Letizia MORATTI, Ministro dell'Istruzione, Università e Ricerca. La scuola, l’università devono farsi carico di capire in profondità le forme della cultura che nascono dal sistema dei media e si alimentano delle sue influenze sempre più pervasive, in particolare sui giovani, sui minori. E più in generale devono capire il rapporto tra media e giovani e aiutarli a viverlo positivamente.
Come ha detto giustamente alcuni giorni fa il Cardinale Camillo Ruini, Presidente della Conferenza Episcopale Italiana, in occasione del convegno nazionale ‘Parabole Mediatiche - Fare cultura nel tempo della comunicazione’: "L’incidenza dei media nei processi formativi della mentalità dei giovani, dei criteri di giudizio e della stessa visione religiosa della vita ha raggiunto livelli così alti da modificare radicalmente il rapporto tra le persone e le agenzie tradizionali di formazione della coscienza e dei criteri di giudizio."
La moltiplicazione delle fonti informative senza distinzioni tra fatti ed opinioni, senza distinzione della diversa importanza delle notizie.
Il dilagare della rappresentazione di episodi negativi e violenti. Il troppo spazio dato a notizie superficiali: tutto ciò rende più difficile creare scale di valori, fino a generare forme di dissociazione nei vari ambiti dell’esistenza personale e sociale dei giovani, investendo anche il rapporto tra la vita e la morte, l’amore, il dolore, la speranza, il bene e il male.
Recenti indagini hanno rilevato il diffuso fenomeno di tanti bambini lasciati soli davanti alla TV ed ai computer per molte ore della giornata. Da queste situazioni di solitudine, di passività davanti a forme di comunicazione elettronica, nascono purtroppo forme di emarginazione e disagio sempre più profonde che possono sfociare in comportamenti devianti fino all’abuso di alcol e l’uso di sostanze stupefacenti.
Per i bambini e gli adolescenti vi è una straordinaria sovrabbondanza di opportunità di stimoli informativi e di sollecitazioni emotive che giungono loro attraverso mille nuove reti di socializzazione, di aggregazione e di comunicazione. I linguaggi giovanili si formano e si trasmettono non più soltanto tra i banchi di scuola, ma anche nelle discoteche, ai concerti, negli stadi, fra gruppi di coetanei.
E l’evidente indebolimento della famiglia - una volta fonte principale di insegnamenti morali - costituisce l’elemento che induce un generale senso di disorientamento, e dà la percezione di una crescente fragilità delle personalità adolescenziali, la sensazione che il maturare delle identità individuali e collettive si è fatto precario e incerto.
Troppo spesso, e anche le cronache di questi mesi lo testimoniano, i nostri adolescenti ci appaiono persone diventate per natura più pericolose per se stesse e per gli altri. Ci sentiamo impotenti di fronte al relativismo delle loro opinioni. Ci turba la crescente difficoltà che incontriamo nello stabilire con loro un proficuo rapporto di dialogo e di collaborazione. Vengono a mancare valori e parole universalmente condivise. Nel loro mondo le linee di confine tra bene e male, tra giusto e ingiusto, tra lecito e illecito, si attenuano fino quasi, talvolta, a scomparire.
Troppo spesso genitori e docenti, rassegnati a questo cambiamento, assumono una visione preoccupata e pessimistica del futuro che ci attende. A questa visione, o peggio ancora all’arrendevole assuefazione che si sta diffondendo nel considerare la "emergenza sociale" del disagio giovanile un dato ineluttabile e irreversibile, dobbiamo contrapporre un forte progetto di ricostruzione e di rifondazione dei sistemi educativi.
Dobbiamo contrastare visioni inadeguate e parziali della vita umana e della sua dignità, del suo valore intrinseco. Dobbiamo promuovere una cultura capace di proporre i veri valori positivi dell’esistenza. Per questo motivo dobbiamo quindi interagire in profondità con il sistema della comunicazione. Ma soprattutto dobbiamo rafforzare i canali di comunicazione interpersonali.
Ecco perché la scuola, così come la famiglia, deve sempre saper ascoltare i giovani e mai lasciarli soli nei loro periodi di difficoltà, deve saperli guidare, motivare, aiutarli ad analizzare criticamente le suggestioni dei media. Scuola e famiglia devono lavorare insieme per guidare i ragazzi nella interpretazione e comprensione dei messaggi che vengono dalla televisione, dalla radio, dai giornali e da Internet.
Pensiamo ad una scuola che aiuta i ragazzi a costruire la loro personalità, in modo forte e libero, indipendente e responsabile. In questo senso è sicuramente apprezzabile la proposta del vademecum di media education proposta dalla Commissione parlamentare per l’infanzia presieduta dalla senatrice Maria Burani Procaccini. Ma ancora più importante è la valorizzazione del ruolo della scuola nel supporto alla famiglia nel delicato compito educativo, a partire dai primi anni della crescita.
Nel primo articolo del progetto di legge per la riforma della scuola abbiamo voluto riaffermare la funzione primaria dei genitori nella nostra scuola: "Al fine di favorire la crescita e la valorizzazione della persona umana, nel rispetto dei ritmi dell’età evolutiva, delle differenze e dell’ identità di ciascuno e delle scelte educative della famiglia, nel quadro della cooperazione tra scuola e genitori, in coerenza con il principio di autonomia delle istituzioni scolastiche e secondo i principi sanciti dalla Costituzione"; aggiungendo nell’art.2 un riferimento preciso "al rispetto della primaria responsabilità educativa dei genitori".
La presenza fattiva dei genitori, singolarmente o associati, rafforza ed accresce il carattere comunitario della scuola; ciò permette di sviluppare quello spirito di appartenenza da cui nasce l’alleanza tra i ragazzi e la comunità che li educa e li fa crescere. Questo patto scuola – famiglia può essere decisivo per quanto riguarda l’educazione ai media: sul sito del Ministero dell’Istruzione è stato aperto, il giorno in cui abbiamo celebrato per la prima volta la Giornata europea della scuola – famiglia, uno spazio dedicato ai genitori per la circolazione di informazioni, idee e progetti. Su questo spazio sono già arrivate indicazioni e richieste per partecipare alla sperimentazione della riforma, suggerimenti per migliorare le offerte educative per quanto riguarda l’insegnamento della lingua inglese e dell’informatica. Intendiamo promuovere iniziative di formazione rivolte ai genitori, anche nel campo dell’educazione all’uso dei media. Saranno offerte loro occasioni per migliorare la competenza e la sensibilità pedagogica, attraverso lo studio guidato dei comportamenti infantili e adolescenziali, anche rispetto all’influenza dei mezzi di comunicazione di massa. Intendiamo fornire ai genitori strumenti perché possano attivarsi nella prevenzione del disagio, per aiutarli a gestire i problemi correlati alla salute personale e per creare un’intesa solidale e permanente fra insegnanti, genitori ed operatori sociali.
Mi ha colpito profondamente l’incontro con le eroiche maestre di S. Giuliano di Puglia, nelle ore drammatiche dei funerali dei loro alunni morti nel terremoto. Mi hanno detto: "Signor Ministro, ci faccia tornare subito a scuola, ci mandi dei giocattoli, qualunque cosa per stare vicino ai bambini, per trasmettere calore umano, per non lasciarli soli neanche un istante."
Questa vicinanza conta nelle ore di scuola ma anche fuori dalla scuola, perché non si spezzi il filo di comunicazione tra alunni, docenti e famiglie.
Per questo abbiamo pensato a momenti significativi, anche al di fuori del tempo scuola, che siano occasione per vivere insieme esperienze di conoscenza e di crescita, con i propri figli e con i loro compagni. Ambiente, arte, cultura e sport ci sono sembrate occasioni da cui partire in collaborazione con gli enti e le associazioni che operano in questi ambiti.
In particolare abbiamo già preso contatti con esponenti di:

FAI (Fondo per l’Ambiente Italiano). Organizzazione che già collabora ampiamente con le scuole italiane per organizzare anche con i genitori visite e laboratori di studio nei luoghi dell’arte italiana che ha in cura e preservazione. In particolare il FAI curerà il tutoraggio delle famiglie perché possano ripetere, anche al di fuori dell’ambito scolastico, le visite ai beni ambientali in periodi extrascolastici.

LEGAMBIENTE. Sono stati presi contatti con dirigenti ed esponenti di Legambiente per affiancare agli esistenti programmi di collaborazione con le scuole anche il coinvolgimento diretto dei genitori nel progetto "adotta un piccolo comune", allestendo visite familiari e gite nei comuni italiani che hanno garantito la disponibilità di mezzi e risorse per la collaborazione con le famiglie.

CONI-CSI. Nel quadro degli accordi e convenzioni tra il MIUR e questi enti del mondo dello sport non professionista verranno rafforzati tutti i canali di coinvolgimento delle famiglie nelle attività sportive scolastiche ed extrascolastiche.

CONSERVATORI. Abbiamo interpellato conservatori nelle varie parti d’Italia e abbiamo verificato un grande interesse a portare la musica nelle scuole in accordo con le autorità scolastiche e locali, per offrire momenti di ascolto sia nei conservatori che nelle scuole, a genitori, alunni e insegnanti insieme.

BENI CULTURALI E ARTISTICI. Oltre a quanto già previsto dalla normativa vigente, abbiamo avviato ulteriori contatti con il Ministero dei Beni Culturale per offrire opportunità di conoscenza dell’immenso patrimonio artistico e per dare la possibilità di partecipare a spettacoli teatrali.

Il Ministero dell’Istruzione, d’intesa con quello della Sanità e delle Politiche sociali hanno dato vita ad altre iniziative concrete che fanno perno sulle scuole di tutto il territorio nazionale per prevenire forme di disagio giovanile ed aiutare i bambini e gli adolescenti nel loro percorso. Al riguardo abbiamo lanciato un mese fa il progetto "E.N.J.O.Y" con le altre amministrazioni dello Stato e degli Enti locali, con le comunità terapeutiche e con le organizzazioni del privato sociale fa riferimento anche all’esperienza maturata in altri paesi con risultati interessanti.
Tale progetto è stato ora approvato dal Ministero del Lavoro, superando positivamente il vaglio della Commissione di esperti per la prevenzione dalle tossicodipendenze.
Pertanto anche in Italia stiamo lavorando per mettere a disposizione la rete scolastica di infrastrutture (aule, palestre, attrezzature, biblioteche, laboratori) affinché i giovani le utilizzino al di fuori degli orari di studio per incontrare i loro coetanei, svolgere attività culturali, ricreative, ludiche, sportive, per la loro socializzazione, con il supporto degli adulti, del mondo produttivo, delle associazioni e delle agenzie del privato-sociale.
Gli adolescenti hanno bisogno oggi più che mai di costruire il proprio progetto di vita, ma anche di senso di appartenenza e di utilità verso il prossimo, ed è con esempi, iniziative e azioni concrete che bisogna alimentare il rapporto con loro, affinché educare voglia realmente dire "fare insieme" per poi creare capacità, stima di sé, identità e quindi "autonomia".
In questo modo l’intervento della scuola potrà favorire la creazione e l’implementazione di una rete territoriale per lo sviluppo e la formazione dei ragazzi, a supporto dell’opera delle famiglie e delle agenzie educative, aprendosi all’esperienza fatta con successo in altri paesi.
E, infine, in stretta collaborazione con il Ministero della Salute abbiamo avviato in queste settimane un grande progetto, che lanceremo nei prossimi giorni, che si propone di porre adolescenti e giovani in condizione di crescere nella piena consapevolezza di quale sia il percorso da seguire, un percorso nel quale la prevenzione delle forme di dipendenza e la promozione di buone pratiche di vita per sé e per gli altri siano elementi fondamentali.
Si tratta, come vedete, dell’inizio di una grande mobilitazione generale. E’ un lavoro che richiede un buon grado di coordinamento e di programmazione su tutti i fronti di intervento, dalla sanità alla scuola, dalla prevenzione alle politiche sociali.
Pensiamo inoltre che è necessario alzare il profilo culturale della comunicazione nel nostro paese, ponendo grande attenzione al livello dei messaggi televisivi, in particolare in certe fasce di ascolto giovanile, mettendo maggiormente in luce le testimonianze e le esperienze positive di vita, per generare una cultura al servizio della persona con modelli positivi.
Del resto in tutta Europa questa appare oggi la strada obbligata: le politiche per i giovani, per gli adolescenti, per i bambini hanno bisogno di un impegno collettivo, a tutti i livelli della società civile.