MARIDA BOLOGNESI
Componente della Commissione parlamentare per
l’infanzia
Per noi questa è una giornata di celebrazione, ma soprattutto individua un’agenda di lavoro ulteriore, come diceva giustamente la Presidente. Anch’io voglio ringraziarvi per questa presenza, per la capacità di rinserrare una rete di solidarietà che vede tante personalità, tante associazioni, tanti soggetti impegnati a favore dell’infanzia. Ringrazio il Presidente Casini e il Vicepresidente Moro: c’è una sensibilità particolare che ci ha legato in questa legislatura e ci ha permesso di fare un grande lavoro.
L’indagine, come diceva la Presidente, ha una continuità ideale con quella sull’adozione e l’affidamento, ma ci siamo volute occupare in particolare di un aspetto del lavoro che abbiamo fatto, quello dei soggiorni temporanei per motivi solidaristici, perché abbiamo visto come, partendo dalla tragedia di Chernobyl - della quale ricorreranno nel 2006 i venti anni, ma di cui non sono finiti i disastri che ha prodotto - si è instaurato in Italia un meccanismo di solidarietà imponente che ha visto in questi venti anni ben 500 mila bambini venire in Italia, prevalentemente dalla Bielorussia e dall’Ucraina investite da questa tragedia, e sono più o meno 36 mila l’anno i bambini che vengono nel nostro paese.
Noi ci siamo posti il tema di come dare regole più certe davanti ad un meccanismo di solidarietà così imponente, che esiste grazie alla grande professionalità delle associazioni e degli enti e di una miriade di volontariato di famiglie italiane che hanno partecipato. Ci siamo chiesti come oggi questo si possa e si debba anche trasformare con regole più certe e anche maggiormente trasparenti nelle modalità, ma soprattutto che investano una progettualità sui bambini, famiglie ed enti che possono e devono fare un progetto su quel bambino. Può essere un progetto di salute ma anche un progetto di studio, penso ad una sorta di “Erasmus” della solidarietà, dei più svantaggiati, che invece si possa trasformare in un meccanismo di aiuto e di opportunità di cittadinanza europea o anche di formazione professionale. Avere idea di regole più certe dentro cui il tema delle adozioni, che sono residuali nei numeri ma importanti come ricaduta di questi meccanismi di solidarietà, possono avere un percorso trasparente di condivisione tra enti e bambini stessi, perché sono per lo più bambini grandicelli, sopra i 10-12 anni. Quindi capire come queste regole possano dare maggiore certezza ai soggetti coinvolti, a partire dai bambini. Dentro questa indagine noi abbiamo capito che queste regole certe per noi sono importanti ma sono importanti anche agli accordi che si devono fare con i paesi. Noi lo abbiamo verificato, proprio per garantire trasparenza ed efficacia, in una missione importante nell’ambito dell’indagine conoscitiva che abbiamo svolto a Minsk, nell’ambito della diplomazia parlamentare che il Presidente Casini ha voluto anche incrementare in maniera così importante. Voglio ringraziare l’Ambasciatore Skripko, che è con noi oggi, per la professionalità e la sensibilità con cui ha accompagnato questa nostra missione e ha lavorato per i risultati che sono sicuramente legati allo sblocco di 150 situazioni, famiglie e soprattutto bambini che chiedono di raggiungere la loro famiglia, e anche legati ai soggiorni temporanei, al meccanismo di solidarietà e di cooperazione che può essere rafforzato. Noi vogliamo, ad un mese da quella missione, che – io mi appello anche a lui e alla sua sensibilità – si giunga rapidamente alla firma tecnica dell’accordo, che si sblocchi questa situazione di stallo e si riprendano i tanti rapporti. Noi abbiamo verificato la grande disponibilità delle autorità bielorusse in questo rapporto con l’Italia: in quel paese si parla tanto l’italiano, è una lingua che in quel paese si conosce, si conosce la solidarietà delle famiglie italiane, la professionalità degli enti che là operano. Io credo che rapidamente si debba giungere ad una chiusura di quell’accordo per non lasciare tanti bambini e tante famiglie nell’incertezza, ma soprattutto per avviare questo meccanismo di accordi bilaterali che a noi sembra la strada maestra per aiutare tante di queste situazioni. Credo di poter parlare anche a nome degli altri colleghi, in questo caso.
Abbiamo anche ritenuto, per migliorare queste situazioni, che nei soggiorni temporanei non possiamo più dare ai bambini un permesso di soggiorno per motivi turistici. Noi abbiamo un buco legislativo, la legge Bossi-Fini non ha innovato in questo senso. Noi abbiamo bisogno di prevedere norme certe nei permessi di soggiorno per i bambini, perché se essi vengono a fini solidaristici è quella la motivazione, o per motivi umanitari (un tipo di permesso che esiste ma è poco usato); sicuramente non vengono per turismo. Lo stesso si può dire dei tanti bambini nati in Italia ma irregolari perché sono figli di clandestini o altro. Noi abbiamo bisogno di dare identità e certezza di presenza nel nostro territorio ai tanti bambini modificando la norma e innovando in questo senso. Credo che queste sono anche le indicazioni di lavoro che noi abbiamo voluto individuare accanto alla trasparenza e alle regole per i soggiorni temporanei. Regole che devono investire sui bambini, sui progetti per i bambini, che devono coinvolgere non solo le famiglie, gli enti, ma anche le autonomie locali, i comuni, le città e le comunità locali che sono tanto sensibili.
Dico che c’è anche un’altra modifica che noi dovremmo individuare, che riguarda il ruolo del Comitato per i minori stranieri, che ha assunto un ruolo importante in questi anni ma che forse chiede una riforma, una collocazione come diceva la Presidente più interdisciplinare rispetto ai ministeri e una maggior forza del ruolo a tutela dei minori.
Credo anche in ultimo sia risultato importante nella nostra indagine individuare ancora una preoccupazione per quel che riguarda il calo del meccanismo dell’adozione. Noi riteniamo che i bambini abbiano diritto prima di tutto a crescere nella propria famiglia, sicuramente nel proprio paese, ma quando questo non è possibile noi pensiamo che il meccanismo di accoglienza che è un’altra forma di genitorialità, quella adottiva come prevedono la Convenzione dell’Aja e quella di New York, debbano funzionare. Noi avremo alla fine di quest’anno un 25-30 per cento in meno di ingressi in Italia rispetto all’anno precedente, un allarme che ci indica come - accanto alle norme che si possono ridiscutere, vedere e migliorare - occorrono le azioni dei parlamenti, dei governi e accordi in questa direzione perché altrimenti anche nel 2006, nei primi sei mesi del 2006, ci sarà questo calo. Il problema non è quanti bambini entrano in Italia, ma quanti bambini sono negli istituti o quanto i bambini sono nel mondo, in Africa, in Europa, in Asia, in America latina senza una famiglia, questo è il vero problema. Poi noi ci auguriamo che magari il meccanismo dell’adozione finisca, ma noi vogliamo che questi bambini, queste generazioni di bambini non vadano perdute e trovino risposta al loro diritto alla famiglia.