Fabio Massimo ABENAVOLI, Presidente di Operation Smile Italia. Vi ringrazio per averci chiamato a partecipare a questo momento che per me e per noi medici rappresenta la parte un po’ più difficile, perché noi siamo abituati a stare anche dieci ore al giorno in sala operatoria, ma siamo meno abituati ad eventi di questo genere. Devo dire che oggi è una giornata di grande onore per noi, nel ricevere questo riconoscimento per il lavoro di tutti i medici, i nostri volontari, i nostri infermieri che insieme a noi partecipano alla nostra azione. La Presidente parlava prima della chirurgia estetica: io ricordo un episodio di uno o due anni fa circa. Una paziente venne da me, concordò l’intervento e mi disse: “Sono contenta di essere operata da lei prima perché mi dicono che lei è bravo ….. e questo non importa …. ma so che una parte di questi soldi andranno per i bambini”. Ed in effetti è così, perché i medici che dedicano gratuitamente il loro tempo, la loro energia e il loro entusiasmo, ovviamente sacrificano la loro attività, le loro famiglie, ma lo fanno con estrema felicità e semplicità. Noi riusciamo a chiedere a questi medici delle cose che normalmente negli ospedali non è possibile chiedere: degli straordinari che non sono straordinari. E’ un tempo pieno dal mattino alla sera, si svegliano alle cinque di mattina, iniziano a lavorare alle sette e terminano alle otto e mezza per ricominciare la mattina dopo. Lo stesso discorso poi – questo è importante sottolineare – lo fanno insieme ai medici locali. Parte della nostra attività consiste nel preparare e sviluppare l’entusiasmo e la capacità proprio nelle forze locali, perché non avrebbe senso altrimenti partire ogni mese, ogni due mesi, andare in questi paesi e non realizzare che interventi chirurgici. Noi siamo tornati la scorsa settimana dal Kenya, dove siamo riusciti ad operare 450 bambini. Ma, in realtà quello che vogliamo e desideriamo ardentemente è di trasmettere qualcosa, lasciare ad esempio una scuola. Tutto ciò si trasmette attraverso le aziende che finalmente con il sociale hanno un rapporto molto stretto, perché - si è visto - la gente è più contenta di spendere, di comprare qualcosa se dietro questo prodotto c’è un impegno sociale. Noi tutto quel che facciamo lo facciamo gratuitamente, però abbiamo bisogno di fondi, altrimenti non possiamo portare avanti il nostro progetto, che peraltro si sta sviluppando anche in Italia. Abbiamo visto che è importante andare per esempio nelle scuole. Noi stiamo andando al momento nelle scuole di Roma, andremo anche in quelle di Milano a portare un messaggio di solidarietà. Non vogliamo fare proselitismo, vogliamo solo informare le persone, soprattutto i giovani, che la solidarietà è un qualcosa che realizza il proprio spirito, il proprio animo, dà una visione differente alle cose… Vedo qui un calciatore importante: però la vita non può essere solamente lo sport, non può essere solamente la domenica, deve essere anche qualche cosa che sta dietro perché altrimenti è finito il mondo. Se noi continuiamo a pensare che quello è l’unico episodio della vita, i nostri giovani non hanno altri stimoli. Devo dire che nella nostra attività nelle scuole, dopo i primi momenti dove c’è l’entusiasmo perché saltano una lezione, dopo mostrano interesse e partecipazione. Ultimamente un ragazzo di quattordici anni mi ha detto: “Possiamo partecipare noi? Vogliamo fare una colletta” ed è questo che ci realizza e ci gratifica. Riceviamo fondi anche da pensionati, da ragazzi e questo ci rende pieni di gioia, ma ci angoscia anche perché i 50-100 euro del pensionato sono quelli che poi ci rendono ovviamente assolutamente attenti a che ogni centesimo sia speso verso quella che è la nostra missione, di aiutare i bambini. Per cui io ringrazio per questo premio, per la vostra partecipazione, della Presidente in modo particolare, che con un entusiasmo ha accolto la nostra proposta.