Sezione di navigazione

Menu di ausilio alla navigazione

Vai al Menu di navigazione principale

Stemma della Repubblica Italiana
Repubblica Italiana
Bandiera Italia Bandiera Europa

Inizio contenuto

Fontana


PRESIDENTE. Ha la parola Attilio Fontana, Presidente del Consiglio regionale della Lombardia.

ATTILIO FONTANA, Presidente del Consiglio regionale della Lombardia. Voglio innanzitutto dare atto e ringraziare il presidente Palumbo, che ha riportato parecchie delle osservazioni e delle richieste che avevamo avanzato questa mattina in sede di audizione avanti la XII Commissione. Desidero, quindi, svolgere alcune considerazioni e valutazioni di carattere generale, che di certo riguardano anche il rapporto tra legislazione sanitaria statale e regionale, ma che attengono più in generale alla relazione tra la funzione legislativa del Parlamento nazionale e quella delle assemblee legislative regionali.
Dico, in primo luogo, che condivido l'esigenza esplicitata nella nota introduttiva della riunione interistituzionale odierna, di adeguare il procedimento legislativo, sia a livello nazionale che regionale, al mutato quadro istituzionale. Quest'ultimo, infatti, si caratterizza oggi fortemente per la indeterminatezza e la mutabilità degli ambiti di competenza dei diversi livelli territoriali di governo, richiedendo, conseguentemente, criteri molto più flessibili e politici di quelli tradizionali, che erano tutti collegati alla ripartizione delle competenze per materia e, nell'ambito delle materie, alla ripartizione tra legislazione di principio e legislazione di dettaglio. La proporzionalità, l'adeguatezza e la sussidiarietà sono, infatti, criteri dei quali il legislatore oggi deve tener conto, che richiedono di per sé flessibilità e validazione di carattere eminentemente politico.
Da qui deriva il consolidarsi di una tendenza al moltiplicarsi, differenziarsi ed articolarsi di molti piani dei processi normativi e la connessa esigenza di sviluppare momenti di raccordo tra gli organi legislativi a livello comunitario, nazionale e regionale. Già il Rapporto 2001 sullo stato della legislazione evidenziava l'esigenza di modalità sostanzialmente concertative nello svolgimento dell'attività normativa da parte delle varie istituzioni di volta in volta interessate. Vi è oggi l'opportunità di sviluppare momenti di raccordo e di collaborazione, attraverso i quali accompagnare e favorire un più articolato decentramento, un decentramento che porti progressivamente a quella Costituzione federale della Repubblica, verso la quale si manifesta, almeno a parole, un così diffuso consenso.
E' in questo quadro complessivo di riferimenti che si colloca il rapporto tra legislazione statale e legislazione regionale, in un settore quale quello sanitario, che assume un rilievo tutto particolare, sia per l'entità delle risorse finanziarie autorizzate sia per l'incidenza che la tutela della salute assume nel quadro dei servizi alla persona e del sistema di garanzie e solidarietà sociale che è proprio della nostra Costituzione. Un rilievo particolarmente significativo per la Regione Lombardia, che ha sperimentato negli anni passati una forte contrapposizione con il livello centrale di governo, nell'affermazione di criteri e principi che oggi sembrano avere assunto rilievo prevalente anche a livello nazionale.
Oggi, come si afferma nella scheda dedicata al settore sanità, il legislatore, sia a livello statale che a livello regionale, deve rivolgere particolare attenzione al contenimento e alla razionalizzazione della spesa, assumendo a riferimento i compiti di monitoraggio e di verifica dei livelli e delle risorse effettivamente erogate e la loro corrispondenza ai valori di spesa stimati e previsti.
Il disegno di legge costituzionale 1187, approvato in prima lettura al Senato della Repubblica lo scorso 5 dicembre ed attualmente all'esame della Camera dei deputati, riconosce alle Regioni una competenza legislativa esclusiva nel settore dell'assistenza e dell'organizzazione sanitaria. Ogni Regione sarà quindi in grado, una volta approvata ed entrata in vigore la legge costituzionale, di disciplinare ed organizzare le strutture, rispondendo direttamente ai propri cittadini sull'efficacia del sistema sanitario, sui livelli di assistenza erogati dal sistema sanitario regionale e sui relativi costi; credo che questo sia uno dei principi essenziali e dei valori tipici del federalismo: saper dare delle risposte differenziate e saper dimostrare chi è in grado di dare delle risposte migliori e chi invece non riesce a dare lo stesso livello di risposta.
Fermo restando, peraltro, il principio di garanzia dei livelli essenziali di assistenza ai cittadini in ogni ambito territoriale e ferma restando, a livello nazionale, la loro determinazione, la riforma costituzionale comporterà la possibilità, da parte delle Regioni, di attivare forme più incisive di autonomia, definendo i conseguenti rapporti finanziari con lo Stato e l'articolazione delle spese che dovrebbero essere coperte attraverso la propria autonomia finanziaria e, ove necessario, dal fondo nazionale di perequazione. Anche qui voglio sottolineare, come già questa mattina evidenziato in Commissione, che l'unica competenza che dovrà rimanere a livello statale sarà proprio quella della evidenziazione e della assicurazione dei livelli essenziali.
Il metodo di lavoro che è stato applicato e la collaborazione tra gli apparati di studio della Camera dei deputati, l'Istituto di studi sui sistemi regionali federali e sulle autonomie del Cnr, l'Osservatorio sulle fonti dell'università di Firenze ed i servizi studi e legislativi dei Consigli regionali e delle Province autonome hanno permesso di elaborare una sintesi di riferimento estremamente significativa. Occorre seguitare su questa strada, dando continuità a questa collaborazione al fine di rendere sistematico il monitoraggio della legislazione, la cui produzione è ormai articolata su più livelli di responsabilità, con una forte esigenza di integrazione.
L'auspicio è che questo modo di lavoro sia consolidato e sviluppato in un rapporto che rafforzi la conoscenza del legislatore nazionale e di quelli regionali e stimoli processi di concertazione sempre più incisivi ed utili all'analisi e alla conoscenza delle fonti normative e alla connessa e conseguente collaborazione istituzionale, sottolineando ancora una volta, come già evidenziato dal presidente Palumbo, la necessità di un sempre maggiore coinvolgimento dei Consigli regionali, che fino ad oggi sono stati abbastanza tenuti a parte rispetto alle grandi decisioni che sono state assunte.

Fine contenuto

Vai al menu di navigazione principale