Sezione di navigazione

Menu di ausilio alla navigazione

Vai al Menu di navigazione principale

Stemma della Repubblica Italiana
Repubblica Italiana
Bandiera Italia Bandiera Europa

Inizio contenuto

Zani


PRESIDENTE. Do la parola all'on. Mauro Zani, Vicepresidente della Commissione per le politiche comunitarie.

MAURO ZANI, Vicepresidente della Commissione politiche dell'Unione europea. Non vi è dubbio che con il moltiplicarsi dell'attività legislativa e delle funzioni di governo lungo la direttrice che muove dall'allargamento e dall'approfondimento della dimensione comunitaria, si pone in modo più centrale il tema del controllo parlamentare entro una cornice nuova, poiché siamo tutti obbligati a una collaborazione più efficace nell'intero sistema istituzionale.
Se partiamo da questa necessità, che è una necessità di dialogo permanente, di collaborazione interistituzionale, si può forse affermare che l'intera problematica connessa al controllo parlamentare da parte delle Assemblee sull'esercizio delle competenze normative non possa essere efficacemente affrontata se non uscendo in qualche modo dallo status quo nel quale vige un rapporto difficile e spesso casuale tra necessità della collaborazione e reciproca rivendicazione di ruolo e competenze. Immagino si uscirà da questo stato di fatto definitivamente quando e se si porterà a compimento, con la Camera delle Regioni e delle autonomie, la riforma del titolo V della Costituzione.
Adesso basti affermare, in breve, che con l'assommarsi e l'intrecciarsi delle competenze normative il controllo parlamentare deve assurgere comunque ad un nuovo metodo, già fin d'ora ispirato al completamento della riforma, guadagnando altro e più penetrante carattere rispetto all'innocuità attuale, a fronte dei processi decisionali degli Esecutivi che, sorretti da una maggioranza politica, danno comunque forma alla legislazione.
Da questo punto di vista emerge intanto, a bocce ferme, la necessità di attenersi ad un inderogabile criterio di essenzialità nella collaborazione permanente tra le istituzioni interessate, come condizione per restituire una qualche efficacia reale e una qualche incisività all'attività di controllo.
D'altro canto una rete di procedure e di controlli a maglie fitte può non essere, nei fatti, la via migliore per ottenere un più elevato rispetto delle competenze legislative. Penso dovremmo aver chiaro, anzi, il rischio incombente, in questo campo, di una sorta di autismo istituzionale, al quale, tuttavia, non credo si possa sfuggire con una sorta di azzeramento, peraltro velleitario, delle competenze concorrenti.
Dico questo anche alla luce del lavoro, già citato dal presidente Stucchi, che stiamo affrontando nella XIV Commissione della Camera, per la riforma della "legge La Pergola", che consiste in buona sostanza nella necessità di attuazione della riforma del Titolo V della Costituzione per ciò che riguarda il recepimento della normativa comunitaria, della partecipazione delle Assemblee nazionali e regionali alla cosiddetta "fase ascendente" della formazione del diritto comunitario. In questo ambito, che è nuovo e molto complesso, interviene, tra l'altro, un ulteriore elemento di complicazione sotto il profilo del controllo parlamentare, con le nuove metodologie legislative che discendono, giustamente e necessariamente, dall'introduzione a livello europeo del principio di sussidiarietà. Come noto, nel rapporto finale del gruppo di lavoro sulla sussidiarietà nella Convenzione, si indicano nuovi strumenti e procedure, in particolare il cosiddetto "meccanismo dell'allarme preventivo", che pone al centro il ruolo delle Assemblee legislative, mentre si raccomanda di rafforzare il controllo sull'operato del Governo in seno al Consiglio europeo. A ciò si aggiunge il consenso unanime espresso nell'ultima riunione della Convenzione sull'opportunità di inserire nei primi articoli della Costituzione europea un esplicito riconoscimento del ruolo delle Regioni e dell'intero sistema delle autonomie locali, in linea, peraltro, con la risoluzione approvata dal Parlamento europeo sul ruolo dei poteri regionali e locali.
Da tutto ciò consegue che molte dovranno essere, necessariamente, le ricadute sulla metodologia legislativa, se si vorranno rispettare queste indicazioni che naturalmente vanno nella direzione di associare più strettamente le collettività nazionali, regionali e locali al processo decisionale dell'Unione in tutti i suoi molteplici aspetti. E' anche questo un modo per affrontare il cosiddetto deficit democratico dell'Unione.
Naturalmente è ben difficile semplificare in questo campo, tuttavia non dobbiamo perdere di vista il rapporto che sempre si instaura tra rapidità ed essenzialità delle procedure ed effettiva partecipazione al processo decisionale.
Ai cittadini, alle categorie sociali, alle comunità locali e regionali, fino ad ora più direttamente coinvolte, la fase di formazione e di attuazione del diritto comunitario appare ancora opaca ed a tratti oscura. Per questo anche una riforma dovuta come quella della "legge La Pergola", in realtà viene a costituire un primo, essenziale evento politico-istituzionale di forte rilievo sotto il profilo della partecipazione e della trasparenza.
Per quanto mi riguarda, una delle principali preoccupazioni nel lavoro che stiamo facendo è quella di non infoltire la giungla procedurale e regolamentare e dall'altro anche concepire - cosa delicata - una legislazione aperta agli sviluppi futuri. E' più che mai necessario un atteggiamento di questo genere in ambito europeo, mentre stiamo aspettando le conclusioni del nuovo trattato costituzionale dell'Unione, che potranno essere molteplici e rilevanti.
Infine, nel Comitato ristretto che si è costituito presso la XIV Commissione, stiamo lavorando, credo in un buon clima di collaborazione, per muovere con il piede giusto. Mi auguro si potranno apprezzare anche buoni risultati.

Fine contenuto

Vai al menu di navigazione principale