Commissione parlamentare per l'infanzia
Risoluzione 7-00444 Valpiana: lavoro minorile
La Commissione parlamentare per l'infanzia,
premesso che:
nel mondo sono 250 milioni - secondo l'OIL - i bambini che lavorano, un dato raddoppiato negli ultimi venti anni che riguarda anche i 30 paesi più ricchi del mondo dove il lavoro minorile è cresciuto quasi nello stesso modo che nei paesi più poveri del mondo;
le cause strutturali alla base di questo fenomeno sono la liberalizzazione selvaggia del commercio a livello internazionale, che acutizza la competitività tra le grandi imprese e le grandi società multinazionali, che mette in competizione i poveri con i poveri, e una organizzazione del mercato del lavoro che tende a cancellare alcuni fondamentali diritti dei lavoratori;
anche nel nostro Paese, oltre che negli Stati Uniti d'America dove più del 25 per cento dei ragazzi sotto i 15 anni sono connessi a qualche attività produttiva, il lavoro minorile non è stato debellato ma aumenta il numero di minori sfruttati in connessione all'aumento del lavoro nero e ad un grave incremento dell'abbandono scolastico;
anche nel nostro Paese secondo i dati del Rapporto 2002 edito dalla «Global March against child labour» - coordinata in Europa dalla Ong Mani tese - si registrano sempre maggiori casi di accattonaggio, traffico internazionale dei bambini, utilizzo dei minori in azioni criminali;
il nostro Paese ha ratificato con legge n. 148 del maggio 2000 la Convenzione OIL n. 182 contro le forme peggiori di lavoro minorile,
impegna il Governo
a livello nazionale:
a) a predisporre ed adottare, previo parere della Commissione bicamerale
per l'infanzia, un piano di azione in applicazione alla Convenzione OIL n. 182 e
della raccomandazione n. 190 allegata che preveda, tra l'altro, un diretto
coinvolgimento dei soggetti interessati - cioè dei bambini -;
b) ad adottare iniziative volte ad impedire che i minori che non abbiano compiuto i quattordici anni intraprendano ogni forma di lavoro;
c) ad attivarsi per sottrarli ad ogni forma di «impegno forzato» che neghi loro diritti fondamentali come il gioco, l'istruzione, la casa, la salute, l'amore;
d) ad adottare iniziative normative volte ad estendere in Italia controlli per individuare aziende o situazioni di economia informale che utilizzino il lavoro infantile e a predisporre tutte le iniziative necessarie per tutelare i diritti dei bambini a cominciare da quello all'istruzione;
e) a realizzare l'impegno di devolvere lo 0,7 per cento del prodotto interno lordo alla cooperazione allo sviluppo entro il 2004;
f) a predisporre e favorire programmi di riabilitazione dei bambini e delle bambine assoggettate a forme di schiavitù , prostituzione, lavori nocivi ed a proteggerli dalle rappresaglie, garantendo la riabilitazione ed il loro reinserimento sociale mediante provvedimenti che possano agire secondo le loro esigenze formative, fisiche e psicologiche;
g) favorire il commercio
equo e solidale e la diffusione dei marchi di qualità sociale dei prodotti;
h) ad attivarsi per destinare almeno il 50 per cento dei fondi per la
cooperazione allo sviluppo ai programmi sociali (oggi il nostro Paese investe
solo lo 0,3 per cento dei fondi della cooperazione per l'istruzione primaria);
a livello internazionale,
i) a sostenere in ambito internazionale l'adozione di sanzioni nei confronti
delle imprese multinazionali e non che, anche attraverso contratti di appalto,
utilizzano mano d'opera infantile;
l) a cancellare il debito estero dei Paesi poveri, impegnando i Paesi
debitori a convertire il debito condonato in programmi sociali;
m) ad operare, all'interno delle istituzioni internazionali, perché vengano tenuti in considerazione i diritti delle popolazioni povere e siano cancellate le politiche del Fondo monetario internazionale responsabili delle catastrofi sociali nei Paesi dove sono stati applicate;
n) a denunciare ogni trattato di libero commercio, firmato in sede WTO, che non preveda esplicitamente le suddette sanzioni;
o) ad adottare iniziative volte ad istituire organismi governativi per controllare il comportamento all'estero delle imprese italiane, affinché utilizzino sempre lavoratori adulti, a condizioni di retribuzione eque e nel pieno rispetto delle Convenzioni internazionali esistenti (libertà sindacale e diritto di negoziazione collettiva, divieto di discriminazioni, divieto di lavoro forzato, divieto di lavoro infantile);
p) a sostenere progetti di sviluppo nel Sud del mondo, realizzati dalle ONG e dai movimenti impegnati nella lotta allo sfruttamento del lavoro infantile;
q) a sostenere nel sud del mondo progetti di sviluppo realizzati da ONG e dai movimenti locali impegnati nella lotta contro tutte le forme di sfruttamento del lavoro minorile;
r) ad incentivare il sistema preferenziale dell'Unione europea prevedendo sgravi tariffari per le merci provenienti dai Paesi che si impegnano contro il lavoro infantile;
s) ad incrementare il sostegno economico al programma IPEC, appositamente promosso dall'OIL per combattere lo sfruttamento dei bambini.