Antonio GUIDI, Sottosegretario di Stato per la salute. Grazie, presidente, per aver fatto funzionare al meglio, come era auspicabile, la Commissione bicamerale per l’infanzia, che celebra la Giornata nazionale per l’infanzia e l’adolescenza al tempo stesso realizza anche concretamente due cose.
Io credo che, se da un lato dobbiamo essere non certo soddisfatti, perché sul dolore degli altri e sul nostro non si è mai soddisfatti, ma sereni perché il Governo italiano sta facendo davvero molto per l’Afghanistan, anche come aiuti economici e sanitari, però non possiamo non scandalizzarci per il fatto che certe guerre non siano quelle fatte con i cannoni e con le armi, ma siano guerre per vivere lo scopriamo solo, l’hanno detto tutti e lo ribadisco per una proposta che farò, quando scoppia una guerra che fa comodo forse far conoscere attraverso i media, quando c’è un’alluvione, un terremoto o una catastrofe.
È incredibile che le catastrofi della quotidianità vengano scoperte soltanto quando avviene qualcosa di eclatante.
Questa colpa che il mondo occidentale ha non può essere rimossa con una azione umanitaria qui e una là, anche se il senatore Mantica ci ha dato uno spaccato di un intervento più attento a singoli episodi dimenticati.
Quindi prima di tutto dobbiamo parlare delle guerre dimenticate. Ogni giorno migliaia di bambini muoiono per guerre, per sopraffazioni volute dall’adulto. Su questo bisogna intervenire con forza.
Rispetto all’Afghanistan, solo per un attimo, accenno che il Ministero per la salute ha dato, in accordo con il Ministero degli esteri e la Commissione bicamerale per l’infanzia, un aiuto prettamente sanitario diviso in due fasi: quello dell’aiuto immediato, soprattutto prima dell’inverno o durante l’inverno per bambini e donne; donne che ogni 20 minuti muoiono, mentre 100 mila bambini moriranno prima di Natale per malattie normali, quelle malattie che in Italia portano i bambini a non andare a scuola per una settimana e che invece fanno morire i bambini in Afghanistan. Ci dovrà poi essere un aiuto nel medio-lungo periodo.
Porteremo circa 50 medici, soprattutto donne, farmaci e sostegni sanitari.
Da questo punto di vista mi permetto di aggiungere che, al di là della polio, c’è anche il problema della tubercolosi, che è molto forte e all’interno dell’Afghanistan. Forse pochi lo sanno, ma abbiamo un presidio italiano che non ha mai smesso di funzionare per diagnosi e terapie su questa malattia. Quindi noi andremo a dare aiuto anche a presidi esistenti e cercando di aiutarne altri. C’è una emergenza sangue e anche su questo agiremo.
Però io mi permetto di dire che, accanto ad un intervento umanitario e sanitario sulle guerre di cui di volta in volta veniamo a conoscenza, dobbiamo agire sulle guerre dimenticate ed è straordinariamente offensivo che proprio nel periodo in cui abbiamo il massimo degli strumenti di comunicazione, in cui tutto è globalizzato, la solidarietà e la sanità non lo siano. Conosciamo troppo poco di quello che accade nel mondo rispetto alla salute dei bambini e delle donne e qui abbiamo le guerre evitabili.
Tre milioni di bambini l’anno che muoiono di fame e di dissenteria sono una guerra o no? Ottocento milioni di bambini e oltre che sono sotto la soglia di povertà, a rischio di morire, sono una guerra o no? Ma anche nella sana Italia, 50 mila ragazzi che muoiono nelle guerre del sabato sera sono evitabili o no? Passando dall’Italia al mondo, un paese come l’Africa che implode nel buco nero dell’AIDS, di cui mi occupo per delega, è una guerra evitabile o no?
Ecco perché con l’OMS, con l’UNICEF, vogliamo lanciare insieme alla Commissione bicamerale, al Governo, al Ministero per gli affari esteri un discorso per evitare le guerre evitabili che non sono solo quelle fatte con i cannoni e cercheremo di agire in tutti i modi, come cercheremo anche di intervenire sulla guerra più importante che sta vivendo il nostro pianeta: quella della povertà, la povertà economica e la povertà morale, denunciando una globalizzazione delle delinquenze internazionali di cui così poco si parla, dato che è globalizzata prima la delinquenza che la solidarietà e con questo non voglio dare un taglio cupo al finale del mio intervento.
Questa è la realtà. Se non conosciamo il nemico e il nemico non è un popolo, nessun popolo è nemico ma sono nemiche l’indifferenza, la sciatteria e i delinquenti organizzati, ma forse i mali peggiori sono l’indifferenza e gli interessi traversali: sappiamo quanto le miniere di diamanti abbiano bloccato interventi e allora anche la Banca Mondiale è meglio che dia aiuti economici piuttosto che gestirli: dico con molta consapevolezza quello di cui parlo.
Ecco allora, e concludo, dobbiamo informarci meglio. Io ho proposto che al Ministero della salute venga creato un sito, in accordo con i consolati del mondo, dove la salute, soprattutto dell’infanzia e delle donne, venga monitorata costantemente perché non si possa più dire "non lo sapevo". "Non lo sapevo" è un alibi che non ci dobbiamo creare.
Mi permetto di aggiungere, che gli interventi nei paesi conosciuti, meno conosciuti, dimenticati, o che dovremo scoprire, servono non solo a sentirsi più buoni, più bravi, più belli ma anche ad interrogarci su di noi.
A gennaio presenterò il rapporto europeo sulla salute mentale, ripartendo anche e non solo dall’Italia ma da questo occidente che si crede tanto sano, mentre anche qui da noi abbiamo tante guerre evitabili, perché quando ogni anno, non solo raddoppia l’uso delle droghe, ma anche quello degli psicofarmaci nella adolescenza, quando ogni anno non si riduce ma aumenta il numero dei suicidi, quando la malattia del nuovo millennio è, come Don Oreste Benzi ha detto mille volte, non padre ma zio spirituale, la più grande malattia di oggi nell’occidente è la solitudine, la paura e la mancanza di speranza che va ad incidere sulla qualità di vita, allora bisogna fare qualcosa.
Ecco, noi forse aiutando popoli lontani, dobbiamo anche interrogarci di quanto poco facciamo anche sui nostri figli, quelli già nati, a cui abbiamo rubato il tempo e lo spazio, il diritto al gioco, quel diritto al gioco che è stato ribadito, e mi fa piacere, anche dall’UNICEF per chi ha dolore nell’emergenza.
Anche sull’argomento delle adozioni internazionali bisogna riflettere bene. Adozioni internazionali trasparenti sì, ma cerchiamo anche di aiutare ad evitare che questi bambini vengano portati in altri paesi. Dove esiste la possibilità di una famiglia o di una piccola comunità è giusto che stiano a casa loro, altrimenti trovino qui la loro casa ma evitiamo quello che può essere un atto di amore enorme ma anche la deportazione molto lucrativa di bambini lontano, sotto l’apparente atto umanitario.
Io vi ringrazio per l’occasione di aver fatto parlare il Ministero della salute.
Non ce la possiamo fare da soli ma se tutti insieme, Governo, Parlamento, maggioranza, opposizione, associazioni in una ottica locale e nazionale europea e addirittura mondiale riusciamo a lanciare questa sfida di ridurre anche di poco le guerre conosciute e sconosciute, anche quelle sotto casa, pensiamo ai suicidi di persone che conosciamo, che dovrebbero essere analizzati e, se non il suicidio fisico, quello mentale che si consuma in nuove patologie giorno per giorno, ecco allora se ridurremo anche di un po’ questo enorme dolore vicino e lontano potremmo definirci un popolo orgoglioso della propria cultura.
Io, attualmente, pur sentendomi molto orgoglioso di essere italiano mi sento un po’ in difficoltà.