MARIO MARAZZITI

Executive Board, Comunità di Sant’Egidio

 

            Signor Presidente della Camera dei deputati, che è stato presente sin dall’inizio dei lavori questa mattina, Presidente della Commissione parlamentare per l’infanzia, Vicepresidente del Senato, onorevole Mazzuca, che è stata così generosa nel descrivere l’attività della Comunità di Sant’Egidio, signore e signori, cari amici, come potete immaginare è con qualche emozione e con grande gioia che la Comunità di Sant’Egidio ha ricevuto prima la notizia della designazione e oggi la consegna di questo premio prestigioso in un luogo così significativo. È un premio che sottolinea lo speciale impegno della Comunità di Sant’Egidio in Italia e nel mondo fin dalle sue origini, ormai quasi 38 anni fa, per i diritti dei bambini e la concreta difesa della loro dignità, della loro vita, del loro futuro. L’inizio era un febbraio del 1968 e, un sabato, la prima scuola popolare tra le baracche romane sul greto del Tevere. Da allora questo è un po’ cresciuto.

            Siamo in grande, straordinaria compagnia. Siamo molto felici di aver ricevuto il premio con chi ci ha preceduto e avete aiutato noi a creare una complicità straordinaria tra persone che stanno dalla parte dei piccoli e di chi non ha voce. Siamo veramente onorati.

            È un premio che incoraggia le migliaia di volontari che si spendono con generosità ma anche con ironia, allegria, nelle periferie di Roma, di Napoli, di tante città italiane ed europee, da Barcellona a Kiev, fino alle lontane zone dell’Asia, dell’Africa, dell’America latina, in 70 paesi del mondo, da Giakarta a Bogotà, da Abijan a Kigali. È un’alleanza antica e sempre rinnovata quella tra la Comunità di Sant’Egidio e i bambini, dagli inizi, nelle baraccopoli romane, con i piccoli venuti dal sud Italia che a stento parlavano italiano, ad oggi, con i figli degli immigrati nel nostro paese che aspettano con ansia di vedere riconosciuto il loro diritto ad una cittadinanza, che è scritta nella loro passione per l’Italia, nei loro giochi, nella loro lingua, nei rapporti profondi che si intrecciano negli anni della scuola con i loro coetanei: saranno un grande apporto per il nostro paese ma non è ancora scritto sui loro documenti e dobbiamo arrivare a questo con le proposte di legge che sono in Parlamento.

            È un’alleanza senza confini, nella consapevolezza che non c’è presente e non c’è futuro se non si investe sui bambini, se non si costruiscono ponti tra le generazioni, se non si garantiscono i diritti fondamentali a mangiare, a bere acqua pulita, a ricevere cure e istruzione, ma soprattutto a vivere senza essere privati del diritto all’infanzia, del diritto ad avere dei genitori, ad avere almeno un adulto che con passione si curi di loro, il diritto ad essere bambini, all’affettività, ad avere qualcuno su cui contare.

            È un premio che ci viene consegnato mentre restano difficili le condizioni dei bambini in molte parti del mondo ed anche in casa nostra lo sappiamo. Un bambino su cinque nel mondo non riceve alcuna istruzione e l’istruzione è il fattore più efficace dello sviluppo umano e del pianeta. 130 milioni di bambini non conoscono che cosa è la scuola, 45 milioni di questi bambini stanno in Africa, nell’Africa sub-sahariana, alcune cifre sono spaventose ma andrebbero prese per quelle che sono e non addolcite. Dal 1999 al 2000, 2 milioni sono rimasti uccisi nelle guerre, 5 milioni di minori sono diventati invalidi, 12 milioni senza casa, un milione senza genitori. Numeri così grandi da spingere quasi a dimenticarli o a ignorarli, come i 14 forse 15 milioni di orfani di AIDS e come quei bambini, probabilmente uno ogni dieci, tra i nuovi infetti da HIV/AIDS, che vengono al mondo già segnati dal virus. Lo sappiamo, bambini che lavorano, bambini schiavi, al centro della tratta e dello sfruttamento sessuale, ma anche solitudine e disperazione non solo tra i milioni di bambini di strada ma anche in Europa, dove togliersi la vita è diventata la quarta causa di morte tra i pre-adolescenti.

            La Comunità di Sant’Egidio non ha una risposta a tutto questo, ma sente come una ferita e una sfida diretta, personale e globale quella per cambiare in maniera radicale questo destino in tutte le sue facce. È così che ormai almeno 30 mila ogni anno sono i bambini che frequentano le nostre “scuole della pace”, in Europa, Asia, Africa e America. È qui che si impara a leggere e a scrivere, che con la cultura il mondo diventa meno nemico e smette di fare paura, che si innescano processi di straordinaria efficacia per ritrovare la speranza, per rimanere nel proprio paese di origine con la capacità di migliorare la propria condizione di vita e quella degli altri, è qui che si impara a crescere senza identificare nell’altro una minaccia o un nemico, come in Kosovo, in Ruanda, Burundi, Congo, Russia o a Padang, hutu e tutsi, kosovari di origine albanese e serba, bambini musulmani e cristiani, di etnie diverse, ma anche bambini zingari, o chi zingaro o nomade non è, ragazzi delle grandi periferie che non vengono lasciati soli con la tentazione dell’autodistruzione o della distruzione delle auto. È per questi bambini che è nato Il paese dell’arcobaleno, un movimento che raccoglie molte migliaia di ragazzi e bambini e bambine in oltre 60 paesi del mondo, strappa alla strada, alle guerre, aiuta a crescere nell’arte del convivere e svuota in radice la mentalità che porta al conflitto e alla guerra. Ma sono i bambini e le bambine, con le loro madri, al centro della sfida straordinaria che viene dall’AIDS e dall’Africa con i suoi 25 milioni di persone infette dal virus HIV/AIDS, quasi tutte senza terapia e senza possibilità di vivere. Con Dream, il nostro programma di prevenzione e cura globale per i malati di AIDS nell’Africa subsahariana, oggi 97 bambini su 100 nascono senza il virus anche se la loro mamma è sieropositiva o ha già l’AIDS. Le loro madri vivono e riprendono a vivere perché curate e non trasmettono ai propri figli il virus con l’allattamento al seno e i bambini che sono riusciti a scampare al virus non ingrossano più – come accadeva e come ancora accade dove purtroppo dove non c’è questo programma – il già impressionante esercito degli orfani da AIDS.

            Concludo ricordando due ultime cose: la nostra alleanza con i bambini ci aiuta a rimanere umani e a lavorare per un mondo meno duro per tutti. In questo quadro si inseriscono – come ricordato – il lavoro per aiutare i processi di adozione e dare una famiglia sostenendo anche i nuovi genitori con le adozioni internazionali per le quali la Comunità è un ente autorizzato ad operare ed opera in Cambogia, Thailandia, Costa d’Avorio, Vietnam, Guinea Conakry, Burkina Faso, Madagascar, Salvador e Albania.

            È una faccia di un unico impegno che comprende anche le migliaia di adozioni a distanza, che sono un costante sostegno alle famiglie di origine e che si stanno in qualche caso orientando a diventare adozioni a distanza di interi villaggi e non solo di individui, come una forma e un volano di sviluppo. Una risorsa per il presente e il futuro della propria famiglia e del proprio ambiente e non un peso in più. La campagna mondiale per l’iscrizione all’anagrafe dei bambini-ombra, la campagna Aiutami ad esistere, è la campagna mondiale per la adozione anagrafica che impedisce di diventare fuorilegge in molti paesi alla maggiore età solo perché senza documenti e che svuota in radice il bacino dei bambini che vivono ma che non esistono, che sono il grande bacino per tutte le violenze sui minori.

            Allora Signor Presidente, signora Presidente, mi permetta di ringraziarLa e ringraziare tutti i membri della Commissione e quanti lavorano perché i bambini possano essere bambini, aiutati, sostenuti, con tutta la loro dignità, la loro bellezza, la loro tenerezza, perché possano essere il nostro presente, il nostro futuro e i portatori di un mondo più umano per tutti, anche per loro.