NAPOLI, 11 LUGLIO 2002

 

RESOCONTO STENOGRAFICO

 

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE PAOLO RUSSO

 

INDI

 

DEL VICEPRESIDENTE VINCENZO DEMASI

 

PARTECIPANO I SENATORI LOREDANA DE PETRIS, ETTORE LIGUORI, SALVATORE MARANO, RENZO MICHELINI, CARMELO MORRA, GAETANO PASCARELLA E GIANFRANCO TUNIS

 

E I DEPUTATI GENNARO CORONELLA, OSVALDO NAPOLI, DONATO PIGLIONICA, MICHELE VIANELLO, RICCARDO VILLARI E MARCO LION.

 

 

I lavori cominciano alle 10,45.

 

Incontro con il prefetto ed il questore di Napoli.

 

PRESIDENTE. L'attività della Commissione, oltre alle audizioni dei rappresentanti di Governo e di altri soggetti istituzionali coinvolti nella ordinaria gestione del ciclo di rifiuti, sta procedendo con una serie di missioni presso le regioni in stato di emergenza per lo smaltimento dei rifiuti, incontrando i commissari straordinari, le amministrazioni locali, gli esponenti della magistratura e delle forze dell'ordine, le associazioni ambientaliste e quelle di categoria.

            Già nei giorni 27 e 28 giugno si è svolta una prima missione in Calabria, durante la quale sono emersi dati ed elementi di particolare interesse per lo svolgimento dell'inchiesta. Con la missione in Campania la Commissione intende acquisire, attraverso le programmate audizioni, elementi informativi e conoscitivi tali da costituire un utile contributo ai lavori.

            A nome della Commissione ringrazio il prefetto di Napoli, dottor Carlo Ferrigno, a cui cedo la parola.

 

CARLO FERRIGNO, Prefetto di Napoli. Ringrazio il presidente e la Commissione per l'incontro. Ho preparato una relazione che consegno al presidente, onorevole Russo, in cui sono sintetizzati gli interventi attuati per fronteggiare lo stato di emergenza nella provincia di Napoli nel settore dello smaltimento dei rifiuti. Mi limiterò, quindi, a sintetizzare quanto già riportato nel documento, redatto con l'ausilio del viceprefetto, dottor Pettinato, che da anni si occupa esclusivamente del problema dei rifiuti.

            In primo luogo, vorrei ricordare che il 18 marzo 1996 è stato introdotto, a Napoli, un duplice commissariamento con l'attribuzione di poteri straordinari al presidente della regione Campania ed al prefetto di Napoli fu affidato, allora, il compito di provvedere, limitatamente ai rifiuti urbani ed a quelli assimilabili agli urbani, al completamento delle attività intraprese ai sensi delle ordinanze precedenti mediante la realizzazione di ulteriori discariche pubbliche. Fu redatto un piano regionale per lo smaltimento dei rifiuti e tale dicotomia di potere è stata mantenuta, e sarà mantenuta, fino al 31 dicembre 2002.

            Vi sono state ulteriori ordinanze che hanno conferito innovativamente, tra la fine del 2000 e gli inizi del 2001, ai prefetti delle province della regione, precipui compiti e poteri eccezionali in materia di prosieguo ed utilizzo delle discariche esistenti. “I prefetti delle province della Campania” secondo l’ordinanza del 22 dicembre 2000, n. 3100, “dispongono quanto necessario per la gestione delle discariche esistenti” regolarmente autorizzate, anche se non più in esercizio “e provvedono, in particolari situazioni anche all'ampliamento dei volumi delle discariche esistenti ed autorizzano la realizzazione e l'esercizio di impianti per la vagliatura, stabilizzazione, stoccaggio della frazione secca dei rifiuti urbani, nelle more del completamento degli impianti di produzione ed utilizzo del combustibile derivato da rifiuti” (il famoso CdR).

            Noi prefetti, quindi, ci siamo occupati della vagliatura dei rifiuti urbani, per separare la frazione secca da quella umida, la stabilizzazione della frazione umida con lo smaltimento della frazione secca o messa in riserva della stessa per il trattamento finalizzato alla produzione del CdR. Vi erano anche poteri di sopraelevazione delle discariche in esercizio nei rispettivi ambiti territoriali.

            Come noto, nella provincia di Napoli vi erano in esercizio due discariche per lo smaltimento dei rifiuti, una situata a Tufino e l’altra a Giugliano. L'improvvisa chiusura della discarica di Tufino, al servizio di circa 80 comuni, determinò una situazione di emergenza nell'emergenza sul territorio e fu predisposto un piano di gestione transitoria dei rifiuti, teso a superare il grave stato di crisi. Il prefetto di Napoli, di intesa con la regione, redasse un programma finalizzato alla progettazione di linee di vagliatura, un piano per l'attrezzatura di siti individuati dal soggetto affidatario del servizio di gestione dei rifiuti, la FIBE, nei comuni di Giugliano, Qualiano e Roccarainola per lo stoccaggio della frazione secca. Per conseguire la stabilizzazione della frazione umida di rifiuti provenienti dalla vagliatura fu anticipata l'ultimazione di una linea di compostaggio, già prevista, presso la stazione di produzione CdR di Caivano.

            Ricordo di aver autorizzato la dismessa discarica Pirucchi di Palma Campania nelle more dei tempi tecnici per la messa in esercizio degli interventi per la attuazione dei CdR. Ho avviato la progettazione e la realizzazione della impermeabilizzazione dell'area compresa tra le discariche Schiavi e ampliamento Masserie del pozzo di Giugliano per assicurare lo smaltimento dei rifiuti prodotti dai comuni facenti parte del bacino Napoli 1, isole comprese, e dalla città di Napoli fino all'avvio all'esercizio del CdR di Giugliano.

            Con provvedimenti di volta in volta adottati da me, sulla base di sopralluoghi e verifiche e del parere reso dall'apposito gruppo tecnico (composto da rappresentanti del Servizio geologico nazionale, Istituto superiore di sanità, ANPA, ARPAC, dal commissariato regionale, dall'amministrazione provinciale e dall'ENEA) ho autorizzato l'esercizio delle discariche in gestione al consorzio del bacino sino al mese di febbraio 2002.

            Queste iniziative ed attività da me poste in essere, hanno consentito di coniugare i tempi di esaurimento delle discariche con l'avvio all'esercizio degli impianti CdR di Caivano, giugno 2001, e di Giugliano, febbraio 2002. A Tufino, entro il prossimo mese di agosto dovrebbe avviarsi l'esercizio di un terzo impianto di CdR. Ricordo anche che sono state attivate, sempre da me, aree di trasferenza provvisorie, su cui concentrare parte dei rifiuti compattati sistemati in idonei contenitori o in ecoballe.

            Per quanto riguarda l'attività di controllo e di monitoraggio sulle discariche comprensoriali essa è svolta con sopralluoghi periodici e programmati dall'amministrazione provinciale, dall’ARPAC e dalle ASL competenti per territorio. Sono stati adottati criteri ed accorgimenti tecnici per la tutela dell'ambiente e per l'attività di esercizio e gestione degli impianti, affidati ai consorzi di bacino. Vi sono ispezioni e verifiche periodiche per il controllo ed il monitoraggio di tutti i parametri ambientali per garantire il corretto esercizio delle discariche sotto il profilo ambientale ed igienico sanitario. Gli organi di controllo hanno sempre confermato andamenti sostanzialmente favorevoli e la corretta gestione da parte dei consorzi di bacino; in particolare - ci tengo a sottolinearlo - non è stato rilevato inquinamento delle falde acquifere, le quali sono tenute sotto costante osservazione con prelievi anche da pozzi spia appositamente realizzati.

            Circa lo stato di attuazione degli impianti di CdR, il presidente della regione Campania ha proceduto all'affidamento della progettazione esecutiva, costruzione e gestione di complessivamente sette impianti sull'intero territorio regionale, di cui tre nella provincia di Napoli (Caivano, Giugliano e Tufino), nonché impianti di produzione di energia di termovalorizzazione, (due complessivamente, uno al servizio della provincia di Napoli ubicato ad Acerra, e l'altro al servizio delle altre province ubicato nel comune di Santa Maria La Fossa). Mentre gli impianti di CdR di Caivano e Giugliano sono già stati realizzati e messi in funzione, quello di Tufino al servizio dei comuni dell'area nolana, stabiese e sorrentina, ha subito dei notevoli rallentamenti ed interruzioni a causa dell'ampio fronte di protesta da parte dei sindaci della provincia di Avellino, dell'area baianese e delle popolazioni locali.

            Il protocollo d’intesa con la regione, sottoscritto il 26 febbraio scorso da dieci sindaci del nolano nonché dal sindaco di Avella, ha sancito un accordo per la definitiva ripresa dei lavori, con la conclusiva realizzazione dell'impianto prevista per la fine del prossimo mese di agosto; esiste sempre una residua opposizione alla conclusiva realizzazione degli impianti di CdR, in particolare da parte del sindaco di Sperone. La situazione, comunque, è costantemente ed attentamente seguita e monitorata dalle forze dell'ordine.

            Per quanto riguarda l'impianto di produzione di energia mediante termovalorizzazione di CdR al servizio della provincia di Napoli – situato come ho già detto ad Acerra -, la cui cantierizzazione è stata avviata recentemente dal FIBE a seguito della respinta da parte del TAR del ricorso presentato dal comune contro l'attuazione dell'opera, continua a registrarsi una generale intolleranza con una persistente manifestazione di protesta da parte della popolazione, di cui si è reso portavoce lo stesso vescovo della città, fortemente appoggiato da esponenti di diverse forze politiche, comitati spontanei di opposizione, da Legambiente e da WWF. Il presidente della regione, come ampiamente riportato anche dagli organi di stampa, ha evidenziato che da un punto di vista tecnico non sussistono le condizioni per una modifica del piano varato dalla regione. Anche questa situazione è attentamente seguita dalle forze dell'ordine.

            È stato superato il grave momento di crisi di smaltimento dei rifiuti, determinato - come ho già detto - dall'improvvisa chiusura della discarica di Tufino, sollevando la collettività da possibili crisi di ordine igienico sanitario, che già nel passato avevano colpito duramente alcune aree della regione. I rifiuti prodotti quotidianamente nella provincia di Napoli, pari a circa 4.000 tonnellate sono attualmente conferiti in questi impianti di trattamento: nel CdR di Caivano 2.000 tonnellate al giorno; nell’impianto Cdr di Giugliano 1.200 al giorno; presso l’impianto di triturazione e di vagliatura di Pomigliano 400 tonnellate al giorno; presso gli impianti di triturazione e vagliatura di Santa Maria La Fossa e di Paolisi (Benevento) 400 tonnellate al giorno.

            La frazione secca proveniente dagli impianti di CdR viene stoccata, provvisoriamente, in ecoballe in alcune aree attrezzate di pertinenza di ciascun impianto in attesa di essere impiegate a scopi energetici negli impianti di termovalorizzazione. È stata attrezzata ed autorizzata dal presidente, commissario regionale, un’apposita area a Giugliano, dove stoccare la frazione secca proveniente dagli impianti in esercizio.

            La frazione umida - che come sapete è quella più “delicata” - proveniente da questi impianti di CdR è trattata e trasformata in frazione organica stabilizzata (FOS) presso le linee di stabilizzazione realizzate per ciascun impianto di CdR e quindi, successivamente, utilizzata per la copertura finale delle discariche oppure stoccata in un invaso della FIBE, il cui progetto è stato approvato dal commissario regionale, che ne ha autorizzato l'esercizio.

            La frazione secca prodotta dagli impianti di vagliatura è in parte utilizzata per l'operazione di riconfigurazione delle discariche esaurite, prima della loro messa in sicurezza e sistemazione finale oppure inviata nelle discariche di Avellino e Caserta, utilizzate per residue capacità ancora disponibili, in forza di provvedimenti di volta in volta adottati dal presidente della regione.

La frazione umida proveniente dagli stessi impianti di vagliatura ed alla raccolta differenziata viene inviata presso l'impianto di stabilizzazione realizzato nel comune di santa Maria La Fossa (Caserta) e presso alcuni impianti situati fuori la regione. Il commissario regionale ha messo a disposizione ed attivato ulteriormente nei comuni di Acerra, Casoria ed Ottaviano (e prossimamente a Terzigno) impianti per il confezionamento di ecoballe e quindi il trasferimento fuori regione dei rifiuti stoccati nella fase acuta di grave crisi di smaltimento, verificatosi quando fu chiusa la discarica di Tufino.

            In conclusione, la situazione esposta e lo stato di crisi delle attività di smaltimento dei rifiuti, determinatasi soprattutto nei comuni del napoletano a maggiore densità abitativa, non può non ricondursi al mancato perfezionamento del ciclo integrato dei rifiuti sul territorio, imperniato su un piano regionale di smaltimento dei rifiuti che, nell'individuare quale soluzione tecnologica la realizzazione di impianti di CdR nell'ambito delle singole province nonché l'impianto di energia mediante termovalorizzazione di CdR, non ha ancora trovato definitiva e compiuta attuazione (ricordo che per costruire un impianto di termovalorizzazione occorrono due anni). Pur essendosi registrata una forte accelerazione della costruzione degli impianti di CdR - come ho già detto deve essere completato soltanto l'impianto di Tufino e prossimamente dovrà essere realizzato anche l’impianto di Casalduni in provincia di Benevento e di Battipaglia in provincia di Salerno -, desta non poche preoccupazione la situazione relativa allo stato di attuazione dei due impianti di termovalorizzazione, quello di Acerra e quello di santa Maria La Fossa. Per quanto riguarda quest'ultimo, il progetto esecutivo risulta essere in fase di approvazione da parte del presidente della regione.

            Deve essere tenuto, inoltre, presente un altro problema, in proiezione temporale non solo futura ma anche immediata, dello smaltimento della frazione secca proveniente dagli impianti di CdR, attualmente stoccata in via provvisoria dalla FIBE in attesa di essere impiegata a scopi energetici nei progettati impianti di temovalorizzazione. Mi sono recato sul posto un mese fa ed ho potuto vedere che le ecoballe sono custodite sotto dei tendoni, ma non so fino a quale momento sarà possibile continuare su questa strada.

            Non posso sottacere che la crisi di smaltimento che ha attanagliato soprattutto i comuni ad alta densità abitativa è fondamentalmente derivata anche dall'inadeguato sviluppo della raccolta differenziata, concepita essenzialmente come elemento accessorio del sistema di raccolta e di gestione dei rifiuti e non come volano - come peraltro dovrebbe essere - di un sistema integrato di recupero e trattamento proteso a generare economia nella regione. Ciò ha comportato una visione della raccolta differenziata come costo aggiuntivo ed ha prodotto, in diversi ambiti territoriali, sperimentazioni ed azioni isolate spesso fallite e mai supportate da un'idonea attività di sostegno informativo e formativo, come invece dovrebbe essere. In seguito all'emanazione dell'ordinanza del  1999, la situazione ha ricevuto una apprezzabile accelerazione anche in virtù di una progressiva ed accresciuta sensibilità e disponibilità da parte dei comuni e dei consorzi ad affrontare con maggiore convinzione e senso di responsabilità la raccolta differenziata, che nel comune capoluogo ha raggiunto circa il 10 per cento.

            Per quanto riguarda lo stato di attuazione degli impianti di CdR, con la realizzazione del terzo impianto di Tufino potrà finalmente essere conseguito il trattamento presso questi impianti della totalità dei rifiuti prodotti nella provincia di Napoli, in linea con il piano predisposto dalla regione.

            Infine, per quanto riguarda le indagini - a parte le notizie che fornirà il questore - posso soffermarmi, in base ai dati comunicati, su alcuni elementi. Relativamente ai compiti svolti dai carabinieri, l'Arma ha espletato una specifica attività informativa anche su mia delega; sto personalmente monitorando tutte le imprese che lavorano nel settore come ausilio alle forze di polizia. Ricordo di avere istituito presso la prefettura il GIA, un servizio riguardante tutte le forze di polizia, che si occupa non solo del monitoraggio degli appalti, ma anche di questo settore. L'Arma dei carabinieri sta espletando un'attività informativa che ha consentito di acclarare elementi di continuità tra alcune amministrazioni comunali e la criminalità organizzata. Sono in corso indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica di Napoli per verificare se le aziende individuate per la realizzazione di impianti di termovalorizzazione, stoccaggio, produzione di CdR e quelle dell'intero indotto siano collegate alla criminalità organizzata. Inoltre, i carabinieri hanno sequestrato, nell'anno 2001, 21 aree di discariche abusive e denunziato 46 persone e, nel 2002, sequestrato 11 aree utilizzate come discariche abusive e denunziato 18 persone.

            Per quanto riguarda la Guardia di finanza, che da sempre ha rivolto particolare attenzione alla salvaguardia del patrimonio ambientale, l'attività preventiva e repressiva svolta nel settore spazia dall'individuazione e dal sequestro di aree di discariche abusive, alla protezione delle aree sottoposte a vincoli, alla verifica del rispetto della normativa in materia di emissioni inquinanti, a casi di abusivismo edilizio e di occupazione del suolo demaniale. Aggiungo che, sulla base delle tipologie di illeciti o più frequentemente accertati dei reparti operanti in provincia di Napoli, possono essere delineate le seguenti aree di interesse: nell'arco giuglianese, discariche abusive; per quanto riguarda l'abusivismo edilizio, l’agro puteolano, il litorale domiziano e la costiera sorrentina; per le acque reflue il litorale domiziano. Poiché gli illeciti ambientali sono quasi sempre connessi a reati finanziari e fiscali, i reparti territoriali svolgono anche una penetrante attività ispettiva che spesso fa emergere rilevanti violazioni della normativa sull'imposizione diretta o indiretta.

            Scendendo nel dettaglio, dal riscontro delle operazioni fittizie di smaltimento sono emersi costi non sostenuti: utilizzazione di fatture per operazioni inesistenti con lo scopo di documentare il conferimento di rifiuti ad imprese autorizzate e di realizzare appunto una cospicua evasione di imposta.

 

PRESIDENTE. Ringrazio il prefetto di Napoli e con piacere ascoltiamo il questore, il dottor Franco Malvano.

 

FRANCO MALVANO, Questore di Napoli. Riferirò sinteticamente su quanto fatto e su quanto si potrà fare, anche in relazione alle direttive ricevute in via breve dal prefetto dopo un lungo colloquio avuto ieri sera.

            L'attuale articolazione del ciclo della raccolta e dello smaltimento dei rifiuti è strutturata in maniera diversa dal passato per due ordini di motivi: la completa dismissione delle discariche dei rifiuti solidi ed il progressivo passaggio verso forme di gestione ad amministrazione pubblica e l’attività connessa. Ciò non consente più come nel passato una gestione che, all'epoca in cui ho lavorato alla squadra mobile - fino a dieci anni fa -, era completamente nelle mani della criminalità organizzata. Ciò non toglie che la criminalità organizzata in questo settore non cerchi ugualmente di assumere il controllo della situazione, dato che i proventi di questa attività sono molto lucrosi.

            Abbiamo svolto indagini su delega della DDA, tra cui una - svolta l'anno scorso – riguardante specificamente alcune società legate alla famiglia Gizza, famiglia di camorristi legata prima alla famiglia Nuvoletta e successivamente al gruppo Alfieri, ed abbiamo riferito alla magistratura. Un'altra indagine risalente all'anno scorso è stata svolta dopo l'aggressione subita il 24 settembre 2001 da operatori dell’ASIA, azienda a prevalente capitale pubblico. Mentre alcuni lavoratori stavano effettuando attività di raccolta furono aggrediti da un gruppo di giovani e colpiti con un corpo contundente. Si è cercato di capire se tale aggressione fosse da inquadrare in attività della criminalità organizzata, ma non abbiamo rintracciato elementi concreti (si tratta comunque di un'indagine che prosegue su delega della DDA).

            Un'altra attività di indagine ancora in corso, sempre nell'ambito del ciclo dei rifiuti, riguarda la raccolta differenziata in città. Si sta indagando sulle procedure attraverso cui gli uffici pubblici del lavoro hanno formato le graduatorie dei disoccupati, soci di alcune cooperative da avviare al lavoro presso i vari consorzi che gestiscono la raccolta differenziata in ambito regionale. Dalle prime indagini è emerso che gli elementi di spicco di questi sodalizi di disoccupati organizzati, forse contigui e sotto pressione di organizzazioni camorristiche, avrebbero inserito nell'elenco anche giovani disoccupati privi di requisiti, per consentire a camorristi di farsi pagare da questi giovani ed anche essi - i capi di questi sodalizi - avrebbero inserito disoccupati, ai quali è stato chiesto di pagare una tangente. È un'indagine ancora in corso e potrebbe riservare novità.

            Per quanto riguarda alcune possibili soluzioni, su direttiva del prefetto, mi sto interessando personalmente - ho già preso contatti con la DIA ed altre forze dell’ordine - del monitoraggio delle imprese che attualmente stanno svolgendo attività di smaltimento dei rifiuti solidi urbani. E’ vero che questa attività è destinata ad essere svolta da società pubbliche, ma tutte le attività connesse allo smaltimento - come ad esempio il rinnovo dei mezzi, il trasporto, le attrezzature, il noleggio delle attrezzature - potrebbero essere gestite dalla delinquenza organizzata. Stiamo cercando di capire se queste aziende sono stabilmente nelle mani della delinquenza organizzata o subiscono condizionamenti ed intimidazioni, come è avvenuto in passato.

 

PRESIDENTE. Ringrazio il dottor Malvano, augurandogli buon lavoro, essendo egli da poco giunto a Napoli.

 

MARCO LION. Vorrei avere notizie riguardanti i rifiuti tossici e nocivi e quelli speciali.

 

MICHELE VIANELLO. Vorrei alcune informazioni in merito alle discariche abbandonate, alle operazioni di bonifica di quelle discariche ed altre eventuali operazioni di bonifica collegate.

 

VINCENZO DEMASI. In primo luogo ringrazio il prefetto, perché la sua relazione, sebbene sintetica, è stata molto completa; avrò modo di leggerla con calma ma, avendo avuto anticipazioni dai giornali, ho capito, già con la sua esposizione, che lei ha affrontato molti temi importanti.

            Vorrei chiederle più che un'informazione un giudizio sul destino dei rifiuti trattati, un grande problema legato al fatto che si continuano a stoccare ecoballe, si inizia a parlare di frazioni umide stabilizzate, abbandonate come se non avessero un degrado biologico legato alla natura stessa dei prodotti stabilizzati. Sarebbe quindi importante ascoltare l'opinione di chi, come lei, ha seguito e monitorato la situazione (tra l'altro lei ha detto di avere istituito una sorta di osservatorio sul problema) in ordine ai tempi di completamento di questo ciclo che attualmente è soltanto, almeno per la sua parte terminale, un completamento teorico.

            Per quanto riguarda, invece, il problema dell'ordine pubblico o, per meglio dire, dei problemi di ordine pubblico connessi alle infiltrazioni di ecomafie all'interno del trattamento dei rifiuti, sappiamo tutti che vi è un'indagine positivamente conclusasi da parte dei carabinieri di Chieti. Si tratta di un'indagine molto recente che ha condotto al sequestro di un certo tipo di materiale ed alla denuncia di un certo numero di ditte in ordine a discariche abusive, che provenendo da altre regioni d'Italia prendevano la strada della Campania, in particolare delle province di Napoli e di Caserta. Le notizie particolareggiate si fermano qui, lasciando il posto ad informazioni vaghe: non sappiamo quali aree siano compromesse in questo ciclo vizioso e di quale tipo di rifiuti si tratti, se ordinari o speciali. Vorrei quindi sapere se la prefettura e la questura di Napoli abbiano informazioni in merito.

 

CARLO FERRIGNO, Prefetto di Napoli. Mi dispiace di poter rispondere soltanto in maniera evasiva, perché per quanto riguarda i rifiuti speciali, le bonifiche e le discariche abusive si tratta di questioni di competenza del presidente della regione, il commissario.

            Per quanto riguarda il completamento del ciclo penso che siano necessari almeno due anni, due anni e mezzo.

 

BRUNO PETTINARI, Viceprefetto di Napoli. È un problema legato alla ricerca di soluzioni in sede locale per la forte opposizione ed intolleranza dell'area del comune di Acerra.

 

CARLO FERRIGNO, Prefetto di Napoli. Per quanto riguarda le indagini dei carabinieri di Chieti, non ho notizie specifiche, avendo anch'io semplicemente letto la notizia riportata dall’Ansa.

 

GENNARO CORONELLA. Il prefetto ha parlato di due impianti di termovalorizzazione, uno situato ad Acerra ed uno a Santa Maria La Fossa. Può dirci in base a quale criterio siano stati individuati questi due siti e perché le popolazioni locali vi si oppongono?

            Inoltre, lei, prefetto, ha affermato che la discarica di Tufino è stata chiusa. Vorrei sapere chi ha ordinato la chiusura e per quale motivo.

 

CARLO FERRIGNO, Prefetto di Napoli. Relativamente alla prima domanda, posso risponderle - per quanto è di mia conoscenza, trattandosi di nuovo di impianti di CdR e di termovalorizzazione, di competenza quindi del commissario - che sono state effettuate gare pubbliche.

            Per quanto riguarda la discarica di Tufino, sono giunto a fine dicembre a Napoli ed il dottor Pettinato potrà darle maggiori informazioni.

 

BRUNO PETTINARI, Viceprefetto di Napoli. La procura della Repubblica di Nola ha sequestrato la discarica, perché si era verificato un incidente sul posto. La pompa per aspirare il percolato si era staccata ed il percolato era fuoriuscito dall’impianto, determinando l’incidente e la successiva chiusura della discarica da parte della magistratura.

 

RICCARDO VILLARI. Vorrei ringraziare il prefetto ed il questore per i loro interventi e per la documentazione consegnata. Mi sembra di aver capito che la costruzione degli impianti di CdR e di termovalorizzazione sia di pertinenza della regione; altrettanto per la raccolta differenziata. Le competenze della prefettura, invece, dovrebbero riguardare il coordinamento delle attività delle discariche, l’apertura, l’eventuale chiusura e così via. Invece, la bonifica delle discariche chiuse è di pertinenza della regione.

 

BRUNO PETTINARI, Viceprefetto di Napoli. La prefettura ha effettuato l'approvazione di progetti di sistemazione finale e di ripristino ambientale delle discariche realizzate e gestite dai consorzi. I consorzi possessori di una quota, nell'ambito della tariffa di smaltimento stabilita destinata unicamente al ripristino ambientale ed alla sistemazione finale, hanno redatto i progetti, che sono stati approvati dal prefetto dietro parere di un’apposita commissione tecnica; attualmente sono in corso i lavori di sistemazione finale, messa in sicurezza e ripristino ambientale.

 

RICCARDO VILLARI. Attualmente le discariche abusive monitorate…

 

BRUNO PETTINARI, Viceprefetto di Napoli. Per quanto riguarda le discariche abusive esiste un subcommissario, il professore Cesarano, nominato dal presidente della regione, il quale ha il compito specifico di occuparsi delle discariche abusive, della loro bonifica, dei siti inquinati e via dicendo.

 

RICCARDO VILLARI. Invece i 118 siti regionali e comunali sono stati chiusi?

 

BRUNO PETTINARI, Viceprefetto di Napoli. Non conosciamo questi 118 siti.

 

RICCARDO VILLARI. Mi riferisco a quelli autorizzati, che funzionavano prima. Probabilmente mi sono sbagliato si tratta di siti regionali, non relativi soltanto alla provincia di Napoli. Comunque per quanto riguarda la provincia di Napoli vi erano dei siti autorizzati….

 

BRUNO PETTINARI, Viceprefetto di Napoli. Vi erano discariche autorizzate dal prefetto delegato, il cui esercizio della gestione è stato affidato, secondo la legge regionale relativa al passaggio dal privato al pubblico, ai consorzi di bacino. Il prefetto di Napoli, nella provincia, ha realizzato sei discariche, di cui tre situate nell'ambito del giuglianese, due a Tufino e la terza, quella di Pirucchi, a Palma Campania. Queste sei discariche hanno assicurato dal 1994 ad oggi la possibilità di smaltire i rifiuti in discarica, nelle more della realizzazione da parte del presidente della regione degli impianti definitivi. La prefettura quindi doveva mantenere in vita la discarica fino alla realizzazione degli impianti.

            Il Governo con l'ordinanza del 21 dicembre 1999 ha preso atto dell'impossibilità di realizzare nuove discariche, sia per gli interventi della magistratura amministrativa e di quella ordinaria sia per la forte opposizione delle popolazioni. Da quel momento è stata decisa la sopraelevazione anche ampliandone i volumi. Si tratta di sei discariche in corso di sistemazione.

 

RICARDO VILLARI. Vorrei fare un'ultima richiesta al prefetto: un approfondimento sull'informazione carente fornita alla cittadinanza, tema su cui si è soffermato nella relazione.

 

MARCO LION. Vorrei articolare meglio la domanda che avevo posto inizialmente forse in maniera troppo generica. La gestione, in particolare dei rifiuti tossici e nocivi, è anche a livello economico particolarmente favorevole ad una gestione criminale. A volte accade che tali rifiuti siano trasferiti dalle regioni più sviluppate del nostro paese in modo nascosto ed illegale al sud e la Campania è stato oggetto di questi trasferimenti. La mia domanda era rivolta ad acquisire informazioni rispetto a questa situazione.

 

CARLO FERRIGNO, Prefetto di Napoli. Come ho già detto, è una situazione monitorata dal presidente della regione; se desidera informazioni su ciò deve rivolgere le domande a lui.

 

MICHELE VIANELLO. In questa operazione di smaltimento dei rifiuti tossici e nocivi, esistono o meno infiltrazioni o presunte attività legate alla delinquenza organizzata?

 

CARLO FERRIGNO, Prefetto di Napoli. Questa è una domanda che può rivolgere alle forze di polizia.

 

FRANCO MALVANO, Questore di Napoli. Per quanto riguarda le indagini svolte sinora dalla polizia di Stato, non è emerso nulla.

 

CARLO FERRIGNO, Prefetto di Napoli. Per quanto riguarda la domanda relativa all'informazione, volevo affermare che, secondo me, i sindaci e la stessa regione, non hanno fornito un'informazione sufficiente sulla raccolta differenziata.

 

PRESIDENTE. Ringrazio il prefetto ed il questore di Napoli, accompagnati dal viceprefetto, dottor Pettinato, per la loro disponibilità ed anche per la relazione consegnata alla Commissione. Si tratta, per noi, di un primo contatto e non mancheranno ulteriori iniziative che ci consentiranno di approfondire questioni importanti riguardanti la criminalità organizzata e la gestione del ciclo di rifiuti.


 

 

 

Incontro con i presidenti delle province di Napoli, Avellino, Salerno e Caserta.

 

PRESIDENTE. Ringraziamo i presidenti delle amministrazioni provinciali di Napoli, di Avellino, di Salerno e di Caserta per la loro cortesia.

              Il proposito della Commissione è verificare lo stato di attuazione delle normative vigenti sia di carattere nazionale sia regionale in materia di gestione e smaltimento dei rifiuti. Nel quadro di tali attività un utile contributo ai lavori della Commissione potrebbe essere fornito proprio dalla conoscenza degli aspetti connessi all'esercizio delle competenze delle amministrazioni locali, con particolare riferimento alle questioni di maggiore criticità relative alla gestione del ciclo dei rifiuti.

              Nel rivolgere un saluto ed un ringraziamento ai presidenti delle province per la disponibilità manifestata, do ora la parola al presidente dell’amministrazione provinciale di Napoli, professor Amato Lamberti, a cui seguiranno gli altri ospiti presenti.

 

AMATO LAMBERTI, Presidente dell'amministrazione provinciale di Napoli. Come la Commissione ben sa, sia il piano rifiuti sia l'emergenza rifiuti sono attività commissariate. Nel senso che come amministrazioni provinciali continuiamo ad esercitare i compiti di controllo ambientale sia in prima persona sia attraverso l’ARPAC, riferendone direttamente al commissario oppure,  nel caso in cui si riscontrassero irregolarità, direttamente alla procura della Repubblica, presso la sezione reati ambientali.

              Come provincia di Napoli, il consiglio provinciale, già durante il mandato precedente nel 1997, bocciò la proposta regionale, presentata dall'allora presidente Antonio Rastrelli; la nostra amministrazione si è sempre pronunciata contro il modello dell'incenerimento e presentammo, allora, proposte alternative, in quanto si pensava che fosse necessario lavorare sulla differenziazione. Abbiamo, poi, preso atto delle decisioni, che, più volte, il consiglio provinciale, anche durante il mio secondo mandato, ha pronunciato. Il piano rifiuti della provincia di Napoli è costruito diversamente; naturalmente, non si può non prendere atto che esiste un piano rifiuti deciso dal commissario, su cui continuano ad esistere le nostre perplessità, e che mi vede, oltretutto, personalmente contrario per la mia appartenenza politica: i Verdi a livello nazionale si sono pronunciati contro le procedure di incenerimento.

              Mi trovo, quindi, in notevole difficoltà; la nostra contrarietà al piano è  anche determinata dal fatto che non è possibile affidare la scelta del sito ad un soggetto privato. D'altra parte, mi pare che la legge, oltre al testo dell'ordinanza, preveda che la localizzazione dei siti debba essere decisa con il concorso dell'autorità locale.

              Essendo studioso di particolari fenomeni esistenti nella nostra provincia, come la presenza di organizzazioni criminali, sostengo che le stesse non intervengono in tale modello; la criminalità organizzata, infatti, si è sempre occupata del trasferimento dei rifiuti: dove ci sono i camion, c'è la camorra. Gli stessi camion che movimentano la terra, trasportano il calcestruzzo e gli inerti, sono utilizzati anche per il trasporto dei rifiuti; e possono fare ciò sia in presenza delle discariche sia di altri tipi di impianti. La presenza delle organizzazioni criminali  nell'ambito del ciclo rifiuti non è stato in alcun modo smontato.

 

FRANCESCO MASELLI, Presidente della amministrazione provinciale di Avellino. Abbiamo una posizione diversa da quella della amministrazione della provincia di Napoli, che comunque rispettiamo; abbiamo tentato di ottemperare alle previsioni delle legge nazionale e regionale sulla raccolta del ciclo integrato dei rifiuti in Campania.

              La nostra provincia è interessata da cinque consorzi di smaltimento; la maggior parte dei comuni, infatti, ricadano in due consorzi, prevalentemente costituiti dalla provincia di Avellino; altri comuni sono interessati, invece, a consorzi del napoletano e del beneventano. 

              In provincia di Avellino esiste soltanto una discarica di prima categoria, la discarica di Difesagrande, che ha subito alterne vicende. Più volte, la stessa è stata oggetto di ordinanze di chiusura, ma anche  di disequestro da parte del commissariato o di organi giurisdizionali, come il TAR.

               La vicenda rifiuti nella provincia di Avellino si avvia ad una soluzione, sebbene manchi la parte costituita dai termovalorizzatori,  che è un problema di carattere regionale.  La discarica è ancora in esercizio ed utilizza sistemi di abbancamento regolarmente verificati e controllati non solo dal gruppo tecnico di lavoro, istituito presso la prefettura di Napoli ed il commissariato, di cui fanno parte vari organismi ed enti territoriali, ma anche dalla ASL di competenza, dagli stessi tecnici della provincia e dall’ARPAC.

              Dopo aver fissato le procedure per l'affidamento dei lavori per gli impianti di CdR, ad Avellino abbiamo subito varie sommosse popolari, che hanno interessato la maggior parte dei territori ogni qualvolta si è parlato  di rifiuti e di impianti connessi.  Nel 2000 nell'intesa con il comune e la provincia di Avellino si individuò un'area interna al consorzio ASI, (le aree di sviluppo industriale destinate ad attività produttive), che fu segnalata alla commissariato per allocare l'impianto di CdR e che ha determinato mille proteste e rivendicazioni delle popolazioni locali; tuttavia, la provincia, il comune e la prefettura hanno tenuto duro, realizzando l'impianto di CdR, perfettamente funzionante da oltre un anno, senza alcun tipo di problema macroscopico, se non in un particolare periodo dello scorso anno, quando si verificò una ulteriore fase di emergenza determinata dall'incendio della discarica di Parapoti a Salerno, che comportò per l'impianto di CdR l'assorbimento di una maggiore quantità di rifiuti, entrando in sovrapproduzione e determinando problemi di carattere ambientale, che, a seguito di sopralluoghi, controlli e verifiche, furono immediatamente risolti.

              Nel 2001 la provincia di Avellino ha prodotto 119 milioni e 500 mila chilogrammi di rifiuti, di cui 111 mila e 200 di rifiuti solidi urbani e otto milioni e 300 di raccolta differenziata.  Siamo ad una media del 7 per cento per raccolta differenziata, anche se esistono punte altissime che superano il 40 per cento in alcuni comuni della provincia.       Per incentivare la raccolta differenziata, abbiamo predisposto una sorta di concorso a premi in denaro da utilizzare per le bonifiche ambientali a favore dei comuni che durante l'anno raggiungono un certo tetto di raccolta differenziata.

              Nel 2001, per quanto riguarda i controlli sanzionatori, abbiamo irrogato 1500 sanzioni amministrative,  essendo stati depenalizzati i reati connessi alla raccolta dei rifiuti; molte delle sanzioni sono già oggetto di ordinanza e di ingiunzione con iscrizione al ruolo per il recupero coatto; sono state già introitate somme per un totale di oltre 70 mila euro; abbiamo esaminato circa 70 domande di iscrizione al registro provinciale dei recuperi per le ditte private che se ne occupano, di cui 26 già iscritte nel relativo registro e tutte controllate periodicamente dalla provincia, con il suo ufficio ambiente, e dalla polizia provinciale.  Nei vari sopralluoghi svolti per accertare il rispetto dei requisiti sono stati elevati diversi verbali di contestazione.

              Rispetto alle altre situazioni, nell’ambito del piano regionale dei rifiuti, Avellino è di poco più avanti, in quanto abbiamo avuto la possibilità di risolvere i problemi dell'impianto di CdR in tempi rapidi, con una decisione che ha comportato scontri quasi fisici con le popolazioni; tuttavia, abbiamo ritenuto opportuno mettere fine a tali proteste, in quanto ritenevamo che il problema dei rifiuti in Campania fosse diventato insostenibile. Ci può essere disaccordo sulle tecnologie utilizzate, però, alla luce di ciò che esisteva, abbiamo operato cercando di realizzare le opere nel più breve tempo possibile.

 

RICCARDO VENTRE, Presidente dell’amministrazione provinciale di Caserta.  Tralascio gli aspetti tecnici, perché già da due giorni ho inviato una relazione dettagliata sulle statistiche e sui siti della nostra provincia. Vorrei più propriamente elencare i problemi di carattere generale, di ordine politico, e gestionale.

              Come provincia di Caserta da alcuni anni ci siamo attrezzati in modo tale da poter smaltire tutti i rifiuti prodotti, cercando, anzi, ulteriori spazi; e forse ciò è stata la nostra colpa.  Tali iniziative, infatti, hanno rappresentato un motivo di “assalto” da parte della gestione commissariale per utilizzare il nostro territorio come discarica a cielo aperto per i rifiuti delle altre province, che non si erano parimenti attrezzate.

              Portiamo avanti la nostra battaglia verso due direzioni; in primo luogo, per favorire la provincializzazione dei rifiuti; in quanto riteniamo utile la solidarietà verso altri territori per lo smaltimento dei rifiuti, ma ciò non deve nascondere l’inottemperanza delle altre amministrazioni nell'attrezzarsi per lo smaltimento dei rifiuti prodotti; in secondo luogo, affermiamo che è ora di porre fine al commissariamento, perché non esistono più i presupposti giuridici dello stato di emergenza; tuttavia, il tempo del commissariamento è così dilatato, che non trova più alcun fondamento giuridico o politico.

              In particolare, il commissariamento in questione sta creando molti guasti; il presidente della provincia di Avellino, infatti, ha fatto riferimento alle sommosse popolari in relazione alla costruzione di discariche; ma se non c’è una sensibilità politica nella direzione di tale settore delicato, è ovvio l’innesco delle sommosse; occorre fare “metabolizzare” alle popolazioni la necessità di tali costruzioni con i vantaggi che potrebbero ottenersi.          

              Come provincia di Caserta siamo stati costretti ad impugnare ogni atto del commissario, compreso anche il presupposto dello stesso commissariamento; purtroppo, siamo stati costretti a ricorrere in un’occasione all’autorità giudiziaria in sede penale per far disporre il sequestro di una discarica, (atto che poi è avvenuto); in seguito c’è stata la protesta dei parlamentari della provincia di Caserta che fisicamente hanno occupato la discarica.

               Per quanto riguarda il nostro territorio stiamo avviando una serie di azioni incisive e penetranti di intesa con tutti i 104 sindaci della provincia nell'educazione all'uso del rifiuto sia nelle scuole sia nelle famiglie. Sul piano della repressione siamo stati i primi in Italia ad istituire un corpo di polizia provinciale; siamo l'unica città, capoluogo di provincia e non di regione, che ospita un nucleo dei NOE; l'attività repressiva, quindi, funziona in qualche modo, per quanto nel settore in questione possa funzionare.

              D'intesa con la prefettura, la procura della Repubblica, la questura, la Guardia di finanza, ed i carabinieri, abbiamo istituito una unità di crisi, che opera in maniera penetrante ed accorta e che ha constatato, nonostante il presidio territoriale a sud nei pressi di Napoli, uno sversamento abusivo,  di rifiuti provenienti dai paesi baltici e dalla Finlandia.

 

ALFONSO ANDRIA, Presidente dell'amministrazione provinciale di Salerno.  Mi scuso per il mio ritardo, preannunciato in prefettura, essendo programmata da tempo una manifestazione istituzionale per la posa della prima pietra ad opera della provincia di Salerno.

              La provincia di Salerno soffre una condizione attuale di stasi dell’emergenza, che si è  prodotta da gennaio fino all’estate inoltrata; abbiamo avuto problemi particolari sul territorio per la chiusura dell'unica vera grande discarica di Parapoti, nel comune di Montecorvino Pugliano, che nel frattempo si era saturata.

              Da allora, in un territorio così vasto, con 158 comuni sparsi in una superficie immensa di circa 5 mila chilometri quadrati, non sono state previste le soluzioni che la mia amministrazione aveva sollecitato; dal 1995 ho promosso con i sindaci diverse riunioni istituzionali, prima ancora che si formassero i consorzi di bacino, notificati soltanto sulla carta, ma che non possedevano ancora una loro ossatura. Tali iniziative erano tese a sensibilizzare l'attenzione dei sindaci sulla necessità della raccolta differenziata; si andava verso la provincializzazione dei rifiuti e non si poteva più portare a discarica nel napoletano i rifiuti prodotti dalla provincia di Salerno, come era avvenuto prima e stava continuando ad avvenire. 

              Dal settembre 1995 l'emergenza si è protratta; abbiamo aperto la discarica di Parapoti  a Montecorvino Pugliano; e, successivamente, la situazione è precipitata, quando ogni spazio disponibile si è saturato. Nel frattempo, c’è stata una irresponsabile reazione del territorio, provocata dalla necessità di individuare l’area definitiva per lo smaltimento dei rifiuti: si parlò del termodistruttore; poi del termovalorizzatore, ed infine del passaggio al CdR. La situazione attuale è quella del CdR  forzosamente localizzato nel dissenso generale nell'area ASI del comune di Battipaglia; le opere sono in corso e saranno completate per la metà di novembre; è, inoltre,  presente un impianto di tritovagliatura in località Sardone, nel comune di Giffoni Valle Piana,  che è l'unico vero riferimento per il convogliamento dei rifiuti provenienti da buona parte della provincia; sono attive piccole discariche comunali, arbitrariamente rese operanti dai sindaci in forza dell'articolo 13 del decreto Ronchi, che io stesso, pur vigendo i poteri del commissario, ho ritenuto doveroso e responsabile richiamare in determinate circostanze, per cui a febbraio-marzo dello scorso anno è stata aperta, temporaneamente, e gestita dalla provincia per quattro mesi, richiamando l'articolo 13 del decreto Ronchi, una discarica in località Macchia Sovrana del comune di Serre, dove c’è stata anche lì la forte reazione dei cittadini. Dopo la chiusura della discarica, che ha consentito comunque di attenuare la gravità dell'emergenza, sono iniziate e quasi completate le operazioni di bonifica. Attualmente, attendiamo l’apertura del CdR di Battipaglia; è pronto il secondo impianto di tritovagliatura, localizzato a Palo Monte, in un'area prossima ad insediamenti produttivi ed abitativi, che io stesso avevo fortemente avversato nella sua localizzazione, ritenendo l’area in questione inidonea ad ospitare l'impianto. Si comprende ora che l'impianto non potrà mai entrare nel circuito del trattamento dei rifiuti, che, invece, potrà essere utilizzato per la raccolta del vetro, e così via.

              Nella fase attuale tutto ciò determina una situazione di stallo, con un equilibrio assolutamente instabile e difficile da mantenere malgrado gli sforzi della prefettura di Salerno e del commissariato, (sto parlando delle strutture commissariali del prefetto di Napoli e del presidente della regione), per ciò che riguarda la predisposizione degli impianti definitivi di smaltimento.

              Nel piano regionale, originariamente,  si localizzava l'impianto di termovalorizzazione a Battipaglia; in provincia di Salerno, attualmente,  non esiste un impianto di termovalorizzazione. Da ciò si deduce che il combustibile, derivato dai rifiuti, dovrà essere collocato nel territorio regionale, fuori della provincia di Salerno, presso gli impianti di termovalorizzazione regionali, che  dovrebbero essere sufficienti ad accogliere tale prodotto.

              Dopo la mia testimonianza, vorrei consegnare alla Commissione un floppy disk contenente  il piano di gestione dei rifiuti urbani assimilati nell'ambito territoriale della provincia di Salerno, predisposto dal nostro assessorato alle politiche ambientali, confortato dai tecnici che lo hanno redatto, ed approvato dal consiglio provinciale di Salerno. Ho portato una copia del rapporto 2001 sui rifiuti, prodotto dall'osservatorio provinciale dei rifiuti, organismo costituito di concerto con la prefettura e  con i consorzi di bacino, che conferisce un quadro abbastanza definito della situazione nella provincia di Salerno.

 

PRESIDENTE.  Ringrazio il presidente dell'amministrazione provinciale di Salerno. Acquisiamo agli atti della Commissione i documenti consegnati, che saranno di oggetto di ulteriore valutazione.

 

DONATO PIGLIONICA. Mi pare di capire che sia in corso di sviluppo una situazione paradossale: sono presenti impianti di produzione di CdR, ma non si sa che cosa accadrà fino a quando non entrerà in funzione il termovalorizzatore. 

              Il professor Lamberti ritiene che il rifiuto verso la localizzazione, individuata da un privato, sia una questione di metodo, o di merito? La provincia di Napoli aveva identificato una sede diversa e più idonea, oppure discutiamo solamente sul fatto che affidare ad un privato la localizzazione potrebbe non essere opportuno?

              In secondo luogo, le reazioni popolari abbastanza diffuse, (provengo dalla Puglia, che vive una delle emergenze peggiori, sono provocate da un rifiuto aprioristico, di tipo “medioevale”, oppure nel merito dalla qualità dei termovalorizzatori?

 

RENZO MICHELINI.  Disponiamo di alcuni dati, elaborati dalla Commissione di inchiesta precedente, da cui si deduce che nella provincia di Napoli sono presenti sette agglomerati industriali; all'epoca della rilevazione erano operanti 151 aziende e 130 erano in programmazione. I dati sui rifiuti industriali risalgono, non già al momento in cui fu fatta la relazione sulla consistenza industriale, bensì al 1992, quando già allora si produceva un milione e 300 mila tonnellate annue di rifiuti industriali, dei quali 77 mila tossici e nocivi.               Per il professor Lamberti, quale impatto la realizzazione del programma di insediamento di nuove unità produttive ha avuto sulla produzione dei rifiuti tossici e nocivi?

              Vorrei, inoltre, sapere se sono in atto procedimenti di monitoraggio per conoscere la qualità e la tipologia dei rifiuti, (in maniera particolare i nocivi ed i tossici), prodotti non solo dalle aziende preesistenti, ma anche da quelle insediate dopo la rilevazione effettuata.

 

Michele  VIanello.  Abbiamo ascoltato con piacere, in quanto contrasta con ciò che ha spiegato il prefetto di Napoli, che nelle quattro province è presente una importante attività di raccolta differenziata; tuttavia, non si è parlato di numeri, da cui il mio giudizio non può prescindere. Vorrei sapere la percentuale di raccolta differenziata di ogni singola provincia, differenziando il dato del capoluogo di provincia da quello dei comuni. Il giudizio sul ciclo dei rifiuti, infatti, riguarda il complesso delle sequenze che lo compongono, comprendendo anche l'autosufficienza di ogni singola provincia.

              La domanda al presidente della provincia di Caserta riguarda il suo accenno sulla presenza di infiltrazioni malavitose; gli ricordo che non svolgiamo il lavoro di una Commissione politica, bensì ci occupiamo, anche, delle attività illegali legate al ciclo dei rifiuti, ed in quanto tali dotati per legge dei poteri della magistratura.

              Chiederei, quindi, al presidente di essere più esplicito: è chiaro che quando si ascoltano tali affermazioni, abbiamo il dovere e l'obbligo di approfondire.

 

OSVALDO NAPOLI. Il prefetto Ferrigno ha affermato che gli enti locali, (ha detto "comune", ma credo si riferisse agli enti locali in termini generali), non hanno fatto la loro parte e non hanno svolto un’opera di sensibilizzazione sulla raccolta differenziata dei rifiuti: vorrei sapere dai sindaci se ciò è vero.

              Il presidente Ventre ha affermato che il commissariamento è superato e che bisogna passare alla fase successiva: si tratta solo di un giudizio di Ventre, oppure anche di altri suoi colleghi?

 

GENNARO CORONELLA. Dalla relazione del prefetto di Napoli emerge che il ciclo dei rifiuti è stato completato da due termovalorizzatori  previsti nel piano, uno dei quali è in provincia di Caserta, presso Santa Maria La Fossa. Il presidente Ventre sa se la provincia è stata interpellata o coinvolta? Come è avvenuta la localizzazione presso Santa Maria La Fossa? Ed il presidente conosce il piano che prevede la localizzazione del termovalorizzatore in Santa Maria La Fossa?

 

CARMELO MORRA. Mi riallaccio, molto brevemente, a quanto detto dal presidente della provincia di Caserta sul superamento della gestione commissariale.

              Le amministrazioni provinciali, escludendo le attività derivanti dal commissario, programmano per il proprio territorio le attività concernenti lo smaltimento dei rifiuti? 

              Il presidente della provincia di Avellino ha affermato che l'unica discarica di prima categoria è quella di Difesagrande, di cui conosco la storia e le alterne vicende di apertura e chiusura. A tale proposito vorrei sapere se esiste un piano che oltrepassa la discarica di Difesagrande, in quanto mi risulta che la stessa dovrebbe chiudere a breve, avendo superato abbondantemente la sua capacità di smaltimento.

 

MARCO LION. Le province svolgono un ruolo importante nelle attività di controllo e di programmazione del territorio per lo smaltimento dei rifiuti; attraverso i piani di coordinamento le stesse devono individuare le aree idonee per la realizzazione delle discariche e degli impianti necessari sul proprio territorio.

              Il commissariamento avvenuto in Campania ha scompaginato il ruolo di programmazione provinciale nel campo dei rifiuti: non credono i presidenti provinciali che sarebbe utile superare la fase del commissariamento per avere la possibilità di scegliere e di indirizzare lo smaltimento dei rifiuti, attraverso pratiche che non siano solo di termovalorizzazione?  Mancano, infatti,  molte fasi, secondo me indispensabili, per giungere ad una termovalorizzazione sensata, che non sia semplicemente un incenerimento; ed, inoltre, non ho ancora ascoltato un discorso chiaro riguardante il trattamento dei rifiuti umidi.

              Mi sembra che esista soltanto un trattamento generale dei rifiuti, che, osservando le tipologie degli impianti esistenti, sono convogliati presso il Cdr, per poi terminare nella termovalorizzazione. Non mi pare, comunque,  di avere ascoltato stime precise; qualcosa non mi torna, e comprendo, quindi, le perplessità del presidente della provincia di Napoli sulla termovalorizzazione.

              Sul piano regionale, che avrebbe dovuto portare a quattro gli impianti di termovalorizzazione, ridotti poi a due, dico che bisognerebbe capire il motivo della scelta di tale concentrazione di impianti e valutare l’impatto della produzione di rifiuti nocivi e tossici e del loro necessario smaltimento finale, derivante dall’utilizzazione del sistema in questione.

 

PRESIDENTE.  Chiedo ai colleghi di essere concisi.

 

ETTORE LIGUORI.  È vero ciò che ha detto il prefetto di Napoli sulla scarsa sensibilità dei sindaci riguardo alla raccolta differenziata, ma bisognerebbe allargare il discorso ai consorzi di bacino per comprendere il lavoro svolto. Infatti, la sensibilità isolata del sindaco non è da sola sufficiente, se la stessa non è accompagnata da quella di chi governa i consorzi di bacino, che devono organizzare la raccolta differenziata su scala adeguata. Tale argomento è sicuramente da approfondire, e mi pare sia sfuggito all'osservazione del prefetto.

              Il presidente Maselli ha già parlato dei CdR e dei termovalorizzatori.

              L’impianto di Avellino, dopo la sua realizzazione, a parte gli approfondimenti chiesti dal collega per capire quale percentuale di rifiuti smaltisce, ha comportato problemi reali sul territorio dopo essere stato messo a regime? Ed in caso affermativo di che problemi si tratta?

 

AMATO LAMBERTI, Presidente della provincia di Napoli. Rispetto all'annotazione precedente la mia tesi è molto semplice. Come ho più volte detto al commissario - sia al precedente sia a quello attuale -, una soluzione "cinica" poteva essere quella di inviare i rifiuti dove vi sono impianti di termovalorizzazione od inceneritori. E’ una linea che sta crollando in tutta Europa; in Germania, ad esempio, vi sono diciannove termovalorizzatori, che in realtà sono centrali elettriche che funzionano attraverso i rifiuti (si tratta quindi più di inceneritori che di termovalorizzatori) e non riescono più ad alimentarli, perché avendo portato avanti la raccolta differenziata non hanno più rifiuti da bruciare e li stanno comprando. Proprio l'altro ieri sono venuti i gestori di impianti tedeschi chiedendo di riattivare un percorso già sperimentato in fase di emergenza; anche questa poteva essere, pur con qualche costo, una soluzione. Un'altra soluzione consiste nel considerare le tecnologie attuali, incentivando la differenziazione, o meglio la valorizzazione del rifiuto. Si tratta di due logiche contrastanti. Infatti, da un lato si considera di bruciare il rifiuto, producendo energia elettrica; dall’altro lo si valorizza recuperando quanto più possibile.

              Nella provincia di Napoli, non è vero che i sindaci abbiano manifestato una scarsa sensibilità. I sindaci che potevano permettersi di investire sulla raccolta differenziata - questo era l'aiuto che doveva provenire dal commissariamento, dato che gestiva i fondi - hanno ottenuto forti progressi. Abbiamo alcuni esempi tra i migliori in Italia: Pomigliano d’Arco, ma anche diversi comuni del nolano, dell’area dei Monti Lattari, comuni di grandi, medie e piccole dimensioni in cui i risultati sono estremamente significativi, superando in alcuni casi il 49 per cento, nonostante le ristrettezze economiche. Il grande problema della nostra provincia è rappresentato dalla città di Napoli, dove la raccolta differenziata stenta a decollare; la media non supera il 5 per cento.

              Per quanto riguarda i rifiuti tossici e nocivi, nel programma si prevedeva che l'Unione industriali realizzasse la piattaforma industriale. Ci troviamo, invece, ancora in una fase in cui non è stata neanche individuata la localizzazione dell'impianto, probabilmente per problemi interni, anche se l'amministrazione provinciale ne ha più volte chiesto l'attivazione e l'attuazione attraverso una società mista pubblico-privata. Attualmente il monitoraggio è compiuto attraverso le aziende; un controllo più approfondito purtroppo non esiste, anche se molta documentazione fornita è da prendere con le "molle". Personalmente sono favorevole a porre un termine al commissariamento e tornare alla competenza provinciale.

              Per quanto riguarda il ciclo, l'onorevole Lion ha ragione. Ad esempio, nel piano sono previste le discariche per le ceneri; ricordo che l'incenerimento produce il 30 per cento di ceneri, che sono tossiche e nocive e dovrebbero essere smaltite in modo particolare. È quindi necessario individuare i siti, ma, a tutt'oggi, non è stato individuato alcun sito per lo smaltimento delle ceneri provenienti dal termovalorizzatore che dovrebbe sorgere ad Acerra. Il condizionale è d'obbligo, perché ho l'impressione che, a meno che non si ricorra all'esercito, sarà difficile giungere alla sua realizzazione.

              Per quanto riguarda la parte umida, essa finisce, insieme alla frazione secca, negli impianti di CdR, il che li rende poco funzionali, essendo realizzati per il trattamento della parte secca. È prevista la realizzazione di piccoli impianti, che potrebbero servire alcune aziende ed alcuni settori, per il trattamento della parte umida, quella in particolare proveniente dai mercati ortofrutticoli, di cui una decina nella provincia di Napoli non ancora entrati in funzione, ma non è stata prevista la separazione a monte della frazione secca da quella umida.

              Vorrei spendere qualche parola in favore dei sindaci e, in qualche caso, anche dei consorzi, i quali – peraltro - prevedono la presenza dei sindaci all’interno dei consigli di amministrazione. Si lavora nella direzione della raccolta differenziata, anche se esistono difficoltà organizzative rispetto ai consorzi, i quali debbono ricevere il “differenziato” ed avviarlo al riutilizzo. In molti casi, il prodotto ritirato finisce nella discarica.

 

PRESIDENTE. Può precisare meglio questo aspetto?

 

AMATO LAMBERTI, Presidente della provincia di Napoli. La provincia di Napoli è in possesso di alcuni dati interessanti, raccolti attraverso un osservatorio che sta completando il proprio lavoro. Ad esempio, nella provincia di Napoli, vicino ad Acerra, abbiamo installato un impianto per il trattamento del PET – il materiale delle bottiglie di plastica -, perché la Montefibre, che sorge ad Acerra, si riforniva del granulato prodotto dal PET da un’azienda di Novate Milanese. A parte le difficoltà dell’azienda di rifornirsi delle bottiglie di plastica da riciclare, nonostante il consumo sia molto alto (arebbe sufficiente recuperarne meno di un quarto per assicurare continuità al ciclo), è da rimarcare che molte di queste bottiglie raccolte attraverso processi di differenziazione si trovano negli impianti di CdR o nelle discariche ancora esistenti (è un fenomeno di rilevanza visiva), probabilmente per disfunzioni od insufficiente organizzazione. Allo stesso modo, il comune di Napoli - ne hanno scritto anche i giornali - raccoglie la frazione secca con sacchetti viola, che anziché essere avviati alla differenziazione sono condotti agli impianti di CdR.

 

MICHELE VIANELLO. Insieme ai dati numerici relativi alla raccolta differenziata, che potrete anche inviare successivamente, vorrei conoscere gli importi pagati, sotto forma di tassa o di tariffa, in ogni singolo comune.

 

FRANCESCO MASELLI, Presidente della provincia di Avellino. Per quanto riguarda la raccolta differenziata, nella mia sintetica relazione avevo fornito il dato medio, pari al 7 per cento di raccolta differenziata raggiunto nella provincia di Avellino. Ho anche precisato che vi sono punte che giungono al 45 per cento, in alcuni comuni, mentre altri comuni fanno notevolmente abbassare la media. Per incentivare e promuovere la raccolta differenziata la provincia ha indetto un concorso che premierà i comuni (suddivisi per fasce di popolazione, fino a 3.000 abitanti, fino a 5.000 ed oltre 5.000) che otterranno il maggior incremento delle quote già registrate nel precedente anno.

              Per quanto riguarda il funzionamento degli impianti di CdR penso di essere stato sufficientemente chiaro nella sintesi. Non abbiamo registrato nessun problema finora, fatta eccezione per il periodo di emergenza, a cui ho già fatto riferimento, quando si è incendiata la discarica di Salerno. Inoltre vi sono controlli svolti dall’ARPAC, dall’ufficio ambiente della provincia e dall’ASL che confermano che l'impianto di CdR di Pianodardine funziona nei limiti previsti dalla legge, quindi senza alcuna emissione inquinante.

              Il processo di termovalorizzazione è una tematica che ci condurrebbe lontano, perché sarebbe necessario confrontarsi con diverse correnti di pensiero e non credo sia questa la sede idonea. Riteniamo di aver assolto all'obbligo derivante dalle leggi, anche se non sempre condivise. Abbiamo fatto di tutto per adeguarci e rispettare quanto previsto dal progetto di smaltimento del ciclo integrato dei rifiuti, predisposto dalla regione Campania nel 1994-1995, il cosiddetto piano Rastrelli.

              Ritornando al discorso relativo alla raccolta differenziata, larga parte di questa è svolta dai consorzi di smaltimento dei rifiuti. In provincia di Avellino sono prevalentemente due che assorbono il 90 per cento dei comuni, ma anche all'interno dei consorzi non sempre si avanza con la stessa velocità, essendo alcuni consorzi molto più efficienti di altri. Per superare tale aspetto, la provincia di Avellino si è fatta carico di ricondurre ad unità anche la gestione dei rifiuti, almeno in ambito provinciale, con una serie di incontri. Con i due consorzi abbiamo predisposto alcuni atti che potrebbero - uso il condizionale perché si tratta di lavori ancora in corso - condurre all'unificazione della gestione dei due consorzi in capo ad un unico soggetto.

              Per quanto riguarda il completamento dei processi che caratterizzano il ciclo integrato dei rifiuti, come previsto nel piano regionale, ho dimenticato di citare un impianto di compostaggio, inaugurato circa un mese fa, a Teora, in provincia di Avellino, diretto al completamento dei tasselli necessari per rendere efficace la gestione dei rifiuti.

              Il superamento della fase di commissariamento è un aspetto che trovo particolarmente interessante. Non ho vissuto la fase precedente come i colleghi Andria e Lamberti, relativa alla prima emergenza riguardante il periodo dal 1995 al 1999 (essendo stato eletto nel 1999), quando si verificava una rincorsa continua alla individuazione dei siti, almeno in provincia di Avellino. Alla individuazione di un sito seguiva l'immediata protesta locale e al ricerca di un altro sito, dando origine ad un circolo vizioso infinito che era necessario interrompere. Questo è stato l'intento che ha caratterizzato la mia azione, ma anche quella del sindaco del comune di Avellino, che è stato molto deciso nel mettere a disposizione un sito all'interno del proprio territorio e resistere a tutte le pressioni derivanti.

              Il commissariamento - dico ciò facendo piena autocritica - è la testimonianza del fallimento delle autonomie locali: gli enti locali hanno fallito perché non sono stati in grado di individuare i siti per le discariche e per gli impianti di CdR, determinando il commissariamento ed una situazione di emergenza sempre più grave, sino ad arrivare alla situazione attuale, ancora incompleta a distanza di quasi dieci anni. Non intendo esprimere un giudizio di merito nei confronti degli amministratori, ma è necessario ammettere che, fino a quando continueremo a cedere alle pressioni, anche comprensibili, delle comunità locali, il problema dei rifiuti non verrà mai risolto. La conseguenza inevitabile è stato l'intervento di un organo superiore.

              Per quanto riguarda il piano territoriale di coordinamento, la provincia di Avellino non ne aveva uno. Abbiamo avviato tutte le procedure necessarie e all'interno delle procedure del piano - che tra l'altro si dovrebbe avvalere anche della collaborazione delle università di Salerno e di Napoli - prevediamo dei piani di settori, tra cui quello relativo ai rifiuti. Non è agevole predisporre un piano territoriale di coordinamento di livello provinciale, se si è privi di un piano di riferimento regionale. Ci muoviamo quindi predisponendo alcuni atti anche di programmazione, ma ciò è difficile perché, per la logica di sviluppo dal basso, ogni soggetto è abilitato a proporre programmazioni attraverso concertazione con parti del territorio e non è facile prevedere, non dico una pianificazione a lungo termine, ma almeno un controllo costante di ciò che avviene.

              La discarica di Difesagrande è stata gestita da un consorzio incaricato dall'allora commissario, prefetto Improta; all'interno della convenzione è previsto che, al momento della chiusura della discarica, si attivassero immediatamente le procedure per la gestione del post mortem di Difesagrande. Purtroppo, la discarica è ancora attiva, ma in tutte le occasioni abbiamo fatto capire ai nostri interlocutori (fossero essi il commissario per lo smaltimento, cioè la prefettura, o il commissario per gli impianti, cioè il presidente della regione Campania, od altri) che non transigeremo. Saremo vigili e attenti perché non è possibile che un comune, quale quello di Ariano, che ha sopportato il conferimento dei rifiuti della nostra provincia e, in questa fase, già da qualche mese, anche di altre, debba subire anche la beffa di tenere una tale bomba ecologica non si sa per quanti anni. Sappiamo già da ora che, probabilmente, sorgerà un contenzioso, perché voci del consorzio affermano che non spetti o comunque non rientri nel corrispettivo previsto la gestione del post mortem, come invece, a suo tempo, aveva riferito la prefettura. Comunque, riteniamo necessario ordinare al consorzio l'avvio delle procedure di bonifica, salvo verificare successivamente a chi spetti pagare.

 

RICCARDO VENTRE, Presidente della provincia di Caserta. In primo luogo vorrei fare una precisazione doverosa: non ho mai parlato di infiltrazioni malavitose, ma soltanto di discariche anomale e di scarichi abusivi, di cui una mole notevole di atti giudiziari si occupa, parte dei quali ho rimesso in allegato alla relazione consegnata.

              Per quanto riguarda la domanda posta dall'onorevole Coronella, non solo la provincia non è stata coinvolta nella scelta ma, quando essa la ha contestata e contrastata, si è arrivati all'impugnazione dinanzi al giudice amministrativo. Riteniamo che la scelta di Santa Maria La Fossa sia sbagliata nel merito; infatti, i due impianti che si ipotizza avrà la regione Campania, cioè Acerra e, Santa Maria La Fossa, distano in linea d'aria qualche chilometro.

              Contesto quanto detto dal prefetto Ferrigno sulla scarsa sensibilità dei sindaci sulla raccolta differenziata; nella nostra provincia vi è una forte sensibilità da parte dei sindaci di tutti i 104 comuni. Esistono difficoltà oggettive legate a problemi finanziari e culturali, in senso lato, ma i sindaci delle amministrazioni locali sono fortemente proiettati sulla questione della raccolta differenziata.

              In relazione a quanto detto dal presidente della provincia di Avellino, Maselli, mi dispiace contrastarlo, ma trovo troppo semplicistico affermare che gli enti locali abbiano fallito. Almeno per quanto riguarda la mia provincia credo che sia più giusto parlare di fallimento della politica in generale. È facile dire che il commissario, più autorevole di noi, deve decidere; se il coinvolgimento degli enti locali non avviene nelle forme e nei modi dovuti, non è possibile immaginare un commissariamento. Data anche la vostra funzione non soltanto politica, vi chiedo formalmente di valutare la sussistenza dei presupposti giuridici per il mantenimento di questo commissariamento e di valutare, anche per quanto riguarda la provincia di Caserta, l'attività assolutamente illegittima del commissario di Governo, da me già denunciata; vi invito a valutarla attraverso gli atti forniti.

 

ALFONSO ANDRIA, Presidente della provincia di Salerno. Sono stati sollevati diversi problemi ai quali, almeno per flash, cercherò di rispondere. Per quanto riguarda le percentuali ed i numeri, nella documentazione consegnata alla Commissione sarà possibile trovare qualche risposta. Sinteticamente, posso dire che siamo su cifre molto basse, con picchi, da un certo punto di vista, esemplari, ma poco significativi sul piano della reale soluzione del problema. Ad esempio, il comune di San Cipriano Picentino ha meritato uno dei premi di cui ha parlato il collega Maselli, arrivando al 67 per cento di raccolta differenziata.

 

PRESIDENTE. Quanti abitanti ha?

 

ALFONSO ANDRIA, Presidente della provincia di Salerno. Siamo appena oltre i mille. Per questo motivo ho parlato di un dato esemplare, ma certamente non risolutivo.

 

PRESIDENTE. Per quanto riguarda Salerno?

 

ALFONSO ANDRIA, Presidente della provincia di Salerno. Ne parlerà più approfonditamente il sindaco, ma in questo momento ci troviamo su percentuali che oscillano tra il 3 ed il 5 per cento, nella migliore delle ipotesi. Il problema (soltanto per questo posso condividere l'osservazione di costume sulle amministrazione locali) è il ritardo culturale esistente. Come ho già detto in un passaggio schematico nel mio primo intervento, abbiamo svolto attività di sensibilizzazione ma gli esiti si sono avuti in ritardo. Particolarmente al sud, nella regione Campania e nella provincia di Salerno, ciascuno ha sempre considerato che il problema dei rifiuti, in un modo o nell'altro, dovesse essere risolto da altri, preferendo che la discarica fosse collocata nel comune a fianco piuttosto che nel proprio. Questo era l'approccio sia per le discariche sia per gli impianti. Tra l'altro, proprio questa mattina, presso il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio si sta svolgendo un'iniziativa riguardante il cosiddetto "riciclone". Alcuni comuni, anche della nostra provincia, saranno premiati. Ciò serve anche come meccanismo psicologico di incentivazione sia per gli amministratori locali sia per i cittadini.

              A correzione di quanto detto dal collega Maselli (come lui stesso ha già detto, la sua elezione è avvenuta quattro anni dopo quella di alcuni di noi), il problema del commissariamento non nasce per l'inadempienza degli enti locali, ma per inadempienza della regione. È necessario storicizzare il commissariamento, collegandolo anche all'evoluzione normativa di quegli anni. La cosa più strana è che il soggetto inadempiente è stato il depositario dei poteri commissariali straordinari; in genere avviene il contrario e le competenze vengono poste in capo ad un soggetto istituzionale diverso da quelle inadempiente. Invece, in questo caso, i poteri straordinari sono stati dati allo stesso soggetto, per poter realizzare ciò che non era stato svolto ordinariamente.

              Interrompere in questo momento il commissariamento sarebbe un suicidio. Collega Ventre, non si tratta di un problema di natura giuridica, ma di mission. Personalmente mi sono sostituito al commissario, prefetto di Napoli, in vigenza di un suo potere commissariale, attraverso il quale era suo obbligo gestire una discarica a Salerno, richiamando l'articolo 13 del decreto Ronchi (superato dalla vigenza del potere commissariale). Vi era un momento di sofferenza per il territorio e mi sono assunto responsabilità, come tanti sindaci che hanno attivato i siti di stoccaggio provvisorio richiamandosi all'articolo 13, e che, immediatamente, nel giro di due giorni, hanno avuto la visita dell’ASL e l'avviso di garanzia. È necessario chiarire se i sindaci sono o meno responsabili e se coloro che hanno reagito alle necessità del territorio assumendosi responsabilità debbano pagare un prezzo così alto. Respingo quindi l'accusa generica ed indifferenziata agli amministratori locali.

              Ci troviamo in una condizione di costrizione, in cui non sappiamo cosa possiamo realizzare, vigendo ancora il commissariamento. Ma, se non verrà ultimata la fase di predisposizione degli impianti, la Campania farà un grosso passo indietro. Obiettivamente siamo più vulnerabili sul piano istituzionale, in quanto più esposti ed elettivi, anche se nel momento della localizzazione nessuno ha rinunciato ad assumere le proprie responsabilità, pagando, anche politicamente, prezzi più alti, affrontando anche la piazza. In questa fase, sarebbe necessario completare il percorso attraverso risorse adeguate (non parlo soltanto di risorse materiali e finanziarie, ma anche umane). Le province ed i comuni saranno pronti certamente ad assumere ogni tipo di responsabilità, ma – ripeto - quando sarà superata questa fase.

              Infine, vorrei aggiungere l’importanza dell'impianto di Pianodardine. Abbiamo cercato di portare in visita presso un impianto funzionante gli amministratori più indecisi, per far capire quale grosso errore fosse demonizzare questo tipo di impianti, per le convenienze al territorio sul piano economico e per la ricaduta occupazionale che ne potrebbero derivare. L'impianto di Pianodardine è un ottimo esempio, come dice anche il presidente della provincia di Avellino che vive quotidianamente sul campo la realtà dal punto di vista istituzionale e territoriale; aggiungo la testimonianza di chi l'ha visitata dall'esterno, utilizzandola per addolcire l'impatto psicologico dei nostri amministratori e comitati che sorgono spontaneamente, spesso accompagnati da strumentalizzazioni.

 

PRESIDENTE. Ringrazio i presidenti delle province della Campania. Utilmente ci siamo attardati perché le questioni poste erano di particolare rilievo; non mancheranno ulteriori occasioni per approfondire le questioni poste ed altre, anche alla luce della documentazione fornita.


 

 

Incontro con i sindaci di Avellino e di Salerno, con l’assessore alla difesa del suolo ed alla nettezza urbana di Napoli e con l’assessore alle finanze di Benevento.

 

PRESIDENTE. Ringrazio per la presenza le amministrazioni comunali di Napoli, di Avellino, di Benevento e di Salerno. L'attività della Commissione, come saprete, oltre alle audizioni di rappresentanti del Governo e degli altri soggetti istituzionali, coinvolti nella ordinaria gestione del ciclo dei rifiuti, sta procedendo con alcune missioni presso le regioni in stato di emergenza per lo smaltimento dei rifiuti, incontrando, oltre i commissari straordinari ed esponenti della magistratura, delle forze dell'ordine, delle associazioni ambientaliste e di categoria, anche le autorità locali competenti che, sono comunque tenute ad esercitare funzioni non certo marginali, pur in un contesto di commissariamento della regione.

              La Commissione intende, dunque, conoscere la situazione delle amministrazioni comunali in ordine alla gestione del ciclo dei rifiuti, con particolare riguardo alle problematiche inerenti la raccolta differenziata e l'impiantistica presente nel territorio. Un altro profilo interessante attiene alla valutazione della tipologia dei controlli esistenti in relazione alla disciplina degli appalti di servizi.

              Nel rivolgere un saluto di ringraziamento ai sindaci per la disponibilità manifestata, chiedo al sindaco di Avellino di aprire gli interventi.

 

ANTONIO DI NUNNO, Sindaco di Avellino. Prima di esporre la situazione della città di Avellino, vorrei fare una premessa: l'incontro con la Commissione sarebbe stata gradita almeno quattro anni fa, quando noi sindaci ci siamo trovati soli dinanzi alla piena emergenza, in una situazione in cui il commissariato non si accorgeva del problema. Da sindaco ho dovuto affrontare una situazione di emergenza per i rifiuti incredibile, senza un impianto esistente, con una discarica in provincia di Avellino che faceva da collettore dei rifiuti e con la comunità di Ariano Irpino che la rifiutava. Nel frattempo i costi divenivano eccessivi, perché, ogni volta che si determinava la chiusura della discarica di Ariano (in seguito ad una agitazione locale o da interventi della magistratura) ci rivolgevamo a determinate ditte per il noleggio dei cassoni - perché la legge impedisce di mettere i rifiuti a terra - ed i prezzi salivano alle stelle. Alla fine si è giunti ad una soluzione: sono un sindaco che ha rotto quello che definisco il fronte del "no", che rifiutava i siti di vagliatura, gli impianti di CdR, le discariche, determinando però la spazzatura per strada. Quando la regione Campania ha reso noto che avrebbe voluto realizzare impianti di CdR e che aveva localizzato un sito nell'area industriale di Avellino (tra l'altro, non essendovi atti a firma del sindaco, con un po' di furbizia avrei potuto negare di fronte ai cittadini qualsiasi mia responsabilità), facemmo un ampio dibattito in consiglio comunale. Fui aggredito dalla folla dei cittadini che non volevano l'impianto in quella zona, ma tenni duro e giungemmo alla sua realizzazione. L'impianto di CdR è un programma della regione Campania illustrato, dall'allora presidente Rastrelli nel 1997 (erano presenti parlamentari e consiglieri regionali), come la soluzione che avrebbe risolto qualsiasi problema.

              L'impianto, oggi, finalmente funziona ed in virtù di esso non andiamo più a depositare i rifiuti ad Ariano. Nel frattempo la regione, che ha le funzioni di commissariato straordinario, sta inviando ad Ariano i rifiuti di altre zone in crisi della regione, con il risultato che nel comune sono perennemente in rivolta e non si riesce a depositare neanche i così detti “sovvalli”, cioè la parte scartata non utilizzabile del CdR, che trattandosi di materiale inerte si dice sia privo di cattivo odore, non fermenti e non dia origine a percolato. Al momento la situazione è critica, perché la costiera sorrentina e quella amalfitana - luoghi turistici per antonomasia con una situazione estremamente delicata – sono più di una volta entrate in crisi ed il commissariato invia rifiuti depositati da mesi, andati in putrefazione. A settembre, ci siamo ritrovati con questo impianto in completa crisi e con la comunità locale che addossava la responsabilità totale a me. Dopo alcuni mesi siamo riusciti, con un braccio di ferro, a riportare ad una quasi normalità la gestione dell'impianto che oggi funziona "regolarmente". La domanda da porsi è questa: era il CdR la soluzione vera? Questo investimento, e quello che si sta svolgendo anche negli altri impianti, è veramente servito? Oggi questa prospettiva è messa in discussione e ciò crea allarme in noi, perché abbiamo fatto un sacrificio e non siamo sicuri di come andrà a finire, ma vorrei sottolineare che tutto ciò non dipende da noi.

              Noi siamo fuori sia dalla gestione, che spetta al commissariato, sia dalla programmazione, che spetta alla regione. Soltanto una volta si è avuto un intervento del commissariato sul comune di Avellino, quando per una di queste crisi chiesi al commissariato chi pagasse la rimozione dei rifiuti ammassati, trattandosi di un costo elevato, miliardi di lire. Per il comune di Avellino, che ha un fatturato intorno ai 70 miliardi di lire, quando in un anno sulla voce spese correnti il costo improvvisamente lievita a 4 miliardi e mezzo, si determina un deficit improvviso.

              Per quanto riguarda la gestione, abbiamo un consorzio con un commissario ad acta… (Interruzioni del deputato Napoli). No, sulla globalità del bilancio. La spesa era di 4 miliardi e mezzo ed è stata improvvisamente determinata da una crisi non dovuta a noi.

              Aggiungo che, ad Avellino, abbiamo due consorzi per lo smaltimento dei rifiuti, perché, anche se potrebbe trattarsi di un solo consorzio, la legge regionale (non si sa per quale motivo) ne prevede due. Si tratta di più di 40 comuni associati con un consorzio ed una società di gestione e finora siamo riusciti a tutelarci da problemi "poco piacevoli". Ad esempio, quando arrivano i lavoratori socialmente utili da Napoli, non riusciamo a capire se si tratta davvero di tali lavoratori o di altro; arriva questo personale che non fa il proprio dovere…

 

PRESIDENTE. Chi li invia?

 

ANTONIO DI NUNNO, Sindaco di Avellino. Il commissariato, il quale invia anche mezzi. In un momento molto importante ha inviato mezzi per un valore di circa 4 miliardi e mezzo, che hanno permesso di risolvere la situazione critica. Oggi vi è una società mista, nel consorzio, che riesce a risolvere i problemi e che gestisce l’appalto. Abbiamo un contratto di 9 miliardi l'anno più IVA ed altro ed in più, per la raccolta differenziata, una cifra imposta dal commissariato pari a un miliardo e 200 milioni di lire. Alla fine il costo totale per la città di Avellino supera i 14 miliardi.

 

MARIO DE BIASE, Sindaco di Salerno. Sono stato eletto nel maggio dell’anno passato. All'atto del mio insediamento ho trovato un cosiddetto sito di stoccaggio provvisorio, ai sensi dell'ex articolo 13, che era stato impiantato nel mese di febbraio. Ho avuto fin dal primo giorno del mio insediamento la preoccupazione per lo smaltimento di questa montagna di rifiuti, divenuta famosa in Italia perché allocata ai margini dell'autostrada Salerno Reggio Calabria, nel sito di Ostaglio, che nell'agosto dell'anno passato, si incendiò creando problemi anche al traffico autostradale.

              Durante questi tredici mesi di gestione del comune da parte mia, non vi è stata una settimana in cui abbia avuto la tranquillità e la certezza dello smaltimento dei rifiuti in città. Il sito di Ostaglio è stato smaltito a gennaio di questo anno e possiamo dire che siamo stati un comune fortunato, perché nella provincia di Salerno vi sono ancora una trentina di siti dalle stesse caratteristiche, ex articolo 13 dovuti all'emergenza dell'anno passato. Ma ciò è stata la conseguenza di un'attenzione permanente, quotidiana con problemi rilevanti per il bilancio comunale, come ha già detto il sindaco di Avellino. Per il comune di Salerno, solo per lo smaltimento dei rifiuti, nei sei mesi di gestione della nuova amministrazione vi è stato un costo di 6 miliardi in più rispetto all'anno precedente.

              Alla fine siamo stati fortunati, in quanto nella provincia di Salerno esistono ancora una trentina di siti (ex articolo 13) dell'emergenza dello scorso anno; tutto ciò ha comportato una attenzione quotidiana per i costi nel bilancio comunale.

              Nel comune di Salerno, solo per lo smaltimento dei rifiuti, durante i sei mesi della nuova amministrazione, si è registrato un costo pari a 6 miliardi in più rispetto all'anno precedente; lo smaltimento in discarica fino ad un anno fa costava 85 lire, mentre oggi è di 165 lire. C'è, poi, una  spesa di circa un miliardo di lire a carico del bilancio del comune di Salerno per il risanamento del sito di accoglienza, oltre al contributo del commissariato regionale.

              Il problema odierno riguarda il ciclo dei rifiuti, sul quale non dispongo più di alcuna certezza, dovendo affrontare settimana per settimana un'emergenza, diventata permanente ed ordinaria. Nella città di Salerno ci sono almeno sette punti di crisi e di fragilità,  senza alternative; uno è rappresentato dall’unico impianto di tritovagliatura di Sardone, che come tutte le macchine può essere soggetto a guasti in ogni momento; c’è, inoltre,  il problema dell’ingolfamento dei piazzali; è aperta, poi,  la questione dei dipendenti del consorzio del commissariato, che lavorano presso il sito e che minacciano scioperi; altre vertenze concernono i trasportatori, che devono prelevare il materiale di risulta della tritovagliatura e trasportarlo nei siti di accoglienza, che a loro volta presentano questioni di gestione del personale, e così via. E’ un ciclo unico fragile e senza alternative, che ci ha messo in ginocchio per 13 mesi. 

              Prima dell'inizio dell’audizione, sono stato avvertito che l'impianto di Sardone chiuderà per due giorni; si tratta di una vicenda già vissuta varie volte, e significa che venerdì, sabato e domenica saranno giorni in cui non ci sarà la raccolta dei rifiuti a Salerno; il lavoro sarà ripreso lunedì, con un ingolfamento di tutti i comuni che devono scaricare nel sito, e la città sarà invasa dalla spazzatura per dieci giorni.

              Per tale drammatica situazione avevo chiesto alcune garanzie, (si era detto che per l'estate sarebbero state assicurate ipotesi alternative per superare i problemi in evidenza), ma ad oggi non vi è alcuna certezza. Sono sicuro, invece, che, dopo avervi  lasciato, mi dovrò preoccupare di come risolvere il problema dei rifiuti; ovviamente, nel momento in cui sarà possibile scaricare nuovamente i rifiuti, dovrò contrattare con il personale le misure straordinarie, che incidono notevolmente sul bilancio del comune: un mese fa il loro costo è stato pari a 300 milioni tra straordinari ed incentivi del personale del comune, del consorzio e della società mista. L'emergenza estiva è diventata insostenibile per Salerno, che non era abituata alla drammatizzazione dello smaltimento dei rifiuti.

              Le prospettive risultano altrettanto drammatiche; per quanto riguarda il CdR si dice che l'impianto di Battipaglia sarà pronto alla fine di ottobre, (l'impianto di Pianodardine di Avellino, che ho visitato, immaginando altro prima di vederlo, produce balle di rifiuti da una tonnellata e non barrette energetiche per la produzione di energia), se e quando sarà pronto tale impianto, avremo a disposizione un unico impianto per 158 comuni, per cui si riproporranno le file per scaricare i rifiuti; qualsiasi intoppo, causato dal personale, dal traffico, o da problemi tecnici,  ci riporterà alla situazione precedente.  Se tutto sarà ben organizzato, quando il piazzale sarà ingolfato dalle ecoballe, (i prodotti del CdR), che cosa faremo?  Il piazzale si riempirà entro 20 giorni, ed a Natale Salerno sarà nuovamente coperta dai rifiuti, perché non sapremo dove smaltire le balle: ad oggi, infatti,  non esiste alcun piano per il loro smaltimento, e, trascorso qualche mese, ritorneranno ad essere rifiuti normali, che dovranno essere ritrattati in altri impianti. Le cosiddette balle secche, che  dovranno essere stoccate presso siti reperiti in attesa dello smaltimento, saranno rifiuti ad alto  rischio di infiammabilità. 

              Nel tempo intercorrente tra la realizzazione del sito di Battipaglia e l'eventuale ed auspicato impianto termovalorizzatore, previsto tra tre anni, che cosa si farà?

 

FERDINANDO DI MEZZA, Assessore alla difesa del suolo ed alla nettezza urbana di Napoli.  Porto i saluti e le scuse del sindaco Jervolino, che purtroppo non può essere presente per impegni istituzionali concorrenti.

              Venendo al merito delle richieste della Commissione, per quanto riguarda il comune di Napoli durante il corso degli anni lo smaltimento dei rifiuti è avvenuto prima nella discarica di Pianura, e poi nelle varie discariche di Giuliano fino al 28 novembre 2001, quando quest’ultima è stata definitivamente chiusa ai rifiuti indifferenziati.

              Da novembre, il comune di Napoli, seguendo le direttive del commissariato, ha smaltito i rifiuti nell'impianto di CdR di Caivano, e per le emergenze nelle discariche di Santa Maria la Fossa, nella provincia di Caserta, di Pomigliano, di Paolisi, e nel CdR di  Santa Maria Capua Vetere; successivamente, è stato aperto ed usato anche l'impianto di CdR  di Giuliano.

              Il comune di Napoli, attualmente, con una popolazione di circa un milione di abitanti produce rifiuti per circa 50 mila tonnellate al mese, di cui va in discarica l'89 per cento del prodotto, mentre 6 mila tonnellate sono a recupero; nell'ultimo anno non c'è stato incremento, bensì una leggera flessione. Si tratta di un fatto positivo, perché con le discariche si scaricava tutto indifferentemente; con gli impianti di CdR invece, si porta solo il rifiuto differenziato, riducendo i conferimenti.

               Per quanto riguarda la raccolta differenziata, fondamentalmente, da gennaio siamo all'11 per cento, partendo però dall’1 per cento del gennaio 2001, quando si cominciò con la stessa.  In alcuni quartieri operiamo la raccolta multimateriale con sacchi viola, ed in altri con sacchi gialli, senza la carta; esiste poi la raccolta separata del cartone, ed  abbiamo avviato il recupero degli ingombranti (legno e ferro); tutto ciò ha permesso di raggiungere il valore stabile dell'11 per cento. È chiaro che, con il sistema attuale di raccolta differenziale e con gli impianti in dotazione, non si riuscirà ad andare oltre la percentuale indicata; abbiamo stipulato,  inoltre, diversi contratti sia con tutti i consorzi di filiera, attraverso l’azienda specializzata di Napoli, sia con le piattaforme abilitate nella selezione attraverso il commissariato.

              In futuro si sta pensando ad isole ecologiche, per far fronte alla pressante richiesta di raccolta differenziata, e ad un piano che prevede la costruzione di piattaforme, (in quanto per gli ingombranti siamo in crisi), e di impianti di selezione e di valorizzazione; in effetti, siamo schiavi del meccanismo che vede pochi privati fare selezione e valorizzazione con le loro piattaforme, per cui non riusciamo a superare il limite citato; cercheremo, perciò,  di realizzare l'impianto di compostaggio, qualche piattaforma, ed il polo della trasferenza.  Il sistema attuato in regione è purtroppo abbastanza rigido: se un impianto chiude per un certo tempo, ci troviamo in crisi perché non abbiamo dove conferire; e più volte siamo stati costretti a ricorrere a privati, in cui abbiamo fatto lo stoccaggio temporaneo, per poi riprendere i rifiuti gradualmente, dato che gli impianti non sono in grado di lavorare tanto in un solo giorno. Basta, quindi, poco per andare in crisi.

              L'altro problema riguarda i costi; è stato già accennato che in Campania si pagava poco; infatti, dal 1994 i costi erano molto bassi, pari a circa quaranta lire in discarica. Con il CdR siamo  attualmente attorno alle 115 lire, che è ancora una cifra molto bassa. Ciò determina un incremento dei costi di smaltimento: a Napoli da 32-33 miliardi della scorso anno si è passato a circa 60 miliardi. Tale aggravio di costi mina i nostri bilanci, perché, dovendo prevedere 30 miliardi in più, non riusciremo a rispettare il patto di stabilità.

              Tale spesa comporterà l’imposizione di una tassa da parte di qualcuno; se, infatti, fosse il comune a fare ciò, si provocherebbe uno stato di crisi, in quanto tale sistema non dipende da noi, ma dal commissariato, che ha determinato la cessione della privativa al vincitore della gara, (ciò è quanto previsto dal capitolato di gara che ha affidato a FIBE lo smaltimento rifiuti). Qualcuno dovrebbe dirci quanto pagare.

 

GENNARO CORONELLA.  Si riferisce al costo di smaltimento?

 

FERDINANDO DI MEZZA, Assessore alla difesa del suolo ed alla nettezza urbana di Napoli.  Si.  Diamo 115 lire a FIBE, ma se dovessimo aumentare la raccolta differenziata, avremmo un aggravio del nostro costo.

 

MICHELE VIANELLO.  Voi pagate la FIBE. Ma chi incassa la tassa o la tariffa?

 

FERDINANDO DI MEZZA, Assessore alla difesa del suolo ed alla nettezza urbana di Napoli.  Il comune.

 

OSVALDO NAPOLI.  Al di là di quanto stabilito dalla legge, qual è la copertura finanziaria che il comune ha posto in bilancio? E quant’è l'insoluto della copertura finanziaria? Il comune sostiene di spendere 4 miliardi in più, (anche al nord le tariffe sono aumentate del 25-30 per cento sui bilanci comunali), ma dobbiamo conoscere la percentuale di insoluto, a cui si collega il rispetto del patto di stabilità.

              Il prefetto Ferrigno ha sostenuto, precedentemente, che i comuni non hanno sensibilizzato la popolazione sulla raccolta differenziata: qual è la vostra opinione?

              In quale parte del bilancio sono stati trovati i 4 miliardi di spesa corrente in più, tagliando le spese oppure aggiungendo tasse?

 

FERDINANDO DI MEZZA, Assessore alla difesa del suolo ed alla nettezza urbana di Napoli.  Rinunciando alle spese.

 

OSVALDO NAPOLI.  Ritenete che il commissariamento debba terminare o, invece, proseguire?

 

 

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE VINCENZO DEMASI

 

PRESIDENTE.  Dovendo ancora ascoltare un’altra amministrazione comunale, chiederei di rimandare le risposte più argomentate ad un altro momento. Do ora la parola all’assessore alle finanze del comune di Benevento, dottor Costanzo Di Pietro.

 

COSTANZO DI PIETRO, Assessore alle finanze del comune di Benevento.  Porgo le scuse del sindaco D'Alessandro, il quale per impegni istituzionali improrogabili non è potuto essere presente.

              Descrivo brevemente la situazione dei rifiuti nel comune di Benevento; in località Pianoboia era presente una discarica che abbiamo chiuso per saturazione nel marzo 2001; a tale situazione siamo giunti con circa tre anni di anticipo, perché il commissariato di Governo ha imposto di ricevere rifiuti provenienti da altre zone, soprattutto del napoletano.

              Conseguentemente a ciò, i nostri rifiuti sono raccolti a Benevento e trasportati nell'impianto di tritovagliatura di Paolisi, che è in una situazione di crisi diventata strutturale; attualmente, presso l'impianto in questione,  oltre ai comuni che normalmente sversavano prima, operano ora anche altri comuni, e nei giorni festivi si aggiungono quelli del napoletano. Ciò comporta che tale impianto lavora circa 600-800 tonnellate di rifiuti al giorno, e naturalmente l'impianto rischia di guastarsi. E’ da evidenziare anche l’affollamento sul piazzale di Paolisi, che comporta un problema di organizzazione dell'azienda ASIA  di Benevento per lo sversamento dei rifiuti; spesso e volentieri gli autisti con gli autocompattatori devono attendere dalle sei alle dieci ore per scaricare, facendo saltare il secondo turno di raccolta e provocando l’accumulo di rifiuti presso le strade di Benevento.

              Il Commissariato di Governo ha individuato la soluzione del CdR, che è stata presentata  come la panacea di tutti i mali e la risoluzione della questione rifiuti per Benevento; un impianto di CdR è in fase di completamento nel comune di Casalduni,         dove tra breve dovremo portare i nostri rifiuti.

              L'incontro odierno può servire alle amministrazione comunali ed ai parlamentari per riflettere sulla linea da seguire per risolvere la questione dei rifiuti.

              Per quanto riguarda il proseguimento del commissariamento, noi beneventani, per le nostre origine sannite, siamo convinti di proseguire una politica del territorio; abbiamo le capacità e le potenzialità per risolvere il nostro problema; fra l'altro abbiamo approntato il piano provinciale dei rifiuti e crediamo di avere un territorio con proprie peculiarità, che permetteranno di gestire autonomamente il nostro problema. Non vogliamo fare i primi della classe, perché non lo siamo;  tuttavia, invito tutti a riflettere su di un’ipotesi alternativa al CdR, che abbiamo proposto anni addietro al commissariato di Governo, il quale nicchiò, indicandoci la scelta del CdR, sebbene se poi la stessa venne accolta per il sito di Santa Maria la Fossa.

              Il nostro progetto è incluso nel PRUST, il programma di recupero urbano e sviluppo sostenibile del territorio, e si innesta nella cosiddetta filiera dei rifiuti; si tratta di un modo di smaltimento dei rifiuti che utilizza un brevetto ICOM, che inertizza l'organico, rendendolo terriccio, eliminando il 50-60 per cento dei rifiuti; l’inerte, la plastica, il ferro, e la carta,  facendo una raccolta differenziata ben curata, possono essere destinati al mercato o al CdR, ma in quantità sensibilmente ridotta rispetto al 100 per cento attuale. Si va, quindi, a comprimere il tutto, ponendolo a stoccaggio od a combustione.

 

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE PAOLO RUSSO

 

PRESIDENTE.  Assessore, quanta raccolta differenziata fate?

 

COSTANZO DI PIETRO, Assessore alle finanze del comune di Benevento.  Facciamo ben poco come raccolta differenziata. E’ stato finanziato un progetto per circa un miliardo e 700 milioni di lire per tale; stiamo attuando il piano, sebbene ci sono problemi per i mezzi della raccolta differenziata, che il commissariato di Governo ha assegnato al consorzio del bacino Benevento 1, che svolge la raccolta per i paesi limitrofi a Benevento.

              Esistono perplessità sull'impianto CdR: il sindaco Di Nunno, che ha tanto vantato l’impianto, si trova ora con difficoltà notevoli; il sindaco De Biase lamenta che non sa che fare dei rifiuti ottenuti. Perché allora non si riflette sull’ipotesi alternativa, che il commissariato del Governo ha sposato per Santa Maria la Fossa, ritenendolo quindi valido? Sappiamo bene che il commissariato ha investito molte risorse negli impianti di CdR, che sono utili, ma che devono essere utilizzati in maniera ridotta.

              Non ci dimentichiamo che il costo non è un fattore secondario di poco rilievo, in quanto la spesa del trasferimento a discarica è pari a circa 85 lire al chilogrammo, mentre con il CdR il costo del trasporto e dello smaltimento si aggira attorno alle 200-250 lire al chilogrammo. È vero che dobbiamo passare dalla  tassa alla tariffa, ma bisogna tenere in conto le difficoltà delle amministrazioni locali, che sono in un punto cruciale della loro attività. L'articolo 35 della Finanziaria, infatti, prevede la riforma dei servizi pubblici locali, che comporterà stravolgimenti enormi, anche per i piccoli comuni come Benevento: dovremo privatizzare la nostra azienda speciale ASIA e garantire nel periodo i livelli occupazionali attuali. Se, poi, si inserisce un tale stravolgimento, con un aumento dei costi a carico dei cittadini, è facile immaginare un aumento del malcontento generale.

 

PRESIDENTE. Propongo che comincino gli interventi dei deputati.

 

VINCENZO DEMASI. Volevo sinteticamente riportare il problema nell'ambito delle competenze della Commissione, che è una commissione d'inchiesta, per cui è giusto che arricchisca le sue conoscenze sia per quello che bisogna fare sia per come farle sia per ciò che è avvenuto, che sono argomenti su cui è opportuno ragionare.

              Vorrei fermare la nostra attenzione sull’accaduto e sui guasti prodotti, che stiamo verificando, per capire, senza scendere nel dettaglio, l’opinione degli amministratori. Su ciò che andrà fatto per migliorare il servizio, credo che ci siamo sufficientemente dedicati, e potremo ulteriormente ritornarci in altro momento.

               Il presidente della provincia di Salerno ha affermato che il suo comune per la raccolta differenziata si è attestato sul 3 per cento, il che è un fallimento totale per l’uscita dall'emergenza rifiuti; abbiamo sentito il sindaco De Biase che lamenta una situazione istituzionalizzata di precarietà della gestione del ciclo dei rifiuti. 

              Che cosa non va nel sistema del ciclo del trattamento dei rifiuti ordinari e speciali nelle province, se è vero, come è vero, che la Campania è tra le regioni più disastrate del settore?

 

MARCO LION. Il rappresentante del comune di Benevento ha citato un sistema, di cui volevo conoscere le tecniche di smaltimento e di recupero; voglio capire se il sistema esclude la raccolta differenziata.

 

COSTANZO DI PIETRO, Assessore alle finanze del comune di Benevento.  Il sistema si basa sulla raccolta differenziata; il materiale organico viene inertizzato e potrà essere utilizzato anche per le bonifiche delle cave.

              Per quanto riguarda l'inerte, carta, plastica, e  ferro, è necessario cominciare con una buona raccolta differenziata,  ed avviare un processo di filiera e di commercializzazione.

 

ANTONIO DI NUNNO, Sindaco di Avellino.  La raccolta differenziata di Avellino è giunta al 40 per cento; abbiamo avuto contro l’opinione pubblica ed il mondo dell'informazione, che ha descritto Avellino come la città più sporca d’Italia, ma che dopo cinque anni è riuscita ad uscirne dalla crisi attraverso la scelta del CdR.

               La raccolta differenziata è limitata al centro della città, e  progressivamente sarà allargata.

 

DONATO PIGLIONICA.  La raccolta è porta a porta?

 

ANTONIO DI NUNNO, Sindaco di Avellino.  Sì.

 

PRESIDENTE.  Il dato del 30 per cento è relativo ad un quartiere?

 

ANTONIO DI NUNNO, Sindaco di Avellino.  No, mi riferisco al centro della città.

 

PRESIDENTE.  Sto parlando del 30 per cento.

 

ANTONIO DI NUNNO, Sindaco di Avellino.  Il dato è riferito a tutta la città.

               Debbo dire una verità, che finora non abbiamo ancora detto.

 

PRESIDENTE.  Un'altra?  Nel senso di altre cose.

 

ANTONIO DI NUNNO, Sindaco di Avellino. Avellino prima non conosceva il problema; infatti, si andava presso le discariche gestite dalla camorra; i privati utilizzavano tali discariche, non avevano costi, utilizzavano lavoratori in nero, e non c’erano problemi di carattere ambientale e di risanamento: per decenni gli amministratori hanno risolto il problema in tale modo.

              La questione ambientale è nata ora, perché l’opinione pubblica è incalzante, anche se la stessa, quando deve pagare l'ambiente pulito, comincia con le critiche.

               Si deve capire che per quanto riguarda i costi lo smaltimento dei rifiuti, mai analizzato fino in fondo, è un processo estremamente complicato. 

              Ad Avellino esisteva una ditta che gestiva la raccolta ed il trasporto dei rifiuti dal 1952; quando sono diventato sindaco ho strappato il contratto; la ditta in questione confermava, infatti,  il contratto attraverso un sistema semplice (non si trattava di camorristi, la ditta era la Cecchini Umbro-laziale): il comune, non riuscendo a pagare la ditta, rimandava i pagamenti all'anno successivo, compresi gli interessi, in cambio però del rinnovo contrattuale. Siamo stati noi a chiudere il contratto; ma finalmente abbiamo interrotto un rapporto sbagliato, che faceva squilibrare i nostri conti, pagando a piè di lista ogni servizio richiesto.

              Il comune di Avellino, attualmente, è arrivato al 90 per cento della tassazione, mentre la legge prevede la copertura del 100 per cento.

              Onorevole Napoli, se la regione funziona, il commissariato è inutile; se bisogna aggirare le leggi, perché complicano la vita degli amministratori, allora ognuno vuole un commissario straordinario; se la regione funziona, però,  non esiste alcun problema di commissariato.

              Continuamente riceviamo persone che propongono “ricette” per i rifiuti, che risolvono il problema alla radice: è un problema drammatico.

 

VINCENZO DEMASI.  Il sindaco ha affermato che i privati andavano a scaricare presso le discariche della camorra: ha espresso la sua opinione, o esiste qualche verbale?

 

ANTONIO DI NUNNO, Sindaco di Avellino.  E’ una mia opinione, che è quasi una certezza.

 

VINCENZO DEMASI.  Lo chiedo perché siamo una Commissione di inchiesta con poteri identici a quelli della magistratura.

 

ANTONIO DI NUNNO, Sindaco di Avellino.  Le faccio una domanda.

 

VINCENZO DEMASI.  Lei non può farmi domande.

 

ANTONIO DI NUNNO, Sindaco di Avellino.  Mi scuso.  La città di Napoli, come noi,  ha scaricato per anni a Pianura, che è un cratere di immondizie, e lì sono sorte alcune villette; tuttavia, nessuno ha mai protestato; quando la zona è stata acquistata dall'ENEA, come lo Stato ha sottratto il sito alla camorra, gli abitanti delle villette si sono immediatamente rivoltate. Ciò fa capire senza alcun dubbio come tali siti fossero gestiti dalla camorra, che potevano agire per il clima esistente allora.

 

FERDINANDO DI MEZZA, Assessore alla difesa del suolo ed alla nettezza urbana di Napoli.  Per la raccolta differenziata Napoli è all'11 per cento; il sistema prevede l'uso di paline ecopunto per il multimateriale e raccolta di cartone, di ingombrante, e così via.

              La media descritta è consolidata; tuttavia c'è ora l'esigenza di incrementare l'impiantistica adeguata a valle della raccolta differenziata. Se debbo continuare la raccolta multimateriale, ho bisogno di impianti di selezione, e tra l’altro si sta passando al sistema porta a porta. Esistono impianti di compostaggio e di selezione, appartenenti a privati, ma abbiamo necessita di isole ecologiche dove fare le raccolte specifiche.

               Il comune di Napoli ha in bilancio 138 milioni di euro per rifiuti; con la TARSU si incassano circa 100 milioni di euro. Con l’incremento dei costi dello smaltimento sono necessari altri 15 milioni di euro, che rappresentano un aumento del 10 per cento complessivo.

              Il problema sorge con il rispetto del patto di stabilità; se anche avessimo le risorse necessarie, per il patto di stabilità, che impone di non superare il 6 per cento, rischiamo di andare in crisi. Esiste poi la questione della stabilizzazione degli LSU, i lavoratori socialmente utili, che provoca l’aumento delle uscite nella spesa corrente. Tutto ciò determina una incertezza per il rispetto del patto di stabilità.

 

MARIO DE BIASE, Sindaco di Salerno. È necessario attribuire agli enti locali i reali poteri di decisione. Dopo otto anni non si giustifica più alcun potere commissariale, che ha una funzione solo se è a termine: attualmente i poteri commissariali si sovrappongono ordinariamente a quelli degli enti locali, regione, provincia e comuni. Ritengo che questa sia materia di pianificazione regionale e provinciale e che la responsabilità primaria resti dei sindaci e dei comuni, che sono gli interlocutori dei cittadini.

Il comune di Salerno ha deciso a settembre di attuare il ciclo della raccolta differenziata; non è vero che essa si attesta al 3 per cento, ma è iniziata dal 5 per cento ed ha raggiunto oggi l’11,8 per cento, esclusi i rifiuti ingombranti.

La discarica (non so se c'era la camorra) riceveva tutto: oggi se nel camion capita un copertone, un materasso o un pezzo di mobile si torna indietro ed il camion non scarica. Il comune di Salerno è obbligato a realizzare la raccolta di tutti i rifiuti ingombranti, che spesso riguarda le micro discariche alle periferie delle città: una zona industriale di Salerno è diventata una discarica permanente. Ciò non rientra nei costi che citavo in precedenza: i 6 miliardi in più sono riferiti solo alle  discariche, che oggi sono impianti di tritovagliatura.  Il problema dell'insoluto non si pone, così come quello della tassa; a settembre abbiamo localizzato un impianto di compostaggio, affrontando tutti i problemi politici derivanti da ciò, ma lo abbiamo deciso perché ritenevamo giusto farlo. Un mese fa è stato varato il decreto del commissariato per l'approvazione di questo impianto e, contemporaneamente, l'impianto di Sardone, che si trova ad un chilometro e mezzo da Salerno, sarà trasformato subito dopo la chiusura, dal primo novembre, in un grande impianto di compostaggio per l'intero comprensorio; a quel punto ho sospeso la mia decisione, ma vorrei capire che senso ha utilizzare un'area (a Salerno non abbiamo molte aree libere disposizione) mentre si discute di un ulteriore mega impianto di vagliatura ad un chilometro e mezzo di distanza. Questo è il potere commissariale! Il commissariato deve essere abolito, perché la programmazione deve ritornare nelle mani dei poteri locali.

Il dottor Facchi mi dice di essere responsabile della raccolta differenziata, un certo professor Vanoli, che non ho mai conosciuto,  è responsabile degli impianti; poi esiste un certo Paolucci; si aggiungono a ciò le competenze della provincia, dell’Arpac, dei consorzi: bisogna semplificare e portare i poteri di decisione nelle mani degli enti locali.

 

PRESIDENTE. Ringrazio i sindaci e le amministrazioni comunali che ci hanno fornito utili valutazioni per nostro lavoro.


 

Incontro con il procuratore aggiunto coordinatore della DDA di Napoli.

 

PRESIDENTE. Ringrazio il dottor Felice di Persia, procuratore aggiunto, coordinatore della DDA di Napoli, per aver accolto il nostro invito.

Vorremmo verificare, come abbiamo già fatto in Calabria, lo stato di attuazione delle normative vigenti, di carattere regionale e nazionale, in materia di gestione e smaltimento dei rifiuti. Tra i compiti della Commissione rientra lo svolgimento di indagini atte a far luce sul ciclo dei rifiuti e sulle organizzazioni che lo gestiscono e sul ruolo svolto dalla criminalità organizzata, con specifico riferimento alle associazioni di cui agli articoli 416 e 416-bis del codice penale. In questo senso, auspichiamo che il dottor di Persia fornisca ragguagli sulle indagini e sulle questioni che egli può conoscere dal suo osservatorio privilegiato ed è opportuno che i componenti della Commissione sappiano, al fine non solo di comprendere la fenomenologia in sé ma anche di verificare concretamente la cogenza e l'efficacia delle norme.

Ritiene opportuno segretare quanto sta per dire?

 

FELICE DI PERSIA, Procuratore aggiunto coordinatore DDA di Napoli.  Sì, signor presidente.

 

PRESIDENTE. Sta bene.

 

(La Commissione procede in seduta segreta).

 

PRESIDENTE. Riprendiamo i nostri lavori in seduta pubblica. Ringrazio il dottor Di Persia per la disponibilità e per lo straordinario lavoro che sta compiendo.


 

 

Incontro con il procuratore distrettuale antimafia di Salerno, dottor Luigi Apicella,  e del sostituto procuratore, dottor Angelo Frattini.

 

PRESIDENTE. Ringrazio il dottor Luigi Apicella, procuratore distrettuale antimafia di Salerno ed il sostituto procuratore, dottor Angelo Frattini, per aver accolto il nostro invito. La nostra Commissione vorrebbe esaminare due questioni: la prima riguarda specificamente lo stato di attuazione delle normative vigenti e la capacità e l’efficacia operativa delle normative stesse; vorremmo, inoltre, conoscere lo stato dell'arte circa lo svolgimento di indagini atte a far luce sul ciclo dei rifiuti, sulle organizzazioni che lo gestiscono e sul ruolo svolto dalla criminalità organizzata, con specifico riferimento alle associazioni di cui agli articoli 416 e 416-bis del codice penale.

Do la parola al dottor Luigi Apicella avvertendolo che, se lo ritiene si può passare in seduta segreta.

 

LUIGI APICELLA. Procuratore distrettuale antimafia di Salerno. No, illustrerò le indagini che stiamo svolgendo in linea lata, senza approfondire le singole ipotesi. Riguardo alle infiltrazioni camorristiche nella gestione degli affari, abbiamo due procedimenti aperti: uno riguarda le ex discariche di Parapoti e l'altro la gestione dei rifiuti dal gennaio 2001 in poi. Si tratta di indagini che stiamo ripetendo anche sulla base delle dichiarazioni di attuali pentiti della camorra. Recentemente, in occasione di indagini relative ai clan camorristici, abbiamo acquisito la collaborazione di ben quattro elementi, che hanno cominciato a fornire indicazioni anche sulla questione dei rifiuti. Stiamo approfondendo la parte relativa agli appalti ed ai subappalti che riguardano il trasporto dei rifiuti e le discariche; per quanto concerne le discariche è avvenuto qualche caso molto limitato nella provincia di Salerno, ma la parte più importante riguarda l'esame, tramite indagine ed acquisizione di documenti, del possibile ingresso dei clan camorristici nella gestione degli appalti, soprattutto nel caso di mezzi di trasporto del materiale dai comuni al punto di raccolta di Sardone.

 

ANGELO FRATTINI, Sostituto procuratore. La situazione dell'emergenza rifiuti in provincia di Salerno è ben nota a tutti ed i sindaci sono in grave difficoltà. Abbiamo proceduto ad una serie di verifiche ambientali, che hanno portato alla chiusura della discarica di Parapoti (in località Montecorvino Pugliano), per problemi legati alla gestione del percolato e alla mancanza di idonei sistemi di protezione dal bio gas; come noto, sono nate una serie di proteste, per cui siamo intervenuti in modo deciso, pur rendendoci conto che ciò avrebbe contribuito ad aggravare l'emergenza rifiuti in provincia. Per la vicenda relativa a Parapoti sono stati rinviati a giudizio coloro che gestivano la discarica per la violazione del cosiddetto decreto Ronchi ed altre normative ambientali riguardanti l’immissione di fumi in atmosfera; dunque, l’indagine è conclusa.

Un altro filone di indagine, che trova sempre la sua origine nella difficoltà di gestione dell'intero ciclo dei rifiuti, ha riguardato la vicenda di Ostaglio: lo scorso anno, durante l'estate, siamo stati tristemente noti a livello nazionale a causa di un grave incendio. Secondo me, si è trattato di un caso emblematico: il comune di Salerno aveva creato un sito di stoccaggio provvisorio, pur basandosi sull'articolo 13 del cosiddetto decreto Ronchi, senza rispettarne, in linea di massima, i requisiti perché mancavano i pareri sanitari; lo stoccaggio è avvenuto in un sito non impermeabilizzato, ci sono stati grandi problemi di percolato con infiltrazioni sia sul suolo sia in un adiacente fiume vincolato paesaggisticamente, per cui la procura è dovuta intervenire (l’incendio è stato provocato dallo stoccaggio di decine di tonnellate di rifiuti). Il rinvio a giudizio risale ai giorni scorsi, mentre l'avviso di conclusione all'indagine a qualche mese fa; ho chiesto la fissazione della data dell'udienza ed a breve contiamo di dare avvio al processo, che vede imputati sia il sindaco di Salerno sia i sindaci che si sono succeduti. Si tratta di un provvedimento che riguarda il periodo compreso tra il subentro dell'amministrazione De Luca e quella attuale; secondo noi, anche De Luca ha, in parte, qualche responsabilità.

Ci rendiamo conto che la difficoltà di gestire i rifiuti in questa fase è veramente notevole, tanto che anche altri sindaci hanno ricevuto denunce per l’errata applicazione dell'articolo 13 del cosiddetto decreto Ronchi, che prevede la possibilità di emanare ordinanze nel rispetto di determinati requisiti. Abbiamo cercato di agire con la massima serenità e senza compiere azioni persecutorie, perché ci rendiamo conto delle difficoltà oggettiva. Molti sindaci, comprendendo bene la norma, l'hanno applicata correttamente, munendosi dei prescritti pareri sanitari, impermeabilizzando i siti, al fine di stoccare i rifiuti. Purtroppo, scontiamo i ritardi della regione perché le famose autorizzazioni regionali non vengono mai rilasciate.  I sindaci, dunque, sono stati costretti ad avvalersi dell’articolo   13 del decreto legislativo n. 22 del 5 febbraio 1997, ed oggi si è creato un grave problema perché non è possibile ottenere oltre due proroghe se non tramite l'intervento regionale. Il secondo semestre di proroga sta per scadere e molti sindaci si trovano in enorme difficoltà. Se la regione non crea un ufficio adeguato e dà la possibilità di definire la proroga delle ordinanze, si creerà un caos totale: i sindaci saranno indagati senza possibilità di scampo e di fatto si troveranno paralizzati, pur volendo risolvere il problema attraverso le ordinanze. Credo che la regione debba assolutamente istituire un organismo che rapidamente, ovviamente con il parere sanitario immediato che potrà essere fornito dall'amministrazione locale interessata, potrà concedere la proroga ai sindaci; infatti, tra pochi mesi scadranno tutte le seconde ordinanze. Non si può assolutamente sottrarre ai sindaci la possibilità di usufruire dell’articolo 13 del cosiddetto decreto Ronchi, pena gravi rischi di tipo igienico-sanitari. Il problema deve essere risolto all’origine: nella provincia di Salerno - e credo anche in quella di Napoli - dopo otto anni di emergenza non si è ancora creato un impianto di termovalorizzazione. Sono in funzione diversi impianti di CdR (Combustibile Derivato dal Rifiuto) (a Salerno, a novembre sarà pronto quello di Battipaglia), ma essi hanno semplicemente la funzione di preparare  il rifiuto destinato al termovalorizzatore; se non cominciano i lavori per i termovalorizzatori si corre il rischio di trovarsi di fronte ad enormi difficoltà. Ho visitato gli impianti di CdR di Pianodardine di Avellino, dove vengano stoccate notevolissime quantità di quelle che chiamo “munizioni” che poi bruciano, ma che non possono rimanere a tempo indeterminato in condizioni sanitarie accettabili; è indispensabile, dunque, che il ciclo venga seguito attentamente.

La situazione è aggravata da un ulteriore aspetto che apparentemente sembra risolto, ma che non lo è ancora definitivamente. Già dall'anno scorso, si sono avviati siti di stoccaggio provvisorio e in molte zone, anche della provincia di Salerno, sono accumulati vecchi rifiuti dello scorso anno, (anche se il commissariato ha cercato di eliminarne diverse tonnellate): bisogna assolutamente fare in modo che essi vengano svuotati perché i rifiuti fermentano e i problemi igienico-sanitari continuano a persistere.  I sindaci hanno difficoltà a trovare ulteriori siti dove poter applicare l'ordinanza ex articolo 13 del decreto legislativo n. 22 del 5 febbraio 1997, ma non deve essere dimenticato che bisogna bonificare quelli preesistenti.

Mi permetto di dire che i provvedimenti da adottare nell'immediato sono due: la regione deve assolutamente concedere la possibilità di prorogare le vecchie ordinanze ex articolo 13 del cosiddetto decreto Ronchi, ma soprattutto bisogna eliminare i rifiuti stoccati preesistenti, tenendo conto che il business futuro, su cui si potranno incentrare gli interessi della criminalità, è quello relativo alla bonifica dei siti inquinati.  Il decreto n. 471 del 1999  ha finalmente precisato quando un sito si considera inquinato, definendo i soggetti responsabili per la bonifica che, se non attiveranno le procedure, incorreranno nella violazione dell’articolo 51-bis. Ritengo che vi sia molta confusione perché mi risulta che molti sindaci stiano prendendo contatti con società per la bonifica dei siti, non sapendo che occorre un accertamento preliminare che stabilisca che quel particolare sito è effettivamente inquinato in base ai parametri del decreto n. 471. Bisognerà stare molto attenti, fornendo indicazioni ai sindaci perché si corre il rischio di finire nelle mani di imprese che si stanno riciclando nel settore della bonifica: esse hanno contatti con i sindaci e si aggiudicano gli appalti, senza la prova che il sito è effettivamente inquinato. Ripeto, bisogna prestare attenzione al futuro problema della bonifica dei siti inquinati.

 

PRESIDENTE.  Grazie, dottor Frattini. Do la parola ai colleghi che volessero intervenire per porre domande e formulare osservazioni.

 

GENNARO CORONELLA. Vorrei domandare al dottor Frattini quali ipotesi di reato sono state contestate al sindaco di Salerno, tenuto conto che la gestione dei rifiuti è affidata al Presidente della giunta regionale, cioè al Commissario di Governo.

 

ANGELO FRATTINI, Sostituto procuratore. Ciò riguarda il tema del sito di stoccaggio provvisorio. Come sapete, permane in capo ai sindaci il potere derivante dall’articolo 13 del cosiddetto decreto Ronchi. Il comune di Salerno ha iniziato, nella località di Ostaglio, ad accumulare rifiuti nel piazzale non impermeabilizzato, dove dovevano inizialmente restare per qualche giorno e, invece, sono rimasti per 7 mesi. Il cosiddetto decreto Ronchi prevede gli illeciti contravvenzionali e quindi colpisce a livello di negligenza e di colpa, non essendo necessario il dolo per poter ipotizzare queste violazioni. Accumulando nel tempo rifiuti sul sito non impermeabilizzato si sono creati problemi notevoli per la popolazione residente nei dintorni: con il caldo, si sono prodotte emissioni maleodoranti, senza alcun sistema di captazione del biogas, neanche a livello enzimatico. In seguito, il percolato si è riversato in un fiume adiacente (provocando una moria di pesci), che ha costituito una sorta di “tappo”, evitando che le sostanze inquinanti prodotte dal percolato giungessero direttamente al mare; il fenomeno si è acuito durante l'estate e, per fortuna, la popolazione non ne ha risentito sul piano delle malattie, altrimenti avremmo dovuto ipotizzare condotte ben più gravi. Si è trattato di un problema affrontabile in termini di colpa e di negligenza nella gestione del sito di stoccaggio provvisorio. Ripeto, non si è neppure dato corso alle varie prescrizioni che l’ARPAC ha formulato durante vari sopralluoghi per cercare di adeguare il sito alle norme tecniche vigenti: si sono accumulati i rifiuti in maniera incontrollata.

Si prospetta un'ipotesi di violazione dell'articolo 51 del cosiddetto decreto Ronchi, dell'articolo 674 del codice penale per le emissioni in atmosfera ed una serie di reati a livello di illecito ambientale (secondo il decreto n. 490 del 1999), perché si è inquinato il fiume vincolato paesaggisticamente.  Si tratta di ipotesi di reato, ripeto, non a livello doloso, ma colposo (Interruzione dell'onorevole Coronella).

 

ANGELO FRATTINI, Sostituto procuratore. Onorevole, ho premesso che si tratta di una situazione difficile per tutti i sindaci e, pur rendendoci conto del problema, non potevamo certo chiudere gli occhi. A mio avviso, una volta resisi conto che il commissariato non aveva la possibilità seria di prelevare tempestivamente i rifiuti, dopo sette, dieci giorni, oppure un mese si sarebbe dovuto trovare un sito idoneo che, peraltro, si trovava a fianco; infatti, esistevano due piazzali impermeabilizzati dove poter spostare l'immondizia, con le necessarie cautele igienico sanitarie.

 

PRESIDENTE. Do la parola al collega Michelini e poi al collega Demasi.

 

RENZO MICHELINI. Gradirei sapere quanti procedimenti penali sono a carico di amministratori locali. Ritengo infatti che, per esempio nel caso di specie da lei rappresentato, si possa ravvisare il reato di adulterazione delle acque.

 

ANGELO FRATTINI, Sostituto procuratore. Per quanto riguarda gli amministratori locali, vi sono state alcune denunce. Più che altro, alcuni sindaci hanno ricevuto delle informazioni di garanzia (soprattutto qualcuno nella prima fase, ma abbiamo cercato di agire con la massima serenità rendendoci anche conto del problema), semplicemente per violazione dell'articolo 51 del decreto Ronchi.

In pratica, erano stati attivati dei siti di stoccaggio nell'immediatezza - o meglio,  nell'urgenza della situazione - senza però adottare tutte quelle cautele igienico sanitarie previste dalla normativa. Quindi, se non si tratta di molti casi, tuttavia la situazione rischia di esplodere nel momento in cui si acuirà l’altro problema: quello del mancato rinnovo delle ordinanze.

A mio avviso, l'unica arma a disposizione dei sindaci, in una fase come quella attuale, di difficile gestione del problema da parte del commissariato, il quale non riesce a garantire lo smaltimento di tutti i rifiuti prodotti, consiste nel trovare dei siti di stoccaggio dove accumulare progressivamente i rifiuti (ovviamente nel rispetto delle norme igienico sanitarie), in attesa che poi intervenga il commissariato. Quindi - lo ripeto - si tratta di violazioni abbastanza “leggere”, attenuate dal punto di vista contravvenzionale, per violazione dell'articolo 51.

Gli unici casi che definirei un po’ più gravi hanno riguardato la gestione di Parapoti (più precisamente, la società che la gestiva) e Ostaglio, che però rappresenta un problema molto particolare, sul quale siamo intervenuti (vi sono una serie di relazioni da parte dell’ARPAC, dell'ASL, della provincia - anche l'ingegnere d’Aguzzi se ne è interessato - e abbiamo effettuato numerose consulenze ambientali). Tuttavia, alla fine, ci siamo mantenuti su dell'ipotesi meramente contravvenzionali, proprio perché non abbiamo ravvisato alcun comportamento grave.

 

VINCENZO DEMASI. Lei ha illustrato diverse situazioni in provincia di Salerno, una più interessante dell'altra. A noi risulta che, in considerazione di questa benedetta emergenza alla quale lei ha fatto riferimento e per la necessità di prendere decisioni che siano talvolta anche estemporanee, sarebbe stata riaperta una discarica che, se pure in  via provvisoria, era stata precedentemente chiusa - non faccio nomi perché è il concetto che mi interessa  - essendo stata definita in via di bonifica. Ciò significa che non era stata ancora bonificata - o almeno, ufficialmente, non era definita tale - né era provvista di valutazione di impatto ambientale, così come la norma attualmente prescrive. Allora, tale autorizzazione fu concessa dalla sub commissario Facchi. Vorrei sapere se a lei risulta che sia in corso - e, qualora fosse stato avviato, a che punto sia - un procedimento di accertamento sulla liceità dei comportamenti legati alla descritta necessità determinatasi in provincia di Salerno e che sarebbe stata affrontata, come le ho detto, dal sub commissario Facchi.

 

ANGELO FRATTINI, Sostituto procuratore. Per quanto mi risulta, Parapoti è ancora sotto sequestro. La procura ha semplicemente concesso un dissequestro  per il compimento delle operazioni di gestione ordinaria (in pratica, per prelevare il percolato che normalmente, trattandosi di una discarica, continua a prodursi). Quindi, il sequestro sull'area permane.  Di recente, abbiamo inoltre inviato dei controlli i cui risultati mi hanno tranquillizzato.

Pertanto, allo stato attuale, su Parapoti, a livello igienico sanitario, problemi seri non ce ne sono (perlomeno, questa è la situazione stante le relazioni che mi sono pervenute anche dalla provincia, che è l'organo deputato ad effettuare i controlli).  Non vi è  assolutamente utilizzazione. Ulteriori rifiuti in questa località non ce ne sono (nonostante, di tanto in tanto, ci siano dei comitati che, allarmati, appena vedono un camion che va a prelevare del percolato,  presumono che scarichi chissà cosa). Abbiamo proceduto - anche recentemente  - a delle verifiche con i carabinieri di Battipaglia ed i risultati sono assolutamente tranquillizzanti.

Peraltro, vi è anche un comitato antidiscariche costituito da una serie di “mamme coraggio” (che ogni tanto mi chiamano e che continuamente rassereno su tali aspetti) che sono in stretto contatto con la procura - con me personalmente - e sono tenute a segnalarci - e a segnalarmi –eventuali “strani” movimenti di camion (qualche mese fa, ciò avvenne e furono appunti segnalati strani movimenti di camion ma poi si scoprì che erano i mezzi notturni che il  commissariato aveva mandato per prelevare il percolato).

Quindi, sulla situazione attuale di Parapoti, mi sento molto sereno. È chiaro che poi ci avvaliamo anche degli organismi competenti per le dovute verifiche, tuttavia, se ci fosse qualche problema serio, sicuramente, il comitato lo segnalerebbe, così come ha ultimamente fatto a proposito della rottura di una pompa.

In quest’ultimo caso, per esempio, incaricai immediatamente la provincia di controllare ma  mi venne risposto che si era veramente trattato di un caso assolutamente accidentale. La segnalazione telefonica proveniva proprio da una signora del comitato, che abbiamo subito provveduto a tranquillizzare. Insomma, ritengo che anche la popolazione si senta abbastanza tutelata in questo momento.

 

PRESIDENTE. Ringrazio il dottore Apicella e il dottor Frattini per la loro cortesia e puntualità negli spunti di discussione offerti alla nostra valutazione. Ovviamente, questa di oggi è per noi solamente la prima occasione di una frequentazione più assidua che consentirà di acquisire utili valutazioni al fine di una comprensione più completa del fenomeno del ciclo integrato dei rifiuti.

Grazie e buon lavoro.


 

Incontro con l'avvocato generale presso la procura generale di Napoli, Giovandomenico Lepore, con il procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Nola, Adolfo Izzo, con il procuratore della Repubblica presso il Tribunale di S. Maria Capua Vetere, Mariano Maffei, con il procuratore aggiunto presso la procura della Repubblica di Nola, Francesco Greco e con il sostituto procuratore presso la procura della Repubblica di Nola, Federico Bisceglie.

 

PRESIDENTE.  Ringraziamo per la sua squisita disponibilità l'avvocato generale  presso la procura generale di Napoli, dottor Giovandomenico Lepore. Sono presenti anche il dottor Adolfo Izzo, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Nola, il dottor Francesco Greco, procuratore aggiunto presso la  procura della Repubblica di Nola e il dottor Federico Bisceglie, sostituto procuratore presso la  procura della Repubblica di Nola, che ringrazio.

La Commissione intende verificare lo stato di attuazione delle norme, e comprendere come queste ultime si attaglino sulla specificità dei reati, in modo da verificare  quale sia complessivamente lo stato dell'arte circa lo svolgimento di indagini atte a far luce sul ciclo dei rifiuti e su tale complessa fenomenologia. Ricordo che, qualora vi fossero indicazioni riservate, potremmo  procedere in seduta segreta.

 

ADOLFO IZZO, Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Nola.  Signor presidente, non so se sia imputabile  alla fortuna -  o anche alla sfortuna -  ma, per quanto riguarda il nostro comprensorio e i suoi valori, storici ed attuali, posso dire che non sono tutti negativi.

Vi è pur sempre, insomma, un ampio margine per essere ottimisti in merito al futuro. Sin dal 1994, quando sono stato incaricato di dirigere la procura di Nola (un ufficio nuovo, costituito nel rispetto di una missione di un decentramento - obbligata ma diligentilissima -  della presenza giudiziaria sul territorio) Nola ha affrontato il grande tema dei rifiuti.

Si può anzi dire che l'emergenza rifiuti  (perché oggi si parla di emergenza), fosse un’espressione che - stranamente o incredibilmente - già ricorrente nel 1994.

Allora, la prefettura di Napoli era diretta dal dottor Catalani e proprio in funzione di questa emergenza rifiuti (che è sotto gli occhi di tutti) venne attivata la prima discarica di Palma Campania, la quale fu in parte poi riutilizzata l'anno scorso quando (anche per merito della procura), ci si accorse dell’enorme disastro ambientale creato a Tufino, in violazione del progetto (secondo le valutazioni del pubblico ministero, che dovranno poi essere oggetto di accertamento ed esame da parte del giudice), o comunque senza uno scrupoloso rispetto di questo, per quanto riguarda la mole di rifiuti scaricati.

Questi ultimi hanno infatti apportato modifiche rilevanti alla natura del  territorio, dando origine a due vere e proprie colline di mondezza - come diciamo noi in Campania - con i problemi di inquinamento, anche del sottosuolo,  che ne sono derivati, che stiamo verificando ma che avremmo gradito fossero stati verificati da altri, data l'enorme spesa che ciò comporta!

Il collega Bisceglie, che è tra gli incaricati di curare in particolare l’aspetto investigativo (c'è una sezione a Nola creata specificamente per la tutela ambientale e del territorio), si occupa anche di questa particolare offesa al territorio rappresentata dalla presenza di rifiuti e discariche.

Da anni, si è ormai accertato che il fenomeno ha una consistenza molto estesa e pur non essendo ancora in grado definirne misure e contorni, già attraverso uno sguardo dall'alto grazie all'uso di elicotteri, è possibile cogliere la dimensione di questo problema così vasto.

Al di là di quel che sono le discariche pubbliche (come quella di Tufino, che fino al momento in cui non è stata sequestrata, ha in un certo qual modo consentito di procrastinare la cosiddetta emergenza, riaffiorata solo l'anno scorso), vi è una presenza di cave sull'intero territorio,  molte delle quali abusive, che sono state in molti casi utilizzate come discariche di materiale vario ma che per mancanza di un’adeguata protezione dall’esterno, diventa difficile difendere da situazioni di abusivismo.

Non abbiamo rilevato solo la presenza di  discariche attivate e sfruttate anche abusivamente da determinati soggetti privati - qualche volta anche pubblici -, ma anche il semplice abbandono di rifiuti, non è affatto un fenomeno facilmente contrastabile per via della presenza di situazioni sul territorio - come quella descritta - che facilitano tale stato di cose.

Ancora oggi, ci chiediamo quante di queste cave siano state abusivamente riempite di rifiuti, anche speciali, cioè non di provenienza domestica  (ne abbiano avuto riscontro in passato grazie ad accertamenti da noi condotti), che molto spesso sono estremamente pericolosi.

È attualmente in corso anche qualche procedimento (nella fase dibattimentale), nell’ambito del quale abbiamo per esempio accertato che una grossa ditta, la quale aveva l'autorizzazione per la rottamazione di rifiuti ferrosi e che produceva sostanze molto pericolose ed inquinanti, aveva, al di là del rispetto per la destinazione di tali rifiuti, attivato - forse per comodità o forse per esigenza di risparmi di spesa - una discarica di parte di tali rifiuti nelle vicinanze stesse della medesima azienda che li produceva.

Siamo quindi intervenuti, non senza incontrare anche qualche difficoltà di carattere giudiziario ma, alla fine, siamo riusciti a porre rimedio alla situazione (attraverso il sollecito, inoltrato presso la stessa ditta, ad avviare il recupero e la bonifica dell’area).

Tuttavia, il problema, anche in occasione di questa emergenza a Nola, riguarda i provvedimenti amministrativi succedutisi. Bisogna rilevare che in questo settore non tutto è chiaro, soprattutto per quanto riguarda l’interlocutore di carattere amministrativo, con il quale avremmo desiderato instaurare un rapporto più stretto, più frequente, anche al fine di conoscere, e quindi meglio indirizzare, le opere di recupero e bonifica ambientale.

Siamo stati costretti a procedere giudiziariamente mediante sequestri di aree dopo che vari soggetti amministrativi  - alcuni comuni -, in ottemperanza a provvedimenti di carattere regionale, avevano attivato aree di stoccaggio provvisorie, purtroppo poi concretatesi in vere e proprie discariche e quindi non conformi alla legge applicata (nel caso specifico, il cosiddetto decreto Ronchi, cioè il decreto presidenziale n. 22 del 1997)

Insomma, certe situazioni erano diventate veramente intollerabili. Tuttavia, desidero  sottolineare che nel contrastare il fenomeno, manteniamo sempre  quella particolare dose di sensibilità consistente nel non sollevare particolare problemi poiché ci rendiamo conto della  complessità degli stessi, tant’è vero che, anche l'anno passato, in primavera, il prefetto aveva disposto il recupero - quindi la possibilità di sfruttarla nuovamente  - della discarica pubblica di  Palma Campania e, pur nutrendo qualche perplessità al riguardo, di fronte alle garanzie rese dal prefetto stesso in merito ad un limitato utilizzo, sia in termini di tempo, sia di quantità di rifiuti trattati, come autorità giudiziaria, abbiamo ritenuto di non intervenire in un ambito che avrebbe potuto concludersi anche ad un intervento di immediato sequestro.

Inoltre, - e di ciò ci rendiamo conto - vi sono anche problemi inerenti all’ordine pubblico.   Con questo non intendo dire che tolleriamo quanto accade, ma cerchiamo di utilizzare la nostra potestà con il dovuto buon senso ed equilibrio.

Attualmente, ci domandiamo quale sia l’autorità ad avere i relativi poteri. Non  riusciamo cioè a capire quali siano i poteri a livello amministrativo. Ci troviamo infatti sempre più spesso di fronte alla realtà di dovere procedere agli accertamenti, soprattutto al monitoraggio, di tutte queste discariche.

È ovvio che, laddove sappiamo dell’esistenza di una discarica, dobbiamo intervenire per verificare se essa sia abusiva (come è nella maggior parte dei casi), chi sia il responsabile e per valutare eventuali situazioni di pericolo. Riteniamo però che tutto questo discorso, sotto l'aspetto conoscitivo generale, non competa all'autorità giudiziaria, bensì all'autorità amministrativa.

Vorremmo individuare l’autorità amministrativa competente in modo da sollecitarne l’intervento. Non intendiamo certo stimolare l’esercizio della legge da parte di altri, poiché ognuno deve avere la sensibilità di realizzare le proprie potestà, dando seguito ai propri doveri istituzionali,  tuttavia, laddove ci fosse una situazione di maggiore affiatamento tra i vari poteri, ritengo che ciò  renderebbe possibile concertare gli interventi da riservare all'autorità giudiziaria da un lato e quelli da riservare – auspicabilmente - all'autorità amministrativa dall’altro. Ciò porterebbe innanzitutto ad un primo importante punto: quello dell’accertamento dei fatti.

Devo anche aggiungere che, sempre in materia di rifiuti, vi è un procedimento in corso nel quale siamo intervenuti per bloccare la costruzione di opere pubbliche su un'area non bonificata. È evidente che il responsabile di tali progetti - mi riferisco al comune e all’area territoriale di Roccarainola, dove esisteva già una discarica abusiva - ha progettato queste opere pubbliche in materia di rifiuti senza aver provveduto né alla bonifica della zona, né agli accertamenti dovuti.

Tale episodio, mi sembra dimostri una certa confusione nell’affrontare un problema che sono costretto a gestire – come ripeto – a fronte delle forze molto modeste che, in termini di struttura dell’ufficio, di mezzi e soprattutto di personale, sono, purtroppo notoriamente, affidate a Nola. Quest’ultimo, è un ufficio che controlla un territorio molto vasto, da cui consegue la competenza molto estesa (governiamo 600 mila persone della provincia di Napoli) e ritengo che pochi tribunali abbiano un'utenza così vasta, con una situazione dimensionale come quella che abbiamo noi.

Oggi, finalmente, dopo otto anni, secondo le mie valutazioni (che certamente non si riferiscono ad un quadro ottimale della situazione ma al semplice dato comparativo dimensionale  rispetto ad altri uffici) siamo al 50 per cento delle forze di cui dovremmo in realtà disporre.

Certo è che nel corso degli ultimi due anni abbiamo realizzato risultati molto positivi, non solo perché la nostra struttura organica è stata potenziata, ma anche e soprattutto perché abbiamo creato delle sezioni specializzate, dei gruppi di lavori  - così come definiti dal Consiglio superiore della magistratura - che si interessano del territorio e della tutela ambientale.

Addirittura, siamo riusciti, nell'ambito della sezione di polizia giudiziaria, a ricevere, così come la legge prevede a titolo eccezionale, anche un piccolo aiuto da parte del Corpo forestale dello Stato, che si è rivelato però di limitata efficacia (abbiano, infatti, soltanto un ufficiale ed un agente di polizia giudiziaria). Tale presenza, però, non è stata solo simbolica poiché, per quanto riguarda per esempio il sequestro di Tufino,  quanto è stato realizzato si deve proprio all’attività del primo ispettore della forestale - molto bravo ma ormai purtroppo morto - grazie al quale - anche se un po' tardivamente – siamo riusciti a bloccare lo sfruttamento eccessivo dell'area di Tufino.

Quindi, alla luce della situazione descritta, abbiamo provato ad inoltrare una richiesta ai comuni (sempre nell'ottica di una visione più specifica di tutela delle territorio e dell’ambiente) per la costituzione di una sezione di vigili urbani che si occupasse di tale particolare materia a livello di polizia giudiziaria sull’intera area.

Questa ipotesi avrebbe enormi vantaggi, sia perché essi avrebbero l’occasione di specializzarsi ulteriormente e quindi di lavorare qualitativamente meglio (come sta accadendo per la sezione a livello dei magistrati), sia perché si avrebbe - come è comprensibile - un nucleo che, operando su tutto il territorio, non incontrerebbe tutte quelle difficoltà di carattere, per così dire, “ambientale” che ogni vigile urbano subisce nel proprio comune, per quanto riguarda la dipendenza (non dico  funzionale perché si tratterebbe sempre di organi di polizia giudiziaria).

Vi sono sindaci che infatti qualche volta dimenticano quali siano i limiti fra il proprio potere di vigilanza e di organizzazione e quello per cui possono o meno incidere sull’esercizio delle potestà dei singoli vigili.

Quindi, una struttura direttamente funzionalmente dipendente dalla procura della Repubblica, potrebbe eliminare molti problemi, per così dire, anche di carattere psicologico.

Infine, la materia è talmente vasta e complessa che difficilmente riesco a definire in modo puntuale esigenze e bisogni alla Commissione. Ciò che in particolare desidero ribadire è l'esigenza di un miglior coordinamento - di cui si avverte il bisogno - con un’autorità ben definita. Insomma,  serve più sinergia.

Soprattutto, visto anche l'onore di poterci esprimerci di fronte ad una Commissione del Parlamento, chiediamo che il Governo, nella persona del Ministro della giustizia, sollecitato dal Parlamento, possa giungere ad una forma di perequazione nella distribuzione delle nostre forze.

Credo che le difficoltà attuali siano dovute a situazioni che oggi non esistono più. Esiste infatti una legge che ha aumentato l'organico dei magistrati. Alla luce di ciò, provvedere a dare a Nola o a Torre Annunziata nuovi uffici in vista di un più giusto dimensionamento risulta  fondamentale (ma il problema esiste anche a Nocera!)

Ogni anno iscriviamo quasi ventimila procedimenti contro noti. Si tratta di un dato che, in assoluto e relativamente, supera quelli di tutte le procure non distrettuali in Italia.  Non si tratta di dati gonfiati e ho domandato al ministro di provvedere ad un’ispezione conoscitiva (magari qualcuno potrebbe non fidarsi di tali dati statistici ma siamo sempre a disposizione perché si facciano le verifiche del caso e si riferisca infine al ministro!).

 

PRESIDENTE. Non ce ne occupiamo in senso stretto ma, senza dubbio, esprimeremo questa sollecitazione con forza, pur essendo io in una situazione di conflitto di interessi rispetto alla condizione di territorialità.

 

FRANCESCO GRECO, Procuratore aggiunto presso la procura della Repubblica di Nola. Ritengo che ci sia poco da aggiungere rispetto a quanto già detto dal procuratore in ordine all'emergenza rifiuti nel territorio di nostra competenza. Del resto, l'emergenza rifiuti è una situazione talmente nota che ritengo obiettivamente inutile soffermarsi ancora su simili aspetti.  Tuttavia, per sintetizzare, diciamo subito che il territorio del circondario è stato per anni considerato sversatoio di rifiuti, favorendo il proliferare di discariche autorizzate (mi riferisco a Palma Campania, a Tufino, a Roccarainola e alla famosa discarica Pirucchi) che, secondo gli elementi a nostra disposizione, per anni sono state gestite in una situazione di perenne emergenza, la quale  come tutti sappiamo, difficilmente si combina con situazioni di legalità.

Sono stati sversati quantitativi di rifiuti molto notevoli e i provvedimenti di chiusura sono intervenuti in seguito al completamento della capacità di accogliere altri rifiuti.

Quindi, da una parte vi sono tali discariche autorizzate, mal gestite, in continua situazione di emergenza, dall'altra, vi è un proliferare assurdo di discariche abusive - di cui ha già parlato il procuratore - anche attraverso l’utilizzo di cave (ci troviamo insomma proprio all'interno delle ciclo dei rifiuti, in quanto si scava il materiale inerte, riempiendo poi il vuoto lasciato con i rifiuti!)

Abbiamo elementi – anche di carattere personale - per ritenere che a tale gestione delle discariche abusive non sia estranea la criminalità organizzata (ho fatto riferimento ad esperienze personali in quanto provengo dalla DIA di Napoli).

Sappiamo che il nostro territorio del circondario è attiguo alla provincia di Caserta, dove esisteva la gestione - ormai penso comprovata – dell’organizzazione dei Casalesi in merito al business dei rifiuti.

Come si è attrezzata la procura di Nola di fronte a questa emergenza? Ne ha già parlato il procuratore ma aggiungo subito una constatazione: a noi tocca la repressione penale e quest'ultima si basa soprattutto sulla richiamata normativa del decreto Ronchi (decreto legislativo n. 22 del 1997, in particolare l'articolo 51 e seguenti).

Il grande limite è rappresentato dalle ipotesi contravvenzionali che prevedono termini di prescrizione anche molto brevi. Quindi, in riferimento alla carenza di risorse umane e materiali, l'emergenza della procura di Nola incontra chiaramente un importante limite in questi termini prescrizionali così brevi, che molte volte non hanno consentito di agire con la dovuta celerità.

In realtà, è stato recentemente introdotto - mi pare nel 1991 - l’articolo 53-bis, il quale parla di traffico, tuttavia, non mi risulta che vi sia un traffico illecito di rifiuti che possa essere riferito a particolari requisiti estremamente specifici o difficilmente ravvisabili, né mi risulta che, allo stato (ma su questo punto il collega Bisceglie che si occupa proprio degli aspetti investigativi potrà essere più preciso), siano in corso procedimenti per tale ipotesi delittuosa.

Bisogna anche dire che in ipotesi simili, di solito c’è lo zampino della criminalità organizzata e quindi si ricade nell’articolo 416-bis, cioè nell’ambito della competenza della direzione distrettuale antimafia.

Come si è attrezzata la procura di Nola? Quest'ultima, come ricordava il procuratore, si è organizzata con l'istituzione di un gruppo di lavoro costituito da tre magistrati, che si occupa di reati ambientali (quindi anche di reati in tema di rifiuti) ma ha competenza specifica anche per i reati contro la pubblica amministrazione.

Infatti, molto spesso, soprattutto con riferimento ad ipotesi di cattiva gestione, tale commissione in tema di rifiuti, ha svolto in senso operativo i suoi compiti. Pertanto è appropriato l'abbinamento tra reati in tema ambientale e contro la pubblica amministrazione.

Vorrei cogliere l'invito del presidente, laddove parlava di attuazione della norma, affermando che tale organizzazione ha consentito lo sviluppo delle indagini. Ho con me dei dati statistici (suscettibili di ulteriore approfondimento) relativi ai fascicoli sopravvenuti nel periodo che va dal 1 gennaio 1997 al 10 luglio del 2002, proprio in tema di reati previsti dal decreto legislativo n. 22 del 1997.

Per quanto riguarda l'iscrizione dei fascicoli, più che di quelli a carico di ignoti, sarebbe opportuno e più rilevante parlare di quelli a carico di noti. In questo caso, passiamo da 20 fascicoli nel 1997, a 27 fascicoli 1998, a 34 nel 1999 - mi riferisco all’iscrizione in reato - a 64 nel 2000, a  133 nel 2001 e a 63 fascicoli sopravvenuti nel 2002.

 

ADOLFO IZZO, Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Nola.  Questo è dovuto al fatto che, nella materia in oggetto, ciò non dipende tanto dalle segnalazioni esterne.

 

FRANCESCO GRECO, Procuratore aggiunto presso la procura della Repubblica di Nola Interpreterei questo dato come uno sviluppo dell’attività investigativa, proprio in coincidenza con il potenziamento della procura, sia sotto il profilo delle risorse umane, sia sotto quello delle risorse materiali.

Penso che quanto affermato dal presidente della Commissione sia molto importante. È    vero che l’aspetto degli organici degli uffici giudiziari non è di competenza specifica della procura, però mi sembra importante rilevare che, per incidere effettivamente sul tessuto sociale in un determinato settore criminale, è necessaria una procura efficiente e quest'ultima si ottiene non solo attraverso una capacità organizzativa ma soprattutto, ed imprescindibilmente, attraverso un potenziamento di mezzi.

Inoltre, abbiamo tentato un monitoraggio e ritengo che si tratti di un'iniziativa importante. Il procuratore affermava che non risulta chiara la competenza, né non si capiva  bene chi dovesse svolgere tale monitoraggio che, in effetti, non spetterebbe alla procura.

Tuttavia noi l’abbiamo fatto perché ci è sembrata un’azione importante per cercare di tenere sotto controllo il territorio. Non solo, ma abbiamo visto che tale monitoraggio ha anche rappresentato un mezzo per coinvolgere i sindaci, la provincia e la regione. 

Pertanto, da un lato c'è sicuramente stato un impulso da parte nostra verso un’attività di controllo dei comuni e delle polizie municipali sul territorio, dall'altro (su questo possiamo fornire anche dei dati perché per ogni comune del circondario abbiamo un fascicoletto riguardante la situazione dei rifiuti) ciò ha senz'altro costituito un aspetto importante nel dare impulso alle attività di bonifica del territorio (che, per la verità, si stanno iniziando solo ora a compiere  ma purtroppo rimane ancora moltissimo da fare).

La proposta che desidero lanciare consiste nell’istituzionalizzare tale attività di monitoraggio e di controllo del territorio attraverso una struttura a livello prefettizio. Si potrebbe fare qualcosa di simile a quanto è avvenuto nella provincia di Caserta, con la costituzione di una unità di crisi formata da rappresentanti della regione, della provincia, della polizia giudiziaria e dell’autorità giudiziaria, proprio al fine di tenere sotto controllo il territorio.

Si badi bene: il monitoraggio è qualcosa di estremamente fluido! Non basta monitorare il territorio in un particolare momento, perché assistiamo continuamente a situazioni che si modificano in tempo reale, per esempio, per quanto riguarda l’abbandono dei rifiuti.  Quest'ultima, che costituisce una un violazione amministrativa, rappresenta molto spesso una fonte importante di inquinamento del territorio perché il più delle volte le discariche abusive vengono incendiate ma, come saprete, la combustione dei rifiuti comporta il rilascio nell’atmosfera di diossina e altre sostanze estremamente pericolose.

Mi sentirei quindi di avanzare a livello istituzionale - quindi a voi - questa proposta di monitoraggio costante del territorio del circondario di Nola. Se vogliamo, si può escludere la provincia di Caserta, la quale anche risulta, per così dire, particolarmente “appetita” (ricordo che mi occupavo dell'organizzazione dei Casalesi ed il prefetto istituì lì tale unità di crisi, la quale, a mio avviso, portò effettivamente ad alcuni  risultati positivi).

Forti di questa esperienza, ritengo che qualcosa di simile - fatta salva la possibilità di svolgere ulteriori approfondimenti poiché si tratta di idee che vi espongo - potrebbe essere fatto anche a Nola.

Quindi, bisognerebbe istituzionalizzare l’attività di monitoraggio, anche ricorrendo a mezzi speciali, che molte volte non siamo in grado di ottenere o utilizzare (penso, per esempio, al controllo aereo del territorio attraverso la termofotografia, che è una metodo di indagine molto costoso).

Ritengo che il problema dei rifiuti costituisca un più ampio aspetto del deterioramento ambientale della zona nolana, il quale è dovuto non solo ai rifiuti ma anche all'immissione nell'atmosfera di sostanze tossiche, alla presenza molto disordinata di insediamenti produttivi che producono tali sostanze, all'utilizzo nell'agricoltura di pesticidi (che vanno poi ad inquinare le falde), all'inquinamento elettromagnetico e via dicendo. Insomma, si tratta di situazioni che andrebbero tenute sotto controllo.

Non intendo allarmarvi, ma attualmente abbiamo un procedimento che riguarda proprio i tassi di eccessiva morbillità per malattie tumorali e di mortalità per tumori.

Nella zona nolana, abbiamo la possibilità di ottenere dati piuttosto precisi sotto questo aspetto perché esiste un “registro tumori” della popolazione istituito dall’ASL

Pertanto, non dico assolutamente che sia comprovato un nesso causale fra tutte le situazioni descritte, ma bisognerebbe assolutamente effettuare degli studi epidemiologici - anzi lo ritengo doveroso - per verificare se sia possibile individuare un nesso tra la presenza di questi rifiuti – che, se non completamente, svolgono certamente la parte del leone in questa situazione - e l'insorgenza delle descritte malattie tumorali.

 

FEDERICO BISCEGLIE, Sostituto procuratore presso la procura della Repubblica di Nola. Ringrazio innanzitutto per la possibilità che mi è concessa di esporre al più alto livello istituzionale alcune brevi considerazioni. Ho cercato di redigere una nota di sintesi anche senza conoscere in anticipo quali fossero le richieste della Commissione. Spero di essere riuscito in qualche modo a centrare l'argomento.

Sto ancora curando l'indagine relativa al sequestro della discarica Pensano due, di Tufino che per anni è stato lo sversatoio dei comuni della provincia di Napoli e di alcuni della provincia di Salerno (credo anche di qualcuno della provincia di Caserta e di Avellino).

Addivenire al sequestro, per violazione delle norme ambientali, in particolare degli articoli 51 e 59 del decreto legislativo n.152 del 1999 sulle acque, è stato relativamente semplice. I problemi veri sono invece sorti successivamente con la gestione di tale sequestro. Venivano infatti richiesti continui, costanti - giornalieri direi - provvedimenti di autorizzazione a  rimuovere i sigilli per svolgere le attività più disparate che non sempre poi venivano effettuate.

Ad oggi, dopo circa un anno e mezzo - forse anche qualcosa di più - dalla data del sequestro (il provvedimento è stato emesso il 17 gennaio del 2001) abbiamo in corso una procedura di bonifica che è appena partita (o meglio, io parlo di bonifica ma gli organi istituzionalmente preposti parlano di messa in sicurezza, giocando un po’ con i termini e dibattendo di messa in sicurezza urgente o permanente, cercando di distinguere le due ipotesi).

Nell'immediatezza del sequestro, completamente inattuato - e questo capita in tutte le indagini  - è rimasta la disciplina prevista dal decreto Ronchi secondo cui, entro termini perentori, fissati legislativamente  (48 ore dalla scoperta di un sito inquinato) è necessario procedere alle operazioni di messa in sicurezza.

In due anni di indagini dirette presso la procura di Nola, non ho mai visto un intervento che effettivamente fosse realizzato entro le 48 ore successive alla scoperta del sequestro. Ciò non si è mai realizzato!

Per quanto riguarda sempre la gestione di Tufino e per evidenziare le difficoltà nella gestione di tali procedure, basti pensare che dopo il sequestro, in ben due circostanze, si è verificato un ulteriore sversamento del percolato prodotto dai rifiuti, il quale è andato a finire nelle campagne circostanti la discarica  e nell'area adiacente ad essa a causa di atteggiamenti probabilmente colposi da parte degli impiegati addetti. Siamo così stati costretti, d'accordo con il procuratore, a nominare custodi giudiziari i vertici tecnici del commissariato straordinario per l'emergenza rifiuti, dal momento che il direttore tecnico della bacino Napoli 3, gestore di questa attività non era in alcun modo riuscito  a governare le operazioni che si stavano realizzando.

In che cosa è consistita finora l’attività di messa in sicurezza ? Essa si è sostanzialmente ridotta al prelevamento del percolato prodotto dalla discarica. Non sono un tecnico e sotto questo aspetto vi è una consulenza tecnica ancora in corso, per cui non so dire in cosa debba concretizzarsi l'attività di bonifica, ma il fatto è che, ad oggi, dopo più di un anno e mezzo, essa si è concretizzata esclusivamente sull'attività di prelievo del percolato.

Quindi, a Tufino, vi è stata una completa disapplicazione della norma di cui all'articolo 17 del decreto Ronchi ma ciò si continua a verificare costantemente in tutte le ipotesi in cui l'ufficio procede al sequestro, tant'è che molto spesso si favorisce una politica che consente il prelevamento di questi

rifiuti per dare quantomeno una parvenza di ripulitura dell'aria.

Mantenere il rifiuto nell'area costituisce un aggravio maggiore rispetto all'attesa dei tempi per attivare tutte le procedure di bonifica. Il sequestro della discarica di Tufino ha comportato che tutti i comuni del circondario del tribunale di Nola hanno adottato, su suggerimento molto spesso del commissario straordinario per l'emergenza rifiuti presso la regione Campania, provvedimenti di urgenza, così come consentito dall'articolo 13 del cosiddetto decreto Ronchi (le cosiddette ordinanze contingibili e d’urgenza), in assenza però di qualsiasi parere o precauzione volti ad eliminare le possibili conseguenze in materia ambientale. Questi siti sono nati come vere e proprie discariche e, nonostante i sequestri a cui abbiamo proceduto alla fine dell'anno 2001, ancora oggi esistono aree che non sono state sgomberate dalla regione Campania o dai comuni competenti. Mi sembra degno di nota il fatto che queste aree, che i sindaci hanno occupato con i rifiuti, molto spesso sono state prese in locazione dall'ente locale: la spesa relativa a ciascuna area (questa non è una valutazione dell'ufficio di procura, ma una valutazione discrezionale della pubblica amministrazione), ammonta a centinaia di milioni che si spendono mensilmente e, a volte, giornalmente.

Meritano di essere riferite come indagini in materia di rifiuti anche quelle nate sulla base della disapplicazione di alcune autorizzazioni amministrative rilasciate dal commissario di Governo, ancora una volta senza seguire nessuna delle procedure semplificate o articolate previste dal decreto Ronchi, ma semplicemente sulla base delle ordinanze del Presidente del Consiglio dei ministri che costituiscono, dal '94 in poi, l'emergenza rifiuti in Campania. Sappiamo che ai sensi degli articoli 27 e seguenti del cosiddetto decreto Ronchi, si può modificare il piano regolatore vigente, attraverso procedure abbastanza rigide (ad esempio, è prevista una conferenza dei servizi in maniera tale che il comune competente possa esprimere il proprio parere); sono state rilasciate autorizzazioni, che hanno consentito di collocare centri di auto rottamazione in territorio urbanisticamente destinato a zona agricola; molto spesso ciò è avvenuto con lo sversamento degli oli esausti nel sito dei Regi Lagni. Nessuna autorità ha successivamente controllato le autorizzazioni che sono nate in forma provvisoria: nel 1998, sono state rilasciate autorizzazioni per sei mesi, che sono diventate definitive anno dopo anno. 

Numerosi sono i sequestri giornalieri, di cui il procuratore aggiunto ha fornito la statistica: giornalmente, si convalidano sequestri per quantitativi più o meno rilevanti di rifiuti che si rinvengono per strada e difficilmente si riesce ripulire l'area.

Le norme vigenti, a mio giudizio, sono assolutamente inefficaci rispetto alla valenza del bene da tutelare: l'istituto del sequestro è l'unico che, in qualche modo, riesce a limitare comportamenti criminosi, in particolare quando coinvolge attività produttive, spingendo la parte a cercare di regolarizzare la propria posizione. Riguardo al processo penale, ciò provoca lo spostamento dell'interesse dell’indagato non sul processo - l'accertamento nel merito - ma sulla fase cautelare: quello che si dice che non si deve fare, si verifica in materia di rifiuti. Quando il Tribunale del riesame conferma o rigetta un provvedimento di sequestro, il processo è terminato.  L'imputato non arriverà mai alla definizione del processo mediante un rito semplificato perché,  data la eccessiva durata dei processi in Italia ed in particolare nella nostra zona, conta sul raggiungimento e sulla maturazione del termine di prescrizione che è estremamente breve, poiché si tratta di reati contravvenzionali.

La bonifica dell'area viene realizzata quando si tratta di piccoli quantitativi di rifiuti ed il privato è interessato a fare in modo che non si configuri il reato di cui all'articolo 51, comma 3,del cosiddetto decreto Ronchi, che comporterebbe la confisca. Molto spesso la semplice minaccia di configurare il reato di cui all'articolo 51, comma 3, fa sì che si proceda privatamente alla bonifica dell'area che, di solito, consiste nel prelevamento e smaltimento in maniera diversificata dei rifiuti. In nessun caso, si è realizzata una bonifica forzata dell'area, perché la norma prevede che in caso di inerzia dell’inquinatore debbano procedere gli enti locali, il comune o, se siano interessati territori di più comuni, la regione in danno: in nessun caso si è avuta un'esecuzione in danno.

Ho avanzato una proposta, de iure condendo: penso che nella fattispecie risulti di difficile applicazione l'articolo n. 328 del codice penale (riguardante l'omissione di atti d'ufficio) che dovrebbe indurre, con una funzione generale e preventiva, il funzionario pubblico a promuovere queste procedure. Esso si può applicare solo quando l'omissione di atti d'ufficio si verifica in materia di igiene e sanità ma in caso si tratti di rifiuti quasi mai si può mettere in pratica perché spesso lo sversamento abusivo si verifica in una zona distante da quella in cui risiede la popolazione (e, dunque, non si tratta più di un problema di igiene e sanità). In questo senso, credo che potrebbe essere utile l'inserimento nell'articolo n. 328 del codice penale della parola “ambiente”, che consentirebbe almeno di minacciare l'apertura di un procedimento penale, che costituisce la molla che fa scattare l'operatività della pubblica amministrazione.

Altra carenza normativa riguarda i grandi disastri ambientali, per i quali certamente si comprende l'insufficienza della tutela prestata nei reati contravvenzionali; in tali casi, l'unica norma applicabile è quella contenuta nell'articolo n. 434 del vecchio codice penale, che punisce il verificarsi un crollo o di qualsiasi altro pericolo. Ho rinvenuto un'unica sentenza della Cassazione, del 1959, che indica che questa è una norma di chiusura; non ho trovato nessun precedente quale applicazione della norma nella specifica materia ambientale. Credo che potrebbe avere un certo significato l'inserimento dell'aspetto più specificamente ambientale. Con i fatti di Seveso e quelli di Portomarghera non si è addivenuti all'accertamento di una responsabilità penale.

Un istituto che effettivamente sembra efficace nella tutela di questo interesse giuridico è la previsione della confisca del mezzo di trasporto, nel caso di trasporto illecito di rifiuti; il mezzo di trasporto è, però, quasi sempre intestato ad un soggetto diverso dal trasportatore, normalmente ad una società. La norma diventa facilmente eludibile in quanto il trasportatore si assume la responsabilità per il trasporto illecito; ai sensi dell'articolo 240, comma 3, del codice penale il mezzo deve essere dissequestrato e non è più confiscabile perché appartenente ad un terzo. Credo che trovare il meccanismo da applicare per la confisca del mezzo di trasporto costituisca un grande aiuto nell'attenuazione del fenomeno.

 

PRESIDENTE. Dottor Greco, voleva intervenire al riguardo?

 

FRANCESCO GRECO, Procuratore aggiunto presso la Procura della Repubblica di Nola.  Al fine di risolvere questo problema si potrebbe applicare per il sequestro del mezzo appartenente a persone estranee la disciplina che si è utilizzata in tema di reati doganali e di contrabbando che dava la possibilità di sequestrare, esistendo particolari presupposti, anche il mezzo appartenente a terzi.

 

GIOVANDOMENICO LEPORE, Avvocato generale presso la procura generale di Napoli. Sono sempre del parere che in materia di confisca di auto o di motoscafi, se si viene sorpresi a trasportare cose illecite, la confisca deve avvenire: non ci interessano i rapporti tra chi deteneva il mezzo e gli altri; è necessario confiscare ed immediatamente distruggere il mezzo. Se cominciamo a chiedere chi è proprietario, troveremo le solite opposizioni. Il mezzo che sta trasportando le sigarette oppure gli stupefacenti, deve essere sequestrato, distrutto oppure destinato ad un uso lecito: i rapporti tra intestatari e proprietari non ci interessano.

 

PRESIDENTE. Dottor Bisceglie, aggiunga al dono della sua capacità di analisi anche quello della sintesi.

 

FEDERICO BISCEGLIE, Procuratore presso la procura della Repubblica di Nola. Sì, ho terminato. Un capitolo a parte è quello delle ordinanze con le quali è stato creato lo stato di emergenza. A questo proposito, vorrei semplicemente richiamare la sentenza della Corte costituzionale n. 362 del 1996, che ha chiaramente indicato al Governo che non è possibile reiterare indefinite volte un decreto legge non convertito. Mi domando se con le ordinanze che creano lo stato di emergenza dei rifiuti in Campania non si sia verificato qualcosa di peggiore, con l'unica differenza che mentre il decreto legge è un atto normativo previsto a livello costituzionale promanante da un organo collegiale quale il Consiglio dei ministri, queste ordinanze sono atti amministrativi (qualcuno le configura come atti primari) promananti da un singolo ministro o dal Presidente del Consiglio e comunque non garantite costituzionalmente; o l'atto è normativo primario e si deve trovare il modo di per denunciarlo davanti alla Corte costituzionale, con esiti abbastanza scontati, oppure è un atto amministrativo e quindi non ha nessun effetto di deroga, come invece si vuole far credere, rispetto alla normativa vigente  (il cosiddetto decreto Ronchi); a questo punto esso diventerebbe inutile perché l'autorità giudiziaria ordinaria, civile e penale, non può fare altro che disapplicarlo.

L'ultima notazione riguarda gli impianti che sono in costruzione nella zona del circondario di Nola. Credo che in questo campo si corra il rischio che l'autorità giudiziaria penale non possa intervenire per mancanza di fattispecie incriminatrice: essa dovrà sequestrare l'impianto il giorno successivo alla data in cui entra in funzione perché, probabilmente, nasce con una tecnica già superata e provoca un inquinamento superiore (quello di Acerra ed il CdR di Tufino).

 

GENNARO CORONELLA.  Ci può spiegare meglio questo dato?

 

FEDERICO BISCEGLIE, Procuratore presso la procura della Repubblica di Nola.  Non rivelo un segreto istruttorio se dico che pare che le valutazioni di impatto ambientale per l’impianto …

 

PRESIDENTE.  Ritiene opportuno segretare quanto sta per dire?

 

FEDERICO BISCEGLIE, Procuratore presso la procura della Repubblica di Nola.  No, perché i sindaci  hanno denunciato (Commenti del deputato Vianello) - e c'è qualche elemento per ritenere che il fatto sia fondato - che la valutazione di impatto ambientale riguardante il CdR di Tufino sia stata effettuata su un'area di circa 10.000 metri quadrati in zona X; successivamente, l'impianto è stato realizzato su una diversa area, ancora una volta adiacente alla discarica, per una superficie complessiva di circa 100 mila metri quadrati; si tratterà dunque di studiare se la valutazione di impatto ambientale è un elemento essenziale del passaggio e se questo provoca una violazione di carattere amministrativo o penale, sempre che il fatto corrisponda al vero.

 

ADOLFO IZZO, Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Nola. La preoccupazione è quella di compiere un'adeguata riflessione tecnica, riguardo la quale non potremo certamente entrare nel merito; i magistrati di Nola stanno assumendo una veste più simile a quella dei cittadini, perché non possiamo sindacare l'aspetto tecnico. Certamente, abbiamo qualche perplessità perché in alcuni comuni si è avviata molto positivamente la raccolta differenziata, fatto che potrebbe essere risolutivo di molti problemi.

 

GENNARO CORONELLA. L’unica soluzione.

 

ADOLFO IZZO, Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Nola. Parlo da cittadino ma penso che essa potrebbe costituire l'unica soluzione; comunque la distruzione potrebbe creare problemi simili a quelli che abbiamo in materia di acque reflue. I depuratori funzionano in base al presupposto che le sostanze che affidiamo al depuratore siano quelle stabilite dal progetto; se lo ingolfiamo con un quantitativo di sostanze superiore a quello previsto, non avremo mai acque pulite. Spero che questo fenomeno non si verifichi con la distruzione, perché se non si realizza la raccolta differenziata credo che sarà difficile distinguere un baratto di pomodori dal barattolo di vernice o di altre sostanze tossiche.

 

PRESIDENTE. Ringrazio e saluto il dottor Maffei, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Santa Maria Capua Vetere. Prima di ascoltare il dottor Maffei do la parola ai colleghi che intendono formulare osservazioni e porre domande ai magistrati presenti, .

 

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE DEMASI

 

GENNARO CORONELLA. Vorrei anzitutto rivolgere i miei complimenti all'organizzazione creata dalla procura. È stato fatto riferimento una mancanza di monitoraggio e di controllo: domando, in particolare al dottor Greco, se avete avuto rapporti con la provincia, che è l'ente preposto a seguire questo tipo di monitoraggio nel territorio sotto l'aspetto ambientale.

 

FRANCESCO GRECO, Procuratore aggiunto presso la Repubblica di Nola. Sì, abbiamo avuto rapporti con la provincia. Nel momento in cui ho chiesto informazioni ai sindaci, attraverso l'organo di polizia municipale, ho sempre inviato anche alla provincia, per conoscenza, le mie richieste di informazioni in ordine alla presenza di discariche abusive o autorizzate o di rifiuti abbandonati. Infatti, l'attività di monitoraggio che stiamo conducendo ad un livello molto artigianale, poiché non abbiamo molte mezzi, ha comportato il coinvolgimento anche di altri organi. Penso che la circolazione dei notizie sia importante: infatti, molte volte si è arrivati alla bonifica - forse in tempi più lunghi di quelli a cui alludeva il collega Bisceglie - ma proprio attraverso questo scambio di informazioni. Questa è la ragione per cui affermavo che, forse, questa attività di monitoraggio, ripeto, condotta a livello artigianale, dovrebbe essere istituzionalizzata sempre attraverso un organismo molto agile e non burocratizzato: un’unità di crisi.  L'onorevole eletto in provincia di Caserta sa perfettamente che quella struttura ha funzionato e, se ricordo bene, ha dato buoni risultati per quanto riguarda la bonifica del territorio e quindi la qualità di vita dei cittadini.

 

MICHELE VIANELLO.  Vorrei ringraziare i nostri ospiti e chiedere loro se possiamo acquisire la nota contenente interessanti osservazioni sulla perseguibilità dei reati in materia ambientale.

Se ho ben compreso, alcuni sindaci sostengono che un impianto di produzione di combustibile da rifiuti in località Tufino, è stato progettato e realizzato in difformità dalle norme di valutazione di impatto ambientale.

 

FEDERICO BISCEGLIE, Procuratore presso la procura della Repubblica di Nola.  Si, in seguito alla denuncia, sono in corso accertamenti particolarmente complessi perché è necessario procedere…

 

MICHELE VIANELLO. Rivolgo una domanda su una materia di difficile interpretazione delle norme: quell’impianto di CdR è uno degli impianti per i quali è prevista una valutazione di impatto ambientale, nel senso indicato dal cosiddetto decreto Ronchi, oppure no?

 

FEDERICO BISCEGLIE, Procuratore presso la procura della Repubblica di Nola.  Questo problema è in fase di studio e, dunque, in questo momento non so fornire una risposta certa. Dopo aver stabilito se esso è oggetto di valutazione di impatto ambientale, è necessario chiarire se il passaggio del procedimento di approvazione è fondamentale oppure è di tipo secondario; si tratta di un fatto di interpretazione.

 

MICHELE VIANELLO. E’ chiarissimo, la ringrazio.

 

MARCO LION. Vorrei spostare l'attenzione, in tema di indagini ed approfondimenti a cui faceva riferimento il collega Vianello, su un episodio che mi è stato comunicato: la produzione e la qualità del CdR, che dovrà essere bruciato nei famosi termovalorizzatori, quando essi verranno costruiti. I Verdi della Campania mi hanno fornito informazioni, secondo le quali alcune analisi effettuate riguardo questo CdR, in particolare quello prodotto dall'impianto di Caivano, denunciano una allarmante presenza di materiale organico e di un alto tasso di umidità, ma in particolare una preoccupante percentuale di metalli pesanti.

 

FEDERICO BISCEGLIE, Procuratore presso la procura della Repubblica di Nola. Onorevole, mi scusi se la interrompo, Caivano rientra nel circondario di Napoli…

 

MARCO LION.  Si, si tratta di un esempio. Non so come siano organizzati gli impianti di CdR, se presentino differenze oppure siano stati costruiti in modo identico; se da Caivano, però, si ottengono questi risultati, penso che anche per altri impianti in costruzione, come Tufino, o in funzione, possano presentarsi gli stessi problemi che, naturalmente, si ripercuotono sulle emissioni e sul materiale di risulta che i futuri termovalorizzatori o inceneritori produrranno; ho voluto semplicemente comunicare un’informazione e non rivolgere una domanda.

 

PRESIDENTE. Ringrazio il collega Lion.

Chiedo al dottor Maffei, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Santa Maria Capua Vetere e all'avvocato generale presso la procura generale di Napoli, dottor Lepore, di esporre le loro considerazioni.

              Do la parola al dottor Maffei.

 

MARIANO MAFFEI, Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Santa Maria Capua Vetere.  La situazione della provincia di Caserta è nota ai presenti, così come era nota ai componenti della Commissione parlamentare della scorsa legislatura, presieduta dall'onorevole Scalia. Circa quattro anni fa relazionai ampiamente all'onorevole Scalia, il quale volle visitare il territorio e si recò sul posto, accorgendosi del disastro ambientale che aveva colpito la provincia di Caserta, dove si trovano cave, discariche e costruzioni abusive. Sono presenti l'onorevole Coronella ed il senatore Pascarella, che sono consapevoli di una situazione che non si è riusciti ad arginare: un numero enorme di discariche abusive, non soltanto per i rifiuti urbani ma anche per quelli tossico nocivi.  La gravità del fatto è accentuata dalla circostanza che non si tratta di rifiuti locali e neppure regionali: per anni si sono trasportati rifiuti industriali dal nord in vaste proprietà di terreno nella zona dell’aversano e nel litorale domizio: il terreno non veniva coltivato ma adibito a discarica con danni notevoli, perché il suolo ha assorbito questi materiali (cadmio, arsenico), che ora si cercherà di bonificare. Di fronte a ciò, ho sempre sostenuto, ma sono stato mai ascoltato, che chi tiene le redini di tutto ciò (si tratta di decine di migliaia di tonnellate di rifiuti che la provincia di Caserta ha ricevuto dal nord) ….

 

MICHELE VIANELLO. Mi scusi, ma vorrei interromperla: in tutte le audizioni ci viene riferito di discariche abusive abbandonate, spesso contenenti rifiuti tossici e nocivi.  In relazione alle indicazioni del cosiddetto decreto Ronchi ed al principio "chi inquina paga", il proprietario del terreno è individuato e gli vengono addebitati i costi della bonifica?  Vorrei comprendere bene questo punto.

 

MARIANO MAFFEI, Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Santa Maria Capua Vetere . Non possiamo far altro che sequestrare: i sequestri sono migliaia. Esercito la funzione di pubblico ministero da circa 13 anni; per sei anni e mezzo sono stato procuratore presso la procura circondariale e da circa sette anni svolgo la mia attività presso il tribunale: già allora iniziammo una serie di procedimenti.

              Questo fenomeno ha assunto dimensioni sempre più vaste a causa innanzitutto dell'assoluta carenza normativa, come ha già esplicitato il collega. Attualmente, operiamo in relazione ai reati di tipo contravvenzionale. Un progetto di legge veramente ben articolato, che prevedeva proprio il delitto di danno ambientale, è stato elaborato nella scorsa legislatura dal collega Lubrano Di Ricco, che ora non è più parlamentare, ma non è stato approvato. Mi sono sempre battuto per un’azione repressiva unitaria.  Chi tiene le redini di questo traffico enorme, che assume vaste dimensioni è certamente la camorra; si è parlato dei Casalesi, ma esistono varie organizzazioni criminali. Da anni (era ancora vivo il collega Palmeri) è stata sottolineata la necessità di esaminare insieme la situazione per operare in modo incisivo, sia pure con l’applicazione di alcuni magistrati di santa Maria presso la DDA: questo, invece, non si è mai ottenuto. Mi rendo conto che i colleghi della DDA sono oberati di lavoro, ma alcuni processi sono di loro competenza; le attività sono collegate, però non si è riusciti a verificare il rapporto tra i nostri processi e quelli di loro competenza. Ora, dopo pazienti indagini, è giunto al termine un rilevante procedimento, che interessa 97 imputati, principalmente imprenditori del nord, identificati per il trasporto dei rifiuti. In questi giorni è stato notificato l'avviso ex articolo 415 bis, alla chiusura delle indagini. Manderò questo documento al collega Di Persia per capire se, sottoponendolo ai colleghi della DDA di Napoli, trova qualche collegamento. I reati contestati sono quelli indicati dall'articolo 416 del codice penale, la semplice associazione per delinquere e non anche quella di tipo mafioso. Abbiamo cercato di contestare, per quanto possa valere, anche reati ex articolo 434 del codice penale, perché si verificherebbe il disastro ambientale, ed ex articolo 439 del codice penale, perché in alcune zone lo smaltimento ed il riciclaggio di rifiuti ha comportato un danno alle falde acquifere sotterranee; abbiamo denunciato danni e, devo dire la verità, abbiamo trovato grande sensibilità da parte delle autorità governative, tanto che a Caserta si è istituita una sezione del NOE, unico caso in una città d'Italia che non è capoluogo di regione. In questo processo, il NOE ha cercato di cogliere un collegamento che andrebbe al di là della semplice associazione per delinquere: secondo la loro opinione, in materia di rifiuti esisterebbe una organizzazione criminale detta “Grande famiglia” (loro la qualificano questo modo).

              Questo è un altro motivo di approfondimento da parte di chi è preposto a combattere la criminalità organizzata, cioè la DDA. È stato un lavoro molto duro, ma io sono un po' scettico (per inciso dico che se vogliono Apolloni, glielo diamo volentieri) perché prima della conclusione dell'indagine è stata chiesta una misura cautelare nei confronti degli organizzatori, quelli più colpiti da gravi indizi, che il GIP del tribunale non ha concesso; se avessimo contestato, non noi ma la DDA di Napoli, l'articolo 416 bis del codice penale, forse avremmo potuto ottenere qualcosa.  Sul piano giuridico in tema di reati ambientali, la contestazione dell'articolo 434 del codice penale è una forzatura, perché esso prevede il crollo (ho approfondito gli studi nei commentari); noi lo abbiamo contestato perché non possiamo essere insensibili al danno. Con Lubrano, che era parlamentare ed  è consigliere di Cassazione, parlammo di una rivisitazione di determinati reati, che fortunatamente secondo il nostro codice sono reati di pericolo e, dunque, è più facile colpirli. Per quanto riguarda l’azione repressiva, bisognava auspicare l'intervento degli enti locali, come prevede la legge, ma sindaci, comunità montane e regione hanno dimostrato una certa inerzia, anche se è vero che non hanno i mezzi sufficienti, poiché oltre il sequestro non è possibile andare.  Dovrebbero intervenire per reprimere le attività con provvedimenti di carattere amministrativo e al sequestro dovrebbe seguire un intervento della pubblica amministrazione attraverso le bonifiche: in alcuni casi esse sono state realizzate, ma - l'onorevole Coronella lo sa – anche nel caso di discariche legittime (gestite dal commissario di Governo per i rifiuti) si sono verificati problemi di inquinamento e si è prodotto un danno ambientale. Infatti, ho sequestrato nell’aprile scorso, quella sita in località Bortolotto perché addirittura si procedeva in maniera del tutto illegale, senza la minima osservanza delle norme di igiene e di tutela del lavoro: gli operai lavoravano privi della mascherina. Prima di assumere questo provvedimento, mi recai sul posto: i carabinieri del NOE mi diedero una mascherina. Abbiamo nominato, in seguito, consulenti, professori universitari, persone altamente qualificate e la discarica è stata chiusa.  L'autorità regionale preposta è intervenuta in questo modo per una bonifica che adesso, credo, sia in atto: quel sito si era trasformato in uno sversatoio di tutta la Campania, perché superava i limiti di ricezione dei rifiuti. Questa è la situazione: per rendersene pienamente conto è sufficiente leggere gli atti delle sedute della precedente Commissione che si è occupata della zona di Caserta ed il lungo capitolo della relazione a ciò dedicato .

 

PRESIDENTE Dottore, la ringrazio. Prima di dare la parola ai colleghi vorrei chiedere al dottor Lepore se ha intenzione di aggiungere alcune considerazioni.

 

GIOVANDOMENICO LEPORE.  Avvocato generale presso la procura generale di Napoli.  La procura generale coordina, quando c'è la possibilità, le indagini dei vari uffici di procura, che lavorano in prima linea, mentre noi deteniamo un generico potere di vigilanza .

Avanzo una notazione di carattere personale: ritengo sbagliatissimo risolvere tutto attraverso il diritto penale, come accade soprattutto Italia, dove tutto si può , perché il perseguimento penale crea soltanto confusione. Molte volte si dovrebbero toccare le tasche degli italiani per poter conseguire qualche risultato, con attività di tipo amministrativo e civile, efficace soprattutto per i piccoli reati. Noi dovremmo intervenire soltanto in presenza di attività illecite di una certa rilevanza, non per le singole contravvenzioni. Sul territorio possiamo contare sulla polizia giudiziaria, sulla Guardia di finanza e sui carabinieri: quando è necessario personale specializzato, si chiede, come in questo caso, personale ai comuni o ad altri enti. Il problema si sposta sul piano economico: giustamente, il sindaco può designare il vigile urbano, ma non può pagare il suo stipendio; dunque, automaticamente i vari enti oppongono un rifiuto quando, nel 90 per cento dei casi, si richiede l'applicazione di personale specializzato per poter completare le aliquote di polizia giudiziaria a disposizione delle procure. Questo riguarda soprattutto i vigili urbani specializzati; in genere, in Italia quello che dovrebbe essere temporaneo diventa definitivo, per cui se un vigile urbano viene impiegato in una singola operazione, rimane sempre alle dipendenze di quella procura.

Dalle varie relazioni esposte si comprende quello che sul territorio si cerca di realizzare, nei limiti del possibile e con l'aiuto della volontà delle forze a nostra disposizione.

 

GENNARO CORONELLA. Vorrei chiedere al dottor Maffei se in seguito al sequestro della discarica Bortolotto sono state individuate responsabilità.

 

MARIANO MAFFEI, Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Santa Maria Capua Vetere.  Le indagini sono ancora in corso, ma il processo è nato proprio per questo, non è stato solo provocato dall'allarme sociale. Sono dovuto intervenire anche per ragioni di ordine pubblico…

 

GENNARO CORONELLA Di chi è la colpa?

 

MARIANO MAFFEI, Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Santa Maria Capua Vetere. C'era una sommossa popolare e, durante l'intervento delle forze dell'ordine, ci furono anche dei feriti; onorevole, mi può dare atto che in quell'occasione calmai una sommossa popolare.

 

GENNARO CORONELLA. I poliziotti ci misero le mani addosso; abbiamo dato solo l'ordine di far aprire la discarica ed abbiamo dovuto chiamare i carabiniere del NOE ed il procuratore.

 

MARIANO MAFFEI, Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Santa Maria Capua Vetere.  Così si calmarono, feci un discorso...

 

GENNARO CORONELLA. C'era una discarica esaurita: se andate e la aprite con lo scavatore, sarà  come aprire una tomba.

 

MARIANO MAFFEI, Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Santa Maria Capua Vetere.  Questa è una discarica legittima, sia ben chiaro, gestita dal commissario.

 

GENNARO CORONELLA.  Sì, ma non c'entra. La notte viene il subcommissario a costringere il presidente del consorzio…

 

PRESIDENTE. Ringrazio il collega Coronella e do la parola al dottor Bisceglie.

 

FEDERICO BISCEGLIE.  Vorrei solo aggiungere che il principio richiamato dell'onorevole del "chi inquina paga", nella nostra zona è totalmente disapplicato perché il comune non ha mai la possibilità di adottare in danno il provvedimento di bonifica: manca qualsiasi disponibilità finanziaria al riguardo. Inoltre, non esiste qualificazione e formazione dei dirigenti e funzionari comunali che devono adottare le ordinanze in materia: molto spesso le ordinanze notificate alle parti si risolvono in un annullamento da parte del giudice amministrativo. A ciò, dobbiamo aggiungere la mancanza di mezzi da parte della polizia giudiziaria: se è necessario accertare l'inquinamento del suolo devo estrarre una carota, mentre l’ARPAC della Campania non è dotata di un carotatore, quindi bisogna nominare un CTU, il quale provvederà a sua volta a chiamare una ditta privata, a cui bisogna liquidare le spese del procedimento, senza nemmeno poter discutere la richiesta che viene avanzata (essendo spese che riguardano il procedimento, la fattura deve essere semplicemente liquidata).

 

PRESIDENTE. Ancora una volta ringrazio i nostri ospiti ed i colleghi che sono intervenuti.

 

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE PAOLO RUSSO

 

Incontro con il prefetto  e il questore di Avellino.

 

PRESIDENTE. Ringrazio il dottor Meoli, prefetto di Avellino e il dottor Papa, questore di Avellino. La Commissione intende acquisire dati ed elementi informativi presso le regioni in stato di emergenza per quanto riguarda lo smaltimento dei rifiuti incontrando i commissari straordinari, le autorità locali competenti, gli esponenti della magistratura, delle forze dell'ordine, delle associazioni ambientaliste e di categoria.

Nel quadro di tale attività, un utile contributo ai lavori della Commissione potrebbe proprio essere fornito dalla conoscenza degli aspetti connessi alla situazione del territorio, all'impiantistica presente e alla gestione dell'ordine pubblico, con particolare riferimento alle questioni di maggiore criticità relative alla gestione del ciclo dei rifiuti. Ringrazio dunque il prefetto ed il questore di Avellino ai quali do la parola.

 

CLAUDIO MEOLI, Prefetto di Avellino. Per quanto riguarda la provincia di Avellino, possiamo affermare che da noi il trattamento del ciclo dei rifiuti ha avuto una sua soluzione definitiva, in quanto è siamo stati la prima provincia della Campania ad entrare nel sistema basato sugli impianti  di CdR.

Tale soluzione ha incontrato notevoli difficoltà (al tempo non ero io il prefetto), soprattutto con riferimento all'individuazione della discarica prima che venisse posto in essere l’impianto dei  CdR.

Per quanto riguarda gli anni più recenti, durante i quali sono stato alla provincia di Avellino,  l'impianto dei CdR l’abbiamo realizzato l'anno scorso. Nella settembre del 2001 è entrato definitivamente in funzione e, individuato nell'area industriale del comune di Avellino, serve ora tutta la provincia.

Tutti i rifiuti vengono conferiti a tale struttura, anche se poi, per alleggerire il carico, essi passano attraverso l'impianto di compostaggio di Flumeri, dove è presente un impianto di trasferenza in cui tale materiale viene, per così dire, prelavorato per poi essere portato al CdR di Avellino, da dove, in seguito  ad un processo di selezione, escono fuori le balle di CdR che arrivano poi, da ultimo, allo stazione di compostaggio per divenire compost.

Tutto funziona abbastanza bene. semmai, vi è qualche protesta da parte della popolazione delle aree limitrofe, la quale solleva spesso questioni inerenti agli odori, alle esalazioni (che tuttavia, nella maggior parte dei casi, poi scompaiono poiché dipendono dalla temperatura o dal particolare materiale lavorato in un certo periodo).

In connessione con l'entrata in vigore del CdR, si è anche assistito alla fine della utilizzazione della discarica di Ariano Irpino, l'unica discarica in provincia di Avellino, la quale  aveva assorbito una quantità enorme di  materiale in sopraelevazione (grazie anche ai provvedimenti straordinari all’uopo predisposti). La discarica di Ariano Irpino aveva quindi cessato ogni attività e si doveva procedere alla sua graduale bonifica.

Per tornare ad oggi, mentre la provincia di Avellino aveva quindi sistemato il suo sistema di gestione, Napoli e Salerno avevano ancora grandi problemi al riguardo. 

Per quanto riguarda Caserta e Benevento, invece, anch’essi si sono avviati verso una definitiva entrata in funzione dei rispettivi impianti di CdR.

Allora, fu chiesto sia a me (ho svolto un po' il ruolo del mediatore in merito alla disponibilità manifestata in tal senso) sia al sindaco di Ariano, di concedere  tale disponibilità per il volume ancora residuo, sempre in condizione di sopraelevazione ma che era stato a suo tempo già acconsentito, mettendo a disposizione della regione tale volumetria residua al fine di risolvere i problemi ancora gravi che riguardavano la provincia di Napoli e di Salerno. Dopo diversi contatti e momenti di consultazione, con il consenso del comune di Ariano, siamo pervenuti alla decisione di utilizzare tale volumetria residua per le esigenze della regione.

Nell'inverno scorso, quindi, cominciarono a conferire, seppur con una certa gradualità, i rifiuti da Napoli e da Salerno. Ad un certo punto di questa fase, furono svolti degli accertamenti dall'ASL competente (forse perché fu portato più materiale del previsto), la quale denunciò  numerosi momenti di criticità raggiunti nella discarica. Allora, il sindaco decise di chiudere quest’ultima e richiese un accertamento puntuale in merito alla denuncia presentata dall'ALS competente.

Furono nominate varie commissioni ad hoc competenti (ARPAC e via dicendo), anche dalla regione, le quali verificarono che tale criticità nel sistema della discarica non esisteva e quindi si poteva continuare a conferire, con gradualità e limitatezza, un determinato tonnellaggio quotidiano di materiale.

Oggi, sia il prefetto, sia soprattutto il commissario straordinario ed il comune, ricevono quotidianamente, notizia di quanto materiale viene conferito giornalmente e tutto continua a svolgersi perfettamente in regola.

Ciò che il comune ha chiesto, affinché fosse consentita la riapertura (questa dovrebbe essere l'ultima di tali richieste e trattarsi di un'apertura definitiva), è che ci fosse un dies ad quem già predeterminato (quest'ultimo essendo condizionato dall'entrata in funzione delle strutture esistenti, in costruzione, a Napoli e a Salerno). In merito alla data, ci venne detto da Facchi che tale impianto doveva entrare in funzione a settembre.

Quindi, l'ultimo provvedimento  commissariale di Facchi, a nome di Bassolino, per questa apertura, con il suddetto limite di conferimento quotidiano, è del 31 Agosto. Ritengo che a settembre si dovrebbe quindi cessare ogni attività e cominciare la bonifica.

Ai fini poi di quest'ultima, voglio ricordare che nella tariffa che viene pagata per il conferimento dei rifiuti, ve ne è una parte destinata per la bonifica al comune, mentre un'altra alla società che la gestisce. Pertanto, da questa disponibilità, il comune trae in qualche modo un vantaggio economico e questo intendo sottolinearlo.

Insomma, il comune ha anche un certo qual interesse economico. Infatti, per dare la sua disponibilità, non solo ha ricevuto un finanziamento ad hoc per far una strada (anzi, mi pare che sia stato anche già approvato il relativo progetto), ma ricava da tutto ciò anche i fondi per compiere, per così dire, la bonifica post mortem.

Per quanto riguarda Avellino - lo dico con un certo compiacimento, in qualità di  prefetto che ha seguito la costruzione del CdR in modo puntuale - sono andato  a verificare ogni mese che i tempi di costruzione fossero sempre rispettati. Mi sono insomma personalmente assicurato in tal senso e infatti l’impianto è entrato in funzione, così com'era previsto, da maggio in forma sperimentale e, a settembre dell'anno scorso, in forma definitiva e ordinaria. Quindi, il sistema funziona benissimo. Ho visto anche che le ecoballe, cioè il prodotto del procedimento, si stanno accumulando. Se tuttavia non si costruisce il termovalorizzatore, il sistema non funzionerà più, perché anche se stiamo producendo spazzatura, per così dire, pulita insieme al compost (che poi è destinato alla concimazione), tuttavia, senza il termovalorizzatore il sistema si blocca.

Per questo, in qualità di prefetto di una provincia della Campania, sottolineo l’esigenza che al più presto si definisca la localizzazione di quest’ultimo e soprattutto si dia avvio alla costruzione di tali impianti. Sul dove sistemarli, ci penserà poi la FIBE, cioè la società gestore, ma non possiamo dimenticare che ogni giorno produciamo tonnellate di spazzatura.

Per quanto riguarda invece l'altra parte della vostra indagine, devo rispondere che la provincia di Avellino non risulta, allo stato, interessata da forme di infiltrazione della criminalità organizzata nella gestione dei rifiuti, perlomeno nell'arco di tempo che è stato qui sottoposto alla nostra attenzione, cioè dal 1 gennaio del 2001 al 30 giugno del 2002, né ci sono stati episodi che hanno segnalato uno stato di cose in tal senso (a meno che ciò non venga fuori successivamente).

Devo tuttavia sottolineare che è costante l'attenzione da parte delle forze dell'ordine nel controllare tutte le discariche, anche quelle al di fuori di questo sistema regionale. Per esempio, sono stati trovati - mi pare circa dieci anni fa -  dei rifiuti tossici che tuttavia vennero immediatamente contrastati ed eliminati.

Per quanto riguarda l'analisi degli impianti, abbiamo una discarica  di prima categoria, cioè quella di Ariano Irpino che sta funzionando per la regione. Vi è poi un impianto di CdR ad Avellino - Pianodardine - che produce sia CdR, sia FOS, cioè la frazione organica stabilizzata.

Vi è poi un impianto di trasferenza, oltreché di trasformazione e compattazione, che è quello di Flumeri. Ancora, vi è un nuovo impianto di compostaggio, da poco inaugurato, a Teora, che raccoglie l’umido che a sua volta diventa un compost fertilizzante per l'agricoltura. Tale impianto è stato realizzato dal consorzio Avellino 2. Vi è ancora un impianto per materiali inerti, in un'isola ecologica, a Sant'Angelo dei Lombardi e un impianto di selezione e valorizzazione del materiale secco, a Montella. Infine, sono progettate 28 isole ecologiche dove verranno depositati i rifiuti ingombranti (frigoriferi, cucine e via dicendo), di cui 12 sono già in funzione. Questo descritto è il quadro complessivo.

 

VINCENZO DEMASI. Prevedete di poter assorbire le necessità della vostra provincia? Quali sono le vostre proiezioni?

 

CLAUDIO MEOLI, Prefetto di Avellino.  Nel considerare le proiezioni, a dieci anni o a cinque anni, bisogna sempre prestare attenzione al problema della destinazione del CdR che viene prodotto (altrimenti poi, dove lo mettiamo?)

 

CARMELO MORRA.  Conosco la zona e temo che la si stia sovraccaricando (speriamo, peraltro, che si tratti solo di rifiuti solidi!). Qui si parla di una superficie di circa 16 mila metri quadrati e la prima vasca ha raggiunto un'altezza di 23 metri, molto al di sopra della capacità data stimata al momento del progetto.

Tra l'altro, nel 1998, la prima vasca era già completata, poi si passò alla seconda. Si stanno ora compiendo opere di bonifica, ma che sono anch’esse finalizzate a recepire altro materiale.

Ritengo che la zona si stia trasformando in una megadiscarica di tutta la regione Campania e che, in generale, si stia esagerando nell'utilizzo. Peraltro, non so di chi sia la competenza, ma non vi è un vero controllo sui rifiuti che vengono sversati. Qualcuno ipotizza addirittura che in quella discarica vengano sversati anche i fanghi di Solofra.

 

CLAUDIO MEOLI, Prefetto di Avellino.  Sono solo voci che corrono.

 

CARMELO MORRA. Saranno solo voci, ma vorrei sapere chi controlla tutto ciò.  Per esempio, per quanto riguarda la società che gestisce - e che poi fa parte del consorzio -  noto una mancanza assoluta di controlli su ciò che viene sversato.

 

CLAUDIO MEOLI, Prefetto di Avellino.  Lo fa l'ARPA quotidianamente.

 

CARMELO MORRA. No, l'ARPA non controlla il traffico. Anche per quanto riguarda l'ultimo provvedimento del sub commissario Facchi, anche in quel caso, vi sono dei problemi attinenti la legittimità che saranno sollevati forse solo in seguito, in quanto il sub commissario non revoca la precedente ordinanza.

              Sembrerebbe che sulla zona in oggetto si stiano scaricando dapprima tutti i problemi attinenti ai rifiuti della provincia di Avellino e, oggi, tutti i problemi della regione Campania (come è stato anche più volte ribadito!) 

              Tutto ciò, mi pare veramente eccessivo, perché se guardiamo alla storia recente di tali impianti, ci sono state una serie di chiusure per motivi igienici che, a parer mio, non sarebbero mai state del tutto superate (si tratta comunque della mia personalissima opinione) ma che invece lo sono state in virtù di poteri straordinari.

              Non penso che la provincia di Avellino abbia risolto i problemi, anzi forse si è fatta carico di problemi che dovevano trovare altre soluzioni. Non si può infatti sovraccaricare una zona fino a questo limite. Non penso che sul percolato, come su tutto il resto, vi sia insomma stata l'attenzione dovuta.

Giustamente, l'amministrazione comunale ha riferito (ma si tratta in realtà di quanto si va denunciando da quelle parti) in merito a tale scambio con la regione Campania e via dicendo (in altri termini, i danni ambientali li riceve più la Puglia che la Campania!).

              Tra l'altro, ho anche presentato un'interrogazione parlamentare su tutta la vicenda, perché ritengo che vada prestata da parte di tutti più attenzione: ciò che è stato realizzato da quelle parti è una bomba ecologica di cui non si conoscono gli effetti!

              Vi è inoltre un'assenza di controllo quasi totale, poiché – lo ripeto - non so chi sia a dover controllare sui rifiuti che si vanno a sversare.

 

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE VINCENZO DEMASI

 

CLAUDIO MEOLI, Prefetto di Avellino. Il controllo viene effettuato e c’è sempre stato: vi è il GTL, che svolge i controlli finalizzati anche ai provvedimenti di apertura; vi è poi l’ASL, la quale è stata addirittura causa di chiusura temporanea dell’impianto, in seguito ad accertamenti sul percolato ed i relativi valori anomali conseguenti alla fuoriuscita di biogas dalla montagna di rifiuti in questione e via dicendo.

              Tuttavia, ritengo che il problema della raccolta e del trattamento dei rifiuti in provincia di Avellino, abbia una sua stabilità ed ordinarietà di gestione nell'ambito di un sistema che è stato chiaramente pianificato. Se non si condivide la pianificazione della produzione di CDR, allora salta tutto. Abbiamo realizzato un progetto che, a suo tempo, era stato avviato a livello regionale dai presidenti della regione Campania. La provincia ha fatto ciò anche nella consapevolezza di realizzare un risultato che era utile per la collettività.

              In effetti, poi, in tanti comuni vi è la raccolta differenziata e sempre più, per molti di essi in provincia, va diffondendosi tale sistema. Le isole ecologiche sono tutte soprattutto nell'area dell’arianese (fra Grottaminata, Sant'Angelo ed Ariano) e in un esse si compie un trattamento positivo dei rifiuti. Che poi i rifiuti di Solofra siano rimasti lì per mesi, non è stato provato e comunque si tratta ormai di una vicenda chiusa.

              Tra l'altro, per quanto riguarda la denuncia del materiale che venne presumibilmente versato a Solofra, è stato anche verificato che quel materiale non era tossico o nocivo.

Vorrei ribadire che, da parte della provincia di Avellino, c'è stata una disponibilità di carattere generale (di sussidiarietà) nei confronti di un problema che riguarda tutta la regione.

Noi siamo parte di una regione, per cui, posto che in quel momento Napoli e Salerno stavano veramente con l'acqua alla gola, non sapendo cos’altro fare, siamo ricorsi ad una volumetria residua ma, purtroppo, sempre in sopraelevazione essendo quest’ultima stata già approvata (quindi, la sopraelevazione non  era stata completata).

              Tuttavia, si deve fare attenzione a quanto è in corso ora, in quest’ultima fase della storia, poiché ora è in gioco la messa in sicurezza degli impianti (ormai infatti non si potrà più ricorrere alla sopraelevazione, potendo arrivare solo ad un dato livello!). Si sta già bonificando per lotti al fine di rendere tale bonifica, non appena sarà finita, completa. Mi auspico che, per la fine di agosto o al massimo per l’inizio di settembre, questa storia si chiuda e con essa tutta la vicenda.

              Ariano ha dato il suo contributo alla provincia e alla regione Campania e riteniamo che il  nostro sistema al momento funzioni, senza neppure troppe proteste da parte della popolazione (tranne ovviamente quelle degli arianesi per quella bomba ecologica - come la chiamano – che sta lì e che in qualche modo li spaventa).  Per il resto, tutto funziona bene (vi è in realtà il sindaco di Sperone che protesta perché Tufino si trova a 300 metri dal suo confine, tuttavia i rifiuti di Sperone vanno ad Avellino!).

 

PRESIDENTE.  La ringrazio per il suo intervento. Il questore Papa vuole prendere la parola?

 

MARIO PAPA, Questore di Avellino.  La ringrazio, non ho molto da aggiungere a quanto già detto dal signor prefetto, anche perché poi l'angolazione che più mi è propria dal punto di vista della riflessione attiene maggiormente ai problemi di ordine pubblico e di indagine.

              Dal punto di vista dell'ordine pubblico, per il passato ma anche recentemente, vi sono stati alcuni  problemi. Evidentemente, la popolazione non subisce passivamente questo stato di cose. Vi sono  motivi per ritenere che possa verificarsi una nuova ondata di proteste, perché è già in essere un clima  di insofferenza riguardo al prolungamento dei tempi.

              Inoltre, siamo in presenza del famoso cane che si morde la coda: infatti, stando così le cose, il problema o sarà Difesa Grande o sarà Tufino. Che cosa significa questo?

Tufino, infatti, come ricordava il signor prefetto, è a soli 300 metri dal territorio di Avellino e quindi il sindaco di Sperone, che è nel territorio di Avellino, sarà il 23 luglio qui a Napoli di fronte al palazzo della regione per uno sciopero della fame, con tanto di catene e via dicendo (come ha già preannunciato ai giornali).

            Quindi, dal punto di vista dell'ordine pubblico, vi è una particolare attenzione da parte nostra in quanto è  inevitabile che in tali contesti possano sorgere delle difficoltà, anche in virtù - passatemi il termine - di incomprensioni tra gli amministratori comunali.

              Capisco però anche il disagio avvertito dagli arianesi. Andando ad Ariano, ho visto un lenzuolo con su scritta, con una bomboletta spray, la frase: “Difesa Grande, croce per molti, delizia per pochi”.

              Quindi, la materia è abbastanza delicata, soprattutto dal nostro punto di vista, perché poi ci troviamo a dover gestire una situazione in cui alla rabbia, più o meno giustificata da parte dei cittadini, corrisponde poi la necessità di avere una discarica. Secondo noi, bisogna quindi prestare massima attenzione a tali aspetti.

              Per quanto riguarda l'altra parte delle indagini, non vorrei fare sfoggio di equilibrismo dialettico. Diciamo che affermare che tutto sia a posto, porterebbe ad una smentita nel giro di pochi minuti.

 

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE PAOLO RUSSO

 

MARIO PAPA, Questore di Avellino.  È chiaro che il settore di cui discutiamo richiama risorse molto considerevoli ed appetibili. Per questo non dobbiamo scartare, aprioristicamente, ogni tentativo di infiltrazione, così come avviene per altri settori della criminalità. Avellino è ancora un'oasi, se non di pace, sufficientemente tranquilla.

              Inoltre, il concetto del bene e del male è sempre molto relativo per cui, ciò che ad Avellino può rappresentare un fattore di scandalo,  può essere visto con occhi diversi a Napoli e viceversa.

              Risulta anche chiaro che, da questo punto di vista, le forze dell'ordine avrebbero bisogno più di deleghe di indagine che non di attività di iniziativa perché, come giustamente notava poc’anzi un membro della Commissione, si tratta di una materia difficile da valutare nei suoi aspetti tecnici (o addirittura scientifici). Quindi, non si tratta di retorica, ma vi è la massima attenzione da parte delle forze dell'ordine sia sotto l'aspetto dell'ordine pubblico, sia sotto quello dell'investigazione.

 

CLAUDIO MEOLI, Prefetto di Avellino. Signor presidente, vorrei intervenire per ribadire che la riapertura di Difesa Grande, non è neppure da vedersi in modo così negativo. 

              Per quanto riguarda però il pagamento della tariffa, ci sono però delle parti di tale quantum dovuto per ogni chilo o  tonnellata di rifiuti che è destinato proprio alla bonifica.  Quindi, attraverso questo lavoro e grazie a questa nostra disponibilità, il comune - ma anche la stessa provincia – in sostanza  riceve  già dei fondi per avviare contestualmente ed immediatamente la bonifica. Vi è insomma un vantaggio in positivo.

 

PRESIDENTE. Mi perdoni, non per contestare quanto da lei affermato, ma sarebbe meglio evitare la bonifica a monte, nel senso cioè di evitare di inquinare prima e dunque di bonificare poi! Ovviamente, non è un caso che riguarda solo la fattispecie qui rappresentata.

Ringrazio il prefetto e il questore di Avellino per la loro sensibilità e per il loro contributo che sicuramente risulterà utile ai fini di una nostra valutazione più complessiva.


 

 

Incontro con il prefetto e il questore di Benevento

 

PRESIDENTE. Ringrazio il dottor Ciro Lomastro, prefetto di Benevento ed il dottore Raffaele Aiello, questore di Benevento.  La Commissione intende acquisire dati ed elementi utili dal punto di vista informativo presso le regioni in stato di emergenza per lo smaltimento dei rifiuti, incontrando i commissari straordinari, le autorità locali competenti, esponenti della magistratura, delle forze dell'ordine, associazioni ambientaliste e di categoria e via dicendo.

              Riteniamo che, nel quadro di questa attività, un utile contributo possa essere fornito dalla conoscenza degli aspetti connessi alla situazione del territorio, all'impiantistica presente nella gestione dell'ordine pubblico con particolare riferimento alle questioni di maggiore criticità relative alla gestione del ciclo dei rifiuti, nella fattispecie in provincia di Benevento.

              Ringrazio quindi, anche a nome della Commissione, il prefetto e il questore di Benevento ai quali do la parola.

 

CIRO LOMASTRO, Prefetto di Benevento.  Signor presidente, riterrei opportuno segretare quanto sto per dire alla Commissione.

             

PRESIDENTE.  Sta bene.

 

(La Commissione procede in seduta segreta)

 

PRESIDENTE. Riprendiamo i nostri lavori in seduta pubblica.

              Do ora la parola al dottor Aiello, questore di Benevento, al quale auguriamo buon lavoro perché sappiamo che da poco ricopre tale delicato incarico.

 

RAFFAELE AIELLO, Questore di Benevento.  Ringrazio la Commissione per l'opportunità  offertami.

              Desidero innanzitutto ribadire alcune enunciazioni delle signor prefetto e soffermarmi sull'impianto di compattazione di Casalduni, sia sotto il profilo dell'ordine pubblico, sia sotto quello dell’attività di polizia giudiziaria ad esso riferita.

              Questo impianto è stato ostacolato al punto tale che si sono avute vibrate proteste che hanno determinato pregiudizio all’ordine pubblico, con il conseguente intervento delle forze dell'ordine. Al momento, perlomeno per quanto mi risulta, i lavori sono sospesi, in quanto ostacolati principalmente da problematiche di carattere amministrativo: in pratica, si tratta della mancanza di fondi per il suo completamento.

              L'allora sindaco denunciò le minacce ricevute quando venne avviato il progetto. Per questo, fu attivata la squadra mobile, la quale non determinò una connessione con l'attività camorristica ma individuò una vicenda di contrasto fra chi era favorevole all'istituzione dell'impianto  - principalmente il sindaco -  e chi, invece, era contrario al fatto che quest'ultimo fosse costituito.

              Bisogna anche  rilevare che, in vista delle connessioni future, la ditta assuntrice dei lavori fu oggetto di estorsione – regolarmente denunciata - in conseguenza della quale i carabinieri arrestarono uno degli estorsori (il quale, peraltro, risultava connesso con il clan Pagnozzi e quindi con la camorra).

              Oltre all'osservazione degli atti in mio possesso, ho ritenuto opportuno ampliare la ricerca anche al rapporto presentato da Legambiente il 4 aprile scorso  e a quanto riferitomi dal Corpo forestale dello Stato (questi ultimi, essendo vicini al territorio, possono infatti risultare un’utile fonte di conoscenza).

              Legambiente individua alcuni comuni nell'ambito della provincia in cui esistono situazioni illecite legate alla gestione del ciclo dei rifiuti.

              In San Marco dei Cavoti, per esempio, località che peraltro gode della situazione di minore criminalità nell'ambito della provincia, vi è un’area in disuso dell'Agip che è stata oggetto di sequestro perché si riteneva fosse utilizzata per lo stoccaggio sommerso di rifiuti tossici. Si è in seguito scoperto, grazie agli accertamenti tecnici, che ciò non sussisteva ed è stata quindi dissequestrata.

              Riferisco ancora di un piccolo pezzo di terra, peraltro di proprietà delle opere pubbliche con la sezione di Caserta, che era stato utilizzato come deposito di carcasse di elettrodomestici (dissequestrato) e di un’area di circa duemila metri quadrati, a Morcone, che era stata anch’essa utilizzata per lo stoccaggio di  rifiuti di elettrodomestici (il sindaco è stato deferito all’autorità giudiziara).

              In realtà, ulteriori accertamenti svolti dal Corpo della polizia forestale hanno permesso di individuare nell'ambito dell'area di Morcone una miriade di denunce nei confronti di soggetti non legati ad alcuna attività criminale ma che sono stati comunque denunciati per lo sversamento di liquame, per il deposito o l’utilizzo a  discarica abusiva del terreno (tuttavia non si è trattato di episodi di grandi entità).

              Per cui, sulla base delle notizie acquisite da un punto dal punto di vista dell'indagine e dell'attività conoscitiva,  mi rimetto alle osservazioni conclusive già svolte dal signor prefetto.

 

PRESIDENTE. Vorrei soltanto sottolineare un dato che ci piace rilevare rispetto alla questione del traffico dei rifiuti. A vostra conoscenza, vi sono elementi per ritenere che sul territorio di vostra pertinenza siano in atto, o vi siano state di recente, vicende che riguardino il traffico di rifiuti speciali provenienti dal nord  e magari interrati nei nostri territori (nella fattispecie, nei territori della provincia di Benevento)?.

 

CIRO LOMASTRO, Prefetto di Benevento.  Signor presidente, riterrei opportuno segretare quanto sto per dire alla Commissione.

 

PRESIDENTE.  Sta bene.

 

(La Commissione procede in seduta segreta)

 

PRESIDENTE.  Riprendiamo i nostri lavori in seduta pubblica.

 

DONATO PIGLIONICA. Signor prefetto, vengo colpito da una sorta di dissociazione tra le descrizioni che i rappresentanti istituzionali di alcune province fanno della situazione ed il parere sulle stesse province e sugli stessi territori da parte degli organi deputati al controllo, alla vigilanza e alla repressione.

              In altri termini, c'è mancato poco che i rappresentanti della provincia di Benevento descrivessero la situazione come vicina quella di un “Eden”, nel senso di affermare una quasi completa autosufficienza, un ottimo stato di salute, fino a suggerire di smetterla con il commissariamento perché essi  sarebbero stati pronti a procedere per conto loro: ma in che modo?  Forse con un impianto, nel quale sarebbe possibile l'infiltrazione camorristica (ci avete anche parlato di un tentato omicidio)?

              Insomma,  vengo colpito da due sentimenti diversi a proposito dello stesso territorio. Pertanto, mi chiedo: si fa finta di non sapere o realmente non si conosce la situazione?

 

CIRO LOMASTRO, Prefetto di Benevento. Non è una contraddizione. Infatti, anche se apparentemente la situazione sembra tranquilla, lo è relativamente e rispetto a quella di altre realtà.

              Senza dubbio, ho ribadito che dobbiamo stare attenti per evitare che certe piccole sfasature non assurgano poi alla dimensione di fatto eclatante.

Quindi, se si afferma che tutto va bene, si esagera.  In realtà, possiamo dire che le cose vanno bene ma bisogna fare in modo che si continui in tale direzione.  In altri termini, non è da escludere che sotto la brace vi siano dei grossi tizzoni accesi.

 

DONATO PIGLIONICA  È forse la vicinanza di Caserta che rende Benevento molto tranquilla come zona (o che aiuta ad una definizione in tal senso)?

 

CIRO LOMASTRO, Prefetto di Benevento.  Mi creda, le ricadute sul beneventano le conosco bene dal punto di vista criminale. Il beneventano è sempre stato considerato - e lo è tuttora - una terra di investimento da parte dei criminali, sia in grandi appezzamenti di terreni, sia in complessi residenziali. D'altra parte, è anche vero che vi sono nel beneventano gruppi criminali che comunque non hanno quelle caratteristiche cruente presenti in altre parti.

 

RAFFAELE AIELLO, Questore di Benevento. Aggiungo che tale politica del fazzoletto di terreno vicino al proprietario, che questi tende a tutelare perché rappresenta per lui l'unica fonte di reddito, è anche confermata dal Corpo della polizia forestale che ha poi proceduto alla denuncia delle persone suddette.

              Vi è quindi un’osservazione attenta anche per tipologie di contravvenzione, le quali, molto spesso, non sono legate al fenomeno di una vera e propria criminalità organizzata (vi sono infatti stati episodi che si concretizzavano nell'abbandono di divani o di rifiuti di entità minore).

 

CIRO LOMASTRO, Prefetto di Benevento. È molto facile affermare che la vicinanza del casertano influenza certe deviazioni criminali tuttavia….

 

DONATO PIGLIONICA.  Mi riferivo al fatto che il paragone aiuta a far vedere la realtà.

 

CIRO LOMASTRO, Prefetto di Benevento.  Sotto questo aspetto sono d'accordo con lei e le faccio un esempio che può sembrare banale ma che tale non è.

              Quando si parla di pascolo abusivo, si parla di animali allo stato brado ma questi ultimi sono tutti di proprietà di criminali. Ciò significa comunque imporre una presenza, anche se solo di animali, che poi comporterà una serie conseguenze.

              Si tratta forse di un fatto banale ma ha la sua importanza (si può cioè partire anche da tale punto di vista per considerare la situazione nel complesso).

 

PRESIDENTE. Se non ci sono altre domande ringrazio il dottor Lo Mastro, prefetto di Benevento e il dottor Aiello, questore di Benevento, per gli importanti spunti che hanno offerto alla Commissione.  Ovviamente, si tratta di una prima occasione di confronto ma ve ne saranno altre che ci consentiranno di ottenere un quadro più per preciso di tale complesso fenomeno.


 

 

Incontro con il prefetto ed il questore di Caserta.

 

PRESIDENTE. Ringrazio il dottor Schilardi ed il dottor Roca, rispettivamente prefetto e questore di Caserta, quest'ultimo peraltro da pochi giorni, cui auguriamo un buon lavoro.

              Desidereremmo che ci forniste un contributo ai fini della conoscenza degli aspetti connessi alla situazione del territorio della provincia di Caserta, all'impiantistica presente ed alla gestione dell'ordine pubblico, con particolare riferimento alle questioni di maggiore criticità relative alla gestione del ciclo dei rifiuti.

              Voi mi consentirete, e me lo consentiranno anche gli autorevoli colleghi di questa Commissione, se dico che Caserta rappresenta un po' il termine di paragone, perché quando abbiamo audito o interrogato autorevoli rappresentanti delle nostre istituzioni in altre parti d'Italia dove ci siamo recati, spesso ci hanno detto: le cose qui non vanno male, perché vengo da Caserta e qui le cose non vanno male, soprattutto se misurate rispetto alle passate esperienze fatte in terra di Caserta.

              In tal senso, ci piacerebbe ascoltare il prefetto ed il questore per avere elementi utili ai fini della comprensione di questo difficile e complesso fenomeno.

 

CARLO SCHILARDI, Prefetto di Caserta. Cercherò di affrontare innanzitutto gli aspetti generali, vale a dire come è organizzato il ciclo di raccolta e di smaltimento dei rifiuti dal punto di vista materiale e politico, dove per politico si intende soprattutto la distribuzione delle competenze e dei compiti, per toccare in seguito i punti di criticità.

              Nella provincia di Caserta operano quattro consorzi: il CE1, il CE2, il CE3 ed il CE4 (la sigla della provincia seguita dal numero). Il CE1, localizzato nella zona di Piedimonte matese, di fatto è scarsamente attivo, anche perché si tratta di una zona dove il problema dei rifiuti non è molto rilevante, poiché ci troviamo in una zona montuosa che produce pochi rifiuti ed è autosufficiente. I punti più delicati, invece, sono quelli dove operano i consorzi CE3 e CE4. La loro distribuzione territoriale è indicata nel documento che ho portato con me e che consegno al presidente, nel quale è indicato come sono raccolti i comuni sul territorio.

              Per quanto attiene all'attività di smaltimento, a fianco di questi consorzi sono state create negli ultimi cinque anni alcune società miste di gestione. La società mista di gestione prevede l'associazione tra il capitale pubblico ed il capitale privato, e tali società sono state realizzate, il più delle volte, mediante l'incorporazione di alcune aziende private all'interno della nuova società mista, e ciò ha determinato talvolta la circostanza in cui i vecchi gestori sono diventati dipendenti del consorzio stesso.

              Il primo problema che ci siamo posti ha un carattere soggettivo, nel senso che dobbiamo vigilare su quelle forme di inquinamento e di condizionamento criminale che dall'inizio degli anni novanta avevano determinato e necessitato l'istituzione dei consorzi, quindi l'intervento della mano pubblica sostitutiva di quella privata, e tale attività è svolta con molta intensità. Allo stato attuale, così come prevede sia il testo unico delle leggi comunali e provinciali, sia la normativa di settore, abbiamo monitorato di recente, uno per uno, i consorzi intercomunali. Si tratta di un'attività che svolgiamo ogni qualvolta c'è un rinnovo della rappresentanza stessa, ed allo stato non abbiamo riscontrato presenze di carattere criminale che determinino o giustifichino interventi dello Stato di carattere repressivo. Ne abbiamo riscontrata soltanto una, circa un anno e mezzo fa, ed il soggetto interessato è decaduto a termini della legge n. 16 del 1992, avendo riportato condanne penali che ne prevedono l'allontanamento.

              Nessuno degli amministratori oggi interessati ai consorzi, invece, risente di condizionamenti o di collegamenti criminali, e soprattutto non ha pregiudizi che ne possano determinare l'allontanamento (cosa che, occorrendo, avremmo fatto e faremo). L'unico problema che di tanto in tanto incontriamo, ma che trova anche limiti alla nostra capacità di intervento sul piano normativo, è quello per cui vi sono soggetti che, pur non avendo a proprio carico pregiudizi particolari, sono imparentati lo stesso in maniera discutibile. Naturalmente, ciò non significa nulla, ma tale problema, obiettivamente, esiste.

 

PRESIDENTE. Parliamo di gestori o di dipendenti?

 

CARLO SCHILARDI, Prefetto di Caserta. Parliamo sia degli uni, sia degli altri.

              Per quanto riguarda i dipendenti, il problema è ancora più delicato perché, come vi dicevo, con la nascita delle società miste di gestione in alcuni casi c'è stato l'incorporamento di alcune aziende private che indubbiamente erano o risentivano di inquinamenti pregressi. Tuttavia, per quanto riguarda il dipendente, il problema è di minore portata perché, essendo divenuto un dipendente, non ha capacità di amministrazione e di gestione, mentre per quanto riguarda la rappresentanza, invece, capita a volte che vi siano queste parentele che in alcune zone particolari della provincia di Caserta, dove indubbiamente il tessuto è difficile, possono anche destare potenziali preoccupazioni. Tuttavia, ribadisco che l'attività di osservazione è molto intensa, ed occorre dire che vi è stata la disponibilità, anche politica e dei partiti, di tenere conto di eventuali controindicazioni e di segnalazioni affinché si evitino pregiudizi maggiori.

              Per quanto riguarda l'organizzazione sul piano gestionale, in provincia di Caserta sono state attive fino a sette-otto mesi orsono alcune grandi discariche, realizzate con l'emergenza rifiuti dalla prefettura di Napoli, perché allora il prefetto di Napoli era commissario unico per l'emergenza. In particolare, due grandi discariche erano la cosiddetta discarica Maruzzella (che si trova a San Tammaro ed è stata disattivata circa due anni fa) e quella di Santa Maria la Fossa, che ha servito la provincia di Caserta e che, per un certo periodo, ha dato un contributo anche alla provincia di Napoli. Quest'ultima discarica è andata esaurita ed è stata chiusa di recente allorché è entrato in attività il primo vero grande impianto della provincia di Caserta, realizzato con l'emergenza regione, vale a dire l'impianto di CdR di Santa Maria Capua Vetere.

              Per quanto riguarda i termovalorizzatori, invece, il piano regionale prevedeva la loro localizzazione in province diverse da quelle di Caserta, Salerno e Napoli, ma successivamente c'è stata un'opzione da Salerno a Caserta. Quindi, all'incirca nel mese di aprile o di maggio del 2001, fu chiesto il parere di alcune amministrazioni comunali sulla potenziale localizzazione dell'impianto di termovalorizzazione in provincia di Caserta. Le amministrazioni, su richiesta della regione, furono convocate in prefettura ed ascoltate, ed espressero una disponibilità di massima, salvo tuttavia un ulteriore approfondimento per sapere e per capire esattamente in che termini, in che misura, con quale impatto ed eventualmente con quali ritorni nel territorio (anche di carattere economico) si sarebbe dovuto realizzare tale impianto di termovalorizzazione.

              Tuttavia, dopo quel sondaggio - perché di sondaggio si deve parlare -, effettuato oltre un anno fa, non si sono avuti ulteriori sviluppi per il termovalorizzatore. Purtroppo non ho presente quali siano queste amministrazioni, perché non le ho segnate e le ho dette a memoria, ma vi furono quattro o cinque amministrazioni comunali che all'epoca vennero ascoltate.

 

PRESIDENTE. Di quale zona?

 

CARLO SCHILARDI, Prefetto di Caserta. La zona è sempre quella tra Santa Maria la Fossa e l'agro aversano; tuttavia, in seguito non ci sono stati più sviluppi ed è rimasto tutto così, allo stato potenziale.

 

PRESIDENTE. Mi perdoni, ma che vuol dire che non ci sono stati più sviluppi? Il piano regionale prevede oggi un termovalorizzatore localizzato in provincia di Caserta?

 

CARLO SCHILARDI, Prefetto di Caserta. Con quel sondaggio si chiese di sapere se, in linea di massima, le amministrazioni comunali di quel determinato territorio in provincia di Caserta fossero disponibili ad un eventuale insediamento di inceneritori. Quindi, non ci furono i pareri favorevoli, non ci fu l'assenso, ma soltanto una disponibilità di massima ad approfondire ed a parlarne. Successivamente, tuttavia, la regione non ha più chiesto che dal sondaggio si passasse al parere vero e proprio, anche perché non sarebbe bastato l'assenso delle amministrazioni comunali, ma sarebbe stato necessario anche un intervento del Ministero dell'ambiente e di altri soggetti a ciò interessati. Quindi, per quanto mi riguarda e per quanto è a mia conoscenza, non vi sono stati sviluppi, non so il perché e non so se questa cosa stia andando avanti sul piano burocratico oppure se si sia estinta ed abbia cessato di avere rilevanza.

              Sempre in provincia di Caserta, si è posto il problema, abbastanza delicato, del disinquinamento di numerosi siti, perché sono state realizzate - sparse un po' in tutta la provincia, ma soprattutto nelle fasce di territorio che comprendono l'agro aversano, parte delle litorale domizio e la zona circostante Mondragone e Cancello ed Arnone - una serie di discariche abusive di vario tipo, di cui alcune con depositati prodotti inquinanti. Quindi, d'intesa con l'amministrazione provinciale di Caserta, fu costituita una cosiddetta "unità di crisi" alla quale partecipano più soggetti: la magistratura, la provincia, l'ARPAC, tutti gli enti tecnici di gestione e la prefettura stessa. Tale unità di crisi si riunisce periodicamente, e su segnalazione delle amministrazioni comunali interessate, dei vigili urbani o di altri soggetti, procede alla rilevazione dei siti inquinati, e quindi avanza una proposta di finanziamento per ottenere gli strumenti per effettuare la ripulitura del sito.

              Il lavoro è stato intenso, ed al riguardo vi ho portato un elenco degli interventi effettuati per il disinquinamento dei siti. Abbiamo realizzato interventi di bonifica ed anche sondaggi nel sottosuolo in località Giardino, in località Gallinelle e nella zona di Villa Literno; due siti sono stati bonificati nel territorio di Aversa città, idem dicasi a Frignano, nella zona di Capua ed a Santa Maria la Fossa. Nell'elenco sono indicati, uno per uno, tutti i luoghi dove, ottenuto il finanziamento, si è svolta l'attività, a volte anche in danno del soggetto quando è stato trovato il responsabile dell'inquinamento. In questo prospetto, infine, sono riportati sia il decreto del presidente dell'amministrazione provinciale costitutivo dell'unità di crisi, sia le attività di disinquinamento e di ripulitura effettuate in questo triennio.

              Questa è la situazione; se posso dirvi qualcosa di specifico, sono a vostra disposizione.

 

MICHELE VIANELLO. Signor prefetto, quando nella costituzione delle società di gestione è stata individuata la partnership, questa è avvenuta attraverso gare oppure attraverso affidamenti diretti?

              La seconda domanda, alla quale in parte ha già risposto, è la seguente: quando si procede all'individuazione di queste discariche abusive, riuscite ad individuare, tramite la proprietà dell'area o attraverso il materiale responsabile dell'inquinamento, soggetti su cui rifarsi dal punto di vista delle spese, oltre che dal punto di vista penale?

 

CARLO SCHILARDI, Prefetto di Caserta. Rispondo prima alla seconda domanda per dirle che a volte si riesce ad individuare il responsabile dell'inquinamento e si agisce in danno; tuttavia, l'agire in danno non significa sempre riuscire a recuperare gli importi.

              Nel prospetto che ho consegnato...

 

MICHELE VIANELLO. Sono proprietà pubbliche o proprietà private?

 

CARLO SCHILARDI, Prefetto di Caserta. Sono proprietà sia pubbliche, sia private. Purtroppo, così come per le discariche che molto spesso ospitano anche autovetture abbandonate o auto...

MICHELE VIANELLO. Mi permetta, signor prefetto: se sono proprietà pubbliche, c'è una responsabilità dei pubblici amministratori?

 

CARLO SCHILARDI, Prefetto di Caserta. Talvolta c'era una responsabilità dei pubblici amministratori e si è agito anche nei loro confronti. Infatti, abbiamo avuto proprio in provincia di Caserta i casi eclatanti dell'abusivismo edilizio sul demanio, e quindi anche in questi casi vi sono state azioni della magistratura. Pertanto, quando ciò accade, la magistratura viene immediatamente investita per l'accertamento ed il perseguimento delle responsabilità, che tuttavia sono al di là di quelle che possono essere le possibilità e le attribuzioni del soggetto di amministrazione. La magistratura viene sempre investita, e comunque, quando riusciamo ad individuare i soggetti titolari del bene dove la discarica abusiva è stata realizzata, oppure i responsabili dell'aggressione del terreno, indubbiamente si interviene, e nel prospetto tali soggetti sono indicati.

              Per quanto riguarda la prima domanda posta dall'onorevole Vianello…

 

LOREDANA DE PETRIS. Come sono state scelte le società?

 

CARLO SCHILARDI, Prefetto di Caserta. …rispondo che c'è stata sempre una gara.

 

LOREDANA DE PETRIS. Siccome lei prima aveva detto che la maggior parte di queste società private…sembrava quasi che fossero i vecchi gestori.

 

CARLO SCHILARDI, Prefetto di Caserta. In qualche caso, non è una generalizzazione; tuttavia, vi sono stati non pochi casi in cui alla gara per la costituzione della società mista hanno partecipato soggetti che già gestivano i servizi, anche perché in tal modo i consorzi hanno potuto salvaguardare anche le posizioni occupazionali. Quando ciò è accaduto, infatti, a seguito dell'assorbimento delle aziende private o della loro incorporazione nella società mista vi è stato anche un transito del personale e dei quadri delle aziende cessate. Dunque, abbiamo potuto accertare che in alcuni casi c'è stato un incorporamento.

              Comunque, abbiamo un quadro generale che ci dice esattamente come stanno le cose, e monitoriamo costantemente le posizioni soggettive, adottando poi i provvedimenti che la legge ci consente perché, come vi dicevo, esistono limiti molto precisi. Infatti, come voi sapete, le leggi in materia attualmente vigenti prevedono la decadenza dall'incarico, poiché si applicano le stesse norme del testo unico per gli amministratori degli enti locali. Pertanto, vi sono casi in cui si può procedere alla decadenza di diritto - nel caso, cioè, in cui un soggetto sia stato colpito da più condanne per determinate fattispecie criminose -, ed in tal caso adottiamo soltanto un atto di carattere ricognitivo, oppure possiamo agire attraverso il vecchio articolo 39 della legge n. 142 del 1990 quando il soggetto, per motivi di ordine pubblico o per gravi e persistenti violazioni di legge, si dovesse rendere inidoneo a ricoprire determinati incarichi. Tuttavia, come voi sapete, la giurisprudenza dal 1997-1998 in poi è profondamente cambiata: infatti, mentre prima la mancanza di decoro o alcune violazioni di norme di legge erano considerate sufficienti per la rimozione degli amministratori, oggi sono richieste condanne precise e l'accertamento di precise responsabilità.

 

GENNARO CORONELLA. Vorrei porre una domanda al prefetto di Caserta sulla questione di Santa Maria la Fossa. Il prefetto ci ha detto che il termovalorizzatore è stato spostato da Salerno a Caserta...

 

CARLO SCHILARDI, Prefetto di Caserta. L'opzione.

 

GENNARO CORONELLA. …e che i sindaci interessati hanno, in un certo qual modo, mostrato interesse, cioè hanno dimostrato...

 

CARLO SCHILARDI, Prefetto di Caserta. Hanno detto preliminarmente: non siamo né a favore, né contro, vale a dire che non diciamo di no, tuttavia parliamone, vediamo quali sono le condizioni, quale è l'impatto ambientale, qual è l'eventuale ritorno e ragioniamoci. Si è trattato di un discorso di carattere puramente preliminare che non ha subito approfondimenti. La procedura venne attivata dalla regione, anche per il tramite del Ministero dell'ambiente (perché la richiesta arrivò a Caserta non direttamente dalla regione, ma per il tramite del Ministero dell'ambiente), ritornò in provincia e poi non ha avuto più un seguito. Quindi, non vi è stato uno sviluppo tale da determinare una richiesta formale di un assenso, altrimenti sarebbe stato necessario un deliberato collegiale - vale a dire un atto del consiglio comunale o quanto meno della giunta - che non è mai stato approvato: c'è stato soltanto l'incontro con i sindaci.

 

GENNARO CORONELLA. Volevo dare un contributo ai fini di una maggiore chiarezza, perché sono quasi un testimone. Infatti, mi è stato detto dai sindaci che vennero convocati in prefettura agli inizi di maggio dell'anno scorso, alla vigilia della competizione elettorale, e che sua eccellenza il prefetto di Caserta comunicò loro che la regione Campania voleva realizzare un'attività produttiva in quella zona, ma non fu chiaro il riferimento al termovalorizzatore.

              Mi hanno detto così, poi voglio dire …

 

CARLO SCHILARDI, Prefetto di Caserta. Immagino che vi abbiano detto così perché in questo campo si cerca di essere prudenti…

 

GENNARO CORONELLA. Lei chiese ai sindaci anche di mantenere il riserbo, anche perché eravamo alla vigilia delle elezioni, per non turbare il clima elettorale.

 

CARLO SCHILARDI, Prefetto di Caserta. Sa che ciò contrasta con quello che le hanno detto, cioè che ho parlato loro di insediamenti produttivi? Perché se fosse stata un'iniziativa produttiva, in campagna elettorale sarebbe stato bello parlarne, in quanto avrebbe portato voti e non avrebbe portato danni. Ho parlato esattamente di termovalorizzatore e ho detto loro: guardate, siamo in piena campagna elettorale, questa richiesta mi sembra estemporanea e vediamo se avrà seguito, perché mi è sembrato - con l'esperienza acquisita in trent'anni di mestiere - che potesse anche essere soltanto una di quelle situazioni capaci di turbare gli animi per poi non avere sviluppi concreti; cosa che puntualmente, a distanza di 14 mesi, ho riscontrato, perché dalle parole ai fatti...

 

GENNARO CORONELLA. Signor prefetto, le dico questo perché tra i compiti della Commissione c'è anche quello di verificare per quale motivo nella regione Campania c'è uno stato di emergenza, perché se in base ad un piano rifiuti è previsto un impianto in una zona piuttosto che in un'altra e poi lo si stravolge, ciò è motivo di ulteriore confusione.

              Inoltre, so che allo stato sono stati presentati dei ricorsi al TAR avverso atti nemmeno ufficiali, vale a dire avverso uno degli atti amministrativi. Le volevo domandare, allora, se lei è a conoscenza di tali ricorsi e di questo contenzioso promosso dalla provincia di Caserta e dai comuni dell'area contro la regione Campania, commissario di Governo per questo impianto "fantomatico" a Santa Maria la Fossa, che anche dalla sua dichiarazione non è dato sapere se esista o no.

 

CARLO SCHILARDI, Prefetto di Caserta. Per quanto riguarda questo impianto, proprio perché  fantomatico è inesistente. Si tratta soltanto di qualcosa di cui si è parlato in via preliminare e nella quale non è vero che io, come prefetto, non vi abbia creduto, perché ho detto: vediamo quando sarà il momento e se sarà il momento. Proprio perché l'impianto è fantomatico, non esiste niente, tanto meno ricorsi, naturalmente, non essendovi alcun provvedimento e nessun atto concreto. Non ho visto niente, cioè, al di là di una richiesta di un sondaggio preliminare dei sindaci che è stato svolto, ha riguardato soltanto i sindaci ed in quanto tale non poteva che essere un pourparler, perché i sindaci non hanno legittimazione ad impegnarsi in materia se non previamente autorizzati dal consiglio comunale, trattandosi di utilizzo del territorio. Quindi, non essendoci assolutamente nulla, meno che mai potevano esserci ricorsi.

              Esiste, invece, un rilevante contenzioso in provincia di Caserta sostenuto dall'amministrazione provinciale, ed in certi casi anche dalle amministrazioni comunali, avverso provvedimenti autoritativi di Napoli, intendendo per Napoli la gestione emergenza, il commissariato e, in qualche caso, la prefettura di Napoli, come fu nel periodo tra il dicembre del 2000 ed il gennaio del 2001, allorché venne utilizzata in sopraelevazione la discarica di Castelvolturno. Anche adesso, più recentemente, c'è stato un ulteriore contenzioso allorché è stata utilizzata nell'emergenza, in sopraelevazione (grazie al fenomeno della subsidenza nuovamente intervenuta), la discarica di San Tammaro, che era stata chiusa per un breve periodo. Si tratta di provvedimenti, adottati da Napoli, che potevano essere adottati anche dal prefetto di Caserta (perché, a termini dell'ordinanza del 2000, potevano essere autorizzati dal prefetto della provincia), ma che non ho ritenuto di utilizzare in quanto, a mio avviso, le discariche di Caserta (sia quella di Santa Maria la Fossa, sia quella di Maruzzella) necessitano di essere messe in sicurezza, là dove, come voi sapete, messa in sicurezza significa che una discarica esaurita deve essere trattata per diventare (come usa dirsi) un giardino o un posto ameno.

              Ciò non è avvenuto e finché non avverrà, saremo sempre nella situazione di poter usare queste discariche, perché il fenomeno della subsidenza è nella natura delle cose: in altri termini, dopo un certo periodo il prodotto depositato tende a scendere di volume, e quindi si creano ulteriormente piccole e residue capacità. Finché non saranno messe in sicurezza, queste piccole e residue capacità esisteranno, e quindi tali discariche saranno potenzialmente utilizzabili.

 

GENNARO CORONELLA. La famosa ricarica.

 

CARLO SCHILARDI, Prefetto di Caserta. La famosa ricarica!

              Queste sono comunque decisioni che competono all'autorità commissariale, che ha ritenuto opportuno utilizzare tali discariche. Ritengo che in questo settore occorra riflettere, perché apparteniamo ad una Repubblica che tende sì a funzionare su base regionale (qualcuno afferma su base federale), ma che certo deve intervenire anche su basi solidaristiche, perché al di fuori di una certa solidarietà non si può vivere. Davanti a problemi di questo genere, infatti, non si può agire per preconcetti, ma bisognerebbe cercare ogni volta di riflettere adeguatamente e di lavorare con il consenso di tutti. Ecco perché, quando si è parlato di termovalorizzatore, è stato fatto un discorso sereno ai sindaci: iniziamo a parlarne, poi quando sarà il momento si approfondirà, senza dire immediatamente sì o no, in un'ottica che coinvolga un po' tutti. Guai se Napoli avesse bisogno di acqua ed Avellino non glie la volesse fornire, o se Caserta avesse bisogno di depositare qualche rifiuto e Benevento o Salerno, ad esempio, non lo permettessero, perché bisogna sempre essere ragionevoli.

 

MARCO LION. Intervengo più che altro perché volevo evidenziare al presidente della Commissione una serie di incongruenze, che a questo punto diventano abbastanza evidenti, tra quanto ci ha appena riferito il prefetto di Caserta e quanto, invece, il prefetto di Napoli ci ha delineato questa mattina rispetto alla struttura della gestione dei rifiuti in Campania.

 

PRESIDENTE. Perdonami: se si tratta di valutazioni tipiche della Commissione, le faremo; se si tratta di una domanda…

 

MARCO LION. Vorrei ascoltare anche il prefetto di Caserta per avere una sua valutazione, perché questa mattina ci è stato chiaramente detto (ho preso anche degli appunti) che gli impianti di termovalorizzazione in Campania saranno due: uno ad Acerra ed un'altro a Santa Maria la Fossa. Nel documento che ci è stato fornito e che abbiamo nel dossier del commissario di Governo, datato maggio 2002, per Santa Maria la Fossa è previsto l'impianto di termovalorizzazione che, in sostanza, brucerà il CdR di tutte le province tranne quella di Napoli. Infatti, vi è scritto:"(…) Il progetto preliminare dell'impianto di termovalorizzazione è stato trasmesso al Ministero dell'ambiente il primo marzo 2001 per l'esame della commissione di valutazione dell'impatto ambientale. Il parere di valutazione dell'impatto ambientale è stato acquisito in data 14 giugno 2001 ed il progetto è in istruttoria (…)".

              Dico ciò perché, guardando da un altro punto di vista, oggettivamente c'è una polemica in Campania per cui si dice che il rischio vero è che lo stabilimento di termovalorizzazione venga realizzato solo ad Acerra, saltando Santa Maria la Fossa. Quindi, ascoltare quanto lei ha detto (e che è stato molto interessante) e leggere questo in una situazione in cui esiste un commissariamento - e quindi, quanto meno gli organi decisionali sono chiari, evidenti e sicuri - rischia invece di ingenerare una situazione di confusione abbastanza elevata rispetto ad una strategia generale…(Commenti del prefetto di Caserta Carlo Schilardi). Appunto, io la ringrazio per quanto ci ha detto…

 

CARLO SCHILARDI, Prefetto di Caserta. Non credo vi sia un contrasto tra quanto lei mi dice di aver ascoltato questa mattina dal collega di Napoli e quanto le sto dicendo; anzi, mi sembra vi sia una coincidenza di situazioni, perché effettivamente anch'io le ho detto che vi è stata una richiesta della regione Campania che è transitata attraverso il Ministero dell'ambiente ed è ritornata, alla fine, in provincia di Caserta per avere il parere delle amministrazioni, perché l'impatto ambientale non compete né ai sindaci, né alle amministrazioni locali, ma riguarda altri soggetti, così com'è la localizzazione o la decisione di costruire o meno uno, due o cinque impianti. Ci è stato detto soltanto di verificare se le amministrazioni comunali della provincia di Caserta fossero favorevoli o meno.

              In quella sede, le amministrazioni comunali della provincia di Caserta chiamate - insisto - per un discorso di carattere puramente preliminare - perché non vi è stato nessun deliberato di nessun consiglio comunale e di nessuna giunta comunale - in linea di massima hanno risposto: parliamone, ma "a bocce ferme", in un momento di serenità. Io stesso ho ritenuto che un coinvolgimento anche frettoloso delle amministrazioni, dei consigli e delle giunte comunali (che richiede tempi e dibattiti adeguati) non si potesse fare nei 20 giorni che in quel momento separavano dalle consultazioni politiche generali. Infatti, mi era sembrato un momento inadeguato non per inopportunità politica (che non compete a noi valutare), ma perché non esistevano le condizioni, poiché un prefetto deve valutare anche l'ordine pubblico, ed in campagna elettorale l'ordine pubblico ha la sua importanza. Lei immagini cosa poteva accadere qualora si fossero movimentate le piazze, perché normalmente nessuna piazza è perfettamente d'accordo: infatti, c'è sempre chi è favore e chi è contrario, perché i rifiuti non li vuole nessuno e dunque, in linea di massima, troverà sempre delle opposizioni.

              Allora, effettivamente c'è una coincidenza: c'è stata una richiesta della regione, tale richiesta è transitata per il Ministero dell'ambiente, tale Ministero l'ha poi "rovesciata" e si è detto di discuterne in linea di massima, ma poi non se ne è parlato più.

 

PRESIDENTE. Do ora la parola alla questore di Caserta, dottor Vincenzo Roca.

 

VINCENZO ROCA, Questore di Caserta. Come lei ha evidenziato all'inizio, signor presidente, sono stato assegnato alla provincia di Caserta da una ventina di giorni, e vorrei segnalare che tre delle mie ultime esperienze lavorative si sono svolte in Sicilia.

              Vorrei dire alla Commissione che nei primi giorni dell'incarico si svolge un'attività prevalentemente cognitiva: si presta attenzione agli aspetti generali afferenti all'ordine ed alla sicurezza pubblica, alla criminalità ed alle problematiche interne (soprattutto quelle logistiche e quelle relative al ripianamento degli organici). Tale attività, tuttavia, si accelera in relazione alle situazioni contingenti ed alle emergenze che possono nascere al momento. Anche la visita di una Commissione parlamentare rappresenta un'occasione di approfondimento, ed in effetti ho cercato di approfondire il ciclo dei rifiuti e le attività che erano state svolte, leggendo anche atti giudiziari abbastanza datati, per cercare di comprendere se effettivamente Caserta è la capitale dell'ecomafia, come qualcuno aveva sottolineato in altre occasioni similari.

              Al termine di tale esame, dal momento che in mattinata avevo un incontro con i funzionari e che avevo posto diciotto punti all'ordine del giorno, ho inserito al primo punto proprio il ciclo dei rifiuti. Le acquisizioni cognitive di questi giorni, infatti, hanno evidenziato che questo fenomeno ha avuto inizio con l'attività estrattiva di inerti che venivano utilizzati per l'edilizia imponendo il pizzo, ed a seguito di tale attività estrattiva nelle cave si è attivato il meccanismo di ricevere i rifiuti (in particolare rifiuti tossici e nocivi ancor prima del decreto Ronchi del 22 febbraio 1997) provenienti da tutte le parti, anche da altre regioni d'Italia. Quando per un'organizzazione malavitosa come il clan dei Casalesi - un gruppo che riesce a controllare anche le articolazioni minori che si trovano sul territorio - un'attività risulta abbastanza fruttuosa, poi difficilmente viene lasciata, e se non si può esercitare una gestione diretta, si cerca di gestirla in via indiretta con acquisizioni di determinati servizi od anche con l'imposizione del pizzo.

              Anche situazioni recenti, che avevo appuntato, mi hanno orientato a ritenere che questa è una delle tematiche principali per quanto riguarda l'attività di contrasto alla criminalità sul territorio, perché negli ultimi due anni ben tre aziende che fanno parte di questi consorzi ne sono state interessate. Queste tre aziende, ed una quarta di cui parlerò veramente per sommi capi per una serie di motivi, hanno subito attentati significativi, e vi è comunque una tendenza della criminalità a tenere sotto pressione questo settore.

              In particolare, è stata interessata la ECO4, che ha avuto ben due attentati, uno nel marzo 2001 e l'altro del marzo 2002: nel primo caso, vi è stata la solita intimidazione di lasciare il lavoro e l'incendio del mezzo utilizzato e di uno dei compattatori e la seconda volta c'è stato un attentato dinamitardo. La stessa situazione ha riguardato sia nel 19 novembre 1999, sia nel 12 gennaio 2002 la GECO ECO, una società a capitale misto come tutte le altre (infatti, per la GECO ECO, la CE2 e la CE4 il 51 per cento è di proprietà del consorzio dei comuni che vi aderiscono, mentre il restante 49 per cento, almeno per la GECO ECO, appartiene ad Italia Lavoro; la ECO 4, invece, è partecipata da una serie di imprese con quote più o meno differenziate, anche se il soggetto sicuramente capogruppo è la Flora Ambiente srl). Anche questa azienda, come dicevo, è stata interessata da due eventi significativi della pressione criminale: nel 19 novembre 1999, infatti, c'è stata una minaccia rivolta agli operai di lasciare il lavoro ed il 12 gennaio 2002 l'incendio del veicolo. Un'altra situazione ha riguardato la ECO 4, un'altra società a responsabilità limitata di Teverola: vi sono state, infatti, minacce rivolte agli operai alle 5,30 della mattina di lasciare il lavoro, seguite dall'indicazione di rivolgersi a soggetti malavitosi per appianare la questione. Vorrei accennare brevemente ad un evento che ha riguardato lo sviluppo di Volturno nord nella zona di Santa Maria la Fossa: siccome ho sentito che questo termovalorizzatore deve essere localizzato in quella zona, anche in questo caso vi è stato un intervento criminale che evidenzia una certa attenzione.

              Nell'incontro odierno con i colleghi, l'indicazione è stata di non aspettare solo il momento patologico per occuparci della questione del ciclo dei rifiuti (vale a dire l'attentato dinamitardo, l'investigazione, oppure quando qualche elemento investigativo emerge da attività di altro genere), perché a mio avviso si tratta di un settore cui va rivolta attenzione sin dal primo momento: da quando devono essere acquisiti i terreni per localizzare determinare strutture alle società che vi partecipano, da chi vince gli appalti o subappalti ai controlli e quant'altro. Quando c'è un interesse criminale, l'attenzione deve essere costante in ogni momento di evoluzione delle varie situazioni senza partire, invece, dall'aggressione criminale che si evidenzia in un'azione più o meno eclatante.

              In conclusione, quindi, questa pur breve analisi (a causa del limitato tempo che ho avuto a disposizione per esaminare tutti questi aspetti), mi ha fatto comprendere che la prima emergenza criminale cui prestare attenzione è proprio l'incidenza della malavita locale sul ciclo rifiuti.

 

PRESIDENTE. Nel complimentarmi con il prefetto e con il questore per la puntualità degli spunti offerti a questa Commissione, li ringrazio per aver partecipato ai nostri lavori. Naturalmente, si tratta di una prima occasione che ci ha consentito e ci consentirà di acquisire elementi utili ai fini di una valutazione più complessiva del problema; ovviamente vi saranno ulteriori occasioni che ci consentiranno di comprendere ancor meglio tale fenomeno, anche al fine di individuare percorsi normativi, per esempio per rendere meno permeabili le strutture dello Stato nel settore degli appalti, proprio ad ausilio dello straordinario lavoro che state svolgendo.


 

 

Incontro con il prefetto ed il questore di Salerno.

 

PRESIDENTE. Ringrazio il dottor Laudanna, prefetto di Salerno e il dottor Merolla, questore di Salerno. Ci aspettiamo un contributo utile a questa Commissione, proprio per meglio conoscere gli aspetti connessi alla situazione del territorio nella provincia di Salerno e dell'impiantistica presente, nonché alla gestione dell'ordine pubblico, con particolare riferimento alle questioni di maggiore criticità relative alla gestione del ciclo dei rifiuti. Ringrazio nuovamente a nome della Commissione, i nostri ospiti, ai quali cedo la parola.

 

ENRICO LAUDANNA, Prefetto di Salerno. Saluto nuovamente e coralmente la Commissione che mi consente il privilegio di poter essere ascoltato in merito ad un problema chiave della nostra provincia, e della intera regione Campania, rispetto al quale non nascondo, a mia volta, le preoccupazioni di chi ha la responsabilità di una quota consistente del territorio alle prese con una così grave emergenza.

Sull'argomento ho già avuto modo di incontrare code sta Commissione nella scorsa legislatura, sia in Roma sia a Salerno per lo svolgimento di un'audizione. A Salerno, vi è stato un incontro nel corso del quale, sotto la presidenza allora dell'onorevole Scalia, si era preso atto di una situazione di grande difficoltà del territorio. Da allora - era il 6 marzo 2001 - ad oggi, la situazione, dal mio punto di vista, non è particolarmente migliorata. Personalmente mi sono preoccupato perché nella provincia di Salerno vi è una evidente difficoltà di gestione nel sistema di smaltimento dei rifiuti, legata al sistema dei rimedi attuato.

Tutti sappiamo che successivamente all'era delle discariche, con l'ordinanza n. 3100 e le successive nn. 3104,3111 e 3119, si è ipotizzato di poter gestire lo smaltimento dei rifiuti, in attesa dell'avvio degli impianti di CdR, con il sistema degli impianti di vagliatura, utilizzato per separare la frazione secca da quella umida. Ciò implica la dotazione di impianti per la stabilizzazione della frazione umida dei rifiuti ed altri per lo stoccaggio di quella secca.

Questo triplice ordine di interventi è stato affidato, dal gennaio 2001, con la citata ordinanza 22 dicembre 2000, n. 3100, entrata in vigore il4 gennaio de12001, ai prefetti delle province della Campania i quali, però, dovevano concorrere alla definizione di tale sistema avvalendosi dei consorzi di bacino, ponendo in essere tutti gli interventi per localizzare e autorizzare la realizzazione e l'esercizio degli impianti medesimi.

Nella provincia di Salerno, i consorzi di bacino non hanno definito le localizzazioni e così, verso la fine del gennaio 2001, i due commissari di Governo, cioè il presidente della regione e il prefetto di Napoli delegato, hanno chiesto, appunto, al prefetto di Salerno - che non è ne commissario nel sub commissario o vicecommissario e neppure commissario aggiunto o vicario, perché non c'è alcun rango commissariale per i prefetti di Salerno, Benevento, Avellino e Caserta -, di nominare due commissari ad acta, per individuare i siti e realizzare i predetti impianti.

Ho quindi adempiuto, nominando i commissari ad acta che, nel giro di tre giorni, hanno localizzato i siti. In verità, la localizzazione è avvenuta in tempi brevi ma l'organizzazione dell'impiantistica non ha impiegato tempi analoghi. Mentre, infatti, i tre impianti di vagliatura ipotizzati, rispettivamente a giffoni vallepiana, fogli astro cilento, Palomonte e, sono stati da me autorizzati, rispettivamente il18 marzo e il primo marzo del 2001, complicazioni sono sopravvenute ostacolando il buon esito del progetto.

L'impianto di Ogliastro Cilento è stato ritenuto dal commissariato di Governo, che conserva la gestione unitaria dei rifiuti sull'intera regione, avendo la regia degli interventi complessivi, non più necessario. Mi si è chiesto, quindi, di di smettere l'iniziativa. Con decreto apposito, con l'intesa del commissario di Governo, presidente della regione, è stato abbandonata l'ipotesi di Ogliastro Cilento.

 A Palomonte i problemi riscontrati sono stati ancora maggiori, considerata la presenza di ulteriori impedimenti (un grosso contenzioso in corso, difficoltà di realizzazione da parte del bacino Salerno 3 che doveva appunto gestire l'iniziativa e mancanza di riscontro positivo ai collaudi - ben sei - prima di pervenire a quello definitivo): è stato così possibile autorizzare l'esercizio dell'impianto di Palomonte soltanto nel febbraio di quest'anno.

Tuttavia, prima di quella data, il commissariato di Governo, aveva fatto presente che la fase critica dell'emergenza dei rifiuti nella provincia di Salerno è ormai superata: era trascorso tanto tempo dalla localizzazione che non si rendeva più necessario realizzare gli impianti.

Anzi, si immaginava che quella localizzazione potesse essere utilizzata per realizzare piuttosto un impianto di selezione del vetro. Si tratta di in una fase successiva a quella della raccolta differenziata, quindi accessoria rispetto al filone principale di interventi a cui mirava la catena di vagliatura e stabilizzazione e stoccaggio dei rifiuti.

A questo punto, dopo una serie di trattative con il commissariato per avere la certezza che davvero fosse superfluo l'impianto per la provincia di Salerno, la seconda d'Italia per estensione (quindi apparentemente dal punto di vista geografico, non sembrava del tutto peregrino installarvi un impianto). Si è però insistito da parte del commissariato sulla non opportunità di portare avanti questa iniziativa. Così, ho revocato l'autorizzazione all'esercizio con l'intesa del commissario, e quindi, quell'impianto, pur pronto ad entrare azione, non è mai stato utilizzato.

Eravamo nel febbraio di quest'anno. Nel febbraio 2002, dunque, risultava dalla visione complessiva del sistema regione che la criticità si era di molto attenuata.

Nel frattempo, era partito, anch'esso tra molte difficoltà, l'unico impianto di vagliatura attualmente operativo nella provincia di Salerno, quello di Giffoni Vallepiana. Anche in questo caso si è trattato di una vicenda complessa, come, del resto, lo è stata l'intera questione dell'emergenza rifiuti nella provincia di Salerno. Nel caso di Giffoni Vallepiana non si è ancora superata la fase di collaudi ed il meccanismo è intanto è operativo, in quanto il sub commissario regionale lo ha autorizzato, in virtù dei suoi poteri specifici, ai sensi degli articoli 27 e 28 del decreto Ronchi, cui si è rinviato nelle ordinanze ministeriali.

Quindi, ho inviato ogni mese il collaudatore per verificare se si potesse autorizzare definitivamente quell'impianto, dopo averne disposto la realizzazione nel primo marzo 2001, ma, a tutt'oggi, il collaudatore in questione incontra notevoli difficoltà a dare il consenso necessario. È un impianto ancora imperfetto, tuttavia è stato ritenuto particolarmente prezioso per la nostra provincia perché è l'unico che resta sul campo. E' per questo, come accennavo, che il subcommissario ha provveduto con propria autorizzazione. Questo è il quadro degli interventi.

I commissari ad acta per la stabilizzazione della frazione umida e per lo stoccaggio di quella secca non hanno, dunque, individuato i siti: vi è stato allora un lungo carteggio formale con il commissariato per comprendere se la situazione di emergenza della provincia di Salerno potesse essere fronteggiata soltanto con l'impianto di Giffoni Vallepiana, qualora collaudato, senza avere, peraltro, un luogo in cui stabilizzare e stoccare le risultanti frazione umida e secca richiamate. La risposta del commissariato è stata sempre che si sarebbe provveduto a questo problema ricorrendo al trasporto in località appropriate, ove fossero presenti gli impianti richiesti. Si sono tenuti quindi ripresi e ripetuti incontri per una concertazione delle iniziative, tenutisi sia Salerno sia a Napoli, nel corso dei quali la struttura commissariale si è impegnata a gestire l'emergenza nella provincia di Salerno attraverso il solo impianto di tritovagliatura di Giffoni Vallepiana, impegnandosi a trasportare fuori provincia le frazioni secca ed umida di risulta, e anche la residua parte di rifiuti prodotti in provincia di Salerno, non destinata all'impianto per l'incapacità dello stesso di assorbire l'intero quantitativo pari a 1.200 tonnellate al giorno, prodotte dai 158 comuni della provincia.

L'impianto di gestione è invece tarato per 350 tonnellate, quindi una buona metà, salvo quello che è possibile mettere da parte in una raccolta differenziata, è comunque trasportato fuori provincia, indipendentemente dai processi di vagliatura, riguardo ai quali le frazioni risultanti vengono comunque trasferite e destinate ad impianti adeguati.

Quindi, attualmente, in provincia di Salerno, vi è una situazione piuttosto complessa che si fonda essenzialmente sul sistema dei trasporti: le 1.200 tonnellate di rifiuti quotidianamente prodotte in provincia di Salerno, tolta la quota gestita attraverso la raccolta differenziata e quindi detratta dall'ammontare complessivo - circa 150 tonnellate -, sottratta una residua parte che i sindaci stanno continuando a gestire in siti di stoccaggio temporaneo, ai sensi dell'articolo 13 del decreto legislativo 5 febbraio 199, n. 22 (decreto Ronchi), sono trasportati fino a Giffoni Vallepiana dall'intera provincia, e le frazioni secche ed umide risultanti vengono invece trasportate fuori provincia. La parte non trasferita a Giffoni, perché esorbitante dalle 650 tonnellate gestibili dal comune, viene portata direttamente al di fuori del territorio provinciale.

Quindi, attualmente, tutti i rifiuti vengono trasportati, prima o dopo la vagliatura, comunque fuori provincia. La preoccupazione nostra è dovuta all'incertezza di attuazione della fase seguente. Ovvero, il passaggio successivo dovrebbe essere l'impianto di CdR, da noi in costruzione a Battipaglia. Secondo le notizie acquisite presso la società FIBE Spa, che gestisce la costruzione dell'impianto di Battipaglia, si immagina che le opere civili possano essere realizzate entro il novembre di quest'anno. Se questo sarà vero, anziche fino a Giffoni, e da li fuori provincia, i rifiuti verranno trasportati fino a Battipaglia, e poi da Battipaglia fuori del territorio provinciale. Dal ~dR, le balle dovrebbero quindi essere trasferite ad un termovalorizzatore, ma, come forse risulterà già alla Commissione, i termovalorizzatori in Campania ancora non esistono anzi, a quanto risulta non sono neppure stati localizzati definitivamente e mi sembra di capire che sia ad Acerra sia a Santa Maria La Fossa -i due luoghi della regione Campania in cui forse verranno installati dei termovalorizzatori -, tutto è stato deciso fuorché l'inizio della costruzione di tali impianti. Comunque, sostengono i tecnici, una volta che la localizzazione sarà consolidata occorreranno circa tre anni per costruire.

Quindi, per circa tre anni, se funzionerà davvero entro la fine di quest'anno l'impianto di Battipaglia, trasporteremo il materiale CdR perfino al di fuori della regione Campania. Decorso il triennio, ciò interesserà solo il territorio extraprovinciale ma all'interno della regione medesima.

Comunque, la provincia di Salerno vivrà per molti anni ancora con l'unica forma di gestione dei rifiuti affidata al trasporto su cui, come noto, restano aperti numerosi problemi. La provincia può contare infatti su un supporto viario molto modesto, considerate le difficoltà di collegamento dovute al collasso pressoché permanente dell'autostrada Salerno-Reggio Calabria, sia in ragione dei lavori in corso sia per l'inadeguatezza della sede stradale ad ospitare il flusso di traffico che collega sostanzialmente il nord al sud del paese.

Ciò comporta anche un correlativo intasamento del sistema viario parallelo minore, come conseguenza del blocco autostradale. Quindi, se il sistema di rifiuti, pari a circa 1.200 tonnellate, dovrà rimanere per molti anni affidato all ' efficienza dei sistemi di trasporto, saremo costretti ad immaginare una provincia di Salerno attraversata in permanenza da un eccessivo flusso di transito. Perciò, come prefetto e responsabile del coordinamento delle forze di polizia, comincio a preoccuparmi della vicenda, perché se è vero che tutti i grandi flussi di denaro attirano l'attenzione della criminalità organizzata, evidentemente, il troncone su cui lavorare sul serio è rappresentato proprio da quello dei trasporti. Cessato l'interesse per le discariche, da considerarsi un momento pressoché superato, venuto meno l'interesse per gli impianti di vagliatura, rivelatisi, almeno per noi, velleitari in questa fase del CdR, non resta che porre attenzione estrema al sistema dei trasporti, poiché attorno a questo, nei prossimi anni, ruoterà l'organizzazione dei rifiuti.

In questo senso, ci stiamo già muovendo con l'intesa ed il coordinamento delle forze di polizia. Aggiungo soltanto, per non rubare tempo ai vostri lavori, che queste considerazioni sono legate anche ad una preoccupazione di fondo, sociale, in relazione al contesto nel quale tutti questi eventi vanno a sommarsi ed incidere.

Come ho avuto modo di spiegare anche nella mia precedente audizione del 6 marzo 2001, si è purtroppo molto demonizzato il problema dei rifiuti, mancando un'informazione adeguata in merito, i cittadini interpretano qualunque tipo di intervento sul territorio come inquinante e socialmente dirompente, equiparandolo alla nota vicenda delle discariche.

Questo non può non destare in me preoccupazione, in ragione delle attribuzioni istituzionali riconosciutemi: vi è infatti la possibilità di dover affrontare un livello di tensione sociale in crescita. E aggiungo che i sindaci stanno facendo la loro parte con grande dignità, persino accettando, in questa fase, l'intervento dell'Impregeco, cioè un nuovo soggetto consortile che, nel nostro caso, non rende giustizia neppure territoriale alla provincia di Salerno, perché, come sapete, è composto dai soli consorzi di Napoli 1, Napoli 3, e Caserta 4.

Questa composizione ha destato in un primo momento sconcerto tra i consorzi di bacino che si sono visti esclusi, mentre non facilita i rapporti tra i sindaci la gestione dell'unico impianto esistente. E oggi, mentre parliamo è in corso una manifestazione ulteriore, per la difficoltà gestionale dell'impianto di Giffoni Vallepiana: i sindaci continuano a riferirsi al prefetto e agli alti livelli istituzionali chiedendo che in qualche modo si provveda. Quello che rammarica molto in questa fase così difficile per la nostra provincia è la difficoltà di poter corrispondere a queste richieste. Non possiamo far altro più che segnalare la vicenda al gestore, al commissariato che, da solo, possiede la visione complessiva del problema, essendo stato superato il principio della provincializzazione: il monitoraggio completo delle disponibilità e delle necessità della regione Campania si ha solo qui, a Napoli.

Quindi, dal nostro punto di vista provinciale, abbiamo soltanto l'onere e il rammarico di poter semplicemente fare da ponte tra le istanze dei sindaci ed il commissariato, auspicando che questi escogiti, di volta in volta, appositi piani gestionali. In merito alla pianificazione, vorrei aggiungere, infine, che esiste una notevole difficoltà a livello provinciale persino di reperire organiche e definitive informazioni sulle dinamiche della medesima, in ragione della mutevolezza della pianificazione regionale dovuta al modificarsi delle esigenze del territorio di riferimento.

Tuttavia, il punto di partenza resta sempre il piano per la gestione dell'emergenza rifiuti, adottato nel 1997 dal presidente della regione, all'epoca nominato all'uopo commissario del Governo per l'emergenza rifiuti. Rammento, che esiste, però, in allegato alla convenzione istitutiva dell'lmpregeco, che nasce con atto notarile del 12 febbraio 2002, il programma per la gestione della fase finale dell'emergenza, da noi interpretato -e credo che il commissariato abbia alla fine acconsentito anche se non formalmente -, come integrazione del piano medesimo.

Se pianificazione commissariale in questo momento esiste, essa è da rinvenire proprio esclusivamente in questo programma per la gestione della fase finale dell'emergenza, allegato alla convenzione richiamata. Questo è il quadro complessivo che mi preoccupa, naturalmente, pur ritenendo debba essere affrontato con grande serenità. Grazie.

 

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE PAOLO RUSSO

 

LUIGI MEROLLA, Questore di Salerno. Ringrazio il presidente per la possibilità concessami di  presenziare in questa sede.  Il problema della raccolta e dello smaltimento dei rifiuti per le forze dell'ordine consiste, innanzitutto, come avete colto dalle dichiarazioni del prefetto, in un problema – perlomeno verificatosi  negli ultimi anni - di ordine in pubblico nella provincia di Salerno, dal momento che la reattività delle popolazioni locali a fronte di una serie d'iniziative effettuate sul loro territorio ha comportato enormi sacrifici, sia per organizzare un corretto contrasto a  manifestazioni di dissenso sia per consentire di attivare quegli impianti, la costruzione di alcuni dei quali, come quello di Palomonte,  non è giunta ancora a conclusione.

Per la realizzazione si è dovuto affrontare un costo notevole in termini di ore di lavoro da parte del personale delle forze dell'ordine, che ha dovuto presidiare per mesi e mesi, ventiquattro ore su ventiquattro, il sito,  altrimenti   invaso dagli abitanti del posto, fermamente contrari all’esecuzione delle opere.

Anche per l'avvio dei lavori dell'impianto   CdR  di Battipaglia vi è stata una forte spinta in termini di prevenzione, ad opera delle forze dell’ordine,   adesso molto attenuatasi, salvo poi verificarsi una resipiscenza nel momento in cui l'impianto probabilmente si avvierà a conclusione.

Ci auguriamo, comunque, si riesca ad attivare il massimo della prevenzione per evitare il determinarsi di  questo tipo di reattività. Esaurito questo profilo, non di certo secondario, dell'ordine pubblico, passo all'altro di pari importanza, dell'attenzione, da parte delle organizzazioni camorristiche   alle attività di raccolta e   smaltimento dei rifiuti.

La provincia di Salerno, come altre   della Campania, è una terra di camorra, anche se in forma disomogenea, nel senso che l'andamento della criminalità è disposto a macchia di leopardo, quindi molto più intensamente in alcune sue parti - è nota a tutti la valenza, in questo senso, ad esempio, della piana del Sele -, e in maniera molto più attenuata e blanda in altre.

Nessun sito, comunque, può dirsi esente da questo male, perché anche quelli più tranquilli possono diventare terra di conquista per i clan che agiscono e   sono radicati   nelle zone viciniori. 

Questa situazione ha  imposto nel passato   una continua osservazione sia dell'attivazione degli impianti delle discariche per la raccolta e gestione dei rifiuti di ogni tipo, e sia  delle ditte  chiamate ad intervenire nell’esecuzione dei lavori.

E, in quest'ambito, ci sono stati numerosi interventi - 41 - effettuati a Salerno negli ultimi 12 mesi, a partire dal primo luglio 2001. Ammontano a trentasei le  discariche abusive sottoposte a sequestro,  72 le persone verbalizzate, 52 quelle denunciate. In queste discariche   si è trovato di tutto, da contenitori metallici a materiali ferrosi, e di risulta, elettrodomestici dismessi,  pneumatici di auto e motoveicoli, macchinari industriali ed  elettrici. Ovviamente, questo dà il senso anche delle difficoltà di cui ha parlato il prefetto:  una situazione, ovviamente di impasse di grosse dimensioni, come questa sviluppatasi a Salerno, non può non avere alla fine delle implicazioni di tipo criminogeno, inducendo fisiologicamente  a dei movimenti interni capaci di produrre risultati siffatti.

 Ritornando, quindi, all'attenzione prestata nei confronti dell'azione delle organizzazioni camorristiche, oltre ai singoli interventi richiamati che hanno dimostrato delle singole responsabilità, non abbiamo riscontrato delle connessioni verticistiche di più ampio respiro, pur affrontando la questione sia   da un punto di vista particolaristico sia da uno  generale, nel momento in cui si è andati ad analizzare tutta l'attività dei clan - tra i 13 e 14 - operanti nella nostra provincia, seguiti costantemente attraverso   indagini coordinate dalla direzione distrettuale antimafia di Salerno e  svolte per l'appunto da polizia, carabinieri, e  anche con l'apporto della Guardia di finanza.

È in fase di sviluppo, ad ogni buon conto, un'attenzione da parte nostra per verificare sia - permanendo questa situazione di emergenza - ulteriori siti che possano essere utilizzati in particolar modo per lo smaltimento di rifiuti speciali, sia le ulteriori fasi nell'ambito della costruzione di nuovi impianti ed eventualmente in tutta l'attività di trasporto del materiale inviato oltre provincia e addirittura oltre i confini nazionali.

 

PRESIDENTE. Ringrazio il questore di Salerno per la sua disponoibilità. Do ora la parola agli onorevoli commissari per eventuali domande rivolgere agli illustri ospiti.

 

MARCO LION. Intervengo rapidamente per ricevere un chiarimento: si è detto precedentemente che, nel giro di tre giorni dalla nomina del commissario, è stato possibile individuare il sito di riferimento per la costruzione degli impianti necessari al processo di smaltimento dei rifiuti. Trattandosi di impianti anche importanti, dal punto di vista dell'impatto ambientale (si pensi,  a titolo esemplificativo  alla vagliatura della plastica), mi chiedo, viste le mie precedenti esperienze di amministratore, in base a quali parametri si sia proceduto ad individuare un sito in maniera così  repentina: si è provveduto in base a studi precedenti, oppure a verificate disponibilità dei comuni interessati? Mi pare doveroso svolgere questa considerazione, tenuto conto che, come correttamente si è sottolineato, la criminalità organizzata agisce su più fronti, intervenendo nel settore dei trasporti, senza dubbio,  ma anche  nella proprietà delle aree di localizzazione dell’impiantistica.

Per cui, ripeto, in base alla mia esperienza di chi, per una questione amministrativa, si è trovato nelle condizioni di dover reperire un sito per una discarica, avvalendosi anche di lunghi e pregressi studi, con tantissimi parametri da valutare, vorrei  capire come sia proceduto nel caso  della provincia di Salerno.

 

ENRICO LAUDANNA, Prefetto di Salerno. Mi si consenta rapidamente di rispondere a queste osservazioni. Sono costretto a fare un piccolo passo indietro nel rammentare, a me per primo, che, nell'architettura istituzionale di questo sistema, al commissario di Governo inizialmente individuato dalla prima delle ordinanze che nel 1994 ha stabilito di assegnare alla regione Campania un meccanismo straordinario di adeguamento alla normativa nazionale, regionale ma soprattutto comunitaria, si è poi affiancato nel 1996 l'altro commissario di Governo, presidente della regione.

Quando si sono aggiunti ad essi, sempre in ragione di quanto stabilito con ordinanza, anche i prefetti della regione Campania, questi ultimi, non essendo stati inseriti nella catena commissariale, hanno sostanzialmente rappresentato la longa manus, per così dire, dei due commissari di Governo sul piano strategico. Quindi, pur essendo titolari di alcuni provvedimenti amministrativi, in particolare l'autorizzazione alla realizzazione degli impianti e all'esercizio, non erano in grado di procedere autonomamente all'individuazione dei siti, perché sprovvisti di strumenti tecnici.

Sia  il commissariato regionale  che la struttura  commissariale della prefettura di Napoli hanno una dotazione di mezzi e di uomini, all'uopo assegnati, per svolgere questo tipo di funzioni, mentre  le prefetture delle altre province della Campania, invece, erano e sono nell'impossibilità di poterlo fare,  se non avvalendosi  dei sub commissari del prefetto di Napoli (distribuiti, fin dall'inizio, in ciascuna provincia con incarichi di monitoraggio tecnico), oppure attraverso la struttura commissariale regionale. Quindi l'individuazione, pur assegnata  al prefetto della provincia della Campania, doveva essere svolta attraverso lo strumento tecnico in dotazione presso uno dei due commissari. Nel caso specifico della provincia di Salerno, si è scelto una soluzione ancora diversa - peraltro prevista dell'ordinanza n. 3100 del 2000, all'articolo 5 -, cioè l'individuazione, attraverso commissari ad acta che prendessero il posto in toto  dei consorzi di bacino inadempienti. I commissari ad acta, cioè,   in base al mandato e alla richiesta del commissario di Governo, nonché in ragione del dettato dell'articolo 5, ripeto, dell'ordinanza n.3.100 del 2000, avevano il compito di individuare ed attivare gli impianti, lasciando al prefetto, naturalmente, la responsabilità dell'autorizzazione alla realizzazione.

Quando i due commissari di Governo mi hanno chiesto, alla fine del gennaio 2001, in coincidenza con una fase molto delicata dell'avventura della provincia di Salerno, cioè la chiusura della discarica di Parapoti,  luogo nel quale veniva versato circa il 95 per cento dell'intero totale di rifiuti prodotti nella provincia, hanno dato indicazioni anche relativamente ai tempi che i commissari ad acta avrebbero dovuto impiegare per individuare i siti.

Ed è  stato quindi il vicecommissario Vanoli nella sua richiesta di indicazione dei commissari ad acta a precisare che essi avrebbero disposto di tre giorni di tempo per effettuare questi accertamenti. In relazione ad un tempo così ristretto, ho nominato come commissari ad acta lo stesso subcommissario del prefetto di Napoli, l'unico in quel  momento attrezzato - in virtù della sua esperienza precedente - per conoscere  la provincia di Salerno (la mia scelta non poteva cadere certamente su uno studioso dell’università di Salerno, totalmente inesperto,  il quale avrebbe dovuto cominciare ex novo una ricognizione del territorio), ed un professore di geologia - purtroppo scomparso nel frattempo - dell'università di Napoli, che aveva già lavorato per la provincia di Salerno, occupandosi di Sarno, e membro del gruppo di valutazione, organismo previsto dall'articolo 6 dell'ordinanza 3.032 del 1999, e assegnato, in base a tali disposizioni, a  tutti i prefetti della regione Campania.

Quindi, sia l'uno sia l'altro erano soggetti già attrezzati tecnicamente sul territorio: potevano dunque sfruttare questa loro capacità mettendo a disposizione le proprie conoscenze tecniche e pervenire ad un'individuazione dei siti.

Per la verità, io sono  certamente convinto che il termine fosse davvero esiguo, i fatti lo hanno dimostrato:  i tre giorni si sono rivelati inadeguati, poiché degli impianti scelti, ben  due sono stati abbandonati è uno,  quello di Giffoni rimane tuttora non definitivamente autorizzato.

Dal momento che abbiamo impiegato nove mesi soltanto per realizzare l’impianto più velocemente, sarebbe stato forse opportuno impiegare un po' più di tempo, e fare in modo che le popolazioni locali assorbissero meglio quella  scelta, con maggiori risultati per tutti.

 

RENZO MICHELINI.  Questa mattina, il sindaco di Salerno si è lamentato della distanza ravvicinata  - un chilometro e mezzo - di due discariche  alla città dalla città, ritenendole site in   luogo inidoneo.  Chiedo, dunque: tali discariche sono quelle individuate dai commissari ad acta?

In secondo luogo,  lei ha messo in evidenza il fatto che vi sarà una maggiore attenzione   da parte della malavita sui trasporti: ebbene, quando fa riferimento ai trasporti, si riferisce ad una delle fasi della gestione dei rifiuti, quindi trasporto e smaltimento, oppure ai trasporti  in generale?  Quale valenza  essi possono assumere per quanto riguarda specificatamente il circolo dei rifiuti?

 

VINCENZO DEMASI. Eccellenza, lei qualche minuto fa ha parlato di Giffoni Vallepiana, delle difficoltà che si stanno determinando e ne ha parlato pure il sindaco.

È evidente che, ad ogni piè sospinto, Salerno si troverà crescentemente in un mare di rifiuti, vista e  considerata l'obiettiva difficoltà determinata da questo tipo di sito. Appellandomi a questa memoria enciclopedica che lo contraddistingue, chiedo al prefetto se vi è stato un momento in cui, a Gifoni Valle piana è stato ipotizzato un affiancamento tale da scongiurare possibilità come quelle che si stanno verificando?

 Inoltre, nella filiera  prevista per la provincia di Salerno era stato individuato il sito di  Giffoni Vallepiana  per la vagliatura, un CdR e  un termovalorizzatore, completandosi,  nel disegno originario, il ciclo di trattamento dei rifiuti.

Oggi, alla Impregeco, in ragione della piega assunta dalle vicende in corso, verrà invece consegnato un sistema monco,  se e qualora i due terzi di questa filiera venissero realizzati.

 Intendo allora formulare una semplice domanda per ottenere un chiarimento della situazione: Impregeco, che  ha cominciato ad operare dal  febbraio 2002, lo ha fatto dopo che la filiera del ciclo di trattamento dei rifiuti era già prevista, oppure questa ultima è stata determinata dopo l'entrata in funzione del predetto soggetto consortile?

 

ENRICO LAUDANNA, Prefetto di Salerno. Venendo, innanzitutto, al  problema del sito idoneo per le attività di compostaggio che, a Ostaglio, il sindaco di Salerno ha ipotizzato in diverse collocazioni nella periferia della città, occorre evidenziare che le intese avvengono direttamente tra il sindaco e la struttura commissariale.

  I prefetti delle province hanno soltanto competenza degli impianti di vagliatura, stabilizzazione della frazione umida, e stoccaggio di quella secca. In più, in particolari condizioni procedono all'ampliamento delle discariche, ma questo è soltanto un principio velleitario, stante l'inadeguatezza del sistema, e soprattutto data l'assoluta indisponibilità di discariche nella provincia di Salerno, tutte sequestrate oppure oggetto di provvedimenti ugualmente interdittivi da parte dell'autorità giudiziaria.

Quindi, restano soltanto queste tre attività a carico del prefetto. Sul compostaggio mi risulta vi siano convenzioni intercorse tra il comune e la struttura commissariale - in particolare il sub commissario regionale -, che hanno ipotizzato, in fasi successive  diverse localizzazioni, del sito, stante che quello di riferimento era già oggetto di una vicenda molto grave avvenuta nell’agosto dell'anno scorso: si trattava di   un sito di stoccaggio provvisorio, organizzato dal sindaco di Salerno, per il quale il sindaco medesimo ha subito anche delle conseguenze giudiziarie attualmente in corso. 

Per quanto riguarda la seconda domanda,  sui trasporti, vi è l'attenzione delle forze di polizia,  e  l'intesa con tutta la struttura antimafia locale. A Salerno non a caso si trova il sostituto procuratore nazionale antimafia, dottor Lembo, che opera con l'ottica di contrastare gli appetiti della criminalità organizzata non solo nell’ambito del sistema dei rifiuti ma anche  nel processo di ricostruzione di Sarno, a proposito, ad esempio, dei depuratori della località, nonché nelle dinamiche dei grandi flussi di denaro pubblico che, per un motivo o per l'altro, nella nostra provincia difficile, sono comunque presenti, spesso a titolo straordinario.

Per i trasporti, però,  dovendo praticamente  realizzarsi ancora per molti anni  lo smaltimento dei rifiuti attraverso la raccolta degli stessi e la loro espulsione dal territorio provinciale, portandoli   nella stessa regione oppure fuori di questa se non dello stesso paese, in Austria o Germania, si è evidentemente immaginato che il filone preferenziale di attività economica capace di interessare  il settore dei rifiuti sia quella del trasporto. In ragione di questa considerazione, abbiamo mostrato una notevole attenzione in proposito al trasporto,  in termini generali -  come  avviene nei confronti  di tutte le attività produttive verso cui abbiamo un dovere di tutela, da noi esercitata al meglio del nostro  impegno possibile -, ed in particolare con riferimento alla vicenda del ciclo di smaltimento rifiuti, essendo esso gestito attraverso il sistema di trasporto, che diventa catalizzatore di questi nuovi interessi.

Per quanto riguarda il problema dell'affiancamento, abbiamo avuto in questa tempistica,   rivelatasi   non ottimale per le esigenze della provincia, inizialmente tre impianti coesistenti sulla carta, ove  sostanzialmente rimangono ancora tutti e tre: i progetti relativi a due di essi sono infatti caduti, il terzo non è stato ancora autorizzato, ancorché  operativo di fatto.

Nel momento in cui l’Impregeco è subentrato, si è trovato dinanzi un sistema già imperfetto perché  il disegno relativo alla realizzazione di un termovalorizzatore nella provincia di Salerno è subito venuto meno.

 Il piano per l'emergenza si è definito nel 1997, risultato dell’adattamento di quello originariamente previsto dall’ENEA – nato peraltro già faticosamente - al contenuto dispositivo del decreto Ronchi. Quindi, il piano attuale è un piano nel quale, in seguito ai necessari adeguamente apportati, è già scomparso sin dal 1997, ufficialmente, la temorvalorizzazione per la provincia di Salerno.

A maggior ragione, nel 2002, in questo febbraio, quando è diventata operativa la convenzione istitutiva dell’Impregeco, questo non ha trovato più questo impianto. Quindi, la catena era ed è imperfetta. Però, nella convenzione Impregeco, all'articolo 3, è detto che la società consortile curerà anche la gestione  degli impianti realizzandi e, di questi ultimi, curerà anche la successiva realizzazione. Dunque l’investitura di Impregeco  comprende anche tutta la catena futura: ove mai una pianificazione regionale diversa rivedesse il sistema complessivo, l’Impregeco, in ragione di quella convenzione sinora operativa, potrebbe inserirsi anche in questo tipo di operazioni. 

 

PRESIDENTE.  Ringrazio il prefetto e il questore di Salerno per la puntualità delle indicazioni che ci sono state offerte, e anche per la facondia e l'efficacia delle soluzioni che sono state prospettate. Ovviamente questa era la prima occasione ne avremo altre per approfondire ulteriormente ai fini della conoscenza completa della Commissione.

 

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE VINCENZO DEMASI.


 

 

Incontro con il presidente ed alcuni componenti della commissione regionale anticamorra.

 

PRESIDENTE. Ringraziamo i nostri ospiti per aver accettato il nostro invito, per l'attenzione che vorranno dedicare ai lavori di questa Commissione e per il contributo che riterranno di darci in quanto rappresentanti della commissione regionale anticamorra.

              Voi conoscete già i compiti della Commissione di inchiesta, e noi ci aspettiamo un vostro contributo ai lavori, in cui confidiamo molto, perché siete portatori di conoscenze degli aspetti connessi alla situazione del territorio, all'impiantistica ed alla gestione legata a determinate presenze nella nostra regione. La vostra partecipazione, quindi, è particolarmente utile per cercare di dipanare la matassa legata al problema del trattamento e della gestione del ciclo dei rifiuti di cui in questo momento ci occupiamo. Quindi, se volete cortesemente iniziare, siamo a vostra disposizione.

 

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE PAOLO RUSSO.

 

ERMANNO RUSSO, Presidente della commissione regionale anticamorra. Ringrazio per l'attenzione che ci dedicate. È importante fare una premessa: la nostra è una commissione speciale che il consiglio regionale ha voluto istituire all'inizio di questa legislatura proprio per indicare una priorità assoluta, quella della lotta alla criminalità in genere. Devo dire che su questo argomento si è registrata una unanimità di vedute da parte di tutte le forze politiche, ed io stesso, che rappresento questa commissione, sono stato eletto all'unanimità. Ciò per dare immediatamente il senso di quello che la regione Campania ha immediatamente messo in campo in questa legislatura, mettendo al primo punto dell'ordine del giorno la lotta alla criminalità.

              Vorrei iniziare il mio intervento dai poteri che la normativa oggi affida alle regioni, attraverso il potere legislativo e regolamentare, dopo la riforma del titolo V della Costituzione. Al riguardo, ho preparato una breve relazione, anche perché sembra che ci abbiate assegnato un tempo abbastanza limitato, ma credo che saremo in condizione di potervi dare un po' il senso del nostro operato in questo breve anno di attività - perché, dalla sua istituzione, la commissione ha iniziato a lavorare da circa un anno, dopo l'approvazione del suo regolamento da parte del consiglio regionale - e vi esporremo, quindi, le nostre iniziative in questo settore.

              Con la riforma del titolo V della Costituzione il potere normativo delle regioni, legislativo e regolamentare, assume un alto profilo sia sotto l'aspetto qualitativo, sia sotto quello quantitativo. Infatti, a differenza del precedente modello costituzionale, l'attuale articolo 117 della Costituzione, come voi sapete, assegna alle regioni una potestà normativa di tipo negativo-residuale; in effetti, le regioni diventano titolari di tutte quelle materie non espressamente riservate allo Stato, ai sensi dell'articolo 117, comma 2, della Costituzione. Per quanto attiene alle materie concorrenti, lo Stato conserva tuttavia il potere di fissare i principi fondamentali, ovvero i criteri generali destinati a ricevere, in sede regionale, una successiva attuazione attraverso norme di dettaglio.

              Nell'ambito di questo scenario mutevole e mutato, ispirato al pluralismo istituzionale, le commissioni regionali, legislative e speciali, dovrebbero diventare strutture essenziali per un efficace funzionamento dell'ente territoriale; in particolare, le commissioni speciali - anche se non direttamente coinvolte nel procedimento di formazione delle leggi, e tendenzialmente trasversali rispetto alle competenze legislative - possono sicuramente contribuire alla determinazione ed all'attuazione dell'indirizzo politico regionale. È opportuno, dunque, che il nostro prossimo emanando statuto regionale attribuisca alle commissioni un ruolo nell'ambito delle funzioni di determinazione ed attuazione dell'indirizzo politico.

              La problematica legata al governo ed alla gestione dei rifiuti, coinvolta nel più ampio fenomeno della cosiddetta ecomafia, ha per oggetto un complesso di materie non omogeneo che taglia trasversalmente il quadro delle competenze regionali, coinvolgendo anche settori di competenza statale. In questo scenario così disarticolato e frammentato, la commissione ha svolto un certo lavoro: prima sono stati raccolti alcuni dati di informazione sul fenomeno delle ecomafie in relazione al governo della gestione dei rifiuti; è stata poi operata un'analisi ricostruttiva tecnico-giuridica della normativa vigente; infine, abbiamo proposto iniziative per il migliore esercizio delle potestà regionali, ed abbiamo formulato alcune proposte al fine di costituire un utile strumento per gli organi titolari della funzione legislativa.

              Il fenomeno coinvolge competenze riconducibili all'Unione europea, allo Stato, alle regioni e, in parte, anche agli enti locali; inoltre, bisogna dire che, all'interno della regione, la materia in oggetto si snoda tra competenze e funzioni afferenti a più commissioni e a più assessorati. Nell'ambito del suddetto quadro istituzionale, quindi, l'attività della nostra commissione speciale si è proposta di razionalizzare questi processi legislativi regionali; inoltre, sempre per una migliore efficacia e qualità di tali processi legislativi, sarebbe opportuno che si introducesse a livello regionale, nella stesura del nuovo statuto, l'obbligo di far precedere il varo di ogni nuovo atto normativo dalla sua analisi di fattibilità, al fine di evitare di immettere nell'ordinamento discipline prive di incidenza pratica che potrebbero accrescere i problemi senza risolverli. Allo studio in oggetto potrebbe far seguito un'apertura verso la società civile che solitamente non avviene a livello parlamentare; in questo senso, si ritiene importante che il nuovo statuto ed il nuovo regolamento consentano sempre più alle commissioni di ampliare i propri rapporti diretti con i soggetti pubblici e privati operanti nel territorio.

              Dopo questo studio conoscitivo e di indagine, riteniamo che sarà importante disporre alcune consultazioni, in particolare per l'analisi di fenomeni che attengono alla relazione tra governo e gestione dei rifiuti e fenomeno delle ecomafie, il quale presenta ricadute immediate sul rapporto socio-istituzionale e, in particolar modo, sullo sviluppo e sulla crescita economica e sociale. Riteniamo, quindi, che sarà necessario avviare uno scambio di informazioni con soggetti pubblici o privati allo scopo di arricchire il proprio patrimonio di conoscenze e per migliorare l'esercizio delle funzioni consiliari. La proposta, quindi, è quella di procedere con indagini conoscitive tali da rafforzare la legittimazione degli organi consultivi mediante il contatto tra commissioni ed elettorato.

              L'inquadramento giuridico-normativo della problematica relativa al governo ed alla gestione dei rifiuti risulta complesso per l'eterogeneità delle materie coinvolte; il fenomeno, tuttavia, presenta una sua unitarietà sotto il profilo politico-sociale, ed ha un notevole impatto sui flussi economici tale da richiedere uno studio che riteniamo possa condurre ad una legge quadro regionale (è questo il nostro intento) con la quale il consiglio regionale determini i principi ed i criteri direttivi di regolazione della materia, costituendo il fondamento giuridico per una successiva legislazione specifica di settore, eventualmente anche in forma regolamentare. In particolare, in questi ultimi anni la criminalità organizzata ha sviluppato la tendenza ad impegnarsi direttamente in attività economiche riconducibili alle tematiche che hanno un impatto immediato sul territorio: basti pensare come la mafia e la camorra abbiano realizzato, con lo smaltimento dei rifiuti, una notevole fonte di profitto. Inoltre, anche le attività legali possono spesso divenire strumentali ad altre operazioni illegali: in altre parole, i profitti delle suddette attività possono servire per avviare contatti (dunque contatti con le banche, con gli intermediari finanziari, con le imprese di consulenza e con gli investitori istituzionali) da utilizzare nelle transazioni illegali. Il cosiddetto fenomeno dell'ecomafia, ed in particolar modo quello legato ai rifiuti, è riuscito, quindi, a creare una forte interrelazione tra attività legali ed attività illegali, creando reti complesse, determinando relazioni strette tra mafiosi, politici, pubblici ufficiali, burocrati ed imprenditori, il tutto con un'intensa attività di lobbying nella quale, purtroppo, il supporto politico e la corruzione sono difficilmente distinguibili.

              Bisogna dire che sotto l'aspetto socio-economico, il governo e la gestione dei rifiuti alimenta il consolidarsi di organizzazioni criminali che si propongono da alcuni anni come soggetti di impresa, presentandosi anche sul mercato degli appalti e subappalti con connotazioni societarie, con organizzazioni aziendali e con una mentalità manageriale, e quindi ben organizzati, con esperti di marketing, osservatori economici e studi legali . Certamente - questo bisogna dirlo - non è compito della regione contrastare normativamente le attività criminali, perché non ci appartiene; non so se purtroppo o perché è giusto che sia così: probabilmente, è giusto.

              A causa dell'eterogeneità della materia che coinvolge il fenomeno, è dunque facile immaginare un organico sistema di leggi regionali che tuttavia, sotto l'aspetto politico, sociale ed economico, si deve rivolgere, in particolar modo, all'aspetto organizzativo ed amministrativo: ciò alla luce del titolo V della Costituzione che, come dicevamo poc'anzi, amplia le competenze legislative regionali. Si ritiene utile, quindi, procedere all'approvazione di una legge quadro di principi che possa costituire il punto di riferimento per una successiva legislazione specifica di settore. La legge di principi dovrebbe essere tale da inglobare vari aspetti coinvolti dal fenomeno dell'ecomafia, tra i quali i rifiuti, e potrebbe costituire quella necessaria base normativa comune al fine di rappresentare il presupposto per una omogenea legislazione di settore.

              La legge di principi implica che il legislatore regionale, laddove competente, stabilisca in via generale e propedeutica i principi ai quali dovrà ispirarsi l'ordinamento giuridico regionale. Il modello configurato, oltre a garantire omogeneità nel rispetto delle singole competenze regionali, offrirebbe una soluzione al problema dell'individuazione dei principi intorno ai quali razionalizzare la successiva normativa ambientale in tema di governo e di gestione dei rifiuti. Pensiamo, quindi, che occorra una legge di principi che sappia veicolare la norma di dettaglio; l'alternativa a tale legge di principi potrebbe essere rappresentata dalla possibilità per il consiglio regionale di procedere con singoli interventi legislativi nei vari settori; tuttavia io e la commissione riteniamo che in tal modo rischieremmo di dare al fenomeno risposte "a macchia di leopardo", frammentarie e disomogenee. Va sottolineato, inoltre, che alcuni ambiti riconducibili ai fenomeni malavitosi non possono essere ricondotti tout court alle competenze regionali: pertanto, riteniamo che, in presenza di competenze statali, la normativa di settore finirebbe per non coprire tutte le materie, lasciando quindi spazi legislativi vacanti. I principi ai quali dovrebbe richiamarsi una legge quadro regionale in tema di ecomafia, al fine di indirizzare la normativa di governo e gestione dei rifiuti all'interno di un interesse unitario, sono in parte enucleabili dai principi-guida che caratterizzano la politica comunitaria e statale in materia ambientale. Si fa riferimento, in particolare, ai principi di sussidiarietà, di prevenzione e di precauzione, nonché di correzione alla fonte dei danni causati all'ambiente (cioè al principio "chi inquina paga") ed al principio della partecipazione e dello sviluppo sostenibile.

              Come ho già detto, a causa dell'eterogeneità delle materie coinvolte, probabilmente non è possibile affidare unicamente alla legislazione regionale di settore, laddove essa sia competente, la disciplina del fenomeno delle ecomafie, ma credo opportuno individuare dei principi nell'ambito di un indirizzo politico-legislativo regionale. Occorre, in sostanza, offrire agli operatori del settore un quadro di riferimento chiaro dei principi ai quali dovrebbero ispirarsi i comportamenti degli organi pubblici e dei soggetti privati. Inoltre, nella legge sui principi potrebbe essere contemplata la definizione di "soggetto che svolge traffico illecito di rifiuti", ovvero "chiunque, abusivamente, al fine di conseguire un ingiusto profitto, con una o più operazioni cede, riceve, trasporta, esporta o comunque gestisce ingenti quantitativi di rifiuti".

              Nell'ambito del governo e della gestione dei rifiuti, riteniamo che assuma particolare rilevanza il traffico illecito. La materia si divide tra competenze statali, regionali e degli enti locali. Numerosi sono i segnali di esportazione illecita, che voi conoscete benissimo: trasporto di rifiuti speciali di o pericolosi, di rottami ferrosi, di rifiuti contaminati radioattivamente; le vie sono quelle dei paesi in via di sviluppo o dei paesi in difficoltà, e le armi e la droga sono spesso pagate con la concessione delle aree per smaltire tali rifiuti. È frequente, inoltre, anche l'uso delle cosiddette "navi a perdere" o "navi-carrette" (di cui sentiamo spesso parlare), vere e proprie carrette che solcano i nostri mari, acquistate per poche lire e che vengono poi addirittura affondate per ricavarne, eventualmente, anche un ulteriore risarcimento dalle compagnie assicurative (dunque, con una doppia frode). Sempre in questo campo, esiste il problema dell'illecito smaltimento dei rifiuti industriali. I meccanismi utilizzati con maggior frequenza sono quelli dei cosiddetti "impianti fantasma", e vi sono rifiuti industriali che vengono declassificati, miscelati e smaltiti in maniera sicuramente non corretta. Per quanto attiene l'altro aspetto, relativo ai rifiuti solidi urbani, l'attività illecita si concentra nella cosiddetta "frazione recuperabile", con la presunta apertura di impianti di recupero dei quali, in realtà, spesso esistono purtroppo solo i muri perimetrali.

              Il decreto legislativo n. 22 del 1997 in tema di trasporto e traffico dei rifiuti pericolosi (il cosiddetto decreto Ronchi) presenta alcuni aspetti pratico-operativi nel sistema sanzionatorio che, a nostro avviso, devono essere valorizzati in ordine alla lotta alla criminalità organizzata: all'articolo 53 di tale provvedimento, infatti, si prevede la confisca obbligatoria dei mezzi utilizzati per i traffici illeciti ed il trasporto dei rifiuti pericolosi. Nel caso della criminalità organizzata, occorre dire che una sistematica azione giurisdizionale che persegua tali attività illecite con ripetuti esiti di confische di beni non potrà che infliggere, a nostro avviso, un colpo mortale alle organizzazioni specializzate nel settore, perché gli effetti preventivi e deterrenti sono consequenziali e di sicuro effetto pratico.

              In merito al citato decreto legislativo n. 22 del 1997, in particolare per quanto riguarda il traffico illecito dei rifiuti, che costituisce fonte di profitto per le organizzazioni criminali, la commissione nazionale sull'ecomafia, attraverso una sua sottocommissione strategico-operativa del Ministero dell'ambiente, elaborò il 22 ottobre 1997 un documento con il principale obiettivo di valorizzare il sistema sanzionatorio, previsto dal decreto delegato in oggetto, prevedendo la confisca obbligatoria in sede dibattimentale dei mezzi serviti per il trasporto ed il traffico illecito dei rifiuti, e ciò anche in caso di patteggiamento. La commissione, inoltre, evidenziò che non è possibile confiscare in dibattimento penale un bene che non giunge in detta fase processuale in stato di sequestro: dunque, ne consegue - ovviamente, inevitabilmente e logicamente - che viene resa obbligatoria, di fatto, la procedura di sequestro da parte della polizia giudiziaria dei veicoli utilizzati per il trasporto ed il traffico illecito già nella primissima fase degli accertamenti (quindi, per capirci, nella flagranza di reato), oppure che ciò può avvenire in seguito, da parte del pubblico ministero, nella cosiddetta fase pre-processuale. L'inserimento di tale fase processuale si ritiene estremamente importante, in quanto fornisce all'operatore di polizia uno strumento agile di intervento sia per assicurare la fonte di prova del reato, sia per impedire che il reato possa essere ulteriormente reiterato. La successiva confisca quale sottrazione definitiva del veicolo dal patrimonio del soggetto responsabile costituisce, quindi, l'epilogo di tale procedura, e rappresenta sicuramente un efficace strumento di intervento sia repressivo, sia deterrente (ed in questo caso, scatterebbe il principio precauzionale della prevenzione).

              Pertanto, la sottocommissione strategico-operativa della commissione nazionale sull'ecomafia nella sua relazione conclusiva ebbe ad auspicare un incremento dell'operatività della polizia giudiziaria diffusa sul territorio, che ricorra sempre più frequentemente ai necessari sequestri in flagranza di reato, perlomeno nei casi più evidenti e di maggiore pericolosità. Repressione, prevenzione e principio comunitario "chi inquina paga" costituiscono, quindi, i principi fondamentali sui quali si costruisce efficacemente la lotta al traffico clandestino dei rifiuti. In quest'ottica, all'efficacia dissuasiva delle sanzioni penali ed amministrative in tema di violazioni ambientali è necessario che si accompagni il principio generale del risarcimento del danno in ottemperanza, tra l'altro, ai principi generali del diritto, secondo i quali chi ha prodotto un danno con un comportamento illecito deve risarcirlo civilisticamente. Pensiamo, pertanto, che occorrerebbe potenziare gli strumenti processualistici tesi al risarcimento del danno, che al momento trovano sede nell'articolo 2043 del codice civile e nell'articolo 18 della legge n. 349 del 1986. Si tratta, dunque, di una competenza appartenente esclusivamente allo Stato, nell'ambito della quale la regione non ha alcun potere se non quello di iniziativa legislativa statale.

              In definitiva - e mi avvio alla conclusione - la lotta al traffico illecito e clandestino di rifiuti rientra, in linea di principio, tra le competenze statali; tuttavia, la regione può - ed io dico: deve - svolgere un'opera di rilevante ausilio attraverso le funzioni assegnate dalla legge stessa. La materia dei rifiuti, infatti, coinvolgendo la tutela dell'ambiente, della salute, del territorio, dei beni culturali, dei trasporti, della protezione civile e del turismo rientra sicuramente tra le competenze sia statali, sia regionali. Alla luce delle suddette modeste considerazioni, che tuttavia danno il senso del nostro contributo - ci auguriamo che questo non sia il primo ed unico incontro con questa Commissione, per poter instaurare successivamente un rapporto di collaborazione -, la regione ritiene indispensabile attestarsi su concetti e valori precisi quali la prevenzione, la precauzione, la partecipazione e lo sviluppo sostenibile che, a nostro avviso, vanno prediletti rispetto ai pur indispensabili strumenti repressivi, che non appartengono alla nostra diretta competenza.

              Ringrazio per l'attenzione che ci avete prestato; i miei colleghi sono a vostra disposizione per fornire eventuali integrazioni o rispondere alle vostre domande. Vorrei aggiungere che consegneremo nelle mani del presidente della Commissione uno studio in materia, redatto insieme con il professor Lucarelli dell'università di Napoli, e gradiremmo che in un secondo, futuro incontro se ne potesse parlare e discutere, al fine di avere suggerimenti o indicazioni in merito a percorsi legislativi che dovrebbero essere messi in atto da parte del consiglio regionale.

 

MICHELE VIANELLO. Volevo chiedere (ma eventualmente sarà elemento di approfondimento in un successivo incontro) se nel corso della vostra attività avete iniziato ad incrociare anche un settore analogo al nostro, vale a dire un ambito non solo normativo, ma anche di intervento a fianco della magistratura e delle forze dell'ordine. Questo è il punto che mi interessava comprendere, perché francamente è questa la parte che a noi, onestamente, interessa abbastanza.

 

FRANCESCO SPECCHIO, Componente della commissione regionale anticamorra. Vorrei segnalare alla Commissione che sono componente anche della commissione ambiente della regione Campania, e quindi ho avuto modo di interpretare sia esigenze di legalità, sia esigenze addirittura di semplice legittimità di molte delle procedure adottate dagli enti locali ma - e voglio intervenire subito sulla questione cruciale che riguarda la Campania - anche dal commissariato straordinario di Governo.

              Come partito della Rifondazione comunista, riteniamo che i commissariati non abbiano mai evitato - ma quasi sempre per le procedure, per i poteri e per come storicamente si sono insediati - e non abbiano mai allontanato il pericolo di infiltrazioni di tipo mafioso nei processi che sono stati oggetto di commissariamento: è stato così per il dopo terremoto e per tutti i tipi di commissariamento, e non sfugge a questa sorta di regola neppure quanto è accaduto per il commissariamento sui rifiuti. Tale commissariamento era nato, in qualche modo, e si sostanzia in una sostituzione del potere del consiglio regionale di definire il piano di settore, ma nella realtà si è invece tramutato in una surroga dei poteri, in particolare dei prefetti, ma anche di quelli delle autorità degli enti locali, soprattutto per quanto riguardava l'applicazione dei vari decreti (in particolare, del decreto Ronchi) relativi all'obbligo di avviare la raccolta differenziata. Su questo punto, consegno alla Commissione una documentazione che riguarda, in particolare, il termodistruttore di Acerra, ma anche il CdR in costruzione e quelli ultimati; si tratta di una documentazione parziale (anche perché abbiamo dovuto raccoglierla in modo un po' estemporaneo), ma mi riservo di fornire alla Commissione tutta la documentazione che sarà in nostro possesso.

              Ritornando al tema a nostro avviso fondamentale, è stato giustamente sostenuto - anche dal commissario, presidente della regione Campania - che in questa fase si è in qualche modo contenuta ed anche allontanata la presenza delle imprese della camorra dal ciclo della raccolta dei rifiuti, ed è anche vero che questa attenzione si fa invece più pressante rispetto alle bonifiche ed ai processi futuri di bonifica. Ciò che invece non viene detto, e che dobbiamo dire, è che intorno ai grandi contratti - in particolare, al contratto della FIBE - ed ai grandi affari che riguardano questo settore, la presenza di queste associazioni mafiose si realizza intorno al controllo del territorio, in particolare intorno al commercio dei suoli, perché per quanto riguarda i capitolati d'appalto - che non corrispondono alle ordinanze, che a loro volta non corrispondono al decreto Ronchi - alla fine si è affidata al concessionario - perché, di fatto, è un concessionario, al di là del titolo di cui viene investita la FIBE o gli altri soggetti societari - questa estrema discrezionalità sui suoli che si è trasformata in un potere che è stato proprio, ad esempio, dei commissariati - dei commissariati, ma non dei concessionari -, vale a dire un potere di esproprio, un potere discrezionale sull'individuazione delle aree e via dicendo.

              Tutto ciò si è trasformato, oggettivamente, nella possibilità di opzionare i suoli intorno ai grandi e piccoli impianti e di determinare intorno al commercio dei suoli, all'individuazione delle aree ed al trasferimento non solo della titolarità, ma anche della gestione di queste aree, alla camorra.

              In questa sede, abbiamo ovviamente avviato una collaborazione con le autorità giudiziarie, sia per quanto riguarda la procura di Napoli, sia per quanto riguarda la procura di Santa Maria Capua Vetere, perché in questo settore noi abbiamo individuato oggettivamente situazioni di grande difficoltà che, tra l'altro - ed intendo segnalare un altro punto - devono in qualche modo allertare il Ministero dell'ambiente. Infatti, per quanto riguarda, ad esempio, le valutazioni di impatto ambientale di tipo nazionale (quelle emesse dalla VIA nazionale, tanto per intenderci), abbiamo non la sensazione, ma stiamo maturando la convinzione che non stiano esprimendo valutazioni, bensì stiano dando pareri informali ed irrituali; e dal momento che questa cosa riguarda fondamentalmente l'individuazione di un punto debole, vale a dire il regime dei suoli e l'attribuzione di funzioni di discarica a vario titolo, questo meccanismo determina poi, nei fatti, la possibilità di poter agire in piena libertà sui suoli.

              L'ultima cosa che vorrei dire riguarda autorizzazioni anche parziali o temporanee date addirittura allo stoccaggio del CdR, cioè del materiale di produzione che dovrebbe essere incombustibile ed immediatamente avviato alla termovalorizzazione, come recita il decreto Ronchi. Infatti, si sta ipotizzando il suo stoccaggio anche con autorizzazioni che sono, per loro natura, temporanee, ma che non hanno a monte l'atto fondamentale, vale a dire la valutazione di impatto ambientale la quale, ovviamente, deve essere su scala intermedia. Infatti, essa non deve essere macroscopica, ma non si può neppure attribuire al singolo impianto nella sua stretta pertinenza e va intesa, invece, nella sua pertinenza più larga, quindi nel suo perimetro e nelle aree direttamente esposte ai processi; a noi risulta, invece, che per questa cosa vengono avviate attività di stoccaggio, di riversaggio e di trasformazione parziale dei residui, se non addirittura del tal quale, che interessano aree non coperte dalle valutazioni di impatto ambientale.

 

MICHELE VIANELLO. Lei ha fatto affermazioni di una certa gravità, a partire da quella secondo la quale ci sono dei capitolati d'appalto che sono stati modificati...

 

FRANCESCO SPECCHIO, Componente della commissione regionale anticamorra. I capitolati non corrispondono...

 

MICHELE VIANELLO. C'è una registrazione: questa sua affermazione è stata già girata alla magistratura ed alle autorità inquirenti?

 

FRANCESCO SPECCHIO, Componente della commissione regionale anticamorra. I capitolati non corrispondono alle ordinanze…

 

MICHELE VIANELLO. Le ho fatto una domanda precisa. Lei ha fatto un'affermazione: queste affermazioni sono già state girate - visto che siete anche voi dei pubblici ufficiali, come noi -, nei dovuti modi, all'autorità giudiziaria?

 

FRANCESCO SPECCHIO, Componente della commissione regionale anticamorra. Sì, con relazioni anche ripetute, nel senso che noi abbiamo preparato...

 

MICHELE VIANELLO. Signor presidente, le chiedo formalmente di girare all'autorità giudiziaria ed alle autorità inquirenti queste affermazioni, perché è chiaro che non siamo in sede di dibattito politico, poiché questa è una Commissione con poteri propri della magistratura.

 

FRANCESCO SPECCHIO, Componente della commissione regionale anticamorra. Forse la cosa che dico è più grave di come lei la ripetere. Non è che sono state modificate: i capitolati non corrispondono alle ordinanze.

 

MICHELE VIANELLO. Benissimo; idem, ovviamente, vale anche, per quanto di competenza, perché il gruppo di valutazione VIA del Ministero dell'ambiente è tirato dentro e quindi, come capisce, è bene che questo pezzo di audizione venga inviata a chi dovere.

PRESIDENTE. Sta bene.

 

LOREDANA DE PETRIS. Vorrei intervenire proprio su questo, perché sono rimasta un po' colpita. Faccio una premessa: la stranezza che ho notato in queste gare, per la verità (ma queste sono mie considerazioni) non riguarda tanto l'illecito, quanto che la gara di appalto va a chi si metteva a gara - e quindi, era a punteggio anche chi forniva l'area. Ciò di solito è sempre assolutamente discutibile, per il semplice fatto che l'area e le localizzazioni dovrebbero far parte del piano dei rifiuti e poi sottoposte alle procedure di valutazione per verificare se siano aree idonee o meno. Nel caso specifico, per quanto riguardava l'area dell'intera provincia di Napoli - ed il componente della commissione ambiente della regione lo saprà - chiedo: erano stati messi a gara l'impianto di termovalorizzazione, i due impianti per la produzione del CdR ed anche la gestione della raccolta differenziata?

 

FRANCESCO SPECCHIO, Componente della commissione regionale anticamorra. I CdR della provincia di Napoli sono tre: Tufino, Giuliano e Caetano.

 

LOREDANA DE PETRIS. Si, tre impianti ed il termovalorizzatore… (Commenti). Volevo sapere se erano stata messa a gara anche la gestione della raccolta differenziata, e quindi se era stata fatta una gara a parte per la raccolta differenziata.

 

FRANCESCO SPECCHIO, Componente della commissione regionale anticamorra. Che a noi risulti, no, almeno agli atti.

 

LOREDANA DE PETRIS. Siccome sono tutti atti pubblici, ve lo chiedo perché avete consegnato le carte, e volevo sapere se le altre imprese - perché immagino abbiano partecipato anche altre imprese - avevano anch'esse indicato un'altra area di proprietà, oppure se avevano soltanto fatto offerte per quanto riguardava la realizzazione degli impianti.

 

FRANCESCO SPECCHIO, Componente della commissione regionale anticamorra. No, per quanto ci risulta; tra l'altro, noi abbiamo avuto accesso con grande difficoltà alle carte…

 

ERMANNO RUSSO, Presidente della commissione regionale anticamorra. Scusatemi, ma vorrei chiarire il concetto: noi siamo una commissione consiliare della regione, e siano in una fase...

 

PRESIDENTE. Non siete una commissione di inchiesta?

 

LOREDANA DE PETRIS. Questi sono atti pubblici: se uno non sa questo!

 

ERMANNO RUSSO, Presidente della commissione regionale anticamorra. Non c'è dubbio.

LOREDANA DE PETRIS. Non penso possono essere secretati i risultati delle gare!

 

ERMANNO RUSSO, Presidente della commissione regionale anticamorra. Non sono assolutamente secretati! Dicevo, alla regione questa parte è stata "sottratta", perché siamo in regime di commissariamento, e devo dire che c'è stata, non più tardi...

 

PRESIDENTE. Nel dossier c'è.

 

LOREDANA DE PETRIS. No, siccome ho il dossier e non compare, è questo il problema.

 

ERMANNO RUSSO, Presidente della commissione regionale anticamorra. Dobbiamo dire che con un grande sforzo - ma adesso parlo un attimo da consigliere regionale, abbiamo tentato ripetute volte (e forse, alla fine ci siamo riusciti) di portare il commissario di turno - che è il presidente della giunta regionale: lo è stato precedentemente Rastrelli, lo è oggi il presidente Bassolino - in consiglio regionale per discutere e per darci cognizione di una serie di atti, di situazioni e di cose.

              Senza entrare in polemica, voglio dire che il commissario ha fatto il commissario, e diciamo che si è sottratto al consiglio regionale quando lo ha potuto fare. Non ne aveva dovere, perché è il commissario, ma diciamo che c'è stata un'azione forte, politica, trasversale di tutto il consiglio regionale per tentare, in tutti i modi, di farlo venire, anche perché riteniamo che le gestioni commissariali in genere alla fine tolgano la possibilità di ragionare e di scegliere, che, invece, possono maturare in un dibattito serio, concreto, politico e, soprattutto, in un'assemblea che conosce il territorio per le sue rappresentanze specifiche.

              Questo è il dato ad oggi, da quando questa commissione è in attività, in quanto commissione speciale, e devo dire che sono appena nove mesi di attività. Riteniamo al riguardo che questa non possa essere l'unica audizione, ma dovranno essercene altre, e riteniamo altresì, per quanto capiremo e riusciremo a fare, di potervi aggiornare periodicamente su questa delicata e difficile materia.

 

PRESIDENTE. Ringrazio la commissione regionale non solo per l'approfondimento, ma anche per la disponibilità offerta per le prossime occasioni, le quali saranno sicuramente foriere di ulteriori spunti positivi. Avremo modo di approfondire anche la documentazione che ci avete lasciato, in modo tale da poter avere, nelle prossime occasioni, una maggiore cognizione reciproca sulle questioni che stiamo affrontando.

 

FRANCESCO SPECCHIO, Componente della commissione regionale anticamorra. Per la seconda volta - e rispondo indirettamente anche alla domanda precedente - da quando si è determinato il commissariamento, la quarta commissione consiliare (la commissione ambiente e territorio) della regione Campania è riuscita ad avere un'audizione con i commissari, i subcommissari e con la struttura, prevista per lunedì; quindi, potremo trasmettervi tutti gli atti.

 

PRESIDENTE. Ci è stata già fornita tutta la documentazione del consiglio regionale; ovviamente, ogni atto che riterrete utile sarà per noi sicuramente occasione di ulteriori riflessioni.

              Ringrazio ancora i componenti la commissione regionale anticamorra e dichiaro concluso l'incontro.


 

 

Incontro con il comandante provinciale della Guardia di finanza di Napoli.

 

PRESIDENTE. Ringrazio il colonnello Santillo per la sua disponibilità. Questa Commissione intende verificare lo stato di attuazione delle normative vigenti, sia di carattere  regionale che nazionale, in materia di gestione e smaltimento dei rifiuti. Elementi utili per lo svolgimento dell'inchiesta possono derivare della ricognizione delle attività investigative e di contrasto alla criminalità organizzata, in questo specifico settore. La Commissione intende così anche acquisire elementi circa l'efficacia e l'adeguatezza degli strumenti di prevenzione e repressione penale, di cui dispongono le forze dell'ordine per contrastare fenomeni criminosi, soprattutto in ordine alle fattispecie  dei traffici illeciti dei rifiuti e dell'utilizzo di discariche abusive per l'illecito smaltimento degli stessi. Nel rivolgere un saluto e ringraziamento per la disponibilità manifestata, do ora la parola al comandante Santillo.

 

CLEMENTE SANTILLO, Comandante provinciale della Guardia di finanza di Napoli. Sicuramente la tutela ambientale è un fenomeno di spessore e  interesse notevole. Quindi, anche in Italia la Guardia di finanza si è attrezzata - in alcune regioni in maniera più coercitiva, altre meno -, per cercare anche in questo settore di essere presente con attività di indagine, prevenzione e repressione. Per quanto riguarda il fenomeno, in base ai risultati di servizio conseguiti, non abbiamo ricevuto, allo stato, dei segnali di coinvolgimento di organizzazioni malavitose dei risultati di servizio che abbiamo conseguito. E’ però noto che,  ovunque vi sia un giro di denaro, la malavita non si astiene dall’interferire. Quindi, anche in Campania, per quanto riguarda lo smaltimento il ciclo di smaltimento dei rifiuti, sicuramente, vi sono dei segnali tali da far ritenere che le organizzazioni   camorristiche reggano  il bandolo della matassa.

Per quanto riguarda la Guardia di finanza - parlo a livello regionale e provinciale -, non disponiamo di unità specialistiche per svolgere questo tipo di lavoro, ma affidiamo ai reparti competenti per territorio la facoltà e la possibilità di effettuare, in contemporanea ai nostri compiti istituzionali, indagini e  accertamenti necessari per la scoperta di questa tipologia di reato.  A proposito  degli interventi svolti in Campania, possiamo delineare le seguenti principali aree di interesse: discariche  scoperte nell'agro aversano, nell’agro giulianese ed in quello nocerino sarnese;  abusivismo   edilizio nel litorale domiziano, sulla costiera amalfitana, su quelle  sorrentina  e cilentana. Per quanto riguarda le acque reflue,  infine, le aree interessate sono il litorale domiziano, le costiere cilentana ed amalfitana.

In ordine all'accertamento di questo tipo di illeciti, utilizziamo i nostri reparti aeronavali, soprattutto per svolgere con i reparti aerei - sezioni elicotteri -, sia del comando regionale sia del gruppo aeronavale, delle mappature: monitariamo così il territorio facendo delle segnalazioni al reparto competente, tenuto poi ad agire  sul campo, andando a verificare materialmente.  

Gli illeciti ambientali, per quanto ci riguarda, sono poi sempre connessi a reati finanziari e fiscali:   infatti, i reparti territoriali svolgono una penetrante attività ispettiva perché, come sappiamo, lo smaltimento dei rifiuti in aree non autorizzate comporta una sottrazione di materia imponibile sia all'imposizione diretta sia indiretta, perché, ovviamente, l'imprenditore interessato a sversare abusivamente, non sarà soggetto a sopportare quei costi  imposti, invece, per sversare   nelle discariche autorizzate. 

E, ovviamente, una volta che un imprenditore abbia del materiale da eliminare, ci sarà anche produzione di fatture per operazioni inesistenti, per dimostrare che i residui della produzione sono coperti da queste medesime. La Guardia di finanza ritiene sia necessario acquisire la documentazione di tutti i movimenti della produzione in un certo stabilimento per accertare  gli scarti di produzione. Nel dettaglio, da tali attività di fittizio smaltimento di rifiuti risulterebbero dei costi non sostenuti effettivamente. Producendo fatturazioni fittizie, l'azienda si renderebbe colpevole di un'evasione fiscale, talvolta ingente, con una significativa  perdita  per l’erario. 

Per quanto riguarda lo specifico,  in Campania, nel periodo primo gennaio-31 dicembre 2001, sono stati effettuati centoquindici interventi, riscontrate centotrentadue violazioni, verbalizzati centottanta  soggetti di cui nove denunciati all'autorità giudiziaria. A piede libero sono centosessantatre. I sequestri di prodotti di plastica e  gomma ammontano a  4000 pezzi, la mole di rifiuti industriali è pari a chilogrammi 739.241, le discariche abusive sono quarantanove, aree demaniali interessate ammontano a 282.869 metri quadrati, il valore degli  immobili  a 5 miliardi 128 milioni e 649 mila. Dal primo gennaio al 30 giugno 2002 abbiamo effettuato 95 interventi, riscontrato 102 violazioni, verbalizzati 133 soggetti di cui 11 non denunziati all'autorità giudiziaria, 112 denunziati a piede libero. Abbiamo sequestrato 15 stabilimenti con produzioni di plastica egomma, rifiuti industriali per chilogrammi 5 milioni 232 mila, 34 discariche, due autodemolizioni, aree demaniali per metri quadrati un milione 789.047  e immobili per 715.938 euro.

Da quanto detto, appare evidente che lo sforzo maggiore sostenuto  dalla Guardia di finanza sia nel campo degli interventi di polizia fiscale e tributaria, perché la qualificazione della Guardia   medesima come polizia economica e finanziaria, a tutela del bilancio nazionale e della comunità europea, ci impone anche tra i compiti principali di accertare l'osservanza delle leggi in materia fiscale. Ovviamente, abbiamo anche i reparti come il Gico, gruppo investigativo criminalità organizzata, che ha in corso, attualmente, alcune indagini di cui   sono conoscenza senza essere però  titolare dell'inchiesta, le quali produrranno degli effetti a breve scadenza. Quindi,  questo è il quadro generale rilevato dalla Guardia di finanza in Campania ed in provincia di Salerno.  

 

DONATO PIGLIONICA. Sono molto interessato ad un altro fenomeno del quale vorrei conoscere l'entità: cioè abbiamo detto ci sono imprese produttrici di fatturazioni false. Mi interessa sapere, invece, come avviene lo smaltimento dei residui industriali, in rapporto al fenomeno, in Campania non   banale,  del lavoro sommerso. Mi riferisco, cioè, a coloro che non hanno la necessità di esibire un circolo di fatture false, lavorando completamente in nero: come avviene, dunque, lo smaltimento di rifiuti di chi non ha un'attività emersa?

 

CLEMENTE SANTILLO, Comandante provinciale della Guardia di finanza. In base all’esperienza sin ora maturata, è possibile affermare  che in Campania il sommerso - valvola di salvezza di molte famiglie e non solo copertura della criminalità organizzata - riguarda soprattutto i settori dell'abbigliamento, e del piccolo artigianato, non, invece,  i cicli produttivi  industriali che possono produrre rifiuti tossici,  quanto meno non a livelli significativi.

Dai dati attualmente posseduti, non pare che  lo sversamento di rifiuti interessi - non in modo rilevante -  il campo del sommerso: è ben vero, però, che siamo all'inizio  delle indagini. E rammento che esiste un controllo di gestione, mentre  il ministro delle finanze assegna degli obiettivi, tra cui verifiche fiscali, individuazione degli evasori e, appunto,  scoperta del sommerso, uno dei principali risultati da conseguire per il 2002. Entro la fine dell’anno ritengo possibile definire un quadro completo di tale attività.

 

MARCO LION. Ringrazio per la sua disponibilità il colonnello Santillo, dal quale vorrei ricevere delucidazioni in merito  alle partite relative ad oli esausti e  batterie.

Alla luce dei dati del consorzio obbligatorio, in entrambi i casi, si ricavano delle cifre impressionanti, relative alla mole del materiale immesso in commercio e a quello effettivamente ritirato, in seguito all’esercizio dell’attività consortile.  Certamente, la Guardia di finanza è la forza che ha maggiore possibilità di  svolgere  verifiche a riguardo. Ritengo sia essenziale scoprire dove vada a finire questo materiale ed i residui del medesimo. Il nodo cruciale riguarda, ovviamente,  la possibilità di   sversare nell'ambiente  un’entità eccessiva di sostanze particolarmente nocive.  

 

CLEMENTE SANTILLO, Comandante provinciale della Guardia di finanza. Quanto dice è sicuramente vero, onorevole Lion. Preciso che, per quanto riguarda batterie e affini, si tratta di  prodotti  utilizzati in maggior parte dai privati. Nella periferie di Napoli, dispersi per talune  strade, scarsamente esposte al transito,  sedimentano scarti di lavorazione, muratura, frigoriferi e altra variegata quantità di residui: è la prova evidente che la maggior parte dei prodotti da lei indicati siano sversati.

E’ da ritenere, però, come le evidenziavo, che la maggior parte di essi derivi da materiali in uso a privati. La Guardia di finanza, per parte di propria competenza,  ha spesso sequestrato i famosi " sfasciacarrozze ", ove è possibile reperire  in gran quantità questi scarti,  a dimostrazione dell’esistenza di un ciclo diretto a reimpiegare  il materiale. Sembrano invece non sussistere elementi  a conforto della presenza di cicli occulti, a differenza del caso  degli oli esausti.

   Sebbene non siano stati sinora rinvenuti bidoni sepolti in qualche podere o terreno, sicuramente esiste un ciclo occulto di sversamento, anche proveniente da altre regioni d'Italia, se non   dall'estero.

  E’ comunque in programma della Guardia di finanza anche un’attività minuziosa di accertamento sui terreni apparentemente abbandonati. Evidentemente, sotteso a questo fenomeno deve esservi anche un interesse    del proprietario, il quale trarrà  lucro  dal deposito occulto di materiale nel proprio fondo. Sinora, di ciò che, nelle periferie e sovente nelle campagne, è stato reperito,  non si è accertata la tossicità. I carabinieri, senza dubbio, avranno svolto degli accertamenti ancora più puntuali e specifici. Tuttavia, anche la Guardia di finanza,  in base a quanto definito nel suo programma di lavoro, concorrerà ad indagare in questa direzione.

 

PRESIDENTE. Vorrei ringraziare il colonnello Santillo per l'esauriente relazione, da cui abbiamo potuto ricavare spunti interessanti ai fini della nostra valutazione: sicuramente, avremo ulteriori occasioni di approfondimento.  


 

 

 

Incontro con il comandante della legione dei carabinieri della Campania, generale Vittorio Barbato, del comandante del Noe, tenente Giovanni Russo, e del comandante provinciale dei Carabinieri, colonnello Marcello Mazzucca.

 

PRESIDENTE. Ringrazio gli illustri ospiti per la loro presenza in questa sede. Ci perdonerete per la spiacevole attesa derivante dai necessari approfondimenti occorsi. La Commissione intende verificare lo stato di attuazione delle normative vigenti, sia di carattere nazionale sia regionale, in materia di gestione e smaltimento di rifiuti. Elementi utili per lo svolgimento dell'inchiesta possono derivare della ricognizione delle attività investigative, di contrasto della criminalità organizzata in questo specifico settore. La Commissione intende, quindi, acquisire elementi circa l'efficacia e l'adeguatezza degli strumenti di prevenzione e repressione penale di cui dispongono le forze dell'ordine per contrastare i fenomeni criminosi, soprattutto in ordine alle fattispecie di traffici illeciti di rifiuti nell'utilizzo di discariche abusive per l'illecito smaltimento. Nel rivolgere ulteriormente   saluti e  ringraziamenti per la disponibilità manifestata, do la parola al generale Barbato.

 

VITTORIO BARBATO, Comandante della legione dei Carabinieri della Campania. Vorrei presentare chi mi accompagna: il comandante provinciale dei Carabinieri, colonnello Marcello Mazzuca, responsabile operativo per la provincia di Napoli,  una delle più sensibili a questo fenomeno, ed il comandante del Noe - elemento operativo specializzato nel settore all’esame -, tenente Giovanni Russo.

Espongo sinteticamente il mio intervento, di cui, qualora lo reputiate opportuno, potrò lasciare copia.

 

PRESIDENTE. Ritiene opportuno segretare quanto sta per dire?.

 

VITTORIO BARBATO, Comandante della legione dei Carabinieri della Campania. Sì, signor presidente.  

 

PRESIDENTE.  Sta bene.

(La Commissione procede in seduta segreta)

 

PRESIDENTE. Riprendiamo i nostri lavori in seduta pubblica. Do ora la parola al comandante del Noe, tenente Russo, affinché ci illustri la sua relazione.

 

GIOVANNI RUSSO, Comandante del Noe. Signor presidente, avevo preparato una breve premessa introduttiva circa l'attività dei nostri reparti ma mi rendo conto che i tempi sono ristretti. Cercherò dunque di esporre sinteticamente i dati più significativi,  per comprendere   le nostre attività ed i correlati settori di intervento.

 

PRESIDENTE.  Alla luce, soprattutto,    del potenziamento di organico in corso.

 

GIOVANNI RUSSO, Comandante del Noe.  Certamente, signor presidente:  più esattamente, si tratta non solo di un potenziamento di organico ma anche del  cambiamento di tutta la linea ordinativa del reparto.

Come preannunciato dal generale, il comando dei carabinieri per la protezione dell'ambiente è  presente in Campania con il nucleo operativo ecologico di Napoli e quello di Caserta,  unico  caso in Italia di un nucleo la cui competenza si estende  nella sola provincia di appartenenza.  Pregresse situazioni hanno infatti reso necessaria l'istituzione di questo nucleo ad hoc per la provincia di Caserta. I nuclei di Napoli e Caserta sono particolarmente impegnati nel contrastare fenomeni di illegalità diffusa, posti in essere, nella maggior parte dei casi, da operatori del settore, solitamente incuranti delle norme che regolano corretto smaltimento e trasporto di rifiuti. Costoro sono coinvolti, quindi, nella fase finale del cosiddetto ciclo dei rifiuti. Infatti, uno dei segmenti di intervento piuttosto remunerativo, anche sotto il profilo dei risultati, riguarda proprio l’effettuazione di controlli nei confronti dei trasportatori, i quali, appunto per evitare i costi relativi allo smaltimento, ricorrono sovente alla falsificazione del formulario di identificazione rifiuti, apponendo timbri falsi o avvalendosi della collaborazione di personale compiacente degli impianti di depurazione, per poter successivamente trasferire, in maniera illecita, i rifiuti medesimi in appezzamenti di terreno, grazie alla condiscendenza di taluni proprietari.

Analogamente, è stato anche riscontrato un aumento del fenomeno della declassificazione del rifiuto:  ad un rifiuto speciale o pericoloso, attraverso fittizi centri di stoccaggio  e  la predisposizione di un nuovo formulario di identificazione, viene attribuito un codice diverso da quello originale, mascherandone la reale natura.

L'attività dei reparti viene promossa anche da esposti e denunce che pervengono quasi quotidianamente da parte dei privati cittadini o associazioni ambientaliste. Essi si rivolgono direttamente ai nuclei oppure ai  comandi di stazione che, fungendo da tramite, provvedono ad allertarci. Ogni anno, il comando, attraverso le sue articolazioni, svolge un’operazione, specialmente   nella stagione estiva, denominata " mare pulito ", con la quale si intende monitorare tutte le coste italiane, controllando lo stato degli scarichi e individuare, laddove ne esistono, di abusivi,  sanzionandoli a norma della legge  n.152 del 1999.

Nell’ano in corso è stata condotta anche un'altra operazione denominata " città sostenibile ", consistente nel controllo dei grandi complessi industriali e dei maggiori centri abitativi,  al fine di monitorare   la qualità dell'aria.

Loro ricorderanno sicuramente questo inverno, quando vi furono dei picchi altissimi di inquinamento:  fummo investiti di questi controlli, vigilando sui grossi centri urbani.

Sotto il profilo dell'emergenza rifiuti in Campania, solitamente  i  nuclei di Napoli e Caserta vengono investiti di delega dall'autorità giudiziaria, onde verificare l’osservanza delle esatte prescrizioni. Consentitemi anche una breve e necessaria  precisazione: gli accertamenti di natura tecnica vengono condotti unitamente agli organi specifici, quali l'Arpa, le Asl, e talvolta anche all'istituto di geofisica. Veniamo solitamente chiamati ad accertare che le prescrizioni impartite siano effettivamente osservate, e siano attesi i criteri per le varie autorizzazioni, e le discariche siano a monte realizzate secondo i requisiti igienico-sanitari prescritti. Parallelamente, vengono sviluppate attività di tipo investigativo, questa è la parte più significativa del nostro lavoro, atte ad accertare se vi siano o meno infiltrazioni di tipo camorristico nella gestione dei rifiuti, in questo caso di rifiuti solidi urbani della regione Campania.

Purtroppo, in un caso è emersa effettivamente la partecipazione di un esponente di un clan camorristico il quale di fatto sta operando, mettendo a disposizione uno degli invasi per la ricarica e smaltimento dei rifiuti. Sono in corso delle indagini coordinate dalla direzione distrettuale di Napoli, per poter accertare definitivamente il grado di partecipazione e gli eventuali altri coinvolgimenti, anche da parte della pubblica amministrazione.

 

MICHELE VIANELLO.  Signor presidente, intendo formulare due domande agli illustri ospiti.

La prima è questa:  avete notizie di attività  e traffici illeciti legati allo smaltimento delle farine animali? La regione campana è stata, infatti,  indicata come uno dei luoghi di consistente  diffusione di macelli clandestini, e dove, dunque,  la vicenda dello smaltimento illegale di farine animali  potrebbe risultare attuale.

In secondo luogo, non per ordine di importanza, chiedo: vi è stata notizia di infiltrazioni o contiguità, per quanto attiene i nuovi impianti di  incenerimento e  di CdR?

 

GIOVANNI RUSSO, Comandante del Noe. Per quanto riguarda il nucleo operativo ecologico di Napoli, oltre un anno fa, ha provveduto a sequestrare in Acerra,  credo di ricordare presso la ditta LEM, svariate tonnellate di farine animali. Sono state poi sviluppate delle analisi, di cui al momento, in mancanza dei relativi dati documentali, non sono in grado di comunicare i risultati. Era in ogni caso il  periodo della BSE.

 

VITTORIO BARBATO, Comandante della legione dei Carabinieri della Campania.  Consentitemi di intervenire  in proposito, per comunicare alcuni dati relativi alle indagini svolte in materia. In data 13 settembre 2001,  i militari del comando provinciale di Napoli procedevano, in Acerra, al sequestro di un'area di ventimila metri quadrati, adibita a discarica abusiva, e di alcuni automezzi, utilizzati nella preparazione e nell'alimentazione della stessa. Sono state deferite due persone, a seguito di  un’informativa della stazione di Acerra. Per quanto riguarda, invece,  il caso dei rifiuti speciali, in data    15 gennaio 2001, sempre il comando provinciale di Napoli, contestualmente al personale del nucleo operativo ecologico, procedeva, in San Gennaro Vesuviano, al sequestro di un'area di circa 5 mila 500 metri quadrati, ove era appunto  sita una discarica abusiva di rifiuti speciali.

 

MICHELE VIANELLO. Avete notizie di contiguità relativamente a nuovi impianti, nuovi termovalorizzatori?

 

GENNARO CORONELLA.  Si è riferito  della vicenda relativa all’indagine svolta per accertare la regolarità di una attività di ricarica di una discarica: potrei avere ulteriori chiarimenti in merito?

 

GIOVANI RUSSO, Comandante del Noe.  Per maggiore precisione  si tratta di un’indagine non esclusivamente finalizzata a verificare questo singolo aspetto,  bensì  compiuta  più globalmente per accertare eventuali illeciti nel ciclo di smaltimento dei rifiuti  solidi urbani nella regione Campania.

 

GENARO CORONELLA.  Vi riferite all’indagine di Bartolotto, a Caserta?

 

VITTORIO BARBATO, Comandante della legione dei Carabinieri della Campania.  Credo di poter esservi di ausilio, in merito: informo gli onorevoli commissari che i  militari del nucleo operativo ecologico di Caserta, congiuntamente al personale della compagnia di Mondragone, nel contesto di attività di indagine denominata “Bartolotto” eseguiva in Castelvolturno un decreto di sequestro preventivo:  nel caso della discarica di Bartolotto, l'invaso era sprovvisto dei dispositivi di captazione, recupero e combustione del biogas. 

 

PRESIDENTE. Si tratta, però,  di altre vicende,   generale Barbato.

 

GIOVANI RUSSO, Comandante del Noe. Come diceva il signor generale, soprattutto abbiamo constatato la mancanza di requisiti idonei dell'invaso. 

 

DONATO PIGLIONICA. Intervengo solo per  chiedere agli illustri ospiti se vi sono indagini o risultati nel campo dello smaltimento dei rifiuti ospedalieri.

 

PRESIDENTE. Prima di rispondere a questa domanda, signori,  vorrei  ritornare sulla questione a cui si riferiva il collega Vianello: vi sono iniziative preventive in corso, rispetto ai nuovi impianti installati?

 

GIOVANNI RUSSO, Comandante del Noe. No, signor presidente, non rispetto agli impianti.

 

PRESIDENTE. Darei ora la parola al colonnello Mazzuca, comandante provinciale dei carabinieri.

Colonnello, ritiene opportuno segretare quanto sta per dire?

 

MARCELLO MAZZUCA, Comandante provinciale dei Carabinieri. Sì, signor presidente.

 

PRESIDENTE. Sta bene.

(La Commissione procede in seduta segreta).

 

PRESIDENTE. Riprendiamo i nostri lavori in seduta pubblica.

 

GIOVANNI RUSSO, Comandante del Noe. Per quanto riguarda i rifiuti ospedalieri, sovente abbiamo operato interventi, proprio nei plessi ospedalieri, perché erano stati segnalati smaltimenti illeciti di tali rifiuti, in alcuni casi anche infetti. Che esista un traffico, nel senso stretto del termine, non si può affermare. I costi per lo smaltimento dei rifiuti ospedalieri sono piuttosto alti. Avviene per mezzo di inceneritori e, solitamente, sono trasportati in Sardegna; a volte in Calabria. Ripeto, i costi sono molto alti. Ecco perché, spesso, in un sacchetto di rifiuti solidi urbani capita di trovare anche rifiuti ospedalieri

 

LOREDANA DE PETRIS. Ovviamente, il rapporto tra criminalità organizzata e ciclo dei rifiuti si sta evolvendo. Precedentemente esistevano soltanto le discariche e, quindi, si gestiva questo ciclo in un determinato modo; oggi vi è stata una evoluzione. Credo che la criminalità segua tale evoluzione. Vorrei sapere se pensiate o, comunque, abbiate elementi per affermare che esiste una concentrazione di interesse sui nuovi impianti, sulle aree da mettere a disposizione per le localizzazioni e sui trasporti.

 

VITTORIO BARBATO, Comandante della legione dei Carabinieri della Campania. Nella disamina che abbiamo effettuato, come avevo accennato, abbiamo individuato tre aree di interesse al riguardo, rientranti nel piano di bonifica nazionale, che destano preoccupazioni per il futuro: l'area di Napoli orientale, che risulta inquinata da imprese petrolchimiche e manifatturiere; l'area di Bagnoli-Coroglio, dove sono situati gli ex stabilimenti siderurgici, di amianto e di produzione di fertilizzanti; il litorale Domizio-Flegreo, per la diffusa presenza di numerose discariche. Prevediamo che per questi siti, e anche per il lago Aversano, saranno a disposizione ingenti capitali pubblici e privati. Pertanto, su tali risanamenti è prevedibile che nell'immediato futuro si giochi la credibilità dello Stato, se non si riesce a far fronte in tempi brevi e concreti ai pericoli che si paventano, che sono sotto gli occhi di tutti. La criminalità corre dove c'è afflusso di denaro, come è ampiamente dimostrato. È chiaro che c’è massima attenzione da parte del comando provinciale di Napoli, del Noe e del comando provinciale di Caserta. Per questo l’Arma ha istituito un gruppo ad Aversa, località che non è stata scelta a caso. È un'area che ci preoccupa non poco, al pari di Casoria. Ripeto quanto già sottoposto all'attenzione della Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno della criminalità organizzata mafiosa o similare e cioè che in base al nuovo disegno, che il comando generale sta celermente attuando, abbiamo compiuto sforzi ordinativi, avendo ridotto la parte logistica, al fine di recuperare personale da destinare al controllo del territorio. Dove tali sforzi sono stati obiettivamente compiuti, auspichiamo un modesto impegno da parte delle amministrazioni locali affinché offrano la possibilità di istituire realmente i presidi sul territorio. Altrimenti, il comando provinciale è costretto a inviare roulottes al posto delle caserme. Siamo ridotti a questo.

 

PRESIDENTE. Raccogliamo questa sollecitazione che, ovviamente, facciamo nostra. Attraverso i canali istituzionali riusciremo a rappresentare il problema agli enti locali al fine di trovare maggiori sinergie anche su questo fronte.

              Se non vi sono altre domande da parte dei colleghi, ringrazio gli intervenuti per la puntualità delle relazioni che ci hanno illustrato e per la precisione delle risposte ai quesiti che abbiamo formulato. Soprattutto, ho motivo di ringraziare, per la sua costante collaborazione con questa Commissione, l'Arma dei carabinieri e, in modo particolare, il NOE. Questo incontro ha rappresentato uno strumento essenziale di conoscenza, di informazione e di stimolo per la nostra Commissione. Ovviamente, questa è una delle occasioni di confronto. Non mancheranno ulteriori possibilità di approfondire e meglio conoscere questa complessa fenomenologia. Ringrazio gli ospiti per la straordinaria disponibilità.


 

 

Incontro con il comandante regionale del Corpo forestale dello Stato.

 

PRESIDENTE. Ringrazio il comandante regionale del Corpo forestale dello Stato, signor Fernando Fuschetti, per la sua disponibilità a partecipare a questo incontro e per quanto ci riferirà al fine di una ricognizione delle attività investigative di contrasto della criminalità organizzata nello specifico settore dei rifiuti. Questa è una occasione di comune riflessione: speriamo ve ne potranno essere anche altre.

 

FERNANDO FUSCHETTI, Comandante regionale del Corpo forestale dello Stato. Già in occasione di una precedente audizione, nel marzo 2000, evidenziammo alcuni punti salienti della attività, in corso di svolgimento, di contrasto alla criminalità organizzata nel particolare settore dei rifiuti. In particolare, la nostra attività si concentra sul controllo del territorio, in senso lato, in quanto abbiamo una situazione organizzativa piuttosto strutturata. Noi disponiamo, cioè, di strutture operative dotate di giurisdizione intercomunale e, quindi, di una presenza molto capillare sul territorio. Questo ci permette di effettuare un monitoraggio piuttosto ampio. Le principali problematiche in questo settore riguardano il rilascio, l'abbandono incontrollato dei rifiuti. Si tratta di uno tra i più gravi fenomeni riscontrati in tutta la regione. Il problema, riconducibile non tanto a fenomeni di criminalità organizzata quanto ad una cattiva educazione dei cittadini, sta diventando abbastanza complesso perché, soprattutto nelle aree suburbane, i rifiuti abbandonati sono stati, negli ultimi anni, causa di incendi, particolarmente durante l'estate. Quindi, è un fenomeno che si ripercuote anche su altri settori della nostra attività di contrasto.

              Entrando più nello specifico, osservo che questa attività ci ha maggiormente impegnati nelle province di Napoli e Caserta, nelle quali il fenomeno presenta punte maggiormente significative. In particolare nella provincia di Napoli, sia nel 2001 sia nel primo semestre del 2002, abbiamo avuto occasione di scoprire molte discariche abusive, addirittura nella zona del parco del Vesuvio dove alcune cave abbandonate sono risultate colme di rifiuti. Non sono mancati neppure episodi particolari.

 

PRESIDENTE. Avete fatto analizzare questi rifiuti?

 

FERNANDO FUSCHETTI, Comandante regionale del Corpo forestale dello Stato. Collaboriamo anche con l’ARPAC per quanto riguarda questa attività, dal momento che tali analisi rientrano nella sua competenza. Nella maggior parte dei casi, si tratta di rifiuti solidi urbani. Tuttavia, non mancano casi particolari. Ad esempio, nelle vicinanze di Nola abbiamo trovato una discarica di rottami ferrosi provenienti da una fonderia per la lavorazione di ghisa. In altri casi, abbiamo ritrovato materiali provenienti da attività di lavaggio o di smaltimento di rifiuti speciali. Un altro intervento è stato effettuato sull'isola di Ischia, molto recentemente, dove si svolgeva una attività piuttosto significativa di pulizia di pozzi neri.

 

PRESIDENTE. Quanti uomini avete?

 

FERNANDO FUSCHETTI, Comandante regionale del Corpo forestale dello Stato. Su tutto il territorio della Campania disponiamo di 640 uomini, la cui ripartizione territoriale non è molto omogenea in quanto svolgiamo varie attività particolari. Ad esempio, gran parte del nostro personale in provincia di Salerno è localizzato nel parco del Cilento che, essendo molto ampio, richiede una significativa presenza di unità. Invece, abbiamo carenze di organico nella provincia di Napoli e nel resto della provincia di Salerno. In provincia di Caserta disponiamo di 60 uomini e sarebbe necessario un potenziamento abbastanza cospicuo.

              Un altro fenomeno di cui ci siamo interessati, negli ultimi tempi, è quello dei cosiddetti siti di stoccaggio. La situazione è risultata abbastanza grave poiché in alcuni casi abbiamo trovato balle di rifiuti il cui rivestimento era danneggiato e vi era percolato. Poiché non era stata realizzata una impermeabilizzazione di fondo c’era il pericolo che tale percolato potesse interessare le falde.

 

PRESIDENTE. Secco o umido?

 

FERNANDO FUSCHETTI, Comandante regionale del Corpo forestale dello Stato. Umido. Si trattava delle famose ecoballe.

 

PRESIDENTE. Mi perdoni se insito. Le ecoballe non sono secche?

 

FERNANDO FUSCHETTI, Comandante regionale del Corpo forestale dello Stato. Sì, dovrebbero esserlo.

 

PRESIDENTE. Ci spieghi che cosa avete trovato?

 

FERNANDO FUSCHETTI, Comandante regionale del Corpo forestale dello Stato. Rotture di questi involucri di materiale che dovrebbe essere secco e che, invece, presenta percolato. Inoltre, è importante ricordare che, in alcuni casi, c'è anche presenza di fermentazione con fuoriuscita di gas. Solo in provincia di Napoli, ci sono stati segnalati 11 incendi di questi depositi. Credo sia noto a tutti quanto accaduto, lo scorso anno, nella discarica di Ostaglio, che ci ha impegnati per una intera settimana in agosto.

 

PRESIDENTE. Mi scusi, comandante Fuschetti, ma quello di Ostaglio era un fenomeno relativo non a CdR, ma a biofermentazione.

 

FERNANDO FUSCHETTI, Comandante regionale del Corpo forestale dello Stato. Esattamente, biofermentazione.

              Queste ecoballe erano abbandonate o localizzate in siti dove c’era lo stoccagio. E’ tutto agli atti. Noi siamo intervenuti sulla base di informative forniteci dall'ARPAC.

              Come risulta dagli atti: “…in alcuni casi eclatanti, accertati del corso di indagini effettuate sul territorio della provincia di Napoli, è emersa la mancanza di impermeabilizzazione o lesione del polietilene con ruscellamento e percolato in numerosi siti di stoccaggio dove, peraltro, lo sviluppo di incendi, la cui probabilità è elevata a causa della infiammabilità del biogas prodotto dai rifiuti accumulati, potrebbe provocare, in caso di combustione incompleta, anche la formazione di diossina”.

              Proprio in questi ultimi giorni, abbiamo ricevuto un nuovo incarico a causa di un fenomeno, che ritengo sia stato già menzionato dai colleghi che mi hanno preceduto, cioè latte con diossina proveniente da greggi di pecore. Stiamo effettuando indagini.

 

PRESIDENTE. Su questo fronte, di quali elementi disponete?

 

FERNANDO FUSCHETTI, Comandante regionale del Corpo forestale dello Stato. Al momento gli unici elementi probanti sono le analisi effettuate dalle ASL di Napoli e di Caserta ma stiamo approfondendo le indagini perché dobbiamo analizzare i siti dove si sono verificati i casi. Dovrebbe trattarsi di Villa Literno, Nolano, Acerra e Pomigliano.

 

MARCO LION. Solo una considerazione: vorrei sapere se ci fanno pure il termovalorizzatore, visto che lì ci sono questi problemi.

 

FERNANDO FUSCHETTI, Comandante regionale del Corpo forestale dello Stato. Un'altra importante problematica è emersa a proposito dei corpi idrici. Ci siamo interessati anche della task force per il Sarno. Abbiamo rilevato una diffusa illegalità tra le imprese locali, in quanto si verificano sversamenti sia di prodotti di lavaggio provenienti da attività di trasformazione sia di prodotti biologici, che sono i più pericolosi. Lo stesso fenomeno si riscontra nel Volturno, dove la situazione è abbastanza grave. Siamo in attesa delle analisi, i colleghi di Caserta stanno operando. Ci è stato segnalato un lungo tratto del Volturno interessato da una grande macchia di colore marrone. A vista, dovrebbe trattarsi di inquinamento di natura biologica.

 

PRESIDENTE. Se non ci sono richieste di ulteriori approfondimenti, desidero ringraziare il comandante regionale del Corpo forestale dello Stato di Napoli per la qualità delle informazioni che ci ha fornito, che sono davvero rilevanti ed importanti ai fini di una nostra valutazione più completa. Lo ringraziamo per la sua disponibilità a partecipare a questo incontro ed anche per la approfondita relazione che ci ha fornito, che sarà sicuramente utile per le nostre valutazioni e spunto per ulteriori incontri e confronti.

 

Incontro con il comandante del porto di Salerno capitano di vascello Francesco Santucci, con il capo servizio operazioni della Capitaneria di porto di Napoli capitano di fregata Francesco Cammarota.

 

PRESIDENTE. La Commissione sta effettuando una ricognizione per comprendere come si muovano le attività investigative in funzione di contrasto della criminalità organizzata in questo specifico settore. Comprenderete, quindi, come la vostra relazione sia per noi particolarmente rilevante e come sia essenziale ascoltarvi. Ci consentirete anche qualche breve domanda al fine di meglio comprendere il fenomeno. Ringrazio il capitano di vascello Francesco Santucci, comandante del porto di Salerno, il capitano di fregata Francesco Cammarota, capo servizio operazioni della Capitaneria di porto di Napoli, che sono accompagnati dal capitano di fregata Bruno Balbo, dell'ufficio tecnico.

 

FRANCESCO SANTUCCI, Comandante del porto di Salerno. Per quanto attiene alla attività della capitaneria di porto di Salerno relativa ai rifiuti prodotti dalle navi, noi effettuiamo quotidianamente controlli a bordo delle unità mercantili nel rispetto della convenzione internazionale MARPOL e, in particolare, degli annessi I e V. L’annesso V riguarda, tra l’altro, i rifiuti alimentari e di qualsiasi altro tipo - anche plastica - a bordo. Verifichiamo i registri dei rifiuti e il piano di smaltimento di cui è dotata la nave. Ricordo che ogni nave è tenuta anche alla raccolta differenziata ai fini della successiva consegna a terra. A questo ultimo proposito, tuttavia, non posso rispondere esaurientemente per la semplice ragione che la gestione dei rifiuti in ambito portuale è di competenza dell'autorità portuale.

            Per quanto riguarda le acque oleose di sentina presenti a bordo, verifichiamo ugualmente il rispetto dell'annesso V su ogni nave mercantile, tramite il registro idrocarburi. Per quanto riguarda il naviglio minore non esiste normativa in merito.

            Inoltre, stiamo effettuando ricognizioni sugli ultimi 200 metri di corso dei fiumi situati nel compartimento marittimo di Salerno ed abbiamo interessato i locali comuni per la pulizia dell'alveo. Vi abbiamo trovato un po’ di tutto, dalle motociclette alle reti.

            È in corso anche una indagine su tutte le condotte sottomarine di discarica degli impianti di depurazione comunali. Abbiamo dato notizia ai singoli comuni le cui condotte fossero non funzionanti o danneggiate.

            Infine, insieme all’ARPAC, stiamo effettuando analisi sugli impianti di depurazione.

 

FRANCESCO CAMMAROTA, Capo servizio operazioni della Capitaneria di porto di Napoli. L’attività svolta dalla Capitaneria di porto di Napoli è analoga a quella della Capitaneria di porto di Salerno. Principalmente, effettuiamo controlli per verificare che le navi non sversino in mare rifiuti oleosi o altri rifiuti solidi, come quelli delle cucine. Anche noi ci avvaliamo della normativa internazionale MARPOL, riguardante traghetti, navi ed ogni altro genere di natanti e controlliamo che non disperdano oli in mare, sulla base del registro idrocarburi. Devono conferire periodicamente questo materiale a terra, ad imprese autorizzate ad effettuare lo smaltimento. Per quanto riguarda, invece, la pulizia in ambito portuale, nonché lo smaltimento vero e proprio in discarica, anche a Napoli è competente l'autorità portuale che rilascia apposite concessioni ad operare ad alcune imprese che si occupano dello smaltimento di rifiuti.

 

PRESIDENTE. A proposito di una vicenda che abbiamo seguito attraverso le informazioni giornalistiche, riguardante una nave, probabilmente proveniente dalla Campania, che avrebbe smaltito in mare, al largo del litorale laziale, in modo illecito e sicuramente irregolare, rifiuti di varia natura, vorrei sapere se ci siano iniziative in corso da parte della vostra autorità, se ci siano attività di indagine e se a voi risulti qualcosa in questo senso.

 

FRANCESCO CAMMAROTA, Capo servizio operazioni della Capitaneria di porto di Napoli. No, a quanto mi risulta non c'è alcuna attività specifica in materia. Non so se i colleghi del Lazio se ne stiano occupando.

 

GENNARO CORONELLA. La mia domanda è attinente alla materia della tutela ambientale e si riferisce, in particolare, al problema delle bonifiche. Mi risulta che il Ministero dell’ambiente stia realizzando un progetto di pulizia dei mari. Per mia natura credo alle persone, tuttavia, oggi ho l'occasione di incontrare proprio chi opera in mare e vi esercita una attività di controllo: vorrei domandare ai comandanti dei porti se abbiano mai visto qualche vascello impegnato in questa attività di pulizia.

 

FRANCESCO CAMMAROTA, Capo servizio operazioni della Capitaneria di porto di Napoli.  Credo che lei si riferisca alla convenzione conclusa dal Ministero dell'ambiente con la Castalia Ecolmar.  Questa attività si svolge giornalmente, con puntualità, su rotte prefissate. Noi annotiamo le entrate e le uscite ed effettuiamo anche controlli.

 

GENNARO CORONELLA.  Che tipo di controlli effettuate?

 

FRANCESCO CAMMAROTA, Capo servizio operazioni della Capitaneria di porto di Napoli. Il Ministero dell'ambiente ci ha incaricati di effettuare verifiche sulla attività svolta, sul rispetto delle rotte programmate e sugli orari di entrata e di uscita dei mezzi. Certamente, non possiamo sapere come operino in mare.

 

MARCO LION. Forse, sarebbe stata necessaria, in questa sede, la presenza della autorità portuale poiché determinati compiti rientrano propriamente nelle sue competenze. Come avete accennato, esiste una serie di problemi relativi agli oli dei motori, in particolare per quanto riguarda il piccolo cabotaggio, le barche private e quant'altro. Vorrei sapere se nei porti siano previsti centri di recupero e di stoccaggio degli oli usati delle piccole unità da diporto.

            Inoltre, desidero formulare una domanda in relazione ad un caso che è stato appena sollevato, anche se sotto un diverso profilo. Nella mia realtà - provengo dalla provincia di Ancona - è stato istituito un servizio in base ad un accordo concluso tra la marineria, l'autorità portuale e le società che gestiscono la raccolta dei rifiuti. Tutto quanto raccolto dai pescherecci in mare - purtroppo c'è una gran quantità di rifiuti depositata sul fondo - anziché essere gettato nuovamente in acqua è depositato in appositi spazi, per essere recuperato e portato in discarica. Vorrei sapere se anche qui esistano procedure del genere.

 

FRANCESCO SANTUCCI, Comandante del porto di Salerno.  Sì, esistono isole ecologiche in ogni porto per la raccolta di rifiuti come plastiche, cibo, lattine e così via, di oli esausti e di batterie; anche quelli raccolti in mare dai pescherecci. Al loro rientro i pescatori conferiscono in appositi contenitori questi rifiuti.

 

PRESIDENTE. Per quanto riguarda le navi a perdere, che cosa ci potete riferire?  Ci sono iniziative in corso, sensazioni da voi percepite? Mi riferisco alle navi cariche di rifiuti che, in qualche modo, svaniscono nel nulla.

 

FRANCESCO SANTUCCI, Comandante del porto di Salerno.  Se si riferisce alle “navi-carrette”, noi le definiamo sub-standard. Ovviamente, sono controllate. Presso ogni direzione marittima, l'ufficio sicurezza della navigazione è collegato con un centro situato a Saint-Mâlo.  Perciò, di ogni nave conosciamo, più o meno, la cronologia e le deficienze che sono state riscontrate a seguito di visita da parte di ufficiali ispettori presso altri porti europei. Di conseguenza, quelle navi sono le prime ad essere visitate. Oggi stesso, nel porto di Salerno la nave all'ormeggio numero 24 è stata detenuta per problemi di carenze dal punto di vista strutturale o di certificati. Lo stesso dicasi per Napoli.

 

PRESIDENTE. Queste sarebbero le navi a rischio, se ho ben capito.

 

FRANCESCO SANTUCCI, Comandante del porto di Salerno. Sono navi considerate sub-standard ma non sono a rischio nel senso che possano trasportare rifiuti. Quella che abbiamo in porto, ad esempio, non ne trasporta assolutamente. Queste navi appartengono ad istituti di classificazione al di fuori di quelli IACS.

 

GENNARO CORONELLA. Vi risulta che sia stata utilizzata qualche nave per stoccare rifiuti?

 

FRANCESCO SANTUCCI, Comandante del porto di Salerno.  Nel mese di ottobre è giunta nel porto di Salerno la motonave ADL che avrebbe dovuto imbarcare rifiuti. Questo poi non è accaduto ed è ripartita nel mese di dicembre. Di tale vicenda posso consegnare in copia l'intera documentazione.

 

PRESIDENTE. La acquistiamo agli atti. Sono atti accessibili o coperti da segreto?

 

FRANCESCO SANTUCCI, Comandante del porto di Salerno.  Nessun documento è secretato, sono atti non classificati. Comprendono il parere reso dalla avvocatura, i quesiti formulati dal comando generale della Capitaneria di porto al Ministero dell'ambiente e le relative risposte. Per vostra informazione, su tutta la vicenda il sottoscritto è stato ascoltato dal GIP.

 

GENNARO CORONELLA.  Voi non ne avete avuto più notizia?

 

FRANCESCO SANTUCCI, Comandante del porto di Salerno. No. La nave è ripartita senza imbarcare rifiuti, dopo circa due mesi di sosta in rada a Salerno. È entrata in porto solo per rifornimento di carburante e di viveri per l'equipaggio. Per il resto del tempo è sempre rimasta in rada.

 

MARCO LION.  Questa nave doveva servire per trasportare le ecoballe in Germania?

 

FRANCESCO SANTUCCI, Comandante del porto di Salerno. Sì. Quella nave avrebbe dovuto imbarcare le ecoballe.

 

MARCO LION.  C'è da chiedersi chi abbia pagato i due mesi di permanenza in porto.

 

PRESIDENTE. Domani avremo occasione di domandarlo.

            Se non ci sono altre domande, ringraziamo il capitano di vascello Santucci, il capitano di fregata Balbo ed il capitano di fregata Cammarota per la disponibilità e la prontezza delle informazioni che ci hanno offerto, sicuramente utili alla nostra valutazione.

 

I lavori terminano alle 20,50.