NAPOLI, 12 LUGLIO 2002
RESOCONTO
STENOGRAFICO
PRESIDENZA
DEL PRESIDENTE PAOLO RUSSO
PARTECIPANO
I SENATORI LOREDANA DE PETRIS, VINCENZO DEMASI, ETTORE LIGUORI, SALVATORE MARANO, RENZO
MICHELINI, GAETANO PASCARELLA E GIANFRANCO TUNIS
E I
DEPUTATI GENNARO CORONELLA, VINCENZO DE LUCA, MARCO LION, DONATO PIGLIONICA, GIOVANNI
RUSSO SPENA, MICHELE VIANELLO E RICCARDO
VILLARI.
I lavori cominciano alle 9,35.
Incontro con il commissario delegato del Governo per l'emergenza rifiuti e con i subcommissari.
PRESIDENTE. La Commissione di inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse, in questa fase dei suoi lavori sta procedendo con audizioni istituzionali dei rappresentanti del Governo e degli altri enti ed organismi coinvolti nell'ordinaria gestione del ciclo dei rifiuti e, parallelamente, con lo svolgimento di missioni conoscitive presso le regioni in stato di commissariamento per l'emergenza rifiuti quali, ad esempio, Calabria, Campania, Puglia e Sicilia.
Nel corso della presente missione in Campania la Commissione intende acquisire elementi conoscitivi in ordine alle scelte programmatiche adottate in merito alla gestione dei rifiuti e approfondire il ruolo dell'attività svolta dalla struttura commissariale per l'emergenza rifiuti della regione in relazione ai profili più urgenti e problematici riscontrati nell'esercizio delle sue funzioni. I profili di interesse della Commissione attengono ai seguenti ambiti: la situazione del territorio, i livelli di produzione e smaltimento dei rifiuti, lo stato della raccolta differenziata, lo stato dell'impiantistica presente nella regione e la sua adeguatezza rispetto alle esigenze del territorio, i settori in cui prevalentemente emergono le attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti.
Un più dettagliato approfondimento sul tema è stato già riservato in tal senso da parte dei procuratori della Repubblica e dei rappresentanti delle forze dell'ordine ma, senza dubbio, la posizione di osservatorio e di iniziativa privilegiati dei nostri ospiti ci consentiranno di avere, su questo tema, utili riflessioni per una nostra più completa e piena valutazione.
Nel rivolgere un saluto di ringraziamento per la disponibilità manifestata, do subito la parola al commissario delegato del Governo per l'emergenza rifiuti, l'onorevole Antonio Bassolino.
ANTONIO BASSOLINO, Commissario delegato del Governo per l'emergenza rifiuti. Ringrazio il presidente e tutti i presenti per questa occasione. Tenteremo di fornire qualche indicazione utile anche tenendo conto che la Commissione ha la possibilità di proporre al Parlamento iniziative e modifiche anche della normativa attuale e considerando altresì il problema enorme di fronte a noi, sia qui sia in diverse regioni meridionali nonché in altre regioni del paese.
Cercherò di essere essenziale nel mio intervento per consentire un tempo adeguato per il confronto su singole questioni e sui temi che i componenti della Commissione riterranno più opportuni. Immagino che la Commissione abbia l'ultima documentazione da noi fornita recentemente in relazione ad un'impegnativa discussione svoltasi in consiglio regionale.
In ogni caso, a partire dal maggio del 2000, abbiamo iniziato a lavorare tenendo conto della situazione e dell'attività svolta in precedenza dai commissari che ci hanno preceduto, i commissari Rastrelli e Losco. Nel maggio del 2000 esisteva una situazione di stallo relativa alla firma dell'accordo di programma secondo la procedura di gara fissata. Ciò nel maggio del 2000 e con la scadenza della chiusura delle discariche abbastanza vicina; vi era pertanto una drammatica corsa contro il tempo che, fin dal maggio del 2000, era del tutto evidente e chiara sia alla nostra attenzione sia a quella di tutti.
Per questa ragione, con questa consapevolezza il primo atto realizzato è stato quello di superare la situazione di stallo relativa all'accordo di programma, che non si riusciva a firmare. Abbiamo attivato un tavolo di confronto a palazzo Chigi con il Ministero dell'ambiente e quello dell'industria e ho personalmente spinto per l'emanazione di un'ordinanza ministeriale che consentisse di superare il blocco e andare avanti. Grazie a ciò, sin dai giorni successivi, più precisamente il 7 giugno del 2000, abbiamo stipulato il contratto per la provincia di Napoli che è stato il primo atto della gestione iniziata con la firma del contratto con l'affidatario.
Per le altre situazioni sul territorio regionale, la commissione di valutazione di impatto ambientale ha indicato la delocalizzazione di uno dei due impianti previsti a Battipaglia e dell'impianto di CdR di Salsa Irpina, il quale è stato poi delocalizzato ad Avellino, in località Pianodardine; il termovalorizzatore è stato delocalizzato in località Santa Maria la Fossa. Per il CdR di Battipaglia abbiamo costituito una commissione presieduta dal preside della facoltà di ingegneria dell'università di Salerno che ha terminato i lavori a giugno del 2000 confermando Battipaglia quale sede per l'impianto di CdR e pertanto, il 5 settembre del 2001 vi è stata la stipula del contratto. Ad oggi la situazione è dunque questa partendo dal maggio del 2000 tenendo conto anche ovviamente della necessaria continuità amministrativa che sempre deve esserci rispetto a precedenti gestioni.
Per quanto attiene agli impianti di CdR, ricordo che in provincia di Avellino l'impianto di Pianodardine è in esercizio e che in provincia di Caserta l'impianto di Santa Maria Capua Vetere è già in esercizio. In provincia di Benevento sono in fase avanzata i lavori per l'impianto di Casalduni e sono in corso i lavori anche per l'impianto di Battipaglia. Per ciò che riguarda la provincia di Napoli, dove l'avvio è avvenuto prima con la firma del contratto, l'impianto di Caivano e l'impianto di Giugliano sono già in esercizio mentre sono in progresso i lavori per l'impianto di Tufino. Per cui abbiamo già quattro impianti in esercizio e tre che si trovano a diversi livelli di avanzamento dei lavori.
Su richiesta della struttura commissariale, con ordinanze ministeriali, il ristoro per i comuni sede di impianti è stato elevato da 0,5 a 10,5; vorrei anche sottolineare che la gara inizialmente non prevedeva, così come formulata, la possibilità di delocalizzare gli impianti in caso di parere negativo sulla compatibilità ambientale da parte della commissione ministeriale per la valutazione di impatto ambientale. Su richiesta della struttura commissariale sono state emanate poi successive ordinanze che hanno consentito di delocalizzare gli impianti di CdR da Salsa Irpina ad Avellino, quello in provincia di Benevento e quello inizialmente previsto in area ASI di Battipaglia.
Infine per tutti gli impianti CdR sono in corso i lavori per le opere di collegamento viario (alcune già realizzate e altre in corso) e dove possibile per alcune opere di collegamento ferroviario.
È stato dato il via (so che su questo la Commissione presta particolare attenzione) agli interventi di bonifica delle discariche adiacenti ai siti di Acerra, Battipaglia, Casalduni, Giugliano, Santa Maria Capua Vetere e Tufino, al riguardo vi lasceremo poi una documentazione specifica riguardante i livelli di avanzamento dell'attività dei lavori di bonifica. In tutti i comuni sede di impianto è stato redatto un progetto di rete di monitoraggio della qualità dell'aria consultabile tramite Internet. Per gli impianti di produzione di CdR dotati di fossa (Battipaglia, Caivano, Giuliano, Santa Maria Capua Vetere e a Tufino) è in corso d'approvazione il progetto di caratterizzazione al fine di consentire il conferimento dei rifiuti nelle migliori condizioni ambientali. Per gli impianti di utilizzo del CdR sono previsti interventi sulle linee fumi al fine di ridurre del 50 per cento le emissioni in atmosfera. Credo che la Commissione sappia che abbiamo spinto per giungere a questa riduzione del 50 per cento delle emissioni previste dalla normativa nazionale e richiediamo che a ciò ci si attenga rigorosamente.
Per ciò che riguarda le azioni di controllo ambientale, ricordo che abbiamo analisi ambientali (aria, suolo, acque superficiali e profonde) condotte da ANPA, ARPAC e SOGIN nei comuni sede di impianto e prima dell'entrata in funzione degli stessi. Vi è poi il progetto Sirenetta, relativo alla gestione informatizzata dei flussi di tutti i rifiuti a livello regionale. Sono state quindi istituite 41 centraline di rilevamento della qualità dell'area ubicate in zone industriali, in aree urbane e zone contadine e 11 postazioni meteo nei comuni sede di impianto. Ricordo inoltre la presenza di una commissione costituita a Tufino, di una commissione per le cave, di una commissione fosse, di un comitato di vigilanza e di un comitato di garanzia composto dal commissariato, da sindaci dei comuni sede di impianto (Acerra, Caivano, Giugliano e Tufino), dal presidente dell'amministrazione provinciale o da un suo rappresentante, dal responsabile della FIBE o un suo rappresentante e dal direttore della competente ASL dei territori interessati.
Infine, in queste settimane si è molto parlato di problemi che abbiamo avuto ed ancora abbiamo ad Acerra per l'impianto di termovalorizzazione; mi preme comunque sottolineare che l'attività più significativa nella quale siamo stati impegnati in questi due anni riguarda non soltanto la doverosa messa in esercizio degli impianti di CdR ma anche il forte impegno che abbiamo cercato di porre nel sistema di raccolta differenziata. Da maggio del 2000 ad oggi si è passati dallo 0,1 al 12 per cento di raccolta differenziata. È un risultato che mi sembra significativo e che deve spingerci a elevare ulteriormente, e più consistentemente, questa quota, soprattutto con una grande azione informativa, di educazione, di conoscenza. Essendo chiaro, per quello che riguarda noi, che questo è un punto centrale ed essenziale di tutta la strategia da portare avanti.
In conclusione ricordo che abbiamo investito 300 miliardi di vecchie lire in attrezzature per la raccolta differenziata; sono stati inaugurati due impianti di compostaggio e dobbiamo collocarne altri 12: pertanto su tutti questi piani vi è uniniziativa molto forte.
PRESIDENTE. Direi di fermarci qui e passare agli interventi e alle domande dei colleghi.
Ovviamente considerati i tempi ristretti e l'opportunità importante che ci viene concessa inviterei i colleghi a porre domande brevi e senza premesse.
SALVATORE MARANO. Da queste audizioni, ma anche dalle documentazioni in nostro possesso, è risultato che molte volte sono stati scelti dei siti per costruire degli impianti di CdR e di termovalorizzazione che poi sono stati spostati da un comune allaltro. Vorrei chiedere quali sono i requisiti per la scelta dei siti dove poi realizzare impianti di CdR o di termovalorizzazione.
Vorrei affrontare in particolare la questione di Acerra che, notoriamente, è uno dei comuni più inquinati d'Europa relativamente all'aria, alla terra ed alle falde acquifere, e che vi è contestazione sorta nel comune, con sommosse vere e proprie da parte la popolazione, di tutte le forze politiche, e non ultimo, anche da parte del vescovo. Tra l'altro vi è anche una forte densità di realtà camorristica su quel territorio. Vorrei sapere se il presidente pensa che la realizzazione di un sito di CdR possa essere ancora spostata o è certo che questo debba essere realizzato ad Acerra.
PRESIDENTE. Prima di dare la parola al senatore Michelini, chiedo al subcommisario Facchi di spendere una parola anche per stemperare i toni di cui abbiamo letto nelle settimane e nei mesi scorsi in relazione a questioni poste da singoli componenti di questa Commissione rispetto alle quali noi non abbiamo, ovviamente, voluto ingenerare ulteriori polemiche (non foriere di rapporti positivi tra le istituzioni).
RENZO MICHELINI. Vorrei conoscere dal presidente, onorevole Bassolino, quali siano i tempi entro i quali si ritiene di poter superare lo stato di commissariamento così che la regione si appropri delle proprie competenze e lo stesso avvenga per province e comuni.
LOREDANA DE PETRIS. Vorrei rivolgere alcune precise domande. Come mai per la scelta della localizzazione dei termovalorizzatori ci si è affidati ad una scelta connessa direttamente alla gara; per cui chi presentava il progetto doveva indicare anche l'area e non si è invece valutata la possibilità di fare come in altre situazioni - come il dottor Facchi sa perfettamente -, cioè non si sono valutati dei siti come conseguenza di studi e anche di valutazioni di impatto ambientale.
Inoltre vorrei avere alcune delucidazioni su questi impianti di CdR; durante le audizioni ci sono state fornite delle notizie che ci hanno notevolmente preoccupato, cioè che sono state trovate delle balle di CdR da cui fuoriusciva percolato e dove si sono verificati anche dei fenomeni di fermentazione. Gli impianti interessati sono sempre nella provincia di Napoli, quindi credo quello di Giugliano o forse l'altro. Vorrei conoscere altre notizie al riguardo perché ciò è certamente strano: dovrebbe trattarsi semplicemente di frazione secca. È ovvio che è una questione che ci preoccupa perché immettendo CdR senza seguire dei requisiti ben specifici all'interno di impianti di termovalorizzazione è evidente a tutti che così - per quanto si possa ottenere un ulteriore 50 per cento di abbattimento dei fumi - si tende a produrre, soprattutto diossina, in quantità non indifferenti.
DONATO PIGLIONICA. Presidente Bassolino, sono rimasto colpito già ieri dall'accumularsi di ecoballe per le quali, come si è detto, in prospettiva ci vogliono minimo due anni e mezzo per poter essere poi utilizzate. Superata la questione Acerra, si è detto che comunque i tempi di realizzazione degli impianti non sono inferiori ai due anni e quindi non si vedrà in esercizio un termovalorizzatore prima di due anni e mezzo. Si rischia un emergenza per l'accumularsi di queste ecoballe anche perché si è affermato che Battipaglia avrà una piazzola utile per un periodo di 30 giorni.
Le pongo questa domanda perché avrà certamente seguito levolversi della normativa sulla classificazione dei CdR e sul tentativo di declassificarlo, di cambiare la sua classificazione (il collega Vianello proponeva di classificarlo addirittura come combustibile) quanto meno a rifiuto speciale che fosse possibile far viaggiare da una regione all'altra. È assurdo leggere che a Brescia è presente un termovalorizzatore sotto utilizzato perché non vi è sufficiente CdR e qui invece vi è CdR ma non un termovalorizzatore.
Ritiene che si debba continuare a perseguire una modifica legislativa che vada verso un cambiamento della classificazione del CdR?
GENNARO CORONELLA. Il presidente Bassolino, nella sua esposizione iniziale, ci ha comunicato che la sua gestione inizia nel maggio del 2000 e che dal momento in cui si è insediato ha trovato una situazione di stallo. Vorrei che il presidente ci dicesse per quale motivo vi è questa situazione di stallo che ha ritardato la stipula dei contratti con la FIBE.
Devo rivolgere poi una domanda d'obbligo, perché abbiamo avuto modo di leggere alcuni interventi della Corte dei conti circa l'utilizzo del personale e delle risorse impegnate. Chiedo che il presidente Bassolino ci dica come è organizzata la struttura e a quanto ammontano le risorse impegnate dall'inizio del commissariamento a tutt'oggi.
MICHELE VIANELLO. La domanda che volevo porre riguarda la qualità del CdR che esce dagli impianti. È chiaro che il CdR - come penso - deve essere utilizzato come combustibile ma è chiaro che non può trattarsi di CdR qualsiasi. Pertanto le chiedo se, nella costruzione, nella determinazione delle tecnologie di produzione del CdR, avete tenuto conto di alcune specifiche e se sì di quali. So che la normativa in vigore non è tassativa e vincolante come dovrà essere ma è chiaro che la qualità del CdR, se si deciderà, come spero, una sua classificazione a combustibile, sarà inevitabilmente collegata. Ciò perché a quel punto dovrà chiaramente trattarsi di frazione secca.
Quanto mi ha preoccupato è che in un'audizione svoltasi ieri è stato denunciato come siano state rinvenute balle di CdR abbandonate e come da queste fuoriuscisse del percolato. Se ciò fosse generalizzato allora è chiaro che si sta producendo CdR di una qualità tale che un domani difficilmente potrebbe essere assimilato a combustibile e probabilmente - se ci fosse un CdR non secco - dovreste ricorrere nuovamente alle discariche.
Inoltre, se ho ben compreso, mi sembra che la regione stia andando verso una scelta di due termovalorizzatori. È chiaro che quando si sceglie di avere un certo numero (uno, due, tre, eccetera) di termovalorizzatori ovviamente si tiene conto di una serie i parametri.
Quanto volevo sapere è se si tratta di un parametro quantitativo, cioè se voi producete una quantità di CdR tale da rendere necessari due termovalorizzatori oppure se si tratta di un problema di costi. È chiaro che una struttura, ed un rapporto con il soggetto che ha ricevuto la commessa, si reggono solo se c'è una certa quantità di CdR bruciato e quindi una certa quantità di energia che poi si riesce a vendere. Volevo comprendere meglio i parametri utilizzati per la scelta di avere uno, due o più termovalorizzatori.
ETTORE LIGUORI. Le domande, prevalentemente rivolte al subcommissario Facchi, sono molte anche perché vi è necessità di alcuni chiarimenti.
È vero che in alcuni comuni, soprattutto del napoletano, vi è il concorso consistente della struttura commissariale per la copertura del servizio? Volevo capire con quali criteri ciò avviene. Ad esempio perché avviene per alcuni comuni, i quali vedono così naturalmente alleviati i loro problemi finanziari, e per altri no, i quali probabilmente sono costretti a ricorrere ad ulteriori tassazioni? A me risulta che Torre del Greco, Gragnano, Ottaviano, Giugliano e Caivano usufruiscano di questo concorso.
Vorrei inoltre capire, al di là delle polemiche giornalistiche e di quelle del giorno, se è possibile avere un quadro di riferimento economico, cioè quali siano e quali siano stati i costi reali dell'emergenza in modo da ottenere un quadro generale di riferimento.
Per la provincia di Salerno il quadro - credo non esagerato - vede la discarica di Parapoti chiusa dallautorità giudiziaria - come abbiamo ascoltato ieri - in quanto mal gestita; a Palomonte è stato costruito, con fondi del commissariato (credo oltre un miliardo di vecchie lire) un impianto di tritovagliatura che è bloccato; a Polla è stata completata la ristrutturazione dell'impianto di compostaggio che, però, a tutt'oggi, non funziona; l'impianto per il secco di Vallo scalo, che è stato apportato dal consorzio di bacino e non dal commissariato, è lontano dal completamento; se non sbaglio il commissariato ha indetto gare per l'acquisto di 18 impianti di compostaggio e 6 impianti di inerti ma nessuno di questi è entrato materialmente in funzione e solo sei o sette impianti di compostaggio sono stati definiti (almeno a livello di ordinanza).
In conseguenza di ciò i sindaci non possono che ricorrere al famoso articolo 13, con questi siti di stoccaggio che rischiano di diventare discariche a cielo aperto. In conclusione i sindaci non possono decidere dove portare i rifiuti perché decide il commissariato, sono obbligati ad aprire i siti di stoccaggio a proprie spese, con costi raddoppiati o triplicati e con denuncie spesso a loro carico. Il quadro credo che sia sostanzialmente questo e vorremmo capire, per questa provincia, quali sono le prospettive praticabili nel medio periodo, visto che nel breve sicuramente non ve ne sono.
VINCENZO DEMASI. Anch'io auspico che ci venga esposta una panoramica maggiormente dettagliata dell'attività di commissariato; considerato che ormai ci avviamo al suo termine, sarebbe giusto che noi, al di là di certe enfatizzazioni in positivo o in negativo, tirassimo anche le somme di tutto quanto è successo.
Nel corso delle audizioni di ieri ci sono stati esposti dei problemi (avanzati a diversi livelli e per le diverse province). Qualcuno ha affermato che esistevano dei fondi per la raccolta differenziata in capo al commissariato; ad esempio Napoli per la raccolta differenziata registrerebbe una quota percentuale al di sotto del 5 per cento. Altri hanno sottolineato che, in ordine alla realizzazione degli impianti di termovalorizzazione, le date per la realizzazione a regime sono piuttosto aleatorie, ragione per la quale andiamo incontro ad un futuro di incertezze.
In particolare per quanto riguarda la provincia di Salerno ci è stato descritto un quadro piuttosto sconvolgente che parte da un dato fondamentale: la filiera del trattamento dei rifiuti si stacca all'impianto di CdR, ammesso e non concesso che esso venga realizzato nei tempi previsti, mentre per quanto riguarda la parte terminale del ciclo di trattamento dobbiamo andare fuori provincia. Allora ci troviamo di fronte ad uno smaltimento dei rifiuti affidato per la parte maggiore al trasporto. Abbiamo la necessità di trasportare i rifiuti fin quando non sarà realizzato l'impianto di CdR, ma anche quando questo dovesse esser realizzato ci troveremo ancora nelle condizioni di affidarci al trasporto con tutto quello che questo tipo di eliminazione comporta, considerato, come ci è stato riferito, che questo meccanismo dell'eliminazione, dell'allontanamento dai punti di produzione dei rifiuti sarebbe oggetto di particolarmente attenzione da parte della malavita organizzata. Quindi per quanto riguarda la provincia di Salerno abbiamo innescato un processo vizioso che - speriamo non accada - potrebbe degenerare.
Al di là di queste considerazioni, che afferiscono più all'ordine pubblico, abbiamo dei problemi reali che oggi i nostri sindaci devono affrontare e che, a più di quattro anni dall'avvio di questo processo di normalizzazione, non sono assolutamente stati affrontati né risolti. Il comune di Salerno vive delle emergenze ricorrenti, una di queste - denunciata proprio ieri in questa sede dal sindaco - è legata alla precarietà della raccolta e del deposito dei rifiuti che attualmente avviene solamente nel sito di Giffoni Vallepiana e non è prevista - né in termini di allargamento né in termini di incremento unulteriore possibilità.
Però nel frattempo sono stati spesi dei soldi per un ammontare non indifferente. Un esempio per tutti è che a un certo punto di questa storia è stata prevista una sistemazione in località Palomonte, un bel giorno ci siamo svegliati e nonostante i soldi spesi abbiamo stabilito che per il tempo trascorso, questo impianto, questa installazione, questo allestimento non erano più necessari, ragione per la quale abbiamo abbandonato completamente il sito di Palomonte - salvo miglior uso tutto da individuare - e i soldi spesi naturalmente sono rimasti li.
Brevemente aggiungo che nel frattempo assistiamo alla realizzazione (questo riporta la provincia di Salerno in uno scenario più generale) di una società che prende il nome di IMPREGECO S.r.l. (costituita tra i consorzi del bacino Napoli 1, Napoli 3 e Caserta 4) che in forza di una serie di ordinanze della presidenza (le ho qui annotate e potrei illustrarvele ma le conoscerete meglio di me) agisce in sovrapposizione, per non dire in contrasto, con i bacini che pure continuano a mantenere tutte le proprie prerogative, e addirittura, per quanto ci è parso di capire, con le competenze che fanno capo direttamente al commissariamento di cui ancora oggi beneficiamo.
Tutto questo, presidente, presuppone una scenario confusionale che nulla lascia presagire in termini di soluzione concreta del problema del trattamento dei rifiuti; proprio perché ci avviamo all'interruzione, o meglio al termine del periodo di commissariamento, sarebbe opportuno forse che ci venisse fornita una spiegazione più dettagliata della filosofia secondo la quale sono stati pensati e poi tradotti in pratica certi interventi e su quello che ancora si intende fare per poter consegnare alle istituzioni, che subentreranno fisiologicamente dopo il 31 dicembre, questo problema che sembra ancora più ingarbugliato di quando abbiamo iniziato a trattarlo.
MARCO LION. Dando un'occhiata ai dati forniti alla Commissione e ascoltando le risultanze dei lavori di questi giorni mi risulta che praticamente la totalità della capacità dei diversi impianti CdR in funzione e in realizzazione, copra perfettamente la quantità dei rifiuti giornalieri.
Quasi a voler essere maliziosi sembra che gli impianti siano stati realizzati per trattare i rifiuti "tal quali". Chiaramente ciò non significa niente perché si possono progettare impianti anche pensando ad un aumento della produzione di rifiuti. La questione andrebbe riesaminata pensando a tutta la partita relativa agli altri sistemi di recupero e riciclaggio che ascoltando i vari sindaci, presidenti di provincia, eccetera vengono ritenuti indispensabili. Concretamente si tratta di compiere un lavoro come ad esempio a Napoli dove in pochi anni, mi sembra due, si è arrivati ad una raccolta differenziata pari all'11 - 12 per cento della raccolta differenziata. Comunque ascoltando tali lamentele non rileviamo una spinta oggettiva verso sistemi come la produzione di compost di qualità (non mi riferisco certo al FOS) che considerata la vocazione delle produzioni agricole campane, cioè la qualità, potrebbero essere interessanti anche dal punto di vista economico o come la presenza di una seria raccolta differenziata distribuita adeguatamente in tutta la regione.
Proprio sulla raccolta differenziata ho ascoltato, tra gli altri, dei giudizi rispetto alla presenza dei lavoratori socialmente utili (LSU); un sindaco di cui ora non ricordo il nome affermava che gli erano stati mandati degli LSU e questi erano gli unici che non lavoravano o che rispetto alla raccolta differenziata non erano entrati nel loro ruolo. Una mia curiosità al riguardo è sapere quanti LSU lavorano a livello regionale, sono stati assunti nelle varie realtà, consorzi o società, e come si pensa di destinarli. Ritengo infatti che la migliore raccolta differenziata sia sicuramente quella che si fa porta a porta, cioè con la separazione domestica tra secco ed umido. Quindi una presenza consistente di manodopera, come probabilmente c'è, sicuramente potrebbe dare risultati positivi.
PRESIDENTE. Vorrei ora svolgere alcune mie osservazioni. Presidente Bassolino, si evidenzia una forte richiesta da parte degli enti locali - anche alla luce delle considerazioni che il ministro Matteoli ha espresso nel corso dell'audizione presso la nostra Commissione - di non indulgere verso le funzioni del commissariamento, ossia di esprimere una tendenza ad evitare che questo si reiteri. A tal proposito vorremmo comprendere quale sia la vostra idea su tale tema.
Per entrare nello specifico vorrei sapere se sia stato previsto ciò che accade a valle del termovalorizzatore. Cosa succede alle ceneri? Queste dove vengono portate? È già stata prevista, al riguardo, una localizzazione? Inoltre, nell'ambito delle attività già svolte, vi risultano attività svolte con aziende non italiane, coinvolte in importanti vicende di tangentopoli non nostrane, tedesche? Quanti chilometri distano i due previsti termovalorizzatori?
Vorrei inoltre sapere se avete qualche dato ulteriore sulla raccolta differenziata, ossia sulle modalità con le quali questa si attua sul territorio regionale e quali sono le aree che hanno risposto meglio. Le grandi città come stanno rispondendo a questa realtà in relazione anche alle aree più periferiche? Inoltre vorrei puntualizzare meglio una domanda già avanzata: il CdR attualmente prodotto risponde alle caratteristiche previste nell'allegato 2, suballegato 1, del decreto ministeriale n.72 recante le norme tecniche per l'utilizzazione del combustibile da rifiuti?
RAFFAELE VANOLI, Subcommissario delegato del Governo per l'emergenza rifiuti. Per quanto riguarda la prima domanda rivoltami dall'onorevole Marano e riguardante i requisiti dei siti posso rispondere che il piano Rastrelli prevedeva 5 impianti di termovalorizzazione e 13 fra stazioni di trasferenza e quelle di CdR. Questo piano, elaborato dall'ENEA, fu rivisto per adeguarlo alla normativa europea (siamo nel 1997); la gara, in base all'ordinanza 2774, è stata realizzata in deroga al piano presentato da Rastrelli e la regione ha individuato i siti per il CdR, lasciando all'impresa vincitrice delle gare (non si sapeva allora che una stessa impresa avrebbe vinto entrambe le gare) l'ubicazione dell'impianto di termovalorizzazione, con i vincoli previsti dalla legge, cioè di presenza nell'area industriale e tutto ciò che voi ben conoscete, come stabilisce il decreto Ronchi.
Personalmente posso dire che non ho partecipato allidentificazione dei siti da parte della regione, relativamente alle sedi di Giugliano, Caivano e Tufino. Ciò è avvenuto compiendo delle verifiche sul territorio, tenendo conto che vi erano dei problemi relativi alle aree industriali, eccetera. È evidente che al momento in cui la regione ha scelto i tre siti per il CdR nella provincia di Napoli, i siti dove installare gli impianti (che dovevano essere comunque aree industriali) rimanevano due: Acerra e Frattamaggiore, non ve ne erano altri anche perché 3 erano già occupati. Ciò tanto più se si considera poi che la scelta compiuta per le province, e in base alla quale sono stati installati nella stessa zona di Battipaglia sia l'impianto di termovalorizzazione sia per i CdR, non è stata accettata dalla commissione VIA (valutazione impatto ambientale) la quale ha indicato in maniera coercitiva lo spostamento di un impianto rispetto all'altro. Pertanto il problema è legato a ciò.
Posso in qualche maniera ricostruirne la ratio ma non conosco nel dettaglio il perché della scelta compiuta da parte della regione sui siti per il CdR lasciando allazienda l'indicazione degli altri. Lappalto riguarda un periodo di dieci anni e il CdR rimane un asse portante nel senso che comunque riduce la quantità di materiale da inviare alla combustione (il 20 per cento è costituito da perdite, il 10 per cento da scarti, il 30 per cento da frazione organica stabilizzata); inoltre dal CdR, nella situazione di raccolta differenziata attuale (10 per cento) esce un terzo dei rifiuti che sono entrati. Quindi per la combustione prevista, gli impianti sono proporzionati per un terzo dei rifiuti in ingresso. In particolare per due milioni e mezzo di tonnellate di rifiuti che entrano, i termovalorizzatori risultano essere proporzionati per 900.000 tonnellate: quindi un terzo dei rifiuti. Quando la raccolta differenziata arriva al 35 per cento la diminuzione di CdR non avviene in proporzione; ciò in quanto lumido o si è recuperato prima oppure si ritira nel CdR. Quindi si può scendere ad un 25 per cento, non si scenderà mai al di sotto di tale valore del rifiuto in partenza anche se la raccolta differenziata raggiunge un valore del 35 per cento. Reputo che questa scelta possa essere criticata ma rilevo in essa una certa ragione.
Il CdR implica un processo meccanico di separazione tra parte secca e parte umida, ma si può anche pensare che nei dieci previsti dallappalto (che è in project financing quindi senza alcun impegno di capitale pubblico) possano giungere nuove tecnologie ed avanzamenti tali per cui mentre per il CdR si continuerà così e rimarrà di proprietà della regione, per i termovalorizzatori niente vieta che dopo otto anni si possano anche trovare nuove tecnologie per lo smaltimento dei rifiuti. Quindi il problema che in questo caso permanga la proprietà dell'impresa potrebbe essere dettato da questa situazione. Comunque la gara è stata realizzata secondo queste modalità e io francamente non ritengo di essere in grado di spiegarne il perché.
Debbo dire che la gara è stata condivisa dal ministro dell'epoca Ronchi insieme alla giunta Rastrelli e reputo che, aldilà di ogni cosa, non ci sia alcun sistema al mondo che mandi a combustione un quarto o un terzo dei rifiuti. Quindi, credo che, globalmente, ci siano dei riconoscimenti su un iter che può essere stato anche complicato, ma, comunque, ha un suo obiettivo finale. Tutti sanno che a Brescia e a Milano si attua la raccolta differenziata; tuttavia, non si fa il CdR ma il tal quale e, quindi, si utilizzano tecnologie che sono sicuramente all'avanguardia ma meno sicure e controllate del CdR. Analizzando il problema dei requisiti del CdR, credo di essere stato esauriente sui motivi di tale scelta. Al di là della nostra attività di routine e di emergenza, nella bonifica della discarica di Giugliano abbiamo indetto la gara e sono già cominciati i lavori per sperimentare nuove tecniche di smaltimento dei rifiuti perché riteniamo - anche questa non è emergenza ma futuro e, quindi, come tale va preventivato - che l'uso delle celle al combustibile, dopo gassificazione con pirolisi o con plasmamicroonde, possa essere nel futuro una tecnica a zero impatto ambientale.
Questa tecnica viene usata nella decontaminazione nucleare e oggi un chilo di rifiuti trattato in questa maniera costerebbe 3.000-3.500 lire. Il problema è come ridurre i costi e, quindi, non è tecnologico ma relativo ai prezzi. Nella discarica di Giugliano il biogas verrà utilizzato mandandolo a turbine, a motori e anche a questo nuovo sistema con le celle al combustibile e credo che una sperimentazione di questo tipo sia una novità assoluta. Per quanto riguarda i tempi di ritorno all'ordinario, penso che risponderà il presidente essendo un discorso prettamente politico. Credo di aver risposto all'intervento della senatrice De Petris rispetto alla gara. Per quanto riguarda il problema della qualità del CdR, sussiste una grande confusione tra ecoballe, CdR, impianti di vagliatura. Limpianto di CdR ha un suo campionamento di misura, uno a cura dell'azienda: ogni 15 giorni si attua un campionamento che viene reso pubblico e, giorno per giorno, il CdR viene testato.
Noi siamo i controllori di questo processo e della normativa e riteniamo che si possa spingere ulteriormente specialmente nella qualità, non del CdR, ma della frazione organica stabilizzata. Tant'è vero che abbiamo fatto un convegno nella facoltà di ingegneria, organizzando una commissione con esperti italiani del Ministero dell'ambiente e della scuola di Monza, per stabilire quali debbano essere le caratteristiche dei fossi per essere recuperati nella bonifica ambientale e riempiti, dato che normalmente vengono, invece, riempiti in maniera illegale. Tale discorso è stato molto interessante perché le caratteristiche con cui oggi il CdR esce dagli impianti sono buonissime per la legge ma non sono tali per avere un immediato utilizzo nelle bonifiche ambientali. Ragion per cui, credo che il Ministero stia già elaborando una normativa e noi adegueremo, nelle misure possibili, gli impianti affinché il fosso esca di caratteristiche tali per essere utilizzato immediatamente nelle bonifiche ambientali. Stiamo studiando non come azienda ma come commissariato sistemi di essiccamento ed altri problemi perché ritengo che la qualità possa ancora migliorare. Inoltre, posso garantire che i rilievi effettuati dalla ASL, dallARPA e dall'azienda portano il CdR nei limiti previsti dalla normativa.
Vorrei fare un esempio relativo agli interventi dellonorevole Piglionica, il quale poneva il problema che cambiarlo a combustibile consente, poi, di poterlo utilizzare anche in maniera differenziata. Oggi tutta l'industria nazionale lavora con il decreto ministeriale del 12 luglio 1990 che prescrive, ad esempio, diossine per 40 mila nanogrammi a normalmetrocubo. Se in un cementificio o in una centrale Enel voglio utilizzare il CdR, questo valore deve scendere di 40 mila volte, cioè a 0,1, il che significa che gli interventi sulla linea fumi sono insostenibili dal punto vista economico e conviene fare un nuovo impianto. Mi domando o si brucia il CdR nel termovalorizzatore - che viene fatto ad hoc con un controllo di combustione che non ha eguali con altre combustioni sul territorio nazionale - oppure sto facendo il CdR da unaltra parte, nel cementificio o nella centrale Enel.
Ad esempio, Milano possiede il termovalorizzatore Silla 1 prodotto nel 1975, lha adeguato alla normativa nel 1990 - dato che, inizialmente, non lo era - e, dovendo portare la potenzialità da 500 tonnellate a 1.200 tonnellate al giorno, non ha rifatto la linea fumi del vecchio termovalorizzatore ma uno nuovo della stessa caratteristica, cioè il Silla 2. Si tratta di una scelta tecnologicamente giusta perché, invece di investire facendo un intervento su impianti obsoleti del 1975 - e questo vale anche per i cementifici -, conviene fare un impianto ad hoc.
Il problema è che, rispetto alle emissioni, non esiste alcuna normativa più restrittiva di quando si brucia il CdR secondo il D.M. del 5 febbraio 1998. In effetti, rispetto allo 0,1 prescritto dalla norma, Brescia raggiunge lo 0,08, Silla 2 raggiunge lo 0,05 e, quindi, siamo al di sotto di 40 mila volte del limite delle emissioni di diossina.
LOREDANA DE PETRIS. Quale tecnologia è stata scelta?
RAFFAELE VANOLI, Subcommissario delegato del Governo per l'emergenza rifiuti. Quella di Milano e di Brescia, cioè griglia mobile con controllo dei fumi che viene fatto secondo le normative. Sul discorso della tecnologia il problema è che questa scatola non ci appartiene, deve fare un servizio per dieci anni e noi dobbiamo essere tranquilli che quello che esce dalla scatola sia, non solo compatibile con la legge, ma al di sotto dei suoi limiti perché non rimane di proprietà della regione ma quest'ultima rimane proprietaria del CdR.
Per quello che riguarda il discorso del CdR accumulato, certamente questo rappresenta un problema che va gestito. La gara prevedeva 10 mesi di costruzione degli impianti di CdR e 24 mesi degli impianti di termovalorizzazione e, quindi, teoricamente parlando, il problema di 14 mesi di accumulo, comunque, era previsto. Partendo dal contratto per le province di Napoli stipulato nel giugno 2000, l'anno scorso al 2001 avevamo il primo impianto funzionante e a settembre o ottobre è partito l'altro impianto di Giugliano. A Tufino abbiamo avuto dei problemi sul territorio ma abbiamo fatto una commissione e, a dieci mesi dalla partenza dei lavori, l'impianto è pronto, comincerà a funzionare il 30 luglio e sarà a regime per il 15 agosto.
Per quello che riguarda le altre province, il contratto è stato stipulato a settembre del 2001. Abbiamo due impianti funzionanti: quello di Casalduni è pronto a fine luglio e sarà in esercizio a regime il 15 agosto e per quello che riguarda Battipaglia, nei 10 mesi che erano stati stabiliti e con i problemi che ci sono stati nelle fondazioni, entrerà in esercizio entro fine ottobre: quindi, i tempi sono stati garantiti. Per ciò che riguarda il termovalorizzatore, per la sua partenza sono necessari 24 mesi: tali tempi si possono restringere ma non di molto perché sussiste un problema tecnico. Comunque, l'accumulo lo stiamo gestendo e, se qualcuno di voi si è recato a Caivano, dove lo stoccaggio del CdR è terminato, vedrà un sistema che, dal punto di vista dei requisiti, della normativa, della sicurezza e degli odori, non dà alcun problema.
PRESIDENTE. Solo a Caivano o anche a Giugliano?
RAFFAELE VANOLI, Subcommissario delegato del Governo per l'emergenza rifiuti. Guardi, il problema è che tali impianti, una volta costruiti, sono stati subito messi in esercizio e, avendo un problema di rodaggio come qualsiasi macchinario, nei primi mesi di funzionamento il sistema è stato messo a posto. Gli impianti di Giugliano e Pianodardine sono due gioielli mentre quello di Caivano ha ancora un piccolo problema perché, vista l'emergenza e i rifiuti per la strada, anche se l'impianto non era stato ancora definito nella messa a punto, comunque i rifiuti li abbiamo inviati: si è trattata di una scelta necessaria per far fronte all'emergenza.
Anche in questo caso, nel momento in cui il sistema sarà a regime con il CdR, la qualità sarà ancora migliore di adesso perché è evidente che ci sono degli accumuli sul CdR che è per 1.200 tonnellate, talvolta, vista l'esigenza del territorio, ci vanno 1.400 tonnellate. Pensiamo che entro 4 o 5 mesi avremo dei risultati che saranno sicuramente all'altezza ed inoltre quelli della scuola di Monza sono rimasti strabiliati dalla qualità del CdR e dalla gestione degli impianti. Quindi, si può fare tutto e se ci sono aziende disponibili a cambiare la linea fumi e a prendersi il CdR - per fare tutto ciò vogliono essere pagate -, vedremo quello che si può fare perché non c'è alcuna preclusione a diminuire lo stoccaggio. Io non conosco aziende sul territorio che, oggi, cambiano il ciclo di produzione o di combustione per bruciare il CdR. Su 900 mila tonnellate di CdR prodotto, i cementifici della regione Campania possono assorbirne massimo 90 mila, cioè il 10 per cento - dato che la legge prevede che solo il 50 per cento può essere CdR - a fronte di spese che non possono sostenere: la realtà è che vogliono essere pagati per portare il CdR.
Per ciò che riguarda la situazione di stallo evidenziata dall'onorevole Coronella, la gara è stata chiusa nel 1998. Rastrelli fece la graduatoria, dopodiché è stata predisposta l'aggiudicazione provvisoria ai primi del 1999 e, in tale anno, siccome il progetto presentato era provvisorio, di principio, essenzialmente finanziario e non tecnologicamente esecutivo, su questo preliminare si è dovuto fare il progetto esecutivo e, quindi, c'è stato un anno di progettazione esecutiva per poterlo mandare al VIA e fare i lavori. Di conseguenza, nel giugno del 1999 - quindi in quattro o cinque mesi - i progetti sono andati al VIA, dopodiché sono stati necessari per alcuni quattro mesi e per altri sette mesi, come ad Acerra.
Successivamente, tutte le procedure e il parere VIA - così come previsto dall'ordinanza - sono state positive, tranne che per Salza Irpina e per Battipaglia in cui si è dovuto delocalizzare. Nel 1999 dovevamo stipulare l'accordo di programma che prevedeva come interlocutori il Ministero dell'ambiente, il Ministero dell'industria e il gestore della rete (Enel). Il problema è nato sull'applicazione del CIP6/92 al rifiuto come fonte rinnovabile in energia - e, quindi, vendita all'ENEL per circa 290 lire - e si è verificato un blocco da parte del Ministero dell'industria e dall'ENEL; dopodiché, è stato abolito laccordo di programma, cè stato l'intervento del presidente Bassolino e, quindi, si sono persi sei mesi per questa situazione.
PRESIDENTE. In che periodo accadeva tutto ciò?
RAFFAELE VANOLI, Subcommissario delegato del Governo per l'emergenza rifiuti. Da dicembre a maggio. L'ultimo VIA positivo lo abbiamo avuto verso novembre-dicembre del 1999 e, tra laltro, ho portato tutta la corrispondenza. Questo è stato il problema dello stallo, altrimenti saremmo già sei mesi in avanti.
Sulla qualità del CdR ritengo di aver risposto e, per quanto concerne l'intervento del senatore Demasi, posso rispondere sul problema dei trasporti. Noi abbiamo rivisto interamente tale problema e nelle opere di indicazione ambientale faremo tutte le nuove infrastrutture di collegamento in tutte le aree ASI. Il problema vero è che arrivano i camion, non rispettano gli orari e, rimanendo fermi, possono dare dei problemi; quindi, abbiamo ripreso in mano la situazione della viabilità e labbiamo ristrutturata. Il gruppo Cascetta, insieme a quello dell'università, ha rivisto tutto il piano e stiamo già facendo gli appalti per rifare il sistema viario. Laddove è possibile andare con ferro, stiamo studiando, insieme al gruppo di Cascetta, la possibilità, non solo per il CdR, di infrastrutturare tutta l'area ASI. Quando si fece lo studio, si disse che andare su ferro non conveniva perché i quantitativi che escono dai CdR per andare ai termovalorizzatori sono pochi. Tuttavia, se l'infrastruttura ferroviaria serve a tutta l'area ASI - ad esempio, ci è stata chiesta da Caivano -, rappresenta un servizio che viene offerto, comunque, all'ente industriale, il quale vede favorevolmente tale posizione: di conseguenza, dove è possibile, verrà infrastrutturata, non solo per il CdR, tutta l'area industriale.
Per quanto riguarda il CdR, oggi ci vanno camion di vario tonnellaggio. Abbiamo elaborato circa dodici stazioni di trasferenza - di cui quattro o cinque nell'area napoletana - affinché non vada il piccolo ma il grande camion e, poiché vi sarà una portata di circa 1.200 tonnellate al giorno, stiamo lavorando sulle stazioni di trasferenza per attenuare il problema. Anche il progetto Sirenetta rappresenta un grande strumento proprio per la vostra Commissione perché costituisce una gestione telematica del traffico e anche del peso del rifiuto, cioè lo stesso viene pesato all'ingresso, nel percorso e seguito fino a quando non arriva all'impianto. Inoltre, colloquia con i cittadini e dà in tempo reale i valori di emissione degli impianti e i quantitativi trattati, in maniera tale che ci sia una visione continua via Internet ai comuni di tutta la gestione dei rifiuti. Credo che tutto ciò sia un passo in avanti e, al riguardo, ho anche un filmato che posso trasmettere.
L'onorevole Lion ha fatto una riflessione sulle potenzialità del CdR che non vanno disgiunte da quelle del termovalorizzatore. I due termovalorizzatori sono proporzionati per circa 900 mila tonnellate di rifiuti all'anno. I CdR sono fatti su due o tre linee e quest'ultime non lavorano 24 ore su 24 (è come se avessi una Ferrari che può fare 300 all'ora ed andassi sempre a tale velocità): il problema è sapere a quanto può andare mediamente o al minimo. Il CdR può andare su una o due linee e lavorare per 10 ore perché non è una caldaia che si interrompere ma una catena di montaggio che ha degli orari di funzionamento, tant'è vero che cerchiamo di farli funzionare anche la domenica in modo da non avere accumuli. Quindi, secondo me i problemi della potenzialità vanno visti in maniera positiva. Il CdR di Pianodardine, proporzionato per circa 300 tonnellate al giorno, durante il periodo estivo, nellavellinese e nella fascia costiera, ha un aumento dei rifiuti anche del 30-40 per cento in più.
L'anno scorso ad Avellino, senza nessun altro intervento da parte di altri comuni, abbiamo lavorato pure a 500 tonnellate al giorno per un impianto che, mediamente, ne deve fare 300 perché, in certi momenti dell'anno, i rifiuti sono di più e, quindi, non possono essere mandati indietro o accumulati. Il problema è capire come sia controllata la parte finale di questa operazione: essa è controllata dal proporzionamento e qui intervengo anche sulle proporzionalità chieste anche dall'onorevole Russo. Un impianto di circa 100 megawatt lavora su circa 1.400 tonnellate al giorno di CdR a potere calorico 15.000, e l'altro di 80 megawatt lavora su circa 900-1.000 tonnellate al giorno.
Per quanto riguarda i mega impianti, Milano ne ha fatto uno da 1.200 tonnellate, vicino ad un altro che è di circa 500 tonnellate al giorno. Il problema è che, se si vogliono controllare i fumi, l'investimento è, più o meno, uguale. Secondo me, investire su un impianto che costa 200 miliardi o in fumi su un impianto che costa 50 miliardi non ottiene lo stesso effetto. Per quello che riguarda le emissioni sono rimasto esterrefatto dai risultati di Brescia. Le stesse sono state controllate dal professor Beretta - un mio collega fisico-tecnico di Milano - e i risultati sono largamente al di sotto della normativa perché la gestione è fatta bene: quindi, il problema si sposta sulla gestione del manufatto e non sulla costruzione.
MICHELE VIANELLO. È solo una mia curiosità. Quando allepoca fu indetta la gara per il CdR, all'interno della stessa si scelsero anche le tecnologie per il CdR - perché non c'è solo il modo meccanico di soluzione ma, per esempio, anche la bio-ossidazione e, quindi, la quantità prodotta di CdR può essere un terzo ma anche di più in base alla tecnologia che si sceglie - e sulla base di quali criteri si scelsero tali tecnologie?
RAFFAELE VANOLI, Subcommissario delegato del Governo per l'emergenza rifiuti. La gara è stata fatta senza scegliere le tecnologie, in particolare si è lasciata aperta la parte termovalorizzazione, anche perché rimane di proprietà dell'impresa, mentre per il CdR tutte le imprese che hanno partecipato hanno usato la stessa tecnologia.
MARCO LION. Forse non ci siamo capiti nella domanda, perché parlavo del dimensionamento degli impianti di CdR non riferiti ad impianti di combustione ma alla totalità dei rifiuti prodotti e, quindi, mettevo in luce l'aspetto carente della raccolta differenziata.
RAFFAELE VANOLI, Subcommissario delegato del Governo per l'emergenza rifiuti. Comunque, penso di aver risposto.
GIULIO FACCHI, Subcommissario delegato del Governo per l'emergenza rifiuti. Se mi consentite vorrei fare una piccola precisazione. A Milano c'erano tre impianti fuori tabella. Limpianto Silla 2 di Figino è stato autorizzato solo a fronte della chiusura dei suddetti tre impianti e, quindi, non è aggiuntivo ma sostitutivo di fuori tabella, altrimenti l'allora assessore regionale non avrebbe capito nulla. Su tali tematiche, non essendo di mia diretta competenza, cercherò di entrarci il meno possibile e con qualche opinione personale. Vorrei cercare di mettere a fuoco due questioni: l'emergenza nell'emergenza, che mi pare sia un elemento molto fondamentale, e il termine ciclo integrato dei rifiuti, a cui tengo tantissimo, cioè, come leggere la presenza degli impianti di CdR e di termovalorizzazione all'interno di un sistema che, come elemento strategico, non si propone quello ma il ciclo integrato.
Presidente, solitamente non alzo i toni ma, a volte, succede per la passione nei confronti di problematiche piuttosto significative, e credo che sussista un problema generale perché state discutendo molto anche in Parlamento sul livello dei toni delle polemiche. Vi sono delle persone che, avendo un ruolo di difesa di parti delicate dello Stato, possono sbagliare o meno e sarebbe prudente non additarle mai come gli unici responsabili dei grossi problemi, altrimenti non avrebbero senso neanche quelle discussioni che, anche oggi, si svolgono in Parlamento proprio rispetto ai toni della polemica. Spesso è sgradevole essere indicati come il soggetto che è responsabile di questo o di quello, quando, a fronte di certe situazioni, ci sono anche grandi tensioni sociali; spesso e volentieri, si espongono con dichiarazioni forti dei soggetti che, umilmente, fanno parte di un lavoro che comprende le attività dello Stato e che, meno sono esposti meno vengono delegittimati e, probabilmente, riescono a produrre più risultati positivi: quindi, credo che sia un discorso di collaborazione tra parti dello Stato.
Ripeto, a volte si eccede semplicemente per passione, perché si ritiene ciò che si fa molto importante e, di conseguenza, si corre il rischio di andare oltre. Per quanto riguarda l'emergenza nellemergenza, credo che sia giusto ascoltare tutti ma, poi, anche cercare di fare una sintesi perché ho quasi la sensazione che si parta già asserendo le varie responsabilità. Ritengo che vada ricostruito quello che è successo a partire dal gennaio del 2001. In regione Campania avevamo due commissariamenti, il primo del prefetto di Napoli, che riguardava lo smaltimento nelle discariche, e il secondo del presidente della regione, che nella prima fase aveva la competenza del piano regionale.
Senatrice De Petris, lei sa bene che il decreto Ronchi affida alle regioni e al piano regionale, proprio come elemento centrale, i criteri per cui stabilire le localizzazioni degli impianti o per dire dove gli stessi non si possono fare. Tuttavia, se c'era un commissariamento era evidente che non sussisteva questo piano regionale che doveva dare alle province lo strumento per fare i piani provinciali dicendo, a priori, dove si poteva fare. Siamo in una regione commissariata proprio perché non sussistevano questi elementi e, di conseguenza, nel 1997-1998 fu predisposto un piano regionale che, in questo quadro, riportava cosa fare ma non rispettava le prerogative date dalla regione al piano regionale.
In questo quadro, furono prima queste le competenze del presidente della regione che, poi, via via, una volta predisposto il piano regionale, ebbe quelle per l'attuazione dello stesso, a cui nel tempo si è integrata la raccolta differenziata, anche a seguito della spinta del Ministero dell'ambiente: di conseguenza, avevamo questi due livelli. Vorrei ricordare a tutti che nel settembre del 2000 cominciavano ad uscire notizie sui giornali ed, in particolare, ricordo molto bene che lallora prefetto di Napoli disse al TG3 che le discariche avrebbero chiuso a fine anno (questa era competenza dei prefetti), non vi era la possibilità di andare oltre e, da novembre in poi, i comuni avrebbero dovuto fare gli stoccaggi dei rifiuti con larticolo 13 del decreto Ronchi: questo era il quadro da cui siamo partiti.
Quando il commissariato regionale ha sostenuto di intervenire sull'emergenza rifiuti, cioè sulle attività di smaltimento, questo è avvenuto a valle di lettere, di trasmissioni e di iniziative ufficiali della prefettura che già diceva che ogni comune doveva attivarsi con larticolo 13 perché, finché non partivano gli impianti di CdR, non c'era soluzione. Noi siamo intervenuti a valle di tutto ciò, andando al Ministero dell'ambiente e dicendo di stare attenti perché in Campania stava scoppiando la guerra; infatti, a novembre - con una certa tolleranza fino a dicembre - le attività delle discariche sarebbero finite, nessuno aveva pensato alla fase intermedia e il problema sarebbe scoppiato in mano ai sindaci.
Voglio ricordare che in tutti i dibattiti di confronto con i sindaci in prefettura, l'unico soggetto che diceva di stare attenti, perché la strada degli articoli 13 era estremamente pericolosa e non era assolutamente da suggerire ai sindaci, era proprio il commissariamento. Ricordo un'assemblea con tutti i sindaci della provincia di Salerno fatta il 31 agosto del 2000 dove i prefetti di Salerno e di Napoli dissero a tutti i sindaci di cominciare ad attrezzarsi per fare gli stoccaggi provvisori. Io dissi di non fare una cosa del genere perché il risultato sarebbe stato l'avviso di garanzia a tutti i sindaci per due motivi banali. In primo luogo, dire provvisorio, significa che devi già sapere dove va dopo, altrimenti la provvisorietà viene a mancare, e in secondo luogo con il rifiuto tal quale qualsiasi stoccaggio viene fatto in discarica e, quindi, ha inevitabilmente tutta una serie di protezioni ambientali che devi avere il tempo di realizzare, in una fase dove costruire nuove discariche non era, comunque, possibile, anche per i tempi tecnici e aldilà dell'aspetto ideologico o meno.
Noi abbiamo avuto unordinanza, così come spesso siamo costretti ad operare in continuità amministrativa e, quindi, ad operare anche se ci troviamo in una gara o in un progetto che, forse, andava fatto rispettando altri criteri. Credo che anche questa Commissione non possa non ricordare i lavori svolti dalla precedente Commissione - di cui lei, presidente, era peraltro membro - e, se si ricorda, fu proprio la vostra Commissione nell'ottobre del 2000 a chiedere al Ministro dell'ambiente di fare in fretta la nuova ordinanza di attribuzione dei poteri in Campania (fu proprio una lettera dell'allora presidente della Commissione Scalia) perché, in mancanza di ciò, non si poteva redigere in fretta un piano per gestire l'emergenza nell'emergenza.
Vorrei che fosse chiaro che nel settembre 2000 ci fu la prima riunione con il Ministero dell'ambiente, dove, con una relazione chiarissima, si diceva che se si arrivava a quel punto, andava realizzata una rete di impianti di vagliatura ma, per fare tutto ciò, era necessaria un'ordinanza ministeriale che consentisse o a noi o al prefetto o a altri di fare queste attività. In quel momento servivano 95 giorni di tempo perché in quelle riunioni avevamo detto - ed è scritto in un documento che, se volete, vi lascio nuovamente come allora - 15 giorni per fare lordinanza ed 80 giorni per fare l'impianto: l'ordinanza è uscita il 22 dicembre. I risultati sono stati 95 giorni per fare l'ordinanza ed avevamo 8 giorni di tempo per fare gli impianti. Nel gestire l'emergenza rifiuti siamo partiti da questo quadro, unemergenza fatta di 3.500 tonnellate al giorno che, da un momento all'altro, non hanno trovato collocazione (credo che costituisca una situazione unica in tutta Europa) mentre l'hanno trovata gli stoccaggi provvisori.
Abbiamo dimostrato che era cosa ben diversa riuscire a fare interventi di emergenza quando i rifiuti sono ancora collocati e farlo quando gli stessi sono per la strada. Vorrei ricordare a tutti voi che, esattamente un anno fa, per portare 40 mila tonnellate di rifiuti a Palma Campania, purtroppo, servì l'esercito perché i rifiuti erano in mezzo alla strada e, quindi, sussisteva il terrore. Due mesi fa abbiamo portato 40 mila tonnellate di rifiuti a Maruzzella, in una normale operazione identica a quella di Palma Campania, e non è successo assolutamente nulla, non perché siamo stati più bravi adesso e meno allora ma perché era del tutto evidente prevedere già allora che un conto è gestire l'emergenza quando i rifiuti sono in mezzo alla strada ed un altro è farlo per tempo. Sarebbe bastato - ma non avevamo noi la gestione delle discariche, non labbiamo mai avuta e non abbiamo mai avuto la gestione dellemergenza - mettere gli impianti di vagliatura sulle discariche esistenti dal 1999 al 2000 ed avremmo ridotto i volumi delle discariche, allungato la loro vita, avremmo avuto meno percolato e, probabilmente, non avremmo avuto sequestrati Parapoti e Tufino per la cattiva gestione dovuta proprio al percolato. Credo che, quando si analizza una situazione, si deve analizzarla tutta e, poi, i provvedimenti in caduta. Ci siamo trovati a gestire questa situazione cercando di prendere tutte le strade possibili e supplendo a tutte le altre situazioni.
Vorrei lasciarvi una scheda presentata già mesi fa alla DIA e alla procura della Repubblica su tutte le varie fasi dell'emergenza dove sono riportate tutte le varie aziende che hanno lavorato, i trasportatori, i trasporti in Germania e fuori regione, su cui sappiamo che la procura sta lavorando sulla base della nostra relazione che evidenzia sinteticamente tutte le varie fasi dell'emergenza. So che lex titolare dell'azienda che gestiva i termodistruttori in Germania, a cui abbiamo portato i rifiuti, è attualmente nelle patrie galere tedesche per ragioni di corruzione ma credo che, se domani accadesse una cosa del genere a chi costruisce automobili, non è certo un delinquente chi le acquista. Se il titolare di una rete televisiva ha problemi giudiziari, chi guarda la televisione non può esserne certo responsabile. Noi abbiamo semplicemente portato dei rifiuti in impianti regolarmente autorizzati e non è certo affare nostro se il titolare degli stessi - oggi, tra l'altro, è subentrato il gruppo RWE - ha avuto problemi di corruzione legati alla realizzazione degli impianti in Germania, dove non credo che il commissariato della regione Campania abbia potuto avere incidenza di alcun tipo.
Per quanto riguarda i comuni, gli appalti e quant'altro, tale problema sussiste ed è enorme, senatore Liguori. Con l'ordinanza n. 3100 del 4 dicembre 2001, finalmente, si è cominciato a ragionare sul ciclo del rifiuto perché, fino ad allora, la competenza del commissariato nell'ambito dei rifiuti era limitata alle cose che dicevo ma, soprattutto, la raccolta del rifiuto non era mai prevista all'interno del meccanismo del ciclo. Di conseguenza, ci si era dimenticati completamente che, a valle di un sistema di raccolta, c'è un sistema di smaltimento e le due cose devono essere interfacciate. Nell'ambito di questa ordinanza c'è una competenza al commissariato, nelle more della definizione degli ambiti della revisione gestionale, di assicurare i servizi in questa fase di emergenza, quindi come competenza generale di assicurazione dei servizi.
Sussiste un fenomeno strano che, secondo me, deve interessare molto la Commissione. Noi non abbiamo tolto un appalto ad alcuna azienda che fa raccolta e trasporto di rifiuti in Campania. Abbiamo detto che andavano costruiti degli ambiti, messi insieme i comuni e, laddove scadevano gli appalti, abbiamo dato delle proroghe fino alla data in cui potevamo mettere insieme i comuni: di conseguenza, non abbiamo tolto lavoro a nessuno. Dal 17 gennaio del 2001, giorno di chiusura della discarica di Tufino, e nei 6, 7, 8 mesi successivi, è successo che almeno quattro aziende tra quelle più grandi che gestivano la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti in Campania per conto dei comuni sono fallite, non a fronte di appalti revocati ma in presenza di unattività invariata.
Credo che sia abbastanza evidente il nesso tra la chiusura della discarica e il fatto che le aziende falliscano; molto probabilmente, è il meccanismo dello smaltimento illegale dei rifiuti in discarica a tenere in piedi un'altra cosa. In questo caso, siamo stati costretti, visto che l'ordinanza dice di assicurare il servizio, a subentrare ed a farci carico di questo problema. A questo se ne è aggiunto un altro. Nell'ultimo anno cinque aziende hanno ottenuto il certificato antimafia negativo, cosa anche questa molto interessante perché negli ultimi quattro anni nessuna azienda che facesse raccolta e trasporto dei rifiuti ha avuto tale certificato.
Tutto
ciò vuol dire che, probabilmente, la nostra azione ha fatto emergere qualche cosa in
questo settore, dando strumenti investigativi a chi deve investigare per avere, poi, gli elementi per fare una certa pulizia e, di
conseguenza, si è generato un grosso problema nel settore.
In questo caso, abbiamo trovato una situazione spaventosa che è uno degli
elementi fondamentali di questa emergenza. Lei, senatore Liguori, prima citava dei comuni
ma ha sbagliato solo su Caivano dove, in realtà, non sussiste questa situazione.
Tuttavia, vorrei citarne qualcun altro a caso (Gragnano, Ottaviano, Casandrino, Cardito, Melito,
Trecase, SantAntimo, Arzano, Crispano, San Gennaro Vesuviano, Torre del Greco) dove abbiamo trovato questa
situazione. A Gragnano siamo intervenuti perché l'azienda ha avuto il certificato
antimafia negativo; l'azienda precedente era
fallita - quindi, quel comune è
sfortunato perché richiama certe situazioni - e ci siamo trovati un appalto gestito dove cerano 18 lavoratori a tempo pieno e 37
lavoratori a full-time. Il cedolino paga, il costo reale di questi lavoratori utilizzati per lappalto
era di 114 mila euro mensili; l'appalto era svolto a un milione 150 mila euro
all'anno, cioè al 50 per cento del costo dei lavoratori.
Nel comune di Ottaviano cerano 35 lavoratori a tempo pieno che
costavano 99.420 euro al mese mentre l'appalto
era di 852 mila euro all'anno, cioè il 60 per cento del solo costo dei lavoratori, senza
calcolare mezzi e quant'altro (Commenti del
presidente Bassolino).
Voglio segnalare a questa Commissione il caso di Ottaviano, dove abbiamo usato aziende pubbliche per intervenire in sostituzione in questa fase transitoria. Questa sera devo togliere l'affidamento dell'azienda pubblica Amav di SantAnastasia, che si era prestata a fare il servizio a Caivano anche in una situazione difficile, perché dopo la terza bussata - credo che tutti sappiano che cosa significhi bussata- il sindaco del comune di SantAnastasia ha dovuto dire di non poter più rischiare i suoi lavoratori e i suoi dirigenti e non era più in condizione di continuare con quel servizio.
Sempre in questi giorni dobbiamo intervenire nel comune di Giugliano perché sei mesi fa chiedemmo allo stesso di fare il servizio a quell'azienda pubblica, e l'allora sindaco impose, con una propria ordinanza, di fare il servizio con tre aziende locali. Il sindaco non c'è più da tre settimane e, in tale tempo, è emerso che due di queste tre aziende locali hanno pesanti condizionamenti di camorra: di conseguenza, hanno il certificato antimafia negativo e dobbiamo subentrare nuovamente per intervenire nel sistema. Commissari, non bisognava essere scienziati dei sistemi investigativi per capire che, in un quadro del genere, l'80 per cento dei comuni che davano il servizio in appalto, pagavano il 50 per cento del costo dei lavoratori. Quindi, onorevole Lion, il problema degli LSU va ancora ben oltre. Si è verificato un altro fenomeno grave a Torre del Greco, dove l'azienda che gestiva l'appalto ha assunto ventisette persone negli ultimi diciassette giorni di appalto e quattordici di queste erano tutti aderenti allo stesso clan. Nel comune di Torre del Greco ci sono quattro persone pagate regolarmente per il servizio di raccolta rifiuti che da tre anni sono agli arresti domiciliari e non si sono mai presentati sul lavoro.
Sussiste un fenomeno su cui bisogna stare molto attenti. Una delle aziende ha avuto il certificato antimafia negativo - e, quindi, abbiamo dovuto estrometterla dagli appalti - e nella relazione della Prefettura tale certificato
PRESIDENTE. Ovviamente, immagino che tutte queste cose siano già state riferite.
GIULIO FACCHI, Subcommissario delegato del Governo per l'emergenza rifiuti. Sono già state comunicate alla procura ma credo che siano di interesse della Commissione. Una delle aziende ha subìto il certificato antimafia negativo perché nelle relazioni DIA si legge: questi nel passaggio di cantiere fatto a Nocera hanno assunto del personale in grado di condizionare, poi, l'azienda. Quindi, il condizionamento passa attraverso il meccanismo del personale e questa situazione è gravissima. In ogni comune dove andiamo (a Piano di Sorrento in questi giorni ma si tratta di una cosa frequente) ci troviamo nella situazione in cui l'appalto dice che il servizio va fatto con 10 lavoratori e ci passano libri matricola di 19, 20, 22, 23 lavoratori, spesso e volentieri addirittura che non lavorano. Tutto ciò è gravissimo e significa nel futuro poter condizionare tutto il servizio anche dall'esterno, operazione che, come sapete, hanno saputo fare molto bene anche sulle discariche.
Anche sulle discariche credo che non sia secondario - non voglio criminalizzare nessuno perché con i lavoratori ho anche, personalmente, un ottimo rapporto - fare qualche riflessione. Nel 1993 fu tolta la gestione delle discariche ai soggetti privati perché si diceva che fosse tutta camorra e bisognava andare ad una gestione pubblica. Di fatto, è successo che i lavoratori - non invento il fatto che sussiste un rapporto specifico anche tra i lavoratori e la malavita organizzata - sono rimasti tutti esattamente nello stesso ruolo. Non c'è stato un consorzio - ma non abbiamo gestito noi le discariche - che, pur sapendo di gestire una discarica per anni con volumi d'affari decisamente importanti, abbia acquistato le pale, i compattatori, i mezzi e quant'altro, ma tutta questa fase è andata avanti con il nolo a caldo, fatto dalle aziende che prima gestivano le discariche.
Ci si stupisce se a Milano vengono condannati 31 imputati perché i rifiuti finivano a Tufino? Fornisco un altro elemento molto importante a questa Commissione per capire il quadro in cui si è operato. Qualche mese prima della chiusura delle discariche, dissi al prefetto di Napoli che c'erano troppi rifiuti speciali - che, ufficialmente, vanno nelle discariche -, che aveva autorizzato le aziende a portarli via e, quando finivano, si potevano togliere le aziende. Noi ci immaginavamo che, non essendoci in Campania una discarica di rifiuti speciali, se togli i rifiuti alle aziende dopo poco tempo sorge un problema. Immediatamente feci un giro fra tutte le principali aziende campane per vedere come risolvevano il problema dei rifiuti: lo risolvevamo tutte dando lincarico ai trasportatori e la cosa strana è che risultava che tutti questi rifiuti speciali della Campania finivano nella stessa discarica pugliese. Si pensava che, in tal caso, ci dovesse essere una coda di camion tutti i giorni verso la Puglia. Sappiamo benissimo che chi fa i trasporti deve conservare il tachimetro e non serve molto verificare se, a fronte delle bolle di consegna, dai tachimetri dei camion risultano effettivamente fatti viaggi in Puglia in quei giorni. A quel punto, non serve neanche scandalizzarsi se, poi, i rifiuti finiscono a Tufino o seppelliti o quant'altro.
Vorrei far notare che, grazie all'attività e alla presenza del commissariato e a qualche risultato giudiziario, nell'ultimo anno, negli ultimi mesi e anche nelle ultime settimane è stato ottenuto qualche arresto dove il meccanismo di smaltimento dei rifiuti era proprio questo.
Vorrei segnalare alla Commissione l'altro problema dei cartelli che stanno nascendo.
Vi sono aziende che operano in questo settore e dove si scopre che molto spesso
PRESIDENTE. Qual era la stazione appaltante?
GIULIO FACCHI, Subcommissario delegato del Governo per l'emergenza rifiuti. Nel caso specifico era la regione ma ciò più che altro è a margine. Piuttosto in quel caso è emerso il dato interessante del meccanismo cartello che è dietro le gare. Per cui credo che vi siano grossi problemi da questo punto di vista; si tratta di problemi che il commissariamento ha fatto emergere. Se oggi vi è questa situazione abbastanza chiara è perché stiamo verificando quanto percolato è stato smaltito nelle discariche, quante volte si smaltisce acqua al costo del percolato, perché qualcuno apre le pompe dell'acqua. È stato segnalato alla procura della Repubblica, non più non più di anno fa, che nelle discariche chiuse la notte vi era un ciclo per lo smaltimento dei rifiuti pagato 30 mila lire a camion, tutte le notti regolarmente! Questo è il quadro dal quale stiamo cercando di uscire.
Nel caso specifico dei comuni, onorevole Liguori, l'impatto è di questo tipo: il comune di Ottaviano ha a bilancio un miliardo 200 milioni, si toglie il coperchio della pentola e si manda il soggetto pubblico il quale ci dice che i lavoratori costano 3,4 miliardi, in più si deve svolgere il servizio e si raggiunge così la cifra di 4 miliardi. Onorevoli commissari, sorgono allora tre problemi: potrei dire al comune di Ottaviano di svolgere una gara ma il comune di Ottaviano non ha la copertura economica senza la quale è costretto ad eseguire una gara ancora ad un miliardo e due riproponendo un illegalità da cui non riusciremo più ad uscire. Se il comune di Ottaviano decide di fare una gara per 4 miliardi, la legge finanziaria con un incremento massimo del 6 per cento del tetto di spesa, impedisce di fare una gara con quei costi. Siccome devo assicurare il servizio, siamo stati obbligati in una certa fase a sostenere i comuni. All'inizio non sapevamo che il problema fosse così generalizzato per cui siamo intervenuti sul comune di Trecase prima e sul comune di Ottaviano poi. Il guaio grosso, drammatico, è che oggi abbiamo scoperto che il problema è assolutamente generalizzato e che il commissariato, ovviamente, non ha i fondi per fronteggiarlo (Commenti del deputato Liguori). Certo, ciò non è dato da una logica ma proprio perché, di impatto, ci si è trovati di fronte ad un problema.
Per quanto riguarda la raccolta differenziata, onorevole Lion, la metodologia su cui spingiamo è indubbiamente quella del porta a porta. Ieri un comune campano ha ottenuto il secondo posto, a livello nazionale, per la raccolta differenziata con una quota del 78 per cento; è una piccola soddisfazione, se volete anche personale, di chi si è occupato di ciò. Ma non è questo il dato interessante (Commenti del deputato Coronella) No, no, onorevole venga con me a Vairano Patenora e verifichiamo. Tengo così tanto alla raccolta differenziata da sapere che i nemici sono due: chi non la vuol fare e chi la vuol banalizzare. Quando noi forniamo dei dati sulla raccolta differenziata e perché li abbiamo verificati tre volte: dal comune, dal CONAI e dalla verifica su quanto non va più in discarica. Solo a quel punto riconosciamo i dati sulla raccolta differenziata. Perché so bene che se un giornalista scopre che i dati non sono veri, il giorno dopo facciamo un passo indietro e non avanti. Quindi non credo che da parte nostra vi siano errori sui dati, semmai questi vengono un po' limitati.
Il dato è che un milione 200 mila cittadini campani hanno già superato il 35 per cento di raccolta differenziata. Un picco è rappresentato dalla zona del Nolano; ridevo quando prima l'onorevole chiedeva quali sono le aree perché sapeva benissimo che è un'area che lo riguarda e che lui stesso vi ha avuto un ruolo molto importante. Nella zona del Nolano si raggiunge complessivamente un valore di oltre il 40 per cento di raccolta differenziata per tutti comuni. Vi è poi l'area molto significativa dell'agro nocerino, il consorzio Salerno 1 ieri è risultato il consorzio d'Italia che complessivamente su un'area di 450 mila abitanti ha una percentuale di raccolta differenziata maggiore. Parliamo dei comuni di Nocera, di Angri, quindi di una area anche densamente abitata e non solo di "comunelli". La stessa città di Acerra, di cui si parla tanto, nel giro di due mesi ha raggiunto il 28 per cento di raccolta differenziata; è unesperienza molto difficile quella di Acerra ma la strada è assolutamente questa.
È vero che abbiamo acquistato gli impianti di compostaggio ma che non li abbiamo ancora collocati tutti. Onorevoli commissari credo che si debba cercare di comprendere la situazione; abbiamo acquisito tali impianti in una fase di programmazione e con l'obiettivo di collocarli nell'anno 2001; ma in quellanno abbiamo avuto qualcosa come un milione e 200 mila tonnellate di rifiuti per le strade. Era a mio avviso improponibile fare questo errore in un momento in cui non si riusciva a realizzare un'area di trasferenza e i comuni dovevano usare i carabinieri per fare il proprio stoccaggio comunale; se in quella fase avessimo compiuto il grosso errore di buttare nella mischia gli impianti di compostaggio avremmo ottenuto delle grandi reazioni popolari anche contro tali impianti. Quindi ovviamente quella fase e per tutto il 2001 ci hanno disturbato nell'attuazione dei piani; non è esatto però quello che si dice sugli impianti di compostaggio, questi sono impianti modulari da 3 mila tonnellate l'uno, quindi quando diciamo che ne abbiamo inaugurati 2, in pratica sono già quattro, ossia sono doppi moduli da 3 mila tonnellate. Noi pensiamo che entro la fine di settembre, o ottobre tutti gli impianti di compostaggio saranno collocati in modo definitivo o provvisorio, sono amovibili quindi ci consentono anche la provvisorietà.
Non è vero che l'impianto di Giffoni Vallepiana è fermo; dovete considerare che ogni volta che si ferma l'impianto di Giffoni Vallepiana abbiamo la provincia di Salerno piena di rifiuti, quindi non è vero. È successo
VINCENZO DEMASI. Salta spesso!
GIULIO FACCHI, Subcommissario delegato del Governo per l'emergenza rifiuti. Certo, salta spesso. Onorevole, il progetto non prevedeva impianti di vagliatura in questarea, anche perché, a Palomonte, non abbiamo buttato i soldi, non è proprio così. Il progetto prevedeva ovviamente un ciclo integrato. Una volta vagliati i rifiuti, sappiamo tutti che non abbiamo risolto ancora nulla, abbiamo una frazione secca ed una umida ma dobbiamo poi smaltire l'una e trattare l'altra. Il progetto prevedeva in capo ai prefetti - mai in capo al presidente della regione - la realizzazione degli impianti di vagliatura, delle discariche per la frazione secca e degli impianti di stabilizzazione. Il ciclo era quello, e solo quello poteva essere!
Riguardo l'impianto di Palomonte, voglio anzitutto ricordare che nella provincia di Salerno non esiste né la stabilizzazione né la discarica del secco e che, mentre l'ordinanza 3100 stabilisce che i prefetti delle province, il prefetto di Salerno, autorizzano gli impianti di varia natura, ancora oggi, dopo 11 mesi, questo impianto è in funzione con autorizzazione provvisoria firmata dal subcommissario Facchi! Ciò perché ogni volta che deve essere autorizzato il modulo definitivo qualche collaudatore scopre che manca una vite offre l'alibi a qualcun altro per non autorizzare ed è il subcommissario Facchi che continua ad autorizzare l'esercizio per questo impianto! Quindi nella provincia di Salerno non c'è niente di autorizzato da chi di competenza. Niente, nulla, assolutamente nulla!
Ciò premesso per Palomonte il problema oggi non è realizzare un altro impianto quanto approvare lo smaltimento del secco e dell'umido. Durante l'emergenza, con i rifiuti già per le strade, noi avevamo chiesto alla provincia di Salerno, alla prefettura di Salerno e a quant'altri, di scegliere delle aree dove vi fossero capannoni in modo tale da realizzare prima il vaglio. Si parlava di 6, 7, 8 o 9 giorni per fare un vaglio, se si fa nei capannoni si fa prima perché vi sono già le condizioni.
Onorevoli, dalla data in cui fu deciso per l'impianto di Palomonte, l'unico nel capannone quindi quello che teoricamente in tutta la regione avremmo dovuto realizzare per primo, ebbene, da quella data e fino a quando quellimpianto è stato realizzato, abbiamo nel frattempo aperto e chiuso l'impianto di Striano (che ha fatto la vagliatura e le ecoballe), abbiamo realizzato l'impianto di Pomigliano in cinque giorni, abbiamo realizzato l'impianto di Paolisi in 12 giorni, abbiamo realizzato l'impianto di Giffoni Vallepiana in tre mesi, abbiamo realizzato l'impianto di CdR di Pianodardine in nove mesi!
Dopo 11 mesi ci è stato chiesto se autorizzare l'impianto di Palomonte! Abbiamo messo di meno a fare un impianto di CdR che a dire che è pronto l'impianto di Palomonte: un vaglio mobile messo in un capannone! E poi ci si dice che abbiamo sprecato i soldi solo perché noi abbiamo detto che, signori, limpianto non ci serve più perché a questo punto i vagli li abbiamo già fatti ovunque e sarebbe stupido pagare il noleggio di altri vagli solo per dire che adesso lo abbiamo fatto. Ma sono trascorsi 11 mesi e con quei rifiuti prodotti!
Se avessimo ridotto l'emergenza della provincia di Salerno solo con il vaglio di Palomonte, così com'è scritto nell'ordinanza ministeriale, si sappia che la provincia di Salerno avrebbe oggi - perché solo oggi sarebbe pronto l'impianto - qualcosa come 3 o 400 mila tonnellate di rifiuti in mezzo alle strade ad aspettare il vaglio di Palomonte! Quindi anche lì le cose sono state dette e sono scritte chiare e nette. È facile giocare sulla responsabilità ma noi a Palomonte non abbiamo sprecato una lira perché ci siamo impegnati a riutilizzare quell'area.
Onorevole, si ricordi che a Polla c'era un impianto ex CdR, ex vagliatura ed ex stabilizzazione costato alla collettività 17 miliardi - non gli 800 milioni di Palomonte -, ebbene quest'impianto non è mai stato utilizzato un solo giorno ed è stato realizzato qualcosa come 10 o 11 anni fa! Lo stesso per l'impianto di Santa Maria Capua Vetere, costato 32 miliardi e che adesso viene venduto come ferro vecchio. Quindi bisogna stare molto attenti a porre l'accento su una vicenda molto circoscritta, legata all'emergenza dove, in condizioni appunto emergenziali, era giusto forzare nei confronti dei cittadini ma, cessata l'emergenza, allora non si deve forzare e gridare ai soldi spesi per scoprire poi che da altre parti se ne sono spesi molti di più.
ANTONIO BASSOLINO, Commissario delegato del Governo per l'emergenza rifiuti. Vorrei aggiungere alcune mie considerazioni di carattere più generale sia sulla fase che abbiamo attraversato sia per quello che riguarda le prospettive.
Sulla fase attraversata, prima di esprimere un mio giudizio personale e generale sull'attività svolta, mi sembra che da quanto affermato dai colleghi Vanoli e Facchi, risulti chiara la situazione che abbiamo dovuto affrontare. In relazione al piano Rastrelli premetto che, come ho già sostenuto in consiglio regionale, ritengo ci debba sempre essere, entro i limiti giusti, una indispensabile continuità amministrativa per cercare di fronteggiare le situazioni. Il piano Rastrelli riguarda cinque impianti di termovalorizzazione e 13 tra impianti di CdR e impianti con funzioni similari; interviene il ministro Ronchi e si passa da 5 a 2 per gli impianti di termovalorizzazione e da 13 a 7 per gli impianti di CdR. Si svolge la gara, nei termini spiegati e poi tutto rimane fermo e per sei o sette mesi non si riesce a fare l'accordo di programma che bisognava realizzare in base agli impegni stabiliti; questo nel momento in cui mancavano pochi mesi alla chiusura delle discariche.
Questo è il punto di partenza che abbiamo trovato di fronte a noi. Il primo atto che ho compiuto, una volta eletto presidente, è stato esattamente quello di intervenire presso palazzo Chigi e chiedere una ordinanza che sbloccasse la situazione; ciò, data l'impossibilità di fare quell'accordo di programma, per l'opposizione dell'ENEL e la resistenza del ministero dell'industria,.
Da allora nel corso del 2001 davvero abbiamo dovuto affrontare una drammatica emergenza che credo sia chiara anche per quanto affermato da Vanoli e Facchi. Lo dico nel modo più pacato ma l'emergenza drammatica nel corso del 2001 è stata resa più difficile dal fatto che nello stesso anno abbiamo avuto anche le elezioni politiche e dunque in diverse parti del territorio le elezioni hanno inciso e incidevano anche nell'affrontare questa emergenza e hanno inciso ed incidevano in modo anche molto trasversale poiché il tema è delicato e difficile. Abbiamo dovuto farci carico di una situazione, in molti casi, davvero drammatica.
Mi permetto quindi anche di ricordare, ma lo sapete bene, quali erano e sono i compiti del commissariato e quali erano e sono i compiti delle prefetture nellaffrontare questa emergenza. Compiti della struttura commissariale: attivazione della raccolta differenziata con realizzazione dei relativi impianti; realizzazione degli impianti finali di CdR e di conversione dello stesso in energia elettrica. Compiti dei prefetti in materia di rifiuti: di intesa con il commissario delegato i prefetti provvedono alla vagliatura dei rifiuti urbani, al fine di separare la frazione secca dalla frazione umida; stabilizzazione della frazione umida; smaltimento della frazione secca o messa in riserva della stessa per il trattamento finalizzato alla produzione del combustibile derivato da rifiuti; si avvalgono dei consorzi di bacino ed utilizzano gli impianti resi disponibili dal soggetto affidatario; nominano d'intesa commissari ad acta in caso di inadempienza dei consorzi; il prefetto di Napoli, delegato in caso di mancata realizzazione delle attività di cui in precedenza, può disporre la realizzazione degli impianti di vagliatura, stabilizzazione e stoccaggio della frazione secca o di impianti di stoccaggio di rifiuti urbani per trenta giorni.
Essendo queste le competenze, la mia opinione è che il commissariato abbia svolto un'attività enorme, ripeto enorme. E in diverse situazioni si è caricato di competenze non sue e si è assunto la responsabilità di intervenire in situazioni in cui spettava ad altri organi dello Stato intervenire. È per me motivo di riflessione aver assistito ad interminabili discussioni tra i diversi organi dello Stato su chi dovesse assumersi la responsabilità di apporre una firma. Era questo il momento in cui decine e decine di città della regione erano sommerse dai rifiuti per le strade. In numerose di queste circostanze, di fronte ad interminabili discussioni, fatte portandosi appresso avvocati dello Stato, l'un contro l'altro armati, per decidere chi non dovesse firmare e chi assumersi la responsabilità di mettere le firme, noi ci siamo assunti la responsabilità di firmare in varie circostanze e di andare avanti. Può essere interessante fare una valutazione anche delle firme messe in base alle competenze da parte di diversi organi dello Stato e vedere quante firme sono state messe in materia di competenze per gli impianti che bisognava fare e per tutte le competenze che la legge attribuisce ai diversi organi dello Stato.
Si è dunque lavorato con grandissima intensità attraversando questo terribile 2001. Abbiamo affrontato difficili situazioni anche con molti difetti e limiti ma avendo avuto nel 2001 mobilitazioni popolari comprensibilissime a volte addirittura anche sull'impianto di trasferenza e sullo stoccaggio, non parlo degli impianti di CdR e di termovalorizzazione. Abbiamo attraversato questo lungo 2001 e mentre si attraversava tutto questo, in tante circostanze ci assumevamo tutte le responsabilità che a mio avviso soprattutto chi è eletto dai cittadini deve sapersi assumere, ciò al di là delle dispute sulle firme e se si è uomini dello Stato che hanno il dovere di agire. Quindi ci siamo mossi anche per sbloccare le gare ferme ed in sostanza, in due anni e qualche mese, ad ottobre prossimo, con l'ultimo impianto, quello di Battipaglia, avremo in funzione tutti e sette gli impianti di CdR. Ciò avendo compiuto quello sforzo nella raccolta differenziata che ha portato ai primi risultati; ritengo che questa iniziativa debba essere rafforzata fortemente in quanto rappresenta un punto strategico fondamentale ed essenziale di tutta la nostra attività.
Per gli impianti di termovalorizzazione vorrei soltanto aggiungere che ne stiamo intensamente discutendo e vi sono vicende sempre molto complicate. Tenete conto che su ognuna di queste questioni, mentre si andava avanti, ovviamente, ci sono stati ricorsi da ogni parte. Sulla questione di Acerra si è espresso anche il TAR (nei confronti di un ricorso); al riguardo vi posso consegnare l'atto (qualora questo non sia già a conoscenza della Commissione); mi limito soltanto a leggerne due righe le quali citano che, per il TAR, in conclusione non solo non è mancata la consultazione degli enti interessati ma è proprio il comune di Acerra (ricorrente) a non aver fornito quella collaborazione di cui viceversa lamenta la mancanza. E per cui si oppone al TAR.
In relazione alla discussione con i comitati e tutte le varie forze, sono perché continui questo confronto con la comunità e con le sue forze organizzate. Infatti durante questi incontri ed in consiglio regionale ho esposto lipotesi di avere anche un comitato pienamente paritetico, con il comune di Acerra che scelga tecnici, di parte per monitorare e controllare ogni cosa ed essendo chiara la mia opinione in questa materia e cioè che, a regime, dobbiamo avere sul territorio del comune di Acerra, anche con l'impianto a regime una situazione nettamente migliore di quella che c'è oggi senza impianto. In ciò intervenendo, mentre si costruisce l'impianto, sui tanti fattori seri presenti nel caso di Acerra e che, ad esempio, attengono all'inquinamento ambientale prodotto dai due passaggi a livello della ferrovia di Acerra, che sono a mio avviso il fattore più serio di tutti. Ed intervenendo anche sui pozzi neri e sugli scottanti temi che attengono ad un territorio come quello.
Infine, affronto il tema dei tempi del commissariato, questione posta sia dal presidente sia da vari commissari; è una tematica che comprendo bene. La mia opinione è che ci deve essere, ma questo lo do per scontato - l'ho già detto in consiglio regionale - una riflessione generale e comune su tutti i commissariati. Il Parlamento deve discutere della Campania, della Puglia, della Calabria, di tutti i commissariati; anche andando a verificare - penso sia utile - l'attività svolta dai diversi commissariati e a che punto è la situazione. Quindi penso ad una valutazione comune di tutti i commissariati.
A mio avviso data la situazione, di cui avete qui ascoltato, e con la quale bisognerà continuare a fare i conti, ritengo che su ciò si debba riflettere bene e considerare - è la mia opinione - una strategia di rientro dai commissariati straordinari. Ossia una strategia di rientro nell'ordinario che accerti dunque i tempi e le modalità attraverso cui avviare un rientro dai regimi straordinari verso un'attività ordinaria; questa mi sembra una riflessione comune da fare nei confronti di tutti i commissariati. Non sono certamente io, che per altro ho fatto il sindaco per lunghi anni, ad opporre una qualunque forma di resistenza su un tema come questo; penso soltanto che sia interesse delle istituzioni e della comunità, oltre che svolgere una riflessione generale sui commissionati, anche garantirci bene per quello che succede in una situazione nella quale, per le attività ordinarie, la regione non era mai riuscita a fare il piano che a norma di legge doveva fare; tant'è vero che essa fu non soltanto commissariata ma anche pesantemente multata dall'Unione europea. Ciò perché oltre alle inadempienze si erano riscontrate diverse questioni serie.
Anche perché così i comuni presentano i vantaggi che noi sappiamo, la vicinanza al territorio e al tempo stesso tante situazioni di diverse parti del territorio che ben conosciamo; ossia c'è al tempo stesso più vicinanza ai cittadini ma a volte anche più vicinanza a forme non democratiche di intervento di varie forze. Questi sono i punti delicati che stanno di fronte a noi. Su ciò, se la Commissione lo ritiene, penso che si possa pensare anche ad un ulteriore momento di approfondimento, magari a settembre o ottobre, prima cioè che si arrivi alla scadenza del termine, così riflettendo, voi ed io stesso, anche su questa che io chiamo una strategia di rientro, cioè sui tempi, forme e modi proprio per approntare, di fronte al Governo e al Parlamento, una idea al riguardo.
PRESIDENTE. Per quanto riguarda il metodo, siccome abbiamo sforato i tempi, proporrei di far rivolgere tre domande da parte dei colleghi del centrosinistra e da quelli del centrodestra.
VINCENZO DEMASI. Non vedo perché
PRESIDENTE. Allora "dieci secondi" per domanda altrimenti non ce la facciamo.
VINCENZO DEMASI. Presidente, avevo chiesto notizie sulla IMPREGECO, che mi sembra essere una struttura che si sovrappone inutilmente ad altre strutture più legittimate. Forse l'argomento è probabilmente scappato.
MARCO LION. Rispetto alla strategia delineata, in particolare sui due termovalorizzatori di a Acerra e Santa Maria la Fossa, volevo far presente che ieri, nel corso dell'audizione con il prefetto di Caserta, lo stabilimento di Santa Maria la Fossa non veniva dato proprio per certo, ciò nel senso che non c'era una determinazione precisa rispetto a questo stabilimento.
Siccome abbiamo ascoltato e apprezzato il lavoro svolto e le difficoltà incontrate nel confronto, nel rapporto con gli organi dello Stato e le amministrazioni comunali o provinciali desideravo fornirvi questa informazione.
PRESIDENTE. Il prefetto di Caserta, in pratica, formalmente non è informato di ciò.
GIOVANNI RUSSO SPENA. Due brevissime domande al mio amico, presidente Bassolino. Come saprà sono di Acerra
PRESIDENTE. Per cortesia, niente premesse!
GIOVANNI RUSSO SPENA. Siccome si è molto parlato di Acerra e siccome sono personalmente coinvolto nell'organizzazione di comitati e il mio vescovo è in sciopero della fame, volevo solamente capire se l'allocazione sul territorio acerrano, come mi è parso di capire, sia stata decisa in effetti dalla ditta vincitrice dell'appalto e non invece, per i motivi che abbiamo ascoltato, dagli organismi democraticamente eletti per il governo del territorio.
Infine, e più in generale, vorrei sapere se è vero, e se risulta al presidente della regione, che, come mi è stato riferito, la regione Campania ancora non abbia una legge che stabilisca ruoli e competenze per l'attuazione del parere di valutazione di impatto ambientale per ogni opera che abbia caratteristiche di possibile influenza sull'ambiente. Ciò ovviamente pure per ritardi anche di precedenti amministrazioni.
DONATO PIGLIONICA. Sarò telegrafico. Innanzitutto mi ha estremamente impressionato la passione, un elemento indispensabile per occuparsi di una cosa di questo genere. Ciò che più mi ha colpito è il problema degli enti locali in relazione ai costi citati, si pone una questione che mi pare non sia soltanto degli enti locali, né soltanto della regione ma credo anche del ministero dell'interno. La questione è un po' più complessa.
Esiste una strategia per trovare quelle risorse finanziarie che certamente andranno reperite? Perché se parliamo di servizi che costano quattro e che non sono affrontabili perché in bilancio si ha 1, o abbiamo tutti i comuni in dissesto o c'è un intervento del Ministero dell'interno che insieme con la regione se ne fa carico. Vi è un progetto o un'idea su questa questione?
SALVATORE MARANO. In via eccezionale farò due domande. La prima è rivolta al dottor Facchi il quale prima sottolineava che quando alcuni comuni e imprese erano in difficoltà per la gestione della raccolta dei rifiuti, lui chiamava il soggetto pubblico. Vorrei fosse meglio chiarito chi è questo soggetto pubblico e in che modo egli lo chiamava.
Rivolgo ora una domanda al presidente Bassolino; constato che Acerra sta vivendo un momento triste dal punto di vista ambientale vi è però anche una forte ambizione - un fiore all'occhiello per tutto il Sud - mi riferisco alla realizzazione del polo pediatrico. È possibile che la realizzazione del termovalorizzatore, fortemente voluto, infici la realizzazione del polo pediatrico ad Acerra?
MICHELE VIANELLO. Opportunamente il presidente Bassolino ha indicato le differenti responsabilità in materia di commissariamento. Perché altrimenti si ha limpressione che il commissario sia unico e quindi quando poi si afferma che bisogna mettere fine al commissariamento non si capisce bene a quale commissariamento ci si riferisca.
Vi è un aspetto la cui conoscenza mi interesserebbe far acquisire a questa Commissione - anche alla luce di quanto affermato dal ministro Matteoli - anche perché poi dovremo discutere della fine dei commissariamenti
ANTONIO BASSOLINO, Commissario delegato del Governo per l'emergenza rifiuti. La interrompo solamente per chiarire il perché ho voluto fare quella precisazione. Adesso il 2001 è alle nostre spalle ed abbiamo affrontato quella drammatica emergenza ma io mi permetterei di sottoporre una domanda: con le norme attuali a chi spetterebbe la competenza di togliere i rifiuti dalle strade, mia o delle prefetture? È questo un punto interrogativo che lascio. A voi rispondervi e riflettere su tutta la storia che è alle nostre spalle.
MICHELE VIANELLO. Mi interessava far acquisire alla Commissione la conoscenza della tipologia di queste supplenze perché è chiaro che se noi avremo voce in capitolo anche sul modo con cui mettere fine al commissariamento, allora è chiaro che bisogna capire bene dove e chi è entrato e ha assunto la supplenza rispetto ad altri.
GENNARO CORONELLA. Volevo ringraziare il presidente per la risposta sul tema della situazione di stallo, aggiungo anche che in ciò si deve tener conto dell'interruzione della legislatura. Non ho però avuto risposte sia sulla organizzazione del personale sia per quanto riguarda le somme, le risorse trasmesse dalla Presidenza del Consiglio dei ministri al commissariato.
Sul termovalorizzatore di Santa Maria Capua Vetere confermo le perplessità sollevate dal collega Lion, anche perché effettivamente non solo il prefetto ma anche il presidente della provincia hanno fortemente contestato questa iniziativa che pare che allo stato esista solo virtualmente. Quindi non è dato sapere allo stato qual è la scelta che assumerà il commissario di Governo. Volevo chiedere inoltre al presidente Bassolino se può dirci qualcosa delle bonifiche ambientali dei siti di interesse nazionale.
RICCARDO VILLARI. Nonostante la richiesta di sinteticità vorrei comunque usufruire di un po' di tempo a mia disposizione perché dopo una giornata di audizioni intensa come quella di ieri abbiamo acquisito diversi dati. Innanzitutto ringrazio il presidente Bassolino, il dottor Facchi ed il professor Vanoli.
Una prima considerazione, che nasce dalle audizioni di ieri e da quella particolarmente articolata di oggi, riguarda un tema che da campano e da napoletano conosco particolarmente. Bisogna dire (è emerso molto chiaramente) che il quadro dal quale si è partiti vedeva un settore delicato come questo, di fatto in mano alla criminalità organizzata e, probabilmente (questa non è una commissione politica ma di inchiesta) si è anche insistito sulle tensioni sociali che si sono messi in moto sui territori. Apparve chiaro (e bene si è fatto nel richiamare le competenze dei diversi commissariati) che quando l'anno scorso in questa regione scoppiò lemergenza con i rifiuti per le strade (ho cercato ieri di sottolinearlo al prefetto) possiamo dire con grande nettezza che ci fu da parte delle prefetture una posizione quanto meno pilatesca. Questo si deve dire con chiarezza perché le competenze del commissariato riguardano gli impianti da una parte e la raccolta differenziata dall'altra. Quando siamo partiti non c'era nulla; c'era un territorio devastato, inquinato e questo è il punto di partenza.
Devo dire quindi con grande nettezza che oggi gli impianti di CdR sono a regime; constato altresì le scelte, anche travagliate, rispetto alla termovalorizzazione e bene fece la giunta Rastrelli ad affrontare questo problema e bene hanno fatto gli altri a portarlo avanti; quindi oggi si vede quanto meno un orizzonte. Ciò che mi interessa sapere riguarda due punti di cui il primo deriva da quanto il prefetto di Napoli ha sottolineato ieri rispetto all'informazione che egli riteneva, in qualche misura, carente nei confronti degli enti locali per sensibilizzarli rispetto a questo settore. Vorrei quindi sapere cosa si sta facendo e se non è il caso di potenziare questo aspetto, anche perché mi sembra un dato particolarmente significativo. Vorrei sapere poi come ci si stia muovendo rispetto a quel sostegno dato ai comuni in una fase iniziale, ignorando evidentemente che la situazione era molto diffusa. Quindi oggi come si sta procedendo?
Vorrei però dare atto, e concludo, che rispetto ai tempi biblici, e ripeto biblici, che le amministrazioni impiegano per realizzare delle opere, vi è comunque un territorio che finalmente si è dotato e si sta dotando di impianti che mirano a risolvere il problema. Mi colpisce invece che ancora oggi si continui a discutere se le scelte sul CdR e sulla termovalorizzazione siano scelte utili quando queste sono già state prese.
Ormai ci misuriamo su quello che esiste; mi ha colpito sentir discutere ancora se sia giusta o meno questa strada, ormai è una strada intrapresa, che avrà probabilmente anche dei limiti ma è comunque una strada. E mi sembra comunque che oggi non abbiamo più rifiuti per le strade; rispetto poi alle infiltrazioni camorristiche sicuramente questa iniziativa ha creato un problema a questo sistema malavitoso e ben vengano tali problemi. Questo si è desunto anche dallaudizione di ieri del procuratore della Repubblica.
PRESIDENTE. Do ora la parola al collega De Luca al quale chiedo la cortesia di non fare come il collega Villari
VINCENZO DE LUCA. Voglio rivolgere una breve domanda al subcommissario Facchi e successivamente svolgere due mie considerazioni. Siccome si tratta di un tema che mi riguarda ho quindi l'esigenza di avere un chiarimento da parte del subcommissario Facchi; leggo due espressioni che gli sono state attribuite fra virgolette in un'intervista: egli afferma che chi è inserito in quella Commissione bicamerale dovrebbe sapere che può essere pericolosa perché ci sono interessi di lobby sulla termodistruzione; impari a vaccinarsi prima perché spesso chi parla a questi parlamentari è portatore di interessi di lobby. Poi ancora egli afferma che i "signori della termovalorizzazione" finanziano le campagne elettorali e ti portano lontano; ti fanno fare carriera ma poi chiedono il tornaconto; magari ti portano in qualche commissione parlamentare che parla anche di rifiuti.
Ci sono cose esplicite che ritiene di dover affermare il dottor Facchi in relazione a queste due affermazioni? Gradirei subito una risposta per poi svolgere le mie osservazioni.
PRESIDENTE. Vogliamo lasciarle come le altre alla fine del giro di domande?
VINCENZO DE LUCA. No, vorrei una risposta immediata.
PRESIDENTE. Fermiamoci allora a queste due considerazioni e rispondiamo a tutte le domande sinora rivolte.
VINCENZO DE LUCA. Quindi devo svolgere alla fine le mie considerazioni?
PRESIDENTE. Questa Commissione non fa considerazioni in funzione degli autorevolissimi rappresentanti qui auditi; le considerazioni, ovviamente, le svolgiamo al nostro interno.
VINCENZO DE LUCA. Presidente, le chiedo pazienza; non creiamo ulteriore confusione. Siccome credo sia in questione l'onorabilità personale di qualcuno di noi, è possibile avere dall'interlocutore qui presente una risposta? Si o no? Che cosa dobbiamo discutere fra di noi?
PRESIDENTE. Questo sì.
VINCENZO DE LUCA. Vorrei avere una risposta! Vorrei sapere chi sono questi portatori di lobby!
PRESIDENTE. Senza dubbio; ma ciò non appartiene ad una ulteriore valutazione da compiere in loro presenza!
ANTONIO BASSOLINO, Commissario delegato del Governo per l'emergenza rifiuti. La mia opinione è molto chiara e netta. Mi sembra nettamente evidente che non è affatto in discussione l'onorabilità né di De Luca né di nessun membro di questa Commissione parlamentare.
VINCENZO DE LUCA. Bene, prendiamo atto che c'è qualcuno che evidentemente parla a vanvera. Mi considero soddisfatto delle precisazioni del presidente.
Considero importante il lavoro svolto dal commissariato in Campania; in relazione ai poteri camorristici credo che sia stato compiuto un lavoro di importanza straordinaria, ciò in una regione nella quale non era affatto scontato che questo lavoro potesse portare ad esiti importanti. Credo che questa Commissione debba valutare con la necessaria attenzione quanto affermato dall'onorevole Bassolino in relazione al cumulo di ritardi scontati da questo commissariato e anche in relazione alle incongruenze legislative nazionali. La verità è che l'ordinanza 3100, onorevole Bassolino, attribuisce contraddittoriamente responsabilità a tutti. Ciò perché l'articolo 4 attribuisce una responsabilità generale al commissario in relazione alla raccolta differenziata dei rifiuti e alla gestione del ciclo integrato; il successivo articolo 5 intesta ai prefetti alcuna responsabilità specifiche senza chiarire la relazione tra articolo 4 ed il 5. Questo è sicuramente un aspetto che deve essere posto alla nostra attenzione anche in relazione a proposte di modifica che dobbiamo avanzare in sede nazionale.
Per quanto riguarda le questioni che attengono ai poteri criminali credo che sia giusto ovviamente dotarci di tutte le relazioni di merito nelle quali possano essere raccolte anche le informazioni che ci vengono fornite in dettaglio. In generale mi permetto di avanzare una raccomandazione ai poteri commissariali: siamo riusciti ad evitare l'ideologizzazione del problema dei rifiuti quando le scelte sono state accompagnate da relazioni tecnico-scientifiche che hanno costituito una base vincolante per tutte le amministrazioni. Credo che questa debba essere la linea di azione da seguire.
Ciò perché è evidente che di fronte a scelte delicate nessuna amministrazione locale può sottrarsi o giocare allo scavalco. Dunque considero importante il dibattito svoltosi in consiglio regionale in relazione agli impianti e sono d'accordo con la posizione assunta dalla presidenza della regione Campania in relazione alla necessità di dotare la regione di impianti, purché vi siano relazioni tecnico-scientifiche che motivino le scelte.
Vorrei avanzare una sola richiesta; abbiamo necessità di governare la fase di transizione dalla chiusura delle discariche alla realizzazione dei termovalorizzatori in maniera tale da fornire certezze al sistema delle autonomie. La contraddizione nella quale ci troviamo oggi è questa: nessuno è in grado di dire che cosa succederà concretamente nei prossimi due anni e vi è una condizione di fibrillazione di tutti gli enti locali perché se solo si paventa la chiusura o il blocco di un impianto di vagliatura già bisogna mettere nel conto che in molti comuni medi e nei capoluoghi avremo città invase dai rifiuti per 2 settimane.
Mi permetto di sollecitare l'attenzione dei poteri commissariali su questo, ossia di lavorare alla definizione quanto più certa e garantita possibile di un programma di medio periodo, nel quale ognuno sappia concretamente che cosa succede da qui a due anni, in maniera tale da dare serenità alle comunità locali e consentire anche agli enti locali di compiere un lavoro di supporto per le scelte che dovranno essere adottate.
Infine, essendo ovviamente politicamente e culturalmente contrario in linea di principio ai poteri commissariali, sottolineo che tuttavia concordo sulla necessità di non avere una posizione ideologica in relazione al superamento dei poteri commissariali. È sicuramente necessaria una valutazione unitaria delle esperienze commissariali in tutta l'area meridionale ma credo che sarebbe del tutto sbagliato fare un salto nel vuoto per rimanere rigidamente fedeli alla scadenza del 31 dicembre. Ragioniamo molto nel merito e facciamolo molto laicamente; se il 31 dicembre non saremo pronti, ed è prevedibile che con questo groviglio di competenze non chiare allora saremo in difficoltà, è sicuramente preferibile ragionare su una strategia di rientro anche di medio periodo. Ovviamente avendo l'obiettivo chiaro e dichiarato di riportare nella gestione ordinaria, il prima possibile, le competenze in materia di rifiuti.
ETTORE LIGUORI. Alcune delle cose appena ascoltate sono condivisibili. Vorrei tornare soltanto su un punto del dottor Facchia, al quale non mi ero rivolto a caso, dal momento che sapevo che le decisioni sulla questione dei contributi per l'erogazione del servizio fossero una decisione tecnica e non politica; tuttavia, dottor Facchia, si tratta di una decisione tecnica che ha un significato politico. Esemplificando, perché Ottaviano sì ed Ercolano no? Perché, probabilmente, sono realtà assai simili che, però, trovano una risposta assolutamente diversa. Allora vorrei che questo problema estremamente complicato, già richiamato da qualche altro collega, fosse organizzato per potere fornire delle soluzioni appropriate.
LOREDANA DE PETRIS. Noi siamo sempre abituati a fare delle domande molto secche.
PRESIDENTE. Soprattutto su questo dobbiamo ragionare, nel senso che quando siamo in audizione le nostre considerazioni sono utili.
LOREDANA DE PETRIS. Esatto, quando siamo in audizione credo che le nostre domande debbano essere secche, mentre le considerazioni le facciamo tra di noi e, in questo senso, vorrei formulare una domanda assolutamente secca. Sulla vicenda dei commissariamenti credo che, proprio in virtù della situazione molto complicata della Campania, il piano di rientro alla normalità dovrà essere adeguato ad un vero programma perché riguarda anche tutta la situazione delle altre regioni. Sussiste una questione molto precisa. Sulla vicenda del termovalorizzatore di Acerra - mi pare di aver compreso dall'onorevole Bassolino che vi sia una disponibilità ad un comitato paritetico con tecnici -, non si è mai presa in considerazione la possibilità (abbiamo visto in Calabria che, dopo le varie situazioni di protesta, ad esempio, per l'impianto di Calabria nord e Cosenza, alla fine, si è addivenuti allipotesi di allocare tutto e raddoppiare l'impianto di Gioia Tauro) di bloccare quell'impianto? Qualora aveste mai preso questa ipotesi, a quanto ammonterebbero le penali per la recessione della gara?
PRESIDENTE. Due questioni velocissime. La prima sulle valutazioni di impatto ambientali. Dalle audizioni svolte ieri vorremmo evitare che, appena realizzati gli impianti, accada qualche sequestro. Siamo certi che tutto questo sia stato messo in campo? In secondo luogo, cosa c'è a valle del termovalorizzatore non ancora scostato? In terzo luogo, qual è la distanza tra i due previsti termovalorizzatori? Inoltre, i ristori ambientali per le aree sedi di impianti sono positivi rispetto al singolo comune o ad una valutazione più ampia di area?
RAFFAELE VANOLI, Subcommissario delegato del Governo per l'emergenza rifiuti. Gli impianti hanno seguito il parere di compatibilità ambientale come previsto dalle ordinanze. Tutti i ricorsi presentati al Tar, anche quello di Acerra, sono stati respinti, in quanto è stata seguita la procedura così come era stata prevista. Per quel che riguarda il problema della scelta del sito, la sentenza del TAR precisa che la rimessione della scelta ubicazionale all'aggiudicatario del servizio discende da apposita prescrizione del bando di gara che, in quanto immediatamente lesiva, andava tempestivamente impugnata, con conseguente inammissibilità nella censura. Il problema è che noi siamo stati i notai delle ordinanze e non abbiamo fatto nient'altro. Tutti gli impianti hanno il parere del ministro di compatibilità ambientale
GIOVANNI RUSSO SPENA. La sentenza dice un'altra cosa: che non è stata impugnata nel merito.
RAFFAELE VANOLI, Subcommissario delegato del Governo per l'emergenza rifiuti. No, entra anche nel merito. Comunque, tutti i pareri sulle procedure eseguite rispettano le ordinanze. In particolare, teoricamente parlando, nel 1996 la prima ordinanza emessa con Rastrelli non prevedeva proprio la procedura VIA e poi c'è stata una modifica. Per quanto riguarda la distanza è di circa 30 chilometri e anche sul polo pediatrico la sentenza è stata chiara relativamente alla procedura VIA. Invece, per il discorso sollevato dall'onorevole Coronella, abbiamo mandato alla Commissione tutto l'organigramma e ciò che era stato richiesto, anzi, cera stato anche un disguido sui tempi.
PRESIDENTE. È agli atti del dossier di questa missione.
GENNARO CORONELLA. Le risorse no!
RAFFAELE VANOLI, Subcommissario delegato del Governo per l'emergenza rifiuti. La Corte dei conti, nell'anno 2001 rispetto al 2000, nella sua parte finale ha confuso tra poteri commissariali del prefetto e poteri commissariali regionali ed anche rispetto ad uninterrogazione parlamentare abbiamo risposto che c'era stata una confusione della Corte dei conti tra spese del potere commissariale regionale rispetto a quello della prefettura: si è verificata una chiara confusione.
PRESIDENTE. A tal proposito, potremmo avere, anche non subito per un approfondimento numerico, una maggiore di valutazione sulla questione posta dal collega Coronella?
ANTONIO BASSOLINO, Commissario delegato del Governo per l'emergenza rifiuti. Sul problema delle risorse? Senz'altro, aggiungendo anche - in modo che la Commissione possa darci una mano - i nostri problemi di risorse finanziarie e il bisogno di un intervento governativo e ministeriale, in modo da darvi il quadro delle risorse.
PRESIDENTE. Il passato, il presente e il futuro.
ANTONIO BASSOLINO, Commissario delegato del Governo per l'emergenza rifiuti. Il quadro non per commissariato ma soprattutto per le risorse - di cui in Campania diversi comuni hanno un bisogno drammatico -, altrimenti, andiamo verso una situazione molto difficile e, in questo senso, ci impegneremo a farvi avere tutto nel giro di pochi giorni. Il problema non sono le risorse al commissariato ma quelle da dare a tanti comuni che vivono in situazioni difficilissime.
PRESIDENTE. A valle del termovalorizzatore.
RAFFAELE VANOLI, Subcommissario delegato e del Governo per l'emergenza rifiuti. Lei ha sollevato il problema delle scorie: esse sono inertizzate a causa di un processo di inertizzazione dentro l'impianto e, quindi, non vi sono problemi.
PRESIDENTE. E dove vanno?
RAFFAELE VANOLI, Subcommissario delegato del Governo per l'emergenza rifiuti. Vanno alla ricomposizione ambientale, così come andrà il fosso; il progetto è stato fatto con linertizzazione delle scorie.
GIULIO FACCHI, Subcommissario delegato del Governo per l'emergenza rifiuti. La questione IMPREGECO è difficile da spiegare in pochi minuti. Noi abbiamo, certamente, i consorzi di bacino ma, oltre al problema di cui parlava l'onorevole Lion dei lavoratori della raccolta differenziata, abbiamo 276 lavoratori che erano impegnati sulle ex discariche e che tuttora sono in carico ai consorzi di bacino, ovviamente, pagati in attesa di collocazione. Quindi, come primo problema abbiamo dislocati, per 18 consorzi di bacino, 276 lavoratori che, in qualche modo, vanno pagati e che dovevano essere utilizzati sul piano dellemergenza. In secondo luogo, l'ordinanza n. 3100 prevedeva un piano per l'emergenza rifiuti per singola provincia e i prefetti dovevano realizzare, nell'ambito della stessa provincia, un meccanismo che prevedesse chiaramente come gli impianti dovevano essere realizzati anche economicamente e come dovevano essere pagati nel servizio. Ci siamo trovati di fronte ad una situazione molto più articolata, dove, ad esempio, a Salerno si fa la vagliatura ma in un altro consorzio si porta il secco e fuori regione l'umido, con grandi difficoltà anche di ricomposizione del piano generale.
In una situazione del genere c'era l'assoluta esigenza - per non penalizzare dei comuni, senatore Liguori - di arrivare ad un costo unico su scala regionale della fase di emergenza, altrimenti sarebbe successo che i comuni salernitani pagavano 350 lire al chilo (questi sono i reali costi dove si fa la vagliatura e, poi, si portano in giro i rifiuti) mentre altri comuni pagavano 170-180 lire al chilo perché si trovavano in condizioni diverse. In un quadro di questo tipo e, soprattutto, in una situazione dove anche incassare i soldi da parte dei comuni rappresenta una vicenda abbastanza complessa, più che mai serviva una forma gestionale di questa fase transitoria dell'emergenza - quindi, non del futuro e della storia - che potesse ricondurre tutto ad una tariffazione e ad un conteggio economico unico. Ripeto, tutto ciò soprattutto per non far pagare in termini economici alla provincia di Salerno il fatto che quest'ultima non abbia l'impianto, tant'è che oggi tutti pagano 150 lire al chilo, per cui i comuni di Napoli pagano una quota dell'emergenza rifiuti anche della provincia di Salerno mentre l'altra quota la paga il commissariato: questo è un altro ragionamento a cui arriveremo.
Perché questi tre consorzi e non altri? Perché avevano formato una società consortile, perché, grazie alla gestione delle discariche, avevano dei fondi loro - per cui davano al commissariato la possibilità di investire immediatamente nel realizzare attività ed impianti con una copertura economica anche ai comuni dove non c'era - e perché erano i consorzi che, oggi, hanno la disponibilità delle discariche e degli impianti su cui arrivano i rifiuti delle altre province. Da tutto ciò è nata la costituzione, fatta dai consorzi, di una società consortile che opera sull'emergenza e una convenzione con il commissariato, in cui si dice che, in questa fase, un soggetto unico dal punto vista amministrativo gestisce le fasi dell'emergenza. Non si tratta di sovrapposizione nei confronti di nessuno. Credo che il ragionamento sulle sovrapposizioni e sul ruolo dei consorzi abbia bisogno di una maggiore riflessione, anche più locale. Si tratta di un soggetto tutto pubblico, ad intero capitale pubblico, costituito da tre consorzi pubblici, per cui l'adesione di eventuali altri consorzi è ben accetta, ma lo devono stabilire le società consortili che non sono il commissariato.
Questa operazione IMPREGECO ci ha, comunque, consentito un risparmio di 17 miliardi negli ultimi quattro mesi, cioè grazie alla stessa siamo riusciti a razionalizzare 17 miliardi di minori costi sulla gestione dell'emergenza rispetto alla fase precedente. Nella convenzione sono tutti presenti questi elementi, poi, quando si dovrà decidere da un giorno all'altro, forse, si faranno anche degli errori ma (Interruzione del deputato De Luca). Sono d'accordo. Onorevole, dopo la riunione in prefettura feci una lettera ad IMPREGECO chiedendo quello.
VINCENZO DE LUCA. Bisogna dire al consorzio di consentire ad altri di entrare.
GIULIO FACCHI, Subcommissario delegato del Governo per l'emergenza rifiuti. Presidente, abbiamo già fatto una lettera dicendo all'IMPREGECO di aprirsi il più possibile, laddove la funzionalità lo consente ma, l'onorevole sa che, da questo punto vista, ci sono anche contatti con i consorzi salernitani per arrivare ad una soluzione di questo tipo. Oggi sono riuniti assieme proprio per quello e, quindi, non sussiste problema. Erano state formulate tre domande specifiche sulle aziende pubbliche. Le aziende pubbliche sono quelle che avevamo sul territorio di fronte ad un vuoto che, a volte, si verificava da un giorno all'altro - perché, nel giro di ventiquattr'ore, può essere comunicato che un comune non abbia più la possibilità -, e credo che l'unica strada sia utilizzare tutto ciò che di pubblico è disponibile. Comunico solo che il garante della concorrenza aveva aperto tre fascicoli su questa vicenda e, dopo un incontro, li ha chiusi tutti, dicendo che, rispetto alle condizioni di emergenza, la procedura era sostanzialmente corretta. Il criterio è quello della vicinanza e, a volte, anche della funzionalità dei mezzi. Noi siamo partiti da sei aziende pubbliche comunali (Pomigliano ambiente, Casoria, ) e, per noi, limportante è che, al di là dell'aspetto giuridico, siano a completo capitale pubblico. Tutto ciò nasce da un accordo tra i comuni che avevano queste società, che erano disponibili a dare una mano ed, inoltre, non c'è un criterio rigidissimo.
LOREDANA DE PETRIS. Le penali?
RAFFAELE VANOLI, Subcommissario delegato e del Governo per l'emergenza rifiuti. Non c'è una penale per Acerra - il problema è che la gara è stata fatta in project financing, il capitale è interamente privato e tre impianti sono già costruiti -, non è stata prevista perché è stato investito un capitale privato e, quindi, è un contenzioso che bisogna risolvere.
PRESIDENTE. Quindi, è un contenzioso a conto non previsto, non quantificabile oggi.
RAFFAELE VANOLI, Subcommissario delegato e del Governo per l'emergenza rifiuti. No, perché, visto che la gara è stata fatta in project financing, non abbiamo investito niente come regione.
ANTONIO BASSOLINO, Commissario delegato del Governo per l'emergenza rifiuti. Chiedo scusa ma, vista la discussione, vorrei rendere chiara una cosa. Su Acerra non c'entro nulla, come è noto, spero urbi et orbi. Non dico nulla sul fatto che si è andati ad una gara che affidava all'azienda la scelta della localizzazione perché non c'entro nulla. Centro soltanto in una cosa. In una regione di 6 milioni di abitanti chi governa ha il dovere di offrire una prospettiva ed una soluzione: a mio avviso, questo è il punto politico ed istituzionale. Per Acerra, come è scritto anche nella sentenza del TAR, non c'è alcun dubbio - poiché era uno dei quesiti posti proprio per il ricorso davanti al TAR - che il polo pediatrico si debba fare e si farà perché, come è scritto anche nella suddetta sentenza, l'impianto non è in contraddizione con la nascita sul territorio di Acerra del polo pediatrico.
Vorrei anche aggiungere e sottolineare che voglio portare avanti il dialogo più forte. Vorrei dire con schiettezza che ad Acerra è stato fatto un errore anche se adesso la situazione è diversa ed il confronto, a mio avviso, è diventato meno ideologico. Tuttavia, se si sostiene per un anno intero che un impianto di termovalorizzazione è il demonio, se un impianto industriale è il demonio, la questione è irrisolvibile perché il demonio non si può mettere da nessuna parte. Se si tratta del demonio, allora, oltre che un problema di mia competenza, sarà anche del Parlamento che deve cacciarlo da qualunque parte d'Italia. Se, invece, non è il demonio - ed ora finalmente incominciamo tutti a convincerci che non lo è -, si discuta nel merito, di tutte le precauzioni che dobbiamo avere e di tutti i monitoraggi che bisogna fare. In questo modo, si ottiene l'obiettivo, per me essenziale, di fare in modo che sul territorio di Acerra si vada ad una riduzione dei livelli attuali di rapporto tra ambiente e territorio in un contesto urbano di quel tipo. Su Santa Maria La Fossa la mia opinione è che bisogna andare avanti e penso che lo stesso mio dovere lhanno, dovrebbero e devono averlo tutti gli organi dello Stato perché una serie di competenze spettano a me e una serie di competenze e di firme spettano ad altri organi dello Stato. Quindi, penso che su Santa Maria La Fossa vi sia il dovere di andare avanti e, in questo caso, vorrei dire qualcosa sul tema delle competenze.
Come è stato rilevato, il quadro ha alcuni punti di confusione ma, proprio per questa ragione, fin dal maggio del 2000 ho pensato che, di fronte a problemi interpretativi, anziché discutere con gli avvocati dello Stato, sussisteva sempre la soluzione più semplice di firmare tutti quanti assieme: il commissariato, il prefetto di Salerno, il prefetto di Napoli. Vi erano lunghissime discussioni se una competenza fosse del prefetto di Salerno o di quello di Napoli che doveva sostituirsi. In tutti questi casi la mia linea, a verbale, è sempre stata che, quando c'è confusione o dubbi nellinterpretazione, la strada è la comune assunzione di responsabilità, cioè firmano tutti i soggetti che, in qualche modo, possono avere una competenza: questa è stata sempre la strada su cui il commissariato si è mosso.
VINCENZO DEMASI. Un po allitaliana.
ANTONIO BASSOLINO, Commissario delegato del Governo per l'emergenza rifiuti. Sarà all'italiana, però avrei potuto dire, a verbale, che non era affatto sicuro, anzi, che spettasse a me togliere i rifiuti dalle strade perché la mia interpretazione è che spettasse ai prefetti. Infatti, la mia competenza è impianti industriali e raccolta differenziata e, quindi, vi è stata anche una generosità del commissariato a farsi carico di problemi enormi, evitando lunghissime disquisizioni e discussioni che non ci avrebbero portato da nessuna parte. Infine, per le bonifiche consegno alla Commissione tutta la documentazione di tutti i progetti in corso, così come le nostre proposte di intervento legislativo su risorse ai comuni e tutto quello che può servire dal punto di vista della modifica legislativa.
Inoltre, condivido la considerazione del prefetto di Napoli circa la necessità di fare molto di più sul terreno dell'informazione e della comunicazione, sia per la raccolta differenziata sia per lenorme lavoro fatto, anche perché più si fa conoscere che cosa sia un impianto di CdR e più si attiva anche un livello di informazione e di conoscenza, più tutto ciò è utile sotto ogni punto di vista; soprattutto, credo molto al valore dell'informazione e della conoscenza nelle scuole, usando tutti i sistemi in materia di raccolta differenziata porta a porta. Penso che su tutto ciò dobbiamo fare molto di più, anche alla luce di qualche risultato che abbiamo raggiunto in questi due anni, perché, poi, conta molto anche l'effetto imitativo ed emulativo che si può mettere in moto se riusciamo a rinforzare una campagna in questo senso.
Sono d'accordo con l'onorevole De Luca di analizzare, corresponsabilmente, con tutti i comuni e con quelli particolarmente interessati questa fase ancora attuale tra gli impianti di CdR e i due impianti di termovalorizzazione - anche sapendo che si può ancora verificare qualche situazione di crisi e di emergenza seria - per poter costruire questo bene con tutti i comuni. Sui commissariati ho già detto la mia opinione, penso che possiamo rifletterci bene assieme anche successivamente ma il problema su cui mi permetto di insistere è una strategia di rientro, che stabilisca bene i tempi, le responsabilità e quello che può succedere. Per quello che mi riguarda, si può anche decidere che in una fase intermedia siano i prefetti e non i presidenti di regione a gestire il rientro nell'ordinario; tuttavia, il problema è di attivare una valutazione non ideologica che ci consenta di andare certamente nell'ordinario, stabilendo bene tempi, modalità, responsabilità nelle competenze più chiare rispetto a quelle odierne e fare una valutazione che impegni il Governo e il Parlamento. Su tutto ciò penso sia utile che, fra settembre ed ottobre, ci possa essere un ulteriore approfondimento.
PRESIDENTE. Ringrazio il professor Vanoli, il dottor Facchi ed il presidente Bassolino. Abbiamo apprezzato la profondità delle relazioni che ci sono state offerte che, per noi, costituiscono uno strumento essenziale per continuare nel nostro lavoro. Una battuta sull'onorabilità che è riferita, ovviamente, indipendentemente dall'affettuosa riflessione del presidente della regione: torneremo in Campania, proprio perché invitati anche da voi a verificare gli impianti, e sicuramente avremo modo ed occasione di confrontarci a Roma su una vicenda che concordiamo, invece, nel senso ideologico, cioè il rientro nell'ordinario, che, ovviamente, non può assolutamente significare che - così come abbiamo registrato in Calabria dove vi è una tendenza forte a rientrare nell'ordinario, come lo stesso Matteoli ci ha riferito -, dall'oggi al domani, si taglino cordoni ombelicali come fosse un giochino per, poi, ricadere in condizioni ancora peggiori. Grazie e buon lavoro.
Incontro
con il dottor Antonio Tosi, direttore ARPAC, e con lingegner Maurizio Avallone,
responsabile per le emergenze ambientali.
PRESIDENTE. L'attività della Commissione, oltre alle audizioni dei rappresentanti di Governo e altri soggetti istituzionali coinvolti nell'ordinaria gestione del ciclo dei rifiuti, sta procedendo ad una serie di missioni presso le regioni sullo stato di emergenza per lo smaltimento dei rifiuti, incontrando, oltre ai commissari straordinari, esponenti della magistratura, delle forze dell'ordine, delle associazioni ambientaliste di categoria e le autorità locali competenti. La Commissione intende, quindi, conoscere la situazione in cui versa l'intero territorio della regione in ordine alla gestione del ciclo dei rifiuti, con particolare riguardo alle problematiche inerenti alla raccolta differenziata e allimpiantistica nel territorio. Altro profilo interessante attiene alla valutazione della tipologia dei controlli esistenti in relazione alla disciplina degli appalti e dei servizi, alla localizzazione degli impianti, al rispetto delle norme in materia di tutela ambientale, soprattutto, con l'apertura dei nuovi impianti posti in essere di CdR, termovalorizzazione e quant'altro.
Nel rivolgere un saluto e un ringraziamento per la disponibilità manifestata, darei subito la parola al dottor Tosi, direttore dell'ARPAC.
ANTONIO TOSI, Direttore dellARPAC. L'agenzia dell'ambiente ha un presidio di carattere analitico sul territorio - e, quindi, dell'intero ecosistema - ma da un punto vista tecnico, non amministrativo. In particolare, per quello che riguarda i rifiuti, da parte nostra ci sono varie tipologie di presidio. Noi siamo intervenuti, in particolare, per quello che riguardava i siti di stoccaggio provvisorio, in quanto, in base all'articolo 13 del decreto Ronchi, c'era l'obbligo dell'agenzia di dare il parere di compatibilità ai comuni che facevano richiesta di questo sito. Cosa che, ovviamente, abbiamo puntualmente fatto con grande complessità perché l'agenzia è nata da poco e la profonda conoscenza dello stato di salute della regione Campania è un'attività in corso che, in effetti, ci vedrà impegnati nei prossimi anni in maniera molto concreta e fattiva.
Tutto ciò significa che, per quello che riguarda questi siti di stoccaggio provvisorio, ci siamo avvalsi delle notizie in possesso dei vari enti. I comuni ci hanno dovuto fornire - c'è l'ingegnere Avallone che, da me incaricato come project manager di questa tematica, ha avviato questo processo - tutte quelle documentazioni necessarie per capire lo stato di salute, come la presenza di falde sottostanti e tutta una serie di informazioni in possesso dei comuni o di qualche altro soggetto istituzionale. Fatto questo, abbiamo accompagnato i comuni con unattività di sopralluogo e di prescrizioni che abbiamo puntualmente registrato.
Ho portato un resoconto complessivo dell'attività svolta dal lontano febbraio 2001 e, quindi, sono 16 mesi che stiamo svolgendo questa attività di controllo. Per quel che riguarda questi siti di stoccaggio provvisorio, abbiamo già effettuato un po meno di tremila sopralluoghi, tesi sostanzialmente ad evitare qualsiasi tipo di inquinamento delle zone circostanti e anche sottostanti, verificando che le amministrazioni comunali avessero adottato quelle prescrizioni da noi indicate, come il manto bituminoso, i canali di scolo per il percolato, la sicurezza con reti di recinzione, gli impianti antincendio, la copertura con reti e sistemi di innaffiamento con funzione disinfettante e in grado di evitare i miasmi per i maleodori.
Si tratta di un'attività abbastanza complessa perché ci ha visti impegnati su 174 comuni tra le province di Napoli e Caserta e, allo stato attuale, dei 174 ne restano come siti di stoccaggio 82. Ad oggi, i siti di stoccaggio liberati sono 92, di cui 23 siti con procedure di igienizzazione, 38 con analisi da effettuare, 28 con analisi effettuate ( di cui 24 non inquinati e 4 sì) ed, infine, 3 siti non ancora indagati: questa è la situazione per quel che riguarda i siti di stoccaggio provvisorio in base all'articolo 13 del decreto Ronchi. Si tratta di unattività che ci ha visti abbastanza impegnati perché, ripeto, l'agenzia è neonata - abbiamo soltanto da 18 mesi i laboratori di analisi e, parzialmente, dei fondi - ma, comunque, abbiamo puntualmente adempiuto a sopralluoghi che si sono svolti di sera e di notte su incarico del commissariato che, vista la nostra funzione istituzionale, ci ha chiesto di accompagnarlo nel controllo anche delle discariche dei siti di trasferenza e di trito-vagliatura, per i quali, su richiesta, abbiamo dovuto fare un presidio di controllo per evitare che le procedure di raccolta potessero determinare linquinamento dei relativi siti.
Questa è l'attività relativa alle parte di controllo di compatibilità ambientale perché l'agenzia è ente strumentale e braccio tecnico della regione Campania, anche se - così come il network delle agenzie in Italia - in realtà, tutte le normative tecniche, le procedure e gli indirizzi ci vengono dati attraverso l'agenzia nazionale dal Ministero dell'ambiente, oggi ancor di più che lagenzia nazionale si è trasformata in braccio tecnico operativo del Ministero.
Invece, per quanto riguarda altre attività, abbiamo immediatamente collaborato - perché siamo stati anche investiti dalle procure e, quindi, dai carabinieri - ed abbiamo accompagnato tutto il sistema di controllo che si è immediatamente attivato, per le proteste e per le difficoltà che si evidenziavano. Quindi, tutte le nostre carte sono già in procura e, di conseguenza, quello che oggi diamo, in realtà, è qualcosa che, presumibilmente, qualcun altro vi ha già raccontato perché si è creata questa sorta di collaborazione e di normale flusso delle nostre attività, perché, oltre ad incaricarci di fare delle verifiche, hanno preso e prendono continuamente tutti i verbali dei nostri sopralluoghi. Per esempio, all'inizio - circa un anno fa - siamo stati investiti dalla procura di Santa Maria su una discarica che serviva come appoggio, facemmo una relazione tecnica alla stessa e, quindi, indipendentemente dal nostro ruolo, abbiamo svolto anche delle funzioni di consulente tecnico per conto delle procure.
PRESIDENTE. Con quali beni strumentali, risorse umane ed economiche svolgete le vostre attività? Sulle diossine avete fatto qualcosa?
ANTONIO TOSI, Direttore dellARPAC. Per quanto riguarda i beni strumentali sono, ovviamente, quelli che mette a disposizione la regione. Ho un fondo di dotazione di 40 miliardi per far funzionare i laboratori che mi sono stati trasferiti dalle ASL e che, in effetti, fanno soltanto il controllo ambientale. Ovviamente, non siamo assolutamente a regime ma meno della metà di quello che dovremmo essere; comunque, il dato è che, con un po' di sforzo, stiamo seguendo tutte l'attività, anche perché sono ben 23 i presidi ai quali è tenuta all'agenzia sull'intero ecosistema (mare, territorio ed atmosfera) con un'interazione complessiva. Ovviamente, nostro malgrado, abbiamo dovuto svolgere unattività di controllo puntuale in provincia di Salerno e, a valle, la stessa ha generato avvisi di garanzia e quant'altro, ma in quel caso c'era stato una sorta di inquinamento per Ostaglio perché il percolato era finito in alcuni cunicoli, era arrivato nei fiumi e nel mare con moria di pesci e quant'altro.
VINCENZO DEMASI. Nel corso di questi vostri accertamenti avete riscontrato presenze di rifiuti speciali, in che misura e dove?
MAURIZIO AVALLONE, Responsabile per le emergenze ambientali. Per quanto riguarda questo argomento, all'interno dei siti di stoccaggio - ex articolo 13 - non abbiamo mai riscontrato a livello macroscopico presenza di questo tipo di rifiuto speciale mentre, invece, abbiamo incontrato spesso rifiuti abbandonati che sono stati tutti catalogati e verbalizzati nel corso dei nostri sopralluoghi, riportati in questa relazione che l'avvocato Tosi consegnerà alla Commissione su molte zone del territorio regionale. Su tutto ciò in agenzia c'è la documentazione, anche fotografica, perché ogni volta che facevamo i sopralluoghi abbiamo tenuto costantemente informate le autorità (il commissariato di Governo, la prefettura, il sindaco), chiedendo immediatamente l'attivazione degli articoli 14 o 17 del decreto Ronchi, a seconda del tipo di abbandono.
GENNARO CORONELLA. Nel campo della bonifica ambientale c'è una parola ricorrente, cioè caratterizzazione, una delle solite parole difficili del vocabolario italiano. In sostanza, che cosa significa e come viene esplicitata questa attività? Parlo dei siti ad interesse nazionale, di quelli inquinati di cui alla legge n. 426 del 1998.
MAURIZIO AVALLONE, Responsabile per le emergenze ambientali. In effetti il termine caratterizzazione viene usato, a mio avviso, in maniera impropria perché, addirittura, siamo arrivati a chiedere qualche volta la caratterizzazione dei rifiuti solidi urbani. Premesso che, forse, il rifiuto solido urbano è quello più pericoloso che esista sulla terra perché ciascuno di noi può mettere all'interno del sacchetto quello che vuole, la caratterizzazione si deve effettuare sulle aree inquinate da rifiuti laddove c'è una discarica non controllata, quindi abusiva. Allora, si devono effettuare prima delle analisi di carattere merceologico, successivamente di carattere chimico-analitico ed eventualmente biologico, dopodiché eliminare la fonte di inquinamento, laddove è possibile. Infine, bisogna passare alla successiva fase, ancora si usa il termine caratterizzazione, per verificare quanto il suolo, il sottosuolo e le falde siano state inquinate da quelle sostanze che abbiamo ritrovato, riscontrato o ipotizziamo di riscontrare all'interno del rifiuto che è stato abbandonato.
Quindi, la caratterizzazione si deve fare per legge su questo tipo di rifiuto nel rispetto del decreto ministeriale n. 471 del 1999; viceversa, se in questo momento stiamo parlando di fare caratterizzazione su rifiuti che sono posizionati per ex articolo 13, si fa perdere soltanto tempo a chi, in questo momento di emergenza, deve eliminare fisicamente il rifiuto, perché lasciarlo là ed aspettare di caratterizzarlo, secondo me, costituisce un danno maggiore che prenderlo, portarlo non so dove, perché non dipende da noi, ed eliminare questi ulteriori 82 siti che sono ancora pieni di rifiuti oramai vecchi ed in mineralizzazione, in fermentazione da dieci, dodici, quattordici mesi. Di conseguenza, fare quel tipo di caratterizzazione non serve ma, eventualmente, la stessa va fatta a valle, laddove su questi siti si siano verificati incendi o limpermeabilizzazione non sia stata fatta bene con il percolato che può avere inquinato le matrici sottostanti. In questo caso, si tratta di caratterizzare ma, ripeto, la matrice suolo o acqua e non sicuramente quella del rifiuto solido urbano. Poi, che all'interno di questi rifiuti solidi urbani si possa trovare qualcuno che nel periodo di grande emergenza possa aver fatto degli sversamenti abusivi è quasi la norma, perché spesso questi siti non erano perfettamente controllati. Non stiamo parlando di discariche controllate ma di siti di stoccaggio provvisorio, ex articolo 13, e, quindi, spesso i sindaci non avevano neanche la forza economica e la possibilità materiale di tenere sempre sotto controllo queste aree.
GENNARO CORONELLA. Mi riferivo però ai siti campani di interesse nazionale. È stata fatta questa caratterizzazione?
MAURIZIO AVALLONE, Responsabile per le emergenze ambientali. Si sta assolutamente portando avanti il discorso della caratterizzazione a step, per stadi, così come previsto dalla legge.
GENNARO CORONELLA. Quindi, non è stata completata?
MAURIZIO AVALLONE, Responsabile per le emergenze ambientali. Si sta iniziando a Bagnoli. Che io sappia - perché non mi sono occupato direttamente della cosa - il completamento non c'è ancora. Sicuramente sono state avviate le fasi di caratterizzazione.
MICHELE VIANELLO. Su Bagnoli cè un piano di caratterizzazione?
MAURIZIO AVALLONE, Responsabile per le emergenze ambientali. Sì, certamente.
ANTONIO TOSI, Direttore dellARPAC. Credo che sia stato varato. Posso anche chiamare subito in agenzia perché abbiamo un dirigente a ciò dedicato, dato che presso la direzione dellingegner Pernice abbiamo partecipato, sia nella vecchia che nella nuova legislatura, a questa parte principale che era proprio quella iniziale.
GENNARO CORONELLA. Dottor Tosi, forse c'è una contraddizione. Io ho parlato con l'ingegnere Pernice e mi è stato detto che è stato approvato anche il piano di caratterizzazione ma, non adesso, a gennaio scorso.
ANTONIO TOSI, Direttore dellARPAC. L'ingegnere si dedica solo ai rifiuti mentre la caratterizzazione riguarda i siti di interesse nazionale che hanno un altro tipo di
GENNARO CORONELLA. Voi dite che solo a Bagnoli è stata approntata la caratterizzazione ma mi riferisco anche al litorale domizio flegreo e allagro aversano.
ANTONIO TOSI, Direttore dellARPAC. Quelli sono altri siti di interesse nazionale sui quali non siamo intervenuti perché non ne abbiamo competenza, dato che è una questione del commissariato di Governo. Può darsi che sia intervenuta lANPA.
PRESIDENTE. Approfondiremo tale questione.
ANTONIO TOSI, Direttore dellARPAC. Per quanto riguarda larea orientale siamo sempre stati coinvolti dal commissariato in questo avvio delle procedure di caratterizzazione perché, essendo unarea in parte pubblica e in parte privata, è molto più composita per quello che riguarda questo tipo di intervento, anche perché bisogna capire chi paghi tutti questi interventi che si devono effettuare. L'allerta sulle diossine l'abbiamo avuta a seguito di un'indagine che il Ministero della sanità fa a campione ogni anno in tutta Italia. Due prelievi fatti, ormai datano cinque o sei mesi, erano positivi sugli ovini e sul latte; per quello che riguarda gli animali, le carni, il latte e loro derivati sono di competenza dello zooprofilattico in collaborazione con lASL.
Avendo escluso questa connessione con l'area alimentare, dopo ulteriori analisi fatte dalla ASL competente per territorio - quindi, dopo i due sopralluoghi e l'allerta lanciata dalla sanità nazionale a quella locale -, sono stati fatti 15 prelievi, di cui 13 positivi alla diossina. A questo punto, un mese e mezzo fa, siamo stati allertati perché ci poteva essere una connessione con il territorio.
Quindi abbiamo fatto dei prelievi che abbiamo poi mandato a Marghera, in un istituto interuniversitario, dove tra l'altro lavora il principale esperto italiano sulla diossina. Il referto, composto da 50 cartelle in base ai 20 prelievi fatti, ci è giunto appena ieri. Abbiamo istituito un gruppo di lavoro che sta analizzando i risultati, sembrerà strano ma le risultanze sono talmente composite che necessitano di essere analizzate ulteriormente. In base ad una prima analisi sommaria la situazione del territorio sembrerebbe non essere compromessa, tuttavia potrò affermarlo con sicurezza solamente tra due o tre giorni.
PRESIDENTE. Alla luce delle valutazioni che farà, le dispiace fornire una anticipazione alla Commissione?
ANTONIO TOSI, Direttore dellARPAC. Sicuramente, faremo una relazione che saremo in grado di consegnare la settimana prossima. Abbiamo già previsto nel nostro programma operativo plurifondo europeo di dotarci di un laboratorio per le diossine. Si tratterebbe del primo laboratorio del centro-sud, poiché si tratta di una tematica che, in passato, non è stata debitamente considerata.
PRESIDENTE. Ringraziamo il dottor Tosi e lARPAC, per il lavoro che stanno portando avanti. Naturalmente questa era una prima occasione di incontro, che ci consentirà, attraverso le loro considerazioni e gli spunti offerti, una serie di valutazioni utili alla comprensione di un fenomeno così complesso. La documentazione da loro consegnata ovviamente sarà messa agli atti del nostro lavoro e occasione di ulteriore riflessione.
Incontro con il presidente dellIMPREGECO, dottor
Giuseppe Valente.
PRESIDENTE. Ringrazio il presidente dell'IMPREGECO, dottor Giuseppe Valente, per averci raggiunto. LIMPREGECO è stata oggetto di considerazioni e valutazioni sia nella giornata di ieri che nella giornata di oggi. Per capire meglio come funzioni il ciclo integrato dei rifiuti in Campania abbiamo ritenuto di ascoltarla, in modo da comprendere la funzione della sua società consortile, la sua struttura e la sua genesi.
GIUSEPPE VALENTE, Presidente dellIMPREGECO. Vorrei cominciare partendo dalla genesi della società, perché penso che tale approccio dia la possibilità di comprendere meglio l'attività che svolge attualmente la IMPREGECO.
Premetto che, oltre ad essere presidente della IMPREGECO, sono anche il presidente del consorzio intercomunale della provincia di Caserta (Caserta 4). La IMPREGECO è una società consortile composta in maniera paritetica dai consorzi: Caserta 4, Napoli 1, Napoli 3. L'idea di riunirsi in società è venuta contemporaneamente a tutti e tre i presidenti dei consorzi, perché nel corso del periodo peggiore dell'emergenza rifiuti, parlo della fine del 2000 e degli inizi del 2001, abbiamo avuto modo di vederci spesso all'interno della struttura commissariale retta dal subcommissario Facchi.
In quanto rappresentante di Caserta 4 sono stato uno di quelli che ha subito maggiormente l'emergenza rifiuti, anche perché vissuta soltanto in maniera riflessa. Credo di poter affermare con tranquillità, senza tema di essere smentito, che molti momenti di estrema tensione in Campania sono stati superati principalmente grazie al consorzio di Caserta 4, alla sua estrema disponibilità e dedizione in questo settore di estrema delicatezza e tensione. Il problema dei rifiuti procura grandi tensioni sociali nell'intera regione Campania perché è molto sentito, in quanto esso significa salute pubblica e ordine pubblico. All'inizio della scorsa estate la regione si è trovata stracolma di rifiuti, tanto da far assumere alla questione una valenza sociale, con in più il pericolo di arrivare a forme di epidemie, più o meno pericolose, o di sommosse popolari. Vengono prodotti rifiuti tutti giorni, credo sia riduttivo e banale parlare di emergenza rifiuti adesso, pensando che risolvendo oggi il problema lo si sia risolto definitivamente. Questo problema va affrontato in termini esaustivi, perché i rifiuti sono come il pane, vengono prodotti tutti i giorni, non è credibile chi pensi che il problema si risolva con provvedimenti tampone.
Tornando alla genesi della IMPREGECO, i consorzi che ho citato prima si trovavano tutti a subire gli stessi effetti dell'emergenza rifiuti, poiché si trattava di consorzi ad impianti, quelli che subivano e sentivano più degli altri il problema dei rifiuti, anche se, a dire il vero, noi come Caserta 4 non abbiamo mai avuto una vera e propria emergenza, di fatto in provincia di Caserta non abbiamo quei fenomeni così eclatanti che si sono verificati nella provincia di Salerno e di Napoli. A seguito dei nostri incontri ci venne lidea di creare una struttura interconsorziale che potesse avere una visione globale del problema regionale dei rifiuti, in modo da poter gestire in maniera uniforme ed omogenea gli impianti esistenti in regione Campania.
La nostra preoccupazione principale era quella di incentivare la raccolta differenziata nellambito delle nostre realtà, perché ci rendemmo conto che lunico modo per poter risolvere il problema delle emergenze era quello di esasperare al massimo la raccolta differenziata, in maniera tale da avere un prodotto che fosse distinto a monte, evitando che si dovesse ricorrere in maniera costante agli impianti di separazione della frazione umida e della frazione secca. Poiché noi gestivamo tre impianti su cui convergevano tutti i rifiuti della regione Campania ritenemmo fosse più opportuno che la gestione degli impianti venisse fatta in maniera sinergica e consortile. Proponemmo lidea ai nostri rispettivi sindaci, la cosa ci sembrò fattibile e, quindi, realizzammo questa struttura.
PRESIDENTE. Qualora lo volessero, potrebbero entrare altri consorzi?
GIUSEPPE VALENTE, Presidente dellIMPREGECO. Certamente, tanto che ho avanzato una proposta di questo tipo al presidente del consorzio Salerno 2. Poiché la struttura commissariale ci ha affidato la gestione amministrativa dellimpianto di Sardone, sito nel comune di Giffoni Vallepiana, impianto di riferimento del consorzio Salerno 2, ho avuto modo di incontrare spesso il presidente del consorzio, lavvocato Barbilotti, al quale ho proposto, per avere una partecipazione più diffusa, di creare una sinergia tra tutti i consorzi di Salerno per poi collaborare con la IMPREGECO, eventualmente entrando anche direttamente nella gestione della società.
PRESIDENTE. Quale è la missione della IMPREGECO?
GIUSEPPE VALENTE, Presidente dellIMPREGECO. La missione della società non comporta tanto la gestione quanto la possibilità di avere una visione globale e il più obiettiva e uniforme possibile del problema dei rifiuti su tutta la regione Campania.
PRESIDENTE. La sua risposta non mi convince pienamente.
GIUSEPPE VALENTE, Presidente dellIMPREGECO. Certo, è ovvio che dalla visione discende la gestione e che attraverso questa società avremmo avuto una gestione uniforme su tutto il territorio regionale del problema dei rifiuti, anche perché tenga conto che per quanto ne so io tutta la provincia di Salerno fa riferimento allimpianto di Giffoni.
PRESIDENTE. Quanti dipendenti ha la sua struttura?
GIUSEPPE VALENTE, Presidente dellIMPREGECO. Attualmente non abbiamo dipendenti diretti, abbiamo distaccato delle unità dai tre consorzi.
PRESIDENTE. Quindi lavorate per conto dei consorzi?
GIUSEPPE VALENTE, Presidente dellIMPREGECO. Certo, la IMPREGECO è una società costituita dai consorzi e lavora nellinteresse dei consorzi e dellintera struttura regionale destinata alla gestione dei rifiuti.
MICHELE VIANELLO. Per intendersi, voi siete un pianificatore per conto dei consorzi?
GIUSEPPE VALENTE, Presidente dellIMPREGECO. No, assolutamente, per la IMPREGECO non esiste un rapporto di dipendenza dai consorzi e, tantomeno, i consorzi sono dipendenti dalla IMPREGECO.
MICHE VIANELLO. Questo lho capito bene. Ciò che non capisco, invece, è la funzione. I consorzi avranno dei loro impianti e dei loro dipendenti, poiché ci ha spiegato che attraverso IMPREGECO, con una serie di acquisizioni si può avere una gestione unitaria nellintera Campania, cosa in sé positiva, non mi è chiaro quale sia il compito della IMPREGECO: serve a pianificare il lavoro di tutti i consorzi che fanno riferimento ad essa? Serve a creare sinergie comuni?
GIUSEPPE VALENTE, Presidente dellIMPREGECO. Allo stato attuale IMPREGECO non corrisponde a nessuna di queste descrizioni. Credo che IMPREGECO potrebbe avere mille nomi. Se si realizzasse ciò che io ipotizzo, cioè una sinergia tra tutti i consorzi esistenti nella regione Campania attraverso un organismo, che potrà poi essere chiamato in mille modi, ritengo che il problema dei rifiuti potrà avere sbocchi diversi rispetto a quelli ottenuti fino ad oggi.
Tenete conto poi che la IMPREGECO ha stipulato una convenzione con il commissario delegato per lemergenza rifiuti nella regione Campania in cui si stabilisce che essa debba gestire gli impianti di smaltimento rifiuti della regione (impianti di tritovagliatotura, impianti di separazione della frazione umida dalla frazione secca). Questi impianti sono situati a: Giffoni Vallepiana; Paolisi; Giuliano (Napoli 1); Santa Maria La Fossa (Caserta 4). Nel corso del mio lavoro, ho potuto verificare come vi sia una notevole diversità nellapproccio alla gestione dei rifiuti. Allinterno della regione Campania non si ha una gestione uniforme per i rifiuti, ad esempio, definirei limpianto di Giffoni unanomalia giuridica, tale impianto, così come limpianto di Santa Maria La Fossa viene gestito dal consorzio Caserta 4, avrebbe dovuto essere gestito dal consorzio Salerno 2, ma non è così. Limpianto di Paolisi insiste nel consorzio Benevento 2 ma è gestito da esso solo in maniera parziale.
PRESIDENTE. Quindi la sua idea è di rendere omogenee queste gestioni?
GIUSEPPE VALENTE, Presidente dellIMPREGECO. Esattamente, e renderle omogenee in maniera consequenziale anche a tutti gli altri consorzi non ancora rientranti nella IMPREGECO.
PRESIDENTE. Quale è il volume di affari della vostra attività?
GIUSEPPE VALENTE, Presidente dellIMPREGECO. Di fatto, attualmente stiamo solo spendendo soldi, non abbiamo ancora avuto niente.
PRESIDENTE. Che non abbiate ancora incassato niente è comprensibile, ma il volume di affari nel vostro caso dovrebbe essere indipendente da quanto incassato materialmente.
GIUSEPPE VALENTE, Presidente dellIMPREGECO. Ha ragione presidente, rispetto alla sua domanda la mia risposta non è molto plausibile. Praticamente il nostro volume di affari dovrebbe corrispondere a quello derivante dalla somma degli impianti di Santa Maria La Fossa, Giuliano, Paolisi e Sardone. Questi impianti in precedenza fatturavano direttamente ai comuni, il loro fatturato dovrebbe diventare complessivamente quello della IMPREGECO, che in futuro potrebbe contare anche su altri impianti.
SALVATORE MARANO. Mi sembra di capire che la IMPREGECO funzionerebbe come una sorta di holding, nel senso che, mettendo insieme una serie di consorzi, alla fine della fase commissariale si potrebbe sostituire alla gestione totale dei rifiuti nella regione Campania.
GIUSEPPE VALENTE, Presidente dellIMPREGECO. Lobiettivo primario di coloro che hanno avuto lidea di creare la IMPREGECO era quello di avere una organizzazione uniforme sui nostri territori (Caserta 4, Napoli 1, Napoli 3) per la gestione dei rifiuti, in particolare pensavamo che attraverso la creazione di questa società consortile avremmo potuto razionalizzare le spese.
SALVATORE MARANO. Quanti comuni interessa questa società consortile?
GIUSEPPE VALENTE, Presidente dellIMPREGECO. Credo meno di un centinaio.
PRESIDENTE. Quale ruolo ha svolto il commissariato di Governo nella costituzione di questo consorzio?
GIUSEPPE VALENTE, Presidente dellIMPREGECO. Nella fase embrionale non ha svolto alcun ruolo.
PRESIDENTE. Era solo il luogo dei vostri incontri?
GIUSEPPE VALENTE, Presidente dellIMPREGECO. A causa degli innumerevoli problemi ci ritrovavamo lì. Successivamente, invece, il commissariato ha ricoperto un ruolo determinante, perché grazie ad esso gli impianti di Sardone e di Paolisi potranno avere una definizione giuridica più corretta, considerando che questi due impianti venivano praticamente gestiti ad personam.
SALVATORE MARANO. Quando scade la convenzione con il commissariato di Governo?
PRESIDENTE. Potete farci avere il testo della convenzione?
GIUSEPPE VALENTE, Presidente dellIMPREGECO. Certamente, anzi se lo avessi saputo ve lavrei portata oggi.
PRESIDENTE. Non è un problema, basta che ci facciate avere la convenzione, magari insieme anche ad una breve nota esplicativa dei temi trattati in questa sede oggi.
GIUSEPPE VALENTE, Presidente dellIMPREGECO. Purtroppo non ricordo quale è la durata della concessione, rischierei di fornire un dato inesatto. Comunque nel pomeriggio potrò farvi avere tutta la documentazione.
PRESIDENTE. Bene, la ringraziamo per la sua disponibilità.
Incontro con il Direttore generale ed il vicedirettore sanitario della ASL Napoli 1.
PRESIDENTE. Ci si può domandare come mai la Commissione di inchiesta sul ciclo dei rifiuti abbia il piacere di audire il direttore generale di una delle più grandi ASL dEuropa. La risposta è perché si vuole comprendere quali sono le modalità di smaltimento dei rifiuti ospedalieri. Una mia sensazione di carattere generale, da non associare esclusivamente alle vicende campane, che mi piace premettere, è che su questo tema esiste uno straordinario formalismo burocratico-cartaceo a cui non sempre corrisponde una pari attenzione sul piano della efficienza e della efficacia, anche delle stesse norme. Lattenzione e la valutazione che vorremmo dedicare alla vostra audizione è posta in tal senso: quali sono le attenzioni che noi stessi dobbiamo dedicare allaspetto regolamentare e legislativo, normativo ed amministrativo affinché questa sensazione che abbiamo percepito possa essere cancellata?
ANGELO MONTEMARANO, Direttore generale ASL NA1. Ringrazio il presidente ed i componenti della Commissione per la convocazione. In quanto medico igienista, mi trovo in un condizione particolare, il problema della politica dello smaltimento dei rifiuti mi ha visto coinvolto prima, quando ero direttore sanitario ospedaliero, poi, come direttore sanitario dazienda, ed adesso, come direttore generale. Come amministrazione abbiamo immaginato di istituire un ufficio a sé stante che governi e vigili sullottemperanza, non solo formale, delle procedure e, sostanzialmente, intervenga in maniera decisa sugli atti che poniamo in essere. Naturalmente, lo dico per gli onorevoli che non sono di Napoli, la ASL NA1 coincide con la città di Napoli.
Essa si trova in una condizione particolare, poiché coniuga una funzione ospedaliera, in quanto controlla dieci ospedali, con una funzione territoriale attraverso numerosi piccoli presidi, ambulatori ed uffici. Si tratta di una realtà complessa e molto articolata, perciò per motivi di opportunità abbiamo pensato di istituzionalizzare un ufficio che vigilasse e governasse lintera materia. Sul piano formale viviamo un momento particolare perché stiamo ridefinendo i rapporti con le società che sono state da tempo incaricate dello smaltimento dei rifiuti. È in corso una nuova procedura di gara con una selezione particolarmente attenta, perché nella commissione preposta per legge a vigilare, al di là degli aspetti formali, abbiamo inserito alcune figure professionali interessanti, dei medici igienisti, che possono seguire meglio landamento della gara, e abbiamo chiesto che un funzionario del Ministero degli interni, un vicequestore, assumesse la sua presidenza. Quindi, abbiamo cercato di garantire la presenza di un alto funzionario, il capo del nucleo di polizia giudiziaria di Napoli, di componenti tecnici e di medici igienisti, affinché il circuito (dalla produzione fino allo smaltimento) venga governato per intero.
Come ha detto prima il presidente, sul piano formale è molto semplice rispettare le regole; esiste una legge che impone delle procedure, ma poi, sostanzialmente, nella vita pratica, col tempo si è tentati ad attenuare la vigilanza su queste funzioni. In questi giorni questa commissione si è riunita per la prima volta per stabilire il nuovo affidamento dellincarico. In sostanza abbiamo coniugato la presenza tecnica, la garanzia di unautorità esterna allazienda, per vigilare sulle procedure di gara stessa, e la presenza di medici igienisti, per il perfetto iter amministrativo.
PRESIDENTE. Quanto vi costa lo smaltimento dei rifiuti ospedalieri? Siete in condizioni, materialmente, di ricostruire tutto il percorso dei vostri rifiuti, in particolare dividendo i passaggi interni alla vostra organizzazione aziendale da quelli esterni, delegati alle società incaricate?
LEONARDO PALMISANO, Vicedirettore sanitario. La ASL NA1, come ha detto prima il dottor Montemarano, comprende sia presidi ospedalieri sia i distretti che ricomprendono le ex dieci USL napoletane. Per tali motivi, abbiamo una vasta gamma di rifiuti che spazia dalla tipologia 180103, per quanto attiene la percentuale maggiore di rifiuti prodotti dalla ASL NA1, dai rifiuti prodotti dalle radiologie dei nostri presidi ospedalieri e del distretto, abbiamo inoltre i molteplici rifiuti prodotti dai laboratori analisi, dalle unità operative di patologia clinica, sino ad arrivare ai rifiuti radioattivi prodotti in due unità operative insistenti presso altrettanti ospedali. Il ciclo dei rifiuti va dalla produzione ai siti di deposito temporaneo dove vengono ritirati dalle ditte incaricate dallASL a seguito di regolare procedure di esperimento di gara.
DONATO PIGLIONICA. Avendo ereditato dieci USL, avete trovato dieci soggetti diversi incaricati di svolgere questo tipo di compiti?
ANGELO MONTEMARANO, Direttore generale ASL NA1. LAzienda sanitaria è nata nel 1995 dalla fusione delle dieci USL preesistenti nella città di Napoli, probabilmente ciascuna USL aveva un proprio riferimento, tuttavia nel 1996 lallora amministratore della ASL indisse una gara, unificando in una sola ditta la competenza per lintera città di Napoli.
PRESIDENTE. Immagino che questa impresa vi fornisca i contenitori.
LEONARDO PALMISANO, Vicedirettore sanitario. Sì, inoltre provvede, secondo la legislazione vigente, al regolare ritiro degli stessi. Per motivi di opportunità negli ospedali i ritiri avvengono quotidianamente, superando ampiamente le direttive imposte dalla legge. Ciò, sia per quanto attiene la tipologia 180103 sia per quanto attiene i rifiuti prodotti dalle unità operative di patologia clinica.
PRESIDENTE. Che fine fanno questi rifiuti?
LEONARDO PALMISANO, Vicedirettore sanitario. I rifiuti vengono smistati dalle ditte incaricate dallASL presso impianti di smaltimento regolarmente autorizzati, la cui verifica è stata puntualmente effettuata in sede di gara.
PRESIDENTE. Per avere unidea più precisa, dove vanno, specificamente, alcune tipologie di rifiuti? Preciso che a noi non interessa avere un approccio inquisitorio alla questione, interessa piuttosto comprendere il comportamento di una grande ASL con rilevanza sul piano nazionale.
LEONARDO PALMISANO, Vicedirettore sanitario. Se prendiamo, ad esempio, le tre tipologie di rifiuti prodotti dalle radiologie (090101; 090104; 090107) vediamo che vengono conferiti alla Mastellone Aldo Sas e vengono smaltiti da una ditta di Casalnuovo la RAMOIL.
PRESIDENTE. Questa ditta possiede un inceneritore?
LEONARDO PALMISANO, Vicedirettore sanitario. Sì, possiede un inceneritore regolarmente autorizzato, la cui verifica è stata effettuata in sede di gara.
PRESIDENTE. Capisco, in sede di gara verificate ex ante tutte le autorizzazioni prescritte. Vi è mai venuto in mente di andare a verificare che un vostro contenitore sia giunto effettivamente sul posto?
LEONARDO PALMISANO, Vicedirettore sanitario. Sì, lo abbiamo verificato.
PRESIDENTE. È capitato come fatto casuale, oppure rientra nella vostra routine organizzativa interna di verifica e controllo?
ANGELO MONTEMARANO, Direttore generale ASL NA1. In questo caso lo abbiamo verificato in occasione dello smaltimento dei rifiuti dei medicinali. Cè stata una commissione che, proprio qui alla RAMOIL, ha verificato tutte le procedure, tuttavia si è trattato di un caso eccezionale poiché la legge non lo prevede.
PRESIDENTE. Certo, sappiamo che la legge non prevede questo tipo di controlli. Dagli atti che avete risulta che vi sono smaltimenti di rifiuti ospedalieri vostri che vengono portati fuori regione?
LEONARDO PALMISANO, Vicedirettore sanitario. Sì.
PRESIDENTE. In quale regione?
LEONARDO PALMISANO, Vicedirettore sanitario. Per quanto riguarda la tipologia 180103, quella più rappresentativa, i rifiuti che rientrano in questa categoria vanno: alla Sips ecologica di Oristano; al consorzio Agac di Reggio Emilia; allEcologica tarantina Srl di Taranto; alla Biosud di Lecce; allEcological service di Milano; alla Mida Srl di Crotone; alla Ama di Roma.
PRESIDENTE. Quale è il costo complessivo della gara?
ANGELO MONTEMARANO, Direttore generale ASL NA1. È indicato nellatto di gara: il costo complessivo dovrebbe essere di 317 mila euro.
PRESIDENTE. Riuscite a fare una valutazione per tipologia al chilo?
LEONARDO PALMISANO, Vicedirettore sanitario. Al riguardo volevo fare una precisazione. Stiamo esperendo le procedure della nuova gara, in cui è previsto lo smaltimento al chilo perché la precedente amministrazione dellASL NA1 aveva aggiudicato la gara per contenitore.
PRESIDENTE. Avete verificato che incidenza di risparmio cè modificando le modalità di gara?
DONATO PIGLIONICA. Secondo la mia esperienza, tale risparmio lo si può stabilire dopo un anno di gestione e non subito dopo la gara, perché vi posso garantire che quando la modalità del contratto passerà al chilo il numero dei contenitori diminuirà vertiginosamente, perché basta avere qualche amico compiacente dentro la struttura si chiude qualche contenitore anche semivuoto senza porsi alcun problema.
ANGELO MONTEMARANO, Direttore generale ASL NA1. Basta che poi qualcuno non riempia i contenitori di altro materiale!
DONATO PIGLIONICA. Chi frequenta le sale operatorie queste cose le sa!
ANGELO MONTEMARANO, Direttore generale ASL NA1. Si sa come vanno le cose in Italia, per tale motivo in ogni ospedale cè una commissione che vigila sulligiene ospedaliera e, in particolare, sullo smaltimento dei rifiuti.
SALVATORE MARANO. A quanto ammonta laccordo? Comprende anche lo smaltimento dei rifiuti prodotti dagli ospedali?
ANGELO MONTEMARANO, Direttore generale ASL NA1. A circa 660 milioni. Esso comprende tutti gli ospedali e i distretti. Con due siti di raccolta. Parliamo di tutti gli ospedali della città di Napoli, con esclusione degli ospedali azienda a rilievo nazionale (Cardarelli, Monaldi, Cotugno e Santobono).
DONATO PIGLIONICA. In sostanza ci sono sei aziende ospedaliere?
ANGELO MONTEMARANO, Direttore generale ASL NA1. No, le aziende ospedaliere sono quattro, perché i due policlinici di Napoli non sono aziende del sistema sanitario nazionale, ma sono aziende delluniversità, che hanno un rapporto convenzionale.
DONATO PIGLIONICA. In Puglia, invece, esistono o le aziende ospedaliere autonome o le ASL o gli IRCCS.
ANGELO MONTEMARANO, Direttore generale ASL NA1. A queste categorie bisogna aggiungere lulteriore categoria delle aziende delle università, con le quali si stipulano delle convenzioni. Si tratta di un retaggio antico, con la recente legge n.517 esso sarà modificato.
PRESIDENTE. Posso chiederle di predisporre una relazione per la Commissione che indichi anche gli smaltimenti finali delle varie tipologie di rifiuto ospedaliero.
RENZO MICHELINI. Gradirei conoscere a partire da quando sono state fatte le gare, perché dalle relazioni delle commissioni che ci hanno preceduto risulta che tutti i rifiuti ospedalieri non assimilabili ai RSU sono tutti smaltiti attraverso impianti di incenerimento all'interno delle strutture ospedaliere, perlomeno così stabilisce la legge.
ANGELO MONTEMARANO, Direttore generale ASL NA1. Non si tratta del nostro caso.
RENZO MICHELINI. Per quanto riguarda Napoli posso fare i nomi del San Paolo, dellospedale Cotugno, del Frollone, del Monaldi e del Policlinico.
ANGELO MONTEMARANO, Direttore generale ASL NA1. Si tratta di un dato superato, onorevole.
RENZO MICHELINI. In questo caso, si prevedeva che la quantità di rifiuti da smaltire fosse di gran lunga superiore alle capacità di smaltimento dei singoli impianti.
ANGELO MONTEMARANO, Direttore generale ASL NA1. Si tratta di un dato che non appartiene alla nostra azienda, perché tra gli ospedali citati vi sono due nostri presidi (San Paolo e Frollone) dove non risultano attivi i sistemi di incenerimento. Forse la relazione ha qualche anno, le posso assicurare comunque che noi non abbiamo inceneritori.
PRESIDENTE. Avete un dato di aumento epidemiologico dei tumori?
ANGELO MONTEMARANO, Direttore generale ASL NA1. Si tratta di un dato non evidente sul piano epidemiologico, si è affinata la diagnostica ma un collegamento tra i fatti non è stabilito con certezza.
PRESIDENTE. Avete un registro dei tumori?
ANGELO MONTEMARANO, Direttore generale ASL NA1. Sì, esiste presso la Fondazione Pascal, al quale facciamo riferimento, inoltre abbiamo il nostro servizio di epidemiologia centrale, tuttavia non ci è stato segnalato alcun serio allarme sulla vicenda.
PRESIDENTE. Ringraziamo il direttore generale, dottor Montemarano, i dottori De Luca e Palmisano per la loro presenza e cortesia, soprattutto per gli spunti importanti che ci hanno offerto ed ancora di più per la relazione che ci faranno pervenire nelle prossime settimane.
Incontro con il viceprefetto Fiamma Spena, commissario prefettizio del comune di Acerra, con monsignor Giovanni Rinaldi, vescovo di Acerra, con monsignor Antonio Riboldi, presidente della fondazione SantAlfonso Maria de Liguori, con il presidente delle associazioni mediche, dottor Tommaso Esposito, e con il coordinatore del comitato cittadini, avvocato Tommaso Esposito.
PRESIDENTE. La nostra Commissione ha ricevuto unistanza di audizione da parte del sindaco del comune di Acerra, dalla fondazione Santo Alfonso Maria de Liguori, dal vescovo di Acerra, Giovanni Rinaldi, e dal comitato civico di tale città, in merito alla vicenda del termovalorizzatore di Acerra.
La Commissione ha accolto questa istanza anche al fine di comprendere meglio come avviene la gestione del ciclo integrato dei rifiuti in Campania; pertanto, la vostra presenza in questa sede la riteniamo di particolare rilievo per gli spunti che potrete fornire alla nostra valutazione, anche tramite atti scritti.
Ricordo infine che il comune di Acerra è stato di recente commissariato e il sindaco è stato dimissionato, per questo motivo oggi audiremo il commissario prefettizio delegato di tale comune.
FIAMMA SPENA, Commissario prefettizio del comune di Acerra. Come accennava il presidente dal 16 maggio, a seguito delle dimissioni dei consiglieri, il comune di Acerra è gestito da un commissario prefettizio.
Al momento del mio insediamento sono venuta a conoscenza della richiesta, formulata dal sindaco, di audizione; ho effettuato una ricognizione degli atti presenti al comune al fine di poter esporre quello che presumo essere il contenuto della richiesta effettuata dall'amministrazione. L'amministrazione ha assunto una serie di iniziative
PRESIDENTE. Mi scusi dottoressa, il termine presumo forse mi sembra un po' troppo; ritengo che vi siano degli atti che il comune ha predisposto. Pertanto, al di là della sua presunzione legittima, a noi occorrono gli atti del comune.
FIAMMA SPENA, Commissario prefettizio del comune di Acerra. Riferirò sugli atti; come dicevo, il comune ha assunto una serie di iniziative di natura politica e giudiziaria per esprimere la contrarietà all'insediamento del termovalorizzatore in Acerra. Dalla lettura dei ricorsi che l'amministrazione comunale ha presentato al TAR e dalle varie note che sono state indirizzate nelle varie sedi istituzionali, emergono una serie di motivazioni per giustificare la contrarietà della amministrazione a questo insediamento. Tali contrarietà derivano innanzitutto da una scelta del luogo, dove verrà localizzato il termovalorizzatore, avvenuta estromettendo dal processo decisionale le forze politiche e la collettività.
Questo, che le forze politiche hanno definito un vulnus democratico, viene lamentato in vari atti in cui l'amministrazione rappresenta che la partecipazione della collettività, attraverso i suoi organi rappresentativi, è stata marginale. Inoltre viene espressa una incompatibilità di tale termovalorizzatore con un progetto di sviluppo territoriale che ha le sue idee-forza nella realizzazione del polo pediatrico mediterraneo, passato dalla fase di progettazione e da una serie di impegni istituzionali, attesa fortemente dalla città; nella presenza di una rilevante area archeologica quella di Suessola - e nello sviluppo di una area ASI-PIP molto vasta che potrebbe, secondo quanto risulta dagli atti, risultare quanto meno danneggiata nelle sue linee di sviluppo; infine, tale insediamento sarebbe in contrasto con la vocazione agricola di un'ampia parte del territorio.
Esistono altri elementi che afferiscono alla compatibilità ambientale sulla base dei quali l'amministrazione ha espresso contrarietà all'insediamento; compatibilità ambientale che rappresenta il tema centrale degli atti elaborati dal comune il quale ha fatto ricorso anche allausilio di consulenze esterne.
Dagli atti emergerebbe una situazione di crisi ambientale derivante dalla insistenza del termovalorizzatore in un'area già interessata da fenomeni di inquinamento ambientale riferibili ad aziende già presenti sul territorio; in ordine alla preesistenza di siti inquinati, l'amministrazione comunale fa riferimento anche a discariche abusive, già censite e sottoposte a sequestro giudiziario, per le quali sono in corso, con lautorità giudiziaria e con gli organi amministrativi, le procedure per la loro bonifica.
Inoltre, negli atti del comune si fa riferimento anche alle problematiche relative ai cosiddetti Regi Lagni che, raccogliendo i liquami del Nolano e di molti altri comuni dell'area nord-est, provocano linquinamento del suolo e del sottosuolo; al riguardo, l'amministrazione comunale evidenzia i provvedimenti con i quali si è proceduto alla chiusura o ad inibire l'utilizzo dei pozzi che irrigano determinate aree per la presenza, in base a relazioni effettuate dallARPAC, di colibatteri fecali o di sostanze derivanti da metalli. In più, l'amministrazione comunale fa presente lesistenza di alcuni studi effettuati dallASL sull'andamento delle malattie tumorali; da tali studi emerge che le malattie tumorali sono presenti, sul territorio di competenza dellazienda sanitaria locale, in misura maggiore rispetto ad altre parti del territorio nazionale.
L'amministrazione comunale ha fatto ricorso contro i provvedimenti adottati dalla regione; ricorso che, in primo grado, è stato rigettato dal TAR che ha ritenuto, sul piano della legittimità, non conferenti le osservazioni sollevate dai legali dell'amministrazione; conseguentemente, lamministrazione si è rivolta al Consiglio di Stato.
PRESIDENTE. Il ricorso al TAR è stato anche tardivo.
FIAMMA SPENA, Commissario prefettizio del comune di Acerra. A me non risulta perché non c'è stata una eccezione di ricevibilità per tardività; credo di averne una copia.
GIOVANNI RUSSO SPENA. Nella motivazione c'è un riferimento alla tardività.
FIAMMA SPENA, Commissario prefettizio del comune di Acerra. Questo è quanto emerge dalla lettura degli atti.
All'atto dell'insediamento, nella veste di commissario prefettizio, ho avviato una serie di incontri con le forze politiche e con quelle sociali presenti sul territorio al fine di acquisire ulteriori elementi di conoscenza della situazione; ciò è avvenuto anche attraverso i funzionari e i dirigenti del comune.
Quello che emerge con chiarezza è la contrarietà della comunità alla realizzazione dellimpianto per il timore che la sua presenza possa provocare dei danni alla salute; probabilmente, la popolazione non si sente garantita dalla presenza di questo termovalorizzatore anche perché esso, ripeto, verrebbe localizzato su un territorio già di per sé fortemente degradato.
Su richiesta del presidente della giunta regionale, onorevole Bassolino, mi è stato anche chiesto di verificare, con le forze politiche locali e sociali, se vi fosse la volontà di nominare, da parte del comune o dalle associazioni ambientalistiche presenti sul territorio, dei consulenti che verificassero se queste condizioni di criticità lamentate fossero o meno presenti. Le forze politiche ascoltate, non tutte erano disponibili, hanno manifestato contrarietà a questa designazione, a questo intervento ad adiuvantum o in contraddittorio. La gestione commissariale del comune, io e altri due colleghi, ha deciso di mantenere in piedi un tavolo di confronto dove possano confluire istanze che si vogliano rappresentare anche al fine di creare un clima di mediazione e di avvicinamento delle reciproche posizioni.
PRESIDENTE. Dottoressa ci sono atti, documenti, relazioni o studi effettuati da consulenti del comune?
FIAMMA SPENA, Commissario prefettizio del comune di Acerra. Sì, ci sono studi, che sono stati presentati ed allegati a sostegno del ricorso, che posso produrre.
PRESIDENTE. Ci farà piacere averli.
FIAMMA SPENA, Commissario prefettizio del comune di Acerra. Poi ci sono anche le memorie predisposte dai legali di parte.
PRESIDENTE. Il presidente della regione, onorevole Bassolino, nel consegnarci la sentenza del TAR, sottolineava che la rimessione della scelta ubicazionale allaggiudicatario del servizio discende da apposita prescrizione del bando di gara, che, in quanto immediatamente lesiva, andava tempestivamente impugnata con conseguente inammissibilità della censura.
FIAMMA SPENA, Commissario prefettizio del comune di Acerra. Sì, non fu impugnato a monte. Io non avevo compreso la domanda.
PRESIDENTE. Ho letto semplicemente quanto ci è stato letto dal presidente Bassolino.
LOREDANA DE PETRIS. Signor presidente, faccio presente che qui ho il bando di gara da cui non si comprende chi lo potesse impugnare dato che lo stesso recita: n.1: impianto di produzione di energia termovalorizzatore Cdr in area destinata ad insediamenti produttivi in provincia di Napoli.
PRESIDENTE. Nel bando di gara è ovvio che non ci poteva essere; comunque, senatrice De Petris, non è questa la sede per questo tipo di valutazioni.
GIOVANNI RUSSO SPENA. Nel piano non c'è; il presidente della giunta
regionale, infatti, ha riconosciuto che non cè. Nella motivazione, lo dico anche da
amministrativista, il TAR sarà stato influenzato, anche perché il bando di concorso di
per sé non ha legittimazione; cioè non può essere impugnato perché non si sa chi è il
destinatario. Ciò, in termini di giustizia amministrativa, si definisce legittimazione.
In questo caso, chi è legittimato a ricorrere? Tutti i comuni? O teoricamente la
provincia? Pertanto, il ricorso, su questo
aspetto, al Consiglio di Stato può avere una grande importanza.
PRESIDENTE. Comunque, ciò avremo modo e sede
per approfondirlo.
ANTONIO RIBOLDI, Presidente della fondazione Santo Alfonso Maria de
Liguori. Non voglio entrare nel merito
della questione politica, tuttavia, dopo 43 anni trascorsi al sud, posso dire che molte
volte qui si consentono cose che altrove non sarebbero assolutamente permesse.
Oggi, uno che si
reca ad Acerra si trova di fronte una città che rischia di diventare veramente un
cassonetto di rifiuti; e mi domando che città sarà in futuro se si considerano assieme
la Montefibre, che arriva addirittura fino in città, un termovalorizzatore che un domani
porterebbe ad Acerra i rifiuti della provincia di Napoli, e i Regi Lagni. La chiameremo la
città dei rifiuti, e non sarà più una città vivibile.
Quando c'è
pericolo per la salute della popolazione ritengo che sia un dovere costituzionale
difenderla, dopo vengono il profitto e i progetti; progetti che l'uomo dovrebbe
predisporre solo se diretti a fare il bene della comunità, altrimenti non hanno senso e
il loro portarli a termine significherebbe non interessarsi se essi fanno bene o male alla
salute dell'uomo. Pertanto, prima di iniziare un progetto occorre stare molto attenti nel
valutare questo aspetto.
Quando si parla
della realizzazione del polo pediatrico si fa riferimento ad unopera il cui fine è
di sollevare il sud dallemarginazione; da parte mia, qualcosa del genere l'ho già
fatta in Sicilia, nella zona del Belice, sforzandomi di dare a quella regione un volto
umano.
La realizzazione
del polo pediatrico significa poter cambiare cultura dimostrando che anche nel sud si può
fare quello che si fa al nord. Non si tratta tanto di rompere la catena dei cosiddetti
viaggi della speranza, ma mi domando perché andare a Roma o a Genova e non al sud. Si
tratta di un qualcosa che spetta di diritto, di un atto di giustizia. Anche un grande
medico del San Raffaele di Milano, dottor Verzé, mi ha detto che il polo pediatrico, una
volta realizzato, rappresenterebbe una rivoluzione culturale che cambierebbe la mentalità
del sud. Si tratta di una grande opera, ormai giunta al capolinea, e che ormai si farà;
però, mi domando: può questo giardino dellinfanzia rimanere accanto ad un impianto
che stona completamente? Si può ancora fare qualcosa? Non è in discussione la
realizzazione del polo pediatrico, tuttavia, non vorremmo che esso fosse soffocato dal
termovalorizzatore.
Quando dieci
anni fa si è parlato della realizzazione del polo pediatrico non si parlava di
termovalorizzatore; quando poi se ne cominciò a parlare, dai vari responsabili abbiamo
ottenuto la promessa - hanno giurato - che limpianto in questione non sarebbe stato
realizzato e che Acerra sarebbe divenuta il giardino dell'infanzia. Oggi mi chiedo se
abbia ancora valore quella parola politica o no; oppure dobbiamo assistere ad uno che dice
una cosa ed un altro che ne fa un'altra. Dobbiamo ancora credere alla politica, oppure no?
Quando un politico parla dobbiamo pensare che dica la verità oppure abbia una doppia
lingua? A volte non si comprende se si tratti di un sì, di un no oppure di un ni. Si può
organizzare lo sviluppo del Mezzogiorno? Io ritengo che si debba avere il coraggio di
farlo; fra l'altro, mi sembra che questo sia l'indirizzo del Governo.
Le questioni su cui oggi stiamo discutendo faranno decollare o no il sud? Rimango scandalizzato di fronte allidea di realizzazione del termovalorizzatore! In rispetto al polo pediatrico hanno detto che non si farà mai, ma invece temo che si farà. Pertanto, cosa facciamo? Certamente il polo pediatrico sarà realizzato, ma sarà come un'offerta, un modo per poter andare d'accordo. A mio parere, si tratta di una questione di giustizia politica, di una questione di parola; noi vogliamo avere fiducia nella politica e nelle istituzioni ma questi fatti gravi, se veri, ce la toglieranno, ma ciò non deve accadere.
A conclusione di questo mio intervento il mio augurio è che si proceda su quanto da noi auspicato e che questo, che definisco un sogno, si realizzi.
PRESIDENTE. A proposito del polo pediatrico, il commissario straordinario del Governo ha riferito che esso incontrovertibilmente sarà realizzato ed, inoltre, che esso non è incompatibile con l'impianto termovalorizzatore.
GIOVANNI RINALDI, Vescovo di Acerra. Come vescovo di Acerra porto con me lultima protesta, quella del 20 giugno, di ventimila persone; protesta che ha assunto la forma della serrata durata l'intera giornata. Una protesta contenuta e civile ma anche arrabbiata; arrabbiata perché impotente di fronte ad una serie di vessazioni. A volte, infatti, alla violenza formale si aggiunge anche una violenza nelle cose di tipo sostanziale.
Già è stato detto della situazione ambientale; al riguardo, l'ultima valutazione di impatto ambientale è stata effettuata nel 1999. Noi chiediamo una moratoria affinché vengano alla luce i fatti, alcuni già noti da tempo, altri nuovi (fra questi, la chiusura di 25 pozzi artesiani).
I politici hanno detto che si tratta di atti dovuti del governo regionale, compresa una seconda valutazione di impatto ambientale per vedere, alla luce dei nuovi elementi emersi, cosa si possa fare. Anchio, in questo mio intervento faccio riferimento al polo pediatrico, al parco archeologico di Suessola, che si trova proprio nelle vicinanze dove dovrebbe sorgere l'impianto, al possibile ampliamento della Montefibre la quale si trasformerà in polo energetico con 800 megawatt (la Sogetel ne ha già chiesto l'ampliamento), ed infine ai Regi Lagni. La conclusione comunque mi sembra che sia questa: il più grande termovalorizzatore d'Italia verrà realizzato in questa zona; due anni e mezzo fa è da allora che insceniamo dimostrazioni - addirittura si parlava di realizzare due termovalorizzatori, oltre a quello di Acerra, un altro avrebbe dovuto essere localizzato nella zona di Salerno (Battipaglia). In tale caso, avremmo avuto in un'unica fascia territoriale due termovalorizzatori e tre Cdr, oltre ovviamente ai Regi Lagni.
Come diceva un signore: La politica è l'arte di governare il bene degli uomini ; io, invece, ho l'impressione che si voglia proteggere la regione Campania, che ha certamente ambizioni turistiche ed anche grossi protettori politici, e, allo stesso tempo, si voglia mortificare una piccola zona che è sempre vissuta in povertà e di agricoltura. Per non parlare poi dei rifiuti tossici che il termovalorizzatore depositerà ad Acerra, a Maddaloni e a San Felice in Cancelli; comuni questi facenti parte della nostra diocesi. La Caserta sud Nola - Acerra rappresenterà così l'asse industriale, ma anche l'asse della morte; una volta l'industria valeva tanto e Napoli era una città industriale. Oggi invece, in un epoca postindustriale, mentre la città di Napoli si libererà di queste incombenze noi le raccoglieremo.
Non esiste una raccolta differenziata (non raggiunge nemmeno 10 per cento) mentre avremo un termovalorizzatore con millecinquecento tonnellate di rifiuti da bruciare ogni giorno. Si trattava di unopera pedagogica che i politici, insieme con le altre istituzioni, dovevano fare; noi chiediamo la moratoria e si tenga una conferenza di servizi a cui partecipino lo Stato, la regione, le province, al fine di stabilire le modalità ed i tempi con cui i comuni debbano effettuare la raccolta differenziata dei rifiuti.
Chiediamo la moratoria anche per elaborare un nuovo patto ambientale e per evitare di essere vessati come è avvenuto fino ad ora. Nella realizzazione di questo progetto di smaltimento dei rifiuti si sono verificate, a mio parere, delle irritualità molto gravi; tra queste, quella secondo cui si dà, al soggetto che ha vinto la gara, la possibilità di scegliere dove localizzare l'impianto. Al riguardo si fa lesempio di Brescia, ma in quel caso alla gara ha partecipato unazienda municipalizzata e non unazienda privata. Mi chiedo, pertanto, dove sono finiti quei principi secondo cui il bene comune viene prima del bene privato. Quella che ho poc'anzi evidenziato costituisce unirritualità ancora da spiegare, così come occorre una spiegazione su un'altra irritualità, di tipo politico, secondo cui né gli abitanti, né la provincia, né i comuni interessati, sono stati direttamente coinvolti nel processo decisionale, sebbene ad Acerra era stato predisposto un piano di sviluppo che comprendeva il parco archeologico, il polo pediatrico e così via.
Lonorevole ha poc'anzi detto che il polo pediatrico si realizzerà: io ne dubito.
PRESIDENTE. Non ho detto questo.
GIOVANNI RINALDI, Vescovo di Acerra. Non voi, ma lonorevole Bassolino. Comunque, io ne dubito moltissimo anche perché, prima ancora che si cominciasse a parlare del termovalorizzatore, la realizzazione del polo pediatrico era già in dubbio; adesso il dubbio sarà ancora maggiore.
Lo schieramento politico, con cui si candidò lonorevole Bassolino, si professava essere contro la termodistruzione dei rifiuti, ed hanno richiesto il voto a fini di continuità legislativa del progetto, già approvato da Rastrelli e poi dallonorevole Rusco. Quindi, vedete la politica; qualcuno ha anche detto che non hanno avuto il tempo di controllare la scelta del luogo, effettuata a ridosso della città.
Non so se i componenti di questa Commissione hanno a disposizione le motivazioni e le note redatte dalla commissione VIA del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio nel momento in cui il progetto di realizzazione dellimpianto è stato approvato; progetto approvato sia pure annotando che esso si sarebbe realizzato a ridosso della città, della Montefibre e che mancano le vie daccesso. L'acqua necessaria allimpianto dove la si prenderà? Inoltre, lacqua utilizzata dall'impianto sarà, probabilmente, immersa nell'acqua, già di per sé inquinata.
Noi, ripeto, chiediamo una moratoria perché si ridiscuta la questione; è vero che vi è unurgenza per lo smaltimento dei rifiuti, soprattutto in estate, ma esiste anche l'urgenza della vita che viene prima delle altre.
Noi oggi vi consegniamo un dossier, predisposto in Curia insieme al comitato del no e al consiglio pastorale; a tale dossier abbiamo allegato anche del materiale audiovisivo. In questo materiale documentale sono contenuti tutti i dati e tutta la storia del termovalorizzatore. Nel consegnarvi questo materiale, come vescovo di Acerra, vi dico anche per adesso la gente del luogo è pacifica; però, non so quello che potrebbe accadere in futuro anche perché la gente non comprende certe violazioni e certe prepotenze.
Si tratta di una responsabilità anche politica; un politico mi ha detto, ripeto, che non hanno avuto il tempo di andare a controllare il luogo dove era stato deciso di localizzare l'impianto; probabilmente, se per esempio si fosse deciso di localizzare l'impianto a piazza Municipio il tempo lo avrebbero sicuramente trovato. Pertanto, mi sento di dire che tali persone non sono dei buoni politici, perché i buoni politici sono quelli che governano facendo il bene ai più deboli e dando voce ai cittadini.
PRESIDENTE. Questa che io presiedo è una Commissione d'inchiesta e di indagine sul ciclo integrato dei rifiuti il cui compito è di valutare e di considerare ogni aspetto della materia al fine sia di comprendere la fenomenologia e sia di indicare anche soluzioni normative utili a migliorare i risultati.
Ascoltare quanto ci è stato riferito è utile pertanto per comprendere complessivamente cosa è accaduto e che cosa accade attualmente su questa materia in Campania.
TOMMASO ESPOSITO, Presidente delle associazioni mediche. Abbiamo ritenuto di essere presenti allodierno incontro con la Commissione bicamerale dinchiesta producendo un dossier in cui è contenuto il lavoro che in questi ultimi anni abbiamo svolto sul territorio assieme al consiglio pastorale; dossier che potrà servire come ulteriore approfondimento delle argomentazioni già svolte dal commissario straordinario del comune di Acerra, dottoressa Spena, e da monsignor Rinaldi e da monsignor Riboldi. All'interno del dossier è contenuta una relazione introduttiva in cui sono riportate anche le nostre proposte operative; dossier corredato da una parte in cui sono riportate le argomentazioni che hanno condotto al no democratico espresso dalla città.
In particolare, la città di Acerra nel corso degli ultimi tre anni ha dato vita ad una serie di proteste civili che testimoniano la coscienza democratica della città; coscienza democratica che non può continuare ad essere calpestata. Manifestazioni documentate anche con materiale audiovisivo da cui si evince la mobilitazione civile dellintera città (vi hanno partecipato circa ventimila persone) svoltesi senza creare alcun problema all'ordine pubblico.
Inoltre, in tale dossier sono anche evidenziate le perplessità espresse dalla popolazione in merito alle minacce portate allo stato di salute e all'ambiente derivanti dalla presenza in quella determinata area di una vasta concentrazione di discariche abusive, rispetto alle quali, non è stata ancora avviata alcuna bonifica del territorio; discariche che si vanno a sommare agli effetti della diossina, scoperti negli ultimi tempi, e agli effetti prodotti dalla termodistruzione dei rifiuti. Termodistruzione che nasce da unincultura in ordine alla raccolta differenziata dei rifiuti ovvero da una non messa in atto, su tutto il territorio della regione Campania, della raccolta differenziata; tantè che essa si attesta appena al 10 per cento. Ciò porterà inevitabilmente alla produzione di un Cdr di bassissima qualità che non produrrà rifiuti e che interverrà in modo dannoso nel ciclo di distruzione dei rifiuti abbassando la temperatura di distruzione e, quindi, aumentando i livelli di diossina sparsi nell'ambiente.
La diossina, in particolare, non riguarderà soltanto il territorio del comune di Acerra; infatti, nei documenti consegnati a questa Commissione sono contenute anche le indagini ufficiali, promosse e pagate dalla regione Campania, dalle quali si evince ad esempio l'incompatibilità delle emissioni a bassa quota dei risultati della combustione del termodistruttore e, quindi, la necessità di innalzare il veicolo di trasporto nellatmosfera a ben 120 metri di altezza il che significa non inquinare soltanto quel territorio ma entrare direttamente nel sistema e non nel microsistema ambientale (si fa riferimento a realtà citate da un recente comunicato della FIBE).
Tutto ciò avviene sotto gli occhi della comunità scientifica internazionale anche a seguito dell'aumento dei linfomi e delle malattie correlate all'immissione, soprattutto nel latte materno, della diossina; questa situazione sta determinando delle problematiche, in ordine allo stato di salute, estremamente preoccupanti. Insieme a ciò ci preoccupa anche quanto non è ancora stato detto in merito al sistema del ciclo dei rifiuti e che riguarda ciò che verrà dopo. In particolare, come sarà trasportato il CdR in quella realtà? Con ulteriori varianti agli assi viari e agli assi ferroviari? Lo snodo di Marcianise-Maddaloni diventerà il polo di raccolta di CdR? Da lì si arriverà ad Acerra? Questo non lo sappiamo e non ci viene nemmeno detto. Come saranno raccolte le acque? Quali risorse energetiche-idriche saranno sottratte per fornire la quantità enorme di energia che serve alla termodistruzione? Quali risorse idriche saranno depauperate? Saranno poi rimesse nella falda acquifera? A quale temperatura?
Il ciclo, poiché comporterà un sovvertimento totale dell'intera regione, ci preoccupa in maniera drammatica; rispetto ad esso, purtroppo non ci sono ancora state date delle risposte.
Il trasporto delle ceneri, che riguarderà il 15 per cento del combusto, come avverrà? Secondo quali processi? La FIBE parla di processi di messa in sicurezza: saranno forse quelli di vetrificazione? Ebbene, come si procederà alla vetrificazione di queste ceneri? Probabilmente, con la costruzione di ulteriori aziende che procureranno ulteriori danni all'ambiente perché la vetrificazione comporta cicli altamente rischiosi. Queste ceneri saranno poste in discarica? Su quali territori? Con quali cautele? Saranno poste, ancora una volta, nel territorio di San Felice in Cancelli, a Maddaloni, ad Acerra? Non lo sappiamo; chiediamo di saperlo.
A tutto ciò dobbiamo aggiungere che questo viene effettuato bypassando il decreto che include, nell'inventario nazionale degli stabilimenti, il nostro territorio tra le aree a rischio di causare incidenti rilevanti (articolo 15, comma 4, del decreto legislativo del 17 agosto 1999 n.234); pertanto, noi chiediamo come sia possibile evitare l'effetto domino se il termodistruttore è costruito al confine con lo stabilimento a rischio, cioè la Montefibre la quale, a sua volta, è posta al confine con la costruenda centrale della Turbogas; entrambe poste a pochi chilometri di distanza dal centro urbano e a pochi chilometri dall'altra centrale elettrica della FIAT Sogetel.
Tutto ciò ci preoccupa enormemente e ci porta a chiedere a questa Commissione di sostenere le nostre considerazioni volte a chiedere una moratoria ed una nuova relazione di impatto ambientale; oltre al parere vincolante del comune sul percorso che dovrà essere intrapreso per la bonifica del territorio. Le considerazioni svolte dal commissario straordinario su una serie di cose, quali ad esempio l'abolizione dei passaggi a livello, si inseriscono in un altra fondamentale questione e cioè che la città ha diritto di dire su come questa bonifica debba partire ed essere portata avanti, indipendentemente dalla costruzione del termodistruttore; per questo motivo chiediamo che il parere del comune sia vincolante in merito alle questioni che riguarderanno la bonifica del territorio.
Tutte le considerazioni contenute nel dossier cercano di fare luce soprattutto sui danni che la costruzione del termodistruttore causerà al sistema ambiente e non al microsistema dellarea; conseguentemente, riteniamo che esse possano condurre ad un accoglimento delle nostre richieste.
PRESIDENTE. Chiedo ai colleghi se vogliano intervenire per formulare alcune domande.
SALVATORE MARANO. Sono molto impressionato dalla passione che i presenti mettono di fronte a questo problema; tra l'altro, non si può non tener presente le considerazioni svolte sia da monsignor Riboldi che, a rischio anche della propria vita, ha condotto per anni una battaglia contro la criminalità organizzata su questo territorio ottenendo anche dei buoni risultati sia il vescovo Rinaldi che anchegli sta portando avanti questa battaglia; allo stesso modo non si può non tenere presente come unintera citta abbia manifestato dimostrando indubbiamente che il problema esiste. Questo alla nostra attenzione è un territorio fortemente inquinato.
PRESIDENTE. Collega Marano è opportuno che le considerazioni vengano svolte in altra sede; ciò vale chiaramente anche per gli altri colleghi.
SALVATORE MARANO. Mi chiedo se non è il caso di cominciare a pensare che questo termovalorizzatore vada ad incidere seriamente sulla salute pubblica e, conseguentemente, se l'articolo 32 della Costituzione non possa essere stato, in questo caso, violato.
MARCO LION. La città di Acerra è stata dichiarata area
ad alto rischio ambientale.
PRESIDENTE. Tutta la provincia
di Napoli è stata
dichiarata nel 1994
area ad alto rischio ambientale.
MARCO LION. A parte il caso di Bagnoli, sono al momento in corso dei procedimenti
per il miglioramento della situazione ambientale? Esiste un progetto successivo,
dopo il finanziamento?
PRESIDENTE. Mi permetto di insistere con i colleghi commissari;
occorre formulare delle
domande che consentano
loro di rispondere. Queste sono invece riflessioni che svolgeremo alla
luce delle indicazioni che ci saranno state fornite.
MARCO LION. Ho sentito parlare di
uno stabilimento della Sondel diretto alla produzione
di energia elettrica;
questo stabilimento è già funzionante?
TOMMASO ESPOSITO, Coordinatore del comitato cittadini. Sì, ed è di
400 megawatt; inoltre, utilizza gas metano.
DONATO PIGLIONICA. Esprimo
anzitutto la mia
condivisione alle preoccupazioni
manifestate dagli intervenuti
anche perché mi
sembrano fondate.
Poiché nel dossier è
contenuta una relazione
tecnica, redatta da
tecnici del comune,
e dato che la situazione
è questa, io ritengo che la nomina di alcuni tecnici
di parte possano
fornire un ausilio, anche tecnico, al commissariato
per dire di no alla localizzazione dellimpianto.
Inoltre, sono
state espresse alcune considerazioni che in
sostanza vogliono dire, non solo no al termovalorizzatore in
quel dato luogo, ma anche no al termovalorizzatore tout court.
TOMMASO ESPOSITO, Presidente delle associazioni mediche. Le nostre preoccupazioni
riguardano la termocombustione in genere.
DONATO PIGLIONICA. Quindi, un altro metodo,
non un'altra sede
dell'impianto.
Ovviamente, una posizione
diversa sarebbe stata più difficile da
sostenere. Pertanto, prendo atto che siete
contrari alla termovalorizzazione.
TOMMASO ESPOSITO, Presidente delle associazioni mediche. Sì, perché causa dei rischi al sistema ambiente.
RENZO MICHELINI. Fermo restando che sarà
nostra cura leggere
la documentazione consegnateci desidero rivolgere alcune
domande al presidente delle associazioni mediche.
Poiché sul territorio è stata rilevata
la presenza di diossina, desidero
sapere se questa sostanza è stata rilevata soltanto
nell'aria oppure
in terra e, quindi, nella vegetazione. Inoltre, da quali fonti questa sostanza
possa provenire.
Infine, gradirei conoscere il grado di concentrazione
della diossina e quale
laboratorio ha rilevato
la presenza di tale sostanza.
TOMMASO ESPOSITO, Presidente delle Associazioni mediche. Dalla dottoressa Spena, che è stata investita dallufficio preposto dellazienda sanitaria locale in base ad una segnalazione di presenza di diossina in latte animale e, quindi, dalle indagini a ritroso sulla presenza di questa in erbaggi da pascolo, e con le verifiche e le disposizioni adottate dalla stessa dotoressa.
FIAMMA SPENA, Commissario prefettizio del comune di Acerra. Allegherò ai documenti che mi sono stati già richiesti, la nota che ci è stata indirizzata, ai fini delladozione di un provvedimento che vietase il pascolo in relazione allaccertamento della presenza di diossina nel latte nella zona dellASL. Considerato che in questi pascoli era praticata la transumanza si vietava la possibilità di far pascolare le pecore in tutta larea di competenza dellASL in attesa che accertamenti più specifici e mirati evidenziassero altri fattori per ladozione di provvedimenti più puntuali. Farò avere alla Commissione ciò che è stato acquisito agli atti del comune, oltre al nostro provvedimento in cui, in ossequio a questa richiesta, adottavamo il divieto.
PRESIDENTE. Ecco uno dei motivi per cui lattenzione dei commissari deve essere sempre massima nel corso delle audizioni. Stamani abbiamo audito lARPAC che ci ha promesso di fornirci entro pochi giorni una relazione dettagliata proprio riguardo alla diossina, perché gli è giunta proprio questa mattina una articolata relazione di sessanta pagine da valutare. Alla luce delle considerazioni contenute nella relazione che ci verrà consegnata avremo ulteriore elementi. Mi permetto di esprimere una mia opinione, le questioni poste sono sostanzialmente due, una di carattere ideologica: no alla termovalorizzazione; laltra relativa alla localizzazione.
Per parte mia, in quanto presidente di questa Commissione, mi attivo per valutare e considerare ogni profilo riguardante la seconda questione, relativa alla valutazione del perché tutti gli impianti sono collocati a nord del parallelo di Acerra e quindi concentrati, rispetto ad una regione così ampia sul piano della lunghezza, in quel settore, ovviamente mi permetto, lo dico a titolo personale, di non aderire ad alcuna ipotesi riguardante il rimettere in discussione il percorso di un ciclo integrato di rifiuti che prevede, da una parte la raccolta differenziata (spinta quanto più si vuole), e dallaltra la termovalorizzazione, ricondotta entro certi ambiti, in tal senso le considerazioni offerte qui, ma soprattutto gli atti che ci avete già consegnato e quelli che ci giungeranno, consentiranno a questa Commissione di svolgere una valutazione più compiuta riguardante la relazione sulla Campania, che, ovviamente, terrà conto dellemergenza da voi posta, con grande garbo e correttezza, sul piano istituzionale (nel momento in cui avete chiesto un incontro con noi) e anche sul piano della proposta, che non prevede un no ideologico, bensì teso ad una ulteriore valutazione dellimpatto ambientale rispetto ad una determinata indicazione di sito e non rispetto ad una valutazione generale sulla termovalorizzazione. Pertanto vi ringrazio per la vostra iniziativa e dichiaro concluso lincontro.
Incontro con i rappresentanti delle associazioni di categoria.
PRESIDENTE. Questa Commissione è in missione a Napoli per operare una disamina, non fine a se stessa, ma utile a comprendere il meccanismo del ciclo integrato dei rifiuti, anche nelle sue criticità, senza dimenticare quali possono essere le necessità dal punto di vista normativo sulle quali porre attenzione. Riteniamo che le categorie produttive rappresentino degli interlocutori importanti in questa vicenda, per tale ragione siamo ben lieti di ascoltarle. Lascio pertanto la parola a Massimo Mendia, imprenditore dellUnione industriali della provincia di Napoli.
MASSIMO MENDIA, Imprenditore dellUnione industriali della provincia di Napoli. Le aree principali da tenere in considerazione sono tre: raccolta; smaltimento; riutilizzo dei rifiuti. Lindustria campana è presente in queste aree sia come fornitore di soluzioni sia, ovviamente, come utente. Come organizzazione Confindustria ci siamo attrezzati per la parte dello smaltimento dei rifiuti industriali attraverso un progetto chiamato Piattaforma Spa che ha dato luogo ad un accordo di programma con la regione Campania.
Per quanto riguarda la questione della raccolta dei rifiuti come realtà campana siamo presenti nei servizi per la gestione della raccolta, abbiamo il doppio problema della produzione di rifiuti senza avere ununità di smaltimento locale, con degli ulteriori costi per chi in Campania produce materiale da avviare a smaltimenti particolari, inoltre abbiamo il problema che, purtroppo, in Campania vengono trovati materiali provenienti da altre regioni che inappropriatamente o, addirittura, delittuosamente smaltiti sul territorio della Campania, naturalmente si tratta di qualcosa che non ci coinvolge direttamente come industriali, anche se sono industriali quelli che inquinano il nostro territorio con dei rifiuti che appartengono ad altre regioni.
Per quanto riguarda il discorso del riciclaggio si stanno moltiplicando le realtà locali in grado di intervenire nel processo (separazione, trattamento, riutilizzo dei materiali e, addirittura, estrazione delle materie prime costituenti i rifiuti). In più, grazie ad uno stimolo centralizzato da parte del Commissariato, ci sono delle iniziative ad alta tecnologia tese a risolvere problemi che, dalla Campania, sono esportati in altre regioni dItalia. Il fatto che in Campania si abbiano diversi problemi può consentire di trovare altrettante soluzioni, pertanto la parte più propulsiva dellimprenditoria ha approfittato dellesistenza di una gamma così ampia di problemi per trovare soluzioni che, poco alla volta, si stanno estendendo ad altre regioni.
PRESIDENTE. Per esempio?
MASSIMO MENDIA, Imprenditore dellUnione industriali della provincia di Napoli. Ad esempio, io sono qui, come imprenditore associato allUnione industriali, perché la mia azienda opera, anche con finanziamenti di ricerca governativi, per lo sviluppo di prodotti piuttosto avanzati nel campo della gestione dei rifiuti. Abbiamo fatto per lAgenzia spaziale italiana un sistema di controllo satellitare delle flotte di gestione dei rifiuti. Uno degli obiettivi di tale sistema è il controllo dello smaltimento inappropriato (ecomafia). Si è trattato di un progetto di ricerca finanziato nelle modalità prima descritte, i cui risultati sono a disposizione del Governo da circa un mese. Non mancherò di far avere alla Commissione un elaborato riguardante tale progetto.
ALESSANDRO CUGINI, Responsabile area economica del territorio dellUnione industriali della provincia di Napoli. Per approfondire le tematiche ricordate dallingegner Mendia, mi permetto di sottolineare due fatti molto importanti: il primo relativo alla raccolta; il secondo relativo allo smaltimento. La criticità della raccolta intervenuta nel primo e nel secondo semestre del 2001 aveva provocato un grande disagio anche per gli industriali, ma non per i rifiuti industriali, quanto piuttosto per gli effetti estremamente dannosi della polarizzazione sulle aree industriali di quelli che sono poi diventati gli impianti di compattamento e di produzione del CDR.
Dal punto di vista della logica vedere oggi lesistenza di due impianti, uno a Giuliana e laltro a Caivano, che hanno ancora un impatto negativo nei confronti delle industrie, ma certamente molto inferiore rispetto a prima, si sono risolti alcuni problemi relativi alla organizzazione della raccolta, alla riduzione dei miasmi, al varo di un ponte, che a Caivano sta iniziando a far prefigurare ai compattatori un percorso esterno rispetto allarea. Per quanto riguarda il problema dello smaltimento, la nostra preoccupazione è che se si continua a produrre CDR, vanno trovati sempre maggiori stoccaggi di CDR con impatti potenzialmente pericolosi, anche dal punto di vista di eventuali autocombustioni, che, peraltro, sono state smentite. Lottica degli interventi deve improntarsi allurgenza di giungere al termovalorizzatore. Al riuso ancora non ci siamo arrivati.
MASSIMO MENDIA, Imprenditore dellUnione industriali della provincia di Napoli. Alla fine il concetto di sistema integrato rimane lunica soluzione, perché il CDR di per sé nasce bene, nel senso che se dal materiale avviato al CDR fosse rimossa veramente la componente organica putrescibile non ci sarebbero quegli aspetti di deteriorabilità che lo rendono invece così difficile da gestire. Il sistema integrato, quindi, significa che, oltre agli impianti del CDR, in tempi comparabili si avvii il sistema di gestione dellorganico, che si tratti poi di un certo tipo di compostaggio piuttosto che un altro (compost verde, compost grigio) è solo un dettaglio applicativo che nel tempo può evolversi, tuttavia se tutto ciò che viene fatto in alcune tipologie di impianti è solo cambiare nomenclatura ai rifiuti, il quale passa da rifiuto generico a rifiuto considerato trattato senza che in termini di qualità del materiale ci sia un cambiamento rilevante.
Ovviamente ciò accade perché un sistema integrato di rifiuti è una cosa molto complessa e se i tempi di realizzazione di una tipologia di impianti non sono coerenti con quelli di un'altra tipologia non si possono fare miracoli, è necessaria pertanto una certa contemporaneità di impianti. Ben sappiamo che problemi di tipo sociale e politico, di gestione del territorio, rendono difficili realizzare gli impianti di un tipo piuttosto che di un altro, per cui spesso è inevitabile nei tempi brevi giocare con i nomi affinché le cose si facciano. A mio avviso è importante trovare una forma di costruzione del consenso sul territorio, perché la base imprenditoriale è certamente capace di contribuire alla realizzazione delle soluzioni, certamente sensibile a che il territorio venga protetto.
Come diceva prima il dottor Cugini, noi, come classe imprenditoriale in generale, avemmo un grande svantaggio perché ad esempio gli imprenditori del settore turistico hanno avuto il danno inevitabile derivante da tutta la comunicazione negativa dovuta a una gestione che creato tensione sociale, cè poi naturalmente una certa percentuale di imprenditori che in maniera scorretta smaltiscono i propri rifiuti, ma si tratta di persone con cui non vogliamo avere a che fare. La visione di Confindustria è che la concorrenza si deve svolgere allinterno di regole, e la serietà nellapplicazione delle regole è lunica che garantisca che la concorrenza sia equa, vale per il discorso sul sommerso così come per la gestione dei rifiuti. Il percorso si interrompe quando forze locali e forze sociali, in diversi strati, non contribuiscono. Tutto ciò fa slittare i tempi rendendo impossibile raggiungere una soluzione omogenea. Alla fine ci ritroviamo con elementi organici nel CDR è che tutto questo deve essere imballato in una maniera che consente soltanto di spostare il problema di otto o dodici mesi (ma naturalmente quello che cè prima lo si ritrova dopo) e questo accade perché non si è ancora sviluppato un sistema completamente integrato.
Purtroppo, non trovo altra soluzione alternativa a quella del sistema integrato, in cui la raccolta differenziata, il compostaggio e la termovalorizzazione abbiano ognuno il proprio spazio, altrimenti quelle percentuali di rifiuti che non hanno un valore economico da recuperare non potrebbero non trovare soluzione.
PASQUALE BRUSCINO, Presidente Assorecuperi, Ascom. LAscom Confcommercio, che include anche gli operatori che lavorano nel campo dellecologia, vuole portare allattenzione della Commissione che da dieci anni mancano gli scarichi per i rifiuti speciali, pur essendo la terza realtà produttiva per quanto riguarda i rifiuti nel nostro paese. Malgrado ci sia stato un forte calo nella produzione di rifiuti li ritroviamo disseminati sul territorio. A tutto ciò si è aggiunto da qualche mese il blocco degli impianti di depurazione pubblici per il ritiro dei liquami biologici e di percolato.
PRESIDENTE. Vuole dire che gli impianti non consentono più il ritiro?
PASQUALE BRUSCINO, Presidente Assorecuperi, Ascom. Sì, e riguarda tutta la zona Flegrea, labbiamo fatto presente alla regione con una petizione.
MICHELE VIANELLO. E come si comportano allora i vostri associati di fronte a questa situazione?
PASQUALE BRUSCINO, Presidente Assorecuperi, Ascom. Stanno fermi, non hanno stoccaggio, perché si tratta di piccole imprese, i camion rispetto ai quindici-venti viaggi al giorno che facevano normalmente, ora ne fanno uno-due, e da Pozzuoli vanno a scaricare a Buccino, con costi altissimi, che un semplice utente privato non potrebbe sostenere, perché i prezzi da 100 euro a viaggio sono slittati a 5-600 euro.
Abbiamo chiesto alla regione Campania e alladdetto acqua e acquedotti, di farci una deroga, realizzando uno stoccaggio, per riportarli più o meno a tabelle di quegli impianti che devono effettuare dei lavori a Cuma, Castelvolturno e nelle zone limitrofe, che permetta uno scarico di questi liquami. In più esiste anche il problema del percolato e delle discariche, ne abbiamo messo a conoscenza anche il commissario Facchi, per le discariche di sua competenza, si tratta di circa tremila tonnellate di percolato, che oggi in piccole quantità va negli impianti di Avellino, Buccino e altri, mentre per il resto si sta trattando per portarlo fuori regine a costi elevatissimi.
DONATO PIGLIONICA. Ho sentito prima dal subcommissario Facchi che lo smaltimento dei rifiuti speciali avviene prevalentemente in direzione della Puglia.
PASQUALE BRUSCINO, Presidente Assorecuperi, Ascom. Sì, lottanta per cento si dirige verso la Puglia.
DONATO PIGLIONICA. La discarica sarebbe quella della ditta BLU, sita a Canosa. Quellarea ha un piccolo problema, perché vi sono collocate due discariche per rifiuti speciali, sostanzialmente affiancate luna allaltra (BLU e COBEMA), entrambe private, come tutti i sistemi di discarica pugliese. Voglio sollecitare lattenzione del presidente su tale fatto, perché il motivo per cui si dice che non vi è la necessità di fare una programmazione nellambito delle discariche per i rifiuti speciali è che questi avrebbero un ciclo diverso rispetto alle discariche per gli RSU e che quindi non ci sarebbe bisogno di realizzare un piano, ed in assenza di un piano chiunque lo richieda può essere autorizzato, per cui in provincia di Bari, in uno spazio limitatissimo, sono state fatte sei richieste di discariche per rifiuti speciali, ben al di là della capienza necessaria per il territorio della provincia, e, azzarderei, addirittura della regione Puglia, e soltanto delle sommosse popolari hanno fatto sì che il problema fosse limitato alla sola Canosa, dove quelle due discariche erano già state autorizzate dalla precedente amministrazione provinciale, mentre Trani, Gravina, Fragagnano sono state tutte bloccate.
Mi chiedo: non cè necessità di pensare a che anche per i rifiuti speciali vi debba essere un piano di fabbisogno regionale? La Puglia ha già mille problemi, noi abbiamo larea di Canosa e Trani che, proprio per conformazione del territorio è una serie immane di cave, perché zona di produzione della pietra di Trani, e quindi il territorio è pieno di buche da riempire. Non è comunque pensabile che la carenza di una regione si scarichi su un altro territorio, dove scarica oramai quasi tutta la Puglia, la Campania e ricordo che stiamo parlando di rifiuti classificati 2B. Pur essendo risorse che vengono verso il mio territorio, un criterio di questo tipo non mi entusiasma affatto, la Campania deve rispondere alle proprie esigenze da sola, invece è paradossale come la Campania smaltisca illecitamente i rifiuti industriali del nord mentre noi smaltiamo lecitamente i rifiuti industriali della Campania, mi ricorda tanto la storia delle navi che portano i biscotti danesi in America e i biscotti americani in Danimarca invece di scambiarsi le ricette per evitare tutto il movimento.
MARCO LION. Come mai, mentre in Puglia abbiamo gli scarichi per rifiuti speciali gestiti da privati, in Campania non si sviluppato questo genere di imprenditoria?
RENZO MICHELINI. Siamo consegnatari di comunicazioni rese alla precedente Commissione di inchiesta per quanto riguarda il ciclo dei rifiuti tossico-nocivi. In quelloccasione è stato detto che solo una parte, il 10 per cento, dei rifiuti totali, quantificati in circa 160 mila tonnellate allanno, viene smaltita nel territorio della Campania mentre il resto esce dalla regione. Il Commissario in quel caso comunicava in maniera testuale che risultava che esiste un accordo di massima dellUnione industriali per la realizzazione di un unico impianto di smaltimento, senza però fornire ulteriori specifiche per quanto concerne la localizzazione. Ora vorrei sapere se questo accordo esiste effettivamente, se ha dato dei risultati specifici e, se sì, in che cosa consistono in termini concreti questi risultati.
PASQUALE BRUSCINO, Presidente Assorecuperi, Ascom. La Piattaforma Spa ha i suoli opzionati nel comune di Pignataro Maggiore e due invasi (per una 2B e una 2C) in unaltra zona. Aspettiamo il via da parte del Governo centrale, tuttavia esiste il problema dei comuni che hanno dimostrato di non gradire questo impianto.
Quando noi parliamo dei rifiuti che troviamo in Campania, grazie ad un censimento fatto dallUnione industriali sappiamo bene che vi sono delle tipologie di rifiuti che non sono di produzione della regione. Tali rifiuti arrivano in Campania, a partire dal decreto Ronchi, come prodotti a valore in impianti che affermano di valorizzarli, per poi invece riempire capannoni con prodotti che vanno ad essere scaricati alla rinfusa. Basti pensare che, negli ultimi anni, le ditte che si occupano di ecologia sono passate da poche decine a circa 600. Il controllo necessiterebbe sulle aziende che hanno dato comunicazione alla provincia di voler valorizzare tutto (acido, fango tossico), si tratterebbe di un controllo su questo tipo di sistema della valorizzazione. I commercianti in pratica pagano un prezzo altissimo senza avere la certezza di uno smaltimento corretto, pagandone le conseguenze in prima persona.
MASSIMO MENDIA, Imprenditore dellUnione industriali della provincia di Napoli. Vorrei fornire una risposta di tipo storico alla domanda sulla gestione privatistica dei rifiuti. La Campania è stata una precorritrice su questo tipo di scelta, per fortuna questo tipo di gestione è stato interrotto una decina di anni fa quando, rendendosi conto dellinfiltrazione malavitosa nelle discariche, ci fu un intervento prefettizio che avocò a se la gestioni di questi sistemi, demandandola dal punto di vista tecnico alla supervisione dell'ENEA, ponendo finalmente le basi per una trasformazione del settore da fonte di reddito per la malavita a settore industriale nel quale si misurano forze imprenditoriali sane.
Personalmente, sono estremamente contento che sia stata eliminata la privatizzazione della discarica. Ciò che accadeva in Campania, al contrario forse di quanto accade in Puglia, non aveva assolutamente nulla da ascriversi alla dinamica imprenditoriale. Purtroppo da noi il problema non era di dinamica imprenditoriale eccessiva, bensì di controllo del territorio da parte della malavita, che è stato drasticamente eliminato grazie ad un intervento statale definito, coraggioso e prolungato nel tempo, con un impegno della prefettura in prima linea. Per quanto riguarda il discorso della piattaforma di trattamento centralizzato dei rifiuti industriali cè della perplessità da parte del commissariato sia su quella che ormai è diventata la effettiva distribuzione della qualità dei rifiuti da trattare sia, ovviamente, sulle tecnologie che vengono proposte. Questo perché nei tempi in cui loperazione in cui è stata pensata, avviata e formalizzata si è verificata unevoluzione del tessuto produttivo, per cui è possibile che ciò che era lassunzione originaria del progetto necessiti una revisione nella fase odierna, tale revisione, comunque, è in fase di negoziato tra il gruppo Piattaforma ed il commissariato di Governo.
PASQUALE BRUSCINO, Presidente Assorecuperi, Ascom. Oltre ai rifiuti normali, abbiamo un altro grande problema rappresentato dai rifiuti ospedalieri e da laboratorio. Non è mai esistito un impianto per lo smaltimento di questi rifiuti. Limpianto più vicino è ubicato in Sardegna o a Modena.
MASSIMO MENDIA, Imprenditore dellUnione industriali della provincia di Napoli. Su questo punto, da tecnico , mi permetto di stimolare lattenzione della Commissione su una valutazione. A mio avviso esiste una eccessiva preoccupazione da parte del sistema di controllo sulla problematica del trattamento del rifiuto ospedaliero e da laboratorio. Ciò da luogo, inevitabilmente, a dei costi veramente vergognosi, peraltro a carico del sistema sanitario nazionale. Mi permetto di invitare la Commissione a considerare quali siano i livelli di trattamento realmente indispensabili per i rifiuti ospedalieri e se veramente tutti vadano trattati allo stesso modo.
La gran parte dei rifiuti ospedalieri di per sé non ha caratteristiche particolarmente infettive tali da indurre una grande attenzione. Le fialette dei medicinali, i residui della mensa, al di là di certe considerazioni igieniche di dettaglio, non si possono trattare allo stesso modo dei residui dei reparti infettivi. Il fatto che invece il tutto sia un unico coacervo consente di dare una tale attenzione alla problematica che, unita alle modalità di trattamento previste molto dispendiose, si arrivano a pagare costi vergognosi, fino a un euro e mezzo al chilo. Poiché si tratta di un grande carico sul sistema sanitario nazionale, mi permetto di invitare a considerare leffettiva indispensabilità di una normativa così stringente.
DONATO PIGIONICA. Recentemente il Senato ha affrontato la questione da questo punto di vista.
PASQUALE BRUSCINO, Presidente Assorecuperi, Ascom. Al di là dei costi si tratta comunque di un fenomeno strano. Sette anni fa costava molto di più scaricare questo tipo di rifiuti in Campania, oggi portando i rifiuti a Modena o a Cagliari i prezzi sono scesi del 40-50 per cento.
MICHELE VIANELLO. Fra gli aderenti alle vostre associazioni vi sono sicuramente trasportatori, gestori e via dicendo. Avete avuto denuncie di infiltrazioni camorristiche o di minacce ricevute da parte dei vostri soci? Mi sembra incredibile che da tutte le audizioni siano usciti elementi del genere, mentre il vostro sembra un mondo felice.
PASQUALE BRUSCINO, Presidente Assorecuperi, Ascom. Io ho denunciato i vari fenomeni del territorio: dalla discarica che non abbiamo, dai blocchi dei depuratori, ai rifiuti ospedalieri che prendono strade strane. Noi abbiamo avuto degli incontri in sede con il presidente Grasso e abbiamo dato facoltà a tutti gli associati di incontrarsi per parlare dei vari problemi che le varie aziende dovevano affrontare. I nostri associati sono circa ottanta, su un totale di 600 operatori che operano in Campania, man mano che hanno subito minacce le hanno portate nelle sedi competenti, da quel momento in poi non siamo conoscenza dellulteriore percorso fatto da quelle denunce.
MASSIMO MENDIA, Imprenditore dellUnione industriali della provincia di Napoli. Vorrei di re una cosa della cui gravità sono cosciente. Quando si opera in questo territorio, se si pensa di ignorare il rapporto con la malavita si è degli incoscienti. Si può sperare che, per una serie di fortunate circostanze, la malavita non ti metta nel mirino. Quando ciò accade è tutta una questione di garbo, faccio un esempio al riguardo: se una persona fuori dal cinema non lascia le chiavi al parcheggiatore abusivo è un problema di tipo 1, se questa persona gli dice: tu sei abusivo ed io non ti lascio le chiavi è un problema di tipo 2, se invece chiama la polizia per fare arrestare il parcheggiatore abusivo e poi entra al cinema lasciando la macchina fuori è un problema di tipo 3.
PASQUALE BRUSCINO, Presidente Assorecuperi, Ascom. Presidente, bisogna dire anche che, insieme alle imprese, sono sorte delle agenzie, mediatori dellecologia, che svolgendo un ruolo da interfaccia tra la committenza e limprenditore pretendono delle royalty. Noi abbiamo invitato gli associati a trattare direttamente con lente o di procedere per vie ufficiali e non tramite agenzia.
PRESIDENTE. Si tratta di agenzie di intermediazione rispetto ad attività di smaltimento? Che garantiscono un contratto di smaltimento con un ente o con una azienda?
PASQUALE BRUSCINO, Presidente Assorecuperi, Ascom. Certamente. Si può verificare anche che vi siano delle difficoltà a scaricare in un impianto, in questo caso si deve passare attraverso questi soggetti. La discarica cerca di evitare rapporti diretti con limprenditore attraverso una concessione. Noi abbiamo fatto delle pressioni affinché ciò non avvenga. Purtroppo, però, alcune discariche pugliesi negli ultimi tempi si servono di agenzie concessionarie.
ALESSANDRO CUGINI, Responsabile area economica del territorio dellUnione industriali della provincia di Napoli. Mi permetto di segnalare una esigenza di fondo non estranea alle analisi fatte finora, cioè la assoluta necessità di promuovere la cultura del riuso. Per riprendere lesempio del parcheggiatore fatto prima introdurrei anche un quarto tipo di possibilità: esiste qualcuno che ti fornisce unalternativa oltre a quella di dover lasciare la macchina davanti al cinema. Certo ciò non vuol dire risolvere tutti i problemi, questo non vuol dire trovare la capacità di fare una gestione del riuso nellambito di un ciclo integrato che salvaguardi anche il piccolo imprenditore.
Noi, come Unione degli industriali, entro questo anno tenteremo di fare una promozione del vero mercato dei rifiuti industriali, non più una valorizzazione, ma un accordo con gestori del mercato dei rifiuti industriali nazionali ed esteri, collegati al sistema Confindustria, affinché ci possa essere la possibilità di scelta. Spero che in questa iniziativa vi possa essere anche un aiuto da parte delle istituzioni e che ci sia anche una convergenza da parte di quelle stesse istituzioni che finora hanno curato una unicità di indirizzo, altrimenti da soli non ce la faremo. In tal caso, avremo fatto soltanto qualcosa di positivo come raccordo, senza che arrivino gli utenti necessari perché ci sarà qualcuno che dirà: esistono le prime tre ipotesi, la quarta non expedit.
MASSIMO MENDIA, Imprenditore dellUnione industriali della provincia di Napoli. Essendo questa una Commissione che si occupa di una problematica molto particolare, vorrei ricordare come nel Mezzogiorno la malavita sia considerata il primo elemento che un imprenditore, che voglia fare un investimento, considera come fattore vincolante. Una rilevante quantità di investimenti non viene realizzata per il solo fatto che esiste la malavita. Ho lavorato dieci anni allestero in una multinazionale americana e partecipavo alle decisioni di investimento.
La problematica su dove investire si riduce spesso nel cercare un luogo che risulti gradevole alle famiglie dei manager, per quanto possa sembrare strano è uno dei fattori vincolanti. Se alla moglie dellamministratore delegato della fabbrica che dobbiamo costruire diciamo che andrà in Costa azzurra è contenta, diversamente no. In sedi disagiate i migliori elementi non ci vanno, altrimenti tutti costruirebbero in Burkina Faso o nei paesi più sperduti dove un ingegnere costa tre dollari, se ciò non accade è perché esiste un problema di gradevolezza dellambiente, non tanto e non soltanto per quelle che noi consideriamo le forme più manifeste della difficoltà di vivere nel Mezzogiorno, quanto piuttosto per la semplice paura che vi possa essere un intervento della malavita. A nessuna cifra un manager va a lavorare in un posto dove i suoi figli possono subire delle minacce pesanti, esattamente il primo dei metodi che la malavita utilizza.
Ho un amico imprenditore che è andato via da Napoli ed è andato a lavorare a New York, dove realizza 100 milioni di fatturato con sette fabbriche in giro per il mondo. Questo mio amico ricevette una telefonata in cui qualcuno gli disse a che orario andavano a scuola i suoi figli. Il lunedì successivo i suoi ragazzi stavano in un collegio in Svizzera, la famiglia si è trasferita in America e la fabbrica in Campania è stata chiusa, il tutto in pochi giorni. Un altro grande imprenditore della zona, che credo sia stato anche ministro dellagricoltura, il senatore Diana, aveva un grande allevamento di bufali nel casertano, dopo aver ricevuto delle minacce da parte della camorra, in una notte caricò tutti i suoi bufali su un treno trasferendosi a Lodi, dove adesso è uno dei grandi operatori del posto. Purtroppo la malavita rappresenta un deterrente, ed è un elemento di selezione impropria. Ciò non vuol dire che tutti coloro che restano sono quelli che hanno stabilito un rapporto con la malavita, essi sono solo quelli riusciti a sopravvivere, e non sono moltissimi, fra i sopravvissuti qualcuno è colluso e qualcuno è riuscito ad evitarlo.
PRESIDENTE. Ascoltiamo ora Pietro Paolo Ciardiello, dirigente della Confederazione italiana agricoltori, per i profili che interessano lassociazione riguardanti il ciclo dei rifiuti, tenendo presente che lassociazione potrebbe essere parte integrante del ciclo, essendo comunque produttrice di rifiuti. Peraltro, soffrite come nessun altro ogni disagio dal punto di vista dellinquinamento ambientale derivante dallinquinamento in agricoltura.
PIETRO PAOLO CIARDIELLO, Dirigente
confederazione italiana agricoltori della provincia di Napoli. Signor presidente, provengo da una zona - lagro Aversano-Giuglianese -
abbastanza disgraziata, da sempre parte lesa in
ordine al ciclo integrato dei rifiuti della
regione Campania. La confederazione italiana agricoltori della
provincia di Napoli
ha delegato me proprio perché conosco bene la realtà
di quella zona.
Quello a cui faccio riferimento
è un territorio che
da sempre ha
registrato la presenza di discariche, che
definirle legali è un
eufemismo, in quanto
trattasi di fossi in
cui vengono raccolti i rifiuti dei privati, e non solo; per un certo periodo questi
rifiuti sono stati bruciati, dopo di che si è cominciato anche
ad impermeabilizzare. A ciò ha fatto
seguito la vicenda
di inizio anni '90 quando tutta l'imprenditoria, operante
nel campo dei rifiuti, è stata posta
sotto processo e si
è passati, dopo una lunga battaglia,
da una gestione privata ad una pubblica; tuttavia, in quella zona si è continuato a scaricare
rifiuti. Attualmente, in quel territorio sono
infatti accumulati circa cinquecentomila
metri cubi di rifiuti.
Si è inoltre raggiunto un
accordo con i ministri, Jervolino e Ronchi, e con il presidente della
giunta regionale, affinché
in quella zona
si realizzasse un solo
impianto; a questo unico impianto tutti abbiamo detto
di sì. Però, da un anno a questa
parte, di impianti ne esistono tre;
uno della FIBE; una
discarica, prima chiusa, ora riaperta e, a fianco di essa, è
stato realizzato un fosso in cui si procede a raccogliere
altri rifiuti; infine, esiste un centro
di compostaggio sebbene, attualmente, è soltanto una piattaforma.
PRESIDENTE. Mi perdoni, ma deve rifarsi al
tema oggi in questione.
PIETRO PAOLO CIARDIELLO, Dirigente confederazione italiana agricoltori della
provincia di Napoli. Attualmente, c'è un centro di stoccaggio per le ecoballe,
ed una discarica da
risanare. In quel territorio è presente
un fetore incredibile; gli enti adibiti al controllo sostengono che la situazione ormai è
a posto; sta di fatto che in quella
zona non si può
più
andare in campagna. In pratica, non si può lavorare
nelle serre adibite
alla coltivazione delle
fragole, né tanto
meno si possono raccogliere
le pesche: ormai, quel territorio rappresenta un disastro totale.
Molti imprenditori
vogliono abbandonare la coltivazione dei
terreni presenti in
quel territorio i
quali, stranamente, vengono acquistati soltanto
dal comune; al riguardo, bisogna vedere
anche chi, tra Napoli e Caserta, li acquista dato che questi terreni, in alcuni casi, hanno
un prezzo molto
elevato se consideriamo il loro semplice uso
agricolo. Conseguentemente,
in quella zona ci si trova di fronte
a difficoltà enormi anche perché vengono effettuati di notte degli scarichi abusivi soprattutto sulla
strada che collega le discariche Tre ponti-località ferrovia, senza che venga effettuato alcun tipo di controllo. Zona
che, fra laltro, non viene nemmeno sottoposta a risanamento ambientale nonostante siano stati
ottenuti, dopo aver condotto
delle lunghe battaglie,
dei fondi a tale scopo .
Praticamente, noi viviamo in una sorta di discarica, senza elemento di
discontinutà; inoltre, non possiamo nemmeno
protestare perché, nei
casi in cui ciò è stato fatto, abbiamo subito
anche la reazione da
parte dello Stato, dato che non ci si può porre
contro di esso in una zona in cui lo
Stato non esiste (si tratta di un concetto abbastanza complicato da spiegare). Pertanto, in quella zona noi rappresentiamo l'anello
debole di tutto
il sistema.
Ormai, tutte le emergenze presenti nella
zona del napoletano,
anche per quanto
concerne i rifiuti
speciali ed ospedalieri
quando non si trova
il luogo dove raccoglierli, vengono scaricati in quella zona. Inoltre, tutte le notti e tutte le mattine dei camion vengono a scaricare
dei liquami, anche
nei terreni, di cui non si conosce la provenienza e l'origine.
Scarichi abusivi segnalati
dagli agricoltori, nonostante abbiano
sempre preoccupazione di parlare, ma non si è ottenuto nulla.
Gli agricoltori si
trovano a subire dei danni in quanto ormai trattasi di un ambiente,
dato
il fetore, completamente irrespirabile; non si spiegano nemmeno gli effetti delle discariche dei
privati i quali sostengono, come ad esempio la FIBE, di produrre materiale umido e secco che, comunque, puzza notevolmente. Un altro impianto presente nella zona produce materiale secco
ed indifferenziato, ma
anche da questo esala un puzzo notevole;
lo stesso dicasi
per le ecoballe e
per i camion che le trasportano.
Noi siamo propensi per la realizzazione
degli impianti;
mentre, per gli impianti già esistenti, ci domandiamo se essi siano sufficienti
a recepire tutti
gli scarichi che
giornalmente vengono effettuati; mi chiedo anche dove vanno a finire gli
scarichi. Prima si
faceva riferimento agli
autotrasportatori operanti nel nostro territorio i quali, in alcuni casi, rappresentano l'anello debole della
catena dato che
probabilmente sono anche
quelli che hanno
più paura; mentre
in alcuni casi sono i più forti della catena
perché hanno dei
legami. Pertanto,
sono due le cose: o gli autotrasportatori sono
deboli e quindi
sono delle vittime
(e non mancano gli esempi) o sono i più forti; inoltre, non è difficile individuare
chi svolga un ruolo da carnefice
e chi, invece, è un debole. Un padroncino, infatti, in alcuni casi può essere un
debole mentre in altri
casi può essere
un carnefice.
Dato il fetore,
presente in quel territorio, nemmeno di notte si riesce a dormire; si tratta di una zona di circa un chilometro quadrato in cui vengono scaricati
rifiuti pari a quelli prodotti da una grande metropoli
(in pratica, quelli di Napoli e provincia). Tutti i sindaci dei comuni,
posti al nord della zona del Napoletano, hanno uno
stesso problema: eliminare
i rifiuti posti lungo le loro strade; pertanto, il problema, se
si proceda o meno ad effettuare la raccolta differenziata, non li
riguarda.
Oggi, grazie
a tutte le battaglie
e le lotte fatte,
lo Stato nel nostro territorio è
presente come risulta
dalloperatività dei NOE, dei NAS, della
Guardia di finanza
e delle procure. Inoltre, i nostri agricoltori hanno in prevalenza serre in materiale plastico;
materiale che viene ritirato, quando il prezzo risulta conveniente, da appositi raccoglitori
che la raccolgono
e la vanno a vendere. Non si sa
a quanto, né a chi.
MICHELE VIANELLO. Coloro
che raccolgono questo
materiale plastico devono
dimostrare di essere
aderenti al Polieco cioè
al consorzio nazionale
di filiera. Questo
lo dobbiamo sapere.
PIETRO PAOLO CIARDIELLO, Dirigente
confederazione italiana agricoltori della provincia di Napoli.
Probabilmente, tra chi lo ritira e chi
lo lavora esiste un canale poco chiaro; quello che so è che
esistono dei soggetti che procedono a raccogliere questo materiale plastico. Questo
ciclo di raccolta funziona soltanto in alcuni periodi vale a dire quando il prezzo del materiale plastico di colore bianco è
conveniente; mentre per il materiale plastico di colore nero non
si conosce chi debba procedere a ritirarlo. Questultimo
viene lasciato nelle campagne e, prima o
poi, arriva sempre qualcuno pronto a bruciarlo e, quindi, ad immettere diossina nell'aria. Non dimentichiamo però che gli agricoltori, nell'acquistare il
materiale plastico, hanno pagato, per anni, a titolo di tassa ecologica, il 10 per cento; considerando che si tratti di materiale plastico che
costa oltre tremila
lire al chilo si può immaginare quanto gli agricoltori di
quella zona abbiano
speso al fine di
poter vivere, dal punto di vista ecologico, in un ambiente
migliore.
PRESIDENTE. Do ora la parola a Pasquale Imperato, presidente della
Coldiretti, non
dimenticando di sottolineare la questione, sollevata da ultimo e già oggetto
di numerose indagini, della diossina rilevata in provincia di
Napoli e di Caserta.
PASQUALE IMPERATO, Presidente della Coldiretti della provincia di Napoli. Saluto il presidente
e i componenti della
Commissione.
Con la
riforma agraria, realizzata
con la legge di
orientamento, sono stati sanciti due principi, fondamentali
e imprescindibili luno
dall'altro; da una parte la sicurezza alimentare a
garanzia dell'utente
finale, dall'altra
parte la sicurezza ambientale
che rappresenta unesigenza
riferibile all'intera collettività.
Il problema
della produzione dei rifiuti, nel nostro settore, è
oggettivamente minore rispetto ad altri settori; ciò non toglie che, anche nel nostro settore,
si debba procedere ad una concreta applicazione del decreto Ronchi.
Nel nostro settore, a mio parere, esistono
essenzialmente tre problemi
di fondo. Un primo problema
legato alleccessiva
burocrazia presente in
ordine allo smaltimento
dei rifiuti. Un secondo problema
riguarda i prezzi. Un terzo problema concerne invece la localizzazione dei
centri di raccolta
che sono pochi e
distanti dai luoghi dove i rifiuti vengono prodotti.
Insieme all'assessorato alla provincia
di Napoli stiamo
cercando, tramite
un accordo di programma, di mettere su un consorzio per lo smaltimento sia
dei rifiuti pericolosi
sia di quelli non
pericolosi; ciò
al fine di cercare
di risolvere questi tre problemi poc'anzi
citati.
Innanzitutto, esiste un problema di smaltimento
del materiale plastico sul quale, però, non
vorremmo, come in concreto avviene, che esistesse un interesse a ritirare
quei rifiuti che
hanno un certo valore (ad esempio i teli di plastica) e non quelli aventi un valore minore.
Come dicevo, stiamo cercando, nell'ambito della provincia
di Napoli, attraverso
un accordo di programma,
di giungere alla risoluzione di questi tre problemi. Innanzitutto, riteniamo opportuno che vi sia un maggior numero di centri di raccolta
siti il più vicino
possibile alle sedi
delle aziende che
producano i rifiuti;
ciò però deve avvenire
venendo incontro alle esigenze degli agricoltori
a cui non bisogna assegnare, come
proposto dalle aziende
che si occupano
dello smaltimento dei
rifiuti, un premio
una tantum, anche perché l'esigenza degli agricoltori è di avere
il problema
risolto. Pertanto, ripeto, occorrono più centri
di raccolta che
si occupino del ritiro dei rifiuti presso le
varie aziende.
Occorre inoltre
ridurre l'onere di
tipo burocratico che, per le piccole e medie imprese, rappresenta un gap non irrilevante; la
risoluzione di questo problema potrebbe essere
trovata nella costituzione
di un consorzio.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Lion.
MARCO LION. Da quanto è stato detto, nella regione Campania viene effettuata la raccolta differenziata, sebbene attuata, in maniera
diversa da zona
a zona, e con delle contraddizioni
(qualcuno ha detto che
non viene effettuata, altri invece sostengono che viene effettuata con
una percentuale che supera il 10 per cento);
desidero, pertanto, sapere se si stanno sviluppando delle
realtà produttive legate al riciclaggio dei
rifiuti, quali plastica, vetro e carta, e così via.
MASSIMO MENDIA, Imprenditore dellUnione industriali della
provincia di Napoli. Certamente sì! In particolare, per la raccolta differenziata
occorre considerare quanto
effettivamente rimane dopo avere effettuato
il lavoro di selezione; quindi,
il dato da tenere
presente non è quello a monte della selezione,
ma quello a valle, altrimenti saremmo
semplicemente
di fronte ad un processo di cambio di nomenclatura.
PASQUALE BRUSCINO, Presidente Assorecuperi Ascom. Le materie plastiche non fanno parte
del circuito della raccolta differenziata dei rifiuti effettuata
sul territorio. Lo stesso avviene per le batterie
per le quali esiste un mercato parallelo; infatti, consegnando le batterie all'elettrauto
questo le dovrebbe
girare, in caso di accordo sul prezzo, all'incaricato della Cobat;
in caso contrario, queste batterie vengono vendute, per così dire, fuori mano. Allo stesso modo avviene
per la carta; la quale, in questo momento, ha un prezzo di 170 lire al chilo per il cartone mentre il cosiddetto bianco va a 500 lire al chilo.
PRESIDENTE. Potrebbe spiegarsi
meglio?
PASQUALE BRUSCINO, Presidente Assorecuperi Ascom. Attualmente, la carta si ruba dai cassonetti
tramite i famosi cinesini
(uomini muniti di motoape) e, nel momento in cui non ce nè più, questa arriva dalla Germania; come imprenditori
abbiamo già denunciato, in varie occasioni, questo fenomeno alle commissioni regionali.
Fra laltro, ci chiediamo anche se, in tali casi, arrivi solo carta, od anche
qualcos'altro. Fenomeno della carta che, per giochi
di mercato, finirà il 30 settembre e si sa
già che, a quella
data, il prezzo
della carta scenderà
a 20-30 lire al chilo (Commenti).
È come per le
batterie; dal porto di Salerno, infatti, parte una nave, con un
carico di batterie, per la Turchia; batterie che, in tal modo, vengono
sottratte al Cobat. Al riguardo si sono tenute delle riunioni con il
presidente del Cobat dato che una norma
europea ha eliminato il divieto della presenza di concessionari sul territorio atti a ritirare i rifiuti contenenti piombo; il mercato in tal modo si è liberalizzato e, poiché,
il piombo ha un suo mercato
avremo dei soggetti
che acquistano in
nero per poi rivendere ancora in nero. Quello che risalta da questa situazione concerne il fatto che dai porti partono, ancora oggi, delle navi ufficiali.
PRESIDENTE. Sicuramente questo aspetto
sarà da approfondire. Ma all'illecito si pone
per le transazioni in nero?
PASQUALE BRUSCINO, Presidente Assorecuperi Ascom. Sì, ma anche nel trasporto, dato che
si tratta di soggetti
non autorizzati al
trasporto di rifiuti tossici nocivi.
Il discorso
è anche un altro; i responsabili del Cobat hanno organizzato un
convegno a Roma da cui è emerso che sono scomparsi duemila
tonnellate di rifiuti contenenti piombo; dove sono andati a finire questi rifiuti? Alcuni
hanno detto che questi rifiuti si preferisce venderli ad altri, piuttosto che al Cobat, al
fine di ottenere un prezzo maggiore. Inoltre, si pone il problema delle autorizzazioni per uno
stoccaggio di una tale grande quantità di materiale. Fra laltro, la Sicilia e la
Puglia acquistano una grande quantità di
batterie in Campania in quanto beneficiano
di un premio di produzione dal
Cobat nazionale. Su quanto detto esistono dei dati che, ovviamente, posso
fornire.
MASSIMO MENDIA, Imprenditore dellUnione industriali della
provincia di Napoli. Mi occupo di raccolta differenziata
e di rifiuti solidi relativi all'area urbana; allo
scopo, stiamo mettendo su un modello, molto
articolato, di riciclaggio,
interno alla comunità,
assieme al comune
di Pomigliano. Si
tratta di un grande
progetto presentato anche
per il finanziamento della e-government.
Nello svolgere
questo lavoro abbiamo constatato che, nel
momento in cui al
cittadino si concede
un incentivo in
tema di raccolta differenziata dei rifiuti, si possono ottenere dei risultati incredibili; risultati eclatanti,
tantè che, ad esempio, per il comune di Pomigliano abbiamo previsto una modalità diversa
di riciclaggio dei rifiuti perché rischiavamo di avere una sovrapproduzione di rifiuti. A questo
fenomeno si associa anche linteressantissimo sviluppo di una microimprenditorialità che si organizza al fine di gestire, per conto terzi, l'incentivo
concesso per i rifiuti. Trovo che questo sia un fenomeno molto interessante che occorre tenere presente.
Nella veste di
associati allUnione degli industriali della provincia di Napoli avevamo immaginato che, in campo industriale, si potesse giungere ad adottare una specie di bollino verde; più
precisamente, avevamo immaginato che si potesse ottenere per
gli imprenditori, industriali ed agricoli
e così via, un risparmio di alcuni dei
costi connessi allo
smaltimento dei rifiuti
qualora essi avessero proceduto ad autodenunziare il proprio ciclo dei rifiuti. In tal modo, anche gli altri soggetti, ad essi connessi,
sarebbero stati costretti a rendere chiare le loro posizioni sul flusso dei rifiuti;
quelli che non lo avrebbero fatto sarebbero stati sottoposti ad approfonditi controlli.
Mi spiego meglio. Nel
campo della raccolta
differenziata esistono due approcci: quello tedesco
e quello italiano. Il primo: se non fai così ti punisco. Il secondo:
se fai così ti premio. Sarebbe facile, a questo punto, dire che il secondo funziona, mentre
il primo funziona
bene soltanto a
Bolzano. Conseguentemente, mi
chiedo se sia possibile
predisporre un meccanismo di incentivazione per
l'imprenditoria, la quale denunci in maniera esplicita
il proprio ciclo
di rifiuti, in termini di produzione
e di smaltimento, senza dover attendere un eventuale controllo;
imprenditori che, così facendo, acquisirebbero un bollino verde che gli consentirebbe di risparmiare
in termini di tasse. Agendo in questo modo,
si potrebbe procedere come già avviene per
gli studi di settore:
la concentrazione dei
controlli diventerebbe massima su chi non avesse voluto aderire
a questa sorta di controllo di qualità individuale.
PASQUALE BRUSCINO, Presidente Assorecuperi Ascom. Chiedo al presidente se questi tavoli di confronto su tali tematiche si potessero tenere,
per quanto attiene alla regione Campania, più frequentemente.
Mi preme anche fare riferimento alle
comunicazioni fatte alle province in
tema di lavorazioni, dal composto alle gomme, ai pneumatici e così via che, sparsi sul territorio, rappresentano un danno per la collettività.
PRESIDENTE. Chiederò alla Commissione
di essere ulteriormente
attiva su queste
tematiche; comunque, ritengo che già nel mese di settembre ci occuperemo di questi argomenti.
Ringrazio tutti gli auditi per la specificità
degli spunti forniti; spunti che saranno oggetto
di una nostra ulteriore valutazione ai
fini della comprensione del fenomeno.
Anticipo fin da ora, che non mancheranno altre
occasioni per discutere su questi argomenti.
E chiaro inoltre che, qualora aveste
ulteriore materiale documentale utile per il nostro
lavoro, saremmo ben
lieti di acquisirlo.
Incontro con i rappresentanti di associazioni ambientaliste.
PRESIDENTE. Ringrazio gli intervenuti; in particolare, Michele Buonomo,
presidente di Legambiente, Rosario Aiello, rappresentante del
WWF, Dellaversano,
Pezzone e Peluso, per il comitato Ambiente
Aria pulita di Parete, Ciro Dauria, responsabile di Fare verde,
Vincenzo Tuccillo e Saverio
Quartucci, rappresentanti di Ambiente azzurro.
Nell'ambito della missione
conoscitiva che la Commissione sta svolgendo in questa regione al fine di approfondire le più delicate questioni relative allo stato di emergenza
del settore dei rifiuti, un utile contributo può essere, a nostro
parere, fornito dalle associazioni ambientaliste le quali dispongono di
un osservatorio assolutamente
privilegiato sullo stato
del territorio e
sugli effetti che
derivano dalla gestione
del ciclo dei rifiuti.
I profili sui quali la Commissione intende
acquisire elementi di
valutazione attengono, in particolar modo, allo stato dell'impiantistica,
all'impatto che
ne deriva sui territori in termini sia
di rischi di superamento delle soglie di tollerabilità alle sostanze
pericolose e tossico-nocive sia per i conseguenti
pericoli per le
condizioni igienico-sanitarie delle popolazioni
interessate.
Rivolgo un saluto e un ringraziamento a
tutti per la disponibilità
manifestata, do quindi
la parola a Michele Buonomo.
MICHELE BUONOMO, Presidente di Legambiente. Signor presidente,
lei conosce quale sia la nostra posizione
in merito al tema in questione; in tal senso, ho messo a
disposizione della Commissione il rapporto ecomafia relativo
al 2002 redatto da
Legambiente su dati
ufficiali forniti dalle
Forze dell'ordine.
Si tratta, in pratica, di una sintesi del nostro osservatorio
privilegiato su queste
tematiche.
Secondo Legambiente l'approccio da tenere in merito al problema dei rifiuti dev'essere
necessariamente complessivo ed organico. In particolare, riteniamo che molti dei problemi
attuali derivino da errori commessi nel passato che, purtroppo, continuano ad essere commessi ancora oggi. Faccio riferimento alla
mancata applicazione di una parte del decreto Ronchi soprattutto
per quanto riguarda la riduzione e i tentativi
di riduzione della
produzione dei rifiuti alla fonte;
ad una politica seria di riduzione dei rifiuti nel settore industriale;
ad un lavoro approfondito
in tema di raccolta differenziata dei rifiuti, nonché alle scelte, non sempre condivisibili, sullallocazione degli impianti.
Legambiente è, tra le associazioni ambientaliste, quella che
ritiene che gli impianti, come quelli di
termovalorizzazione, rappresentino un male
necessario in questa fase storica dello
sviluppo della nostra società.
La
preoccupazione che abbiamo espresso per quanto attiene
allemergenza della nostra regione
e al commissariamento deriva, in buona misura, da scelte sbagliate effettuate nel passato. Al riguardo, ci siamo sentiti,
per tanti anni, come voci che gridavano nel deserto.
Oggi desidero soffermarmi sulla
bonifica dei siti
contaminati e sugli
appalti. Nellultimo rapporto ecomafia abbiamo denunciato
il pericolo di infiltrazioni da parte dei
clan malavitosi in
questi due fondamentali
settori. Tantissimi problemi
derivano dalla scelta
dei siti dove localizzare gli impianti; soprattutto perché
in questi anni non è stata attuata
una politica seria, da
parte degli organi preposti, in tema di raccolta
differenziata. Nella nostra regione ancora
tantissimi comuni non
praticano la raccolta differenziata e tantissimi
non applicano assolutamente
il decreto Ronchi; da questo deriva, in buona misura, quello che attualmente
stiamo vivendo.
Come Legambiente abbiamo
premiato alcuni comuni
e, per la prima volta, alcuni della regione Campania, come comuni ricicloni (Commenti dell'onorevole Coronella). Fra questi,
Vairano Patenora che si è classificato, fra i piccoli comuni, secondo assoluto in Italia. Questi comuni
rappresentano una testimonianza esemplare; un simbolo. Ciò
risulta utile per dire a tanti altri comuni che non solo è necessario praticare la raccolta differenziata dei rifiuti, ma anche che essa si può fare.
PRESIDENTE. La prossima volta
date un premio per
collegi elettorali.
MICHELE BUONOMO, Presidente di Legambiente. Il presidente Russo era stato invitato
alla consegna di questi premi proprio perché alcuni comuni premiati
fanno parte del collegio elettorale
in cui egli è stato eletto; comuni che sono stati premiati per la
prima volta per
la raccolta di alcune specifiche
tipologie di rifiuti.
Il valore di questa iniziativa è legato
al tentativo di
consentire, in questo senso, una crescita
culturale; noi infatti riteniamo che
la raccolta differenziata
svolga un ruolo
fondamentale come atteggiamento nuovo in ordine al rispetto delle risorse ambientali ed anche
per far sì che la cittadinanza sia attiva
e consapevole in ordine a queste
tematiche. Ragionare, nei confronti di questo
problema globale, semplicemente in termini campani risulta difficile; è necessario invece
attenersi a quello che stiamo vivendo.
Io vivo in provincia di Salerno e, come tale, posso dire che oggi si riscontrano difficoltà
anche per la creazione di piccoli
impianti, come ad esempio
quelli per il compostaggio; i cittadini non vogliono impianti per
lo smaltimento dei
rifiuti in quanto, già scottati, non hanno più fiducia nelle istituzioni. Pertanto, è necessario invitare le forze politiche ad evitare di cavalcare movimenti che
possono poi risultare controproducenti; in
ciò noi siamo assolutamente trasversali e, come tali, abbiamo sempre
appoggiato amministrazioni comunali che si sforzano di allocare
sul proprio territorio
impianti per lo smaltimento dei rifiuti che riteniamo non pericolosi e imprescindibili ai fini dell'applicazione del
decreto Ronchi.
PRESIDENTE. Per meglio
comprendere la questione; sulla vicenda del termovalorizzatore di
Acerra qual è la posizione di Legambiente?
MICHELE BUONOMO, Presidente di Legambiente. Noi abbiamo detto che per l'applicazione
del ciclo integrale
dei rifiuti, in
questa fase sono necessari degli impianti; impianti che dovrebbero rappresentare una sorta di
anello finale del processo. Conseguentemente, Legambiente, in merito al
termovalorizzatore di Acerra, esprime grande preoccupazione;
innanzitutto per il luogo scelto dove
localizzare l'impianto, dato che si tratta di un'area già di per sé provata dal
punto di vista ambientale; inoltre, riteniamo che in questa fase non vi siano garanzie. In particolare, se
viene a mancare una raccolta
differenziata seria, il rischio è che gli inceneritori
possano divenire delle
discariche, sia pure avanzate tecnologicamente. Questa, in sintesi, è la nostra preoccupazione, e ciò vale anche
per gli altri impianti:
Cdr e quant'altro.
E chiaro, comunque, che se si dovesse puntare
alla termovalorizzazione,
come alternativa alle
discariche, noi non
saremo assolutamente d'accordo.
PRESIDENTE. Do la
parola al rappresentante
del WWF, Rosario Aiello.
ROSARIO AIELLO, Rappresentante del WWF. Il WWF è fermamente contrario
al processo di incenerimento dei rifiuti così come
è impostato, mentre, in linea di principio,
non siamo contrari.
Dal rapporto predisposto dal
commissariato rifiuti per la regione Campania risulta un
dimensionamento degli impianti di incenerimento
tarato sulla produzione attuale dei
rifiuti nella regione. Inoltre, da una scheda, in esso contenuta, sono messi a confronto le centrali a Cdr, quelle
a carbone,
ad olio combustibile, a gas
naturale e a ciclo combinato; le centrali a
carbone e a combustibile hanno rispettivamente una potenza
di 500 e 1000 megawatt,
quelle a Cdr 100 megawatt.
In tale scheda sono riportati anche
i consumi di combustibile e le relative
emissioni. Dalla scheda risulta anche che per produrre una potenza pari a 100 megawatt dovrebbero essere
introdotte nell'inceneritore
ogni anno 517 mila tonnellate di materiale, più 13.200
tonnellate di calce, per un totale di
530.200 tonnellate. Da questo processo si otterrebbero 818.135 tonnellate (da questo
calcolo probabilmente manca qualche dato), di cui 713 mila tonnellate
di anidride carbonica, 833 tonnellate di ossidi
di azoto, 210 tonnellate
di anidride solforosa
più polveri, infine, 104 mila tonnellate
di ceneri (molto
pericolose e, come
tali, devono essere raccolte in discariche
speciali). Quantità di ceneri che, a nostro parere, è sotto dimensionata perché
queste dovrebbero, per quanto ci
risulta, essere pari ad un terzo del volume del materiale
immesso.
Su tutto ciò occorre effettuare
anche un discorso in termini di bilancio energetico
esteso a tutta lItalia. In particolare, attualmente, il riciclaggio non viene
effettuato, ma si procede ad effettuare una raccolta differenziata che fa
giungere, già di per sé, del combustibile, più o meno pulito,
all'inceneritore.
Il problema in
questione attiene alla politica italiana nel suo complesso, non riguarda soltanto la regione Campania.
Al riguardo, mi permetto di aprire una parentesi per evidenziare che riteniamo assurdo prolungare infinitamente
i commissariamenti, così come riteniamo
allucinante nominare commissario per l'emergenza il capo dell'amministrazione che non
funziona. Purtroppo,
la prassi seguita in Italia, attualmente, è questa; sarebbe auspicabile, invece, un'inversione di tendenza
procedendo a nominare commissari ad acta
dei tecnici che
possano portare avanti in modo serio il lavoro.
Come dicevo pocanzi,
in Italia ci troviamo, in termini di bilancio
energetico, nella situazione
seguente: per produrre un chilo di plastica occorrono
14-15 mila kcal di energia;
per produrre un chilo di plastica utilizzando plastica riciclata necessitano 2000 kcal di energia. Immettendo, invece, nellinceneritore la
plastica riciclata, questa
ci consente di produrre energia pari a 6000 kcal. Pertanto,
effettuando un semplice calcolo risulta che, a livello di bilancio
energetico riferito allintero paese, si sprecano circa 6-7 mila kcal; ciò costa sia in
termini di bilancio energetico del paese
sia alle tasche
dei cittadini.
Tornando alla situazione specifica della regione Campania, mi preme
evidenziare che noi ci siamo trovati
ad avere un
commissariamento che, se da un lato, ha
fatto ricorso a poteri forti per imporre discariche,
Cdr e lubicazione degli inceneritori, dallaltro
lato, ha fatto poco
o nulla in tema di raccolta
differenziata dei rifiuti. Siamo stati anche sottoposti ad un enorme battage pubblicitario in
tema di buoni inceneritori; una pubblicità che riteniamo
sia stata effettuata,
con manifesti stradali di vari metri quadri,
anche in maniera ingannevole e senza fare alcun
riferimento al passato - in termini di percentuale in
ordine alla raccolta differenziata. La FIBE ha fatto anche
pubblicare sui giornali un enorme
annuncio a pagamento e nei giornali di ieri si sottolineava che gli ambientalisti raggiungono poco più del 15 per cento della
popolazione. Purtroppo, è vero che, in questo periodo, non riusciamo ad ottenere spazi idonei
di comunicazione.
Lattuale
impostazione italiana considera i rifiuti
non come un problema,
ma come una risorsa
e, come tali, occorre produrne il più possibile per far fare degli affari;
che questi affari li faccia la camorra, o chi deve gestire gli impianti di incenerimento
o i cicli dei rifiuti, non importa;
è importante invece che essi facciano aumentare il prodotto interno
lordo. Questa, in sintesi, è la situazione
drammatica nella quale
oggi ci troviamo.
Nel materiale documentale messo a disposizione è contenuto anche un
dossier del WWF il cui titolo è: Il rifiuto
del problema; si
tratta di un piccolo
dossier, relativo allanno
scorso, sulle ecomafie; non è aggiornato,
tuttavia, la situazione può essere soltanto peggiorata.
Tornando al tema dello spostamento delle quantità
dei rifiuti occorre tenere presente che
all'inceneritore serve anche lacqua per
depurare i fumi; acqua che, a sua volta, va depurata
producendo, a sua volta, fanghi. Pertanto, i rifiuti prodotti si spostano nell'aria,
nell'acqua o vengono raccolti in
discariche. A questo proposito chiediamo una politica seria di riduzione dei rifiuti anche
perché non si è applicato, quasi mai, il passaggio dalla tassa
alla tariffa, previsto dal decreto Ronchi.
In particolare, non
si è dato seguito
all'articolo 3 di tale decreto;
articolo importantissimo che doveva essere declinato
e dovevano essere
previsti incentivi per
le aziende che chiudevano
il ciclo.
Per quanto concerne l'inquinamento
del territorio facciamo
presente che esiste
un tipo di inquinamento - quello dei privati - che, a volte, è anche peggiore di quello provocato
dalle discariche della
camorra. In Italia
ad esempio chiunque può effettuare da
sé il cambio dell'olio al motore della propria auto; olio
che, finendo nei tombini, provoca il blocco degli impianti di fitodepurazione,
con evidenti enormi
danni per la collettività e per gli ecosistemi. Faccio un
altro esempio in alcuni paesi come la Svezia
esiste la possibilità, nel caso di acquisto di un toner per la
stampante laser, grazie ad un'etichetta autoadesiva
applicata al prodotto, di spedire gratuitamente il toner esaurito ad
un apposito centro di rigenerazione. In
Italia questa possibilità non esiste.
Inoltre,
esistono delle società, delle cooperative, che gestiscono il trasporto, in discarica
o a smaltimento, di
una serie di rifiuti. Ad esempio, i liquami,
che fra laltro pongono un grossissimo problema,
vengono raccolti con delle apposite autobotti (che svuotano i pozzi neri) le
quali scaricano dove capita. Al riguardo formuliamo una proposta con
cui si preveda un sistema in cui lo Stato conceda degli incentivi
ai proprietari degli automezzi che svolgono
questo servizio al fine di impiantare su di essi dei rilevatori satellitari; ciò potrebbe rappresentare una svolta decisiva
applicabile anche nei confronti di chi si occupa anche di materiale chimico, e
così via. Uso del sistema satellitare che potrebbe
essere esteso anche alle aree sensibili.
In tema di riduzione dei rifiuti è necessario un impegno forte da parte
del Governo centrale sulle tipologie di
materiali prodotti;
occorre, inoltre, guardarsi intorno
facendo riferimento anche ai paesi europei alcuni dei quali hanno iniziato ad incenerire i rifiuti prima
di noi ed ora stanno
tornando sui propri passi. Invece, in Italia si continua a portare avanti il discorso dell'incenerimento. In Svezia ad esempio,
paese che ha adottato il sistema dellincenerimento
molto prima dellItalia, riescono
ad utilizzare, fabbricando contenitori più robusti,
una bottiglia di plastica
12 volte prima di
riciclarla; nel nostro paese, invece, la
bottiglia di plastica la utilizziamo soltanto
una volta prima di
incenerirla.
PRESIDENTE. Do adesso la parola al presidente del comitato
Ambiente aria pulita di Parete.
SALVATORE DELLAVERSANO, Presidente del Comitato ambiente " Aria pulita di Parete. Porgo innanzitutto i saluti del comitato che rappresento. Abbiamo stilato un breve documento, indirizzato al presidente della Commissione ed al signor prefetto, che lasceremo agli atti.
Faccio una breve cronistoria sulla nascita e sulle attività del comitato, perché mi sembra utile ai fini del nostro discorso. Il comitato ambiente Aria Pulita si è costituito con regolare statuto allo scopo di promuovere le tematiche inerenti la difesa dell'ambiente, la tutela della salute dei cittadini e la sensibilizzazione della cittadinanza verso le questioni ambientali. Il comitato nella sua vita si è attivato con varie iniziative sul territorio: censimento di tutti siti inquinati (discariche abusive) del territorio comunale; sopralluogo sulle discariche ubicate in località Tre Ponti nel territorio comunale di Giugliano; proposta di un programma di sorveglianza igienico-sanitaria sul complesso di discariche sito in zona Tre Ponti di Giugliano e territori limitrofi del comune di Parete; ricerca e studio sui problemi delle fonti inquinanti, quale l'elettromagnetismo, al fine di fornire all'amministrazione comunale le relative linee guida da utilizzare per l'installazione di antenne telefoniche.
Il nostro territorio, da decenni ormai, è stato martoriato da scelte irresponsabili e ingiustificate di politica ambientale. Nei confronti di tale condizione, la nostra comunità ha sempre reagito in modo composto e civile, riponendo costante fiducia nelle istituzioni, anche se, fino ad oggi, questo nostro modo di agire non ha portato ad alcuna rispondenza rispetto alle problematiche esistenti. Tale stato di cose ha distrutto una economia agricola, perché il territorio investito dalle discariche, che si estende su quasi 80 ettari di terreno fertile a vocazione prettamente agricola, è stato sottratto alla coltivazione, con danni inestimabili e non più recuperabili a carico di una risorsa irriproducibile. L'ulteriore conseguenza è consistita nellincremento di volatili, insetti e altri fattori nocivi.
La qualità della vita della nostra comunità è stata resa estremamente precaria da continue, insopportabili esalazioni nauseabonde. In effetti, quotidianamente, dalla mattina alla sera, specie nelle ore mattutine, viviamo barricati nelle case, perché dal polo di discariche provengono esalazioni tali da bruciare la gola e indurci a rinchiuderci nelle abitazioni.
L'altra sera abbiamo avuto un convegno a Parete sul tema: ambiente, salute, elettromagnetismo e smaltimento, cui hanno partecipato dei docenti universitari. Proprio quella sera in cui si doveva parlare di tali tematiche, il professor Farina delluniversità Federico II di Napoli è rimasto esterrefatto dall'entità delle esalazioni che si avvertivano. Egli ha manifestato la propria incredulità e ci ha chiesto come potevamo resistere in quelle condizioni. E questo il motivo per cui chiediamo un aiuto forte.
La situazione è stata determinata dalla pessima gestione dei siti di stoccaggio e smaltimento dei rifiuti posti al confine del territorio del comune di Parete. Con ogni probabilità, malgrado non ci siano state verifiche epidemiologiche, si registra una aumentata incidenza di particolari patologie respiratorie, cutanee ed altre - cosiddette ambientali, cioè da ricollegarsi, dal punto di vista del nesso eziologico, ad una causa ambientale.
Alla luce di quanto ho evidenziato, chiediamo alla Commissione: la dichiarazione di stato di emergenza ambientale per l'area Tre Ponti e territori limitrofi del comune di Parete; la bonifica e la messa in sicurezza dei siti ove sono ubicate discariche pubbliche e private; una corretta gestione degli impianti CDR in località Ponte Riccio e Giugliano; monitoraggio e sorveglianza sanitaria del territorio interessato, con ampia pubblicazione dei dati, in quanto la richiesta - fatta al commissariato per lemergenza rifiuti nonché allamministrazione, sia a quella precedente sia a quella attuale - di un monitoraggio a fini di sorveglianza sanitaria per verificare leffettiva qualità della vita a Parete, a tuttoggi non ha mai ricevuto riscontro.
CIRO DAURIA, Presidente regionale di Fare verde. Vorrei aggiungere alcune cose a quanto già detto dal collega del WWF sul termoinceneritore di Acerra. Noi ci battiamo da anni per un ambiente pulito e sano. Certamente tale inceneritore suscita in noi grosse perplessità e preoccupazioni. Su alcuni aspetti tecnici, al di là dei numeri, potremmo disquisire per giorni interi. Addirittura si paventa che gli impianti CDR e termovalorizzatori siano già superati, stando almeno alle nostre conoscenze.
La preoccupazione va ben oltre, perché oltre ad essere dei tecnici siamo anche dei cittadini e con il nostro contributo dobbiamo sopperire ai vuoti delle organizzazioni pubbliche, cioè e dispiace ribadirlo - alla mancata attuazione del piano del commissariato di Governo. Le millecinquecento tonnellate di rifiuti che dovrebbero andare nel termoinceneritore destano grosse preoccupazioni, perché esse non rappresentano il dato reale, ma solo una minima parte. Evidentemente manca un'altra tipologia di rifiuti e ciò ci preoccupa. Non si tratta solo di rifiuti solidi urbani o assimilati, ma probabilmente si parla anche di altro.
Noi sappiamo che una piccola bottiglia di plastica - facciamo l'esempio del PVC - con un processo anaerobico di esalazione a temperatura ottimale produce acido cloridrico, potenzialmente inquinante per il territorio. Inoltre, l'inceneritore dovrebbe funzionare ad ottimizzazione, cioè con temperatura da 800 fino a 1000 gradi, ma la combustione, secondo quanto ci risulta, sarebbe pessima, perché il materiale che andrà all'interno dellinceneritore non è di quelli puri in termini di chilocalorie.
Quindi bisogna innanzitutto rivalutare laspetto tecnico. I famosi cervelloni che stanno studiando, forse lo stesso professor Vanoli che si reca in continuazione in Germania o in altre parti, probabilmente non conoscono bene i dati.
Un altro aspetto che ci vede contrari è quello della localizzazione ad Acerra. Tale città è diventata terra di nessuno, martoriata da anni sia dalle ecomafie sia dalle aziende esistenti, e parlo non solo della Montefibre. Sembra assurdo farvi un polo pediatrico, finalizzato a salvare la vita dei bambini, quando poi si distrugge tutta una generazione.
Detto questo per quanto riguarda l'inceneritore, aggiungo che bisogna rivedere a livello nazionale il discorso della localizzazione delle zone ASI, perché nel contratto tra commissariato di Governo e azienda appaltatrice era prevista, per l'eventuale localizzazione, una zona ASI. Quindi bisogna rivedere tale decisione.
Per quanto riguarda poi le discariche, altra piaga sociale ormai scoppiata in modo grave sul nostro territorio, la richiesta che facciamo è di una immediata bonifica delle stesse. Ciò non significa solamente una copertura con argilla del terreno. Bisogna fare la famosa messa in sicurezza. Il presidio della Comunità europea è previsto in trent'anni. Faccio un esempio molto banale: se noi monitorassimo con raggi x una discarica qualsiasi, potremmo vedere che il tasso di esalazione per effetto della produzione di biogas è talmente alto da fare spavento. Forse qualcuno questo non lo sa. Allora, perché si continua a bruciare quantità enormi di biogas, che potrebbero essere riutilizzate e convertite in energia elettrica? Si parla, si fanno progetti, si riparla, si rifanno altri progetti, ma stiamo ancora a zero. Continuiamo ad aspettare anche su questo.
Un altro aspetto che desta in noi preoccupazione è lappalto, caratterizzato da quelle che noi chiamiamo scatole cinesi, cioè da una serie di società prive di significato. Si sta andando incontro ad un caos generale che investe le aziende municipalizzate, i consorzi, gli ambiti territoriali, il commissariato di Governo e, scusate, la stessa Commissione ambiente. Non si riesce a trovare il bandolo della matassa. Urge sicuramente un coordinamento, un monitoraggio ed un controllo sul territorio per quanto riguarda il ciclo integrato dei rifiuti.
In conclusione, chiedo alla Commissione di istituire un tavolo tecnico non solo per discutere ma anche per affrontare i problemi in un quadro di efficienza, efficacia ed economicità.
SAVERIO QUARTUCCI, Rappresentante di Ambiente azzurro. Sul problema dei rifiuti abbiamo condotto una nostra indagine, che ha portato a delle considerazioni, in particolare sul problema del termovalorizzatore di Acerra, da noi raccolte in un documento che consegneremo.
La problematica dei rifiuti parte già dalla loro produzione. Secondo noi, necessiterebbe conoscere la tipologia dei rifiuti prodotti nella regione, cosa che non credo sia mai stata fatta, per cui non si ha una conoscenza esatta dei rifiuti prodotti. Non parlo solo dei rifiuti solidi urbani - che bene o male conosciamo, avendo cognizione della tipologia dei consumi cittadini -, ma anche di altri tipi, che nella loro maggior parte finiscono puntualmente nelle discariche autorizzate e non. Negli ultimi anni si sta cercando di arrivare ad una identificazione migliore delle discariche. Sono stati fatti piani di bonifica, che però stentano a partire.
Noi riteniamo che sia stata fatto molto poco sull'aspetto, molto importante, della sensibilizzazione della popolazione. Forzare l'installazione di impianti o discariche in aree la cui popolazione non sia stata adeguatamente sensibilizzata, porta sempre a ricevere una risposta negativa, perché esiste la preoccupazione forte che alle aree si cagioni comunque inquinamento. Però i rifiuti continuano ad essere prodotti e il problema va risolto.
Come pervenire ad una soluzione che abbia il minore impatto sulla popolazione e sull'ambiente? In tale domanda è contenuto l'approccio da seguire per la soluzione del problema. Non esiste solo la termovalorizzazione che brucia il CDR. A nostro avviso, questa è la peggiore delle soluzioni praticabili in un momento come questo. Siamo solo agli inizi di un processo. Troviamo allora le soluzioni più idonee e non limitiamomoci solo a seguire strade che non hanno dato buoni frutti in altre realtà. La termovalorizzazione, così come la si vuole fare, porta solo ad un forte inquinamento in un'altra area abbastanza vasta, a sua volta vicina allaltra estesamente inquinata.
Parlando del termovalorizzatore di Acerra, che penso sia la punta delliceberg del problema, ricordo che si vuole andare a costruire un impianto che bruci circa duemila tonnellate di rifiuti al giorno. Si tratta di una quantità enorme che, secondo uno studio sulla tipologia dell'impianto fatto due anni fa dall'Istituto motori, per alcuni inquinanti implica una produzione dell'ordine di 50-100 tonnellate di polveri destinate a depositarsi nelle aree circostanti. Di fronte a tali dati, sfido qualunque cittadino a dire sì in ordine alla proposta di installazione di un impianto del genere.
PRESIDENTE. Questa relazione dell'Istituto motori esiste?
SAVERIO QUARTUCCI, Rappresentante di Ambiente azzurro. Si tratta di questo volumetto, che ho qui, fatto dal professor Corcione, direttore dell'Istituto, e dal professor Migliaccio, anchegli appartenente all'università Federico II.
MICHELE VIANELLO. Lei ha detto che bruciano rifiuti.
SAVERIO QUARTUCCI, Rappresentante di Ambiente azzurro. Sì, CDR.
SAVERIO VIANELLO. È una cosa un po' diversa.
SAVERIO QUARTUCCI, Rappresentante di Ambiente azzurro. Lattuale CDR eliminerebbe solamente l'umido. Se andassimo a vedere di cosa sono composte le ecoballe messe a deposito, vedremmo che non si tratta di CDR e che non potranno essere usate come tale. Questo risulta dai dati assunti. Tra alcuni anni quelle ecoballe dovranno essere ritrattate, se si vuole usarle come CDR. Il problema sta nella raccolta dei rifiuti e nella loro selezione, di cui ho già parlato prima; è alla base di tutto. Se la raccolta non viene fatta in maniera adeguata e selezionata, non si potrà parlare di termovalorizzatore.
PRESIDENTE. Vorrei riproporre anche a lei una domanda brutale, che ho già fatto stamane. La vostra posizione contro la termovalorizzazione è ideologica o in qualche modo più articolata?
SAVERIO QUARTUCCI, Rappresentante di Ambiente azzurro. No, affatto. Innanzitutto è da tener presente che la termovalorizzazione si può fare con diverse tecnologie. Non siamo contrari a priori, ma lo siamo contro un impianto avente quelle caratteristiche, un impianto destinato a trattare 2 mila tonnellate di rifiuti CDR al giorno, producente tonnellate di polveri che si disperdono in un'area altamente inquinata. Le polveri sono state calcolate in funzione dei dati forniti dall'azienda che costruisce il termovalorizzatore. Si tratta di dati effettivi e controllabili. Cinquanta tonnellate di polveri allanno si disperderebbero in un'area limitata, perché la condizione meteorologica e climatica della nostra zona non consentirebbe uno spargimento delle polveri su aree molto vaste. Per buona parte dell'anno i venti non sono tali da far disperdere su ampie aree queste polveri.
Ripeto, non siamo ideologicamente contrari, ma è il sistema che si vuole utilizzare a non piacerci. Si potrebbero fare più termovalorizzatori e utilizzare tecnologie differenti da quella proposta. Esistono sistemi validi per la raccolta dei rifiuti e ridurre la quantità di CDR da bruciare, mediante il riciclaggio. I paesi e le cittadine che già lo fanno stanno ottenendo dei successi. Perché non sensibilizzare ancor di più altre aree, come la città di Napoli, dove la raccolta differenziata costituisce un fallimento totale? Nei cassonetti dovrebbe confluire solo il cosiddetto umido, ma in realtà ancora vi viene buttato di tutto. Lo so perché vivo Napoli e lo vedo. La raccolta non viene fatta bene e le persone non sono sensibilizzate al problema. Inoltre non è possibile pretendere che la gente tenga in casa sacchi enormi per tre o quattro giorni di seguito. Allora, che cosa proponiamo?
DONATO PIGLIONICA. È la parte più complessa.
SAVERIO QUARTUCCI, Rappresentante di Ambiente azzurro. Certo.
MICHELE VIANELLO. Sa che l'organico in qualunque parte del mondo viene mediamente raccolto una volta a settimana?
SAVERIO QUARTUCCI, Rappresentante di Ambiente azzurro. Certo. La porzione di organico che si produce è molto più limitata rispetto a quella di non organico. L'organico, che si dovrebbe normalmente raccogliere meno frequentemente, viene raccolto tutti i giorni, mentre il differenziato, da prelevarsi con maggiore frequenza, costituendo una quantità più voluminosa, viene raccolto ogni tre - quattro giorni. Ciò comporta come conseguenza il rifiuto di tenere in casa il sacco pieno, che pertanto viene portato vicino al bidone e buttato nellumido. Questa è la realtà. Quindi proponiamo, prima di tutto, una azione di sensibilizzazione per la raccolta differenziata; inoltre, una migliore distribuzione della termovalorizzazione sul territorio, da non concentrare tutta in ununica zona.
PRESIDENTE. Se ha atti o documenti utili, soprattutto se della stessa valenza di quello cui ha fatto cenno, è pregato di trasmetterli alla Commissione.
Do ora la parola a Pietro De Paola, presidente di Italia nostra.
PIETRO DE PAOLA, Presidente di Italia nostra. Grazie presidente. Italia nostra ha al suo interno analizzato in più di una occasione laspetto politico di questa emergenza in Campania, che a distanza di circa una decina d'anni dal commissariamento nessun frutto ha prodotto sul territorio. Quanto alle ragioni di tale fallimento, esse risiedono in primis nella mancata osservanza delle indicazioni del cosiddetto decreto Ronchi, che, ai fini dello smaltimento, reca una sorta di ordine preferenziale costituito da: il riutilizzo, il riciclaggio, la termovalorizzazione e, infine, la chiusura delle discariche (al 31 dicembre, non ricordo se del 1999 o del 2000).
Di tutto questo praticamente non è stato realizzato nulla. Si è trascinato il problema con una gestione commissariale assolutamente catastrofica. Bastano a dimostrarlo alcuni aspetti particolari, come la produzione di più piani di smaltimento dei rifiuti in questi anni. È stata quindi una politica tecnica assolutamente ondivaga. Si è parlato pedissequamente di distruzione dei rifiuti mediante inceneritori, senza aver svolto alcuna indagine di tipo merceologico sul territorio. I dati sono sempre stati tratti da indagini vecchissime, che non rispecchiavano assolutamente la qualità, la quantità, la distribuzione e la merceologia dei rifiuti prodotti sull'intero territorio regionale. Alla fine si è pervenuti, dopo una serie di incredibili ondeggiamenti, a questa soluzione, per la quale non si è trovato un accordo con le popolazioni.
Ciò costituisce anche conseguenza di una politica che non ha saputo recepire come la gestione commissariale avrebbe dovuto fare - le indicazioni che potevano provenire dal territorio, cioè dalle province, dai comuni e dalle stesse popolazioni interessate. Invece tutti i piani elaborati dalla regione Campania sono piovuti dall'alto e perciò sono stati sistematicamente respinti, perché incompresi e incomprensibili nelle loro soluzioni, sia dal punto di vista tecnico sia sotto il profilo economico ed ambientale.
Le province sono rimaste ai margini. Invece il decreto Ronchi intendeva far sì che esse, mediante la costituzione di ATO (ambiti territoriali ottimali), potessero muovere da una visione più completa, puntuale e precisa sulla produzione, sulla provenienza e sulla collocazione spaziale e temporale dei rifiuti.
Tutto questo ha contribuito a produrre il disastro e, a distanza di dieci anni, proprio per la mancanza di una politica commissariale adeguata alle esigenze della regione, continuiamo a vivere nell'emergenza. Risiede in ciò la mancata soluzione dei problemi. Al contrario, proprio per lautorità attribuita ai commissari di poter agire in maniera rapida ed efficace, avvalendosi di personalità di spicco del mondo scientifico e tecnico, si sarebbero dovuto determinare le condizioni per risolvere il problema. Porto quale esempio la regione Calabria, commissariata per un periodo di tempo pari alla metà di quello della regione Campania, che per la sua parte meridionale ha avviato a soluzione il problema. Calabria sud oggi pone in appalto i suoi impianti. Questa è la realtà delle cose: ha impiegato esattamente metà tempo, meno di cinque anni.
MICHELE VIANELLO. Peccato che siamo reduci dalla Calabria e la realtà non è proprio come dice lei.
PIETRO DE PAOLA, Presidente di Italia nostra. No, Calabria sud ha appaltato. Questa è la verità delle cose. Si tratta di un dato di fatto non smentibile. Per il momento non abbiamo altre indicazioni da dare, se non quella di una revisione sostanziale di questa politica scellerata che in Campania ha creato disastri su disastri. Sono stati denunciati da tutti e non è il caso che io mi addentri in dettagli. Peraltro, so per certo che qui in Campania le province non sono state sollecitate a produrre il quadro conoscitivo dello stato del territorio. Benevento, che peraltro ha redatto qualche anno addietro il piano provinciale di smaltimento e, mi pare, anche Salerno sono rimaste completamente inascoltate. Sono state le uniche province a fare censimenti reali sul territorio, poi mai utilizzati e non conosciuti a livello di commissione regionale.
PRESIDENTE. Ringrazio tutti coloro che hanno aderito al nostro invito e ci hanno fornito utili spunti ai fini di una nostra valutazione più completa e compiuta. Anche gli spunti maggiormente polemici e le reazioni più vivaci saranno recepiti e valutati con serenità. Vi ascolteremo e consulteremo quando ci occuperemo della Campania. Se avete dati, elementi o suggerimenti da fornirci, siamo disponibili a riceverli anche nei prossimi giorni.
Incontro con l'amministratore delegato della FIBE.
PRESIDENTE. Ringrazio lingegner Cattaneo, amministratore delegato della FIBE, che è qui presente. La nostra Commissione dinchiesta ha interesse a conoscere la fenomenologia complessa del ciclo integrato dei rifiuti. Essa ha audito tutti i soggetti istituzionali, dalle procure alle forze dell'ordine, dai commissari agli esponenti degli enti locali, nonchè le associazioni ambientaliste. Abbiamo ritenuto che la FIBE svolga un ruolo importante nell'ambito del ciclo in Campania e perciò siamo ben lieti di ascoltare dalla sua voce dettagli sulle iniziative in corso o future relative al territorio campano.
ARMANDO CATTANEO, Amministratore delegato della FIBE. Presidente, cosè FIBE? Esistono due società per azioni: una si chiama FIBE, l'altra FIBE Campania. Gli azionisti sono comuni. Essi sono null'altro che le cinque imprese che in raggruppamento si erano aggiudicate nel 1998 le due gare europee bandite dal commissario per l'emergenza rifiuti. Una gara era relativa alla provincia di Napoli, aggiudicata alla società FIBE, l'altra riguardava le restanti province della Campania, aggiudicata alla FIBE Campania. In particolare, gli azionisti sono rappresentati da: Impregilo SpA, società controllante; Impregilo Edilizia, controllata al cento per cento dalla prima, che si occupa delle opere di costruzione edile; FISIA Italmpianti; Babcock ed Evo. Le ultime due sono società tedesche; la prima si occupa di tecnologia della combustione di forni e caldaie, mentre l'altra è una società mista che ha in gestione impianti similari in Germania.
Dato che l'operazione si svolge in project financing, si tratta di società progetto e ciascuna delle due ha per oggetto sociale solo la gestione di questi servizi, una quello di Napoli e l'altra il servizio Campania. FIBE è stata capitalizzata per 31 milioni di euro e FIBE Campania per 10 milioni e mezzo di euro. FIBE ha in corso (FIBE Campania è più indietro) una operazione di finanziamento con la Banca OPI, una banca tedesca ed il Credit Loynnais francese.
Dopo l'aggiudicazione sono stati presentati progetti ed è stato ottenuto la VIA per il primo progetto a fine dicembre del 1999, determinandosi così le condizioni per la firma del contratto. C'è stato un periodo di stallo, perché la gara prevedeva un accordo di programma tra Ministero dell'industria, Ministero dell'interno, commissariato e ENEL, che non si è reso possibile stipulare per ragioni politiche che non conosco, avendole noi subite solo come un ritardo.
PRESIDENTE. In che periodo accadeva questo?
ARMANDO CATTANEO, Amministratore delegato della FIBE. Nel primo semestre del 2000. Doveva stipularsi questo accordo di programma, che era propedeutico al contratto. Non fu trovata evidentemente l'intesa tra le amministrazioni, per cui si cambiò e venne abolito l'accordo di programma con una ordinanza del Ministero dell'interno, per cui il 7 giugno del 2000 abbiamo firmato il contratto di Napoli.
Il contratto relativo alle altre province ha avuto invece una storia diversa, dato che la VIA ha fornito lindicazione che la localizzazione di Battipaglia, dove era previsto sia l'impianto di produzione di CDR sia il termovalorizzatore, era sovraccarica. Si suggeriva lo spostamento di una delle due strutture. Istintivamente si pensò a spostare il termovalorizzatore, anche perché l'impianto CDR rimane di proprietà dell'amministrazione pubblica alla fine del periodo. Quindi era più logico spostare linfrastruttura con carattere più privatistico. Ci furono poi molta insoddisfazione e malcontento per qualunque localizzazione su Battipaglia, per cui, da un lato, si è cercato un altro posto per il termovalorizzatore e, dall'altro, il commissariato ha esaminato una serie di siti per limpianto CDR, giungendo poi alla conclusione che l'unico sito possibile fosse Battipaglia. Così l'impianto per il CDR è rimasto a Battipaglia, mentre abbiamo delocalizzato a Santa Maria La Fossa il termovalorizzatore.
GENNARO CORONELLA . Vorrei sapere chi effettua la localizzazione del termovalorizzatore ?
ARMANDO CATTANEO, Amministratore delegato della FIBE. L'affidatario.
GENNARO CORONELLA. Cioè la FIBE?
ARMANDO CATTANEO, Amministratore delegato della FIBE. Secondo la gara, i siti CDR erano definiti e doveva invece essere localizzato in area industriale il termovalorizzatore.
GENNARO CORONELLA. Una volta fatta la vostra scelta relativa alla localizzazione sul territorio, siete tenuti a fare domanda a qualche autorità, oppure siete liberi di installare gli impianti dove volete?
ARMANDO CATTANEO, Amministratore delegato della FIBE. Nel caso di Acerra abbiamo fatto domanda all'ASI di Napoli. Il bando di gara ci diceva che la localizzazione dovesse avvenire in area industriale della provincia di Napoli. Conseguentemente la richiesta è stata fatta all'ASI, che nella sua risposta ci ha indicato Acerra.
LOREDANA DE PETRIS. Nel bando di gara c'era scritto che l'area doveva essere nella proprietà o nellimmediata disponibilità del partecipante. Quindi, spero, non avete fatto domanda solo per Acerra?
ARMANDO CATTANEO, Amministratore delegato della FIBE. Avendo lASI Napoli 62 diverse zone, due delle quali già occupate per il CDR, abbiamo chiesto di indicarcene una e lASI ha risposto che in linea di massima riteneva idonea l'area industriale di Acerra e perciò abbiamo puntato su quella. Sono stati presi contatti con i proprietari dei terreni per aver opzioni con disponibilità dell'area e si è proceduto alla gara.
GENNARO CORONELLA. Per quanto riguarda Santa Maria La Fossa, a chi avete fatto la richiesta?
ARMANDO CATTANEO, Amministratore delegato della FIBE. Al consorzio Volturno nord. Ci siamo rivolti a loro, che gestiscono l'area, e ci hanno indicato questarea in comune di Santa Maria La Fossa, che è appositamente prevista per linsediamento di industrie nocive.
GENNARO CORONELLA. Quindi, il consorzio Volturno nord ha questi terreni nella propria disponibilità?
ARMANDO CATTANEO, Amministratore delegato della FIBE. No, non rientrano nella sua disponibilità. La proprietà fa capo a soggetti privati. Il consorzio Volturno nord è un ente territoriale che si occupa dello sviluppo industriale dell'area. Quindi dovendo installare un impianto industriale nella zona, ci siamo rivolti a un consorzio di comuni che ha per oggetto lo sviluppo industriale della zona. Ci sembrava un interlocutore ragionevolmente coerente con il nostro scopo e loro ci hanno indirizzato verso questi terreni.
GENNARO CORONELLA. Esiste corrispondenza, cioè se io vado al consorzio trovo della documentazione in materia.
ARMANDO CATTANEO, Amministratore delegato della FIBE. Troverà corrispondenza, contratti e tutto quanto necessario.
GENNARO CORONELLA. Anche le indicazioni catastali relative ai terreni?
ARMANDO CATTANEO, Amministratore delegato della FIBE. Abbiamo gli atti notarili.
GENNARO CORONELLA. Allora, il prefetto di Caserta avrebbe detto una fandonia? Mi sembra che la Commissione dovrà verificare chi dice la verità o meno.
PRESIDENTE. A questo proposito, può fornirci tutti gli atti in vostro possesso che testimoniano le vicende propedeutiche all'individuazione dei siti di Acerra e Santa Maria la Fossa?
ARMANDO CATTANEO, Amministratore delegato della FIBE. Senz'altro. Quanto ad Acerra, ho qui con me la nostra richiesta all'ASI e la loro delibera. Per quanto riguarda Santa Maria la Fossa abbiamo fatto un preliminare di acquisto in una forma che consente, dietro perdita della caparra versata, il recesso nostro ma non quello dei proprietari. Credo che questa opzione scada in settembre, termine entro il quale completeremo lacquisto dellarea.
GENNARO CORONELLA. Avete chiesto la concessione edilizia?
ARMANDO CATTANEO, Amministratore delegato della FIBE. No, assolutamente no, perché noi operiamo in base alle ordinanze commissariali, che sostituiscono la concessione edilizia e tengono luogo delloccorrente variante urbanistica.
Dicevo prima che dovendo delocalizzare dalla provincia di Salerno, la scelta riguardava altre tre province: Avellino, Benevento e Caserta. Vi sono due impianti più grossi, quelli di Santa Maria Capua Vetere e di Battipaglia, e due impianti molto piccoli, a Casalduni e Piano dArdine. Per mantenere il piano trasporti equilibrato, cioè per non allungare i trasporti, si doveva cercare un punto non lontano da Santa Maria Capua Vetere. Allontanandoci da Battipaglia dove avevamo un percorso di chilometraggio zero e a basso costo, perché il carico e scarico fa sì che tra un percorso di chilometri zero o venti non ci sia differenza, abbiamo orientato la richiesta sulla provincia di Caserta, indirizzandoci verso le zone meno densamente popolate e, quindi, verso il Volturno. Perciò siamo pervenuti all'accordo con il consorzio Volturno nord. Chiaramente gli atti preliminari notarili sono stati stipulati con i proprietari dei terreni.
MICHELE VIANELLO. Quindi, per capire meglio, la scelta dei siti non è avvenuta nell'ambito di una pianificazione più generale, che tenesse conto di alcuni criteri di equilibrio territoriale, ma sulla scorta della vostra legittima scelta di rivolgervi a consorzi detentori aree?
ARMANDO CATTANEO, Amministratore delegato della FIBE. Certo. Ovviamente, abbiamo prima individuato l'area, successivamente è stato fatto un preliminare per bloccarla, con un modesto esborso finanziario, quindi è stata chiesta la VIA e, una volta ottenuta questa, si son fatti gli atti successivi.
LOREDANA DE PETRIS. Quando è stata aggiudicata la gara per l'impianto della provincia di Napoli?
ARMANDO CATTANEO, Amministratore delegato della FIBE. Se non ricordo male, mi sembra che la classifica sia stata fatta alla fine del 1998, l'aggiudicazione nella primavera del 1999. Però per il progetto provincia, l'aggiudicazione definitiva è stata fatta dopo l'ottenimento della VIA.
LOREDANA DE PETRIS. E la graduatoria della gara?
ARMANDO CATTANEO, Amministratore delegato della FIBE. E stata fatta subito: offerte al 31 ottobre e graduatoria entro il 1998, tra novembre e dicembre di quell'anno.
PRESIDENTE. Quindi, la graduatoria si è celebrata senza il sito?
ARMANDO CATTANEO, Amministratore delegato della FIBE. Con i siti di Acerra e di Battipaglia. Si trattava di due gare gemelle. Logicamente, la VIA non poteva essere chiesta prima; una volta stilata la graduatoria, abbiamo fornito la progettazione per la VIA, perché era condizione per i passi successivi della gara. In un caso è stata superata subito, nel secondo, essendoci delle prescrizioni che hanno richiesto le ulteriori attività verificatesi dopo, la gara ha subito uno slittamento.
PRESIDENTE. Quindi, questo testimonia che, dal punto di vista
tecnico - o, se preferiamo, teorico-, vi è sempre la possibilità di una
delocalizzazione.
ARMANDO CATTANEO, Amministratore delegato di FIBE. Mi pare sia stata emanata un'ordinanza ministeriale - per lesattezza, da parte del Ministero dellinterno, un'ordinanza di cui, ora, non rammento il numero: è comunque ricompresa tra le rilevanti ai nostri fini, le quali partono dalla n. 2556 - che autorizzava il commissario a delocalizzare, tant'è che anche due CdR sono stati delocalizzati, ad esempio quello di Piano Borea.
GENNARO CORONELLA. Quindi, il commissario può delocalizzare dove voglia?
PRESIDENTE. No. Il commissario è autorizzato a delocalizzare sulla base di unesigenza misurata, nella fattispecie, dal parere VIA dubbioso.
GENNARO CORONELLA. Lordinanza del Ministero dellinterno è servita per delocalizzare Battipaglia?
ARMANDO CATTANEO, Amministratore delegato di FIBE. Lordinanza è servita ad autorizzare il commissario a delocalizzare ove necessario;
GENNARO CORONELLA. Quindi, per spostare da Battipaglia gli impianti.
ARMANDO CATTANEO, Amministratore delegato di FIBE. In generale. Infatti, l'ordinanza recita: il commissario, ove sia necessario, può decalizzare. Detto potere, sostanzialmente, è stato utilizzato tre volte.
RENZO MICHELINI. Volevo porle alcune domande; ho sentito che tra i partner di FIBE vi è anche Impregilo. Vorrei chiederle, anzitutto, se possibile, quale sia la quota di partecipazione.
ARMANDO CATTANEO, Amministratore delegato di FIBE. Il 69 per cento.
RENZO MICHELINI. Comunque, Impregilo è di Milano, no?
ARMANDO CATTANEO, Amministratore delegato di FIBE. Sì.
RENZO MICHELINI. Nella sostanza, voi, come FIBE, individuate,
in un impianto di termovalorizzazione, unattività produttiva; quindi, sostanzialmente, unattività industriale,
tant'è vero che localizzate tale impianto, appunto, all'interno delle aree industriali.
ARMANDO CATTANEO, Aministratore delegato di FIBE. Era prescritto localizzare correttamente in aree industriali.
RENZO MICHELINI. Naturalmente, voi trattate dei rifiuti,
rifiuti i quali sono prodotti, però, dai comuni (ovviamente, attraverso i consorzi).
ARMANDO CATTANEO, Amministratore delegato di FIBE. Certo.
RENZO MICHELINI. Che rapporto intrattenete con i singoli
comuni? I comuni dovrebbero stipulare un contratto con voi per affidarvi lo smaltimento
dei rifiuti.
ARMANDO CATTANEO, Amministratore delegato di FIBE. No, non è così; esiste un documento (si chiama ordinanza d'obbligo) con cui il commissariato ha imposto ai comuni di affidare a noi tale incombenza secondo certi programmi e a certe tariffe (che corrispondono alla nostra offerta di gara).
RENZO MICHELINI. Quindi, praticamente, con trattativa privata; anzi, se ho capito bene, è un
atto in positivo.
ARMANDO CATTANEO, Amministratore delegato di FIBE. Sì, è unordinanza.
RENZO
MICHELINI. Ma, allora, il commissariato vi ha
scelto sulla base di una gara oppure vi ha scelto sulla base di una semplice trattativa?
ARMANDO CATTANEO, Amministratore delegato di FIBE. No, no. Sulla base di una gara europea.
RENZO MICHELINI. Quindi, voi avete vinto una gara europea.
ARMANDO CATTANEO, Amministratore delegato di FIBE. Certo, due gare.
RENZO MICHELINI. Altro
aspetto. Ieri, su un giornale nazionale, è apparsa una vostra promozione per quanto
riguarda lo smaltimento attraverso il sistema della termovalorizzazione dei rifiuti. In un
passaggio, dichiarate che gli impianti sono sicuri, soprattutto per quanto riguarda
l'ambiente. Ebbene, quale tecnologia usate per l'abbattimento della diossina?
ARMANDO CATTANEO, Amministratore delegato di FIBE. Guardi, adesso non sono in grado di darle, in questa sede, una spiegazione tecnica di dettaglio sullargomento perché non sono uno specialista della combustione; comunque, in linea di principio, ci si basa sulla temperatura della combustione stessa. Le diossine si formano ad una temperatura attorno ai 400-450 gradi mentre quella della nostra combustione è nell'ordine di 950 gradi; quindi, le diossine sono distrutte all'origine, in fase di combustione.
PRESIDENTE. Recherebbe senzaltro un ausilio ai nostri lavori se ci fornisse qualche dettaglio tecnico anche su tale aspetto.
RENZO MICHELINI. Vorrei,
inoltre, sapere se usate l'impianto catalitico.
ARMANDO CATTANEO, Amministratore delegato di FIBE. No.
LOREDANA DE PETRIS. Dottor Cattaneo, le rivolgo una domanda che lei potrà ritenere impegnativa
ARMANDO CATTANEO, Amministratore delegato di FIBE. La risposta, se mai
LOREDANA DE PETRIS. Esattamente. Nel caso si trovasse, ad esempio per Acerra, un'altra area - area che l'amministrazione pubblica, questa volta, insomma, potrebbe trovare -, voi avreste nulla in contrario a realizzare l'impianto in un'altra zona?
ARMANDO CATTANEO, Amministratore delegato di FIBE. Attenzione: noi siamo affidatari di un servizio pubblico; se l'amministrazione ritiene di modificare il servizio pubblico, esiste un articolo di contratto che regola tale aspetto, lo si applicherà. Noi siamo agli ordini della pubblica amministrazione; vi saranno dei costi che saranno sopportati o dai comuni (con un aumento di tariffe) o con denaro pubblico o con prolungamenti di concessione. Come affidatari di un servizio pubblico, operiamo in base alle ordinanze; se ne viene emanata una che obbliga ad un cambiamento sostanziale, ciò significa sicuramente buttare via una progettazione e, probabilmente, buttare via anche del materiale pronto. Ma, ripeto, noi siamo agli ordini dellamministrazione.
MICHELE VIANELLO. I
termovalorizzatori, nella loro tecnologia, sono legati ad una certa tipologia di CdR o
possono bruciare qualsiasi tipo di CdR? Come lei sa, vi sono diverse tipologie di CdR.
ARMANDO CATTANEO, Amministratore delegato di FIBE. Il CdR normato in Italia è 15.000 Kilojoule per chilo; il nostro forno lavora ad una temperatura tra i 12.000 ed i 18.000 Kilojoule. Quindi, chiaramente, abbiamo progettato un forno che ci desse il 20 per cento in più o in meno di margine operativo. La curva ottimale del forno, infatti, è da 12.000 a 18.000.
MICHELE VIANELLO. Naturalmente, gli impianti di CdR sono stati
costruiti secondo, per così dire, le specifiche
legate, poi, alla tecnologia di incenerimento. Voglio dire che, nel momento in cui si è
bandita la gara di appalto, saranno state
indicate penso - delle tipologie e delle specifiche tecniche dellinceneritore.
ARMANDO CATTANEO, Amministratore delegato di FIBE. No.
MICHELE VIANELLO. Quindi, poteva trattarsi di un qualsiasi tipo
di inceneritore.
ARMANDO CATTANEO, Amministratore delegato di FIBE. Sì, sicuramente.
MICHELE VIANELLO. Indipendentemente dalla qualità di CdR.
ARMANDO CATTANEO, Amministratore delegato di FIBE. No, attenzione: per la partecipazione alla gara, il bando semplicemente prevedeva che lofferta dovesse comprendere gli impianti per produrre CdR aspetto, questo, indicato esplicitamente - e due termovalorizzatori per bruciarlo nonché quanto si voleva al chilo. Nient'altro.
MICHELE VIANELLO. Senza specifiche tecniche.
ARMANDO CATTANEO, Amministratore delegato di FIBE. No, senza specificare; la tecnologia veniva proposta.
DONATO PIGLIONICA. Atteso il collegamento tra i due aspetti,
debbo immaginare che fosse evidente che si progettasse il termovalorizzatore sulla base
dellimpianto che avrebbe prodotto il CdR; infatti,
nessuno produrrebbe benzina per poi comprare la macchina diesel.
ARMANDO CATTANEO, Amministratore delegato di FIBE. Sì, ciò è logico; però, attenzione: noi abbiamo progettato un termovalorizzatore dedicato al CdR. Il CdR non cambia molto; grosso modo, è sempre lo stesso e non vi sono variabili inerenti al suo tipo. Quindi, nel momento in cui si è richiesto di produrlo, abbiamo costruito un forno appunto per il CdR.
DONATO PIGLIONICA. Invero, quanto le volevo chiedere, dottore Cattaneo, inerisce a tale aspetto. Ho ascoltato, come tutti gli altri commissari, gli appelli accorati della gente di Acerra, gente che ha posto alcune questioni. Premesso, al riguardo, che bisognerebbe leggere, ovviamente, gli atti della commissione ministeriale, mi chiedo se, da quanto le risulta, per la localizzazione - e, quindi, anche nella valutazione dell'impatto ambientale -, si sia compiuto solo un giudizio circa limpianto o si sia operata anche una valutazione di tipo strategico, come oggi è richiesto da disposizioni, però, successive al 1998. Glielo domando facendole presente che in questo territorio vi sono già due centrali termoelettriche praticamente affiancate, impianti di tipo chimico. Spesso, infatti, è vera la celebre battuta di Totò: è la somma che fa il totale. Ognuno, preso singolarmente, può non essere impattante in maniera drammatica ma la somma delle varie attività, attese alcune rilevazioni ultime, fanno salire il livello di allarme. Quindi, sa se vi è stata una valutazione strategica di tutto l'asset industriale localizzato nel territorio di Acerra o se ognuno ha presentato il suo e la somma, poi, è risultata devastante?
ARMANDO CATTANEO, Amministratore delegato di FIBE. Guardi, sicuramente si va avanti secondo la sua ultima ipotesi: ognuno presenta il suo. Nel momento in cui si progetta unarea industriale, si suppone di saturarla. L'area industriale di Acerra è molto lontana dallessere saturata; praticamente, in funzione sono solo gli impianti della Montefibre.
DONATO PIGLIONICA. Abbia pazienza ma larea si satura con industrie del settore tessile o
energetico; non è che tutti gli opifici svolgano attività con un rilevante impatto
ambientale.
ARMANDO CATTANEO, Amministratore delegato di FIBE. Scusate, larea industriale Napoli, nel 1998, ha dato parere favorevole ad insediare l'impianto; si suppone che abbia fatto le sue valutazioni.
DONATO PIGLIONICA. Per carità, non vi contestiamo alcunché; ci mancherebbe!
ARMANDO CATTANEO, Amministratore delegato di FIBE. Ovviamente, noi abbiamo presentato il nostro progetto corredato di tutto quanto è prescritto per ottenere un VIA di unattività localizzata in quella zona.
MICHELE VIANELLO. Mi scusi ma, prima di ciò, avrete fatto,
probabilmente, uno studio di impatto ambientale.
ARMANDO CATTANEO, Amministratore delegato di FIBE. Certo; quello è il documento che abbiamo presentato.
MICHELE VIANELLO. Quindi, possiamo acquisire lo studio di
impatto ambientale?
ARMANDO CATTANEO, Amministratore delegato di FIBE. Nessun problema.
DONATO PIGLIONICA. Vorrei precisare quanto intendevo dire; è chi è andato a localizzare la centrale che,
forse, avrebbe dovuto avere una connotazione
negativa.
GENNARO CORONELLA. Per quanto riguarda Santa Maria la Fossa, a che punto stanno le opere?
ARMANDO CATTANEO, Amministratore delegato di FIBE. Le opere, ovviamente, a zero. Abbiamo, naturalmente, firmato con il GRTN il contratto per la cessione di energia; abbiamo preso tutti i contatti con la ENEL-Distribuzione e i gestori delle linee elettriche per lo spostamento di una di esse che insiste sull'area. Ovviamente, abbiamo elaborato il progetto esecutivo che, credo, sia stato approvato nei giorni scorsi; non abbiamo ancora la notifica dell'ordinanza ma dovrebbe essere già in corso di emissione.
GENNARO CORONELLA. Non risulta vi sia un contenzioso su tale aspetto.
ARMANDO CATTANEO, Amministratore delegato di FIBE. Da parte del comune di Santa Maria la Fossa e della provincia di Caserta si è fatto ricorso al TAR .
GENNARO CORONELLA. Avverso cosa?
ARMANDO CATTANEO, Amministratore delegato di FIBE. Contro la localizzazione.
GENNARO CORONELLA. Ma vi è un atto che localizza? Infatti, al riguardo, neanche il prefetto si è spiegato bene; vi è un atto avverso il quale è stato prodotto il ricorso? Un atto che dica che PQM, è delocalizzato
ARMANDO CATTANEO, Amministratore delegato di FIBE. Adesso, non ho presente se esista un atto di delocalizzazione, un atto che approva il sito, unordinanza che recepisce il VIA. Anche se non so di quale atto si tratti, deve, in ipotesi, essere un atto del tipo testé indicato.
PRESIDENTE. Magari, anche su ciò chiederei se fosse possibile avere una documentazione.
ARMANDO CATTANEO, Amministratore delegato di FIBE. Sì, sì, sicuramente.
PRESIDENTE. Mi permetto di formulare anch'io una domanda; lei sa che la Commissione ha interesse soprattutto a conoscere eventuali illeciti: nelle attività che state svolgendo o state per svolgere avete avuto percezioni o pressioni che in qualche modo possano essere ricondotte ad azioni criminali?
ARMANDO CATTANEO, Amministratore delegato di FIBE. No. Guardi, vi è stato un modesto episodio nel cantiere di Casalduni; qualcuno ha fatto minacce nel cantiere e, poi, è andato negli uffici dei costruttori (dellImpregilo) ma non da noi. E stata sporta una denuncia e ho saputo che la persona in questione è stata anche arrestata e condannata. Quindi, si è trattato dell'unico episodio di tipo strano registratosi; per il resto, tutto è proceduto tranquillamente.
PRESIDENTE. Ovviamente, aspettiamo gli atti citati, in particolare quelli che riguardano l'individuazione del sito di Acerra e di Santa Maria la Fossa - soprattutto, l'epistolario - e le valutazioni di impatto ambientale o, meglio, lo studio preliminare teso allottenimento della valutazione di impatto ambientale per Acerra.
ARMANDO CATTANEO, Amministratore delegato di FIBE. Anche - mi pare sia stata richiesta la documentazione relativa al dettaglio sulla depurazione fumi nonché quella riguardante il ricorso al TAR (l'atto ed il ricorso).
PRESIDENTE. Bene; poiché non vi sono altre domande, ringrazio il dottore Cattaneo e dichiaro conclusi gli incontri. Molte grazie e buon lavoro.
Gli incontri terminano alle 17.40.