Luigi GIACCO, Segretario della Commissione parlamentare per l'infanzia. Se penso alla mia infanzia e alla mia adolescenza e la paragono a quella che vivono i nostri figli, il primo dato che - da semplice osservatore - si rivela con clamorosa evidenza è che sono mutati i suoni del mondo. E contemporaneamente avverto che le immagini del mondo, accompagnate dalle nuove sonorità che percepisco, non sono più fuori della porta di casa - che varcavo con l'emozione di chi sta per avventurarsi nelle meraviglie dell'età in cui tutto è nuovo e misterioso - ma si sono trasferite in casa, in soggiorno, in cucina, racchiuse negli schermi dei televisori, in quelli dei computer e dei videogiochi, nei prodigiosi giocattoli tecnologici che offrono seducenti scenari di luci e di colori, paesaggi e contesti che si susseguono velocemente e con un potenziale ipnotico enorme.
Noi bambini di allora contemplavamo un prato abitato da insetti certi di assistere ad uno spettacolo prodigioso. Il bambino virtuale, senza uscire di casa, vede scorrere davanti ai suoi occhi, rapidamente, immagini che vengono a visitarlo estendendo i confini di casa propria, facendolo viaggiare senza muovere un passo, rivelandogli il Meraviglioso senza che debba cercarlo, senza che debba aspettare, come a noi bambini di allora capitava, che un adulto lo conduca, gli indichi, gli spieghi. Perché il bambino virtuale può esplorare senza andare, avere risposte senza chiederne, conoscere senza sperimentare. Sarebbe davvero poco sensato credere che le meraviglie della tecnologia, di cui il bambino dei nostri giorni dispone, siano il male; ma sarebbe altrettanto insensato credere che questo nuovo statico esploratore, detentore precoce di informazioni ma non di saperi, circondato da effetti speciali e da suoni creati in laboratorio, sia davvero autonomo e non più bisognoso di sentirsi amato e guidato. Sarebbe irresponsabile credere che non abbia, come tutti i bambini di sempre, i suoi perché da chiedere ad un adulto che gli risponda con amore.
La fragilità del bambino virtuale è probabilmente quella di avere più strumenti di gioco e di conoscenza e meno presenze tranquillizzanti e affettuose al suo fianco. Il rischio del bambino virtuale è quello che nessuno gli insegni a distinguere il vero dal falso; a distinguere l'emozione dei sensi dal senso delle emozioni. In breve, credo che questo nuovo mondo che il bambino abita richieda soprattutto agli adulti uno sforzo di conoscenza e di guida, un'assunzione, certamente faticosa e problematica, di nuove responsabilità e di nuovi impegni.
Un vecchio film degli anni cinquanta conteneva una battuta memorabile: noi vogliamo insegnare ai figli a fare i figli, ma a noi, a fare i genitori chi ce lo insegna? Una domanda di questo tipo, in un mondo come il nostro, si accresce di significato. I genitori, la società tutta dovranno trovare il modo di imparare ad accudire e proteggere questo nuovo bambino, per continuare a raggiungerlo lì dove è smarrito e solo, nel soggiorno di casa, dove guardando o digitando, tanti mondi lo emozionano e lo inquietano. Ha molti perché da chiedere il bambino dei nostri giorni e lo stesso bisogno di qualcuno di cui fidarsi, che gli ricordi con la sua presenza e con il suo amore che non si è perduto, ma dovunque la sua mente si trovi, può sempre tornare a casa.
Bambini Normali: una società profondamente mutata che vede crescere il disagio giovanile e spesso si interroga quando questo disagio assume caratteri patologici, dovrebbe anche e soprattutto porsi il problema della "normalità" dell'infanzia e dell'adolescenza nelle nostre città, e con quali dispositivi si possa intervenire per risolvere o attenuare incisivamente questi disagi ordinari. Un primo obiettivo, che riassume sostanzialmente gli altri, è quello di rendere le nostre città a misura dei bambini e degli adolescenti così che siano realmente soggetti e non oggetti nella vita delle nostre comunità.
Va da sé che questo comporta adeguati strumenti di partecipazione decisionale, non astratta o retorica, ma strettamente legata alla gestione degli ambienti e degli spazi che i bambini e gli adolescenti occupano. A questo proposito si pensi alla esigenza di moltiplicare e razionalizzare gli spazi verdi destinati al gioco e allo sport. Si pensi al bisogno di dotarsi di strutture atte ad accogliere attività creative e comunicative (musica, arti, internet, ecc.).
Inoltre, non si dimentichi la abitabilità reale degli edifici scolastici, legandola sempre di più ai dati emersi dalle ricerche sulla qualità e vivibilità di tali ambienti (arredi, colori, illuminazioni, supporti tecnologici). Si preveda, poi, di collegare queste tematiche a quelle del percorso casa-scuola, protetto e rassicurante, così che divenga un'occasione di conoscenza del quartiere oltre che un'acquisizione di autonomia personale.
Altro grande tema nella vita dell'infanzia e dell'adolescenza è quell'incidente di percorso che talvolta conduce il bambino in ospedale. Lì, adeguandosi alle tendenze che si affermano nei paesi più evoluti, occorre disporre, sin dal momento del ricovero, di personale e strutture in grado di rendere accettabile al piccolo ospite il trauma del distacco dal proprio ambiente abituale e dal disagio di affrontare una terapia. Argomento particolare e prioritario è quello dei disabili che devono trovare adeguata accoglienza e soprattutto sentire da subito di vivere in una città che li preveda e con ogni mezzo renda i loro percorsi accessibili e razionali.
A questo punto, analizzate cioè le emergenze, per così dire ordinarie, si deve porre la propria attenzione a quelle straordinarie che, sovente, vengono viste come l'emblema di un malessere generalizzato. Forse non è così; ma certamente i casi di violenza più clamorosi e di disadattamento più palesi vanno affrontati sia con un esame attento del contesto in cui si svolgono sia adottando tutte quelle misure preventive e sanzionatorie, tenendo tuttavia sempre presente il fine rieducativo legato all'età dei soggetti. Certo è che le grandi trasformazioni e la velocità con cui si sono compiute, le nuove solitudini anche all'interno di nuclei familiari in crisi, l'instaurarsi di pseudo-valori consumistici sostitutivi di modelli forti e di ideali, costituiscono spesso il terreno adatto ad esprimere pulsioni sotterranee e pericolose.
Prevenire è sempre la regola, attraverso un adeguato sistema di attenzione e controllo, ma qualora questi eventi di cui le cronache talvolta ci danno tristissima notizia si verificassero, occorre affrontarli adeguatamente senza lassismi, ma neppure dimenticando la fragilità di chi ha la sventura di essere protagonista di certi reati. Su questi temi, sono stati assunti importanti provvedimenti normativi che hanno come finalità l'interesse superiore del bambino (ad esempio piani d'azione per l'infanzia e l'adolescenza, la legge 285/97, la legge 269/98).
In questa prospettiva il progetto "Città Sostenibile delle bambine dei bambini" è diventato legge il 23 marzo 2001. L'articolo 17, comma 7, stabilisce che il Ministro dell'ambiente assegna il riconoscimento "Città sostenibile delle bambine e dei bambini" ed il "Premio per la migliore iniziativa finalizzata a migliorare l'ambiente urbano per e con i bambini", da attribuire annualmente ai comuni italiani. Con grande successo, i premi, pur nei limiti delle risorse disponibili, si sono rivelati un importante strumento per la diffusione di una cultura rispettosa dell'ambiente e delle esigenze dei cittadini più piccoli, stimolando notevoli e innovative progettualità urbanistiche negli enti locali.
Le iniziative intraprese hanno trovato un momento di raccordo e di sintesi con l'importante esperienza dei Forum internazionali, promossi ogni anno, a partire dal 1996, dal Ministero dell'Ambiente in collaborazione con l'UNICEF, con l'intento di mettere a confronto realtà e politiche diverse sui problemi dell'infanzia, un momento di riflessione e rielaborazione su quanto emerso da un lavoro ormai ampiamente consolidato.
E' auspicabile che un tale patrimonio di esperienze non venga disperso, ma venga incentivato e diffuso ovunque sia concretamente possibile, anche in occasione della prossima sessione straordinaria dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite in materia di infanzia che si terrà a New York nel maggio 2002.