fatto. A livello casertano si sono avuti in molti incontri a livello locale e si è avuta questa richiesta.
PRESIDENTE. Non le sorge il dubbio che questa potrebbe essere una prima logica strumentale tesa a “fermare le bocce”, sapendo che in questa fase qualunque interlocutore non è in condizione di garantire la provincializazione?
CARLO SCHILARDI, Prefetto di Caserta. Presidente, una cosa è certa. Allo stato attuale…
DONATO PIGLIONICA. A rivendicare la provincializzazione sono le province che non hanno gli impianti localizzati.
CARLO SCHILARDI, Prefetto di Caserta. Anche Caserta, lo reclama soprattutto Caserta.
GENNARO CORONELLA. Solo Caserta!
PRESIDENTE. Anche Salerno.
GENNARO CORONELLA. A chiacchiere.
CARLO SCHILARDI, Prefetto di Caserta. Lo rivendica Salerno perché si è accorta che le contestazioni in un'altra provincia, essendo queste interdipendenti, mettono in ginocchio anche Salerno. Si è creato un sistema per cui uno si porta appresso l'altro.
La provincializzazione non può essere una giustificazione apparente e formale, perché l’idea di dover fare un impianto è stata metabolizzata. Il sindaco di Caserta, nell'incontro di questa mattina con il commissario Catenacci, ha offerto di far eseguire l'impianto, con certe caratteristiche e con certe garanzie, a Caserta stessa.
PRESIDENTE. Questo è un tema centrale perciò insistiamo. Il sindaco di Salerno ha detto la stessa cosa del sindaco di Caserta. Egli ha detto di essere disponibile alla termovalorizzazione nella città ma deve essere una decisione presa da lui, perché è lui a dover rispondere personalmente e direttamente nei confronti dei cittadini. Abbiamo due sindaci di due importanti città, la cui posizione servirebbe a sbloccare questa vicenda. Rimane centrale il tema del rapporto con la FIBE.
CARLO SCHILARDI, Prefetto di Caserta. È un grosso problema. Dal 2001 al 2004 si è parlato tanto ma non si è fatto nulla.
TOMMASO SODANO. Prefetto, insistiamo su questo punto. Salerno e anche la provincia di Benevento indicavano il luogo dove realizzare l’impianto. Vorrei capire se è una novità di questi giorni o se c'è uno studio serio alla base, accompagnato da un serio consenso in quella provincia.
CARLO SCHILARDI, Prefetto di Caserta. Guardi, credo che non sia un pour parler, perché quattro giorni fa il presidente dell'amministrazione provinciale di Caserta, insieme a tutti sindaci dei comuni con popolazione superiore a ventimila abitanti, hanno consegnato al commissario Catenacci un documento, che prevedeva la provincializzazione, la realizzazione di un impianto di termovalorizzazione in provincia di Caserta, dimensionato per le esigenze di Caserta, a servizio del CDR già esistente e l’individuazione di aree di stoccaggio del CDR e delle FOS e sovvalli prodotti in provincia di Caserta. Non ho elementi per dire se questo sia solo un pour parler se si tratta di cose concrete (Commenti del deputato Coronella).
PRESIDENTE. Onorevole Coronella, il tema centrale è diverso e la domanda che mi sono permesso di fare (Commenti del deputato Coronella)…
TOMMASO SODANO. Il presidente Bassolino sa benissimo che in questo momento noi non possiamo far nulla, perché nessuno può sbloccare questa situazione, finché il contratto con la FIBE non è risolto.
DONATO PIGLIONICA. A Santa Maria la Fossa abbiamo spinto le popolazioni troppo in là e questa è una responsabilità della classe politica. Come si fa domani a dire perfettamente il contrario di fronte ad una situazione diversa? Perché parliamo di aree di aree di stoccaggio del CDR? Noi stiamo realizzando delle semplici discariche. Stoccare il CDR che non sarà probabilmente termovalorizzato, perché i tempi sono troppo lunghi, richiede determinate garanzie. Si tratta in realtà di discariche.
CARLO SCHILARDI, Prefetto di Caserta. Quello che sta dicendo è ciò che la gente dice nel corso dei nostri incontri. Non ci sono soltanto gli amministratori…
GENNARO CORONELLA. Le rispondo io…
PRESIDENTE. Abbiamo preso una pessima abitudine, oggi, rispetto al modo di lavorare di questa Commissione. Stiamo disturbando il prefetto.
CARLO SCHILARDI, Prefetto di Caserta. Mi è stato chiesto dall’onorevole Piglionica se c'è stata una disattenzione della provincia per le autorizzazioni. E’ difficile dire nel sistema attuale se si può parlare di soggetto politico o di soggetto gestionale. Posso assicurarvi che l'argomento delicato delle 103 autorizzazioni esistenti, alcune date per silenzio assenso, si erano concretizzate nel tempo, anche perché il dirigente dell'ufficio dell'amministrazione provinciale, competente per materia, sovraccarico per lavoro, non aveva dedicato tutta l'attenzione dovuta. Non appena il presidente dell’amministrazione provinciale seppe che il problema era delicato, avviò subito un’iniziativa di carattere politico nei confronti della dirigenza dell'ufficio, che ha condotto a 33 revoche e ad una revisione del sistema.
Indubbiamente, il sistema è questo. Oggi la dirigenza ha una forte autonomia e concede licenze edilizie con estrema libertà. È un problema delicato, che si sta approfondendo anche sul piano giudiziario, perché queste autorizzazioni hanno permesso di portare dei prodotti da lavorare dal nord Italia al sud, con regolari bolle di accompagnamento. La magistratura dovrà accertare la tossicità di questi prodotti ma tranne un caso non si hanno riscontri positivi. Stiamo comunque monitorando e controllando le imprese autorizzate.
Mi è stato chiesto se c'è stato un accordo con i manifestanti a Villa Literno per far rientrare la protesta ma accordi non ci sono stati, anche perché la protesta non è rientrata spontaneamente ma è stata repressa con un'azione di Polizia.
TOMMASO SODANO. Ieri sera ho ascoltato un telegiornale della notte in cui si sentivano le parole del sindaco di Villa Literno, che assicurava che fino al 30 giugno non sarebbero più state trasportate le ecoballe. I manifestanti hanno accettato di sospendere la protesta a fronte di questo impegno.
CARLO SCHILARDI, Prefetto di Caserta. È il contrario. Si tratta di una notizia che i giornali involontariamente hanno stravolto. La richiesta iniziale del commissario alla popolazione di Villa Literno, incontrata con l'intermediazione degli amministratori e del comitato di agitazione, era di utilizzare l'impianto fino al 30 settembre, ma il commissario fatto trapelare la notizia che si sarebbe accontentato dalla data del 30 giugno. Questa notizia ha determinato la reazione del manifestanti, che a portato alla seconda occupazione della stazione, che abbiamo tentato di risolvere in tutti i modi, sia con la mediazione dei funzionari di polizia presenti in loco, sia per il tramite di un mio vice prefetto, per far capire ai manifestanti che la questione in qualche modo si sarebbe risolta e che il 30 settembre essere spostato al 30 giugno. Questa richiesta può essere accolta a condizione che contestualmente riprenda il ciclo e che i sette impianti di CDR esistenti tornino a funzionare. Dopo lo sgombero, per il tramite delle forze di Polizia, intervenute non traumaticamente, perché preceduto da ventiquattr'ore di mediazioni, c’è stata un’apertura da parte degli amministratori.
Ci sono altre domande alle quali penso debba rispondere il questore, relative alla presenza di parenti di pregiudicati nelle manifestazioni di Santa Maria La Fossa e al trasferimento delle aree.
PRESIDENTE. Le armi.
CARLO SCHILARDI, Prefetto di Caserta. Un’ultima cosa che penso di dovervi dire io è se ci sono interessi di esponenti politici locali sulle aree di stoccaggio, ma allo stato, per quanto mi risulta, non ci dovrebbero essere.
GENNARO CORONELLA. A Santa Maria la Fossa c'è un impianto di tritovagliatura…
CARLO SCHILARDI, Prefetto di Caserta. Troverete qualche dettaglio in più nella relazione che ho consegnato al presidente.
VINCENZO ROCA, Questore di Caserta. Faccio riferimento alla domanda che riguardava la proprietà delle aree di stoccaggio. Premesso che l’attività di Polizia giudiziaria nasce sulla scorta di una notitia criminis che dovrebbe essere strutturata, nel caso di specie non c'è una notitia criminis e abbiamo condotto una attività conoscitiva il più delle volte collegata a eventi di ordine pubblico che avevano richiamato la nostra attenzione.
Fermo restando che alcune cose non sono state ancora in riferite all’autorità giudiziaria, per cui non potrò essere troppo preciso, nel caso dell’impianto di Santa Maria Capua Vetere, verificammo che molti titoli di proprietà erano vecchi di trent’anni.
Quanto ai centri di stoccaggio che ci avevano dato più problemi, Brezza aveva un titolo di proprietà abbastanza recente, che risaliva al 1997; a Villa Literno c'erano 9 proprietari, di cui soltanto due recenti. Per quel che riguarda l'intermediazione, non siamo ancora arrivati a completare questi accertamenti. In un caso c'è stata una sorta di offerta del terreno, probabilmente tramite la FIBE che si muoveva sul territorio tramite i suoi dipendenti, che io ritengo pericolosa. A mio avviso dovrebbe esserci una localizzazione, fatta a in maniera oggettiva, e giungere successivamente ad un esproprio, ma l’offerta spesso viene accettata proprio per le tensioni popolari esistenti. La gente non vuole i rifiuti. La provincializzazione potrebbe attenuare questo problema così come la riduzione territoriale dei siti, perché l'ampliamento a dismisura di un sito può comunque portare a tensioni forti.
Per quel che riguarda l'aspetto delle armi sui trattori, il 9 marzo il Corriere della Sera ha riportato l'intervista del subcommissario Paolucci, il quale fa riferimento all'atteggiamento dei vescovi e dice: in piazza contro gli impianti anche i figli del boss Sandokan. Abbiamo inoltrato all'autorità giudiziaria la richiesta di una delega per gli approfondimenti. Abbiamo ascoltato il dottor Paolucci, il quale ha fatto il nome di un’altra persona, che è stata ascoltata stamattina, ma al riguardo non posso essere più preciso.
PRESIDENTE. Se lo ritiene opportuno, possiamo procedere in seduta segreta.
VINCENZO ROCA, Questore di Caserta. Forse sarebbe opportuno, presidente.
PRESIDENTE. Passiamo in seduta segreta.
Ringrazio i nostri ospiti per l'utile contributo dato alla nostra indagine.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MICHELE VIANELLO
Incontro con il sindaco e con l’assessore all’ambiente del comune di Caserta.
PRESIDENTE. Nel corso della presente missione in Campania la Commissione intende approfondire le problematiche inerenti alla gestione del ciclo dei rifiuti, al fine di individuare i correttivi che possano contribuire a fronteggiare l’attuale grave situazione che in diverse aree del territorio campano sta suscitando tensioni sociali e l’impossibilità di ripristinare le ordinarie modalità di smaltimento dei rifiuti solidi urbani.
Nel quadro di tale attività, un prezioso contributo ai lavori della Commissione sarà certamente fornito dalla conoscenza degli aspetti connessi all’esercizio delle competenze dell’amministrazione comunale di Caserta, con particolare riferimento al ruolo che essa svolge nell’ambito della complessiva gestione del ciclo dei rifiuti nell’area interessata.
Nel rivolgere un saluto ed un ringraziamento al sindaco per la disponibilità manifestata, gli cedo subito la parola.
LUIGI FALCO, Sindaco di Caserta. Il sindaco non ha competenze sul problema rifiuti e quindi a questo punto dell'indagine ci dovremmo fermare, se non mettessi in campo un altro discorso, relative alle competenze generiche del sindaco, relativo alla domanda “cosa sta succedendo”. Riteniamo di avere individuato il vero motivo per cui non è mai partita una politica ecologica seria. Non c'è nessuna forma da parte mia di colpevolizzazione per parti politiche, semmai ci sono delle responsabilità che non sono soltanto un puro momento di accertamento della verità, che non mi riguarda come sindaco, ma riguardano situazioni di tipo patrimoniale.
Siamo passati dal pagare un chilo di rifiuti da 85 lire a 200 e ci sentiamo dire, con l'ammissione di tutti, da un esponente politico, di cui condivido l’affermazione, che quello che esce fuori da quel processo di trasformazione è soltanto rifiuto, mentre non c’è nessun processo di trasformazione.
PRESIDENTE. Quindi, una truffa da parte di coloro che hanno costruito l'impianto.
LUIGI FALCO, Sindaco di Caserta. Se dovessi parlare di truffa farei il magistrato. Io sono primario di patologia neonatale e riesco a parlare bene di altri argomenti. Ciò che ho riferito è stato detto da un senatore della Repubblica.
PRESIDENTE. Dicono che escono rifiuti…
LUIGI FALCO, Sindaco di Caserta. Se non ci fosse questo, quale sarebbe l'ostacolo alla produzione di un buon prodotto di un impianto di produzione, quale il compost o frazioni inerti? Non so quale sia la specifica competenza tecnica della Commissione. So quello che il tecnico mi ha spiegato: un moderno impianto di produzione di CDR dovrebbe produrre combustibile da rifiuti, con una quota minima di scarto che può essere smaltita.
TOMMASO SODANO. Scusi, sindaco, ci interessa l’aspetto, da lei confermato, sulla scadente qualità del prodotto finale. A che punto siamo a Caserta con la raccolta differenziata?
LUIGI FALCO, Sindaco di Caserta. Entriamo nella politica. Il comune di Caserta ha avvertito questa situazione due anni fa. È intervenuta un'ordinanza del commissario di Governo in cui venivo obbligato a depositare la produzione del CDR di Santa Maria Capua Vetere, presso la nostra cava, che in realtà è una buca nel terreno. Ho sfidato il commissario di Governo, dicendo che non sarebbero stati in grado di fare questo finché io fossi stato sindaco. Abbiamo proposto al commissario delle soluzioni: esistono delle tecnologie nel mondo che consentono di non avere quel tipo di problema e che evitano anche la raccolta differenziata. La raccolta differenziata fatta a monte, se non accompagnata da una tecnologia che preveda certi atti successivi, è un dispendio di economia. Nella fattispecie, se non c’è chi compra certo materiale differenziato, o se tutto questo processo ha un costo maggiore senza poi risolvere il problema, spenderemmo troppo.
Abbiamo proposto un impianto tecnologicamente avanzato a Caserta, mediante il quale si sarebbe potuto bonificare un’area di 300 ettari di terreno, con una depressione sul circostante terreno di circa 14 metri, risparmiando sulla raccolta differenziata, con nessuna risulta, e bonificando la zona che oggi è l’area del policlinico. Avrei dovuto presiedere un comitato di vigilanza. Il commissario di Governo mi aveva autorizzato a fare tutto questo. Ero autorizzato a parlare a nome di molte città almeno per due buoni motivi: innanzitutto perché siamo i maggiori azionisti di un consorzio che ne racchiude diverse, ma anche perché io sono il sindaco capofila di un programma che si chiama PRUSST, che comprende ventuno comuni con i quali abbiamo fatto progetti per immondizia, trasporti, viabilità e parcheggi.
Dunque, ero titolato a compiere quel rogito e come sindaco del comune capoluogo non penso che a qualcuno poteva dispiacere se proponevo delle soluzioni, come quelle che proporrò, che vanno al di là della città di Caserta. Credo di aver avuto perlomeno venti incontri con il subcommissario Paolucci e altrettanti con Facchi e di aver parlato con il commissario di Governo direttamente non meno di quattro volte. Poi mi sono reso conto che tutto ciò veniva continuamente rimesso in discussione, perché non veniva avviato mai nulla.
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE PAOLO RUSSO
PRESIDENTE. Quanta raccolta differenziata riuscite a fare?
LUIGI FALCO, Sindaco di Caserta. Per ora siamo arrivati al 10 per cento.
GAETANO PASCARELLA. In quale epoca è stata avanzata tale proposta al commissario di Governo?
LUIGI FALCO, Sindaco di Caserta. Due anni fa.
GAETANO PASCARELLA. Per quanto riguarda questo aspetto, la FIBE ha la privativa per lo smaltimento dei rifiuti nell'intera regione Campania, per cui certamente da un punto di vista politico l'atteggiamento propositivo è certamente da lodare. Da un punto di vista della fattibilità, tuttavia, vigente un contratto tra il commissariato di Governo e la FIBE, vi erano poche possibilità di realizzare qualunque tipo di proposta, anche quelle che verosimilmente erano condivise e che potevano essere avanzate in questo momento.
Lei sta mettendo in evidenza due aspetti: innanzitutto, che la qualità del CDR è scadente, per cui qualcuno faceva notare che potrebbe essere rilevata la frode in acquisto; in secondo luogo, da poco tempo è stata posta alla Commissione di vigilanza la questione del superamento della privativa nei confronti della FIBE, perché potrebbe costituire la strada per il superamento dell'emergenza rifiuti in Campania.
LUIGI FALCO, Sindaco di Caserta. Non è mio compito dare indicazioni in termini di correttezza di rapporto contrattuale.
GAETANO PASCARELLA. Ritengo di aver fatto una sintesi.
LUIGI FALCO, Sindaco di Caserta. Ho sentito parole che non uso, non userei e non ho usato. “Frode” non è una mia parola. Non sta a me dire se la tecnologia di FIBE è la migliore. Ho precisato che mi basta aver dichiarato di non avere competenza nelle infinite audizioni. Dal momento che non ce l’ho, non ho fatto altro che riferire il modo in cui mi sono opposto ad un’ordinanza che ritenevo illegittima e di come anche domani mi opporrei ad un’ordinanza illegittima.
Ho anche chiarito il fatto che sta agli altri dare un giudizio sulla tecnologia in essere, che si chiami FIBE o in u altro modo non mi interessa, perché non è stata scelta da me. Essendo sindaco, come lei, senatore, so che se per caso qualcuno mi ha lasciato in eredità un contratto che non è vantaggioso per l'amministrazione, ho facoltà immediata di recesso, e non solo, anche di denuncia nei confronti di chi diceva di compiere un buon lavoro e non lo fa.
Poiché queste non erano le mie facoltà, mi sono almeno lasciato la libertà di indicare il soggetto che aveva questa facoltà e che si poteva andare in questa direzione. Lei era presente quando questa mattina ho sentito che il fenomeno stava scoppiando e ho detto: scusatemi, ma non sono le stesse cose che vi ho detto pubblicamente in questa stessa sala due anni fa? Se due anni fa qualcuno avesse preso atto del fatto che ci trovavamo di fronte a tecnologie obsolete e avesse chiesto cosa deve venire fuori da un impianto di CDR, e se anche questa mattina qualcuno si domandasse come si fa nelle altre città del mondo, anche quelle più vicine come Padova, Lucca, Como, Düsseldorf, Oslo, eccetera, si farebbe un passo in avanti.
Stamattina stiamo scoprendo l'acqua calda. L'unico problema dell’immondizia sorge in provincia di Caserta? Nessuno alza il telefono e ci chiede perché abbiamo quest’immondizia. Abbiamo bisogno delle Commissioni? Sono qui e ho il coraggio di mettere il dito sulla piaga: ritengo che sia una tecnologia superata e che tutti lo sanno, per cui abbiamo la necessità di stoccare le ecoballe che sono il prodotto da CDR, sapendo che sono inquinanti.
Abbiamo una quota di FOS e sovvalli che supera di quattro volte i limiti normali di qualunque impianto di produzione di energia da rifiuti. Volete che il sindaco di una città di centomila abitanti, che in questo momento ha l'immondizia fino alla testa, si preoccupi di trovare i termini giusti per dire che siamo vittime di un sopruso? Se volete che lo dica in altri termini, non ho problemi. In questo momento io sono indagato per moralizzare ciò che a Caserta non era corretto circa la raccolta dei rifiuti di cui mi si fa carico e di cui mi assumo la responsabilità - tra l'altro alle sette del mattino Caserta è la città più pulita d'Italia prima che qualcuno la sporchi - per aver aumentato del 5 per cento in dieci anni il contratto sono sotto accusa presso la Corte dei conti. Mi spiega qualcuno come siamo passati da 85 lire il chilo e a 200 lire il chilo e perché sono qui oggi a discutere su cosa usciva da quell'impianto?
La mia verve è quella di una persona che soffre.
MICHELE VIANELLO. È la seconda volta che fa un’affermazione grave oggi pomeriggio. Chiedo formalmente al presidente di approfondire questo aspetto. Il contratto con la FIBE parla di un conferimento di 83 lire per chilo di rifiuto conferito. È la seconda volta che lei ripete che costa 200 lire. Vorrei capire, dato che è in discussione il contratto con la FIBE, in base a quali fonti lei afferma che il conferimento reale sarebbe di 200 lire.
LUIGI FALCO, Sindaco di Caserta. L’unica mia fonte è l’ingegner Alfredo Messore, che è un mio dirigente, perché avendo chiaramente detto che io faccio il medico, è chiaro che mi debba servire del migliore ingegnere del mondo perché mi offra la sua competenza.
MICHELE VIANELLO. Il migliore ingegnere del mondo ci vuole spiegare in base a quale principio c'è una differenza di 120 lire tra un contratto regolarmente firmato e quanto in realtà costa? Se ciò è vero, costituisce il motivo per rescindere il contratto e per rifarsi su chi ha lo firmato.
ALFREDO MESSORE, Responsabile unico Urban 2 Caserta. Non abbiamo altri riferimenti se non l’ordinanza del commissariato di Governo. Purtroppo, abbiamo fatto una riunione per approvare il bilancio e abbiamo dovuto portare il costo del conferimento di smaltimento per l'anno venturo a 185-188 lire per chilo. Sono ordinanze commissariali. Il problema è un altro: non c'è il risultato.
PRESIDENTE. Questa è un’altra questione.
TOMMASO SODANO. Il comune di Caserta a chi paga il corrispettivo per ogni chilogrammo di rifiuto conferito?
ALFREDO MESSORE, Responsabile unico Urban 2 Caserta. Alla società FIBE. Da due mesi paghiamo al consorzio di bacino CE3, che poi lo paga alla FIBE. Il costo della fattura è di circa 185 lire.
TOMMASO SODANO. Fino a quando pagava alla FIBE?
ALFREDO MESSORE, Responsabile unico Urban 2 Caserta. Fino a dicembre. Poi c'è stato semplicemente il famoso sito di trasferenza per cui noi trasferiamo al consorzio di bacino per ottimizzare certi trasporti e poi il consorzio di bacino trasferisce alla FIBE. Quindi, c'è una fatturazione incrociata, ma il costo è quello.
MICHELE VIANELLO. Qual è il vostro bacino?
ALFREDO MESSORE, Responsabile unico Urban 2 Caserta. Ci sono quattro bacini nella provincia di Caserta.
MICHELE VIANELLO. Il pagamento viene fatto al bacino, non a FIBE.
ALFREDO MESSORE, Responsabile unico Urban 2 Caserta. Fino a dicembre alla FIBE.
MICHELE VIANELLO. Quanti soldi pagavate alla FIBE il chilo?
ALFREDO MESSORE, Responsabile unico Urban 2 Caserta. 180 lire.
MICHELE VIANELLO. E attualmente quanto state pagando?
ALFREDO MESSORE, Responsabile unico Urban 2 Caserta. Sempre circa 180 lire.
PRESIDENTE. Un tema centrale che vorremmo cercare di capire e che io contesto personalmente alle grandi città della Campania è lo scarso contributo che danno sul piano impiantistico. Tutte le città della Campania mi rispondono che il piano regionale non prevede nulla nel loro bacino di città. Se per magia non esistesse questa condizione di piano e non esistesse il rapporto contrattuale con FIBE, la città di Caserta sarebbe disponibile ad un’iniziativa impiantistica tale da rappresentare le procedure di capofila che ascoltavo un attimo fa, tenendo presente che qualunque attività impiantistica deve passare per una raccolta differenziata che non sia del 10 per cento ma che sia perlomeno a norma?
LUIGI FALCO, Sindaco di Caserta. Sì.
PRESIDENTE. Bene, questo volevo sapere.
LUIGI FALCO, Sindaco di Caserta. Se qualcuno mi sentisse, perché lei non c'era quando parlai a suo tempo...
PRESIDENTE. Mi deve perdonare.
LUIGI FALCO, Sindaco di Caserta. Sembrerebbe che ci eravamo messi d'accordo. Io ho detto che ogni volta che qualcuno mi dice di fare il sindaco, io lo faccio. Quando mi si dice che in quel settore non ho poteri devo stare fermo. Tutta questa mia disponibilità è nata in presenza di un’ordinanza che mi toglieva addirittura il potere di autorità sanitaria. Dovete sapere che come sindaco di una città non ho poteri neanche come autorità sanitaria sull’immondizia.
Onorevole Pascarella, lei è stato sindaco e su questi argomenti siamo andati d'accordo. la prego, in mia assenza, di chiarire ai signori parlamentari, suoi colleghi, cosa significa stare tra l'incudine e il martello, cioè non avere nessuna possibilità. Se fai un sito di trasferenza, ma per errore del tecnico qualcuno lo chiama sito di stoccaggio provvisorio, viene subito un magistrato, perché ci saranno sempre i verdi, i gialli, i rossi, eccetera, pronti a denunciarti. Non si può fare il sito di trasferenza. Il sito provvisorio di stoccaggio non esiste. Non può stare più di ventiquattr'ore. Bisogna controllare i teli uso doppi. Signori, siete stati informati del fatto che quest’impianto di Santa Maria Capua Vetere affronta il problema di lasciare l'immondizia per strada perlomeno con una periodicità di 40-45 giorni? Noi ogni due mesi abbiamo questo problema.
Il suo comune è stato costretto ad attrezzare un sito di trasparenza aggiuntivo a quello che ha costruito il consorzio di riferimento.
PRESIDENTE. Maddaloni.
LUIGI FALCO, Sindaco di Caserta. Maddaloni! Tenete presente che non solo il sindaco ha il divieto di attivarsi, da parte del commissario di Governo, ma che c'è un divieto aggiuntivo per il consorzio, che è obbligatorio. Non ho alcun timore di dire che probabilmente mi sarei anche affrancato dall'appartenenza ad un consorzio, chiedendolo alla mia amministrazione che è più agile e veloce anche rispetto al consorzio stesso.
Se un soggetto non ha nessuna possibilità neanche di emettere un’ordinanza di sgombero dalla strada come autorità sanitaria, perché devo dire dove porto ciò che tolgo dalla strada, è chiaro che registrerete una sorta di malanimo storico nei confronti del problema.
MARCO LION. Al di là della normativa italiana che deriva da un indirizzo europeo rispetto alla raccolta differenziata, al processo dei rifiuti ed al loro smaltimento, senza volere entrare nei dettagli della ditta che, secondo lei, ha inventato questo particolare procedimento che permette di risolvere il problema partendo dal tal quale, vorrei conoscere qual è questo procedimento. Prima il presidente era assente e non ha ascoltato la sua ipotesi di lavoro che aveva presentato al commissario straordinario.
FAUSTO GIOVANNELLI. Un corollario alla domanda precedente. Se ho capito bene, signor sindaco, lei è favorevole ad un decentramento delle responsabilità dei poteri in questo campo. In tal senso non apprezza l'accentramento dovuto alla costituzione del commissariamento. Sarebbe disponibile ad assumere la tutela e la responsabilità che naturalmente convergono sull'istituzione che dirige il comune in un quadro di concertazione istituzionale e sociale, cioè a svolgere il suo ruolo in un quadro di concerto che riguardi tutta la regione e, in questo caso, anche a prendere decisioni che riguardino l'autosufficienza dell'intero ciclo per la sua provincia? È una domanda politica.
DONATO PIGLIONICA. Mi permetto di fare un commento. È ovvio che il problema risale a dieci anni fa. Provengo da una regione che ha l'identico problema: la Campania fu la prima, ma la Puglia adottò il commissariamento pochi giorni dopo per via del colera. Era il 1994. La necessità del commissariamento intervenne perché comuni, province e regione non erano in grado di fare nulla. Altrimenti, sembra che siamo impazziti, cioè che un giorno è stato nominato un commissario per un territorio, mentre tutti i sindaci e i presidenti di provincia erano attivissimi. Il commissario fu nominato perché gli enti locali non facevano nulla. Se non si dice che questo aspetto, sembra veramente che viviamo in un paese schizofrenico, che nominava i commissari in un posto dove già vi erano altre autorità che decidevano.
PRESIDENTE. Qual è la domanda?
DONATO PIGLIONICA. Non è una domanda, è una considerazione.
LUIGI FALCO, Sindaco di Caserta. Onorevole Giovannelli, la ringrazio perché ho scorto una sorta di apprezzamento nella sua domanda. Sinceramente, io sono contrario al commissariamento per definizione. Io faccio terapia intensiva, vivo in emergenza e so quanto è pericoloso, innanzitutto per le mie coronarie. Lei è un medico neonatologo, però non vive in emergenza. Vede com’è più soddisfatto e tranquillo rispetto a me, che sono sempre arrabbiato?
Non ritengo che il commissariamento sia il sistema migliore, ma qualora ci debba essere, deve appartenere a qualcuno che ha più poteri rispetto a un sindaco. Spero che questa Commissione - lo dico in maniera formale -, che si interessa di ecologia e di ambiente, voglia fare un regalo al sindaco della città: affacciarsi dall'altra parte prima di sciogliersi e andare via. Vi chiedo solo questa cortesia. Vedrete che questa è l'unica città d'Italia che ha ancora le cave attive nel contesto cittadino. Come si può risolvere il problema delle cave? Se io le tolgo dal mio comune, con quale autorità le delocalizzo nel comune vicino? Se in materia di immondizia il sindaco avesse poteri ordinari e straordinari, dovrebbe anche poter imporre ad un altro sindaco di accettare sul suo territorio le cave proprio per poterle rimuovere dal suo.
Allora, una proposta giusta in termini concettuali non lo è sul piano operativo. Operativamente c'è bisogno di qualcuno che ad un certo punto chiuda gli occhi e decida dove localizzare le cave. In caso contrario, nessuno di noi ha l'autorità per convincere gli altri di ciò di cui che egli stesso non è convinto.
Do la mia disponibilità, qualora si volesse creare un tavolo di lavoro per affiancare il prefetto o qualunque altro, e - anche se so che non è credibile - lo faccio già ora. Questa è la seconda riunione alla quale ho partecipato; però, ho detto pubblicamente che presenterò un piano studiato per ore domani o dopodomani al prefetto Catenacci, perché non ci piace semplicemente sentir dire sì o no e poi finire sulla stampa perché abbiamo bloccato i treni.
Questo fatto non ammette differenze politiche. È una questione morale. Non ci tengo ad essere sindaco di una città della Campania che finisce sulle prime pagine dei giornali per aver bloccato i treni. In cinque anni ho portato la mia città dal posto numero 104 al 75. Vorrei essere fiero di questo. Sono già previsti 4.000 miliardi di lire per investimenti, già stanziati e spendibili. Questa è la città d'Italia nella quale si investe di più. Non lo dico io, ma una statistica effettuata a Milano. Invece, divento famoso per il problema dei rifiuti.
Sono talmente ingenuo che in passato, quando non sapevo che parlare della tecnologia che mi piaceva poteva costituire un fortissimo sospetto nei miei confronti, ne ho parlato pubblicamente. Ora stanno cercando di dimostrare che non sono quell’angioletto che sembro. Nella mia ingenuità, dopo essere stato in giro per vedere vari impianti, all'estero e in Italia, pensai che questa era una panacea. L’impianto di cui ho parlato si chiamava Ecodeco, di Natta, figlio di Natta premio Nobel per la chimica, colui che ha scoperto la plastica. Il padre è diventato miliardario inventando la plastica e il figlio lo è diventato risolvendo il problema della sua distruzione.
Se oggi le mi chiedesse se quella sia la migliore tecnologia, le risponderei di no, perché so che è stata già superata da altre. Addirittura, adesso esiste una tecnologia che elimina la necessità del termovalorizzatore. Uno dei problemi sui quali si stanno scannando i miei colleghi è la questione del dove posizionare l'impianto di incenerimento dell'ultima frazione. Alla fine, la migliore tecnologia produrrà un residuo 5 oppure un residuo 25, ma comunque qualche cosa avanza che deve essere sotterrato.
Esistono, invece, delle tecnologie grazie alle quali non c'è bisogno di nascondere nulla. Infatti, alla fine del ciclo, il prodotto è un compost grigio non attivo in agricoltura, ma neanche negativo, con il quale si possono riempire le buche.
Il miglior termovalorizzatore del mondo brucia tra le 2.000 e le 4.000 calorie per chilogrammo, ossia sono tutti inefficienti. Ci stiamo sforzando di dimostrare che il termovalorizzatore permette un uso intelligente dell’immondizia, ma non è vero.
PRESIDENTE. Quindi, l’ipotesi è innovativa e alternativa rispetto al termovalorizzatore?
LUIGI FALCO, Sindaco di Caserta. Addirittura, posso giurare che ve ne sono almeno altre cinque o sei.
PRESIDENTE. Sindaco, in quale città vicina lo ha riscontrato? Di finzioni ne abbiamo viste tante, ma di magie poche.
FAUSTO GIOVANNELLI. Ci dica di cosa parla, perché non abbiamo capito.
LUIGI FALCO, Sindaco di Caserta. Immaginate, per esempio…
PRESIDENTE. Lei non solo risolverebbe il problema di Caserta, ma quello di tutto il mondo.
LUIGI FALCO, Sindaco di Caserta. Credete che io sia così ingenuo da essere velleitario in questa sede? Non siete neanche miei elettori!
Immaginate una gara per un impianto sganciata da questa realtà, nella quale l'oggetto della gara è la tecnologia che produce la più bassa quantità di prodotto di trasformazione, ad impatto e ad inquinamento zero. È chiaro che se si brucia tutto senza calcolare la diossina, moriamo tutti di tumore.
PRESIDENTE. E’ un oggetto che deve ancora essere stabilito nella prospettiva di una gara…
LUIGI FALCO, Sindaco di Caserta. Chi fa una proposta del genere, deve avere qualcosa in mente. Il subcommissario Facchi, in qualità di assessore all’ambiente del comune di Cologno Monzese, in provincia di Milano. Otto anni prima, egli aveva inaugurato l'impianto di Lodi, che ora è superato, che è così strutturato. Si entra in un'area verde dove è situato un lago. Dietro questo lago vi è un box pubblico di circa 200 metri di lunghezza e alto circa 20 metri nel quale entrano dei camion. All'interno di questo box i camion vengono lavati con getti di acqua, mentre all'esterno la gente pesca nel lago tranquillamente. In una zona di vetro, dove sono gli uffici, si può anche prendere il caffè. L'unica cosa che dava un senso sgradevole alla nostra permanenza lì era una sigaretta accesa, che emanava un fetore tremendo!
GENNARO CORONELLA. Dai giornali ho appreso che lei ha partecipato alle manifestazioni che si sono svolte nella discarica del Parco Saurino. Lei ha preso anche la parola come sindaco portando la solidarietà ai suoi colleghi. Dalla stampa è emerso che vi erano dei fucili puntati da parte dei trattori. Vorrei sapere se lei ha visto questi fucili.
Vorrei, inoltre, rispondere al collega Piglionica. Penso che i colleghi sapranno che il Consiglio di Stato con due sentenze ed un’ordinanza si è occupato della Campania. Di fronte alla meraviglia dei colleghi, dal momento che vorrei aiutarli a risolvere il dubbio che hanno, gli consiglio di leggere tali sentenze e la delibera della Corte dei conti, in modo che la Commissione acquisisca tutti gli elementi di informazione per poter meglio gestire la situazione di Caserta.
LUIGI FALCO, Sindaco di Caserta. La prima domanda è veramente delicata. Non ho mai visto una manifestazione così educata. Se fossi stato un abitante di quel luogo e se qualcuno de visu, davanti a 17 metri di discarica fuori terra, avesse tentato di convincermi che quello era il male necessario e che comunque non c'era nulla di cui accusare il precedente commissario di Governo, probabilmente sarei andato a casa a prendere il fucile. Invece, nessuno è arrivato a tali limiti, ma vi sono stati solo alcuni fischi.
Ritengo che dobbiate recarvi in quel luogo a vedere la situazione, perché solo vedendola ci crederete. Quando lei si è recato sull’Etna, ha pensato di trovarsi all'inferno perché ha visto dieci chilometri di pietre bruciate. Invece, le assicuro che l'inferno è lì. Vi prego di recarvi in quel luogo per rendervi conto di com’è possibile che un uomo renda un altro uomo schiavo della cattiva amministrazione. 17 metri di mondezza nella zona più salubre d'Italia è un dato tremendo.
Campania felix non l’ho inventata io. Non ho stabilito io che quella è una zona dove si produce la mozzarella DOC. In quel posto si produce il miglior foraggio per la migliore mozzarella del mondo e vi sono discariche una a fianco all'altra. In questo momento ci sono ettolitri di percolato che circolano.
Presidente, una Commissione come la vostra ha l’autorità per verificare la situazione. La mia è una sfida, ma anche un invito. Se non avete un’organizzazione, vi procuro il pullman in dieci minuti. Quando voi avrete visto quella situazione, vi renderete conto che l'ira della gente contro il prefetto era il minimo che potesse accadere. Perché tutti insieme? Vi ricordate la favola di Andersen in cui il re era nudo? Arriva sempre il momento in cui il bambino ingenuo dice che il re non è vestito di seta, ma che è proprio nudo. Il fenomeno ora è scoppiato: il re è nudo.
PRESIDENTE. Sindaco, una soluzione immediata non può essere quella prospettata da lei perché è un po' troppo articolata.
LUIGI FALCO, Sindaco di Caserta. Presidente, la mia è una soluzione articolata e precisa. Tuttavia, lei comprende che io non ho vinto il concorso di sindaco, né mio padre mi ha lasciato il posto in eredità. Ho avuto dei consensi e devo cercare, nel rispetto delle regole politiche, di riportare dei consensi politici alla mia parte politica. Quindi, avendo elaborato una strategia, certamente non risolutiva, ma che costituisce una delle possibili soluzioni sulle quali discutere, mi sono permesso di presentarla insieme alla parte politica che mi sostiene nel giro di ventiquattr'ore.
Fondamentalmente, per il rispetto che ho per questa Commissione, devo dire qualcosa di più. Se il problema è quello della provincializzazione, immagini un sistema che a regime preveda una serie di impianti ad elevatissima tecnologia, sganciati da FIBE (perché mi rifiuterei in ogni caso di prendere in considerazione una società che ha prodotto simili risultati), e una società x incominci ad operare in questa zona, non al termine della costruzione di un impianto - cosa che accadrebbe tra 16-18 mesi - ma il giorno stesso in cui ha vinto la gara, ossia entro tre mesi (il tempo tecnico per svolgere la gara).
Nella gara, oltre che a richiedere un’elevata tecnologia ad inquinamento zero, andrebbe messa in rilievo l'opportunità di rilevare il prodotto allo stesso prezzo con il quale paghiamo FIBE, portandolo dove si vuole e di utilizzarlo come si crede. Se dico questo è perché ho già ricevuto delle proposte in tal senso, per esempio, dall’Ecodeco, che in buona parte ritengo superata. Tuttavia, essa mi ha già proposto di prendere per la città di Caserta, se fosse destinataria di un’ordinanza o se vincesse una gara, la quantità di rifiuti della città per 200 lire al chilo, mi imballa i coriandoli (che è ciò che rimane) bonificando il territorio.
PRESIDENTE. La soluzione di un problema è la costruzione di un ciclo industriale e impiantistico sul territorio?
LUIGI FALCO, Sindaco di Caserta. Sì, ma ciò richiederebbe diciotto mesi. Se, invece, lei mi chiede come risolvere il problema in minor tempo, le dico di indire una gara.
PRESIDENTE. Lei ipotizza una prima fase articolata per soluzioni…
LUIGI FALCO, Sindaco di Caserta. Se parliamo del breve, del medio e del lungo periodo, partendo oggi nel lungo periodo ci vogliono circa diciotto mesi, per consegnare un impianto ad elevata tecnologia. Se fossimo partiti quando lo avevo detto io, l'impianto sarebbe già finito. Se ora aspettiamo altri diciotto mesi, la soluzione è troppo lontana. Quindi, immagini di indire una gara…
PRESIDENTE. L’ipotesi è quella di attuare una soluzione che contrattualizzi anche l'emergenza.
LUIGI FALCO, Sindaco di Caserta. Contrattualizza l'emergenza nel medio periodo, ossia tre mesi.
PRESIDENTE. E poi contrattualizza il lungo periodo, ossia l'ordinarietà.
LUIGI FALCO, Sindaco di Caserta. Per forza.
GAETANO PASCARELLA. Certamente non ho, tra gli altri commissari, la migliore cultura ambientalista.
PRESIDENTE. Perché dice questo?
GAETANO PASCARELLA. Perché vi sono colleghi che hanno sicuramente una maggiore conoscenza del problema di me. Tuttavia, sono una persona che ha molta curiosità intellettuale; per questo motivo anche in passato ho coltivato dei sogni, o forse delle utopie, ma anche per questo mi trovo qui oggi. Purtroppo, per le poche conoscenze che ho, non vedo la possibilità di concretizzare la sua aspettativa, in base ai dati a disposizione della nostra Commissione, che è venuta a Caserta in un periodo di emergenza per pura casualità. Infatti, come ha detto il nostro presidente, al quale riconosciamo un ruolo istituzionale straordinariamente positivo, questa riunione era stata da tempo programmata.
Oggi stiamo cercando di mettere insieme delle informazioni che ci provengono da più parti. Ieri ci è stato detto dal presidente Bassolino che dappertutto in Campania è mancato un adeguato contributo da parte delle istituzioni. Non ha fatto ammenda, nel senso che ha detto chiaramente che a Salerno non andava bene né in città, né sul litorale, né sulla montagna alcuna soluzione. È stato chiesto a tutti di contribuire e di collaborare, quando è stato approvato il contratto con la FIBE, rispetto al ciclo integrato dei rifiuti,che prevedeva, affinché si potesse avere un CDR adeguato, la raccolta differenziata.
Apprendiamo e mettiamo in rilievo l'aspetto più pregnante dell'audizione del sindaco di Caserta, ossia che a Caserta, come nelle altre città (Napoli, Salerno, Benevento, Avellino e Maddaloni, dove sono stato sindaco), la raccolta differenziata è ai minimi termini. Quindi, sicuramente tutti noi abbiamo una responsabilità e su questo versante non mi sento di condividere un passaggio che ha compiuto il sindaco di Caserta, ossia di avere una proposta, di farne un elemento di posizionamento politico e di vedere in quella sua proposta una possibilità di confronto politico che faccia dell'emergenza un fattore che porti acqua a questa o a quella parte politica.
Per quanto mi riguarda, riesco a distinguere, facendo parte di questa Commissione, il ruolo politico da quello istituzionale e sicuramente sono convinto che da questo punto di vista vi sono delle responsabilità, tant’è vero che sono stati effettuati dei rilievi che implicano i normali processi seguiti nel corso di questi anni e che sono oggetto di attenzione da parte degli organi istituzionali inquirenti sotto l'aspetto ordinario, amministrativo e contabile, di cui tutti quanti noi possiamo facilmente immaginare le conseguenze. Per riportarvi ad un clima di serena collaborazione, vorrei sottolineare l’importanza che la nostra indagine si fermi a quelle domande che ritenevo dovessero costituire l'oggetto prevalente della nostra attenzione.
Per quanto concerne gli altri aspetti, il mio auspicio è che questo elemento che lei ha manifestato in questa audizione possa riportarmi a sognare per il nostro territorio un futuro migliore. Rispetto agli anni in cui sognavo, ho un'età più avanzata e sono più disincantato. Sicuramente vorrei che finalmente si raggiungessero in modo positivo quegli obiettivi che mi ero posto grazie anche alla collaborazione del sindaco di Caserta.
LUIGI FALCO, Sindaco di Caserta. Credo mi debba essere concessa una replica. Vorrei avanzare una lamentela al presidente della Commissione. Mi è stato detto di essere stato invitato per un'audizione volta a collaborare, in clima di perfetta serenità, alla soluzione di un problema; se qualcuno mi avesse detto che avrei dovuto subire il giudizio politico del senatore Pascarella, del quale non riconosco assolutamente alcuna autorità superiore, non sarei venuto.
GAETANO PASCARELLA. Assolutamente no.
PRESIDENTE. Sindaco, mi perdoni...
LUIGI FALCO, Sindaco di Caserta. Lei mi ha concesso un minuto e vorrei usarlo.
PRESIDENTE. Glielo posso concedere, ma la fermo poiché questo clima di pacata collaborazione lascia ognuno con le proprie opinioni se non dopo il confronto e l'apprendimento delle posizioni altrui, che consentiranno a questa Commissione di fare in altra sede le proprie valutazioni.
L'abbiamo ascoltata con grande piacere e ci ha anche offerto quella disponibilità che auspicavamo, come i sindaci di Salerno, Napoli e Benevento. Questa è un primo incontro e ritengo che non mancheranno ulteriori occasioni di approfondimento, avendo anche percepito la sua straordinaria sensibilità su questo fronte. Però, non solo per l'affetto e la stima che nutro nei suoi confronti, ma anche per il rispetto che devo a questa Commissione, le chiedo di non polemizzare con alcuno dei componenti.
LUIGI FALCO, Sindaco di Caserta. Avrebbe dovuto farlo prima. Signor presidente, allora le dire che quando ho fatto la raccolta differenziata, la mondezza è stata rimessa tutta insieme e portata a Santa Maria! È accaduto anche questo!
PRESIDENTE. Ma non è questo il tema; è di carattere più generale.
LUIGI FALCO, Sindaco di Caserta. Se lei vuole, posso impegnarmi a realizzare una raccolta differenziata totale, invece che a casa del cittadino, a casa del CDR, perché è a tutti noto che esistono impianti di tritovagliatura, che si noleggiano o si comprano con cifre….
GENNARO CORONELLA. Ma che cos’è la tritovagliatura! Io vorrei sapere…
LUIGI FALCO, Sindaco di Caserta. È come se dicessimo che tutto questo disastro…
PRESIDENTE. Per favore, calma. Mi consenta, sindaco: noi siamo lieti di averla udita, la ringraziamo per la sua disponibilità, che altri non hanno avuto, (e di questo mi rammarico moltissimo: una disponibilità che altre amministrazioni di questa terra non hanno avuto), ma sono lieto soprattutto per il fatto che abbiamo percepito, al di là delle mille considerazioni e sensibilità diverse, una straordinaria disponibilità ad affrontare questo tema con la verve necessaria. La tecnica farà poi la sua strada.
C'è soprattutto un problema di fondo, rispetto al quale noi come Commissione stiamo lavorando, ed è il rapporto che questa regione ha, che il rifiuto di questa regione ha, con la FIBE. Credo che sia uno degli elementi centrali sui quali probabilmente è utile che insieme, comuni di sinistra, comuni di centro, comuni di destra, province, regione e Commissione parlamentare, riflettano per trovare un percorso condiviso anche su questo fronte. Mi permetto, a nome di tutti, di ringraziarla. Buon lavoro.
Incontro con il procuratore della Repubblica presso il tribunale di Santa Maria Capua Vetere.
PRESIDENTE. In conformità alle disposizioni della legge istitutiva 31 ottobre 2001, n. 399, la Commissione, con la missione in Campania, intende effettuare attività conoscitive e di controllo sullo stato di attuazione della normativa vigente e sulle concrete modalità di gestione e smaltimento dei rifiuti. Tra i compiti della Commissione assume rilievo anche lo svolgimento di indagini relative ai sistemi illeciti di trattamento, smaltimento e traffico di rifiuti ed alle organizzazioni malavitose coinvolte nella gestione del settore.
In relazione alle attività illegali di gestione del ciclo dei rifiuti la Commissione è particolarmente interessata a conoscere il livello della presenza di infiltrazioni della criminalità organizzata nel settore, in particolare relativamente al trasporto illegale dei rifiuti tra le diverse regioni; un profilo cui la Commissione riserva specifico interesse attiene alla ricognizione delle più diffuse fattispecie di illeciti penali ed amministrativi in cui incorrono gli operatori del settore, nonché la congruità ed efficacia dei controlli esercitati dagli enti preposti alla vigilanza. Altro aspetto da evidenziare riguarda l’opportunità di potenziare gli strumenti processuali di cui dispongono le procure, al fine di contrastare l’inserimento della criminalità organizzata nella gestione dei rifiuti.
Nel rivolgere un saluto ed un ringraziamento per la disponibilità manifestata, darei la parola a Mariano Maffei, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Santa Maria Capua Vetere, il quale è accompagnato dalla dottoressa Barbara Del pizzo, sostituto procuratore.
MARIANO MAFFEI, Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Santa Maria Capua Vetere. Il problema della provincia di Caserta sarà certamente noto a questa commissione, tuttavia io ebbi già occasione di riferire sulla questione in un incontro di circa due anni fa presso la prefettura di Napoli.
Ora, da tempo remoto, così possiamo dire, il nostro territorio è considerato uno sversatoio di rifiuti (indipendentemente dalle discariche legittime, pubbliche, o abusive), c'è stata sempre una tendenza, da parte dei proprietari i suoli, di destinare questi immobili a ricettacolo di rifiuti. Ovviamente, dato l'altissimo tasso di delinquenza che c'è nella zona, le organizzazioni criminali hanno operato incisivamente anche in questo settore.
Il clan dei Casalesi ha sempre gestito con molta incisività questa attività. Sono tuttora in corso molti processi perché sono state appunto rilevate un’enorme quantità, possiamo dire tonnellate di rifiuti, provenienti non dalla Campania ma dal nord. Si tratta perlopiù di rifiuti industriali, di cui alcuni anche classificati rifiuti tossici, i quali sono stati trasportati qui, e qui sotterrati. Essi venivano sversati sui suoli di tutta la provincia, e poi ricoperti da altro terreno. Questa attività estremamente lucrativa si è protratta per anni, fino al momento in cui ci siamo accorti del danno ambientale derivato da questo scempio.
Le indagini sono sempre state molto difficili, perché bisognava partire dai trasportatori. Abbiamo eseguito sequestri di camion (questo specialmente nel passato, perché adesso il fenomeno si è molto ridotto); attraverso gli autisti cerchiamo poi di risalire alla fonte. Non sempre è agevole raggiungere gli autori, gli organizzatori di questa attività. C'è stata anche una divergenza, perché, trattandosi di un fenomeno anche camorristico, le indagini dovevano essere operate dalla direzione distrettuale antimafia. Si sono quindi creati dei processi simili: ad alcuni è stato contestato anche l'articolo 416-bis, e quindi sono stati fatti rientrare nella competenza della DDA; altri processi sono rimasti invece a noi, perché abbiamo contestato l'articolo 416, anche se sussistevano circostanze analoghe, cioè l'intimidazione derivante dalla forza associativa. L'unica differenza è che non c'erano dei veri camorristi, almeno a noi non risultavano essere camorristi. Sono coinvolte varie imprese (e quindi con degli imputati) del nord.
Ora, l'ultimo processo che abbiamo impiantato, riguarda un centinaio di imputati, e per esso è fissata l'udienza preliminare. Ovviamente, abbiamo contestato l'associazione per delinquere, e poi anche il disastro ambientale, perché tutto questo ha comportato un'alterazione del territorio da ogni punto di vista, non solo dal punto di vista dell'immagine, ma anche da quello dell'inquinamento, il quale ha assunto proporzioni sempre più vaste. Speriamo quindi di ottenere un rinvio a giudizio, in quanto la giurisprudenza è rigorosa, e quindi spesso le decisioni sono favorevole agli indagati. Per esempio, per quanto riguarda il disastro ambientale, la Cassazione è titubante nel ravvisarlo.
Tutto questo ovviamente dipende in parte anche dalla carenza normativa, perché le violazioni alla legge del 1996 (tutti reati previsti appunto dalla legge del 1996), sono tutte contravvenzioni, quindi punite con pene lievi, e poi, inoltre, sono soggette ad una prescrizione breve. Anche con il beneficio dell'interruzione, nell'arco di quattro anni e mezzo, il processo è prescritto. Quindi, se il reato non si prescrive in primo grado, certamente è probabile che si prescriva in appello; non è necessario neppure ricorrere in Cassazione. Questo per noi è deludente. Si tratta di una mortificazione degli uffici di procura: nella mia procura vi sono 28 magistrati, prevalentemente giovani, forse l'unico vecchio sono io; sono tutti ragazzi volenterosi, convinti della funzione che svolgono, pienamente responsabili.
Quindi, dopo anni di lavoro, è deludente che il risultato sia negativo. Due cose sono mortificanti: l'amnistia e la prescrizione. Per quanto riguarda l'amnistia, fortunatamente, negli ultimi tempi non ne sono state emanate; per quanto riguarda la prescrizione (ancora più grave), vi può essere un'inerzia, ma certamente non nostra, perché noi le indagini cerchiamo di esaurirle nel più breve tempo possibile. Si è verificata qualche proroga, ma al massimo di un anno. Non siamo andati oltre. Non voglio certo colpevolizzare i colleghi della giudicante, però c'è una situazione grave, dovuta in parte e innanzitutto, alla normativa del nuovo codice di procedura penale, che crea una serie di adempimenti che comportano appunto tempi lunghissimi; ci sono poi carenze di organico che fanno sì che il processo non si possa esaurire in tempi brevi. Il discorso è lungo, e riguarda tanti altri aspetti.
Tornando al problema dei rifiuti, ho visto che nella convocazione viene fatto un collegamento efficace tra le discariche e la diossina. Noi siamo afflitti anche dal fenomeno della diossina: si è dovuto intervenire pesantemente, con un danno enorme per l'economia, col sequestro di aziende di allevamento del bestiame. Fra il 2002 e il 2003 sono stati sequestrati 7 o 8 mila capi. Molti di questi capi sono stati distrutti. Anche in questo caso le indagini continuano per accertare gli autori di questi reati. Specifico che non mi riferisco agli allevatori, i quali appaiono in questa circostanza come le prime vittime del fenomeno. Il fenomeno della diossina va certamente ascritto (e non lo dico soltanto io, ma anche i consulenti tecnici di rinomanza nazionale che ci hanno fornito ausilio) ad un fatto di inquinamento del suolo. Il fenomeno consiste in questo: i rifiuti nelle discariche abusive vengono successivamente bruciati. La combustione dei rifiuti, nonché la putrefazione dei medesimi, tutto l'insieme di questo processo, comporta un inquinamento del suolo da diossina; su questo terreno cresce poi successivamente il foraggio, che serve per l'alimentazione del bestiame, e gli animali quindi, nutrendosi di questo formaggio, assorbono diossina e la rilasciano poi nel latte. Gli indici sono elevatissimi. Siamo stati quindi chiaramente costretti a sequestrare questo bestiame. Il sequestro è stato confermato anche dal tribunale del riesame.
Per quanto riguarda gli autori di questi reati, siamo ancora in fase di indagini. Queste indagini hanno un determinato obiettivo: è chiaro che anche questa attività certamente è gestita dalla camorra, sia pure in concorso con altre persone. Volevo quindi rappresentare, sebbene in forma sintetica, la gravità dei fenomeni che ci troviamo a fronteggiare. A questo si aggiunge il problema ben noto (con riflessi anche per l'ordine pubblico) delle discariche pubbliche, del CDR, che sono inquinanti per l'atmosfera, e hanno causato un’importante protesta da parte della popolazione.
Noi abbiamo in corso vari processi anche su questo argomento, sui quali specificamente si stanno applicando alcuni colleghi, in special modo la collega Del Pizzo, che meglio di me potrà riferire sulle attività di indagine relative a queste più importanti discariche. Si tratta di discariche pubbliche, autorizzate, cioè quella del famoso Parco Saurino, che è stata sequestrata il 23 agosto 2003, quando si ebbero delle informative circa la violazione delle norme sulla tenuta, sull’inosservanza delle disposizioni contenute nella legge del 1997. Bisognava intervenire tempestivamente, tenuto conto della stagione calda, che creava pericoli anche per la salute pubblica. Ci fu anche un sopralluogo, di cui naturalmente abbiamo tutta la documentazione, dove si notano addirittura montagne di rifiuti. E' subentrata poi anche la necessità di cercare di sistemare la zona, e quindi ci fu un provvedimento del settembre 2003, per dissequestrare temporaneamente, affinché si operassero degli interventi diretti a regolarizzare la zona, ma senza poterla poi ulteriormente utilizzare come discarica, in quanto la discarica era satura. È successo poi che i responsabili della società concessionaria della discarica non hanno per nulla adempiuto a queste prescrizioni, e quindi il 25 febbraio ultimo scorso siamo stati costretti a revocare questo provvedimento di dissequestro temporaneo. Si tratta di una zona di vastissime dimensioni che, forse, se gestita bene, avrebbe potuto risolvere tanti problemi.
L'altro impianto in esame è quello del CDR, sito alla periferia di Santa Maria Capua Vetere. Di fronte a tale impianto è situato il carcere di Santa Maria. Mi auguro che quest’estate tale impianto non vada a creare problemi al carcere, ad esempio provocando proteste da parte dei detenuti. Anche in questo caso la gestione dell'impianto ha trascurato le norme più elementari. Il fenomeno è stato seguito anche dall'ARPAC, che ha denunziato continuamente: perdite di percolato sulla strada, dovute all’insufficiente tenuta delle guarnizioni dei compattatori; poi perdite lungo il percorso dei camion che portano i rifiuti all'impianto CDR; vi era poi il mancato lavaggio di questi mezzi e l'assenza di una camera avamposto per la captazione delle esalazioni sprigionate. In questo caso ci sono testimonianze oculari da parte di esponenti del nostro ufficio, in quanto essi, per ragioni professionali, frequentano continuamente il carcere, situato appunto di fronte alla discarica. Anche in questo caso, non sono stati predisposti sistemi alternativi, e di conseguenza è intervenuto il provvedimento di sequestro; è stato disposto un temporaneo dissequestro, finalizzato all'esecuzione di opere di adeguamento alla normativa vigente. Si osserva in questo caso che il lavoro di adeguamento da parte del gestore della discarica sta procedendo. Stiamo seguendo gli sviluppi direttamente, attraverso i valenti nostri tecnici, e in particolare attraverso la ASL. Un esperto della ASL, che voglio citare per un doveroso riconoscimento, è il dottor Campanile.
C'è poi la famosa discarica Bortolotto di Castel Volturno. Essa fu sequestrata nel 2001, in presenza di una situazione gravissima, non solo di inquinamento, ma anche di pericolo concreto per la salute pubblica: non solo non venivano osservate le norme relative alla discarica, ma c'era una situazione di pericolo concreto per gli operai. I lavoratori che provvedevano allo sversamento e alla sistemazione dei rifiuti, non avevano neppure le mascherine. Questo io l'ho constatato personalmente: dato che ci fu, anche lì, una sommossa popolare, dovette intervenire la Polizia, perché la popolazione impediva materialmente il passaggio dei camion sovraccarichi di rifiuti. Siccome durante questa protesta si verificarono degli episodi dolorosi (ci furono cinque feriti), io ritenni di andare personalmente. Ebbi la soddisfazione di riuscire a sedare un poco gli animi. Mi recai ovviamente accompagnato dai Carabinieri del Nucleo operativo ecologico, con degli esperti; in seguito al sopralluogo, decidemmo di sequestrare la discarica. In questo periodo si sta celebrando il dibattimento scaturito da questa vicenda. Il pubblico ministero, la collega Borrelli, ha concluso chiedendo la condanna a 7 mesi di arresto, perché appunto il reato contestato è sempre l'articolo 51 della legge del 1997.
Se la Commissione consente, vorrei a questo punto far proseguire l'esposizione, con maggiori particolari, alla collega. Ho poi qui con me un appunto che, nella misura in cui sarà ritenuto utile, metto a disposizione della Commissione.
PRESIDENTE. E' possibile avere copia del rinvio a giudizio dei 100 imputati?
MARIANO MAFFEI, Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Santa Maria Capua Vetere. Il titolare di quel processo è attualmente il GIP. Posso però interessarmi e vedere di provvedere in merito.
GENNARO CORONELLA. Sarebbe utile disporre anche della copia della relazione del dottor Fanelli, per quanto riguarda la diossina.
MARIANO MAFFEI, Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Santa Maria Capua Vetere. Quel documento fa parte però di un procedimento in corso di indagini. Possiamo dare invece gli atti non coperti da segreto. Sotto alcuni profili mi rendo conto che le commissioni parlamentari possono accedere ai documenti, però, siccome ci troviamo di fronte ad una valutazione del pubblico ministero… cioè se fosse una perizia fatta in contraddittorio... onorevole Coronella, il problema della consulenza io me lo sono posto, ma il consulente, in base a norme del nuovo codice, è un ausiliario del pubblico ministero, svolge delle indagini per il pubblico ministero, che è parte del processo. Ora, davanti al giudice, l'indagato può chiedere una sua perizia, che può far saltare (anzi, questo spesso succede), tutta la valutazione fatta dal consulente del pubblico ministero. Si tratta quindi di una tutela per tutti: tutela per il processo in quanto tale, proprio per la dialettica processuale, e tutela anche per l'indagato. Al momento giusto, quando saranno concluse le indagini, il documento potrà essere consegnato. Io mi rendo conto che la Commissione ha i suoi diritti, ma tale documento rappresenta una valutazione di parte che in questa fase può essere utile a noi. Quando tale valutazione è utilizzata, ad esempio, in un sequestro, ne vengono riportati gli estremi. Io posso consegnare sia il decreto di sequestro, sia il decreto di restituzione e, per quanto riguarda la diossina, i decreti di sequestro delle aziende agricole.
BARBARA DEL PIZZO, Sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Santa Maria Capua Vetere. Come ha spiegato il presidente Maffei, io mi occupo delle indagini, insieme ad altri colleghi (abbiamo costituito un pool di quattro magistrati, data la complessità del fenomeno), relativamente alla discarica cosiddetta Parco Saurino di Santa Maria Della Fossa, e all'impianto cosiddetto CDR di Santa Maria Capua Vetere. In entrambi i casi siamo dovuti intervenire con provvedimento di sequestro di urgenza, di iniziativa, perché in entrambi i casi abbiamo avuto dal personale che segue le indagini (si tratta di personale altamente specializzato della ASL di Caserta), segnalazioni circa violazioni molto rilevanti, sia in materia ambientale (quindi violazioni in materia del decreto legislativo sui rifiuti del 1997), sia in materia antinfortunistica. In entrambi gli impianti si è rilevato come gli operai lavorassero in condizioni veramente pericolose per la loro salute individuale. Si è rilevato poi come la gestione di questi impianti comportava poi dei gravissimi problemi per la salute dei cittadini che vivevano intorno ad essi. Questo perché tali impianti sono siti in vicinanza dei centri abitati. Siamo intervenuti quindi in entrambi i casi con provvedimenti di sequestro di urgenza, successivamente convalidati dal GIP, il quale ha ritenuto sussistenti tutte le ragioni che noi avevamo posto a base dei provvedimenti di sequestro. Per ambedue le discariche in oggetto, abbiamo poi provveduto quasi immediatamente al dissequestro temporaneo; abbiamo cercato quindi di contemperare sia le esigenze relative alla tutela della salute dei cittadini, sia le esigenze relative alla necessità di portare avanti il ciclo di smaltimento dei rifiuti, che non poteva bloccarsi. I nostri tecnici hanno dato quindi delle prescrizioni, e siamo andati avanti per parecchi mesi con il dissequestro temporaneo, che è stato di volta in volta prorogato.
Per quanto riguarda Parco Saurino, siamo stati costretti circa un mese fa, il 25 febbraio, come ha già anticipato il procuratore, a revocare questo dissequestro temporaneo, perché vi erano di nuovo in atto delle violazioni evidenti della salute pubblica, che non consentivano di andare avanti. Abbiamo notato da parte dei responsabili dell'impianto una mancata volontà di rispettare quelle prescrizioni da noi imposte, e quindi il 25 febbraio abbiamo revocato il dissequestro. L'impianto è tuttora chiuso, perché appunto non c'è stato l'adeguamento alle prescrizioni.
Per quanto riguarda invece l'impianto cosiddetto CDR di Santa Maria Capua Vetere, abbiamo avuto ampia collaborazione da parte del gestore che sta attuando tutte le prescrizioni, anche molto complesse (è uno dei primi impianti in cui è in via di installazione il cosiddetto naso elettronico per la misurazione degli odori). Speriamo che nei prossimi mesi, se il tutto sarà a posto, si possa dissequestrare definitivamente l'impianto. Va detto che, con il dissequestro temporaneo, l'impianto funziona, anche se chiaramente non a pieno regime. La normativa antinfortunistica è stata pienamente rispettata, tutte le prescrizioni sono state rispettate, siamo in attesa solo del pagamento delle sanzioni pecuniarie, e quindi sotto questo profilo il nostro intervento è servito comunque a mettere in sicurezza l'impianto, e a consentire contemporaneamente la prosecuzione del ciclo di smaltimento, che non poteva interrompersi da un giorno all'altro.
DONATO PIGLIONICA. Ho due soli quesiti. La prima questione: Parco Saurino è una discarica pubblica. Ci troveremmo quindi di fronte al fatto che è il pubblico che non osserva le prescrizioni per la sicurezza, il che è abbastanza sconcertante.
La seconda domanda: il procuratore ha detto che c'è stato un netto calo del fenomeno dello sversamento di rifiuti speciali di origine industriale tossica.
MARIANO MAFFEI, Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Santa Maria Capua Vetere. Diciamo che c'è stata una riduzione. Non volevo elogiare il mio ufficio, ma ritengo che l'intervento della magistratura sia stato efficace in questo senso.
DONATO PIGLIONICA. So che c'erano molte relazioni tra questo territorio e la Puglia per la mobilità di rifiuti da qui verso la Puglia, verso alcuni impianti; le vorrei chiedere quali sono (e lo chiedo anche perché rappresento un territorio che ha sofferto problemi analoghi). E' vero che c'erano impianti autorizzati regolarmente in Puglia, che ricevevano rifiuti da questo territorio, e che sono indagati dalla procura di Santa Maria Capua Vetere?
MARIANO MAFFEI, Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Santa Maria Capua Vetere. Ciò che dice lei può anche darsi che sia successo, ma a noi non risulta. I rifiuti che sono giunti nel nostro territorio sono del nord. Facevo cenno prima ad una riduzione del fenomeno. Questo fenomeno si era così dilatato nel passato, aveva assunto dimensioni sempre più vaste, per il mancato controllo, il mancato controllo, diciamolo chiaramente, da parte delle amministrazioni locali. Se gli amministratori locali fossero stati più attenti a questo scempio del loro territorio, non si sarebbe giunti alle conseguenze in cui ci siamo trovati. La magistratura, sì, può intervenire, ma per fare questo deve ricevere notizia di un reato, di un atto illecito. Questo fenomeno è stato preso in considerazione dalle autorità governative, tanto è vero che è stato creato a Caserta un Nucleo operativo ecologico dei Carabinieri.
Il controllo dell'autorità su questi fenomeni si sta ora effettivamente un poco attuando, tuttavia comporta anche il tempestivo intervento del pubblico ministero. Questo invece non avveniva. Noi l'abbiamo scoperto a distanza di anni, e quando cioè lo scempio, il disastro ambientale si era verificato. Ora la situazione è mutata, nel senso che con l'attività dei Carabinieri del NOE, e con gli stessi comuni che sono stati sensibilizzati e hanno constatato quello che è successo, noi riceviamo tempestivamente notizia della situazione ed interveniamo col mezzo del sequestro. Ogni giorno c'è un magistrato di turno addetto ai sequestri. Attuando questa attività di controllo, è chiaro che il fenomeno si riduce. Può darsi anche che tali rifiuti vengano portati in Puglia, ma noi non lo sappiamo.
Per quanto riguarda poi il Parco Saurino, esso è gestito dal consorzio CE4, che fa capo a Giuseppe Valente, il quale appunto non ha osservato le prescrizioni a lui impartite. Del resto, non è che i pubblici amministratori non possano rispondere anche della violazione di norme antinfortunistiche; anzi, con la legge n. 626 del 1994, addirittura noi tutti capi degli uffici siamo responsabili della sicurezza, dell'igiene degli ambienti di lavoro. Quindi, è necessario responsabilizzare chi è tenuto all'osservanza.
PRESIDENTE. Grazie. Do la parola al collega Coronella.
GENNARO CORONELLA. Signor procuratore, noi, ovunque andiamo, troviamo delle procure preparate, con magistrati specialisti, diciamo, della materia ambientale. Anche qui a Santa Maria, come in Campania in generale. Ho visto che state facendo diverse indagini però sinceramente vedo tuttavia, come cittadino della strada, che gli inquinatori continuano a circolare, i pericoli di inquinamento continuano a tormentarci. Mi rendo conto che anche il legislatore deve intervenire forse con leggi più puntuali e più sanzionatorie.
Vorrei rivolgerle due domande. La prima, sulla diossina: chi sono gli imputati, e quale è l'ipotesi di reato? Seconda domanda: sul Parco Saurino, se la magistratura è intervenuta due, tre volte, allora questi signori vanno fermati, vanno fermati!
Le chiedo allora: qual è l'ipotesi di reato? Esiste la possibilità di fermare questa gente? A che punto è l'indagine di Parco Saurino? Non so se sappiate che ieri la discarica di Parco Saurino si è spaccata sul fondo, causando la fuoriuscita di un mare di percolato, che speriamo non abbia ancora inquinato le falde. Il responsabile di tutto questo adesso viene qui, si fa una bella chiacchierata, ci saluta, e se ne va.
MARIANO MAFFEI, Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Santa Maria Capua Vetere. Siamo intervenuti tempestivamente, il 25 febbraio, bloccando la discarica.
GENNARO CORONELLA. Le indagini a che punto stanno? Qual è la prospettiva?
BARBARA DEL PIZZO, Sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Santa Maria Capua Vetere. La prospettiva, purtroppo, è limitata, nel senso che, come già diceva il presidente Maffei, tutti i reati in materia ambientale sono reati contravvenzionali, quindi quello che la magistratura può fare è intervenire nel momento in cui c'è la commissione di un reato, ed evitare che venga portato a conseguenze ulteriori: questo è lo strumento per questa materia del sequestro preventivo, che serve appunto ad evitare che il reato venga portato a conseguenze ulteriori.
Ci siamo avvalsi dell'ausilio di personale altamente specializzato, abbiamo un presidio pressoché permanente, sia presso la discarica di Parco Saurino, sia presso il CDR. Proprio la presenza di questo personale ci ha consentito di intervenire ad horas e di bloccare tutto il 25 febbraio, quando abbiamo capito che la situazione stava degenerando.
La prospettiva qual è? Un avviso conclusione indagini, e un rinvio a giudizio per questi reati, perché la magistratura ha questi poteri, altri poteri non sono, io ritengo, di nostra competenza. Altri poteri sono di livello amministrativo, di livello politico, nella gestione complessiva dei rifiuti, che non spetta a noi; noi interveniamo sul nostro territorio quando accertiamo che c'è un reato. In questi casi cerchiamo di fare il possibile, ripeto, sia per impedire che venga portato a conseguenze ulteriori, quando, come in questi casi, incide sulla salute pubblica. Individuiamo gli autori, li rinviamo giudizio, ma la competenza del magistrato ritengo si fermi qui.
MARIANO MAFFEI, Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Santa Maria Capua Vetere. Occorre chiarire che l'articolo 51 del decreto legislativo n. 22 del 1997 prevede semplicemente la pena dell'arresto. Ora, in base a queste sanzioni, non è possibile, per il codice di procedura penale, intervenire con una limitazione della libertà personale. Ecco, perciò, lo stato delle cose. Questo è stato constatato dal Parlamento e da altri. Esiste una proposta di legge, che poi non è stata approvata, del senatore Lubrano, che prevedeva una serie di reati ambientali, ambientali! Queste figure di reato si focalizzavano sulle conseguenze che il fenomeno dei rifiuti, il fenomeno delle discariche, provocava sull'ambiente. Erano quindi delitti puniti con pene pesanti. Ecco: dateci la possibilità, voi parlamentari, di uno strumento di intervento incisivo, perché l'unica cosa in Italia che può produrre qualche effetto, non è la pena (col sistema processuale attuale, quante persone espiino effettivamente la pena, io non lo so), ma quello che è efficace è la custodia cautelare, l'immediata privazione della libertà personale, sia pure per breve tempo. Essa rappresenta comunque una lezione che può indurre coloro che violano la legge a riflettere. Ora, per quanto riguarda i reati concernenti i rifiuti, la custodia cautelare non è applicabile perché le pene sono esigue. Questa è la situazione. Sono certo che il dilagare del fenomeno è dovuto all’inefficacia della minaccia sanzionatoria.
PRESIDENTE. Grazie.
Incontro con i sindaci di Villa Literno, Casal di Principe e Santa Maria La Fossa.
PRESIDENTE. La Commissione parlamentare di inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse, nello svolgimento della sua attività conoscitiva, sta effettuando un’ampia ricognizione delle diverse realtà territoriali regionali, attraverso apposite missioni che consentano la verifica dei sistemi e delle forme d’intervento nella gestione del ciclo dei rifiuti.
Nel corso della missione in Campania la Commissione intende acquisire elementi informativi in ordine ai profili più problematici riscontrati nell’esercizio delle funzioni dei diversi organi ed enti competenti ed in relazione alle situazioni più gravi che si stanno verificando nella gestione dell’emergenza rifiuti.
La Commissione è interessata a conoscere gli strumenti di cui dispongono le amministrazioni comunali maggiormente impegnate nella gestione dell’emergenza per fronteggiare questa difficile fase nello smaltimento dei rifiuti, anche in relazione alla situazione dell’impiantistica presente sul territorio.
Profilo che interessa particolarmente i lavori della Commissione è anche comprendere l’attuale situazione in merito alla vicenda della gestione dei rifiuti solidi urbani che sembra provocare forti tensioni tra le popolazioni dei comuni che versano, sotto questo profilo, in condizioni di maggiore criticità.
Nel rivolgere un saluto ed un ringraziamento per la disponibilità manifestata, darei la parola al sindaco di Villa Literno, Enrico Fabozzi.
ENRICO FABOZZI, Sindaco di Villa Literno. Quanto ai fatti di ieri, vorrei informare che questa mattina e abbiamo avuto un incontro con il commissario Catenacci, che dal nostro punto di vista non ha prodotto granché. La situazione a livello locale è diventata difficile, pesante, complicata.
Sul nostro territorio insiste, dai primi giorni di giugno (quindi, pochi giorni dopo la mia elezione), un sito di stoccaggio di ecoballe. Esso è diventato un’enormità del corso del tempo, e ha prodotto (anche in considerazione del fatto che l'opinione pubblica campana, e la coscienza dell'opinione pubblica campana su questi temi, è cresciuta nel corso dell'ultimo mese), una ribellione da parte dei cittadini rispetto a questo sito, che ripeto, è diventato enorme.
Credo che sia necessario fare il punto della vicenda, perché la situazione è diventata incontrollabile. Non è possibile immaginare che a Villa Literno si possono scaricare tutte le ecoballe della Campania. Quindi, questa è la situazione. Preferirei che mi fossero poste domande specifiche.
PRESIDENTE. Vorrei sentire prima anche gli altri sindaci, poi eventualmente i colleghi, se vorranno, porranno alcune domande.
Do la parola al dottor Francesco Goglia, sindaco di Casal di Principe.
FRANCESCO GOGLIA, Sindaco di Casal di Principe. Voglio fare presente cose che sicuramente vi hanno già riferito, e che sicuramente avrete avuto modo di tastare con mano: la situazione in cui versano i comuni della zona, in relazione appunto all'emergenza rifiuti. Ormai le zone sono diventate invivibili, non si vive più. Il cattivo odore arriva fin dentro le case; non si può uscire. Le allergie sono diffuse. Durante la campagna elettorale, ho avuto modo di girare per le case e sentire le lamentele continue. Non voglio entrare nel merito del nesso eziologico tra queste cause e questo effetto; però la situazione in cui ci troviamo è questa, con le lamentele che provengono dai cittadini.
In realtà, la posizione dei sindaci della zona in questo momento è alquanto tragica, perché noi ci troviamo ad ascoltare le lamentele dei nostri cittadini, e ad essere impotenti per risolvere i problemi (perché sono problemi molto più grossi di noi - tra l'altro non abbiamo nessuna specifica competenza al riguardo, che ci ponga in condizione di poter risolvere questi problemi).
Se noi facciamo un’analisi dei territori (io mi riferisco in primo luogo al territorio del mio comune, ma ciò vale credo anche per gli altri comuni), ci rendiamo conto che abbiamo discariche, depositi, tutto quello che può riguardare la raccolta, lo smaltimento dei rifiuti, che circonda le nostre zone. A Villa Literno c'è il sito, a Santa Maria la Fossa c'è la discarica di Parco Saurino, che è stata più volta ampliata, ed è stata la discarica che ha fatto fronte all'emergenza rifiuti degli ultimi dieci anni in Campania; poi c'è la discarica di Maruzzella, poi andiamo a Giugliano e troviamo altre cose.
Se noi facciamo un’analisi del territorio, si vedrà che noi siamo accerchiati. A tutto ciò si aggiunga pure l'altro impianto che abbiamo nei pressi della via Domiziana, cosiddetto Bortolotto.
Si tratta di una vicenda che si trascina da dieci anni A seguito di queste proteste io ho appreso pienamente la dimensione di questo problema (si tenga presente che io mi sono insediato da meno di dieci mesi), ed ho conosciuto quindi a ritroso tutta questa vicenda. Il dato certo è che abbiamo una popolazione che ormai è satura di questa situazione, e quindi è stata obbligata a farsi sentire, ed io come sindaco, non posso non ascoltare la mia popolazione. Qualcuno ha detto che i sindaci sono quelli che hanno fomentato la protesta. Assolutamente no. La protesta è partita dalle parrocchie, dagli agricoltori che si vedono i loro frutti, i loro sacrifici andare all'aria, ed io come sindaco non posso non essere vicino alla popolazione, e dare loro un sostegno, poiché l'evidenza dei fatti, insomma, è chiara. Determinate situazioni non si possono nascondere, non si possono ammorbidire. Più di questo non possiamo fare, perché ormai lo stato di fatto è pietoso. Penso che anche voi vi siati resi conto della stato di cose in cui versa questa zona.
La cosa che fa più male, è che alla disponibilità della provincia di Caserta, che per dieci anni ha sopperito all'emergenza rifiuti in Campania, dopo che negli ultimi tempi sono state sequestrate le discariche della zona, (sequestrate, chiuse, non entro nemmeno nel merito perché non è mia competenza), a questa disponibilità non è corrisposta la disponibilità delle altre province. Le altre province sono venute sempre a sversare nelle nostre zone, e quindi aggravando la nostra situazione, in modo tale che adesso è diventata proprio insostenibile.
Questa è la descrizione del quadro generale. Poi, come ha detto il sindaco che mi ha preceduto, sono disponibile per domande e chiarimenti.
PRESIDENTE. Grazie. Do la parola al dottor Bartolomeo Abbate, sindaco di Santa Maria La Fossa.
BARTOLOMEO ABBATE, Sindaco di Santa Maria La Fossa. Vorrei fare un attimo il punto della situazione per capire che cosa succede a Parco Saurino. Tra il novembre 2003 e il gennaio 2004, il commissariato di Governo emette delle ordinanze, ennesime ordinanze: con ordinanza n. 100 del 5 novembre 2003 procede all'ampliamento della discarica di Parco Saurino, violando un protocollo d'intesa che aveva stipulato con il consorzio CE4 e il comune di Santa Maria La Fossa, presente anche la provincia di Caserta. In questo protocollo di intesa (n. 18626/CD del 23 luglio 2002), il comune concede la disponibilità alla realizzazione dell'ampliamento del bacino di Parco Saurino, per una superficie di 12 mila metri quadrati, a fronte di un’ordinanza emessa dal commissariato di Governo (la n. 1 del 2002), in cui si prevedeva un ampliamento della discarica di 85 mila metri quadrati. A fronte di questa ordinanza, rispetto alla quale il comune di Santa Maria La Fossa si era mostrato contrario, si raggiunse un accordo; tale accordo fu praticamente siglato con il protocollo 18626. Con tale atto, il comune concedeva l'ampliamento ma a condizioni ben precise. L'ampliamento di 12 mila metri quadrati - non di 85 mila - doveva essere unico; quindi, la superficie non doveva essere ulteriormente ampliata; inoltre, si doveva trattare semplicemente di sversare frazione secca. Vi erano, poi, una serie di impegni che il consorzio si assumeva quali, praticamente, la chiusura di Parco Saurino 1 e 2, la bonifica e quant'altro.
Con l'ordinanza n. 100 del 5 novembre 2003, tale protocollo d'intesa è stato violato; il comune di Santa Maria La Fossa ha presentato ricorso al TAR perché determinati impegni non sono stati rispettati ma, da novembre a dicembre, vengono emanate altre due ordinanze con le quali praticamente, accanto alla discarica Parco Saurino - che oggi conta Parco Saurino 1 e 2 -, al recupero delle volumetrie esistenti tra i due invasi ed all’ampliamento autorizzato dal comune di Santa Maria La Fossa, accanto a questa megadiscarica, si individuano 30 ettari di terreno – in località Pozzo Bianco (in realtà, si tratta di un terreno adiacente alla discarica) - per realizzare un sito di stoccaggio di ecoballe. A fronte di tale situazione, come riferiva il sindaco di Casal di Principe, ad insorgere è non tanto la popolazione quanto l'associazione dei coltivatori diretti. Si tratta di un attacco deciso al territorio e all'attività agricola; quindi, i coltivatori diretti si fanno promotori presso i sindaci di un Consiglio comunale aperto, che viene praticamente svolto a Casal di Principe. Dopo il Consiglio comunale aperto, è occupato il sito di Parco Saurino e viene bloccata per tre giorni la discarica; vi sono una serie di manifestazioni di protesta alle quali partecipano tutti i sindaci della zona più il presidente della provincia. Si riesce, infine, a trovare una mediazione. Essa si sostanzia in un documento che viene portato all'attenzione del commissariato di Governo. Il 26 gennaio 2004 viene fatta una riunione presso il commissariato di Governo a Santa Lucia a Napoli; in quell’occasione, sono presenti presso la sede commissariale le organizzazioni agricole, il coordinamento dei sindaci, tutti i parlamentari del collegio di Caserta - di destra e di sinistra - più il vicario Paolucci, il vicecommissario Vanoli ed il subcommissario Facchi. Si prendono impegni ben precisi: immediata revoca delle ordinanze commissariali nn. 326 e 345 - rispettivamente, del 26 novembre e del 18 dicembre - relative all'individuazione del sito di stoccaggio di ecoballe; sospensione dell'ordinanza commissariale n. 100 per l'ampliamento della discarica di Parco Saurino; utilizzo di detta discarica fino al 28 febbraio, data entro la quale il tavolo di concertazione che viene istituito provvederà ad indicare le soluzioni; utilizzo del sito di stoccaggio di balle di CDR in località Lo Spesso, in territorio di Villa Literno per un tempo da verificare e da concordare. Viene costituito un tavolo di concertazione che effettua delle riunioni; le riunioni (in numero di due o tre) si susseguono ma la gente si accorge di un aspetto molto scorretto della vicenda.
Mentre si ragiona sul tavolo a Napoli, in Parco Saurino si effettuano lavori di ampliamento della discarica. Chiaramente, ciò comporta che quanto si era riusciti a stabilire con l'apporto di sindaci e parlamentari e con l’aiuto anche degli esponenti delle organizzazioni agricole - che avevano portato via la gente dalla discarica - viene bruciato in un sol colpo. Il commissariato di Governo, in quindici giorni di trattative, non riesce ad emanare un’ordinanza di revoca almeno del sito di stoccaggio delle ecoballe. Peraltro, lo stesso commissariato - mi riferisco alle persone di Paolucci e Facchi – riconosce che l'individuazione del sito di stoccaggio per le ecoballe in territorio di Santa Maria La Fossa è stata un errore madornale. Il commissariato, dunque, non interviene nonostante si sia chiesto un suo deciso intervento di revoca delle ordinanze.
Il 9 febbraio scrivo al commissariato di Governo, chiedendo almeno ci si comunichi quando e dove verranno revocate le ordinanze commissariali e sospesa l'ordinanza n. 100 per l'ampliamento della discarica Parco Saurino. Tutto ciò non avviene. Segue una successiva riunione nella prefettura di Caserta dove, con i commissari Paolucci e Vanoli, alla presenza dei funzionari della prefettura di Caserta e dell'Arma dei carabinieri, si sviluppa un discorso e si portano all'attenzione queste problematiche. Non vi è una giustificazione che possa dare la possibilità alla gente di capire e di tornare alle proprie abitazioni. Il giorno dopo però vi è l’intervento della magistratura; magistratura che sequestra, per la seconda volta, la discarica Parco Saurino. Dopo il 2 settembre 2003, si ha la revoca del dissequestro e, quindi, si ritorna al sequestro della discarica senza che, però, la gente sia stata avvertita del fatto che, ormai, nella discarica, non scaricano i camion provenienti da fuori provincia e non scarica più nessuno. In realtà, la gente non crede più né ai sindaci né agli onorevoli; forse, crede solo un po’ ai parroci, che sono lì sul posto e testimoniano con la loro presenza una protesta civile.
Tale situazione perdura tuttora; la gente occupa ancora un sito che è sotto sequestro. Però, nessuno può chiedere conto di cosa si stia facendo; non ha senso occupare un sito dove non si fa niente e che è sottoposto al controllo della magistratura. In realtà, la protesta - e, quindi, le questioni di ordine pubblico con tutto ciò che ne discende –, a mio modesto avviso, dipende da un comportamento molto chiaro di una istituzione (il commissariato di Governo) che, quando tratta con i cittadini, quando tratta con le altre istituzioni, non utilizza il criterio del rispetto istituzionale ma segue il criterio della sopraffazione.
Si assiste ad una sopraffazione, quando si emana un’ordinanza, ed il sindaco si trova espropriato dei poteri di controllo del territorio. Infatti, con l‘OPCM emanata dal Presidente del Consiglio il 29 aprile 2003, i sindaci sono stati espropriati del potere di emanare ordinanze contingibili ed urgenti in materia di emergenza di rifiuti, potere che confliggerebbe con gli interessi generali; ma è un duro colpo alla posizione dei sindaci ed alla loro credibilità. I sindaci della zona ci riferiscono di essere sindaci dimezzati perché espropriati del potere fondamentale di controllare e gestire il territorio. Essi, quando emanano qualche ordinanza, lo fanno non perché vogliano ostacolare altre istituzioni ma perché hanno avuto sempre in mente la necessità di tutelare fino in fondo i diritti e le esigenze delle popolazioni locali; tali diritti ed esigenze non sono mai stati considerati né rispettati. Dunque, quanto accade oggi è la conseguenza di un metodo, quello della sopraffazione e dell'autoritarismo; l’ho dichiarato in tante audizioni, anche pochi giorni fa nella IV commissione del Consiglio regionale. Sono stato ascoltato anche da questa Commissione, circa un anno fa; ma a Roma abbiamo parlato di altre questioni, quali quella del termovalorizzatore, localizzato in zona, a distanza di poche centinaia di metri dalla discarica di Parco Saurino, dalla quale, peraltro, dista solo 400 metri, in linea d'aria, la discarica di Maruzzella – anch’essa Maruzzella 1, 2 e 3 -; vi è, quindi, sul territorio, una concentrazione talmente forte che poi la situazione doveva esplodere necessariamente. La conseguenza è che vi è stato il momento di rottura; in tali frangenti, le istituzioni presenti sul territorio non hanno più peso. È la conseguenza di una politica che, senza risolvere i problemi, ha creato difficoltà di ordine pubblico.
Per quanto riguarda il termovalorizzatore, nel 2003 chiesi alla Commissione un intervento - da me richiesto anche alla Commissione regionale - per fare luce definitivamente sull’entità del progetto e sulla sua localizzazione. Siamo in una zona che ha la DOP della mozzarella di bufala; vi è concentrato il 60-70 per cento della produzione del latte, degli allevamenti e dei caseifici. L'economia si regge sull'attività agricola e, non a caso, sono insorti gli agricoltori; in quella sede, nel 2003, chiesi l'intervento di questa Commissione per sollecitare il ministro - come ho fatto anche come sindaco, per via anche politica, attraverso i nostri rappresentanti locali – ad affrontare in modo deciso il problema e a fare chiarezza. L'impianto di termovalorizzazione è compatibile o meno con una zona DOP? Vi è un decreto legislativo emanato il 29 maggio 2001 a tutela della DOP; vi è la Comunità europea che spende fior di miliardi per tutelare le tipicità locali intese come ricchezza, come qualcosa di inestimabile e di irripetibile. Ebbene, noi risposte non ne abbiamo avute; ho scritto al ministro, ma non ho avuto risposte. Sappiamo che il progetto per la localizzazione ha avuto solo una relazione di compatibilità ambientale; non si comprende come un progetto così grandioso quale quello di un impianto da circa 2.700 tonnellate al giorno possa essere localizzato in una zona di alto pregio, con la DOP. Una zona che ha già una preesistenza di impianti, di discariche, di sversamenti abusivi, illegali e tossici. Sono stati fatti anche progetti di risanamento per 4 miliardi per gli sversamenti di sostanze tossiche vicini al centro abitato. Vi è una zona che è stata perimetrata in base alla legge n. 426 del 1998; fino al 1999 Santa Maria La Fossa non era compresa in questa perimetrazione; è stata, dunque, individuata una zona ad alto rischio di impatto ambientale, ad alto rischio di inquinamento; si dovrebbe discutere di bonifiche, di interventi decisi a sostegno dell'economia agricola locale, ma nessuno interviene.
DONATO PIGLIONICA. Mi rivolgo a voi che siete tre sindaci di territori che hanno già “pagato” ampiamente; comprendo perfettamente che i veri interlocutori sono i sindaci dei territori che non hanno ancora sofferto tali problemi. Se, infatti, i sindaci scendono in campo è evidente che alcuni hanno pagato un prezzo mentre tutti gli altri vogliono evitare del tutto di pagarlo.
Al riguardo, voglio svolgere alcune considerazioni; anzitutto, il problema della diossina sussiste indipendentemente dagli impianti di termovalorizzazione. Sindaco Abbate, molto affettuosamente vorrei dirle che vengo da un territorio che ha la DOP per il pane di Altamura. Non posso mica pensare che, dato che ho la DOP, trasferisco altrove i rifiuti della mia zona. La sua zona ha già pagato ampiamente, non lo discuto, ma il motivo non può essere l’esistenza della DOP. Si è costruito un termovalorizzatore addirittura nella zona del Chianti. Ovunque si decida di localizzare l'impianto, si oppone l’agricoltura di pregio, la bellezza dell’ambiente e quant’altro. Mi permetto di esprimere la mia sensazione, anche perché vengo da un territorio martoriato allo steso modo; nella mia zona, nella città di Altamura, vi è una discarica da un milione di metri cubi; abbiamo servito per 15 anni mezza Puglia, e quindi conosco perfettamente tali argomentazioni. La mia amarezza è dovuta al fatto che oggi, sorvolando il vostro territorio, ho assistito ad un fenomeno alquanto peggiore di quanto accade dalle mie parti, ma non dissimile. La sensibilità di questa gente che scende in piazza confligge con il fatto che si tratta della stessa gente che, in ipotesi, questa stessa sera prende il frigorifero o la lavatrice e li abbandona in campagna; è la stessa che trasforma le nostre strade provinciali in discariche a cielo aperto in quanto butta di tutto. Mi domando cosa noi, amministratori locali – anch’io sono stato amministratore provinciale e consigliere comunale -, abbiamo fatto presso quelle popolazioni (che oggi sembrano così sensibili al problema ambientale) per impedire che contribuissero come primi attori al disastro ecologico. Non mi riferisco alla malavita – che è altra vicenda -; parlo di quel degrado spicciolo, che sembra permeare tutto il territorio. Cosa hanno fatto le amministrazioni locali, peraltro espropriate con provvedimenti commissariali da un decennio (la Puglia ha la stessa situazione). Noi, presso le nostre popolazioni, abbiamo fatto qualcosa per realizzare una raccolta differenziata che, ad Altamura, rappresenta il 3,75 per cento? Parlo, per così dire, da sofferente, non da docente ma, come sapete, spesso i sofferenti sono molto più esperti dei docenti. Le popolazioni locali, in quale maniera hanno contribuito ad impedire il degrado? Spesso si attribuisce la colpa ai commissari senza tenere conto di ciò.
GENNARO CORONELLA. Vorrei sottoporre ai sindaci la seguente questione: loro sono stati definiti i sindaci del cratere dove sono state concentrate le attività che hanno creato questo disagio; ebbene, tutti e tre i sindaci hanno parlato di legittime manifestazioni di protesta dei cittadini di Parco Saurino. Ma, siccome sulla stampa sono trapelati - anche ciò costituisce un aspetto che interessa i lavori della Commissione – i rischi che le manifestazioni stesse siano state strumentalizzate da esponenti della malavita organizzata (camorra) e si è addirittura sostenuto che sui trattori vi fossero i fucili, chiederei ai sindaci che hanno partecipato a queste manifestazioni se ciò risulti vero o meno.
EGIDIO BANTI. Formulerei una domanda circa la questione molto seria della diossina che rischia di contaminare la mozzarella; un prodotto per il quale mi pare di capire che sia in corso la procedura di riconoscimento della DOP. Non è ancora definita la procedura?
BARTOLOMEO ABBATE, Sindaco di Santa Maria La Fossa. No, è già zona DOP. Noi abbiamo la DOP per l'allevamento e per la mozzarella di bufala. Abbiamo la mozzarella di bufala campana con il marchio DOP.
GENNARO CORONELLA. La diossina c'era, ma non c’è più. C’è stata una contaminazione perché vi è stato un deposito di pneumatici che è rimasto in fiamme per alcuni giorni. Vi è stata una causa precisa, a Villa Literno. In altre località, la causa sono state le emissioni.
PRESIDENTE. Questo lo sostenete lei e l’ARPAC.
EGIDIO BANTI. Scusi, onorevole Coronella, ma io adesso vorrei ascoltare i sindaci. Altri sostengono tesi diverse; ho ascoltato dianzi il procuratore della Repubblica, il quale ha parlato di un'indagine in corso su tale argomento. Tra l’altro, proprio per tale motivo, ha dichiarato che vi sono argomenti coperti da segreto; ha comunque parlato della possibilità che la diossina provenga dal foraggio ovvero dalla contaminazione del terreno. Perciò, la domanda è se i sindaci siano al corrente di tale ipotesi – ovviamente, non pare sia una certezza – e, qualora tale ipotesi fosse suffragata da elementi di fatto ovvero di accertamento giudiziario, se si siano posti il problema di una bonifica, almeno parziale, del territorio. Infatti, è evidente come, in tal caso, non c'entri nemmeno il ciclo dei rifiuti o meglio c'entri in quanto sarebbero stati commessi reati - di cui, purtroppo, non sarebbero state individuate le responsabilità - di occultamento di rifiuti tali che avrebbero, poi, contribuito ad inquinare la produzione agricola. Di ciò ci ha riferito il procuratore; ho ben ascoltato ed il magistrato non ha detto che vi siano, in tal senso, certezze ma ha chiarito che si tratta di un'ipotesi su cui la procura sta indagando.
Per quanto riguarda la soluzione del problema complessivo - anche in tal caso, mi riferisco in particolare al sindaco di Santa Maria La Fossa, in quanto è stato il più analitico, ma indirettamente mi rivolgo anche agli altri, in quanto il discorso vale per tutti -, ed a prescindere dalla questione della DOP, il termovalorizzatore chiude il ciclo; uno o più termovalorizzatori chiudono il ciclo. È evidente che, se non si riesce ad attivare la costruzione di termovalorizzatori, viene meno la chiusura del ciclo e quindi non si riesce neppure a risolvere i problemi delle ecoballe o delle discariche, e via dicendo. Al di là del potere reale che il commissariamento esercita espropriando i sindaci, esiste pur sempre un potere politico degli organismi rappresentativi locali, sia nella provincia di Caserta sia di altri. Chiedo se vi siano proposte alternative, sia nelle metodologie e tecnologie, sia nell'individuazione dei siti, rispetto a quanto fino ad oggi è stato deciso (unilateralmente o meno) dal commissariato di Governo.
PRESIDENTE. Al di là delle legittime posizioni, che in più sedi, e anche in questa, avete rappresentato, ogni provincia, per funzionare, ha probabilmente bisogno di tot impianti di compost, di un impianto di CDR, di un termovalorizzatore e via dicendo. Immagino siate d'accordo sul percorso della provincializzazione della responsabilità.
Nei vostri territori, alla luce di quanto già è stato e di quanto avete già dato, ipotizzate sia percorribile una strada in qualche misura capace di contribuire a tale percorso, se non sul piano dell'emergenza, almeno sul piano dell’ordinarietà.
BARTOLOMEO ABBATE, Sindaco di Santa Maria La Fossa. Voglio fare una prima considerazione. L'onorevole Piglionica osservava che le persone lasciano i rifiuti, anche frigoriferi, per strada; si tratterebbe delle stesse persone che protestano. Ma chiediamoci un attimo quanti impianti di isole ecologiche sono stati finanziati in provincia di Caserta; quale impegno ha assunto il commissariato di Governo per finanziare le isole ecologiche? Al riguardo, il comune di Santa Maria La Fossa ha sottoposto un progetto al commissariato di Governo per un'isola ecologica. Un commissariato che gestisce il ciclo dei rifiuti e che non finanzia la raccolta differenziata, non finanzia le isole ecologiche, non finanzia alcun progetto innovativo per la bonifica del territorio, mi spiegate che funzioni abbia? Ha solo la funzione di allocare gli impianti?
DONATO PIGLIONICA. Scusi, signor sindaco; nelle altre parti d'Italia, dove non esistono i commissariati, sono i comuni che finanziano le isole ecologiche. È chiaro? Il sindaco ha parlato di finanziamento da parte del commissariato; nelle altre parti d'Italia, ce le autofinanziamo. Ho la sensazione che spesso il commissario sia un alibi.
BARTOLOMEO ABBATE, Sindaco di Santa Maria La Fossa. Non sono d'accordo su questa impostazione.
MICHELE VIANELLO. Ma in giro per il mondo si fa così.
BARTOLOMEO ABBATE, Sindaco di Santa Maria La Fossa. In tal caso, ridate ai sindaci il potere di emanare ordinanze; diteci chiaramente che noi sindaci siamo responsabili del nostro territorio e cominciate ad assumervi tutte le responsabilità per la gestione del territorio e dei rifiuti.
DONATO PIGLIONICA. Noi siamo commissariati in Puglia nella stessa identica maniera della Campania, ma i comuni pugliesi fanno le isole ecologiche. Non abbiamo mai avuto una lira.
BARTOLOMEO ABBATE, Sindaco di Santa Maria La Fossa. La situazione della Campania è diversa da quella della Puglia! Le do le carte.
FRANCESCO GOGLIA, Sindaco di Casal di Principe. Ho l'impressione che, come succede sempre, anche in tal caso, siamo diventati capi di imputazione noi. Noto che la colpa adesso è dei sindaci. Ebbene, per quanto riguarda la popolazione che inquina, può darsi anche che ve ne sia una parte che inquini ma nel nostro caso la situazione è talmente caotica che spesso si evince dal territorio che non è il singolo cittadino che inquina. Arrivano camion che sversano e non credo siano camion locali; sul nostro territorio vengono camion da tutta la regione e sappiamo benissimo, quando vi è un affollamento, cosa può succedere. Quindi, il discorso della cittadinanza è molto relativo; e di certo non sta a noi sindaci valutare tali aspetti. Però, il vicepresidente è stato un po' frettoloso nell’asserire che gli altri comuni fanno le isole ecologiche e noi no. Noi operiamo in una zona piena di innumerevoli problemi, nella quale non possiamo agire in alcun modo. Specialmente in materia ambientale, abbiamo tutte le difficoltà, sia legali sia economiche, sia di contributi; ogni volta che proviamo a risolvere un problema ambientale, incontriamo grandi difficoltà.
Quanto alla raccolta differenziata, vorrei parlare del mio comune, dove in 12 anni si sono alternati commissariamenti vari. Ogni amministrazione non è durata più di un anno; quella è la media: il record è di un anno e mezzo. Quindi, si è ereditata una situazione caotica che non è imputabile né ai cittadini né agli amministratori locali. Se, infatti, un comune è commissariato per 12 anni, non penso si possa dare la colpa specificamente alle popolazioni; per esempio, io sono sindaco da dieci mesi e per la raccolta differenziata mi sto attivando ma ho ereditato un contratto che scade tra breve. Logicamente, debbo aspettare ma, alla scadenza, vorrei essere nella condizione di poter operare; invece, non mi sento nella condizione di potere operare. Per esempio, anche in occasione di questa manifestazione – come già abbiamo voluto chiarire con i prefetti, il questore ed altre autorità -, si è avanzata l'ipotesi che i sindaci l’avessero fomentata. Assolutamente, no; i sindaci si sono trovati in una situazione in cui la popolazione chiedeva aiuto; guai se non fossimo stati vicino a loro: sicuramente, ci avrebbero accusato di connivenza, di cattiva gestione e di quant'altro. L'unico impegno che abbiamo voluto assumerci è stato quello di attestare con loro l'esistenza del problema - perché il problema esiste veramente - e cercare di ammorbidire nei limiti del possibile la protesta.
Per quanto riguarda il termovalorizzatore, osservo come ricorra sempre il medesimo atteggiamento. Si inizia ogni contatto, ogni nostro incontro con il riconoscimento che la nostra zona ha dato troppo e che ben si comprendono i nostri problemi. Segue subito, tuttavia, il classico “però”: però, vi è bisogno del termovalorizzatore per compiere il ciclo integrale dei rifiuti e, quindi – ci si dice -, lo dovete accettare. Ma è mai possibile che partiamo da una premessa per arrivare sempre all'esatto contrario nell’individuazione della soluzione? Ma esiste solo questa zona per realizzare il termovalorizzatore? Non vi sono le cave delle montagne che sarebbero le zone più idonee?
Inoltre, per fare un esempio, in prefettura abbiamo svolto una riunione durante la quale il sindaco di Caserta ha indicato delle soluzioni dichiarando che farebbe lui nel suo territorio gli impianti necessari per la provincia di Caserta. Se gli fossero fornite le garanzie, li realizzerebbe lui, a Caserta, nelle cave; purtroppo, il commissariato, su tali aspetti, prende tempo e non ha dato risposta.
FAUSTO GIOVANNELLI. Cosa bisognerebbe costruire nelle cave?
FRANCESCO GOGLIA, Sindaco di Casal di Principe. Gli impianti.
FRANCESCO GOGLIA, Sindaco di Casal di Principe. No. Le discariche. Inoltre, il sindaco di Caserta si è dichiarato anche disponibile per fare determinati impianti di altro genere; impianti di igienizzazione e via dicendo. Non ricordo bene quale tipo di impianti. Ha presentato anche dei progetti ma il commissariato non li ha presi in esame. Ma, a prescindere da ciò, noi notiamo sempre che, dopo il riconoscimento della nostra situazione, già satura per via degli interventi avutisi nel passato, segue il fatto che ci viene rappresentata comunque la necessità di chiudere il ciclo integrale dei rifiuti.
La gente non ne può più, ed ha ragione. Non voglio discutere circa le percentuali di aumento delle neoplasie sul territorio; questa è la parte tecnica che non mi compete. Però, leggo i giornali e sentendo le dichiarazioni in proposito ritengo che si debba accertare quale sia la situazione. Quanto alla diossina, sono stato ascoltato nella Commissione ambiente presso il consiglio della regione. Ebbene, l’ARPAC sosteneva che la causa era dovuta ai focolai di copertoni mentre altri sostenevano altre tesi. Ma se voi chiedete a noi, dovete sapere che non siamo tecnici.
EGIDIO BANTI. Però, avete i tecnici; parlate con loro.
FRANCESCO GOGLIA, Sindaco di Casal di Principe. Ma avete idea di cosa significhi analizzare costantemente un territorio quando ci sono mille problemi, sotto la pressione delle difficoltà quotidiane quali ad esempio quelle di non riuscire a smaltire l'immondizia? Ma sapete che tutta l’immondizia accumulata lungo la strada si incendia? Ma perché si incendia? Ma pensate che noi sappiamo tante cose? Noi siamo le vittime. Ricordatevi bene che siamo le vittime, e non gli autori; sia la popolazione sia i sindaci che la rappresentano, sicuramente non hanno voglia di subire tali vicende né, tanto meno, di alimentarle.
Per quanto riguarda la provincializzazione, noi la stiamo chiedendo ad alta voce; su ciò non vi è dubbio. Credo sia venuto il momento di consultare le comunità locali; è importante che si senta la nostra voce: non possiamo subire sempre senza neppure avere il diritto di parlare. Questo è quanto è accaduto in questi ultimi anni: non abbiamo avuto neppure la possibilità di parlare, ed oggi, quando interveniamo, dobbiamo stare attenti, in quanto siamo sotto lo sguardo delle popolazioni, delle autorità e dei politici. Non sappiamo a chi rivolgerci; personalmente, in questo mese, dacché si è verificata tale situazione, non dormo più la notte. Affrontiamo tutti i giorni tali problemi, li abbiamo sviscerati in tutti i modi.
Quanto ai fucili, vi erano i parroci che capeggiavano la protesta insieme agli agricoltori; hanno reso delle dichiarazioni specifiche in ordine a questi aspetti. Il parroco, don Carlo, pur riconoscendo che non poteva tenere presente esattamente la situazione di tutti coloro che avevano partecipato, ha detto espressamente di non avere visto gente con i fucili, sottolineando, altresì, come tutti avessero il diritto di manifestare. A mia volta, anch’io non posso stabilire chi era presente alle manifestazioni.
TOMMASO SODANO. C’erano o non c’erano?
FRANCESCO GOGLIA, Sindaco di Casal di Principe. Fucili, non ne ho visti: ho visto i parroci, i crocefissi. Crocefissi, non fucili.
FAUSTO GIOVANNELLI. Sapete che il presidente di questa Commissione, già tempo addietro, espresse una valutazione - che io condivido - circa l’opportunità di passare da poteri straordinari a poteri ordinari in tempi ragionevoli e, quindi, di restituire pienamente alle istituzioni locali le loro responsabilità. Sono d'accordo, convinto come sono che la gestione dei rifiuti urbani è governance a pieno titolo ed è impossibile sottrarla, decentrarla, privatizzarla.
Tuttavia, la gestione di rifiuti non è spezzettabile in 50 mila autosufficienze; occorre una concertazione sistemica ed istituzionale. Se si avviasse un percorso di concertazione, voi sareste disponibili a partecipare, andando oltre l'autarchia ovvero l'espressione degli interessi locali in modo separato? Su un tavolo di concertazione, concedereste di più di quanto ci sembrerebbe di avere capito che siate disponibili a concedere?
Circa la questione, non locale ma mondiale, dei termovalorizzatori, voi, come ha detto un collega, avete sul vostro territorio una presenza cospicua di diossina. Non è la diossina individuata in un campione fatto dall’ARPAC; è stata rilevata nel circuito alimentare. Quindi, la situazione è grave e siamo avanti nel processo. È pesantemente presente la diossina ma non vi è neppure un termovalorizzatore; vi sono, al contrario, zone con molti termovalorizzatori ma senza diossina nel circuito alimentare. Non voglio trarne un giudizio positivo per i termovalorizzatori; tuttavia, voi siete contrari ad essi in quanto ritenete che il bilancio ambientale dei vostri territori sia troppo carico o perché siete contrari al percorso in sé (che, peraltro, rientra nei protocolli europei di gestione dei rifiuti)?
Nell'ambito di un programma teso ad ottenere, sul vostro territorio, un bilancio ambientale e territoriale positivo, voi avete pregiudiziali verso l’una o l’altra delle tecnologie utilizzabili? Se il programma regionale prevedesse un miglioramento della qualità dell'aria e del bilancio ambientale e territoriale dei vostri territori, il problema resterebbe il termovalorizzatore per via di una resistenza psicologica? Non mi meraviglierebbe: Vienna, che non è nel sud, ha mobilitato gli psicologi per collocare il suo termovalorizzatore nel centro. Quindi, nessuna sorpresa; ma è diventata una guerra di religione o vi è un tema concreto? Vi sono spazi per uscire davvero dalla gestione commissariale attraverso la concertazione oppure voi ritenete che, in sostanza, non vi sia più niente da discutere e che semplicemente rimanga la via dell’esportazione dei rifiuti o quella del miracolo? Si tratta di un miracolo impossibile perché, evidentemente, i rifiuti si accumulano tutti giorni.
Avete partecipato a manifestazioni che hanno suscitato, a mio avviso ragionevolmente, talune polemiche; tuttavia, come sindaci, da un lato avete una responsabilità istituzionale, dall’altro vi collocati fuori di essa. Come pensate che, insieme, Stato, regioni, province e comuni possano uscire da questo problema di cui, alla fine, vi definite anche vittime (ma ne siete anche protagonisti, oltre che vittime). Quindi, come vi ponete rispetto a tale questione?
FRANCESCO GOGLIA, Sindaco di Casal di Principe. Ma non sono stati certo i nostri rifiuti ad aver generato quella situazione. Sarebbero occorsi 50 anni. Sono i rifiuti di tutta la regione.
PRESIDENTE. Sindaco, se posso permettermi, viene sempre addotta questa giustificazione. A Tufino diciamo che sono i rifiuti di tutta la regione; a Giugliano, idem; lo stesso, ad Ariano, dove sono stato. Sicuramente, i suoi sono i rifiuti di tutta la regione. Vi sarà pure qualcuno che mente. Invece, la verità è che queste aree di alta criticità sono già state penalizzate in passato per cui vi è una forte condizione - che loro rappresentano - di esasperazione. Ma ora dobbiamo trovare il modo per uscire da questa condizione.
FRANCESCO GOGLIA, Sindaco di Casal di Principe. Se mi permette, farei la seguente osservazione. Chi è stato ad Ariano Irpino dichiara ridicola quella situazione rispetto alla nostra.
PRESIDENTE. Non facciamo di tali paragoni.
FRANCESCO GOGLIA, Sindaco di Casal di Principe. Non voglio entrare in questa polemica...
EGIDIO BANTI. Ma è venuta dopo la vostra la situazione di Ariano Irpino.
FRANCESCO GOGLIA, Sindaco di Casal di Principe. In quel caso, infatti, si è avuto paura di fare la fine della zona di Caserta.
PRESIDENTE. Ad ogni modo, chiederei un contributo anche da parte del sindaco di Villa Literno.
ENRICO FABOZZI, Sindaco di Villa Literno. Non devo fare alcuna polemica, voglio solo esprimere la mia opinione. È giusto quanto detto dal presidente; la questione vera è che in questa nostra zona, da Giugliano a San Tammaro, vi è una concentrazione elevata di impianti. È ovvio che, nel momento in cui l’opinione pubblica campana è critica rispetto a tutte queste questioni, si è svegliata - non so se a torto o ragione: non voglio entrare nel merito - anche l'opinione pubblica di Casal di Principe, di Santa Maria La Fossa e, per ultima (per la verità), quella di Villa Literno.
Rispondendo alle esigenze del ruolo istituzionale assunto dieci mesi fa, ho tentato - riuscendoci anche (almeno fino ad un certo punto) - di governare questa decisione del commissariato di Governo assunta alcuni giorni prima della mia elezione, quando vi era il commissario prefettizio. Devo dire che, da parte del commissario di Governo, c’è una sorta di sottovalutazione delle scelte relative alla concertazione e alla condivisione con i territori. Vi comunico che si tratta di un sito che, partito da 135 mila metri quadrati, ad oggi, è diventato di 412 mila e che, dopo l’occupazione della stazione - che trovo sia sbagliata in sé come protesta, perché reca danni a tanti cittadini che non hanno nulla a che vedere con questa questione -, nel corso di un incontro con il prefetto lunedì scorso, ci siamo trovati di fronte alla richiesta che i 412 mila metri quadrati diventino 542 mila, perché occorre scaricare le ecoballe di tutta la Campania.
PRESIDENTE. Non ne dubito, anzi ne sono convinto.
ENRICO FABOZZI, Sindaco di Villa Literno. Nei mesi scorsi, ho tentato di spiegare che le ecoballe, oltre a rappresentare un impatto psicologico e visivo davvero negativo, non avevano alcuna conseguenza, ma ad oggi, invece, comincio a preoccuparmi, essendo addirittura difficile entrare nei siti. Bisogna trovare il modo di analizzare le ecoballe e capire se il commissariato di Governo, che ha emesso l'ordinanza alla FIBE, ha portato in essi quanto occorreva. In caso contrario, dovrò agire di conseguenza. La questione che pongo è proprio questa, tenendo conto, tra l’altro, che il sito in questione è davvero enorme e si trova sulla strada, non avendo l’impresa avuto l'accortezza di posizionarlo più indietro, e col tempo il rischio è che arrivi sulla strada provinciale. Ciò, oltre a sembrarmi una provocazione, mi sconcerta davvero. È ovvio che non posso essere in alcun modo contro la termovalorizzazione…
PRESIDENTE. Lei più di altri non può esserlo.
ENRICO FABOZZI, Sindaco di Villa Literno. …sono infatti per completare il ciclo. E’ ovvio, però, che se, in quel territorio, c'è una tale concentrazione di impianti, non posso che essere solidale con il sindaco di Santa Maria La Fossa e di Casal del Principe. Ritengo che quanto sia accaduto venerdì e sabato a Villa Literno, con la carica della Polizia e l’occupazione della stazione, sia servito a sottolineare che non accade nulla nei paesi limitrofi, come Santa Maria La Fossa o Ariano Irpino, ove non so se tutti i sindaci sono di centro-destra…
PRESIDENTE. Non sono tutti sindaci di centro-destra, glielo dico io.
ENRICO FABOZZI, Sindaco di Villa Literno. E’ una battuta, signor presidente.
FAUSTO GIOVANELLI. E’ legittimo che lo dica.
ENRICO FABOZZI, Sindaco di Villa Literno. Credo che l’ordine pubblico a Villa Literno non sia stato gestito bene e che sia stato davvero pessimo l'approccio alla questione. Sabato, quando, insieme al viceprefetto Maddaloni, abbiamo convinto i manifestanti della ferrovia ad uscire, rassicurandoli che, fino a lunedì, non si sarebbe scaricata alcuna ecoballa e che avremmo trovato una soluzione, mi sono trovato di fronte al nuovo commissario per i rifiuti - povero lui, in questo momento - il quale ci dichiarò di non aver preso in mano un cerino…
PRESIDENTE. Abbiamo tutti avuto questa sensazione.
ENRICO FABOZZI, Sindaco di Villa Literno. Insieme alla delegazione numerosissima che era al mio seguito, ho polemizzato con lui, in quanto ci ha chiesto di scaricare a Villa Literno fino al 30 settembre indipendentemente dalla nostra volontà. Tra l’altro, le sue dichiarazioni sono state rese mentre si doveva allontanare per un appuntamento con l'assessore regionale all’ambiente. Siamo così andati a casa ed io, alle 14.30, ho spiegato il tutto ai cittadini, invitandoli a costituire un comitato permanente per l'ambiente, in cui ci fossero persone più mature, più sagge ed esperte. Il comitato, costituitosi intorno alle 15, si sarebbe riunito alle 17 per organizzare una fiaccolata serale nel paese. Dopo pranzo, sono arrivato a Casal di Principe ed il commissario mi ha detto che la stazione era stata occupata. I cittadini tutti, quindi, non hanno ascoltato né il sindaco, né l'amministrazione comunale, né i partiti, né il comitato e né il parroco. Ovviamente, poiché questa storiella è viaggiata per il paese, immaginate quale considerazione avessero del sindaco i cittadini di Villa Literno. Il sindaco di Villa Literno si è trovato di fronte ad una scelta: dimenticarsi di essere un’istituzione e stare con i cittadini oppure scappare dal paese. Io sono stato con i cittadini e sono stato con loro per circa 48 ore cercando di convincerli, anche se era poi ovvio che la stazione sarebbe stata occupata. Signor presidente, è vero che in ogni paese sembra che ci sono più tumori di altri….
PRESIDENTE. A cominciare dal mio.
ENRICO FABOZZI, Sindaco di Villa Literno. Ho paura per questo e vorrei che tale preoccupazione presente nell’opinione pubblica scomparisse, perché con il passare del tempo si ripercuoterà come un boomerang. Tuttavia, non posso immaginare che, dopo l'occupazione della ferrovia, con le tensioni verificatesi ieri sera, dopo una assemblea cui hanno partecipato 500 persone ed una serie di incontri, mi sono di nuovo trovato di fronte alla esplicita richiesta di tenere aperto il sito fino al 30 giugno anziché fino al 30 settembre, perché, senza il nostro sito, il sistema dei rifiuti in Campania non funziona.
TOMMASO SODANO. Su questo c’è accordo?
ENRICO FABOZZI, Sindaco di Villa Literno. Accordo da parte di chi?
TOMMASO SODANO. E’ condivisa questa idea?
ENRICO FABOZZI, Sindaco di Villa Literno. Ho avuto la sensazione che ci sia un accordo ma senza il mio consenso. Chi può immaginare che su spalle così gracili come le mie possa appoggiarsi tutta la Campania? Probabilmente da qui ad una settimana si potrà pensare ad altre soluzioni …..
PRESIDENTE. Signor sindaco, la verità è quella che lei ha già detto: se, in qualche modo, non contribuiamo a trovare una strada da percorrere, la rivolta sarà non più contro il centro-sinistra o il centro-destra, ma contro le istituzioni e la politica, e quindi contro coloro che devono interpretare i bisogni della gente e soddisfarli. Condivido quanto ha detto con riferimento al fatto che il territorio scavalca le istituzioni quando tendono alla moderazione e quando, in quella moderazione, non c'è una sponda dall'altra parte. Occorre un contributo da parte di tutti per rimettere in piedi un percorso di sponda nella coscienza, però, che anche la fantasia ha un limite oltre il quale non può si andare.
ENRICO FABOZZI, Sindaco di Villa Literno. Non vorrei dilungarmi sulla domanda che mi è stata posta sulla provincializzazione, sulla quale sono d’accordo, in quanto ci tengo a porre alla Commissione d’inchiesta per me una questione fondamentale: gradirei conoscere cosa sono le ecoballe che si trovano sul sito. Penso che questo sia un mio diritto.
PRESIDENTE. Mi pare una domanda pertinente.
ENRICO FABOZZI, Sindaco di Villa Literno. Inoltre, vi chiedo una mano anche per risolvere un altro problema: sul mio territorio, c’è il depuratore di Regi lagni che potrebbe produrre malattie, il cui non funzionamento dura di circa venti anni. Ho invano tentato di incontrarmi con la Termomeccanica che si è aggiudicata il project financing in Campania. Pensavamo che il progetto di finanza, il nuovo strumento utilizzato dalle pubbliche amministrazioni, fosse in qualche modo il toccasana dei problemi. Così non è stato e avrei bisogno del vostro aiuto per poter incontrare la società suddetta. Ho infatti constatato che, per quel depuratore, il progetto per bonificare la discarica di fanghi di oltre 30 mila metri quadrati prevede 500 mila euro. Nello stesso progetto poi è prevista la realizzazione di un forno per consentire la distruzione dei fanghi che arrivano dal depuratore di Villa Literno distinguendoli da quelli invece che provengono dagli altri depuratori. Ritengo sia indispensabile conoscere come stanno esattamente le cose mediante un incontro con i rappresentanti di Termomeccanica.
FRANCESCO GOGLIA, Sindaco di Casal di Principe. Per quanto riguarda l'uso della forza, voglio far presente che al sindaco di Villa Literno che l’intervento della forza pubblica si è reso necessario dopo la fiaccolata che c’è stata sulla discarica di Santa Maria La Fossa.
PRESIDENTE. Sindaco, non ne facciamo una questione di competizione.
BARTOLOMEO ABBATE, Sindaco di Santa Maria La Fossa. Nel descrivere quanto è accaduto, spero di aver reso che la difficoltà in questo momento attiene all’individuazione degli impegni che devono essere assunti e di chi deve portarli a termine. Questo è il punto principale che, tra l’altro, ha posto fuori gioco il ruolo delle istituzioni. Però, se si riporta tutto in un ambito più tranquillo, credo che oggi ci siano i margini per portare avanti un discorso di provincializzazione. La gente ha finalmente capito, convivendo con i rifiuti in mezzo alle strade, che il problema appartiene ad ogni cittadino. Penso che quindi la provincializzazione sia la soluzione. Non può essere nella nostra zona il centro di localizzazione di altri impianti ….
PRESIDENTE. Di nessun impianto.
BARTOLOMEO ABBATE, Sindaco di Santa Maria La Fossa. L’appesantimento di cui abbiamo parlato…
PRESIDENTE. E’ una tesi la sua: nessun impianto. Avete già dato, non volete più saperne.
BARTOLOMEO ABBATE, Sindaco di Santa Maria La Fossa. Sì, abbiamo già dato.
FRANCESCO GOGLIA, Sindaco di Casal di Principe. Ci tengo ad esprimere la mia contrarietà al termovalorizzatore, perché, se si deve chiudere, il ciclo è opportuno che non si chiuda la nostra zona. Anche noi abbiamo dato tanto. Ritengo che nella nostra zona il termovalorizzatore non funzionerebbe bene, dati gli esiti ed è opportuno che venga delocalizzato.
PRESIDENTE. Quanta raccolta differenziata fa Villa Literno?
FRANCESCO GOGLIA, Sindaco di Casal di Principe. Sono sindaco da soli otto mesi ed ho appreso che il contratto scade tra poco e che ci stiamo preparando a fare la raccolta differenziata. E’ quindi una questione di giorni. Per il momento, ancora non la facciamo.
BARTOLOMEO ABBATE, Sindaco di Santa Maria La Fossa. Facevamo la raccolta differenziata attraverso il consorzio con percentuali modeste; da circa sei mesi, essa è quasi inesistente ma anche noi, a giorni, dovremmo predisporre un contratto.
PRESIDENTE. Vi ringrazio per la partecipazione e vi auguro buon lavoro.
Incontro con il presidente del consorzio di bacino CE2 e con il presidente ed il direttore del consorzio di bacino CE4.
PRESIDENTE. La Commissione parlamentare di inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse, nello svolgimento della sua attività conoscitiva, sta effettuando un’ampia ricognizione delle diverse realtà territoriali regionali, attraverso apposite missioni che consentano la verifica dei sistemi e delle forme d’intervento nell’ordinaria gestione del ciclo dei rifiuti.
Nell’ambito della missione che la Commissione sta svolgendo nella regione, al fine di approfondire le più delicate questioni relative al sistema di gestione del ciclo dei rifiuti, un utile contributo può essere fornito anche dall’audizione di rappresentanti delle ASL CE1 e CE2, anche al fine di poter comprendere l’attuale situazione in merito alle problematiche dell’inquinamento derivante da diossina.
Nel rivolgere un saluto ed un ringraziamento per la disponibilità manifestata, darei la parola a Pierfrancesco Lugnano, presidente del consorzio di bacino CE2.
PIERFRANCESCO LUGNANO, Presidente del consorzio di bacino CE2. Il consorzio CE2 è a capitale interamente pubblico, e i soci sono i 26 comuni del bacino. Svolgiamo il servizio in 19 di questi comuni.
TOMMASO SODANO. Qual è l’area dei comuni?
PIERFRANCESCO LUGNANO, Presidente del consorzio di bacino CE2. Comprende Santa Maria Capua Vetere e tutto l’agro aversano. In 13 di questi 19 comuni, abbiamo trasformato il vecchio servizio in un ciclo integrato di rifiuti e la raccolta differenziata in questi comuni ha raggiunto una percentuale di circa il 30 per cento. Gestiamo due impianti di trasferenza, recentemente autorizzati anche come impianti di stoccaggio, che attualmente, però, sono bloccati a causa dei manifestanti. C'è anche una discarica consortile che è chiusa dal marzo del 2000 i cui lavori di messa in sicurezza sono quasi ultimati. Abbiamo inoltre un impianto di frantumazione degli inerti che è stato autorizzata dal commissariato per i rifiuti e, proprio in questi giorni, abbiamo ricevuto il finanziamento per un impianto di compostaggio.
MICHELE VIANELLO. Quanto viene a costare al chilo ad un comune il conferimento del rifiuto?
FRANCO PASSARO, Direttore del consorzio di bacino CE2. La tariffa, fissata dal commissario di Governo, si aggira intorno alle 180 lire il chilo, di cui 30 sono destinate ai costi di trasferenza che riguarda la parte che resta al consorzio, mentre il resto va alla FIBE per il costo di smaltimento, tranne la parte destinata al commissario di Governo a causa delle maggiorazioni aggravatesi nel tempo.
MICHELE VIANELLO. La destinazione è quindi triplice.
FRANCO PASSARO, Direttore del consorzio di bacino CE2. Alla FIBE va circa le metà (90 lire), 10 lire vanno al comune di Santa Maria Capua Vetere, che ospita l'impianto di CDR, 10 lire vengono conservate per il comune che dovrà ospitare il termovalorizzatore, 30 lire sono per la stazione di trasferenza, ed infine 30 lire vanno al commissario di Governo per il rifinanziamento della raccolta differenziata. In più, i comuni hanno la possibilità di avere una riduzione sul costo dello smaltimento che può arrivare fino ad un massimo di 30 lire secondo le percentuali di raccolta differenziata.
MICHELE VIANELLO. La mia domanda era volta a comprendere meglio la struttura.
FRANCO PASSARO, Direttore del consorzio di bacino CE2. Chi arriva a fare una raccolta differenziata spinta, che arriva al 30 per cento, ha un costo dello smaltimento di 150 lire invece che di 180. Preciso che la nuova tariffazione è in vigore dall’ottobre 2003.
GIUSEPPE VALENTE, Presidente del consorzio di bacino CE4. Il consorzio che presiedo comprende 20 comuni che vanno dalla parte esterna dell’Agro aversano fino a tutta la riviera domizia, compreso il versante di Teano. Abbiamo praticato la raccolta differenziata in tutti i comuni del nostro consorzio. Abbiamo in gestione discariche prefettizie, quali quelle di Bortolotto e di Santa Maria La Fossa, in località Parco Saurino; in quest’ultima, in particolare, abbiamo un impianto di biostabilizzazione dei rifiuti. Da poco tempo è stata autorizzata la costruzione di un impianto di compostaggio.
CLAUDIO DE BIASIO, Direttore del consorzio di bacino CE4. Vorrei aggiungere a quanto già detto dal presidente che la nostra attività riguarda la bonifica dei siti inquinati sempre su esecuzione di ordinanze commissariali. Abbiamo bonificato alcuni siti ubicati sul territorio di nostra competenza portando a discarica diverse tonnellate di rifiuti tossico-nocivi. In particolare abbiamo bonificato il sito di località Portillo, in Santa Maria La Fossa, che era interessato da sversamento illegale di metalli pesanti lungo l'argine del fiume Volturno, la cui inondazione ha fatto sì che questi metalli andassero ad interessare vaste aree del territorio. Sempre su ordinanza del commissario di Governo, siamo soggetto attuatore dell'intervento di bonifica della discarica privata Sogeri, con procedimento di esecuzione in danno al soggetto privato inadempiente. Abbiamo redatto il piano di caratterizzazione che è stato approvato dal Ministero dell'ambiente e siamo in attesa di impegni di spesa per compiere altri lavori.
TOMMASO SODANO. Come vengono scelte le ditte addette allo svolgimento di alcuni lavori? In base ad una trattativa privata, oppure a procedure di evidenza pubblica? Vorrei poi sapere, tenuto conto della particolarità del territorio e del fatto che già un consorzio ha avuto qualche problema circa un mese fa, se ci sia un patto di legalità sottoscritto in prefettura per evitare i condizionamenti malavitosi.
PRESIDENTE. Svolgete le attività in proprio o attraverso mezzi e forme in outsourcing? In tal caso, come scegliete questi soggetti?
CLAUDIO DE BIASIO, Direttore del consorzio di bacino CE4. Il consorzio ha conseguito anche l’attestazione SOA per le attività di bonifica di esercizio di realizzazione di impianti di trattamento rifiuti, in quanto si è caratterizzato come soggetto imprenditoriale. Nell'individuazione dei fornitori di servizio, operiamo attraverso sondaggi pubblici che pubblichiamo in genere sul BUR della regione Campania. In più, siamo dotati come consorzio di società mista pubblico-privata, alla quale affidiamo regolarmente i servizi che riguardano le nostre attività.
FRANCO PASSARO, Direttore del consorzio di bacino CE2. La grande maggioranza delle attività vengono fatte direttamente dal consorzio. Il nostro consorzio ha circa 530 dipendenti e 260 automezzi fra piccoli e medi e grandi. Abbiamo sposato la politica di riuscire a fare gran parte dei lavori all'interno, tranne ovviamente quelli che richiedono una specializzazione particolare.
Per quanto riguarda la fornitura, al di sopra della soglia europea, siamo sottoposti per legge ad effettuare gare ad evidenza pubblica, mentre per quella al di sotto la soglia europea, abbiamo un sistema di concorrenzialità che permette la partecipazione di aziende senza utilizzare la forma della gara europea e quindi con una procedura più snella.
TOMMASO SODANO. Ce la può spiegare più dettagliatamente?
FRANCO PASSARO, Direttore del consorzio di bacino CE2. Si invita un insieme di aziende che devono presentare la loro offerta, in alcuni casi pubblicando la richiesta sui giornali, in altri casi invitandole direttamente. Gli importi principali sono quelli effettivamente sostanziosi, come, ad esempio, il gasolio.
PRESIDENTE. Cosa può dirci riguardo ai noli?
FRANCO PASSARO, Direttore del consorzio di bacino CE2. I noli sono ridottissimi; noi li facciamo solo nei casi di emergenza. A volte ci hanno chiamato d’urgenza alcuni comuni che erano rimasti senza servizio dei vigili urbani. Questo è successo, ad esempio, per i comuni di Afragola, di Sessa Aurunca e qualche giorno fa di Castelvolturno. Si tratta di casi eccezionali, altrimenti il comune interessato avrebbe seguito altri criteri e non quello dell'affidamento diretto ad una struttura pubblica come la nostra. Attualmente, per il comune di Castelvolturno, abbiamo iniziato il servizio il 4 marzo e abbiamo dovuto per forza noleggiare degli automezzi.
TOMMASO SODANO. Quanto costa al giorno il nolo per un’operazione come quella di Castelvolturno?
FRANCO PASSARO, Direttore del consorzio di bacino CE2. Ormai il nolo di un autocompattatore ha un prezzo abbastanza standard che si aggira intorno alle 200.000 lire. Comunque, in genere, senza autista, il nolo di un autocompattatore che porta 100 quintali è di 300.000 lire al giorno.
PRESIDENTE. Nella fattispecie, chi ve lo ha noleggiato?
FRANCO PASSARO, Direttore del consorzio di bacino CE2. Per Castelvolturno, la ditta Spumar Srl.
TOMMASO SODANO. Insisto su questo aspetto perché dobbiamo dare segnali importanti di trasparenza su questo settore, in un momento in cui si riduce sempre più la fiducia nei confronti delle istituzioni. Sarebbe buona norma che adottare norme di trasparenza anche sugli affidamenti sotto soglia.
FRANCO PASSARO, Direttore del consorzio di bacino CE2. Sono pienamente d’accordo.
TOMMASO SODANO. Questo però non avviene.
FRANCO PASSARO, Direttore del consorzio di bacino CE2. Mi scusi, onorevole, ma credo ci sia una scarsa conoscenza del settore.
TOMMASO SODANO. Gli inviti alle aziende li fate in busta chiusa oppure si svolge una procedura di evidenza pubblica?
FRANCO PASSARO, Direttore del consorzio di bacino CE2. Sono tutte in busta chiusa. Ripeto però che mi sembra che ci sia una scarsa conoscenza del settore. Stiamo parlando di noli a freddo di autocompattatori e si tratta di un mercato ce non esiste. Voglio dire che non c'è alcuna azienda organizzata solo per questo tipo di nolo; al limite è organizzata per i noli a caldo, che sono tutt’altra cosa. I noli a freddo sono in realtà eccezioni e si può ricorrere solo a pochissime aziende che hanno, tra l’altro, una disponibilità minima. Inoltre, riescono a presentarsi sempre le stesse due o tre aziende che sono quelle che in passato hanno acquistato una compattatore, che, per un motivo o per un altro, lo hanno in eccesso. Per quanto riguarda la trasparenza sono assolutamente d'accordo con lei ma, quando, nel corso di una gara, arriva una ditta con un nullaosta antimafia, cosa si può fare? Se c'è una procedura, è bene conoscerla. La trasparenza c’è nel momento in cui si svolge la gara e si presentano più offerte, con tutti i documenti, le autorizzazioni ed i nullaosta della camera di commercio, ed impone che venga assegnato il lavoro alla ditta che ha offerto il prezzo più basso. Questo impone la trasparenza.
PRESIDENTE. Guai se non fosse così, ma se seguissimo in modo pedissequo questo percorso, senza avere gli occhi su quello che accade in questo settore, nel quale la criminalità organizzata la fa da padrona oggi, come ieri, credo che avremmo un atteggiamento da struzzi che non si confà a chi in particolare svolge ruoli particolarmente responsabili ed attività pubbliche in questo settore.
FRANCO PASSARO, Direttore del consorzio di bacino CE2. Ci sono però competenze legislative e competenze operative.
PRESIDENTE. Su questo tema credo che sarà utile ritornare.
GENNARO CORONELLA. Dato che questa missione avviene in un momento difficile per la nostra regione, vorrei chiedere ai soggetti auditi cosa si pensa sia utile per fronteggiare questa emergenza. Dalla stampa e dai colloqui che abbiamo avuto con il commissario, in attesa che si definisca un panorama di iniziative e che si perfezionino le convenzioni con le altre regioni, occorre portare i rifiuti in altre province ed allestire centri di stoccaggio provvisorio. I consorzi si stanno attrezzando per questi siti? Vorrei poi sapere quando si faranno i lavori di messa in sicurezza della discarica di Parco Saurino, sottoposta a sequestro (anzi è intervenuta la revoca del dissequestro), avendo tra l’altro avuto notizia del suo franamento.
GIUSEPPE VALENTE, Presidente del consorzio di bacino CE4. Ci stiamo organizzando per gli impianti di stoccaggio provvisorio. Per quanto attiene alla discarica di Parco Saurino, essa, esattamente il 22 febbraio, è sottoposta ad un provvedimento di revoca di dissequestro e attualmente si trova in uno stato di sequestro giudiziario. Per quanto attiene alle voci che circolano sulla sua esplosione, ricordo che su quest’impianto c'è un presidio fisso dell'ASL CE2 e di nostri funzionari e tecnici. Al momento non risulta vi sia stato alcun tipo di esplosione o perdita di materiale inquinante all’interno di Parco Saurino. Vorrei a tale proposito, al fine di comprendere il clima in cui ci troviamo, ricordare un episodio che mi ha davvero allarmato. Domenica sera, intorno alle 22,30, mi ha telefonato una persona che non si è qualificata e che, dichiarandosi un mio amico, ci ha tenuto a farmi sapere che la discarica di Parco Saurino era esplosa. Io gli ho chiesto se si fosse trattato di una bomba. Mi ha risposto che è esploso un impianto per il prelievo del percolato e mi ha avvisato di fare molta attenzione. Gli ho risposto di aver parlato proprio pochi minuti prima con gli addetti alla discarica, cui non risultava nulla di tutto questo. Comunque, poteva essere accaduto qualcosa nel frattempo. Ho chiamato il direttore per sapere se ne fosse al corrente. Peraltro, l'impianto di Parco Saurino non è abbandonato a se stesso; vi è una vigilanza ventiquattr'ore su ventiquattro e vi è anche l’attenzione della procura della Repubblica. Per la custodia giudiziaria, l'impianto è affidato ad un funzionario dell’ASL CE2. Ho compiuto delle verifiche, ma a nessuno risultava tale fatto. La mattina dopo, lunedì, ho mandato i tecnici a verificare, ma non è emerso niente; martedì, sono venuti i tecnici della provincia perché sono stati contattati dai bene informati: hanno riferito che sarebbe esplosa tale discarica, ma non hanno rivelato assolutamente niente. Ho appreso che dopo di noi sarà ascoltato il responsabile dell’ASL CE2, il quale ci segue direttamente; ieri, anzi, ha fatto un sopralluogo, ma non è risultato nulla. Un aspetto curioso è il seguente; oggi ho letto su un quotidiano scandalistico alla provincia di Caserta, La Gazzetta di Caserta: “Inquinamento incredibile a Parco Saurino: esplose le condotte, liquami dappertutto, percolato dappertutto”. Ciò è falso.
GENNARO CORONELLA. A noi ciò fa solo piacere.
GIUSEPPE VALENTE, Presidente del consorzio di bacino CE4. Se mi consentite, la persona cui fa più piacere che sia falso è il sottoscritto. Vi è un clima di caccia alle streghe; ho paura anzitutto fisicamente. Alcuni presidi di persone impediscono anche il normale svolgimento delle attività relative alla discarica; noi, ogni giorno, dobbiamo chiamare i carabinieri per far prelevare il percolato dalle autobotti in quanto le persone che stazionano quotidianamente dinanzi alla discarica impediscono anche tale tipo di operazione. Noi già viviamo in una situazione di estrema criticità in quanto le nostre discariche producono complessivamente circa 300 metri cubi al giorno di percolato quando, invece, ogni giorno potremmo smaltirne, negli impianti regionali autorizzati, dai 120 ai 150.
La regione, ovviamente – e fa benissimo -, pone delle direttive nel senso che il percolato deve essere smaltito in certi modi; noi corriamo il rischio che effettivamente possa succedere qualche incidente. Anzitutto, perché vi è un procurato allarme: continuamente vengono, per così dire, messe in giro voci di esplosione di impianti. Vorrei, perciò, capire come sia possibile che un cittadino, dall’esterno, piantonando la discarica - e fa bene a farlo perché il primo ad essere contrario alla discarica sono proprio io – sappia che 300 metri dentro vi è stata una perdita di percolato quando la discarica è sequestrata e nessuno vi può entrare.
TOMMASO SODANO. Quanto al percolato, i centri autorizzati regionali sono pubblici o anche privati?
CLAUDIO DE BIASIO, Direttore del consorzio di bacino CE4. Risponderò un po’ a tutte le osservazioni. Anzitutto, il consorzio nasce con la legge regionale n. 10 del 1993 per gestire obbligatoriamente le discariche consortili ed ha un ruolo di soggetto gestore operativo delle attività di competenze del commissario di Governo, istituito per l'emergenza verificatasi in regione Campania. Il commissario di Governo – in un primo momento, il prefetto delegato -, con le varie ordinanze susseguitesi nel tempo, stabiliva quale doveva essere l’articolazione del ciclo dei rifiuti, soprattutto del ciclo di smaltimento. Quindi, individuava le procedure, sia per lo smaltimento dei rifiuti sia, anche, per garantire le condizioni di sicurezza delle discariche; tra queste, una funzione prioritaria era quella di garantire lo smaltimento del percolato prodotto dalle discariche.
In effetti, già con un’ordinanza del prefetto delegato del 1996, per ogni discarica venivano individuati gli impianti regionali pubblici autorizzati a ricevere il percolato ivi smaltito. Successivamente, sono state emanate ordinanze più generiche che imponevano ai consorzi gestori di questa attività di smaltire il percolato negli impianti pubblici regionali. Tali impianti pubblici regionali, dal 2001, in regione Campania sono stati chiusi un po’ tutti; perciò, a fronte di una esigenza evidente ed oggettiva di smaltimento del percolato prodotto dalle discariche pubbliche date obbligatoriamente in gestione ai consorzi, non si trovava una adeguata ricettività degli impianti esistenti. Questi infatti non erano più quelli individuati nelle primitive ordinanze ma erano altri impianti, comunque pubblici. Gli unici rimasti sul territorio regionale sono quelli di Salerno - gestiti dal CGS di Salerno - e quelli di Avellino.
Solo due settimane fa, abbiamo ricevuto una formale autorizzazione da parte del commissariato di Governo a smaltire il nostro percolato in altri impianti pubblici regionali siti in territorio extraregionale. Relativamente alla messa in sicurezza, dobbiamo chiarire che non svolgiamo tale attività in maniera privata; la svolgiamo sulla base di precise ordinanze del commissariato di Governo che noi eseguiamo. Ordinanze che prevedano sia il quantitativo sia le varie modalità; dovrebbero prevedere, a norma, in una condizione di ordinarietà, anche la corresponsione di una tariffa di attività di smaltimento. Detta tariffa dovrebbe coprire tutto il ciclo di gestione dei rifiuti, dall’investimento alla gestione alla post-gestione. A fronte di diversi mesi di attività da noi svolta per il commissariato di Governo, abbiamo ottenuto la liquidazione solo di pochissime fatture da noi emesse. Chiaramente, la ristrettezza finanziaria non consente di fare fronte immediatamente a dette attività; peraltro, in un certo qual modo, esse vengono anche ostacolate dagli eventi ultimi verificatisi per cui, effettivamente, vi è una situazione di criticità ed emergenza. La discarica non ancora è scoppiata ma rischia di scoppiare.
TOMMASO SODANO. Vorrei chiederle quale sia il valore di un’autobotte e se le autobotti siano del consorzio.
CLAUDIO DE BIASIO, Direttore del consorzio bacino CE4. No, non sono del consorzio; abbiamo fatto una gara pubblica per l'individuazione di soggetti idonei a svolgere questo tipo di servizio.
PRESIDENTE. Chi effettua tale servizio?
CLAUDIO DE BIASIO, Direttore del consorzio bacino CE4. Tale servizio attualmente viene svolto per il consorzio dalle società La Castellana, Ecoquattro, Tramael di Sant’Anastasia e da Flora Ambiente.
TOMMASO SODANO. Vi è un controllo sulle bolle?
CLAUDIO DE BIASIO, Direttore del consorzio bacino CE4. Vi è un controllo preciso.
PRESIDENTE. È il classico caso del controllo burocratico cartaceo.
GENNARO CORONELLA. Mi è stato riferito, ma non ho avuto modo di approfondire, che, per quanto riguarda la messa in sicurezza delle discariche, il costo di questo finanziamento già viene accantonato con il provvedimento. Quindi, possedete le risorse.
CLAUDIO DE BIASIO, Direttore del consorzio bacino CE4. Come competenze, abbiamo accantonato tutto. È vero, abbiamo sistemato nel nostro bilancio tutti quanti gli accantonamenti che sono previsti. Vi è solo una piccola questione molto semplice, di liquidità; non esiste il denaro che ci consente di fronteggiare tali impegni.
PRESIDENTE. In genere, quando si svolge un’attività e non si viene pagati, si è sereni. Si ha infatti la certezza che si sarà lautamente pagati successivamente.
GENNARO CORONELLA. Quanto ai siti di stoccaggio?
PIERFRANCESCO LUGNANO, Presidente del consorzio di bacino CE2. Per quanto riguarda i siti di stoccaggio, in effetti, nel nostro consorzio, un sito di trasferenza e di stoccaggio è presente ed è quello di Maruzzella, che però attualmente è bloccato dai manifestanti.
GENNARO CORONELLA. Perché manifestano?
PIERFRANCESCO LUGNANO, Presidente del consorzio di bacino CE2. È un dato obiettivo. Per quanto riguarda l'individuazione di altri siti di stoccaggio, credo che noi come consorzio stiamo dando un supporto tecnico. Ma è evidente che, in un momento come l’attuale, in cui vi è - in parte, anche a ragione - una sindrome del tipo di quella che gli anglosassoni esprimono con la sigla NIMBY (not in my back yard, che significa: non nel mio giardino), il consorzio può svolgere un ruolo di massima collaborazione con le amministrazioni locali; amministrazioni che, a mio avviso, in questo momento, hanno il compito di individuare tali siti di stoccaggio. Da parte nostra, ritengo che deve essere messo a disposizione il supporto tecnico nel momento in cui si individuino questi siti nel comprensorio del nostro bacino.
FRANCO PASSARO, Direttore del consorzio di bacino CE2. Intervengo sul problema della sicurezza degli operatori di cui già vi è stato riferito; anche da noi, ormai, la situazione è molto tesa. Effettivamente, io trovo difficoltà ad inviare i dipendenti ed i tecnici a controllare cosa succede in discarica; vi è pericolo per la incolumità personale. Ciò rende difficili le operazioni; per operazioni ordinarie, vi sono manifestanti che cercano di bloccare il personale con la forza causando anche pericoli per quanto riguarda l'inquinamento ambientale. È chiaro, infatti, che, nel momento in cui si blocca l'estrazione del percolato, si corrono rischi di grande rilievo ed è una situazione che sta divenendo sempre più tesa.