Maria BURANI PROCACCINI, Presidente della Commissione parlamentare per l'infanzia. Saluto e ringrazio i Presidenti di Camera e Senato, il Presidente della Repubblica e il Presidente del Consiglio che hanno voluto mandare i loro messaggi, i ministri, i sottosegretari, i colleghi e tutti coloro che con la loro autorevole e gradita presenza hanno voluto rendere onore a quel mondo bambino cui la Carta di New York, da noi ratificata esattamente dodici anni fa, riconosce il diritto a vivere in un contesto familiare, in un clima di felicità, di amore e di comprensione, ad avere "una vita individuale nella società, a crescere in uno spirito di pace, di dignità, di tolleranza, di libertà, di eguaglianza e di solidarietà".
Il diritto di crescere è un dovere per tutti: quando "fare l’Italia" era ancora un sogno di pochi, Mazzini scriveva il primo libro di educazione civica dell’Italia moderna e lo intitolava "Dei diritti e dei doveri". Oggi noi ricordiamo dal Parlamento italiano i nostri doveri nei confronti dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza. E ribadiamo che questo Parlamento ha una sensibilità tutta particolare, anche rispetto a molti altri Parlamenti europei; infatti con la legge n. 451 del 1997, furono istituiti la Commissione parlamentare per l’infanzia, l’Osservatorio nazionale ed il Centro di documentazione e di analisi per l’infanzia e l’adolescenza. Una sensibilità tutta italiana, la stessa che ha permesso alla nostra nazione di dotarsi delle migliori leggi sull’infanzia che l’Europa tutta conosca. Ma se molto si è fatto molto c’è ancora da fare. È per questo che nel momento in cui sono stata scelta a presiedere la Commissione parlamentare per l’infanzia, nel ringraziare i colleghi ho sentito fortissimo il dovere di chiedere a tutti, nell’accingersi ad operare, uno spirito particolare, un supplemento d’anima. È questo supplemento d’anima che chiedo anche a voi Presidenti del Parlamento italiano, che chiedo a voi ministri del Governo, che chiedo al Presidente Berlusconi. Perché questo è ciò che mi sono permessa di chiedere anche al Presidente Ciampi, che ci ha assicurato un’attenzione particolare, un interesse a seguirci e stimolarci nella nostra azione di indagine, controllo, di analisi e proposizione.
Il diritto di farli crescere bene, i nostri ragazzi, è un dovere forte ed alto per tutti noi. Un nostro grande poeta, che amava molto l’infanzia e vedeva in ogni bambino, non solo se stesso, ma anche il figlio che non aveva mai avuto, nel descrivere l’altezza della poesia diceva: "non sono io che sono alto, è il monte che è alto". Non i versi, ma la poesia nel suo assoluto.
Così noi tutti siamo qui perché sentiamo il dovere di testimoniare il nostro impegno e la nostra lealtà nei confronti del mondo bambino, il mondo fragile ed esaltante dell’adolescenza, non siamo noi che siamo bravi, che siamo giusti, è quel mondo che è talmente alto e coinvolgente che ci trascina in un impegno sempre maggiore, sempre più forte e determinato; sempre più puro e privo di barriere, dove i partiti divengono politica, politica per l’infanzia, autentico impegno civile. Quell’impegno che all’indomani stesso nel nostro insediarci, il 27 di settembre, quando ancora i nostri occhi erano pieni dell’immagine agghiacciante delle torri gemelle che crollavano aggredite dall’odio e dall’intolleranza, trasportando con sé tante madri e padri, creando in un batter di ciglia tanti, tantissimi orfani, mentre gli aerei dell’alleanza antiterroristica rendevano ancor più drammatica la situazione di tanti bambini nati da madri e padri che non hanno conosciuto altro che la guerra, la sopraffazione, la mutilazione e la morte, abbiamo sentito tutti insieme la necessità immediata di chiamare il Governo, con una forte risoluzione
ad una serie d’impegni importantissimi per i bambini che sono costretti a vivere in zone dove i conflitti armati minano in un modo o nell’altro la loro esistenza.
E vengo al secondo punto del nostro programma di oggi: "Bambini tra le armi".
Alla risoluzione abbiamo lavorato tutti insieme, maggioranza e opposizione, in spirito di profonda partecipazione, costruendo qualcosa di alto, cui ognuno ha dato il proprio apporto, pur da differenti e talora opposte posizioni: il supplemento d’anima c’era e si sentiva. Ed ora verificheremo le risposte e incalzeremo sui tempi e sui modi di esse. Il Governo ha accettato il concetto fondamentale che non possono esserci embarghi su cibi e medicinali per bambini, che il diritto d’asilo va rivisto focalizzando l’attenzione sulla necessità d’asilo per bambini e adolescenti, che ogni azione volta a promuovere ovunque la cancellazione del debito che i paesi poveri hanno contratto nel mondo deve essere perseguita ed incrementata. Ma soprattutto abbiamo voluto coinvolgere in qualche modo le scuo1e italiane, i bambini, gli adolescenti italiani che hanno anche loro vissuto in diretta la tragedia che altri bambini vivono in questo momento, in un punto del mondo tanto lontano ed in altri, troppi punti del mondo spesso dimenticati dai mass-media perché non fanno più notizia se non sull’onda di tragedie simili, uguali e differenti ad un tempo, in una sorta di caledoscopio d’orrore. Abbiamo chiesto, con l’appoggio del Ministero della Pubblica Istruzione, di promuovere una raccolta di fondi, magari utilizzando la somma simbolica di mille lire per ciascun alunno dalle elementari alle medie, per poter ricostruire o costruire ex novo una scuola servendoci del prezioso apporto dell’UNICEF o delle ONG, che con incredibile capacità e abnegazione lavorano sul territorio dell’Afghanistan. È un gesto alto di civiltà da parte dei nostri piccoli cittadini italiani nei confronti di altri bambini che vivono in una terra desolata da anni e anni di guerra e violenza tribale, di oscurantismo e negazione dei deboli: donne e bambini innanzi tutto. Avere una scuola, ricostruire una scuola, frequentare una scuola significa davvero dare un’opportunità di vita migliore per quei bambini afghani che a otto dieci anni, se sono maschi imbracciano il fucile e se sono femmine vengono vendute, nel migliore dei casi, per mettere al mondo, da bambine, dei bambini condannati al medesimo destino.
Ministro Moratti, conosciamo la sensibilità che la distingue: infatti all’indomani della tragedia dell’11 settembre lei chiese agli insegnanti italiani di spiegare ai loro alunni l’accaduto e di commentarlo insieme per crescere insieme, per far diventare, attraverso la pietà e la tolleranza, i nostri ragazzi uomini e donne consapevoli e attenti. Ora è il momento giusto: bisogna continuare sulla strada non facile della solidarietà e renderla tangibile.
Infine al Governo tutto, al Ministero degli Esteri, alla Presidenza del Consiglio, al ministro Maroni chiediamo di potenziare e ampliare il nucleo operativo già attivo presso gli affari esteri per costituire una task-force di coordinamento degli aiuti. perché essi arrivino davvero e in fretta, non rimangano nei campi di confine e siano veramente accanto alla povera gente, presso ogni bambino in difficoltà. E accogliendo la bellissima idea suggerita dal sottosegretario Guidi chiediamo che anche ai bambini afghani sia assicurato il diritto al gioco, il diritto di essere bambini, spazi e giochi non sono meno importanti di cibo e vestiario, di ricoveri e medicine. Ce lo ricorda in maniera indelebile quel lacero bimbo afghano che tutti noi abbiamo visto nelle immagini televisive della Kabul liberata correre dietro al piccolo aquilone fino ad allora proibito dall’occhiuta vigilanza dell’orrore talebano. La libertà sulle ali del vento, la gioia nella semplicità del gioco negato. Ecco, credo che nell’aiutare i bambini nostri e altrui ad essere bambini normali, felici di correre dietro a un aquilone, pronti a trasformare quell’aquilone in un sogno di vita, in una speranza di civiltà sia tutto il nostro compito, quello che la Convenzione di New York sui diritti del fanciullo ci ha affidato come Istituzioni, come Commissione per l’infanzia, come cittadini del mondo.