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Elia


PRESIDENTE. Do ora la parola al professor Leopoldo Elia, presidente emerito della Corte costituzionale, oltre che già nostro autorevolissimo collega.

LEOPOLDO ELIA. La ringrazio, signor Presidente, per l'invito a questo incontro che è già molto ricco di proposte e iniziative, che sopravvengono in un momento di grande difficoltà che va anche oltre l'arrivo della riforma del titolo V della Costituzione, perché, come abbiamo potuto constatare anche al congresso dei costituzionalisti di Palermo che si è chiuso sabato scorso, c'è questo fenomeno dell'interferenza tra ordinamenti, che diventa sempre più impegnativo, perché oltre alla conoscenza delle fonti, molto difficile, in un sistema sempre più - diciamo così - non solo moltiplicato ma anche di complicato coordinamento, anche lasciando da parte il criterio gerarchico e considerando quello della competenza, è sempre più difficile orientarsi.
A questo bisogna aggiungere la giurisprudenza della Corte costituzionale, in primo luogo, e poi della Corte europea di Lussemburgo e della Corte di Strasburgo sulla convenzione dei diritti dell'uomo e, infine, l'importanza crescente del diritto pattizio, quale che sia l'interpretazione che si vorrà dare al primo comma dell'articolo 117 del nuovo titolo V della Costituzione sull'ordinamento regionale degli enti territoriali.
Allora, di fronte a tutto questo, indubbiamente, quello che si fa è già molto lodevole, perché potremmo, anche sulla scorta della giurisprudenza citata dai professori Nania e Ridola, trarre alcuni spunti e approfondirli, ma rimane in via di massima questa grande difficoltà di tenerne conto, per evitare non solo conflitti, ma anche che, in una fase nascente - come quella che produce il titolo V -, si prendano strade sbagliate fin dal principio.
Io, modestamente, di fronte al panorama molto ricco di proposte avanzate dai presidenti delle Commissioni affari costituzionali della Camera e del Senato, dal presidente Violante e dall'onorevole Mattarella, penso che dovremmo in una fase iniziale rassegnarci ad una situazione più empirica; cioè al fatto che l'elemento chiave rimane il relatore, che l'elemento chiave per poter dare una visione essenziale e aggiornata della situazione giurisprudenziale rimane il contatto tra gli uffici e il relatore.
Non vedo negli organi collegiali, se non in alcuni casi particolari, la possibilità di quel ruolo individuale che è dato dalla lettura di talune sentenze: un collegio non legge, lo fanno i singoli. In questo caso chi deve leggere è soprattutto il relatore, sulla base di un appunto degli uffici che possa fornire almeno un primo schema, nei limiti del possibile, di fronte a questa straordinaria fioritura di giurisprudenze, alle sentenze di grandissimo rilievo emesse dalla Corte in quasi un cinquantennio di giurisprudenza costituzionale, un palchetto molto, molto lungo; bisogna rassegnarsi ad alcuni espedienti di carattere - lo ripeto - empirico, per poter far fronte alle esigenze più immediate e di maggiore urgenza.

PRESIDENTE. La ringrazio, presidente, il suo contributo mi è sembrato molto stimolante.

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