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Stucchi


PRESIDENTE. Ha ora la parola l'on. Giacomo Stucchi, Presidente della Commissione politiche comunitarie.

GIACOMO STUCCHI, Presidente della Commissione politiche dell'Unione europea. Egregio Presidente, colleghi, vorrei anzitutto esprimere il mio vivo apprezzamento per l'iniziativa odierna, che consente di rafforzare le forme di raccordo e di dialogo con i rappresentanti delle Assemblee legislative regionali o, per meglio dire, con i rappresentanti dei Parlamenti regionali, raccordo tanto più importante dopo la riforma del Titolo V della Costituzione più volte citata quest'oggi e in vista delle ulteriori modifiche costituzionali all'esame del Parlamento.
Il nuovo assetto istituzionale impone infatti l'adeguamento del processo legislativo ad un sistema di fonti tripartito: Unione europea, Stato, Regioni. Inoltre, se l'art. 117 della Costituzione ha delineato nuovi ambiti di competenza fra Stato e Regioni, oggi in seno alla Convenzione europea si discute sulla ripartizione delle competenze tra Unione e Stati membri, con particolare riferimento ai confini delle cosiddette competenze complementari. Nel corso di questi anni le Camere si sono quindi adoperate per individuare strumenti e procedure di monitoraggio rispetto alle competenze regionali e comunitarie. In tale ambito si è inserita l'attività della XIV Commissione, chiamata a valutare la compatibilità comunitaria dei progetti di legge all'esame del Parlamento e degli schemi di atti normativi trasmessi dal Governo. Per rafforzare tale meccanismo, alla Commissione politiche dell'Unione europea, insieme alla Commissione affari costituzionali, alla Commissione bilancio e alla Commissione lavoro, è stato attribuito un ruolo di "Commissione filtro" nell'ambito del sistema dei pareri, volto a realizzare la partecipazione delle Commissioni all'istruttoria legislativa, secondo le rispettive competenze. Il ruolo attribuito a tali Commissioni è diretto ad assicurare il loro contributo tramite un metodo di intervento che possiamo definire a rete, volto a consentire un monitoraggio costante del rispetto delle fonti.
L'attività svolta in questo ambito è stata finora di particolare impegno e intensità, avendo già espresso nel corso della XIV legislatura 99 pareri sulla compatibilità comunitaria in relazione a progetti di legge e 17 su schemi di atti del Governo. Al tempo stesso, proprio per assicurare lo svolgimento di un esame unitario delle tematiche comunitarie, trasversali per eccellenza, si è cercato di valorizzare il ricorso a strumenti e procedure che consentano di far convergere verso un unico centro le competenze delle diverse Commissioni. Mi riferisco ad esempio alla procedura prevista per l'esame della legge comunitaria, della relazione annuale sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea, del programma legislativo annuale della Commissione e, novità, a partire da quest'anno, del programma annuale del Consiglio.
L'articolazione procedurale individuata per il loro esame consente infatti di disporre di uno strumento unitario, in grado di coinvolgere tutte le Commissioni di settore e di valorizzare, al tempo stesso, i momenti di sintesi, facendo perno sulle competenze della XIV Commissione.
In merito alla legge comunitaria annuale, inoltre, abbiamo avviato una riflessione nell'ambito del Comitato ristretto costituito per l'esame dei progetti di legge di modifica della "legge La Pergola", per valutare la tenuta di tale strumento, soprattutto alla luce delle previsioni del nuovo titolo V della Costituzione. Al riguardo ritengo che tale strumento abbia effettivamente consentito di creare un circolo continuo dentro una disciplina di carattere legislativo e parlamentare e di avere una regia complessiva della produzione normativa di attuazione della normativa comunitaria. Questo è un pregio sicuramente da conservare, per mantenere quella unitarietà tanto più indispensabile di fronte al crescente decentramento delle differenti forme di attuazione: Governo, Regioni, parti sociali.
Inoltre, proprio alla luce della buona prova che ha dato finora lo strumento della legge comunitaria, nella bozza del testo unificato che è stato elaborato nel Comitato ristretto si intende proporre l'istituzionalizzazione di tale strumento anche per le singole Regioni: le cosiddette "leggi comunitarie regionali", strumenti che le Regioni, pur nella loro determinazione autonoma, potrebbero configurare sulla base di un modello condiviso nelle sue linee generali e caratterizzanti. In particolare il ricorso a tale strumento consentirebbe alle Regioni di disporre forme unitarie e periodiche di aggiornamento degli obblighi comunitari, garantendo nel contempo ai Parlamenti regionali di mantenere la regia della trasposizione nell'ordinamento regionale della normativa comunitaria, individuando tempi e modalità di attuazione.
Quanto alla fase di formazione delle politiche dell'Unione, come emerso anche nell'audizione del rappresentante della Conferenza dei presidenti dei Consigli regionali e delle Province autonome dell'11 febbraio scorso, è quanto mai auspicabile riuscire a prevedere, accanto ad un loro coinvolgimento nella fase di formazione della posizione italiana sulle materie di competenza regionale, momenti di cooperazione stabile tra il Parlamento nazionale e le Assemblee regionali, nell'ambito della cosiddetta "fase ascendente". Infatti, se da una parte è essenziale preservare l'unitarietà del processo di formazione della posizione italiana, dall'altra l'obiettivo è quello di fare in modo che tale posizione rispecchi per quanto più possibile le esigenze del "sistema Italia" nel suo complesso, considerando le peculiarità e le specificità del nostro paese.
Per concludere, occorre quindi andare avanti lungo la strada finora intrapresa, nel senso di valorizzare quanto più possibile quei momenti di raccordo e di interazione tra Assemblee legislative, in un contesto in cui è quanto mai necessario che le differenti sfere legislative si coordinino e vadano nella stessa direzione, in un rapporto di sinergia con i Governi. Solo così si potrà fare in modo che le voci delle Assemblee rappresentative possano effettivamente sentirsi nell'ambito delle procedure decisionali dell'Unione e che sia assicurata, al contempo, la tempestiva attuazione del diritto comunitario, nel pieno rispetto delle competenze definite dalla nostra costituzione.

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