Sergio ANGELETTI, Presidente vicario ASMI Federazione della stampa. La prima associazione di idee ve la faccio fare con i porcospini. Cosa c'entrino i porcospini, fra un attimo ve lo spiegherò. Poi vi parlerò di un capo di governo, diciamo meglio di un re, nordafricano, e di un inventore di capacità praticamente divina.. Innanzitutto parliamo dei porcospini. Come sapete porcospino è una parola che indica sia il riccio che l'istrice: io sto parlando del riccio, alias Erinaceus europaeus.
I ricci sono estremamente resistenti ai veleni, per ammazzare due chili di riccio ci vuole tanto veleno di vipera quanto basterebbe per ammazzare sette persone, per ammazzare un riccio di 1 chilo ci vuole tanta tossina tetanica quanta ne basterebbe ad ammazzare 50 tonnellate di persone: circa 700. Tanta resistenza ai veleni è merito delle mamme-riccio, perché i riccettini passano la prima parte della loro infanzia ad assaggiare praticamente tutto. La mamme riccio infatti mai insegnano loro cosa mangiare, quale cibo cercare, ma ben più intelligentemente insegnano giusto come cercare il cibo, lasciando a ciascuno la libertà di scegliersi la propria alimentazione a seconda delle propensioni e opportunità per cui i riccetti procedono assaggiando tutto, poi decidono a ragion ‘mangiata’. Se uno va a guardare nei libri trova che "il riccio è onnivoro": non è vero. La specie riccio è sì nel suo complesso onnivora, ma ogni singolo riccio si è fatto il suo gusto: c'è chi mangia insetti, lombrichi, chi lumache, chi serpi, chi frutta…
Assaggiando sotto impulso materno quasi tutto ciò che trovino di apparentemente commestibile, i ricci ottengono così due risultati: decidono le proprie preferenze entro un’ampia gamma di opzioni sperimentate, e mantengono alto lo standard di elevatissima resistenza della specie ai veleni: vengono educati a scegliere di persona, facendosi dei pareri personali e senza lasciarsi facilmente intossicare da preconcetti/mode/slogan/propagande etc. .
La capacità di apprendere/insegnare, comunicare – e l’intelligenza stessa - si evolvono e sviluppano così nella prospettiva delle capacità di scelta di che e come attivamente apprendere e attivamente riferirne: di solito tendiamo infatti a presentare l’Intelligenza, ai suoi albori sia naturali che soggettivi, come capacità di fare, ma è più chiaro individuarla se viene interpretata subito come capacità di scegliere, eventualmente di scegliere che cosa fare.
Ed è appunto in tale riguardo che la prima comunicazione non deve permanere sulla mamma, ma è quella che la mamma eventualmente deve facilitare con se stessi: perché poi, se sai ben comunicare con te stesso, puoi scegliere le altre comunicazioni.
Farli partire da se stessi, non ‘arrivarci’, non affannosamente ‘tornarci’.
Invece il tipo di comunicazione anche sociale, sociologica, religiosa che abbiamo propone sempre come riferimento di partenza una coscienza esterna: di comunità, di fede, di poteri… Innanzitutto bisogna invece insegnare ai giovani che chi li vede sempre, che chi è sempre con loro è se stessi: poi da quello deriva la capacità delle scelte significativamente coscienti.
Avete parlato di bambini "mollati" davanti alla televisione.
Attenzione, però: ci sono anche i bambini "mollati" e basta perché la mamma è giù in salotto, che guarda un film, una video-cassetta ‘non adatta’, e il papà è di sopra nel suo studiolo che chatta mentre la sua bambina (esempio reale: anni 9) ti dice telefonandoti da lì "dovresti vedere che figure vengono fuori su quello schermo", quindi il padre chatta pure porno con la fogliolina a fianco.
La bambina non vuole il suo televisore, altrimenti glielo avrebbero già dato: no, vorrebbe avere i suoi genitori.
Certe volte, ma è colpa dei genitori, non dei televisori, ci sono dei genitori che fanno i separati in casa, ma ci sono dei bambini, che sono degli stranieri in casa loro Questa definizione mi piacerebbe regalarla ai colleghi dei mass-media.
Dicevo di un capo di governo nordafricano e un inventore con delle posizioni quasi divine, potremmo dire un Bill Gates. Un dialogo fra un capo di governo piuttosto dittatoriale nordafricano e un inventore. Il capo di governo saggiamente gli dice: "tu adesso sei completamente stravolto perché ti sembra che questa tua invenzione sia il meglio del meglio, ma bada, mentre a te sembra che questo risolverà un sacco di problemi dell'umanità, perché grazie alla tua invenzione, che dà artificiosamente memoria infinita, avrà un balzo avanti nella sua evoluzione culturale, ma bada invece che grazie alla tua invenzione la gente non studierà più, rifiuterà i maestri, non manderà più niente a memoria, ricorrerà soltanto alla tua invenzione e avremo delle generazioni di saccenti, non di sapienti".
Bene queste parole risalgono a più di 2000 anni fa, nel Fedro di Platone: il capo di governo nordafricano è il faraone Thamos Re d'Egitto e l'inventore è quel loro Dio appunto delle invenzioni, Toth dalla testa d’ibis o tutto babbuino, che gli ha appena presentato il suo ultimo parto: la scrittura.
Allora lo diceva, sicuramente a scopo provocatorio, Platone della scrittura, ma evidentemente ai suoi tempi c'era chi diceva: "non impareranno più a mente niente, non ricorreranno più ai docenti, guarderanno soltanto i sunti scritti…".
La demonizzazione delle nuove invenzioni (pace-maker, OGM etc…) da parte dei bigotti non è un’invenzione nuova: c'è sempre stata, come c'è sempre stato il dovere di usare bene e di imparare e insegnare bene a usare le nuove invenzioni. Il difetto non è nella scrittura, il difetto è nel cattivo uso della scrittura. Il punto è come si insegna a leggere e scrivere, a camminare, a parlare, ad ascoltare suoni, voci umane, natura…
Insegnare innanzitutto ad ascoltare se stessi, a dialogare/comunicare con se stessi, ma non in quella forma schizofrenica cui ci ha portato la nostra cultura.
Sto a sentire quello che ho da dirmi, che non è un'altra voce: sono io stesso.
Questa è la prima mossa fondamentale. Tutti i mezzi di comunicazione vanno benissimo nel momento in cui la comunicazione è innanzitutto una miniera da cui attingere, la miniera della propria conoscenza, della coscienza di sé, un serbatoio di attenzione e di capacità di elaborare ciò che ti viene dato.
Una volta si insegnava, quando andavo alle scuolette, che l'Italia, oh meraviglia, è un Paese senza materie prime ma molto brava a elaborarle a ricavarne prodotti finiti.
Quando si nasce non si hanno, tante volte, tranne che degli appartamenti cerebrali da arredare: non abbiamo ancora materia prima culturale, dobbiamo prenderla ma bisogna attrezzare la gente alla capacità di elaborarla.
Questo è un bel compito della comunicazione, dentro e fuori di noi, grandi & piccoli.