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Mostra “Storaro-Covili: il segno di un destino”
Presentazione di Vittorio Storaro e Gino Covili


Mostra “Storaro-Covili: il segno di un destino”
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Per quanto ci siamo conosciuti qualche anno prima, è sin dal 1975 che ci frequentiamo nel nostro mondo Pittorico e Cinematografico. Con l’acutezza di due ricercatori guardiamo a vicenda le nostre opere, dialogando di Pittura e di Cinema, di quanto l’una influenzi l’altra, di quanto esse si nutrano a vicenda. Il periodo catalizzatore del nostro incontro raccoglie il film Novecento, diretto da Bernardo Bertolucci (il film epico che ripercorre l’arco di un secolo della vita italiana) e il dipinto Discussione per la formazione della Cooperativa (il dipinto che mostra varie persone sedute intorno a una grande tavola, con una lampada centrale che illumina il gruppo raccolto intorno a quella Luce). Un’immagine stampata nella nostra memoria, che da sempre è stata legata visivamente al film Novecento, non avendo più distinto nel nostro ricordo se è stata la Cinematografia a essere influenzata da quel dipinto o le immagini del film a far realizzare il dipinto stesso. Fu poi nel programma dell’Accademia dell’Immagine che si realizzò la serie di cortometraggi Personaggi dell’arte italiana, in cui si concretizzò la monografia Gino Covili: Le stagioni della vita.

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Il libro Storaro-Covili. Il segno di un destino, scaturito da queste esperienze, è così l’incontro tra due visionari che, dopo un andare individuale nelle proprie personali espressioni, realizzano una parte del loro percorso creativo insieme.
La prima parte rappresenta il viaggio di uno di noi che, di film in film, scopre e incontra artisti di tutto il mondo che si esprimono nella pittura diversa da quella classica, ufficialmente riconosciuta. In quella pittura non accademica, meno “classica” e lontana dall’arte ufficiale, che ha fornito tanta ispirazione a molte sue opere cinematografiche. Ne sono testimonianza gli studi e gli scritti raccolti e poi pubblicati nei tre volumi editi da Mondadori Electa e dall’Accademia dell’Immagine, dal titolo Storaro. Scrivere con la Luce e le ricerche condotte per oltre dieci anni in seno all’esperienza didattica presso l’Accademia dell’Immagine. La seconda parte è interamente dedicata al nostro rapporto diretto, tra pittura e fotografia. Attraverso questo viaggio, tra cinema e pittura, ci si incontra, si diviene amici, si scoprono insieme creatività che ci fanno decidere di realizzare un progetto che unisce le nostre opere. Un progetto in cui ripercorriamo la storia figurativa, umana e sociale del secolo che stiamo vivendo e che in parte rappresentiamo.
Un progetto che si completa con l’esposizione pittorico/fotografica dallo stesso titolo. Un viaggio visivo che, dopo un percorso di conoscenza di alcune nostre opere simbolo, si amplia in un grande spazio, diviso in quattro parti, che mostra un insieme di Dipinti, di Fotografie, di Gigantografie, di Immagini composte tra Pittura e Fotografia che illustra le scoperte del nostro incontro. Una mostra che innalza la nostra Visione e la nostra Vita a un livello creativo difficilmente raggiungibile singolarmente, particolarmente contagiato dal livello umano che siamo riusciti a toccare, insieme, l’uno con l’altro. L’opportunità di realizzare quest’esposizione nella Sala della Regina in Palazzo Montecitorio di Roma, data dalla Camera dei deputati, rappresenta un’occasione unica per ripercorrere alcune delle tappe più importanti della storia del Novecento italiano, attraverso la narrazione di un viaggio che abbiamo intrapreso lungo l’esperienza figurativa contemporanea.

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Una Mostra di opere congiunte che rappresenta per noi il coronamento di un progetto sognato da Notti, cercato da Giorni, realizzato in un Momento di vita, che rimarrà stampato per sempre sulle nostre fronti, come... Il segno di un destino. L’opera L’ultimo covone scolpita nella Materia, donata a memoria dell’evento al Palazzo Montecitorio, rimarrà come un’impronta, permanente nello spazio e nel tempo, dell’Energia creativa lasciata dal passaggio di noi due visionari, nel luogo che esige quel giusto rispetto per quello che ha rappresentato al suo inizio di vita, per quello che simboleggia nella sua continuazione di rappresentanza nazionale.

Vittorio Storaro e Gino Covili

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