Commissione parlamentare per l'infanzia

Risoluzione 7-00427 Zanella: lavoro minorile

La Commissione bicamerale per l'infanzia,

premesso che:

i dati dell'Organizzazione Internazionale del Lavoro - OIL - riferiscono che nel mondo sono almeno 246 milioni i minori vittime di sfruttamento economico, di cui almeno 186 milioni di età compresa tra i 5 e i 14 anni;

i dati dell'ISTAT del 2002 relativi all'impiego economico dei minori in Italia, sottolineano che su circa 144.285 minori impiegati economicamente, 31.500 sarebbero da considerarsi sfruttati a tempo pieno;

secondo il Rapporto dell'Ires (l'istituto di ricerca della Cgil), presentato lo scorso 14 aprile, i bambini tra i 7 e i 14 anni sfruttati nel nostro Paese oscillerebbero complessivamente tra i 360 mila e i 400 mila: il 57 per cento nel commercio, il 30 per cento nell'artigianato e l'11 per cento nell'edilizia ma anche nella cura della famiglia per lavori stagionali o continuativi;

secondo il Fondo delle Nazioni Unite per l'infanzia, circa la metà delle persone che vivono nelle nazioni più povere del pianeta sono bambini;

è evidente che la questione del lavoro infantile e minorile nel mondo va inquadrata nel contesto più ampio e complesso delle condizioni di vita in cui si svolge ed evolve l'esistenza delle bambine e dei bambini ed è necessario analizzare le differenti situazioni più che con i numeri e le statistiche, pur utili, con inchieste, ricerche sul campo, interviste, soprattutto con le stesse esperienze dei protagonisti, che ci possono fornire quella chiave di lettura che ci permetterebbe di indagare il fenomeno in maniera integrale;

il nostro Paese ha ratificato, con legge n. 148 del 25 maggio 2000, la Convenzione OIL n. 182 sulle Forme Peggiori di Lavoro Minorile che all'articolo 6 prevede che ogni Stato membro definisca ed attui programmi d'azione volti ad eliminare prioritariamente le forme peggiori di lavoro minorile;

l'Italia ha ratificato inoltre, con la stessa legge n. 148/2000, la Raccomandazione dell'organizzazione internazionale del lavoro n. 190 del 17 giugno 1999 sulle forme peggiori di lavoro minorile, che contiene disposizioni - da applicarsi contestualmente a quelle della citata Convenzione n. 182 - che precisano gli scopi e i contenuti dei programmi d'azione menzionati all'articolo 6 della Convenzione;

è fondamentale contrastare le forme peggiori di sfruttamento del lavoro minorile;

l'estrema complessità del fenomeno del lavoro minorile impone comunque una distinzione tra lavoro e sfruttamento del lavoro perché lo sfruttamento è un reato contro l'umanità tutta e sempre da combattere, mentre certi tipi di esperienza lavorativa hanno un ruolo funzionale nel garantire la sopravvivenza fisica del bambino e della sua famiglia. Va ricordato che ci sono in America Latina, in Africa e in Asia molti movimenti, costituiti dagli stessi bambini e appoggiati da Organizzazioni Non Governative, che stanno cercando strategie e soluzioni, tra questi il Movimento Internazionale dei NATs (Niños Adolescentes trabajadores - Bambini e Adolescenti Lavoratori); movimento che chiede che si distingua tra lavoro svolto in certe condizioni, degno, tutelato, con orari che consentano dì studiare e giocare e uso di bambine e bambini in traffici illeciti, nella prostituzione, nelle forme di schiavitù, nel lavoro forzato;

la necessità, ribadita anche nel recente Incontro del movimento mondiale dei NATs - Niños/as y Adolescentes Trabajadores - a Berlino, di confrontarsi con i soggetti direttamente coinvolti nel fenomeno del lavoro minorile recependo le loro elaborazioni e le loro richieste;

è necessario indagare più profondamente e porre un rimedio alle cause principali che producono questo fenomeno; la povertà, le crisi economiche e politiche, la privatizzazione dei servizi fondamentali di base come la salute e l'educazione;

impegna il Governo:

ad adottare un piano di azione che, nell'applicazione del Convenzione Oil numero 182 e della Raccomandazione dell'Organizzazione Internazionale del Lavoro n. 190, metta al centro la necessità di consolidare e generalizzare le esperienze già poste in atto in varie parti del paese tese a contrastare e prevenire le forme peggiori di sfruttamento del lavoro minorile, di valorizzare i progetti di contrasto all'abbandono e alla dispersione scolastica e che si sappia misurare con la realtà, coinvolgendo i bambini, le bambine e gli adolescenti lavoratori in prima persona;
 
a dedicare risorse della cooperazione internazionale a progetti ed iniziative, a livello internazionale, che garantiscano condizioni di vita adeguate alle bambine, ai bambini e agli adolescenti lavoratori e recepiscano quanto espresso e richiesto dai loro movimenti.
 

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