Sezione di navigazione

Menu di ausilio alla navigazione

Vai al Menu di navigazione principale

Stemma della Repubblica Italiana
Repubblica Italiana
Bandiera Italia Bandiera Europa

Inizio contenuto

Nencini


PRESIDENTE. Mi sembra che siamo riusciti a stancare anche i più volonterosi, per cui, a questo punto, possiamo arrivare alle conclusioni che saranno triplici: darò la parola a Riccardo Nencini, in qualità di coordinatore della Conferenza dei presidenti dei Consigli regionali e delle Province autonome, poi sentiremo la voce del Governo da Enrico La Loggia, Ministro per gli affari regionali, e infine l'on. Mattarella, come Presidente del Comitato per la legislazione.

RICCARDO NENCINI, Coordinatore della Conferenza dei Presidenti dei Consigli regionali e delle Province autonome. Grazie Presidente e grazie al Presidente Sergio Mattarella per avere convocato questo incontro.
Con la riforma costituzionale gli enti territoriali ed in primo luogo le Regioni sono diventati i protagonisti dello sviluppo economico, sociale, culturale, oltre che "ordinamentale" del Paese.
Ciò si ricava chiaramente dall'elencazione delle materie di competenza, esclusiva o concorrente, delle regioni; ciò è sotto i nostri occhi nel dibattito politico ed in quello della cultura giuridico-istituzionale degli ultimi mesi.
Come coordinatore della Conferenza dei presidenti dei consigli regionali e delle province autonome vorrei soffermarmi in questa sede sul ruolo che in questo momento e da questo momento in avanti le assemblee possono svolgere, sia al loro interno, approntando, ciascuna nella sua autonomia, i meccanismi, gli strumenti ed i correttivi idonei a governare queste nuove e complesse funzioni, sia nei confronti dello sviluppo dell'intero sistema ordinamentale.
Certamente la funzione legislativa è fondamentale: la progettazione legislativa, la fattibilità delle leggi, la capacità di fare buone leggi è - e rimane - il compito principale, la " funzione" dei Consigli regionali che sono, appunto, "assemblee legislative".
Con l'elezione diretta dei Presidenti delle Giunte regionali il potere di indirizzo politico diventa un potere "condiviso" fra questi ultimi ed i consigli regionali.
La funzione legislativa, ricordiamolo, rimane, al contrario, saldamente in mano alle assemblee, a quelle che si apprestano a diventare, con i nuovi statuti, i parlamenti delle regioni.
E' importante, soprattutto in questa fase del processo di riforma istituzionale che investe il paese nel suo complesso, ed a tutti i livelli ordinamentali, che questi operino con tutte le sinergie che possono mettere in campo in uno spirito di collaborazione che, mi auguro possa svilupparsi ancora di più e,per quello che attiene a questa sede, possa coinvolgere il parlamento nazionale e quelli regionali; e la funzione legislativa, con tutto il resto che implica relativamente alle politiche di controllo è il terreno principe per questa collaborazione.
Ringrazio, dunque, per l'opportunità di questa nostra giornata di lavoro e credo che anche a nome dei miei colleghi possa dire che l'apertura del Comitato per la legislazione verso l'esterno, quale promotore di un nuovo tipo di iniziative nella nostra esperienza istituzionale, sia un dato da salutare con grande attenzione e con grande partecipazione.
Dunque, le Assemblee hanno, oggi, la forza di essere determinanti in tutte le politiche regionali, ed hanno la responsabilità di legiferare in modo che si passi da una legislazione frammentata ad una legislazione che costituisca una serie di vere e proprie scelte politiche organiche e collegate tra loro. Per le Assemblee parlamentari, sia a livello nazionale che regionale, si pone dunque la questione dei metodi della legislazione che concorre e si intreccia tra Stato e regioni, legislazione che il nuovo testo costituzionale presuppone, e delle conseguenti relazioni tra le Istituzioni che possono sostenere tale metodo.
L'orizzonte che si presenta dinnanzi a noi è, pertanto, come legiferare efficacemente in presenza di un intreccio di competenze fra stato e regioni molto più complesso che in passato e che presuppongono criteri di riparto che devono essere, in gran parte, politici e, pertanto, molto più flessibili rispetto al passato.
Per questo riteniamo indispensabile che al più presto si dia corso alla integrazione della Commissione Bicamerale per le questioni regionali con i rappresentanti delle autonomie. Il sistema delle Conferenze tra esecutivo nazionale e esecutivi regionali e locali non è più in grado da solo di far fronte alla complessità del nuovo sistema a tre livelli: Europa, Stato, Regioni ed autonomie locali.
Per questo ci impegneremo a trovare negli statuti che stiamo predisponendo forme nuove di raccordo e di collaborazione fra le singole assemblee regionali ed il parlamento nazionale, anche tentando la via di nuove strade - anche in via sperimentale con gli strumenti a nostra disposizione , mi riferisco a modifiche dei regolamenti consiliari, in attesa dell'approvazione degli statuti - nuove strade, dicevo, per cercare di garantire, il sistema istituzionale nel suo complesso, al di là degli strumenti previsti costituzionalmente, quale l'integrazione della bicamerale.
Sarebbe un passo significativo da parte delle assemblee regionali che, ciascuna nelle forme e nei modi che riterrà più agevoli e condivisi, individuasse un apposito organo ovvero una commissione già esistente, quale, ad esempio la commissione affari istituzionali, a svolgere la funzione di raccordo e di organo di trasmissione tra la periferia ed il centro e viceversa. E' un tema stimolante sul quale vale la pena di appuntare i nostri sforzi.
A questo proposito vorrei richiamare anche il monito che Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi ha lanciato nei giorni scorsi durante la sua visita ufficiale in Sicilia. Il Presidente Ciampi ha, infatti, ricordato come il conferimento di più ampi poteri di governo alle Regioni può dare buoni frutti, ma non è di per sé un panacea. E' invece un'opportunità - ricordava il Presidente della Repubblica - se al conferimento di poteri si accompagna uno sforzo, in misura ancor maggiore che in passato, per il coordinamento e la cooperazione tra livello centrale e livello locale, così come tra i livelli di governo locale.
Credo che questi "giochi cooperativi", vadano perseguiti e sviluppati, soprattutto non sprecando l'opportunità, per il fronte regionale, di questa legislatura di grandi riforme.
Mi riferisco da una parte alla riscrittura degli Statuti che dovranno delineare le linee su cui costruire questi raccordi, dall'altra alla riflessione sui modelli organizzativi delle nostre Assemblee perché siano preparate ai nuovi compiti ed alle nuove sfide.
Penso, oltre alle professionalità classiche che devono essere presenti in un'assemblea - quelle giuridiche, quelle amministrative e quelle della comunicazione-, a quelle connesse all'area delle relazioni ed anche e soprattutto a quelle connesse all'area del "controllo", per il necessario equilibrio tra i poteri; con l'augurio a tutti noi che questi prossimi due anni e mezzo che preludono alle scadenze delle nostre legislature regionali, ancora inevitabilmente di transizione, vedano tutti i soggetti impegnati su questi nostri temi.

Fine contenuto

Vai al menu di navigazione principale