Maria Rita PARSI, Università della Calabria, Presidente della Fondazione Movimento Bambino. Erich Kastner, uno dei più importanti autori per ragazzi del nostro secolo, scrisse, alla fine della seconda guerra mondiale, nel 1949, un capolavoro ancor oggi attualissimo e noto: "La conferenza degli animali".
Nel suo racconto, tutti gli animali del pianeta si riunivano nel "grattacielo degli animali", l’edificio più grande e più alto del mondo, per chiedere agli uomini di vivere per sempre in pace. Ma, poiché gli uomini non lo facevano e, anzi, generali, presidenti e ministri rispondevano con arroganza, gli animali decidevano di allearsi con i bambini. E li nascondevano agli occhi degli adulti. Poiché quando gli adulti non sanno guardare (o guardano troppo altre cose) i bambini diventano invisibili ai loro occhi. Così, gli adulti del mondo rimasero senza bambini e tutta l’Umanità avvertì un vuoto enorme. A questo punto, gli animali iniziarono ad incalzare gli uomini: "O decidete di smettere con le guerre o non vedrete mai più i vostri bambini". Come dire: "Essi diverranno invisibili del tutto ai vostri occhi!". Gli adulti, i genitori, soprattutto non potettero resistere. E, finalmente, in tutto il mondo, scoppiò la pace.
Quando abbiamo raccontato, durante un lavoro di psicoanimazione con bambine e bambini dagli otto ai dieci anni, questa storia e li abbiamo invitati a cambiarla un po’, utilizzando la traccia del racconto e aggiungendo, però, qualcosa di completamente inventato da loro, Camilla 10 anni, Carlo 9, Vito 7, Gino 8, Lina 9, hanno rivisitato la "Conferenza degli animali" mediante una "narrativa di gruppo" nello splendido modo che segue e che è stato, poi, trasformato in un cartone animato dal titolo: " I ciacrini, i bambini virtuali, il mondo da cambiare". "In questa storia ,invece, degli animali, ci mettiamo degli extraterrestri del tipo di E.T (Carlo). Solo che loro hanno sette occhi, uno sotto all’altro come i bottoni di un vestito, lungo tutto il corpo (Vito). Si chiamano "ciacrini" (Lidia) e abitano a mille miliardi di anni luce dalla terra (Vito). Loro sanno tutto degli uomini perché li stanno sempre a guardare su dei grandi maxischermi come se stessero sempre a guardare la televisione. Però più grande mille volte (Camilla). Solo che loro lo fanno per controllare l’Universo! Così vedono che ci sono sulla terra tante guerre, tanti bambini e bambine che soffrono e che hanno fame. (Ho l'immagine dei bambini che stanno morendo in Argentina di fame, ma ci sono milioni di bambini). Tante persone che potrebbero vivere nel bene e, invece, conducono una vita di grandi sofferenze perché gli esseri umani non riescono ad andare d’accordo tra loro (Vito).E i "ciacrini" vedono che ci sono tanti bambini e bambine che, invece, sono felici ed altri che pare stiano bene ma, invece, soffrono di solitudine. E se ne stanno troppo soli davanti ai computer, ai videogiochi o alla televisione. Proprio come i ciacrini. Solo che loro non sono dipendenti da quelle macchine. Le usano soltanto per lavoro, per esplorare, per fare del bene. Le hanno inventate per quello! (Carlo). Vedendo i bambini che soffrono per le guerre, le malattie, la fame, la solitudine i ciacrini capiscono che bisogna fare qualcosa che faccia capire ai grandi, che così non va! Allora, decidono di rapire tutti i bambini e le bambine del mondo e di farli arrivare nel loro pianeta risucchiandoli attraverso lo schermo di un computer gigantesco che li cattura tutti con la sua "Forza Virtuale" (Camilla).
Il mondo senza bambini e bambine sembra un luna park spento. Tutti i grandi sono sconvolti. E’ successo qualcosa di più grave dell’11 settembre (Gino). Un atto di terrorismo che terrorizza il terrore (Lina). I grandi capiscono la gravità di quello che stavano facendo prima che la "Forza Virtuale" catturasse tutti i loro bambini e li portasse via. Chissà dove nell’Universo. Il dolore che provano li fa riflettere, ricordare, desiderare, rimpiangere. Piangere (Camilla). La forza di quei sentimenti e di quei pensieri diventa un’energia così potente da far ritornare indietro, attraverso lo spazio, tutti i bambini e le bambine del mondo. I grandi allora giocano con i bambini e trovano il tempo per abbracciarli e comprendere quanto li amino. E trovano anche il tempo per fare la pace e per conoscersi tra loro (Vito, Camilla, Gino, Lina, Carlo)".
"Il tempo con un bambino dai tre ai dieci anni è la cosa più divertente della vita. All’improvviso siamo scossi da un robusto e veloce vento infantile. Il bambino non ha senso del tempo, mentre noi vi siamo immersi, possiede una fantasia analogica, rapidissima, mentre noi ne siamo quasi privi: un vertiginoso potere di astrazione logica che noi ignoriamo: adora il comico, il paradosso, l’assurdo, l’insensato, ai quali noi voltiamo le spalle: ride; e, poi, ha il dono; lo sguardo di altri mondi, l’appartenenza ad altri mondi, che noi abbiamo dimenticato e soffocato" (Vincenzo Cerami)
I ciacrini hanno sette occhi come sette sono i giorni della creazione del mondo. Il mondo creato dai bambini con le loro parole, i loro disegni, le loro fiabe, le loro poesie, i loro racconti, la loro fantasia, la loro creatività. I loro giochi. (I bambini hanno bisogno di giocare per crescere poiché chi non gioca non può crescere psichicamente, non può evolversi e sperimentare se stesso nella relazione con gli altri!). (Non so se ricordate un film molto bello di Charlie Chaplin "Il grande dittatore" quando Chaplin gioca con il mondo vestito da dittatore e lo tira di qua e di là: sono giochi che non ha fatto, deve ancora giocare). Dobbiamo educare i bambini di oggi (e gli adulti che non lo sanno fare o che non accettano o che non concepiscono di farlo) a contrapporre l’esperienza "viva" dell’"action creative" al condizionamento che trasforma i mezzi di comunicazione di massa, in primis, la televisione ma, subito accanto il computer-internet, telefonini di terza generazione, i videogiochi ecc., in autentiche dipendenze. In tecnologia della "solitudine". In macchine che sostituiscono dialoghi, rapporti, scambi, contatti. Dobbiamo operare affinché, anche e soprattutto, attraverso momenti di "sensibilizzazione" culturale (e prevenzione) si possa trasformare questa "tecnologia della solitudine" in una tecnologia (anche) a servizio dei bambini e degli adolescenti di oggi grazie alla mediazione, accorta e competente, degli adulti educatori. Siano essi genitori, insegnati, adulti responsabili. Poiché è l’azione culturale a consentire un cambiamento dall’interno, dalle radici delle situazioni, delle persone, delle istituzioni stesse. Anche attraverso un "Progetto – Stimolo" come questo.
Un Progetto articolato nel tempo del quale il "Convegno sul Bambino Virtuale" (Aprile 2001) e il "Vademecum sull’uso consapevole dei mezzi di comunicazione" rappresentano due tappe importanti alle quali dare, nel collegamento con le scuole italiane, con il territorio costituito da Comuni, Province, Regioni e con i mezzi di comunicazione di massa, il seguito di altre necessarie, articolate tappe di approfondimento culturale. Di altre iniziative, di altre innovazioni, di altre ricerche che aiutino bambini ed adolescenti a trovare, nel mondo di oggi, quel collegamento, quel "significativo ponte" tra il radicamento alle tradizioni, ai valori, al bene, alla sapienza del passato con l’utilizzo consapevole, vantaggioso, rispettoso di sé e degli altri delle nuove tecnologie.
Con il coinvolgimento, s’intende, di tutte le competenze indispensabili a realizzare quella interdisciplinarietà utile, anzi, irrinunciabile al cambiamento che tutti gli adulti di buona volontà auspicano si compia proprio allorquando chi amministra l’informazione (e, naturalmente, non soltanto attraverso i mezzi di comunicazione di massa come la televisione) deve misurarsi con il monito evangelico che cito da laica, a non "scandalizzare" i bambini e gli adolescenti. Poiché, ad esempio, nel caso della Tv, proprio la "violenza" con la quale si ricerca l’ascolto " a tutti i costi", attraverso la volgarità dei mezzi e dei contenuti, ovvero la sudditanza all’audience, potrebbe diventare per lui la "macina" che, per suicidio rituale, appenderebbe al collo della sua coscienza. In tal senso vanno "riletti" alcuni dati diffusi in questi ultimi mesi proprio in merito al rapporto tra bambini, adolescenti e mezzi di comunicazione di massa: dati allarmanti per la "Tecnologia della Solitudine".
Ad esempio, bambini che stanno un numero elevatissimo di ore davanti alla televisione; bambini che con i genitori, in un anno, di ore ne passano invece assai poche poiché i ritmi di lavoro e la "fragilità" di tanti legami familiari non favoriscono l’intensità, la qualità, la continuità dei rapporti affettivi tra genitori e figli. E adolescenti, soprattutto che sono sempre più spesso affetti da "IAD", sindrome da dipendenza da internet, laddove il viaggio nel "virtuale" sostituisce la relazione con i coetanei, la vita di tutti i giorni, la realtà stessa e favorisce chiusura, isolamento, dipendenza psichica come espressione di non superate ed inespresse forme di pregressa dipendenza. (Ragazzini che a 14 anni hanno già assistito a 18 mila omicidi virtuali e portano il peso di queste immagini). In che modo, infine, agire per operare questo cambiamento e, dunque, come farlo? Per concludere vorrei dirlo con le parole di un grande maestro scomparso di recente, Marcello Bernardi, il quale introducendo il libro "Il mondo ai bambini" di Penelope Leach (Sperling & Kupfer Editore – Milano 1997) così scriveva: "Per mettere i bambini al primo posto dovremmo capovolgere radicalmente la nostra cultura. Come fare? La buona volontà personale non basta. E non bastano l’esempio e l’amore che diamo ai nostri figli. E allora? Proviamo a metterci insieme. Unirci tra persone equilibrate e aperte, animate tutte da un pari senso di rispetto e di benevolenza verso i più piccoli, persone che posseggano quelle due rare qualità che fanno l’uomo: la pietà e la ragione. Mettersi insieme ad altri genitori, a parenti, sinceri collaboratori, amici e anche professionisti fidati e consiglieri avveduti, e costituire delle comunità erette sui sentimenti umani e non sulle speranze di profitto o di prestigio di questo o quel caporale di giornata".
Non è una soluzione utopica. Tentativi di questo tipo sono già stati effettuati, anche in Italia, e per ora con successo. La sola cosa importante è crederci, partecipare con generosità e neutralizzare il mostro del tornaconto economico personale. Dato che consegnare il primo posto ai bambini di oggi significa porre le basi di un mondo civile di domani.