Claire BRISSET, Francia.
Ringrazio il Parlamento italiano per averci invitati. Ritengo che sia
un'iniziativa estremamente importante questa dell'Italia, che vuole dotarsi di
un'istituzione come la nostra. Noi abbiamo bisogno dell'Italia, da molto tempo,
e sono molto lieta del fatto che l'Italia si associ a noi molto presto.
In Francia l'idea di creare un mediatore o un garante per l'infanzia risale al
1996 ed è nata dalla nostra Assemblea nazionale, che è l'equivalente della
Camera in cui ci troviamo. Il Presidente Laurent Fabius decise di presiedere un
gruppo per fare una ricerca sul modo in cui la Francia rispettava la Convenzione
per i diritti del fanciullo, che aveva ratificato nel 1990, nelle conclusioni si
diceva: "La Francia ha bisogno di un garante, di un mediatore per i diritti
dell'infanzia"; ciò era considerato indispensabile ed era stato auspicato
dal cosiddetto "Parlamento del fanciullo" che si riunisce a Parigi una
volta all'anno. L'idea dunque si è sviluppata, il lavoro parlamentare è stato
completato e la legge è stata votata il 6 marzo 2000. La legge istitutiva ha
dunque ora due anni e io sono stata nominata due mesi più tardi, dopo
consultazioni informali del Parlamento e del Governo, nel maggio del 2000.
Vorrei esaminare i compiti definiti dalla legge. Ci sono quattro grandi
categorie di funzioni che io esercito.
La prima consiste nel ricevere denunce e lamentele individuali dei bambini i cui
diritti non risultano rispettati. È molto importante considerare che
diversamente da quanto avviene per il Garante della Repubblica, che è il
garante generale, gli autori del testo della legge hanno voluto assolutamente
che la denuncia possa essere diretta e non avvenga attraverso un parlamentare;
dunque coloro che possono rivolgersi a me direttamente sono i bambini stessi, i
loro tutori, o i genitori, l'uno o l'altro o entrambi, o associazioni
riconosciute di utilità pubblica. Aggiungo che io posso autoincaricarmi (non è
scritto in questa legge, però non è escluso): per esempio dei nonni si possono
rivolgere a me e secondo me ne hanno diritto. In pratica questi casi individuali
- finora ne ho raccolti circa tremila l'anno - per un terzo sono conflitti
familiari inestricabili, divorzi, separazioni che vanno veramente malissimo e
per cui io agisco alla fine quando i tribunali non sono riusciti a districare la
cosa. Il dieci per cento sono spostamenti che per il minore sono insopportabili,
intollerabili e incomprensibili e poi vi sono vari altri casi: bambini stranieri
isolati, conflitti con ospedali, sempre di più con le scuole (c'è
un'esplosione vera e propria dei casi relativi alla scuola, che riguardano
maltrattamenti di insegnanti su bambini piccolissimi), insomma una gamma di casi
molto differenziata, dove non agisco al posto dell'istituzione, ma quando tutto
il resto non ha funzionato. Noi riteniamo che sui casi individuali abbiamo circa
un quaranta per cento di successo, cioè situazioni che noi riteniamo di aver
risolto, proprio come il Garante della Repubblica. Questa è la prima missione,
non è la più importante, però richiede molto tempo al mio gruppo.
Un secondo compito è rilevare nel nostro panorama economico e sociale
disfunzioni che vanno a ripercuotersi sui diritti dei bambini, per esempio
situazioni in ospedale, in prigione, nelle scuole, situazioni generali, disegni
di legge o proposte di legge su cui io do il mio parere, peraltro anche quando
non me lo chiedono.
Il terzo compito è collegato con il secondo e consiste nel fare proposte o
modifiche su norme o su prassi in uso, quando il mio gruppo e io riteniamo che
certe disposizioni vadano a detrimento dei minori. Ad esempio abbiamo
determinato una modifica del codice penale, quando ho constatato che i clienti
delle prostitute minorenni non rischiavano niente quando le loro vittime avevano
tra i quindici e i diciotto anni: ho segnalato al Governo questa anomalia e i
clienti di queste prostitute minori ora possono essere sanzionati molto
pesantemente, mentre prima c'era una cosiddetta zona grigia. In questo caso
abbiamo risolto il problema. Un altro esempio riguarda la pediatria, che in
Francia in ospedale finisce a quindici anni: questo non è bene per i minori,
perché si nega l'adolescenza. Faccio una parentesi: mi rallegro con voi per
aver messo l'adolescenza nel titolo del convegno, perché secondo me sono gli
adolescenti che soffrono di più. Su quattordici milioni di minori abbiamo sei
milioni di adolescenti, quindi io suggerisco che la pediatria vada fino ai
diciotto anni. Pertanto ci vorrebbero unità specializzate presso gli ospedali
per gli adolescenti, dunque modifiche di leggi e di pratiche.
La quarta missione è informare il Paese sui diritti dei fanciulli. Prima di
tutto informare i fanciulli stessi, che si confondono (non so se lo stesso vale
in Italia) e percepiscono i diritti come dei divieti: devono capire che i
diritti invece li proteggono. Poi un secondo pubblico da informare sono gli
adulti, i quali debbono sapere che i figli non sono di loro proprietà.
Come adempiere queste quattro missioni? Abbiamo una squadra a Parigi di
venticinque persone, specialisti, giuristi, assistenti sociali, pedagoghi. Io
sono di formazione giornalista, però per dodici anni ho lavorato all'Unicef e
ho conosciuto bene anche la Commissione italiana dell'Unicef. In un paese di
sessanta milioni di abitanti - dunque siamo molto vicini alla situazione
dell'Italia - sarebbe assurdo far tutto da Parigi, tuttavia ho sentito dire
prima che il diritto è una cosa nazionale e che non si può permettere di avere
dei diritti diversi a seconda della regione, Umbria, Liguria, Toscana o Sicilia;
lo stesso vale in Francia: la legge è uguale per tutti, però non si può far
tutto da Parigi, perché alcuni bambini si troverebbero troppo lontani.
Ho creato dunque una rete di corrispondenti territoriali. In Francia abbiamo
cento dipartimenti: vorrei avere cento corrispondenti. Finora ne ho solo
trentacinque, ma spero che si possa crescere anche verso i territori d'Oltremare
dove i diritti dei bambini non vengono sempre rispettati. Ne ho uno di
corrispondente Oltremare: sono appena tornata dalla Polinesia francese, che non
è solo Tahiti, non è solo un paradiso. Ho dei corrispondenti di origine varia
a cui do solo una indennità molto modesta, sono dei volontari e non ho modo di
stipendiarli. Non sono in grado di indicarvi il mio bilancio perché è molto
complesso, alcune persone vengono distaccate da altre amministrazioni, altre
vengono retribuite da noi, io ho una linea di credito dal Primo Ministro, poi
vengono accolti in un ufficio pubblico del quartiere di Montparnasse, per chi
conosce Parigi. Il bilancio per noi inizialmente era sufficiente, perché ho
avuto solo tremila richieste, però la cosa si evolve e vi è una crescita del
quindici per cento all'anno, dunque il Governo ci dovrà dotare di maggiori
fondi.
Voglio concludere con delle parole chiave. La prima: indipendenza. Io sono
indipendente e sono stata nominata da un Governo di sinistra, ora è di destra
però non c'è differenza. Seconda parola chiave: democrazia. Abbiamo la fortuna
di vivere in democrazie e i nostri bambini ne godono indirettamente. Ultima
osservazione: i nostri colleghi norvegesi parleranno della rete europea dei
garanti dei minori, l'Enoc, che è fondamentale, perché ci
scambiamo esperienze e impariamo gli uni dagli altri. La nostra Europa è sempre
la nostra patria comune, speriamo dunque di armonizzare più di oggi le nostre
legislazioni. L'Europa per noi è fondamentale e sono molto lieta che l'Italia
ne abbia assunto la presidenza di turno.