Francesca MARTINI, Componente della Commissione parlamentare dell'infanzia. Con il mio intervento vorrei aprire alcune finestre di riflessione. Prima di tutto mi auguro per il futuro che ci siano molti meno adulti e molti più bambini ed adolescenti a celebrare, a raccontarsi e a festeggiare la Giornata nazionale per i diritti dell'infanzia e dell'adolescenza. Questo è un augurio, perché mi piacerebbe che la scuola, le famiglie e tutte le istituzioni vicine ai minori fossero i primi comunicatori. Protagonisti di questa giornata sono i bambini e i ragazzi, non siamo tanto noi rappresentanti delle istituzioni, se pur impegnati in maniera forte sul fronte dei minori, sul fronte educativo e culturale. Con i bambini vorrei quindi vedere le famiglie, è a loro che va indirizzata maggiormente la comunicazione. Quindi meno adulti e più bambini a riconoscere come propria questa Giornata. Poi colgo l'occasione di una presenza importante come quella di un Direttore di rete (non è facile nemmeno per noi parlamentari avere interlocutori quali i direttori di rete!) per una brevissima riflessione su quanto giustamente ha detto soprattutto la collega Leone sulla capacità di scelta delle persone e su come dobbiamo educare i nostri figli, sottolineando quanto sia pericoloso in questo momento la schiacciante prevalenza dei new media nei processi di relazione. Sono anche mamma ed osservo i miei figli, gli amici dei miei figli… ho notato come negli ultimi anni si sia fatta strada nel mondo dei bambini e degli adolescenti un’affievolimento della capacità di comunicare in maniera autentica, in modo spontaneo. Spesso la comunicazione è mediata da stereotipi, da linguaggi legati a determinate trasmissioni televisive, da linguaggi nuovi che escludono chi non fa parte del "gruppo" fruitore di determinati contesti; se tu non hai visto quella trasmissione, se non ha seguito la "soap-opera", se non fai parte di quel mondo, che è un mondo tutto televisivo che si apre sulle nostre case, sulle nostre famiglie (e di cui noi genitori siamo in qualche modo responsabili, i primi regolatori di questo rapporto con i mezzi di comunicazione), ecco che allora i minori, bambini e ragazzi, risultano esclusi anche dal gruppo e questo mi preoccupa. Lo stesso dialogo che si basa su contenuti televisivi è un fenomeno di massa. Ricordo alcune trasmissioni che mi hanno inorridito: il "Grande fratello" e "format" similari che vengono esportati nel nostro Paese perché, essendo programmi che hanno fatto audience a livelli internazionali, le reti fanno a gara rincorrendo il cosiddetto indice di share. Mi preoccupa anche un filone di trasmissioni come "Saranno famosi", ecc., che presentano modelli in cui il mondo dello spettacolo è rappresentato come pronto ad accogliere i giovani, mentre ne conosciamo gli ostacoli e la competitività reali. Questo potrebbe risultare un messaggio altamente forviante: quanti ragazzi ne hanno una visione idealistica e potrebbero sentirsi meno motivati nello studio per inseguire obiettivi che non sono alla loro portata. E’ molto più seduttivo pensare di diventare ballerini o cantanti, così.. dal nulla mentre dietro ad ogni carriera artistica quando dietro c'è anche necessariamente un grande lavoro di ricerca e di formazione. Vorrei pertanto lanciare un invito ai direttori di rete, in particolare del servizio pubblico, affinché pongano grande attenzione ai messaggi che sottendono a questo tipo di trasmissioni, si tratta di messaggi che vanno a pesare nei processi formativi della personalità adolescenziale alla ricerca di identità e che in qualche maniera si intromettono nelle dinamiche educative che vedono impegnate in prima linea le famiglie assieme a tutte le altre agenzie educative. Altro tema scottante è quello della sicurezza della rete Internet. Con la Commissione abbiamo affrontato questo tema, anche attraverso audizioni, infatti la nostra è una Commissione di studio, di ricerca, di stimolo all’attività istituzionale. Mi sono posta pesantemente il problema della necessità dell’adozione di cosiddetti filtri che permettano una navigazione sicura ai piccoli cybernauti, anche attraverso una specifica iniziativa legislativa. Cosa vuol dire "sicura" per i nostri bambini? Ad esempio non aprire un sito innocuo e trovarsi dei links collegati a siti pornografici, addirittura di adescamento da parte di pedofili o di contenuto violento o razzista. Esistono dei filtri che sono stati elaborati da associazioni a tutela dei minori e vorremmo che da parte del Governo, così come del Parlamento italiano ci fosse la proposta, possibilmente condivisa da tutti, di applicare queste metodologie affinché Internet nelle nostre case, negli istituti, nelle scuole possa diventare veramente uno strumento sicuro per i nostri bambini e per i nostri ragazzi.