Giuseppe Roberto BURGIO. Sono commosso e non so da dove cominciare. Onorevole Presidente, onorevoli componenti della Commissione, molto è stato detto di gran lunga oltre i miei modesti meriti. Credo che lavorare nel campo dei bambini quando lo si sceglie equivale al dovere di lavorare bene per il bambino, altrimenti è meglio non lavorare e scegliere un altro campo. Questo veramente lo sento profondamente. I colleghi che sono in sala e che sicuramente condividono quanto sto per dire e quanto è stato detto sono testimoni di come la pediatria italiana si sia distinta nell’ampliamento degli orizzonti di cura del bambino. Una volta il pediatra curava il bambino malato, poi viceversa si è reso conto che questo non era sufficiente perché l’infanzia di per sé è un’età che ha bisogno di protezione, di conoscenze attraverso le quali questa protezione diventa efficiente e può essere trasferita nella realtà del bambino. Per definizione il bambino è un essere dipendente e quindi ha bisogno di chi lo sostiene, di chi lo difende. E’ stato detto egregiamente che viene difeso dalle carte sovranazionali che appunto hanno per oggetto la tutela dei diritti del bambino. Bene, io credo che la pediatria italiana si distingue e si sia distinta e si impegni ulteriormente perché questa protezione del bambino nei confronti dei suoi diritti venga costantemente realizzata. Direi: “Evviva i bambini”; ecco questo lo volevo dire… Questo è il leit motiv che ha caratterizzato la mia modesta opera e quella dei pediatri; dovrebbe essere così nel mondo, certamente lo è stato per la pediatria italiana. Vorrei dare qualche interpretazione di ciò. Credo che oggi, e non solo per gli sviluppi della genetica - questo vuole essere provocatorio – ma credo che i bambini si possono oggi definire come i prosecutori della vita umana nel mondo. Credo che ci sia poco da obiettare a questa semplicissima definizione, ma il mondo va avanti perché ci sono i  bambini, se non nascessero il mondo sarebbe finito. È quasi ovvio dir così, e allora tuteliamola questa mansione, questa missione biologica e naturale del proseguimento della vita. Nessuno poi nasce per propria volontà, pensiamo anche questo. Chi nasce, chi è nato di noi per propria volontà? Vien quasi voglia di sorridere: anche questo è provocatorio, ma anche questo è biologico, nessuno nasce per propria volontà… E allora noi siamo tutti solidalmente impegnati a far vivere bene chi nasce: soprattutto i genitori, ma anche i pediatri. Questo credo che possa dirsi un concetto che viene dall’altro: se i bambini nel mondo continuano la vita umana proteggiamoli, affinché questo avvenga sotto i migliori auspici. Difendere la salute a 360 gradi e non solo curare i malati, è quanto in modo molto elementare costituisce il fondamento dell’opera dell’Organizzazione mondiale della sanità. La sanità definisce la salute non come l’assenza della malattia, ma come la realizzazione del completo benessere fisico, mentale e sociale: questa è la salute secondo la definizione dell’Organizzazione mondiale della sanità. Credo che i pediatri tutti cooperino in questa idea. Vorrei concludere semplicemente dicendo “Evviva i bambini”.
    Infine un ringraziamento, perché nell’entusiasmo pediatrico non l’ho fatto: sono molto grato per essere qui con voi e se c’è gratitudine, che devo e voglio esprimere, è proprio questa: essere stato prescelto forse lo devo anche alla mia lunga carriera e qui non entro in dati anagrafici perché magari non mi credereste, ma voglio esprimere con estrema gratitudine e umiltà che mi avete dato una grande gioia e di questo vi sono profondamente grato.