Roberto MARONI, Ministro del lavoro e delle
politiche sociali. Grazie, Presidente, per aver organizzato questa giornata di
approfondimento. Il tema dell'incontro di oggi, cioè il rapporto tra i soggetti in età
evolutiva e nuovi media è un punto molto interessante per le politiche dell'educazione. I
bambini infatti ancor prima dell'esperienza scolastica sono soggetti ad un alfabetismo
spontaneo che avviene soprattutto attraverso i media. Vivendo sempre più a contatto con
le nuove tecnologie non soltanto mostrano una dipendenza da queste ma manifestano un modo
nuovo di guardare il mondo, di coglierne i segnali e di ricercare gli stimoli.
Se esistono tante immagini di bambino che si differenziano profondamente in relazione a
diverse situazioni e che riportano in generale quella di un soggetto costantemente in
condizione di inferiorità nelle conoscenze e nelle capacità rispetto all'adulto, questa
immagine è completamente ribaltata quando si affronta il tema delle nuove tecnologie. Il
bambino si dimostra verso i nuovi media molto più competente dell'adulto, competente
all'interazione, alla comprensione, alla costruzione di un mondo virtuale mentre è a sua
volta costruito da questo mondo. Si ha insomma a che fare con un bambino che è in grado
di usare il computer come strumento di comunicazione, come mezzo utile per sviluppare
linguaggi, a cui il mondo adulto non sempre ha accesso.
I bambini e gli adolescenti amano il mondo virtuale e la rete di comunicazione via e-mail,
scelgono i forum come luogo di dibattito e il web come spazio di azione. Me
ne accorgo io dalla bolletta telefonica di casa mia tutti i bimestri! Vi sono siti
destinati a ragazzini ma molti, interessantissimi, fatti dai ragazzini stessi. Gli Stati
Uniti li chiamano cyberteens e hanno un potere che non esisteva tra le generazioni
precedenti; alienati o meno, i cyberteens approfittano degli scenari aperti dalle
nuove tecnologie e con questi nuovi scenari cambia il rapporto con il mondo reale ma
cambia soprattutto il sistema di apprendimento.
Ci troviamo di fronte un vero e proprio mutamento socio-antropologico, le cui conseguenze
verranno verificate con più forza sugli adulti di domani ma hanno radici nei bambini e
negli adolescenti di oggi. Evitare il confronto con i nuovi mezzi di comunicazione
vorrebbe dire chiudere al reale e al mondo in divenire. Proprio per questo motivo è
indispensabile che queste tematiche entrino al più presto in modo attivo in tutti i
processi di socializzazione anche e soprattutto istituzionali.
Non si tratta solo di portare più infrastrutture informatiche nelle scuole o di garantire
l'alfabetizzazione ai nuovi media sia ai docenti che agli studenti forse senz'altro più
ai docenti che agli studenti. Si tratta piuttosto di educare ai nuovi linguaggi, di aprire
alle modalità espressive secondo percorsi che integrino le modalità istituzionali della
conoscenza con le esperienze audiovisive digitali della vita quotidiana e con le nuove
forme di sapere.
E' per questo che saluto con piacere le iniziative che pongono in risalto l'esigenza di
mettere in correlazione educazione e mondo mediatico e soprattutto tutte le
sperimentazioni educative attraverso i nuovi media. Formare docenti e discenti a servirsi
dei media e dell'approfondimento via web è un impegno cui non possiamo sottrarci,
naturalmente accanto ai nuovi media resta sempre la rilevanza e la valenza del mondo
virtuale proposto dalla televisione, mondo che incide fortemente sul loro sviluppo
psico-sociale. Non dobbiamo infatti dimenticare che la televisione continua a detenere un
importante ruolo di agenzia di socializzazione e che quindi spesso riempie gli spazi vuoti
dei nostri ragazzi; per questo anche la qualità dell'offerta televisiva resta un
obiettivo importante su cui continuare a lavorare, perché questo strumento possa essere,
come d'altro canto è internet, un'occasione di apprendimento, di crescita cognitiva, di
crescita sociale, una risorsa in più per noi adulti per offrire validi modelli di
confronto e sistemi di valori e non solo uno strumento di omologazione di più piccoli a
modelli di comportamento che derivano da un mondo spesso molto virtuale e poco reale.
Lavorare quindi sulla qualità dei programmi proposti, sulla possibilità di prevedere
più spazi dedicati ai bambini che sempre più diventano destinatari di trasmissioni
destinate ad un pubblico più adulto.
Vigilare su quale sia la rappresentazione dell'infanzia nella televisione, sottolineo e
condivido le parole di preoccupazione espresse dal collega Rollandin per la vicenda di
Cogne; non si può ignorare che spesso bambini e ragazzi appaiono in quanto protagonisti
di spot pubblicitari e che quindi la pubblicità rischia di diventare il principale
veicolo dell'immagine dell'infanzia.
Vigilare sull'opportunità e le modalità di coinvolgimento dei minori come protagonisti
di trasmissioni destinate soprattutto a un pubblico adulto, far sì che l'informazione non
si ricordi dei cittadini più piccoli solo quando sono vittime o attori di azioni
violente, protagonisti di fatti che nulla hanno di normale, ma che sono al contrario fuori
dalla normalità; far sì che l'informazione li rappresenti anche nella loro normale
quotidiana positività e propositività. Nostro compito è tutelare i più piccoli nella
loro condizione di utenti e attori della televisione, e verificare quale sia l'uso
dell'immagine dei bambini perché vi sia una loro presentazione adeguata.
Su questo terreno io credo sarebbe molto utile una collaborazione stretta tra la
Commissione di vigilanza RAI e la Commissione parlamentare per l'infanzia. Di certo il
rapporto tra minori e media, vecchi e nuovi, è un argomento molto complesso con molte
implicazioni, per questo motivo è importante, anche stimolante per noi tutti, impegnarci
fortemente su questo fronte.
Signor Presidente, signori e signore, in conclusione la prossima Sessione speciale
dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite dedicata all'infanzia aprirà la discussione
degli adulti sul diritto dei cittadini di minore età a vivere in un mondo costruito a
misura di bambino: a world fit for children. Quattro sono gli imperativi:
promuovere condizioni di vita dignitose per tutti i bambini in ogni parte del mondo,
assicurare un'educazione di qualità per bambini e bambine, proteggere l'infanzia dalla
violenza, dagli abusi e dallo sfruttamento, combattere l'HIV. Tutti questi obiettivi
verranno perseguiti con forza dal Governo italiano che a New York, nelle prossime
settimane, per porre ancora maggiore enfasi sull'importanza di questi temi, sottoscriverà
nuovamente la Carta sui diritti del fanciullo.